|   Spesse, molto spesse  Il ricordo è 
                  al contempo nitido e confuso, come capita con gli avvenimenti 
                  molto in là nel tempo e nella memoria. A cavallo tra la fine del 71 e linizio del 72 
                  mi capita di partecipare ad una riunione dei Gruppi Anarchici 
                  Toscani, nella storica sede di via San Martino, a Pisa. Ci vado 
                  in auto da Carrara, con Aurora  la quale, proprio durante 
                  la riunione, non si sente bene per un acuto dolore ad un orecchio. 
                  Un compagno che già avevamo visto in altre occasioni, 
                  riccioluto, si offre di accompagnarci allospedale Santa 
                  Chiara: è un affiliato allAVIS (lassociazione 
                  dei donatori di sangue), ci precisa, e là conosce molte 
                  persone. Ci aiuterà a trovare qualcuno che, anche se 
                  è domenica mattina, dia unocchiata attenta allorecchio 
                  di Aurora.
 Franco sale in auto con noi, si siede dietro, ma subito prende 
                  la mano di Aurora  che sta soffrendo. Cerca così 
                  di confortarla, la sua stretta di mano è forte. Mi colpiscono 
                  le lenti dei suoi occhiali: spesse, molto spesse. Si capisce 
                  al volo che Franco, senza occhiali, ci deve vedere poco, proprio 
                  poco. Poi entriamo allOspedale e capiamo subito che Franco 
                  è di casa, benvoluto e salutato da tante persone.
 E qui sfuma il ricordo
 Trentanni dopo ci ritroviamo a ricordare quel ragazzo 
                  dalla mano calda e dalle lenti spesse. Un compagno tra i tanti 
                  che abbiamo avuto modo di conoscere.
 Eppure la sorte tragica toccata a quel giovane anarchico, di 
                  cui non conoscevamo linfanzia trascorsa in brefotrofio, 
                  ha fatto sì che una persona semplice, senza alcuna particolare 
                  storia alle spalle, sia diventata dopo una delle figure-simbolo 
                  della carogneria del potere.
 Non fu ucciso in piazza, negli scontri seguiti alla contestazione 
                  del comizio del missino Niccolai. Fu selvaggiamente bastonato 
                  dalla polizia, lui che non poteva difendersi perché  
                  senza occhiali  quasi niente poteva più vedere. 
                  Fu arrestato, gettato in cella e lasciato morire senza praticamente 
                  ricevere quellassistenza cui aveva diritto e che lavrebbe 
                  salvato. E, come in altri casi analoghi, il suo prolungato assassinio 
                  sarebbe rimasto avvolto nel nulla se i suoi compagni non si 
                  fossero subito mossi, se tante e tante persone oneste non si 
                  fossero subito battute contro chi voleva tutto nascondere, se 
                  ad un certo punto il giornalista Corrado Stajano non avesse 
                  dato alle stampe quel libro Il sovversivo che ci ha restituito 
                  a tutto tondo la sua vita e poi la sua morte, se
 Questo dossier è curato dalla Biblioteca e dal Circolo 
                  culturale che, a lui intestati, operano a Pisa. Comprende una 
                  biografia di Franco, unintervista a Corrado Stajano, un 
                  pezzo su come Franco è stato ricordato in questi anni 
                  (lo sapevate che a Torino cè stata una scuola a 
                  lui intestata?), una breve storia degli anarchici a Pisa dalla 
                  metà degli anni 60 ai primi anni 70, una 
                  scheda sulla Strage di Stato (che tanto appassionò anche 
                  Franco) ed infine alcuni stralci da Il sovversivo, che ora è 
                  stato ristampato dalle edizioni BFS. Comè giusto, 
                  daltronde: il libro su Serantini (e sugli anarchici pisani) 
                  alla fine torna  grazie allamico Stajano  
                  agli anarchici pisani della Biblioteca Franco Serantini.
  Paolo Finzi
    
 Dal brefotrofio al carcere
 a cura della BFS
 La vita di Franco da Cagliari 1951 a Pisa 1972. 
                 Franco Serantini (il 
                  suo nome di battesimo era Francesco) nasce il 16 luglio 1951 
                  a Cagliari. Abbandonato al brefotrofio vi rimane fino alletà 
                  di due anni quando viene adottato da una coppia senza figli. 
                  Dopo la morte della madre adottiva viene affidato ai nonni 
                  materni, con i quali vive, a Campobello di Licata in Sicilia, 
                  fino al compimento del nono anno di età, poi viene nuovamente 
                  trasferito in un istituto di assistenza a Cagliari. Nel 1968 
                  viene trasferito dallistituto di Cagliari in quello per 
                  losservazione dei minori di Firenze e da qui  pur 
                  senza la minima ragione di ordine penale  destinato al 
                  riformatorio di Pisa Pietro Thouar in regime di 
                  semilibertà (deve mangiare e dormire in istituto). A 
                  Pisa, dopo aver conseguito la licenza media alla scuola statale 
                  Fibonacci, frequenta la scuola di contabilità aziendale. 
                  Pinelli e Valpreda 
 Le conoscenze che acquisisce ed i nuovi rapporti che allaccia 
                  lo portano a guardare il mondo con occhi diversi e ad avvicinarsi 
                  allambiente politico della sinistra: frequenta le sedi 
                  delle Federazioni giovanili comunista e socialista, passa da 
                  Lotta Continua per approdare, tra la fine del 1970 e linizio 
                  del 1971, al gruppo anarchico Giuseppe Pinelli che 
                  ha la sede presso la Federazione Anarchica Pisana (aderente 
                  ai G.I.A.) in via S. Martino al numero civico 48. Insieme a 
                  tanti altri compagni si impegna in tutte le iniziative sociali 
                  di quegli anni, come lesperienza del Mercato rosso 
                  nel quartiere popolare del CEP, in molte azioni antifasciste, 
                  nella campagna di controinformazione sulla strage di Piazza 
                  Fontana e lassassinio di Giuseppe Pinelli. Partecipa con 
                  passione allacceso dibattito che la candidatura di protesta 
                  alle elezioni politiche di Pietro Valpreda ha innescato nel 
                  movimento anarchico.  
