  
                
  
                 Babbo 
                  Natale, l'anarchia e l'Amanita Muscaria 
                   
                  Ho letto con piacere l'articolo su Kropotkin e il Natale (Ma 
                  Babbo Natale è anarchico? 
                  di Ruth Kinna, in “A” 403, dicembre 2015/gennaio 
                  2016), l'ho trovato interessante e ho interpretato lo spirito 
                  dell'articolo come un ricordo di Kropotkin con curiosità 
                  stimolanti e un discorso di fondo sul tema del dono, opposto 
                  dello scambio, che è a mio avviso un tema fondamentale 
                  dell'anarchismo. Aggiungo anche divertente l'articolo per il 
                  riferimento alla somiglianza tra Kropotkin e Babbo Natale, e 
                  per gli anedotti sul Kroptkin espropriatore un po' ibrido tra 
                  Robin Hood e Babbo Natale. 
                  Tuttavia per la domanda del titolo “Babbo Natale era anarchico?”, 
                  si può rispondere secondo me sempre guardando alla Russia 
                  di Kropotkin però alla sua parte più estrema che 
                  è la Siberia. Terra esplorata dal giovane Kropotkin per 
                  un incarico da geografo e dove riuscì a dare un ottimo 
                  contributo scientifico sulla formazione di quelle terre, come 
                  raccontato dallo stesso Kropotkin nella sua bellissima autobiografia 
                  “Memorie di un rivoluzionario”. 
                  Dovrei studiare e approfondire meglio per presentare uno studio 
                  esaustivo sulle origini del Natale e più in particolare 
                  di Babbo Natale, tuttavia alcune precisazioni, per completare 
                  informazioni che non appaiono nell'articolo, avrei piacere a 
                  farle notare. 
                  Il cosidetto Natale fa riferimento alla nascita di Gesù 
                  di Nazareth, quindi una celebrazione della nascita del Cristo, 
                  così lo intendono oggi la maggior parte delle persone, 
                  almeno in Italia e nei paesi di tradizione cristiana. Ma il 
                  25 dicembre non è il compleanno di Gesù di Nazareth, 
                  o se anche lo fosse sarebbe una casualità e qualunque 
                  fosse stata la data del suo compleanno si sarebbe celebrato 
                  ugualmente il 25 dicembre. Perché è risaputo che 
                  la religione cattolica non ha fatto altro che adattare alla 
                  figura di Cristo una celebrazione che era presente già 
                  nella fede cosidetta “pagana”, o meglio nelle varie 
                  fedi che vengono raggruppate con il termine paganesimo. Se tutte 
                  le credenze religiose celebravano e celebrano in quella data 
                  un'importante celebrazione è per la nascita o la rinascita 
                  non di un essere umano, ma di una divinità che era il 
                  Sole e che continua ovviamente a nascere (o rinascere) tre giorni 
                  dopo il solstizio di inverno quando gli antichi potevano osservare 
                  chiaramente che dopo una continuo abbassamento, una progressiva 
                  “scomparsa” del sole, il sole ricominciava a crescere 
                  quindi a rinnovare il mondo, a garantire che per un altro anno 
                  probabilmente esisterà il sole, la luce e quindi la vita. 
                  Sulla figura di St. Nicholas o Babbo Natale, non avendo io certezze 
                  e fonti precise, la presento come ipotesi ma è ovviamente 
                  stata presentata da studiosi, io non faccio che riportarla. 
                  L'origine di Santa Claus deriva da quello che è considerato 
                  il più antico degli allucinogeni ovvero il fungo denominato 
                  Amanita Muscaria, quello rosso a puntini bianchi che si vede 
                  nei boschi e nei fumetti. Pitture rupestri testimoniano delle 
                  conoscenza e dell'uso di questo fungo sin dal paleolitico, ed 
                  è stato certificato l'utilizzo cerimoniale di questo 
                  fungo in varie parti del mondo. Per capire però il legame 
                  tra questo fungo e Babbo Natale bisogna andare come dicevo nella 
                  Siberia, terra conosciuta e amata da Kroptkin. L'uso di Amanita 
                  Muscaria come inebriante è storicamente molto diffuso 
