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				 Sacco e Vanzetti 
                  
                La storia infinita di Nicola e Bart 
                  
                di Luigi Botta  
                  
                Le ultime parole prima dell'esecuzione, i funerali, il trasporto delle ceneri dagli Stati Uniti all'Italia (fascista). 
Nuove acquisizioni e verità nella tragica vicenda dei due anarchici divenuti simbolo “globale” della criminalità del potere. 
                 
                  Aveva visto giusto Bartolomeo 
                  Vanzetti quando a Dedham, a conclusione del processo a carico 
                  suo e di Nicola Sacco, rivolgendosi al giudice Webster Thayer 
                  che in modo disattento anziché seguirlo si occupava d'altro, 
                  aveva sostenuto che il nome del magistrato, anche quando le 
                  sue ossa non sarebbero state che polvere, sarebbe risuonato 
                  a lungo nella storia del mondo, perché responsabile di 
                  un crimine contro l'umanità che i giusti avrebbero ricordato 
                  per sempre. 
                  A 85 anni dall'esecuzione, il caso di Sacco e Vanzetti, i due 
                  anarchici accusati del duplice omicidio di South Braintree, 
                  Massachusetts, avvenuto nel corso della rapina del 15 aprile 
                  1920, sembra essere sempre più oggetto di attenzione, 
                  nei contenuti della vicenda e nella vergognosa conduzione del 
                  giudizio processuale, da parte dell'opinione pubblica di tutto 
                  il mondo. 
                  Ogni anno studi e ricerche si aggiungono a studi e ricerche, 
                  nuovi libri vengono editati, documentari e filmati diffondono 
                  ovunque gli estremi della vicenda, mentre pittori, poeti, cantanti, 
                  attori tramandano, ognuno a modo proprio, la vicenda e i personaggi 
                  che l'hanno vissuta e sofferta. Anche la filatelia e la numismatica 
                  consolidano l'interesse verso il caso. 
                  Incredibile a dirsi, ma ancor oggi, superando di fatto le notizie 
                  che il tempo ha codificato e che la tradizione e la consuetudine 
                  hanno tramandato, gli aggiornamenti, le revisioni, le riletture, 
                  insieme alla scoperta di ulteriori e sconosciuti documenti, 
                  forniscono nuovi e significativi spunti di conoscenza. Sembra 
                  essere il destino di una vicenda che diventa un monito e che, 
                  per non essere dimenticata, di tanto in tanto rivela nuovi e 
                  significativi aspetti che il racconto del tempo – soprattutto 
                  la consuetudine a riciclare il riciclato e la superficialità 
                  nell'individuare le fonti alle quali attingere – ha forse 
                  provvisoriamente celato. 
                  Inseguiamo qui un dettaglio modesto, anche se importante, della 
                  vicenda di Sacco e Vanzetti: la loro esecuzione, il funerale, 
                  l'incenerimento e il trasferimento delle ceneri in Italia. Segnalando 
                  fatti nuovi o dirimendo croniche o parziali inesattezze. 
                
                   
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                    |   Alcuni primi fotogrammi delle sequenze del film 
                  The Good Shoemaker  and the Poor Fishpeddler, 
                  che mostra il funerale di Sacco e Vanzetti  a Boston il 28 agosto 
                  1927 (Brandeis University, Waltham;  Boston Public Library, Boston), 
                  così come riordinato da Jerry Kaplan  con la supervisione 
                  di Bob D'Attilio (Sacco and Vanzetti  Commemoration Society, 
                  Boston)  | 
                   
                 
                 