  Pestato a sangue 
 Il 5 maggio 1972 prende parte, come altri compagni anarchici, 
                  al presidio antifascista indetto da Lotta Continua a Pisa contro 
                  il comizio dellonorevole Giuseppe Niccolai del Movimento 
                  Sociale Italiano. Il presidio viene duramente attaccato dalla 
                  polizia; durante una delle innumerevoli cariche Franco viene 
                  circondato da un gruppo di celerini del Secondo e del Terzo 
                  plotone della Terza compagnia del I Raggruppamento celere di 
                  Roma, sul lungarno Gambacorti, e pestato a sangue. Successivamente 
                  viene trasferito prima in una caserma di polizia e poi al carcere 
                  Don Bosco, dove, il giorno dopo, viene sottoposto ad un interrogatorio, 
                  durante il quale manifesta uno stato di malessere generale che 
                  il Giudice, le guardie carcerarie ed il medico non giudicano 
                  serio. Dopo quasi due giorni di agonia, Serantini 
                  viene trovato in coma nella sua cella, trasportato al pronto 
                  soccorso del carcere muore alle 9,45 del 7 maggio.  
  Lautopsia 
 Il pomeriggio dello stesso giorno le autorità del carcere 
                  cercano di ottenere tempestivamente dal Comune lautorizzazione 
                  al trasporto e al seppellimento del cadavere. Lufficio 
                  del Comune si rifiuta di concedere il benestare alla tumulazione, 
                  mentre la notizia della morte di Serantini rimbalza in tutta 
                  la città. Luciano Della Mea, antifascista e militante 
                  storico della sinistra pisana, decide insieme allavvocato 
                  Massei di costituirsi parte civile. Il giorno dopo ha luogo 
                  lautopsia. Lavvocato Giovanni Sorbi, che aveva voluto 
                  assistervi, così ricorderà la triste circostanza: 
                  È stato un trauma assistere allautopsia, 
                  veder sezionare quel ragazzo che conoscevo. Un corpo massacrato, 
                  al torace, alle spalle, al capo, alle braccia. Tutto imbevuto 
                  di sangue. Non cera neppure una piccola superficie intoccata. 
                  Ho passato una lunga notte di incubi. I funerali di Serantini 
                  si tengono il 9 maggio 1972 e vedono una grande partecipazione 
                  popolare.  
 
  Piazza Serantini 
 Al cimitero, Cafiero Ciuti, un anziano militante anarchico 
                  antifascista della prima ora, pronuncia lultimo discorso 
                  di commiato. In quei giorni, con il diffondersi della notizia, 
                  in molte città dItalia si tengono manifestazioni. 
                  Il 13 maggio a Pisa Lotta Continua ne indice una che vede una 
                  grande partecipazione di folla; al termine del corteo, in piazza 
                  S. Silvestro, dopo un comizio di Gianni Landi per gli anarchici 
                  e di Adriano Sofri per Lotta Continua, viene apposta allingresso 
                  del palazzo Tohuar una lapide in ricordo. Le manifestazioni 
                  e le iniziative per ricordare Serantini travalicano i confini 
                  regionali: nel 1979 a Torino gli viene dedicata una scuola media; 
                  nel 1979 a Pisa nasce la biblioteca omonima e nel 1982 in piazza 
                  S. Silvestro, ribattezzata nel frattempo dalla gente piazza 
                  Serantini, viene inaugurato un monumento donato dai cavatori 
                  di Carrara.  
 
  Non ricordo 
 Le indagini per scoprire i responsabili della morte 
                  di Serantini affogano nella burocrazia giudiziaria italiana 
                  e nei non ricordo degli ufficiali di PS presenti 
                  al fatto. I sessanta uomini del Secondo e del Terzo plotone 
                  della Terza compagnia del I Raggruppamento celere di Roma che 
                  sono i protagonisti della vicenda scompaiono nelle nebbie delle 
                  stanze della magistratura. Ma la vicenda di Serantini rimane 
                  allattenzione dellopinione pubblica grazie alla 
                  campagna stampa dei giornali anarchici (A rivista anarchica, 
                  LInternazionale e Umanità Nova), 
                  di Lotta Continua, di quelli democratici e di movimento, e allattività 
                  dei comitati Giustizia per Franco Serantini. Alla 
                  fine di marzo del 1977 il dottor Mammoli, il medico del carcere 
                  che aveva visitato Serantini, viene ferito alle gambe da mani 
                  ignote. Un volantino a nome di Azione Rivoluzionaria rivendicherà 
                  lattentato.  BFS
   Della storia, delle viscere, 
                  della vita collettivaintervista di Franco Bertolucci 
                  a Corrado Stajano
 Di questo fa parte la vicenda di Franco. 
                  Trentanni dopo la morte di Serantini, ventisette anni 
                  dopo luscita de Il sovversivo, a colloquio 
                  con luomo che più di ogni altro ha fatto sì 
                  che Franco non morisse del tutto.  
 Cosa ti rimane oggi a distanza di trentanni dalla 
                  vicenda Serantini, dellesperienza del libro?  È stato un momento di passione, quando seppi della morte 
                  di Franco Serantini provai una profonda angoscia. Decisi che 
                  ne avrei scritto. Non lo feci subito perché detesto i 
                  libri che vengono pubblicati a ridosso degli avvenimenti. È 
                  necessario analizzare i fatti, studiare i documenti, vedere 
                  i luoghi, pensarci su. Serantini è morto nel maggio del 
                  72 e io ne ho scritto due anni dopo, al termine di una 
                  indagine che ho fatto in Sardegna, in Sicilia, nei posti dove 
                  Franco era vissuto da bambino, e poi a Pisa dove ho cercato 
                  di parlare con tutti quelli che lavevano conosciuto, da 
                  Luciano Della Mea, ai vecchi anarchici della Federazione, a 
                  Valeria, la giovane figlia di Luciano, ai professori, agli studenti, 
                  alle giovani coppie della società borghese pisana che 
                  lavevano aiutato a crescere culturalmente. E anche umanamente. 
                  I Podio Guidugli, i Prampolini, i Caleca. Ero andato al San Silvestro a parlare con il direttore della 
                  Casa di rieducazione che ospitava Serantini, avevo parlato con 
                  alcuni magistrati e, più tardi, a Roma con il commissario 
                  che dopo lassassinio aveva avuto una crisi di coscienza 
                  e si era dimesso dalla polizia. Il mio modo di scrivere sta 
                  tra la narrazione, la testimonianza, linchiesta. Ho raccolto 
                  tutto quanto era possibile, i documenti giudiziari, quelli politici. 
