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				 anarchiche torinesi 
                  
                Sarta, cuoca, operaia, orlatrice, edicolante, ecc. 
                  
                di Paolo Papini 
                    
                Ecco alcune delle militanti anarchiche nate o attive a Torino tra il 1898 e il 1968. Molti mestieri, molte differenti modalità per essere attive nello scontro sociale e nella propaganda. Non senza ostacoli da parte del solito maschilismo. 
                 
                  La lunga vicenda del nostro movimento, 
                  attraverso ormai un secolo e mezzo, è ricca, insieme 
                  a quella socialista e in generale operaia, di figure di militanti 
                  donne di tutto rilievo, di forte volontà e coraggio e 
                  di grande spessore morale, intellettuale e politico. Attiviste 
                  e teoriche, si sono spese pubblicamente, come e non meno dei 
                  compagni uomini e alla pari con questi, in un contesto storico 
                  e sociale in cui le donne erano ancora prive del diritto di 
                  voto, nella lotta e nella propaganda per la crescita e l'affermazione 
                  dell'anarchismo tra le lavoratrici e i lavoratori. Basti pensare, 
                  a livello internazionale, ad Emma Goldman e a Federica Montseny, 
                  femministe e libertarie impegnate in prima linea nell'agitazione 
                  per la rivoluzione sociale e, dentro a questa, sua parte imprescindibile, 
                  per l'emancipazione delle donne. Compagne colte ed evolute, 
                  fautrici del libero amore, pioniere dell'educazione sessuale 
                  e paladine della lotta all'alcolismo, già allora tra 
                  le prime cause della violenza domestica, hanno fortemente contribuito, 
                  trovando talvolta ostilità e diffidenza da parte maschile, 
                  a dare piena cittadinanza nel movimento, accanto e insieme alle 
                  rivendicazioni economiche, anche alla parità tra i generi 
                  a partire proprio dal lavoro, dunque all'indipendenza materiale 
                  e per via di questa all'autonomia di pensiero e di vita delle 
                  donne, alla libertà di scelta dei propri comportamenti 
                  e per il proprio corpo, al diritto all'aborto e a una maternità 
                  desiderata e consapevole, contrastando a fondo il maschilismo 
                  e il patriarcato come aspetti fondanti dello stesso autoritarismo. 
                  Anche nell'ambito dell'anarchismo di lingua italiana, al contempo, 
                  si muovevano in primo piano importanti, splendide figure di 
                  intellettuali e militanti come Virgilia D'Andrea, Leda Rafanelli, 
                  Giovanna Caleffi Berneri e Luce Fabbri. Ma tante, e centinaia, 
                  il più delle volte operaie, furono le compagne meno note, 
                  o a noi oggi del tutto sconosciute, che in quella prima metà 
                  del secolo scorso animarono il movimento specifico nel loro 
                  proprio contesto locale. Il rinnovato interesse per la storia 
                  dell'anarchismo nella nostra penisola e lo scavo intorno alle 
                  esistenze dei suoi protagonisti e protagoniste, con la pubblicazione 
                  di alcuni fondamentali lavori di biografia sistematica di massa, 
                  primo tra tutti il Dizionario biografico degli anarchici 
                  italiani, ci hanno restituito memoria di una parte almeno 
                  di queste compagne. 
                
                   
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                    |   Attilia Pizzorno, studentessa universitaria e militante anarchica 
                  antiorganizzatrice  | 
                   