                  in questa terra, dove sembra che gli esemplari di Amanita Muscaria 
                  siano più ricchi di principi attivi rispetto alle altre 
                  parti del pianeta. [...] 
                  Anche la renna era ritenuta animale sacro, perché – 
                  così narra la leggenda – le proprietà inebrianti 
                  del fungo erano state scoperte osservando questi animali che 
                  amano mangiare il fungo per poi mostrare segni di inebriamento. 
                  Da qui le renne volanti di Babbo Natale. E Babbo Natale non 
                  sarebbe altro che lo spirito del fungo Amanita Muscaria che 
                  - secondo le testimonianze dei consumatori tradizionali nelle 
                  varie geografie del pianeta - apparirebbe come un vecchio dalla 
                  barba bianca. I colori rosso e bianco fanno chiaramente riferimento 
                  al fungo. 
                  Questo fungo, come la maggior parte dei funghi, nasce “magicamente” 
                  sempre vicino all'albero e da qui l'albero di Natale. Le sciamane 
                  e gli sciamani siberiani (e tra l'altro la parola sciamano, 
                  secondo alcune fonti, deriverebbe proprio da un termine siberiano 
                  che significa “colui che vede oltre il buio con il cuore”) 
                  usavano raccogliere grandi quantità del fungo sacro, 
                  metterli dentro un sacco, per poi distribuirli agli altri membri 
                  della comunità. 
                  Nel libro di Alfred Hofmann e Richard Evans Schultes “Piante 
                  degli Dei”, un capitolo è dedicato all'Amanita 
                  Muscaria (preciso che lì non si fa alcun riferimento 
                  alla storia di Babbo Natale), e gli autori citano il “soma”, 
                  bevanda sacra degli antichi indù (si parla di oltre 3500 
                  anni fa) a cui sono dedicati oltre cento salmi del Rigveda antichissimo 
                  testo di culto, uno recità così: “Padre 
                  degli dei, progenitore della forza vitale, fondamento del cielo, 
                  fondazione della terra”. 
                  Il soma viene distinito dalle altre sostanze allucinogene per 
                  essere non un mezzo per raggiungere il divino, ma una divinità 
                  in se stessa. Soltanto nel 1968, scrivono gli autori, alcuni 
                  studiosi sono riusciti a comprovare in modo inequivocabile come 
                  questo famoso soma non derivasse da una pianta ma appunto dal 
                  fungo Amanita Muscaria. 
                  Per quanto riguarda San Nicola, sebbene nel culto cattolico 
                  faccia riferimento a una persona realmente esistita, secondo 
                  un'ipotesi anche San Nicola al pari di altri elementi del culto 
                  cristiano come per esempio la Vergine o l'Arcangelo Michele, 
                  non è che l'adattamento e l'integrazione di una figura 
                  pagana. In questo caso Neckar, figura pagana della tradizione 
                  nordica e figura osteggiata e demonizzata dalla chiesa cattolica, 
                  che altri non sarebbe se non lo stesso Poseidone, ovvero la 
                  divinità del Mare presente in molteplici culti. Anche 
                  Poseidone era un dispensatore di doni, al pari di San Nicola. 
                  Il santo cattolico è patrono dei bambini ma anche protettore 
                  delle genti di mare. Dana Larsen afferma in un articolo (”The 
                  Psychedelic Secrets of Santa Claus”, Cannabis Culture) 
                  che nelle sue prime raffigurazioni, San Nicola veniva dipinto 
                  con un vestito di colore rosso e puntinato di bianco sul copricapo, 
                  o su uno sfondo rosso puntinato di bianco. 
                  [...] 
                  Per concludere: Babbo Natale era anarchico? Io credo di sì, 
                  o meglio che se a qualcuno la questione dovesse stare particolarmente 
                  a cuore potrebbe dimostrare senza troppa difficoltà che 
                  nella sua origine la figura di Babbo Natale ha più elementi 
                  riconducibili a quella che giusto Kropotkin amava chiamare “scienza 
                  anarchica” piuttosto che ad elementi della religione cristiana 
                  (e anche della Coca-Cola). 
                 Michele Salsi 
                  Collecchio (Pr) 
				   