                  Il sovversivo uscì nel 75, ebbe numerose edizioni, 
                  fu molto letto dai giovani delle passate generazioni, quasi 
                  duecentomila copie. Ebbe anche unedizione per le scuole 
                  medie.
 La storia di Serantini è stata in parte interpretata 
                  come quella di un ragazzo sventurato, povero, figlio di nessuno, 
                  e questa è la lettura che è passata soprattutto 
                  a livello giornalistico, tuttavia oggi, a trentanni di 
                  distanza, intervistando alcuni suoi amici, gente che andava 
                  a scuola con lui, alcuni suoi insegnanti, viene fuori come Serantini 
                  non fosse del tutto sprovveduto. Era un ragazzo come molti altri 
                  che aveva una gran voglia di vivere, un grande entusiasmo e 
                  una propria concezione libertaria della vita e della società. 
                  In alcune cose era molto deciso, per esempio, Soriano Ceccanti, 
                  ci ha descritto un Serantini che a volte assumeva le caratteristiche 
                  del leader nel gruppo degli amici più intimi, 
                  era trainante, era determinato.  Sì, questo risulta in parte anche dal libro. Serantini 
                  era rimasto colpito da quanto era accaduto in Italia in quegli 
                  anni, dalle agitazioni operaie e studentesche del 69 alla 
                  strage di piazza Fontana. Voleva sempre parlare di Valpreda, 
                  di Pinelli, veniva anche rimproverato dagli anarchici più 
                  anziani di voler fare unazione di tipo movimentista uscendo 
                  dalla tradizione classica dellanarchismo. Serantini stava 
                  costruendo la sua cultura politica.  Dalle interviste che stiamo facendo ai militanti dellepoca 
                  viene fuori una lettura della realtà pisana condivisa, 
                  e cioè quella di una piccola città di provincia 
                  che a un certo punto entra sul palcoscenico nazionale proprio 
                  grazie al movimento studentesco, al contempo però pare 
                  che nei gruppi dirigenti della città ci sia una chiusura 
                  netta nei confronti delle richieste e dei bisogni di rinnovamento 
                  da parte degli studenti. In questa città così 
                  piccola, in alcuni momenti, la violenza della repressione diventa 
                  enorme, qui basta ricordare il caso di Soriano Ceccanti, ferito 
                  per lultimo dellanno del 1968, o quello di Cesare 
                  Pardini, che viene ucciso su quello stesso lungarno dove viene 
                  picchiato Serantini. Tre fatti clamorosi cui vanno sommati le 
                  centinaia di arresti e denuncie. Come si può interpretare 
                  questa realtà anche rispetto al resto del contesto italiano? 
                 È vero quel che tu dici. Pisa, in quegli anni, è 
                  importante rispetto al panorama nazionale. Nasce in quella città 
                  Potere Operaio, il movimento studentesco ha un grande sviluppo, 
                  la presenza di una delle università di maggior prestigio 
                  è rilevante. Lattenzione della polizia a Pisa fu 
                  costante e anche la presenza dei servizi segreti. Ed era seguita 
                  dalle autorità politiche e dellordine pubblico 
                  con estrema attenzione. Le infiltrazioni nei movimenti furono 
                  costanti con lintento di dividere, controllare e reprimere. 
                  La classe dirigente politica locale fu incapace di interpretare 
                  quel che stava accadendo, di capire che cosa rappresentavano 
                  i gruppi della sinistra extraparlamentare. Capirlo, tra laltro, 
                  avrebbe evitato tante tragedie che sono accadute dopo, avrebbe 
                  evitato forse le violenze del terrorismo che hanno riportato 
                  la società italiana indietro di dieci, quindici anni. 
                  Linsufficienza dei gruppi dirigenti era ben visibile. 
                 
 Non ti sembra che a trentanni di distanza dal Sessantotto, 
                  dalla Strage di Stato, e da casi come questo di Franco, sia 
                  giunto il momento di aprire gli archivi dello Stato?  In Italia sono accaduti almeno tre fatti politico-criminali 
                  sui quali non sapremo mai, forse, la piena verità: Portella 
                  della Ginestra (1947) e Piazza Fontana (1969): nonostante il 
                  nuovo processo finito da non molto non sappiamo nulla sui veri 
                  e propri mandanti. Il terzo fatto è il sequestro Moro 
                  (1978). Sono i tre fatti nodali intorno ai quali si muove la 
                  storia italiana dalla fine della Seconda Guerra mondiale ad 
                  oggi. Essenziali perché conservano ancora oggi le tossine 
                  di possibili ricatti. Sono poche le persone che sanno. Non è 
                  certamente negli archivi che troveremo i documenti di quanto 
                  è avvenuto. Forse potremo trovare ancora qualcosa di 
                  marginale capace di aiutare le persone di buona volontà 
                  nella ricerca di qualche pezzo di verità. Ma gli scheletri 
                  non sono rimasti negli armadi.  I procuratori generali, come Calamari nel caso di Serantini, 
                  avevano un grande potere e promossero grandi inchieste e azioni 
                  repressive contro i movimenti di contestazione. Quale ruolo 
                  ebbero questi magistrati?  Allora furono i procuratori generali a far da argine contro 
                  i movimenti di contestazione. Si commette però, sempre, 
                  lerrore di valutare le istituzioni come un tutto omogeneo. 
                  Non lo furono allora come non lo sono adesso. Nel caso Serantini, 
                  abbiamo a Pisa lesempio di magistrati che si comportarono 
                  esemplarmente, come Paolo Funaioli, il giudice istruttore, e 
                  Salvatore Senese, allora pretore di Pisa. Non ci furono insomma 
                  soltanto i procuratori generali con la loro cultura medioevale, 
                  ci furono anche allinterno delle istituzioni uomini che 
                  si comportarono secondo verità e giustizia, con un modo 
                  diverso di intendere la vita e la società.  Al momento della Strage di Stato vi fu un gruppo di giornalisti 
                  coraggiosi che non si accontentò di riportare supinamente 
                  le veline della questura e si contrappose ai tentativi da parte 
                  delle autorità di dare una verità accomodante. 