                 
                Dal Casellario Politico Centrale 
                Vogliamo qui ricordare alcune delle figure di militanti libertarie 
                  torinesi, nate o comunque vissute e attive in città, 
                  che con il loro impegno maggiormente contribuirono al radicamento 
                  del nostro pensiero egualitario e antiautoritario in primo luogo 
                  tra le altre donne, a partire dalle compagne di lavoro, e quindi 
                  all'interno del vasto proletariato urbano e di fabbrica del 
                  capoluogo piemontese. 
                  Se al sorgere dell'Internazionale e nella successiva fase di 
                  tentativi cospirativi e insurrezionali l'attivismo nel movimento 
                  torinese sembra essere esclusiva faccenda maschile, a partire 
                  dal 1898 affiorano invece dai fascicoli del Casellario politico 
                  centrale i profili di alcune compagne. Di Guglielma Bertocchi, 
                  come di Carolina Pattono e Clotilde Peani, sarte, 
                  o di Ester Ceria, cuoca, schedate come anarchiche, sappiamo 
                  però ben poco oltre agli estremi anagrafici, anche perché 
                  diverse di loro devono trasferirsi altrove in Italia o all'estero 
                  lasciandoci ben poche tracce di sè. 
                  Più nota è invece la coetanea Attilia Pizzorno, 
                  giovane studentessa in Farmacia arrestata e condannata a Torino 
                  nel 1906 per violenza e oltraggio a un commissario di Pubblica 
                  sicurezza nel corso di una manifestazione a sostegno della prima 
                  rivoluzione russa, che ritroveremo in seguito con il suo compagno 
                  di vita Giovanni Gavilli animatrice tra Piemonte e Liguria della 
                  corrente individualista antiorganizzatrice e del foglio «Gli 
                  Scamiciati». 
                  Nei documenti ufficiali compagne come Attilia, né madri 
                  né mogli, vengono tratteggiate come antisociali e degeneri, 
                  poco più che prostitute, mentre gli uomini che esse amano 
                  e con cui liberamente scelgono di avere relazioni, a cui “si 
                  accompagnano”, nel gergo questurinesco, non sono altro 
                  che volgari “amanti”. 
                  Ancora per l'età giolittiana e fino agli anni a ridosso 
                  della Grande guerra ci sono note Camilla Argentier, maglierista, 
                  Augusta Armand, pastaia, Caterina Chiapello, sarta, 
                  Cristina Martinetto, tessitrice, Maria Pasquario, 
                  operaia, ed Ernesta Scagliotti, casalinga, alcune delle 
                  quali immigrate a Torino dalla provincia in cerca di lavoro 
                  e con ogni probabilità aderenti o vicine al Fascio libertario 
                  torinese sorto nel 1914. 
                  Nell'agosto del 1917, in pieno conflitto mondiale, la massa 
                  femminile, sostenuta dagli anarchici e dai socialisti rivoluzionari, 
                  si rende protagonista dei forti moti cittadini per il pane e 
                  la pace anticipando il Biennio rosso. In buon numero operaie 
                  dell'industria manifatturiera leggera, specie tessile e del 
                  tabacco, talvolta sindacalizzate, spesso spontaneamente mosse 
                  da un impulso di giustizia e da un innato senso di solidarietà, 
                  le donne del popolo sono l'anima e il corpo di quelle agitazioni 
                  antibelliche e antimilitariste come ben presto in seguito, tra 
                  il 1919 e il '22, saranno parte del movimento dei Consigli di 
                  fabbrica e della prima opposizione al fascismo montante. Tra 
                  queste lavoratrici è attiva allora una minoranza di militanti 
                  sovversive, sindacaliste, anarchiche e socialiste, più 
                  coscienti e politicizzate, capaci di influenzare e talvolta 
                  organizzare le compagne. Le attiviste libertarie aderiscono 
                  o gravitano intorno il più delle volte, in questo periodo, 
                  all'Unione comunista anarchica piemontese, dal 1920 ribattezzata 
                  Unione anarchica piemontese e federata all'Unione anarchica 
                  italiana. 
                  È proprio una giovane donna a dare il benvenuto a Torino 
                  a Errico Malatesta il 29 dicembre 1919, al rientro dal suo lungo 
                  esilio londinese seguito alla Settimana rossa del 1914, abbracciandolo 
                  al suo arrivo alla stazione di Porta Nuova e donando fiori a 
                  nome degli anarchici e dei lavoratori della città in 
                  un tripudio di bandiere rosse e nere. È Caterina Piolatto, 
                  operaia orlatrice ventenne e attivista del Circolo “Francisco 
                  Ferrer” di Corso Vercelli 63 in Barriera di Milano, quartiere 
                  industriale della periferia orientale del capoluogo. Caterina, 
                  introdotta inizialmente negli ambienti libertari dal padre Carlo, 
                  storico militante, si è formata nella Scuola Moderna 
                  organizzata da quel circolo già nel decennio precedente 
                  per promuovere cultura e socialità tra i lavoratori e 
                  preparare i militanti all'agitazione. Qui le compagne partecipano, 
                  oltre che ai corsi di cucito ritenuti più propriamente 
                  donneschi, a lezioni di letteratura, di storia, di esperanto 
                  e di teoria anarchica, ma anche a conferenze sull'igiene sociale 
                  e del lavoro, sulla contraccezione e sul libero amore come alternativa 
                  al matrimonio tradizionale sancito da Chiesa e Stato. Dalla 
                  rubrica cittadina del quotidiano libertario «Umanità 
                  Nova» sappiamo che una di loro, Emma Ferrero, venticinquenne 
                  di professione scrivana, tiene presso la Scuola Moderna nell'autunno 
                  del 1921 alcune “conferenze di coltura” intervenendo 
                  sulla “Situazione generale della Russia” e su “La 
                  civiltà orientale antica”. Più o meno giovani, 
                  seppure minoranza di genere tra i circa trecento soci, le anarchiche 
                  sono qui inoltre libere di svagarsi tra loro e coi compagni 
                  nelle attività del coro e della filodrammatica, nei balli 
                  e nei tanti momenti conviviali proposti da questa realtà 
                  autogestita a metà strada tra una casa del popolo e un'università 
                  popolare. 
                