                   
                  
                  Indiani e americani/ Attenzione 
                  ai due termini 
                   
                  Ecco una precisazione a seguito della lettura della vostra bella 
                  rivista (mi riferisco alla 
                  recensione di Michele Salsi del libro di Hugo Blanco apparsa 
                  su “A” 403, dicembre 2015-gennaio 2016, a p. 57 
                  e all'articolo sui pensieri 
                  “indiani” di Valeria Giacomoni apparso sempre 
                  su “A” 403 a p. 69). Gli italiani, come i francesi 
                  ed altri, a partire dagli abitanti degli Stati Uniti, utilizzano 
                  i termini “americani” al posto di statunitensi e 
                  “indiani” al posto di indigeni o nativi o amerindi. 
                  Una rivista libertaria dovrebbe fare attenzione ai termini impiegati 
                  e dovrebbe utilizzare dei termini più rispettosi delle 
                  popolazioni di cui si parla e non utilizzare modelli terminologicamente 
                  discutibili e gerarchici. 
                  - I veri indiani sono gli abitanti dell'India. 
                  - Le popolazioni primitive o originali delle Americhe si autodefiniscono 
                  indigeni o nativi o autoctoni o aborigeni, anche se a volte 
                  utilizzano, sfortunatamente soprattutto al Nord il termine indios. 
                  - Tutti gli abitanti delle Americhe, dal nord al sud, sono americani, 
                  siano essi cileni, canadesi, brasiliani o staunitensi. 
                  - Lo spagnolo latino-americano impone l'utilizzo del temine 
                  degli Stati Uniti (stetunitensi) per definire gli abitanti degli 
                  Stati Uniti. 
                  Questo varrebbe la pena di far presente ai nostri lettori o 
                  almeno di dibatterne. 
                  Con Amicizia, e ancora bravi per la diversità e la ricchezza 
                  di A-Rivista Anarchica. 
                  Saluti fraterni. 
                 Michel Antony 
                  Magny - Vernois (Francia) 
                   
                  Traduzione di Aurora Failla 
				   
                   
                  
                  Botta.../La guerra con i curdi 
                  del PKK? 
                   
                  Ciao, oggi è arrivata la rivista del mese di febbraio, 
                  grazie e sempre bravi/e. 
                  Volevo solo dire all'amico Roberto Ambrosoli (”A” 
                  404, Anarchik - “Contro 
                  l'ISIS e...”, p. 8) che personalmente non la farei 
                  la guerra con il PKK, uno perché non amo la guerra, e 
                  poi con tutto il rispetto per le persone che lottano contro 
                  le dittature, non so se il partito dei lavoratori curdi sia 
                  “buono”... 
                  Vedo molti giovani e meno giovani anarchici qui a Lyon che hanno 
                  lo stesso riflesso di Roberto... 
                  Ci sarebbero tante cose da dire, ma viva per sempre la non-violenza 
                  e l'impegno quotidiano contro ogni forma di gerarchia... 
                  Salutoni a tutti e a Roberto :) 
                 Domenico “Mimmo” Pucciarelli 
                  Lione (Francia) 
				  
                  
                 
                   
                  