                  Ecco, di quellesperienza, di quel gruppo che cosa è 
                  rimasto?  Ci fu la grande esperienza dei giornalisti non estremisti, 
                  borghesi, piuttosto, che diedero, anche per questo, molti pensieri 
                  agli uomini della polizia i quali non capivano quel che stava 
                  accadendo ed erano molto preoccupati perché questi giornalisti 
                  denunciavano con coraggio le responsabilità della polizia 
                  e dei servizi segreti nella repressione nei confronti dei movimenti 
                  politici. Volevano fare il loro mestiere, conoscere la verità 
                  dei fatti. Molti di loro sono stati fedeli per tutta la vita 
                  a questo stile di lavoro come Camilla Cederna, come Marco Nozza, 
                  come Giorgio Bocca. Che ancora oggi continua a scrivere coraggiosamente 
                  su quel che accade nel nostro paese dopo che la destra è 
                  andata al potere: contro la continua violazione della legalità, 
                  il mancato rispetto delle regole, il conflitto dinteressi 
                  che avvilisce tutti, loffesa delle minoranze. È 
                  vero che le generazioni di giornalisti venute dopo non hanno 
                  fatto quel che fece quel gruppo di giornalisti democratici, 
                  al quale appartenevo anchio. Si è perso il gusto 
                  della ricerca e della verità, la spoliticizzazione seguita 
                  al terrorismo ha reso arido il panorama del giornalismo. Non 
                  cè più uninchiesta, o quasi, un po 
                  perché i giornali non le vogliono, preferiscono spettacolarizzare 
                  la vita, un po perché i giornalisti non le sanno 
                  fare, un po perché manca la sincera passione di 
                  quel tempo. Non si può non pensare che anche il giornalismo 
                  non sia stato toccato, come le altre forme di espressione, da 
                  una sorta di impoverimento, di degenerazione, di passività; 
                  anche se mi sembra che ora si avverta qualche segno di risveglio. 
                  Forse le persone si stanno accorgendo che occorre vigilanza 
                  nei confronti di quanto stiamo vivendo. Non vogliamo infatti 
                  vivere un altro fascismo. I fascismi non appaiono nella storia 
                  sempre con le stesse modalità, ma possono comparire sotto 
                  altre forme. Sotto linfluenza mediatica. Ho limpressione 
                  che ci sia ora qualche moto dellanima e qualche presa 
                  di coscienza collettiva. La protesta e il rifiuto vanno dagli 
                  operai delle fabbriche ai professori, agli avvocati, ai giuristi, 
                  agli studenti. Perché vengono violati i diritti di chi 
                  lavora, perché la scuola pubblica è diventata 
                  nemica, perché si cerca di soffocare la giustizia. Insomma, 
                  la gente ricomincia a scendere in piazza e questo non è 
                  soltanto un fatto fisico, è una scelta di persone che 
                  in piazza non ci sono mai andate. E questo è molto importante, 
                  il grido di Nanni Moretti, è soltanto un 
                  segno. Chissà quante grida sono nascoste.  Lincontro con gli anarchici a Pisa come è stato? 
                  Ti ricordi qualcuno in particolare che ti ha colpito?  Me li ricordo come delle figure affettive, erano anziani [i 
                  Ciuti, Cazzuola, Capocchi ecc., n.d.c.] che trovavo nella sede 
                  anarchica. Non mi ricordo là dentro di giovani anarchici. 
                  Erano pochi, allora. Mi ricordo di Renzo Vanni, che mi aveva 
                  dato il suo libro [La Resistenza dalla Maremma alle Apuane], 
                  un libro che aveva indignato Serantini. Aveva fatto delle fotocopie 
                  del bando firmato da Almirante  la condanna a morte dei 
                  renitenti della Repubblica Sociale  ed era corso a distribuirle 
                  in tutti i quartieri della città. Vedi come si manifesta 
                  la grande passione politica. In poco tempo Serantini diventa 
                  cosciente. Che cosa era rimasto del ragazzo dellorfanotrofio 
                  di Cagliari?  Per uno che arriva a Pisa e cerca di conoscere la sua storia 
                  colpisce come la memoria di Serantini sia ancora viva, nel senso 
                  che lo conoscono più o meno tutti, più o meno 
                  sanno della sua vicenda umana e politica, come te lo spieghi? 
                 Perché fa parte della storia, delle viscere, della vita 
                  collettiva. Quella tragedia si è trasmessa dai padri 
                  ai figli. Quel lungarno Gambacorti è diventato un simbolo. 
                  La memoria è essenziale nella storia di una comunità. 
                  E forse oggi i giovani ricominciano a voler conoscere le storie 
                  di chi è venuto prima: la storia di Franco Serantini 
                  è la storia di un loro coetaneo, sfortunato, vittima 
                  dellingiustizia. La storia di una doppia morte. Quella 
                  di un ragazzo di ventanni ucciso in modo selvaggio dalla 
                  polizia e quella scritta dalle istituzioni dello Stato che non 
                  fa giustizia perché non vuole processare se stesso.  Franco Bertolucci
 
 Il ricordoa cura del Circolo F. Serantini
 Lapidi, libri, una scuola con il suo nome. Così 
                  è stato ricordato Franco.  A distanza di soli sei 
                  giorni dal funerale di Franco, che aveva visto in corteo migliaia 
                  di persone, il 13 maggio del 1972, durante una manifestazione 
                  organizzata da Lotta Continua con la partecipazione degli anarchici, 
                  sul palazzo Touhar  sede dellIstituto che aveva 
                  ospitato Franco  venne posta, senza alcuna autorizzazione, 
                  la lapide sulla quale ancora oggi si possono leggere queste 
                  parole: Un compagno di 20 anni / morto tra le mani / della 
                  giustizia borghese / visse in questa / che ora i proletari chiamano 
                  / piazza / Franco Serantini. In quel torno di tempo gruppi 
                  e circoli intitolati a Franco sorsero un po in tutta Italia. 