                   
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                    |   Caterina Piolatto, operaia tessile, attivista del Circolo 
                  Francisco Ferrer e fiancheggiatrice dei gruppi espropriatori 
                  di De Luisi e Pollastro  | 
                   
                 
                “Ha contegno arrogante” 
                Tornando alla Piolatto, legatasi sentimentalmente a Giuseppe 
                  De Luisi, operaio metallurgico e commissario di reparto delle 
                  officine Scat, militante dell'Unione sindacale italiana e del 
                  Gruppo anarchico “Germinal” di Via Brindisi 19, 
                  nel quartiere Valdocco, sappiamo che ella si unirà con 
                  questi dal 1921 al gruppo di compagni, tra i quali Ilario Margarita 
                  e Giuditta Zanella, che si ritrova presso il Caffè 
                  della Torre di Piazza Emanuele Filiberto, oggi della Repubblica. 
                  Segue dunque il suo compagno, col quale era stata coinvolta 
                  in un sanguinoso scontro a fuoco con la forza pubblica, nella 
                  latitanza e nella scelta della militanza illegalista ed espropriatrice 
                  nella banda di Sante Pollastro. Arrestato e condannato De Luisi, “Rina”, riparata in Francia e poi amnistiata, avvierà 
                  una nuova relazione con l'anarchico Luigi Peotta, componente 
                  della stessa banda, scontando una condanna a tre anni di detenzione 
                  per favoreggiamento e restando a lungo al centro delle cronache 
                  giudiziarie de «La Stampa». 
                  In un rapporto riservato della Prefettura di Alessandria, città 
                  in cui si è nel frattempo trasferita, viene descritta 
                  come «Carattere ribelle e prepotente (...). Ha contegno 
                  arrogante al cospetto dell'Autorità, dando manifesti 
                  segni di disprezzo. (...) È intelligente e discretamente 
                  colta, amante della vita elegante nonché misteriosa. 
                  Suole profferire frasi ironiche nei confronti degli ordinamenti 
                  attuali dello Stato». 
                  Schedata come attentatrice e ammonita, rientra a metà 
                  degli anni Trenta a Torino dove si mantiene con il proprio lavoro 
                  di sarta e presta soccorso ai suoi compagni ancora detenuti 
                  progettandone l'evasione e raccogliendo e distribuendo le sovvenzioni 
                  in denaro che giungono dai fuorusciti in Francia e dalla solidarietà 
                  libertaria svizzera de «Il Risveglio» e statunitense 
                  de «L'Adunata dei Refrattari». In pieno regime fascista 
                  fa inoltre della sua abitazione di Corso Vercelli 92, condivisa 
                  col fratello Francesco, uno dei recapiti torinesi per la corrispondenza 
                  e la propaganda anarchica clandestina, adoperandosi nella diffusione 
                  della stampa del movimento. Tradita da una spia, il suo impegno 
                  intransigente e l'orgoglioso contegno di non sottomessa le costeranno 
                  il confino nei primi anni Quaranta. 
                  Anche nel caso di Caterina, come in quello di Attilia Pizzorno 
                  e di non poche altre compagne, specie se non regolarmente sposate 
                  e madri, le note biografiche ufficiali traboccano di pregiudizi 
                  e allusioni maliziose tipiche della cultura dominante maschilista, 
                  patriarcale e paternalistica di cui sono intrisi gli estensori, 