                  Le ultime parole 
                 La diffusione di un film come quello di Giuliano Montaldo 
                  (Sacco e Vanzetti, Italia, 1971), diventato un vero caposaldo 
                  per la rilettura dell'intera storia, proiettato migliaia e migliaia 
                  di volte, con centinaia e centinaia di milioni di spettatori, 
                  distribuito in videocassetta e dvd a tutte le latitudini, scaricato 
                  milioni di volte in rete, ha rappresentato e rappresenta un 
                  veicolo mediale eccezionale per la propagazione della conoscenza 
                  del caso. Ebbene: quando nella notte tra il 22 e il 23 agosto 
                  1927, dopo l'esecuzione capitale di Celestino Madeiros, il portoricano 
                  autoaccusatosi dei crimini per i quali i due anarchici italiani 
                  sono stati condannati a morte, prima Sacco e poi Vanzetti vengono 
                  condotti di fronte al giustiziere Robert Elliot e alla sedia 
                  elettrica, entrambi si rivolgono ai presenti, a modo loro. Il 
                  regista ne offre una sua interpretazione. 
                  Nicola Sacco, nel film, ripercorre mentalmente, come un mantra, 
                  il testo della sua ultima lettera indirizzata al figlio Dante. 
                  Bartolomeo Vanzetti, invece, colpisce nel profondo dei sentimenti 
                  per quel convinto e inequivocabile “Viva l'anarchia!” 
                  che pronuncia fieramente, senza lasciar spazio ad alcun ripensamento, 
                  di fronte ai testimoni dell'esecuzione. Una versione, questa, 
                  che è quella di Montaldo, ma che, è evidente, 
                  viene ripresa da un testo preesistente. È quello del 
                  dramma in tre atti che Mino Roli e Luciano Vincenzoni scrivono 
                  tra il 1959 ed il 1960 e che viene portato in scena la prima 
                  volta a Roma dalla Compagnia degli attori associati. Il testo 
                  di Roli e Vincenzoni fa da base alla maggior parte delle rappresentazioni 
                  teatrali contemporanee e attinge a pubblicazioni e studi precedenti. 
                  In realtà, la notte dell'esecuzione, di fronte al boia, 
                  ai testimoni e al direttore del carcere Warden Hendry, Vanzetti 
                  non pronuncia alcun accenno all'anarchia ma intesse invece un 
                  discorso compiuto sulla sua innocenza, ringraziando tutti per 
                  il trattamento “umano e civile” che gli è 
                  stato riservato. 
                  È invece Sacco, quand'è già accomodato 
                  sulla “sedia”, a pronunciare, con tono deciso e 
                  convinto, la frase “Viva l'anarchia”. Poi si rivolge 
                  ai figli, alla moglie e agli amici, augura la buona notte e 
                  si commiata con “Farewell, mother!”. 
                  La versione corretta è frutto della testimonianza di 
                  William Playfair, reporter dell'Associated Press, estratto a 
                  sorte già nel 1921 al momento della sentenza e chiamato, 
                  unico giornalista, ad assistere all'esecuzione. Playfair annota 
                  nel dettaglio le parole dette di fronte al boia dai due anarchici 
                  italiani (non rileva, invece, le reazioni di Madeiros), ma non 
                  le comunica per esteso ai quotidiani che ne danno notizia sin 
                  dagli immediati lanci d'agenzia. Così le versioni, fornite 
                  “a memoria” e con l'urgenza della pubblicazione 
                  si differenziano, seppure di poco, le une dalle altre. E c'è 
                  anche chi – periodico, libro, filmato, rappresentazione 
                  – interpretando con estrema libertà le press 
                  agency, fornisce versioni non proprio rispondenti al vero. 
                  Solo nel 2007 la pubblicazione dei Reporters of the Associated 
                  Press (edita da Princeton Architectural Press di New York 
                  con la prefazione di David Halberstam), dà l'esatta versione, 
                  così come trascritta da Playfair, di quanto dissero Sacco 
                  e Vanzetti prima di finire i loro giorni. Ed emerge con certezza 
                  che quel “Viva l'anarchia” non appartiene al pescivendolo 
                  di Villafalletto, bensì al calzolaio di Torremaggiore. 
                