                  A Pisa per molti anni il 7 di maggio si sono ripetute imponenti 
                  manifestazioni, tra queste quella del 1977 (oltre diecimila 
                  persone) e del 1978 sono senzaltro le più importanti 
                  per partecipazione e intensità. Molte personalità 
                  dello spettacolo, della cultura e della politica, come Franco 
                  Fortini, Dario Fo, Umberto Terracini, Bianca Guidetti Serra, 
                  ecc., hanno concorso in vario modo alla diffusione della conoscenza 
                  della vicenda Serantini. Nel 1974, su iniziativa degli avvocati Arnaldo Massei e Giovanni 
                  Sorbi si costituì a Pisa il Comitato giustizia 
                  per Franco Serantini che svolse una cospicua attività 
                  di controinformazione. Tra le prime proposte del comitato, cui 
                  avevano aderito oltre agli amici e ai compagni di Franco anche 
                  molti cittadini, prese forma quella di innalzare un cippo 
                  marmoreo in ricordo del giovane militante. Il Comitato, 
                  inoltre, promosse la pubblicazione di due opuscoli, il primo 
                  dal titolo Franco Serantini un assassinio firmato, 
                  scritto da Luciano Della Mea, laltro dal titolo Giustizia 
                  per Franco Serantini curato dallAmministrazione Provinciale 
                  di Pisa. Nel 1975 uscì il libro di Stajano, Il sovversivo, 
                  che ebbe una buona risonanza in tutto il paese. Alle presentazioni 
                  del libro, a Milano come a Pisa, le sale erano stracolme di 
                  gente. Del testo venne anche edita una versione per le scuole 
                  medie e alcuni registi cinematografici proposero di portare 
                  sul grande schermo la storia di Serantini. Si aprì un 
                  dibattito e un confronto soprattutto tra Comencini e Stajano 
                  ma la proposta di una storia strappa lacrime tipo 
                  quella di Cuore non convinse Stajano che lasciò 
                  morire liniziativa.
 Nel 1977 un gruppo di insegnanti della scuola media di Borgo 
                  San Paolo a Torino guidato dal professore Ignazio Froghere propose 
                  di intitolare listituto a Serantini, la proposta venne 
                  accolta due anni dopo.
 In ricordo di Franco, nel 1979 i compagni anarchici di Pisa 
                  decisero di costituire una biblioteca che fosse un centro di 
                  conservazione e di divulgazione della memoria ma anche di promozione 
                  di studio sulla storia dellanarchismo e dei movimenti 
                  antiautoritari. Da allora la biblioteca F. Serantini 
                  è cresciuta grazie al concorso di tanti amici e compagni 
                  che hanno donato libri, giornali e riviste (a tuttoggi 
                  sono oltre sedicimila i volumi posseduti, 3600 i periodici, 
                  migliaia i documenti), diventando una struttura conosciuta a 
                  livello internazionale e frequentata da moltissime persone oltre 
                  che dagli studiosi. Nel 1982 sempre a Pisa si costituì 
                  il Circolo Culturale Franco Serantini e in quel torno di tempo 
                  un regista televisivo, William Azzella, iniziò le riprese 
                  di un documentario sulla vita del compagno assassinato. Il progetto 
                  non fu portato a termine per le pressioni che il regista ricevette 
                  dalle alte sfere dello Stato che ritenevano non 
                  opportuno, dato il momento politico che il paese stava 
                  attraversando, rinvangare una storia in cui la polizia e le 
                  autorità potevano essere presentate in una cattiva 
                  luce. Nel maggio del 1982, alcune centinaia di persone 
                  parteciparono alla inaugurazione, in piazza San Silvestro, del 
                  monumento che riporta la seguente scritta: Franco Serantini 
                  / 1951-72 / Anarchico ventenne / colpito a morte / dalla polizia 
                  / mentre si opponeva / ad un comizio fascista. Le autorità 
                  cercarono fino allultimo momento di convincere i compagni 
                  affinché desistessero dalliniziativa o che almeno 
                  modificassero la scritta togliendo ucciso dalla polizia. 
                  Ugo Mazzucchelli che faceva parte del Comitato giustizia 
                  per Franco Serantini, promotore delliniziativa insieme 
                  agli anarchici di Pisa e di tutta la Toscana, si oppose decisamente 
                  alle insistenze del Prefetto e delle altre autorità. 
                  Umberto Marzocchi e lavvocato Giovanni Sorbi tennero i 
                  discorsi commemorativi.
 Nel 1992 si svolse a Pisa una manifestazione anarchica nazionale 
                  cui parteciparono oltre un migliaio di compagni, per loccasione 
                  uscì il volume curato dal Circolo Culturale, Ventanni 
                  7 maggio 1972-1992. Nello stesso anno nacquero le edizioni 
                  BFS (Biblioteca Franco Serantini) gestite dallomonima 
                  cooperativa. Nel 1995 un gruppo di cittadini decise di costituire 
                  lAssociazione degli amici della Biblioteca Franco Serantini, 
                  allo scopo di sostenere lattività della biblioteca 
                  e favorire la crescita del patrimonio incentivando le donazioni.
 Ma è stato soprattutto laffetto espresso da tante 
                  persone, lavoratori, studenti e casalinghe della Pisa proletaria, 
                  a tenere viva negli anni la memoria del figlio di nessuno 
                  dimostrando il legame indissolubile del suo ricordo con la storia 
                  della città.
 E così di tanto in tanto piccole testimonianze, scritte 
                  sui muri, manifesti, iniziative musicali vengono dedicate a 
                  Franco e sulla sua tomba mani anonime depongono sempre dei fiori.
  Circolo F. Serantini
 
 
 
                     
                      | Per contatti: 
 Biblioteca 
                          Franco Serantini Largo Concetto Marchesi 56124 Pisa.
 Per corrispondenze:
 C.P. 247 - 56100 Pisa
 Tel. 
                          050 570995 Fax 050 3137201
 e-mail: biblioteca@ 
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 sito biblioteca: www.bfs.it
 sito casa editrice: www.bfspisa.com
 |   
 
 Gli anarchici a Pisadi Franco Bertolucci
 Negli anni precedenti il Sessantotto, Pisa è 
                  un laboratorio di idee e fermenti politici e sociali. 
                 Il movimento anarchico 
                  pisano nella metà degli anni Sessanta ha la sua sede 
                  storica in via S. Martino al n. 48 (la sede della Federazione 
                  Anarchica Pisana, inaugurata nel 1945 subito dopo la fine della 
                  seconda guerra mondiale). Il nucleo principale di militanti 
                  è composto da compagni della vecchia guardia eredi della 
                  vivace e robusta comunità libertaria che tra la Prima 
                  Internazionale e il Biennio Rosso è stata protagonista 
                  della storia sociale e politica della città e della provincia. 
                  Basti pensare che a Pisa tra il 1910 e il 1922 viene pubblicato 
                  un settimanale, LAvvenire anarchico che in più 
                  di unoccasione supera le cinquemila copie di tiratura 
                  mentre nel Casellario Politico Centrale dellArchivio di 
                  Stato di Roma sono più di 1500 gli anarchici schedati 
                  nella sola provincia della città della torre.