                  sottolineando presunte inclinazioni al concubinaggio, al vagabondaggio 
                  e a condotte di vita irregolari, devianti e violente e mirando 
                  in ultima istanza a costruire un'immagine delle nostre militanti, 
                  ai due estremi e spesso al contempo, come donne lascive e di 
                  facili costumi o come non-donne mascoline esclusivamente dedite 
                  alla lotta. 
                  Altra giovanissima militante, amica e compagna della Piolatto, 
                  è la già citata Giuditta Zanella, anch'essa operaia 
                  della manifattura tessile e agitatrice di fabbrica. Legata a 
                  Ilario Margarita, muratore anarchico e dirigente dell'Usi, è 
                  nota alla Questura in quanto «Frequenta assiduamente i 
                  compagni di fede (…). Gode di una certa influenza (…). 
                  Fa attiva propaganda tra la classe operaia femminile, con profitto. 
                  (…) Ha sempre preso parte a manifestazioni sovversive 
                  e fu più volte arrestata pel suo carattere ribelle». 
                  Attiva nelle lotte della stagione consiliarista, nel 1920 collabora 
                  con «Cronaca Sovversiva», settimanale di tendenza 
                  antiorganizzatrice riattivato a Torino da Luigi Galleani e Raffaele 
                  Schiavina dopo la loro espulsione dagli Stati Uniti. Implicata 
                  due anni più tardi nelle indagini contro la Piolatto 
                  e De Luisi, ricercata per complicità e favoreggiamento, 
                  riesce a darsi alla macchia sfuggendo alle maglie della repressione. 
                  La ritroveremo negli anni successivi, sempre insieme a “Barricata” 
                  Margarita, a Cuba, negli Stati Uniti e in Spagna nella Colonna “Durruti”. 
                  A partire dallo stesso 1920 l'anarchica Teresa Barattero 
                  subentra al padre Giuseppe, storico militante del Fascio libertario 
                  torinese, nella conduzione del chiosco comunale di rivendita 
                  di giornali aperto in Corso Dante di fronte alla Fiat Centro, 
                  cuore e motore delle occupazioni delle fabbriche e del movimento 
                  operaio cittadino. Così strategicamente situata, l'edicola 
                  rappresentava già dagli anni Dieci un importante centro 
                  di collegamento cittadino e con il resto dell'Italia settentrionale 
                  e la Svizzera per la propaganda e la corrispondenza, punto di 
                  smistamento e diffusione clandestina di opuscoli e pubblicazioni 
                  libertarie, tra cui gli importanti periodici «Il Risveglio», 
                  edito a Ginevra da Luigi Bertoni, e «Il Libertario», 
                  curato a La Spezia da Pasquale Binazzi e Zelmira Peroni. 
                  Sotto il regime fascista Teresa continua e intensifica attraverso 
                  la vecchia edicola paterna l'azione di contatto tra i gruppi 
                  libertari clandestini a livello cittadino e con i compagni fuorusciti 
                  del Circolo anarchico “Sacco e Vanzetti” di Lione, 
                  in cui militano diversi operai torinesi in esilio tra i quali 
                  il marito Giacinto Repossi. La rete anarchica cittadina di cospirazione 
                  antifascista, della quale la Barattero è tra i nodi principali, 
                  impegnata anche nell'espatrio dei militanti perseguitati verso 
                  la Francia e la Spagna rivoluzionaria, verrà smantellata 
                  solo nel corso degli anni Trenta con gravi condanne da parte 
                  del Tribunale speciale. 
                