                  ...e risposta/Perché 
                  no? È guerra all'oppressor 
                   
                  Caro Mimmo, 
                  vediamo di capirci. 
                  Cominciamo dalla questione “guerra”. Mi sembra evidente 
                  che non si alludeva alla guerra diciamo così “tradizionale”, 
                  quella degli stati per intenderci, ma (come viene espressamente 
                  detto in una striscia successiva) a quella “nostra”, 
                  anarchica, la “guerra all'oppressor”, cioè 
                  l'opposizione necessariamente violenta a quanti (stati, classi, 
                  ...) con la violenza vogliono imporre il proprio potere. Cosa 
                  che gli anarchici hanno sempre fatto e di cui abbondano gli 
                  esempi (la Spagna del '36-'39, tanto per dirne uno). Questa 
                  “guerra” certamente non piace, per il suo inevitabile 
                  patrimonio di morte e sofferenza, ma ciò non le toglie 
                  automaticamente la sua dichiarata valenza libertaria. 
                  Mi sembra però che la tua critica riguardi soprattutto 
                  il fatto che quella è la guerra del PKK, di cui non sai 
                  se è un partito “buono”. Cosa di preciso 
                  ti fa dubitare? Io so che le accuse nei suoi confronti (in particolare 
                  quella, falsa, di terrorismo) vengono da chi è responsabile 
                  del genocidio dei curdi, stati come la Siria e la Turchia, dalla 
                  cui aggressione (oltre che da quella dell'Isis) i curdi si difendono 
                  militarmente (senza aderire al fronte islamico che combatte 
                  quelle dittature). E so anche (ma certamente lo sai anche tu) 
                  che nell'enclave controllata dal PKK è in atto un'organizzazione 
                  sociale dichiaratamente libertaria (il “confederalismo 
                  democratico”), con decisioni assembleari, parità 
                  tra i sessi, libertà religiosa eccetera, in aperta sintonia 
                  con il municipalismo libertario di Murray Bookchin. La lotta 
                  contro l'Isis è fatta per difendere e diffondere tutto 
                  ciò, non per sostituire una dittatura con un'altra. 
                  A me (e non solo a me) questo basta per ritenere di aderire 
                  alla “guerra” del PKK, che mi sembra simile per 
                  tanti versi a quella della CNT/FAI nella citata rivoluzione 
                  spagnola. Se a te non basta, o se mi sfugge qualcosa che giustifica 
                  il tuo dubitare, fammelo sapere. Sono pronto a cambiare opinione 
                  di fronte ad argomentate contestazioni, e a farne partecipe 
                  Anarchik. 
                 Roberto Ambrosoli 
                  Torino 
				   
                   
                  