 Il nucleo di compagni sopravvissuti al fascismo e temprati da 
                  diversi decenni di intensa attività ha mantenuto, seppur 
                  in misura ridotta, la presenza libertaria nella città. 
                  Tra i diversi nomi che fanno riferimento alla FAP ricordiamo 
                  Otello Bellini, Spartaco Benedetti, Nilo Capocchi, Nilo Cazzuola, 
                  Cafiero e Foresto Ciuti, Unico Pieroni e altri, cui si affiancano 
                  diverse decine di compagni sparsi sul territorio provinciale 
                  come a Cascina (Giovanni Turini, Sergio Iacoponi, Ludovico Cajoli, 
                  ecc.), Pontedera (Mario Orsini) e Volterra (Piero Bulleri, Gino 
                  Fantozzi, Luigi Fanucci, Ettore Rosi). Accanto a questi ci sono 
                  anche diversi individualisti come il pisano ed ex ferroviere 
                  Armando Ghelardoni.
  Laboratorio di idee 
 Dopo il congresso della FAI del novembre 1965 la Federazione 
                  Pisana è una delle principali animatrici dellopposizione 
                  ad una strutturazione dellorganizzazione nazionale 
                  e promuove insieme ad altri numerosi gruppi la costituzione 
                  dei GIA (Gruppi di Iniziativa Anarchica) che avviene a Pisa 
                  nel convegno del 19 dicembre 1965. In quel torno di tempo, al 
                  gruppo storico si è unito un altro vecchio 
                  pisano Italo Garinei, emigrato a Torino prima della Grande guerra. 
                  Si devono a lui la pubblicazione di alcuni numeri unici di polemica 
                  politica dal titolo Iniziativa anarchica e, nella primavera 
                  del 1966, la ripresa delle pubblicazioni del Seme anarchico, 
                  precedentemente stampato nella città della Mole, dal 
                  febbraio 1951 al luglio-agosto 1965. Larrivo di Garinei 
                  insieme a quello di un nuovo compagno, Renzo Vanni, insegnante 
                  e storico che giovanissimo aveva partecipato alla Resistenza, 
                  dà nuovo impulso alle attività della federazione. 
                  Negli anni precedenti il Sessantotto, Pisa è un laboratorio 
                  di idee e fermenti politici e sociali che nascono soprattutto 
                  al di fuori del PCI e si coagulano intorno al movimento degli 
                  studenti e al giornale Il Potere operaio, portavoce di 
                  quella che, più che unorganizzazione intesa nel 
                  classico senso marxista-leninista, è unesperienza 
                  diretta di lavoro politico mirante soprattutto allesaltazione 
                  della radicalità delle lotte operaie, in quel periodo 
                  particolarmente vivaci, e delle forme di democrazia diretta 
                  degli organismi di massa spontanei, che in diverse zone del 
                  Paese stavano nascendo come espressione della nuova autonomia 
                  di classe.
 Anche per gli anarchici si apre un periodo di intensa attività 
                  politica, soprattutto nel campo della controinformazione antifascista. 
                  Daltronde cè da ricordare che allepoca 
                  tra i temi che accendono gli animi, provocano discussioni e 
                  manifestazioni, suscitano una delle principali battaglie che 
                  animano le discussioni e le manifestazioni, oltre alla solidarietà 
                  ai popoli in lotta del terzo mondo per la propria indipendenza, 
                  alla lotta contro la guerra in Vietnam, al conflitto arabo-israeliano, 
                  cè quella della lotta al fascismo. In Italia è 
                  attivo un partito, il Movimento Sociale Italiano, dichiaratamente 
                  erede del fascismo storico, soprattutto di quello nato con la 
                  Repubblica Sociale Italiana, che ha solidi collegamenti internazionali 
                  con gruppi e organizzazioni di vari paesi. In Europa ben due 
                  Paesi sono sotto il giogo di regimi fascisti (Spagna e Portogallo) 
                  e nel 1967 anche in Grecia la democrazia lascia il passo al 
                  regime dei Colonnelli. In Italia nel 1964 si è rischiato 
                  il colpo di stato con un complotto ordito dal generale 
                  De Lorenzo.
  Con posizioni critiche 
 Il clima dunque è incandescente e a Pisa, dove risiede 
                  una folta comunità di studenti greci, leco degli 
                  avvenimenti che si succedono nella madre patria ha un effetto 
                  dirompente negli equilibri politici dellUniversità. 
                  Fin dal 1967, un nucleo di studenti fascisti greci appoggiati 
                  dal MSI e da altre organizzazioni neofasciste ha promosso iniziative 
                  di propaganda che sono apparse come vere e proprie provocazioni 
                  e che hanno causato duri scontri allinterno del movimento 
                  studentesco, il quale, da parte sua, sta crescendo, radicandosi 
                  e assumendo un ruolo sempre più importante soprattutto 
                  nelle lotte contro le baronie universitarie attraverso 
                  nuove pratiche di lotta e di elaborazione teorica. Gli anarchici sono presenti, seppur a volte con posizioni critiche, 
                  in queste lotte, tantè che già durante il 
                  1967 molti studenti incominciano a frequentare la sede di via 
                  S. Martino che, peraltro, rappresenta lunico spazio disponibile 
                  in città e spesso lì si riuniscono i militanti 
                  di Potere Operaio e i diversi organismi del movimento degli 
                  studenti. Il 2 marzo 1969 si tiene a Pisa un convegno nazionale 
                  anarchico il cui odg prevede una discussione sui rapporti tra 
                  movimento anarchico e movimento studentesco, lintervento 
                  nel mondo del lavoro e lanalisi della situazione spagnola. 
                  Nella riunione, in cui emergono diverse interpretazioni della 
                  protesta studentesca, il gruppo pisano porta avanti la tesi 
                  che pur con i suoi limiti inevitabili derivati talora 
                  da una confusione didee, il movimento studentesco ha rappresentato 
                  e continua a rappresentare una forza antidogmatica e antitradizionalista. 
                  Nel movimento studentesco si individua unarea libertaria 
                  che si contrappone a quella di orientamento comunista.