                   
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                    |   La scheda che certifica l'ingresso e la cremazione  
                  di Nicola Sacco (archivio Forest Hills Cemetery, Boston)  | 
                   
                 
                 
                
                   
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                    |   La 
                        scheda che certifica l'ingresso e la cremazione 
                        di  Bartolomeo 
                  Vanzetti (archivio Forest Hills Cemetery, Boston)  | 
                   
                 
                 
                Il funerale 
                 Le notizie sono scarse e anche i giornali limitano le loro 
                  cronache. Ormai l'esecuzione è consumata (quella era 
                  la vera notizia) e la segnalazione di quanto avviene a Boston 
                  il 28 agosto 1927, giorno del funerale, non farebbe che accendere 
                  ulteriormente gli animi accrescendo ancor più i già 
                  numerosi problemi di sicurezza e stabilità politica del 
                  Massachusetts (e non soltanto). I giornali tacciono o danno 
                  informazioni molto diverse (in Italia La Stampa anticipa in 
                  sesta pagina che “Soltanto 200 persone accompagneranno 
                  le bare al cimitero”; negli Usa il New York Times titola 
                  a una colonna citando settemila presenze; in Francia l'Humanité 
                  titola di spalla in prima sui “400.000 travailleurs suivent 
                  les cercueils de Sacco et Vanzetti”). Il documento che 
                  più di ogni altro racconta il fatidico momento del trasferimento 
                  delle salme in pubblico corteo, dalla Funeral home di Joseph 
                  Langone, in North End, al cimitero di Forest Hills, è 
                  il filmato che, in modo incompleto, la rete propone oggi in 
                  diversi siti rendendo familiari e note le scene della gran quantità 
                  di gente che segue i feretri attraverso Hanover street. Dal 
                  filmato si intuisce la folla oceanica che accompagna le salme 
                  dei due nell'ultimo loro percorso lungo le strade di Boston. 
                
                   
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                    |   L'ingresso del Forest Hills 
                  Cemetery di Boston,  dove il 28 agosto 1927 vengono cremati Sacco 
                  e Vanzetti  | 
                   
                 
                 Anche la storia di questo filmato è particolarmente 
                  controversa e la sequenza delle scene, sin qui mostrata, inesatta 
                  e frutto di un montaggio che non ha tenuto conto della temporalità 
                  dell'avvenimento e ha sovrapposto momento a momento e addirittura 
                  introdotto più volte, in “spaccati” diversi, 
                  le medesime sezioni di scena. 
                  Il giorno prima del funerale il Moving Picture World, un giornale 
                  che si occupa di industria cinematografica, segnala sulla sua 
                  prima pagina che i filmati relativi al caso Sacco e Vanzetti 
                  non verranno più distribuiti, anzi dovranno essere bruciati. 
                  Anche questa è una misura “precauzionale” 
                  che il governo statunitense sceglie di adottare per evitare 
                  che la memoria possa troppo facilmente tramandarsi ed esasperare 
                  chi intende non allinearsi (la Library of Congress di Washington, 
                  proprio a causa del rogo della celluloide ordinato dallo stato, 
                  possiede solo 13 minuti di riprese riguardanti Sacco e Vanzetti). 
                  Con queste premesse e nonostante il divieto, alcune cineprese 
                  si predispongono comunque, su invito del Comitato di difesa, 
                  lungo il percorso di Hanover street. Non si sa, però, 
                  cosa riprendano, quanto riprendano e quale fine facciano le 
                  pellicole. Soltanto due o tre anni dopo, Gardner Jackson, già 
                  giornalista del Boston Globe, animatore e segretario del Comitato 
                  con Aldino Felicani ed altri, viene informato dell'esistenza 
                  di qualche decina di metri di pellicola e riesce ad acquistare 
                  per 1.000 dollari, presso una delle potenti agenzie cinematografiche 
                  di Hollywood, una parte dei filmati. Li fa montare segretamente 
                  a New York e li conserva in cassaforte. Sono due bobine in pellicola 
                  da 35 mm. 
                  Il 22 agosto 1930, in modo quasi carbonaro, auspice The Sacco-Vanzetti 
                  National League, il filmato del funerale viene proiettato presso 
                  la Town Hall di New York. Il 1931 ricompare a Boston, presso 
                  l'Auditorium Scenic. Poi sparisce. Solo alla fine del 1950 Francis 
                  Russell, nella fase di preparazione del suo libro Tragedy 
                  in Dedham. The Story of the Sacco Vanzetti Case – 
                  che verrà pubblicato in Italia nel 1966 per Mursia –, 
                  con la collaborazione di alcuni ultimi componenti del Comitato, 
                  ritrova il film. È molto mal messo. Un laboratorio di 
                  restauro va giù in modo grossolano. Per ricomporlo taglia 
                  e incolla come può. Nel 1959 viene mostrato alla Community 
                  Church di Boston e infine concesso come donazione nel 1962, 
                  insieme ad altro materiale sul caso, alla Brandeis University 
                  di Waltham, Massachusetts, dove finisce nel dimenticatoio. Solo 
                  nel 1970 torna ad essere riscoperto. 
                  La Boston Public Library, che è prossima a ricevere in 
                  donazione dagli eredi di Aldino Felicani l'intero materiale 
                  d'archivio appartenuto al Comitato, provvede a promuovere due 
                  copie negative del filmato, in 35 e 16 mm. La rimanenza è 
                  storia recente, che si concretizza con la diffusione in rete. 
                  Solo che il filmato del funerale – che possiede il titolo 
                  originale The Good Shoemaker and the Poor Fishpeddler 
                  – è totalmente fuori posto. Scene doppie, riprese 
                  mal collocate, montaggio approssimativo e casuale. Così 
                  la Sacco and Vanzetti Commemoration Society di Boston decide 
                  di adoperarsi per riordinare il documento. Jerry Kaplan riprende 
                  in mano le sei sezioni del film, che durano all'incirca sei 
                  minuti. Le seleziona e le studia, eliminando le ripetizioni 
                  e le riprese extra soggetto. Rimangono complessivamente 4'30 
                  di proiezione. Li rimonta cronologicamente, seguendo scrupolosamente 
                  i quarantatré stacchi di scena. L'intero filmato viene 
                  pubblicato, il 22 agosto 2013, sul sito saccoandvanzetti.org, 
                  che è la vetrina in rete della Society. Bob D'Attilio 
                  (soprannominato per la sua grande conoscenza del caso “mister 
                  Sacco and Vanzetti”) ripercorre con la dovuta precisione 
                  tutta la storia de “La marcia del dolore” (altro 
                  appellativo assegnato al film).  
                