                  Chiesa, confessione/San Pio 
                  e San Leopoldo 
                   
                  Queste considerazioni derivano dall'ostensione (dal latino ostendre, 
                  ovvero: mostrare, esibire, ma anche dichiarare, 
                  ostentare, rappresentare e financo smascherare...) 
                  delle spoglie mortali di Padre Pio da Pietrelcina (altresì 
                  detto, per brevità: “PPP”) e di Leopoldo 
                  da Castelnuovo, che ha avuto luogo - come molti ricorderanno 
                  - all'inizio del mese di febbraio a Roma, prima presso la basilica 
                  di San Lorenzo al Verano (sede romana dei Cappuccini) e poi 
                  nella basilica di San Pietro. 
                  Se del primo non c'è nulla che non sia già stato 
                  detto, il secondo è, per i più, un illustre sconosciuto. 
                  Ma per la Chiesa Cattolica e per migliaia di fedeli, Leopoldo 
                  da Castelnuovo non è affatto un'anonima “spalla” 
                  o una semplice comparsa, anzi. É (meglio: è stato) 
                  un frate cappuccino - come PPP - vissuto dal 1866 al 1942, e 
                  fatto santo da papa Wojtyla nel 1983. 
                  I “meriti di servizio” che gli hanno fatto guadagnare 
                  l'aureola sono stati conquistati avendo passato praticamente 
                  tutta la vita dentro a un confessionale (dalla parte del confessore, 
                  ovviamente). 
                  Al secolo Bogdan Ivan Mandi, Leopoldo, un po' per amore e un 
                  po' per forza (la fragile costituzione fisica gli impedì 
                  di dedicarsi alla missione in terre lontane e alla predicazione 
                  in patria, come egli avrebbe desiderato) fu quindi essenzialmente 
                  un frate confessore. Ma non un frate confessore qualunque: narrano 
                  infatti le cronache che a lui si rivolgessero non solo i semplici 
                  popolani, ma anche membri di famiglie aristocratiche e addirittura 
                  molti fra i professori della (laica) Università di Padova, 
                  città nella quale il religioso cappuccino visse e operò 
                  per gran parte della sua vita. Questo perché gran parte 
                  della sua fama era dovuta alla sua benevolenza e alla facilità 
                  con cui concedeva l'assoluzione (al punto che fu più 
                  volte accusato di “lassismo” da parte degli stessi 
                  confratelli), facendosi spesso e volentieri addirittura carico 
                  egli stesso delle penitenze inflitte ai propri “confessandi”. 
                  Insomma: un sant'uomo o un pover'uomo, a seconda - come sempre 
                  - del punto di vista. 
                  Ma non ci interessa qui discutere della vita e delle opere di 
                  Bogdan Mandi, quanto piuttosto del significato che questo Papa 
                  e questa Chiesa gli hanno voluto attribuire, mettendolo in mostra 
                  assieme al confratello Pio, in occasione della prima manifestazione 
                  di massa del Giubileo Straordinario nell'Anno del Signore 2016. 
                  Si è detto sopra che questo è uno di quei casi 
                  in cui “il minore” spiega e sostanzia “il 
                  maggiore”, e i due, assieme, illuminano e illustrano ciò 
                  che sta loro attorno. 
                  Che tradotto significa: se Padre Pio è il personaggio 
                  che tutti conoscono perché è stato, prima di tutto, 
                  un confessore, tanto quanto Padre Leopoldo, i due lo sono stati 
                  in maniera radicalmente diversa: se infatti il secondo ha operato 
                  nel segreto del confessionale e da lì non si è 
                  mai mosso, il primo ha agito – ed è rimasto anche 
                  dopo morto – sotto i riflettori della ribalta. 
                  Ma se quello dei due che fa più comodo alla Chiesa - 
                  e che per questo viene “ostentato” - è Pio 
                  (perché garantisce folle abbondanti e abbondanti offerte) 
                  è Leopoldo a portare con sé il messaggio che, 
                  in questo momento, si vuole fare passare, ai fedeli e ai non-fedeli. 
                  C'è un elemento - che a volte si tende a dimenticare 
                  - fondativo e cogente della politica ecclesiale attuale, la 
                  quale vede come suo protagonista assoluto Jorge Mario Bergoglio, 
                  in arte Francesco I: quest'ultimo è un gesuita. E (ma 
                  qui servirebbe un altro articolo per rispondere esaurientemente 
                  alla domanda) chi c'è, ora come ora, meglio di un gesuita 
                  per risollevare le sorti della malandata Chiesa Cattolica? 
                  Il motivo è presto detto: il fulcro della leva del potere, 