 Il capodanno 1969 è la prima data tragica della storia 
                  del movimento di opposizione pisano. In quella occasione un 
                  gruppo di studenti, lavoratori, aderenti al movimento studentesco, 
                  al Potere Operaio pisano e ai gruppi anarchici contesta a Focette 
                  di Marina di Pietrasanta la festa dei ricchi borghesiche 
                  come ogni anno si ritrovano nel noto locale della Bussola. I 
                  carabinieri reagiscono con brutalità reprimendo la contestazione 
                  con cariche ed arresti. Un ragazzo giovanissimo cade a terra 
                  raggiunto alla schiena da uno dei diversi colpi di pistola che 
                  vengono sparati ad altezza duomo. Soriano Ceccanti, quando 
                  viene gravemente ferito (rimarrà paralizzato alle gambe 
                  per tutta la vita) ha 16 anni è studente e frequenta 
                  spesso la sede della Federazione Anarchica. Il suo caso ha una 
                  vasta eco sulla stampa nazionale, si tratta di uno dei primi 
                  fatti di sangue accaduti durante una manifestazione di contestazione 
                  dei giovani.
  Centinaia anzi migliaia 
 A Pisa il clima si surriscalda immediatamente, poche settimane 
                  dopo un giovane compagno anarchico, Michele Olivari, viene ferito 
                  al braccio durante uno scontro tra studenti ed alcuni esponenti 
                  della destra che hanno occupato la facoltà di Lingue. 
                  Il confronto tra militanti di opposte fazioni si fa sempre più 
                  serrato. Nellottobre del 1969 il gruppo anarchico ha intrapreso 
                  una campagna di solidarietà nei confronti dei compagni 
                  arrestati con la falsa accusa di essere gli esecutori degli 
                  attentati alla Fiera Campionaria di Milano. Il gruppo pisano 
                  ne conosce bene alcuni che frequentano lUniversità, 
                  come Faccioli, detenuto nel carcere Don Bosco di Pisa, e il 
                  22 ottobre organizza una riuscita manifestazione cittadina con 
                  ladesione di alcune centinaia di studenti. Nel frattempo 
                  i fascisti, il giorno 20 ottobre, si erano rifatti vivi alla 
                  facoltà di Lingue causando un nuovo scontro e ferendo 
                  tre studenti tra cui ancora il compagno Michele Olivari. Pochi 
                  giorni dopo, il 25 ottobre, alcuni studenti vengono nuovamente 
                  aggrediti dai fascisti che si rifugiano nella propria sede allinizio 
                  di via S. Martino. Centinaia di persone accorrono nel centro 
                  della città e mettono sotto assedio i fascisti. In poche 
                  ore le persone diventano migliaia e la Polizia perde il controllo 
                  della situazione intervenendo con cariche indiscriminate che 
                  vanno a colpire manifestanti e cittadini inermi. La popolazione 
                  è esasperata e risponde a questa ennesima prova di violenza 
                  gratuita, ne nasce uno scontro che si protrae per ben due ore 
                  nel centro storico della città. Il 27 ottobre uno sciopero generale blocca tutte le attività 
                  e dopo la manifestazione ed il comizio in piazza Martiri della 
                  Libertà organizzati dai sindacati e dai partiti della 
                  sinistra istituzionale, un corteo spontaneo di alcune migliaia 
                  di persone si dirige verso la sede del MSI. La polizia reagisce 
                  duramente con nuove violente cariche, durante uno dei numerosi 
                  scontri, sul lungarno Gambacorti, lo stesso dove verrà 
                  picchiato e arrestato Franco Serantini nel 1972, un lacrimogeno 
                  sparato ad altezza duomo colpisce mortalmente uno studente 
                  estraneo alla manifestazione, Cesare Pardini, la cui tragica 
                  morte ha un forte impatto sulla città. Ma la polizia 
                  e le autorità locali non mostrano cedimenti nella loro 
                  volontà di sottomettere, ad ogni costo, i movimenti di 
                  piazza. In poche altre città in Italia si raggiungerà 
                  un tale livello di repressione.
 
  A Pisa, non a caso 
 Pisa sembra, dunque, far parte di una precisa strategia dazione 
                  tesa a sperimentare il contenimento delle avanguardie 
                  della contestazione ma anche lefficacia dei sistemi 
                  repressivi e della provocazione politica (uso dei fascisti come 
                  strumento di provocazione degli scontri, ecc.). Sono centinaia 
                  gli studenti che vengono picchiati, arrestati e denunciati negli 
                  anni 1968-1972; per i fatti dellautunno del 1969 gli antifascisti 
                  denunciati vengono condannati ad oltre 16 anni complessivi di 
                  prigione. Il gruppo anarchico pisano è particolarmente 
                  attivo nel contrapporsi a questa azione repressiva, quasi tutti 
                  i volantini di questo periodo sono dedicati alla lotta contro 
                  la repressione e i fascisti. Renzo Vanni, collaboratore assiduo 
                  de LInternazionale è tra i principali promotori 
                  di questa campagna. Sempre presente in ogni manifestazione tenta, 
                  anche tramite la ricerca storica, di ricollegare le esperienze 
                  passate, la memoria del primo antifascismo e della Resistenza, 
                  alle nuove lotte. A Pisa allinizio degli anni Settanta dopo lo scioglimento 
                  del gruppo del Potere Operaio si sono costituite diverse organizzazioni 
                  di estrema sinistra: Lotta Continua, il Centro Karl Marx, la 
                  Lega dei comunisti, Avanguardia Operaia, il gruppo del Manifesto 
                  ecc. Anche fra gli anarchici nasce un nuovo gruppo, il Pinelli 
                  che si caratterizza da subito per il suo attivismo. Tra tutti 
                  questi gruppi quello che emerge per consistenza e diffusione 
                  è sicuramente Lotta Continua che, proprio qui, ha allevato 
                  anche i suoi principali leader nazionali come Adriano Sofri, 
                  e che mantiene in questo periodo una connotazione di movimento 
                  più che di partito. Cavalli di battaglia di LC sono la 
                  campagna contro il commissario Calabresi, uno dei responsabili 
                  della morte di Pinelli, e lantifascismo militante.