                   
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                    |   “Rose” Zambelli e Luigina  
                  Vanzetti il giorno (22 agosto  1927) che anticipa l'esecuzione  
                  del marito e del fratello, si  dirigono verso il carcere di  Charlestown,
                  Boston, dove  i loro cari sono detenuti  | 
                   
                 
                 
                “Omicidio giudiziario” 
                 “Judicial homicide”. Da Hanover street i feretri 
                  di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti vengono trasportati al 
                  Forest Hills Cemetery, tappa finale di questa dolorosa marcia 
                  che pone fine alla vicenda terrena dei due anarchici italiani. 
                  C'è la pioggia torrenziale, ci sono gli scontri con la 
                  polizia. Il corteo si disperde e chi riesce ad arrivare staziona 
                  all'esterno del luogo dei morti, in attesa che la più 
                  penosa delle operazioni, la cremazione, abbia a compiersi. Luigina 
                  Vanzetti, Dante e “Rose” Sacco sono chiusi in un'auto 
                  con le tendine tirate. Alcuni componenti del Comitato occupano 
                  un'altra auto. Anche se le salme sono note e la presenza di 
                  una folla ancora straboccante non lascia dubbi circa l'identità 
                  delle due sepolture giunte al cimitero, l'impiegato di turno 
                  deve prendere atto, come da prassi, dell'identità dei 
                  morti. 
                  E capita la più incredibile delle storie, che nessuno 
                  prima d'ora ha mai pubblicato nero su bianco, né negli 
                  Stati Uniti, né in Italia, né altrove. L'incaricato 
                  alla compilazione dei documenti compie un atto eroico che, all'epoca, 
                  gli sarebbe potuto costare estremamente caro. Nel segnalare 
                  che Nicola Sacco – scheda n. 10201 – e Bartolomeo 
                  Vanzetti – scheda 10202 –(rispettivamente di 36 
                  e 39 anni) sono deceduti il 23 agosto 1927, indica che sono 
                  stati cremati il 28 agosto (il giorno stesso del funerale) e 
                  le ceneri consegnate il giorno 29 (presumibilmente all'impresa 
                  di pompe funebri Langone, che è citata in fondo alla 
                  scheda). Come causa di morte segnala: “electric shock”, 
                  vale a dire scarica elettrica, in conseguenza a “Judicial 
                  homicide”, cioè “Omicidio giudiziario”. 
                  Proprio “Omicidio giudiziario”! 
                  In pratica indica, a futura memoria (in effetti la scoperta 
                  è recentissima), qual è il suo pensiero. Gli assassini, 
                  per lui, sono i giudici; e non Sacco e Vanzetti, indicati invece 
                  come vittime. 
                  Le ceneri, divise o mescolate? Le ceneri, negli Stati Uniti, 
                  possono circolare liberamente. Ritirate dal Forest Hills Cemetery, 
                  vengono consegnate dall'impresa Langone al Comitato di difesa. 
                  È previsto, per le medesime, un lungo tour in numerose 
                  città americane. Ma si soprassiede, preferendo far circolare 
                  le maschere mortuarie, anche per evitare lo scontro con la polizia 
                  (che di fatto sconsiglia – cioè impone – 
                  di portare in giro i resti dei due anarchici). 
                  Il 31 agosto, due giorni dopo la consegna delle urne, “Rose” 
                  Sacco e Luigina Vanzetti incontrano i componenti del Comitato 
                  per decidere il da farsi. Viene concordato che una parte delle 
                  ceneri di Sacco venga deposta presso il cimitero di Malden, 
                  dove dimora la famiglia. La rimanenza sarà portata in 