                  il punto di forza della dottrina teologica e politica dei Gesuiti 
                  è, ed è stato fin dalla fondazione dell'Ordine, 
                  la confessione. 
                  A motivo del fatto che la confessione dei Gesuiti ha sempre 
                  avuto una caratteristica teologica e pastorale (leggi: “cura 
                  delle anime”) fondamentale: è “probabilistica”. 
                  Ovvero: a fronte dell'errare oggettivo, ha più valore 
                  la volontà dell'errante nel non aver voluto (o saputo 
                  di) errare. In altre parole: il peccato è certo, ma il 
                  peccatore solo “probabile”. Quindi aumenta anche 
                  la “probabilità” che questi ha di essere 
                  perdonato e giustificato. 
                  Ma questo non è forse stato lo stesso modus agendi 
                  di frate Leopoldo? 
                  E questo è il messaggio che il progressista, l'aperturista, 
                  l'innovatore papa Francesco ha il compito e il desiderio di 
                  comunicare al mondo: guardate Leopoldo, guardate Pio, ammirateli... 
                  e confessatevi! 
                  Confessatevi, e la Chiesa nella sua misericordia avrà 
                  pietà di voi e sarà sempre pronta ad accogliervi 
                  fra le sue braccia. Non abbiate paura, fatevi avanti: più 
                  siete e meglio è! 
                  Perché (ma questo non lo dite con nessuno, mi raccomando...) 
                  è confessandovi che metterete la vostra scalcagnata e 
                  sconclusionata vita nelle mani amorevoli e accoglienti di Santa 
                  Madre Chiesa; perché è confessandovi che la farete 
                  giudice e maestra della vostra esistenza; perché è 
                  confessandovi che ammetterete una buona volta la vostra dipendenza 
                  da qualcos'Altro che non siete voi... ma che siamo Noi! 
                  La confessione è l'araba fenice che rinasce dalle ceneri 
                  del Concilio di Trento, dopo il fuoco purificatore della Riforma 
                  Protestante (non a caso prossimo obiettivo di “riconciliazione” 
                  - nome attuale della confessione, per i non addetti - del pontificato 
                  francescano); rinascita della quale è principale artefice 
                  - guarda caso - proprio la Compagnia di Gesù. 
                  [Breve inciso: in un altro momento critico per la Chiesa, successivo 
                  al Concilio Vaticano II, fu Giovanni Paolo II a rivolgersi ad 
                  un'altra Compagnia, quella “delle Opere”. Ma questa 
                  è un'altra storia]. 
                  Ecco allora che una volta trovata la chiave, è facile 
                  interpretare i gesti, le parole, le scelte e le motivazioni. 
                  È facile “smascherare” ciò che viene 
                  “rappresentato”. 
                  Perché anche al di là della buona fede con cui 
                  viene attuato tutto questo, anche sotto la forma della “misericordia” 
                  - tema del Giubileo Straordinario - la confessione cattolica 
                  era ed è la negazione esatta dell'assunzione di responsabilità 
                  e dell'autonomia di giudizio dell'uomo e della donna, dal momento 
                  che ha bisogno di un'alterità che si faccia carico degli 
                  errori e delle mancanze di un individuo. Perché la confessione 
                  fa leva sul senso di colpa, lo alimenta, volgendo a proprio 
                  vantaggio la “naturale” condizione di “limite” 
                  propria dell'essere umano e schiacciando la carne (debole per 
                  definizione) con la prepotenza dello Spirito. Il trucco consiste 
                  nel far credere all'uomo che sia egli stesso ad avere bisogno 
                  di scaricarsi la coscienza e di dovere giustificarsi davanti 
                  a un dio. D'altronde, non è forse vero che «Il 
                  più grande inganno del diavolo è quello di farci 
                  credere che lui non esiste» (Charles Baudelaire)? Un gioco 
                  di specchi, la cui illusione non verrà mai abbastanza 
                  svelata. 
                  La Chiesa – anche la Chiesa dell'attuale papa, ebbene 
                  sì – non ha mai fatto altro che questo: sostituire 
                  Dio all'uomo, il che in fin dei conti significa sostituire se 
                  stessa e la sua dottrina (in nome di Dio) all'esistenza concreta 
                  di ogni uomo, pretendendo di insegnargli, a lui povero derelitto 
                  incapace di farlo da sé solo, a stare al mondo. Certo, 
                  lei lo fa per il suo bene (che madre misericordiosa sarebbe, 
                  altrimenti?) oltrechè, naturalmente, ad majorem Dei 
                  gloriam! 
                 Andrea Babini 
                  Forlì 
                 