                   
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                    |   Giuditta Zanella, operaia tessile, propagandista anarchica 
                  e collaboratrice di Cronaca Sovversiva, con il suo compagno  
                  Ilario Margarita  | 
                   
                 
                Edicolanti coraggiose 
                Ancora una edicolante, la simpatizzante libertaria Androvetto, 
                  va ricordata per la fermezza mostrata di fronte alle nuove misure 
                  del governo di Mussolini che a partire dal 1926, con l'entrata 
                  in vigore delle famigerate Leggi speciali per la difesa dello 
                  Stato, legano e imbavagliano definitivamente la libertà 
                  di stampa e di espressione e dunque la possibilità di 
                  qualsiasi forma legale di critica e opposizione al regime. Carte 
                  di polizia conservate presso l'Archivio di Stato di Torino, 
                  che purtroppo non ne riportano il nome di battesimo, ci restituiscono 
                  un significativo episodio della sua vita. La Androvetto, che 
                  gestisce col marito il chiosco municipale di rivendita di giornali 
                  all'angolo tra Piazza Statuto e Corso Principe Eugenio, diffonde 
                  ancora in quell'anno i periodici anarchici «Fede!» 
                  e «Pensiero e Volontà», curati a Roma rispettivamente 
                  da Gigi Damiani e da Errico Malatesta, già da tempo presi 
                  pesantemente di mira dalle autorità e di frequente censurati 
                  e sequestrati. Oggetto di un esposto, è accusata insieme 
                  al coniuge di contegno ostile al governo. 
                  Francesca Guasco, venditrice ambulante e fiancheggiatrice 
                  del Gruppo anarchico di Barriera di Nizza, in cui milita il 
                  marito Michele, già delegato della Fiom nel Consiglio 
                  di fabbrica delle Officine Riv, licenziato per rappresaglia 
                  politica dopo le occupazioni del Settembre 1920, è anch'essa 
                  attiva negli anni Trenta nella propaganda libertaria clandestina, 
                  specie tra le donne, nei mercati rionali cittadini e di alcuni 
                  paesi del circondario. Presta inoltre con Michele copertura 
                  e appoggio logistico agli antifascisti impegnati nella cospirazione 
                  e ai perseguitati politici avviati Oltralpe e in Spagna, raccogliendo 
                  e inviando sussidi in denaro ai compagni detenuti nelle carceri 
                  del regime. Coinvolta insieme al marito nell'operazione di polizia 
                  destinata a disarticolare la rete segreta del movimento liberalsocialista “Giustizia e Libertà”, organizzazione con 
                  la quale i due collaborano, è arrestata e sottoposta 
                  a diffida nel 1936, quindi condannata e inviata al confino per 
                  due anni, restando in seguito sorvegliata fino alla caduta del 
                  fascismo. 
                  Nel medesimo periodo risulta schedata e iscritta nella rubrica 
                  di frontiera anche la compagna Margherita Bruna, trentenne, 
                  che «matura gli ideali libertari nell'ambiente operaio 
                  torinese e nella famiglia», certamente influenzata dai 
                  fratelli Ernesto e Guido e dal suo compagno Guido Polidori, 
                  militanti anarchici e combattenti antifascisti. 
                  Anche nel caso di Margherita non deve sorprenderci il fatto 
                  che ad avvicinare e ad introdurre le giovani compagne nel movimento 
                  siano spesso i loro padri, i fratelli o gli innamorati, essendo 
                  all'epoca la sfera pubblica della partecipazione politica e 
                  sindacale ancora quasi esclusivamente riservata ai maschi. Il 
                  che, va sottolineato, non fa delle anarchiche delle semplici 
                  appendici dei loro uomini, i quali hanno piuttosto una funzione 
                  positiva di stimolo, di iniziazione e di condivisione della 
                  militanza, essendo anzi esse ben in grado il più delle 
                  volte di svolgere un proprio percorso politico cosciente e autonomo 
                  insieme e alla pari con i compagni. 
                