                  Italia dalla sorella di Vanzetti, che provvederà a darvi 
                  sepoltura, in contemporanea e nello stesso luogo a quelle di 
                  Bartolomeo. 
                  Luigina lascia Boston l'ultima settimana di settembre e si imbarca 
                  sul transatlantico Mauretania. Porta con sé le due urne. 
                  L'una contiene i resti di suo fratello e l'altra ciò 
                  che è destinato all'Italia del compagno di sventura Nicola 
                  Sacco. Approda a Cherbourg-Octeville, il porto francese poco 
                  distante da Le Havre, il 4 ottobre. Siccome il trasferimento 
                  dei contenitori con le ceneri – per le quali non è 
                  consentita la libera circolazione – è previsto 
                  con un furgone speciale, piombato, la donna incontra la polizia 
                  e le autorità locali per ricevere ordini. Il commissario 
                  di pubblica sicurezza Leluc, con gli ispettori Royère 
                  e Lasserre, salgono sulla nave e la obbligano ad aprire il baule 
                  già sigillato, indirizzato a Villafalletto e pronto per 
                  essere consegnato al furgone e quindi alle ferrovie francesi. 
                  Vogliono vedere quel che c'è dentro. Appurare che non 
                  si nasconda qualcos'altro. Estraggono la cassetta che contiene 
                  le due urne, ne accertano il contenuto, tornano a impiombare 
                  il baule. 
                  Fanno firmare a Luigina un verbale di responsabilità. 
                  La versione italiana: “Affermo che le ceneri di mio fratello 
                  e del suo disgraziato compagno sono state divise tra il Comitato 
                  Sacco-Vanzetti e me. Una parte è rimasta in America, 
                  l'altra è in mio possesso ed è stata suggellata 
                  in mia presenza dal commissario di polizia per essere spedita 
                  in Italia, via Modane. Nessun'altra particella di cenere è 
                  stata distratta”. La versione francese, che riporta alcune 
                  modeste differenze: “Je jure, sur la mémoire et 
                  les cendres de mon frère, que son cendres et cendres 
                  de Sacco sont partie en Amérique, partie dans l'urne 
                  que je transporte. Je jures encore que je n'en al pas [sic!] 
                  envoyè en France ou ailleurs à des lieurs, et 
                  que personne n'à pu en envoyer”. 
                  A ricevere Luigina al porto ci sono anche gli anarchici Louis 
                  Lecoln e Séverin Ferandel, ai quali viene posto assoluto 
                  divieto di salire sul transatlantico. I due incontrano però 
                  il commissario Leluc e gli segnalano che il Comitato francese, 
                  prevedendo l'isolamento della sorella di Bartolomeo imposto 
                  dalla polizia (con lo scopo di rendere impossibile la manipolazione 
                  delle urne), si era fatto spedire da Boston una porzione delle 
                  ceneri, giunte sane e salve a Cherbourg viaggiando come pacco 
                  postale col piroscafo Ile de France che aveva solcato l'Atlantico 
                  tre settimane prima (non è chiaro se si tratti di semplice 
                  provocazione o la notizia corrisponda al vero). Detto ciò 
                  Lecoln e Ferandel rientrano con rapidità a Parigi per 
                  presentare richiesta all'autorità governativa di sfilare 
                  in corteo nelle strade del centro, con le ceneri in loro possesso 
                  e con le maschere mortuarie dei due martiri, anch'esse arrivate 
                  col medesimo sistema. La manifestazione, naturalmente, viene 
                  negata. Così decidono di esporre le urne (o l'urna?) 
                  contenenti la porzione francese delle ceneri nella vetrina di 
                  un magazzino del centro. 
                