                   
                
                   
                     Ragusa/Una 
                        biblioteca per Franco 
                      Il 
                        gruppo anarchico di Ragusa, aderente alla Federazione 
                        Anarchica Siciliana, la redazione di Sicilia libertaria, 
                        l'Associazione Culturale Sicilia Punto L, lanciano 
                        una sottoscrizione nazionale con l'obiettivo della 
                        ristrutturazione e sistemazione dell'abitazione del 
                        compagno Franco Leggio, in via S. Francesco 238, per dare 
                        vita, nel decimo anno dalla sua morte, ad una biblioteca 
                        recante il suo nome; una biblioteca - come anche da suo 
                        desiderio – che metta a disposizione di studiosi, 
                        militanti, compagni e amici il suo vasto patrimonio librario. 
                         
                        Riteniamo che la cifra occorrente sia intorno a € 
                        10.000.
  
                        I contributi possono essere versati sul cc postale n. 
                        1025557768 intestato a: Associazione Culturale Sicilia 
                        Punto L, via Garibaldi 2 A, 97100 Ragusa oppure sul cc 
                        bancario al seguente iban: IT 90 O 07601 17000 001025557768 
                        intestato a: Associazione Culturale Sicilia Punto L, via 
                        Garibaldi 2 A, 97100 Ragusa.
  
                        Per informazioni: info@sicilialibertaria.it 
                       
                        Associazione Culturale Sicilia Punto L  | 
                   
                 
                
                 
                   
                   
                   
                 
                 
                  
                     
                      |    I 
                          nostri fondi neri 
                             | 
                     
                     
                        
                           Sottoscrizioni. Francesco Casamenti (Roma), 
                            40,00; Monica Giorgi (Bellinzona – Svizzera), 
                            90,34; Angelo Mastrandrea (Sala Consilina – 
                            Sa) 100,00; Pino Cavagnaro (Genova) 10,00; Gesino 
                            Torres (Bari Santo Spirito) 10,00; Vergolini Redi 
                            (Premariacco – Ud) 10,00; Gudo Bozak e P. Bacchin 
                            (Treviso) 300,00; Marco Casalino (Genova) 10,00; Davide 
                            Rossi (Casorate Sempione – Va) 10,00; Franco 
                            Melandri e Rosanna Ambrogetti (Forlì) 23,00; 
                            Antonio Cecchi (Pisa) per numero 400 di “A”, 
                            15,00; Paolo Sabatini (Firenze) 30,00; Paolo e Aurora 
                            (Milano) ricordando Pio Turroni, 500,00; Arturo Schwarz 
                            (Milano) 10,00; Fabrizio Salvi (Roma) 80,00; Eva Bendinelli 
                            (Vetulonia – Gr) 10,00 Diego Fiorani (Concesio 
                            – Bs) 10,00; Alberto Carrasale (La Spezia) 50,00.; 
                            Marcello Vescovo (Alessandria) 10,00; Rocco Tannoia 
                            (Settimo Milanese – Mi) ricordando Cesare Vurchio, 
                            20,00; Giorgio Nanni (Lodi) 10,00; Alessandro Natoli 
                            (Cogliate – Mb) 10,00. Totale € 1.368,34. 
                          Abbonamenti sostenitori. (quando non altrimenti 
                            specificato, trattasi di euro 100,00). Massimo 
                            Locatelli (Inverigo – Co); Andrea Pasqualini 
                            (Vestenanova – Vr); Mirko Negri (Livraga – 
                            Lo); Gudo Bozak e P. Bacchin (Treviso) ; Luca Brunetti 
                            (Campobasso); Ermanno Battaglini (Oria – Br); 
                            Maurizio Guastini (Carrara – Ms) 150,00; Paolo 
                            Santorum (Trento); Roberto Panzeri (Valgreghentino 
                            – Lc) 120,00; Enrico Calandri (Roma); Daniele 
                            Andreoli (Pisa); Michele Piccolrovazzi (Rovereto – 
                            Tn); Claudio Venza (Muggia – Ts); Dorotea Cerra 
                            (Roma) “in memoria di mia madre Rosa Teresa 
                            (Sesa) Vitale”; Daniele Andreoli (Pisa); Claudio 
                            Piccoli (Milano); Gianluca Botteghi (Rimini); Emanuele 
                            Magno (Varese); Alfredo Gagliardi (Ferrara) 200,00 
                            (2° acconto); Alberto Gini (Carate Urio – 
                            Co) 150,00. Totale € 2.220,00. 
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