                   
                     | 
                   
                   
                    |   Francesca Guasco, venditrice ambulante e sostenitrice del  
                  Gruppo anarchico clandestino di Barriera di Milano  | 
                   
                 
                 Ancora al Ventennio risalgono le denunce contro le compagne 
                  Angela Martini, artista di varietà, Regina 
                  Olivero, casalinga, e Maria Girando, con la conseguente 
                  apertura presso il Cpc di fascicoli a loro nome. 
                  Non è affatto escluso che altre anarchiche fossero attive 
                  clandestinamente in quegli anni sotto il fascismo e poi nella 
                  Rsi, magari schedate come “comuniste”, come spesso 
                  accadeva, o ancora nelle categorie generiche di “sovversive” 
                  e “antifasciste”, il che ne renderebbe assai difficoltosa 
                  l'individuazione e la corretta collocazione politica e dunque 
                  storica. 
                  Dal 1945, dopo la Liberazione della città cui gli anarchici 
                  tanto hanno contribuito, presso la sede della Federazione comunista 
                  libertaria, poi Federazione anarchica piemontese, in Corso Principe 
                  Oddone 22, è attivo il Gruppo femminile libertario “Virgilia 
                  D'Andrea”, intitolato all'amatissima poetessa e segretaria 
                  nazionale dell'Usi morta esule antifascista negli Stati Uniti 
                  e animato tra le altre da Tina Demi, giovane vedova di 
                  Ilio Baroni, operaio anarchico, organizzatore sindacale clandestino 
                  alle Ferriere Fiat e comandante partigiano della VII Brigata 
                  Sap caduto nell'insurrezione contro i nazisti, anch'essa come 
                  il marito immigrata da Piombino. Ne abbiamo notizia dalle pagine 
                  del periodico «Era Nuova», voce dei comunisti libertari 
                  diffusa a Torino fino al 1950. 
                  E come non ricordare, infine, Adele Gaviglio, compagna 
                  di vita di Luigi Assandri, operaio autodidatta e propugnatore 
                  della riattivazione dell'Usi, con questi importante punto di 
                  riferimento umano e politico per il nostro movimento nella lunga 
                  stagione del Sessantotto e coinvolta nella intensissima opera 
                  di autoproduzione editoriale che aveva base nella loro casa 
                  di Via Revel 5, sempre presenti in ogni iniziativa e manifestazione 
                  con la diffusione dei loro opuscoli e con la propaganda orale 
                  specie tra i giovani. 
                  Si tratta, a ben vedere, solo di alcune delle figure di anarchiche 
                  torinesi le cui vicende sono relativamente meno ignote. Altre 
                  ve ne furono, come ve ne sono ancora oggi nelle varie anime 
                  del nostro vivace movimento cittadino. Ancora resta da scavare 
                  intorno ai loro nomi, alle loro esistenze e al loro impegno 
                  da protagoniste nella battaglia per l'emancipazione delle donne 
                  e delle lavoratrici che trova la sua espressione e sintesi più 
                  coerente e radicale nell'idea e nella pratica libertaria. 
                 Paolo Papini 
                 
                
                   