                   
                     | 
                   
                   
                    |   Giovampietro Isaia, Guido e Giovanni 
                  Ramonda,  fotografati a Villafalletto con l'urna destinata a 
                  contenere  le ceneri di Bartolomeo Vanzetti (Istituto Storico 
                  Cuneo  
                  e Provincia, Cuneo, Fondo Bartolomeo Vanzetti)  | 
                   
                 
                 
                  Semplici cilindri in rame 
                 Luigina Vanzetti lascia Parigi l'8 ottobre. Viaggia in treno, 
                  da sola, in uno scompartimento di seconda classe. Il contenitore 
                  con le urne, invece, è accompagnato a parte da due gendarmi. 
                  Fa frontiera a Modane. Il Piemonte ormai è a due passi. 
                  La donna vede avvicinarsi il suo paese, Villafalletto, dove 
                  i resti del fratello e quelli del compagno Sacco, secondo le 
                  volontà espresse a Boston, devono essere sepolti nel 
                  cimitero cittadino. Le formalità di rito per lo sdoganamento 
                  dei resti dei due anarchici impongono troppo tempo e pertanto 
                  lascia da sola il luogo di frontiera e raggiunge Torino il 9 
                  ottobre. Il giorno stesso prosegue, inattesa, per Villafalletto, 
                  il paese nativo di Bartolomeo Vanzetti. Il 10 ottobre è 
                  a Cuneo dove cerca di ottenere il nulla osta per il trasporto 
                  delle due urne, che sono ancora a Modane. E lì rimangono 
                  sino al 13 ottobre, quando finalmente Luigina, dopo aver raggiunto 
                  Torino e inoltrato nuove domande, riesce a far svincolare il 
                  carico. 
                  Dopo alcuni contatti con i parenti di Sacco, contrariamente 
                  a quanto stabilito in precedenza, viene deciso che i resti saranno 
                  destinati a Torremaggiore, in Puglia, paese nativo di Nicola 
                  Sacco. Rimarranno a Villafalletto alcuni giorni, in attesa che 
                  il fratello possa giungere dal Sud. Il 14 ottobre, scortato 
                  da alcuni commissari di polizia, il convoglio che trasporta 
                  le ceneri si ferma nella stazione di Villafalletto. Vengono 
                  fatti saltare i sigilli al carro: una cassetta da imballaggio 
                  di una fabbrica francese di cioccolato è al centro del 
                  vagone. È portata nella sala d'aspetto. Eliminata la 
                  ceralacca e aperto il contenitore, si estraggono le due urne, 
                  che sono immerse in trucioli di legno, avvolte in carta celeste 
                  e tenute insieme da una cordicella fissata con altra ceralacca 
                  recante il timbro di Cherbourg. Sono semplici cilindri in rame, 
                  chiusi con un coperchio a cerniera. Su ogni cilindro compare 
                  il nome, distinto, dell'uno e dell'altro condannato a morte. 
                  Dopo poco, alle ore 11, l'urna coi resti di Nicola Sacco riparte 
                  per Torino. Non si attende l'arrivo di alcun parente e tanto 
                  meno si accetta la proposta di Luigina di continuare ad essere 
                  lei stessa l'accompagnatrice dei miseri resti. L'ordine è 
                  tassativo: le autorità fasciste impongono che l'urna 
                  viaggi con urgenza verso Torremaggiore. L'ultimo capitolo di 
                  questa storia deve chiudersi in fretta. È accompagnata, 