                    Fonti 
                      Archivio 
                        centrale dello Stato, Casellario politico centrale, Roma, 
                        ad nomen 
                        Archivio di Stato di Torino, fascicolo “Prefettura 
                        di Torino, Gabinetto, 1926” 
                        Archivio storico La Stampa, Torino, ad nomen 
                        «Umanità Nova», Milano, 1920-1921; 
                        Roma, 1921-1922 
                        «Era Nuova», Torino, 1944-1950 
                        Antonioli Maurizio, Berti Giampietro, Fedele Santi, Iuso 
                        Pasquale, Dizionario biografico degli anarchici italiani, 
                        Bfs, Pisa, 2003-2004, ad nomen 
                        Barroero Guido, Imperato Tobia, Il sogno nelle mani. 
                        Torino 1909-1922. Passioni e lotte rivoluzionarie nei 
                        ricordi di Maurizio Garino, Zero in condotta, Milano, 
                        2011 
                        De Agostini Mauro, Gli anarchici torinesi nel 1930 
                        in alcuni rapporti della polizia fascista, in «L’Internazionale», 
                        Ancona, 8, 1981  
                        Giulietti Fabrizio, I Gruppi anarchici Barriera di 
                        Nizza e Barriera di Milano nella rete della polizia fascista. 
                        Torino 1930, in «Rivista storica dell’anarchismo», 
                        Milano, 2, 1997 
                        Giulietti Fabrizio, Momenti e figure dell’antifascismo 
                        a Torino. Michele Guasco. 1917-1944, in «Clio», 
                        Napoli, 3, 2011  
                        Giulietti Fabrizio, Dizionario biografico degli anarchici 
                        piemontesi, Galzerano, Casalvelino Scalo, 2013, ad 
                        nomen 
                        Guerrini Martina, Donne di contegno ribelle, in 
                        Schirone Franco, Cronache anarchiche. Il giornale Umanità 
                        Nova nell’Italia del Novecento (1920-1945), 
                        Zero in condotta, Milano, 2010 
                        Guerrini Martina, Donne contro. Ribelli, sovversive, 
                        antifasciste, Zero in condotta, Milano, 2013 
                        Imperato Tobia, “Barricata”, una vita militante, 
                        in «Bollettino Archivio Pinelli», Milano, 
                        11, 1998 
                        Imperato Tobia, Ricordando Luigi Assandri, in «Umanità 
                        Nova», Carrara, 39, 2008 
                        Imperato Tobia, Giuseppe De Luisi, Caterina Piolatto 
                        e altri anarchici nella banda o in contatto con essa, 
                        in Atti del Convegno di studi Sante Pollastro. Bandito 
                        fra gli anarchici, Laboratorio anarchico Perla Nera, 
                        Alessandria, 2010 
                        Marucco Dora, Processi anarchici a Torino tra il 1892 
                        ed il 1894, in Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo, 
                        Fondazione Luigi Einaudi, Torino, 1971 
                        Masini Pier Carlo, Storia degli anarchici italiani 
                        da Bakunin a Malatesta (1862-1892), Rizzoli, Milano, 
                        1969 
                        Masini Pier Carlo, Storia degli anarchici italiani 
                        nell’epoca degli attentati, Rizzoli, Milano, 
                        1981  
                        Pezzica Lorenzo, Anarchiche. Donne ribelli del Novecento, 
                        Shake, Milano, 2013 
                        Sacchetti Giorgio, Sovversivi agli atti. Gli anarchici 
                        nelle carte del Ministero dell’Interno. Schedatura 
                        e controllo poliziesco nell’Italia del Novecento, 
                        La Fiaccola, Ragusa, 2002  
                      Per 
                        la toponomastica si sono consultate e confrontate le Guide 
                        Paravia e le carte stradali conservate presso l’Archivio 
                        storico della Città di Torino. I numeri civici 
                        indicati sono quelli riportati dalle fonti. 
                        I documenti fotografici sono tratti da Archivio centrale 
                        dello Stato, Casellario politico centrale, buste 2563 
                        “Guasco Francesca”, 3989 “Piolatto Caterina”, 
                        4031 “Pizzorno Attilia” (Aut. 1365/2016) e 
                        da Giulietti Fabrizio, Dizionario biografico degli 
                        anarchici piemontesi, Galzerano, Casalvelino Scalo, 
                        2013. 
                       | 
                   
                 
                  
                Continua 
                  la lettura del dossier               
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