                  in un comune scompartimento, da alcuni agenti di polizia. 
                  Alle ore 14 si celebrano i funerali di Vanzetti: il contenitore 
                  in rame viene posto in una cassetta lignea predisposta in precedenza. 
                  Dalla stazione parte il corteo che si dirige in paese superando 
                  quel ponte sul Maira che Bartolomeo Vanzetti aveva più 
                  volte ricordato nei suoi testi e nelle sue lettere. Superato 
                  anche l'ostacolo dell'accesso al camposanto, che sembrava insormontabile 
                  (nei giorni precedenti pareva non esserci il nulla osta della 
                  chiesa alla sepoltura, in conseguenza al rifiuto di Vanzetti 
                  di comunicarsi), le ceneri trovano momentanea collocazione nella 
                  tomba dei Caldera. 
                  Il giorno successivo, 15 ottobre, un sabato, Sabino Sacco viene 
                  invitato a raggiungere San Severo dove, allo scalo ferroviario, 
                  è previsto l'arrivo del convoglio che trasporta l'urna 
                  con le ceneri del fratello. La medesima viene poi trasferita 
                  su un camioncino chiuso e quindi trasportata a Torremaggiore. 
                  Il corteo funebre, che è composto dal solo Sabino scortato 
                  da un commissario di pubblica sicurezza, segue via Carlo Alberto 
                  e quindi il viale del cimitero. C'è parecchia polizia. 
                  Un po' di gente assiste ai lati della strada. Ai familiari viene 
                  impedito di prendere parte alla cerimonia. L'urna è collocata 
                  in un loculo la cui lapide non presenta altra indicazione al 
                  di fuori del nome e cognome e della data di nascita e di morte. 
                  La tumulazione, per dimenticanza, non viene segnalata sul Registro 
                  dei morti. Settant'anni dopo, il 14 novembre 1998, Torremaggiore 
                  dedica un monumento funebre alla memoria di Ferdinando “Nicola” 
                  Sacco e il contenitore con le ceneri, trasportato dalla nipote 
                  Maria Fernanda, viene trasferito dal vecchio loculo all'apposita 
                  nicchia destinata a ospitarlo per sempre. 
                  L'intero percorso seguito dalle urne con le ceneri, dalla consegna 
                  al Forest Hills Cemetery sino all'arrivo ai rispettivi cimiteri 
                  italiani, costellato da una documentazione copiosissima che 
                  segue giorno per giorno il cammino dell'“ingombrante” 
                  (perché soggetta all'attenzione del mondo intero) presenza, 
                  rende poco attendibile l'ipotesi – frutto probabilmente 
                  di una diceria popolare sorta già al tempo del trasferimento 
                  dagli Usa all'Italia e poi consolidata perché mai messa 
                  in dubbio – che le ceneri di Nicola Sacco e di Bartolomeo 
                  Vanzetti siano state prima mescolate e poi ridistribuite nelle 
                  due urne. Troppi elementi testimoniano il contrario. Tra cui 
                  la scelta, presa sin da subito da Luigina Vanzetti e da “Rose” 
                  Sacco, di mantenere integre e distinte le porzioni di ceneri 
                  destinate ai rispettivi camposanti italiani. Diversa, forse, 
                  la situazione per quanto riguarda le parti destinate, invece, 
                  ai Comitati di Boston e di Parigi.
                  Luigi Botta  |