 Nel gruppo Pinelli, composto da giovani compagni come Massimo, 
                  Enrico, Paola, Rita, Paolo e il Vanni, Serantini 
                  riporta la propria breve esperienza politica; durante tutto 
                  il 1971 è tra i partecipanti del Mercato rosso 
                  nel quartiere popolare del CEP. Serantini, prima di aderire 
                  al gruppo G. Pinelli  nato sul finire del 1970 autonomo 
                  dalla FAP , aveva frequentato LC impegnandosi soprattutto 
                  nelle iniziative sociali. Ma il fatto più noto che coinvolge 
                  il gruppo, e lo stesso Serantini, è il ritrovamento del 
                  famoso bando di Almirante, rintracciato da Renzo Vanni presso 
                  larchivio storico del comune di Massa Marittima in provincia 
                  di Grosseto. Il documento che testimonia la partecipazione attiva 
                  di Almirante alla repressione contro i partigiani e la continuità 
                  storica tra il MSI ed il fascismo ha leffetto di una bomba 
                  e catapulta i pisani al centro della campagna nazionale contro 
                  il Movimento Sociale e il suo segretario. È in questo 
                  clima che i compagni di Pisa partecipano a tutte le manifestazioni 
                  antifasciste della primavera del 1972, coscienti anche dei rischi 
                  e dei pericoli derivanti dalla scelta delle Autorità 
                  di affrontare la piazza con un dispiegamento di forze impressionante.
 Le cronache dei giornali di quei giorni riportano notizie di 
                  scontri in tutte le principali città della Toscana, fino 
                  a quel fatidico 5 maggio.
  Franco Bertolucci
 
 
 
   Strage di Stato e strategia 
                  della tensione a cura della BFS
 Limpegno politico del giovane Franco Serantini 
                  (e di milioni di giovani di quella generazione) è segnato 
                  da una data: 12 dicembre 1969.  A Milano e a Roma venerdì 
                  12 dicembre 1969 tra le ore 16,37 e le 17,24 esplodono alcune 
                  bombe. La bomba di Milano alla Banca Nazionale dellAgricoltura 
                  di piazza Fontana, affollata come tutti i venerdì, giorno 
                  di mercato, provoca una strage. I morti sono sedici, molti dei 
                  novanta feriti hanno gli arti amputati dalle schegge. In un 
                  primo momento molti pensano che sia stata unesplosione 
                  derivata da qualche fuga di gas o da qualche caldaia. Lesplosione 
                  ferma gli orologi di piazza Fontana sulle 16,37: poco dopo in 
                  unaltra banca distante poche centinaia di metri, in piazza 
                  della Scala, un impiegato trova una borsa nera e la consegna 
                  alla direzione. È la seconda bomba milanese, quella della 
                  Banca Commerciale Italiana. Non è esplosa, forse perché 
                  il timer del congegno dinnesco non ha funzionato. Ma viene 
                  fatta esplodere in tutta fretta alle 21,30 di quella stessa 
                  sera dagli artificieri della polizia che lhanno prima 
                  sotterrata nel cortile interno della banca.
 È una decisione inspiegabile: distruggendo questa bomba 
                  così precipitosamente si sono distrutti preziosissimi 
                  indizi, forse addirittura la firma degli attentatori. In mano 
                  alla polizia rimangono solo la borsa di similpelle nera uguale 
                  a quella di piazza Fontana, il timer di fabbricazione tedesca 
                  Diehl Junghans, e la certezza che la cassetta metallica contenente 
                  lesplosivo è anchessa simile a quella usata 
                  per la prima bomba. Le bombe di Roma sono tre. La prima esplode 
                  alle ore 16,45 in un corridoio sotterraneo della Banca Nazionale 
                  del Lavoro, tra via Veneto e via San Basilio. Tredici feriti 
                  tra gli impiegati, uno gravemente. Ma anche questa poteva essere 
                  una strage. Alle 17,16 scoppia un ordigno sulla seconda terrazza 
                  dellAltare della Patria, dalla parte di via dei Fori Imperiali. 
                  Otto minuti dopo la terza esplosione, ancora sulla seconda terrazza 
                  ma dalla parte della scalinata dellAra Coeli. Frammenti 
                  di cornicione, cadendo, feriscono due passanti. Ma questi ultimi 
                  due ordigni sono molto più rudimentali e meno potenti 
                  degli altri.
 
  Il volo di Pinelli 
 La reazione del Paese è di sdegno per gli attentati, 
                  di dolore per le vittime. Ma non si assiste a nessun fenomeno 
                  di isteria collettiva, la strage non ha sbocco politico immediato 
                  a livello di massa, e soprattutto non contro la sinistra, anche 
                  se immediatamente dopo la bomba di piazza Fontana le indagini 
                  e le relative dichiarazioni ufficiali puntano solo in questa 
                  direzione nella ricerca dei colpevoli (un discorso a parte meriterebbe 
                  il ruolo giocato in questa fase dalla stampa indipendente. 
                  Basterà sottolineare che, oltre ovviamente a Il Secolo 
                  dItalia, si sono distinti nellincitare alla 
                  caccia allestremista di sinistra, La Stampa 
                  di Torino e i quotidiani della catena editoriale del Cav. Attilio 
                  Monti. Il Tempo di Roma, il 13 dicembre è arrivato 
                  al punto di pubblicare con ampio risalto che La notizia 
                  degli attentati è stata data nel corso di unassemblea 
                  alla Città Universitaria da un oratore di Potere Operaio 
                  il quale ha rivendicato al suo gruppo la paternità della 
                  strage riscuotendo lapplauso degli studenti presenti
). 
                  Gli organi di polizia, soprattutto la direzione della questura 
                  di Milano allora diretta da Marcello Guida, indirizzano da subito 
                  le indagini in gran parte nellarea della sinistra extraparlmentare 
                  e anarchica. Centinaia sono le perquisizioni e i fermi, numerosi 
                  compagni sono portati in questura per interrogatori svolti spesso 
                  fuori da ogni rispetto della legalità, tra 
                  questi Pino Pinelli che la sera del 15 dicembre cade 
                  dal quarto piano degli uffici della Questura e muore. Pinelli 
                  era stato invitato negli uffici della questura dallispettore 
                  Luigi Calabresi, noto per le sue attenzioni nei 
                  confronti degli anarchici. Pinelli è la diciassettesima 
                  vittima della strategia del terrore promossa da 
                  quegli oscuri apparati politici e dei servizi segreti 
                  che hanno lintenzione di bloccare quella ondata di proteste 
                  e i movimenti che sono stati i protagonisti delle lotte sociali 
                  nel biennio 1968-69.
 Le bombe del 12 dicembre sconvolgono e sorprendono soprattutto 
                  per la loro ferocia, ma sarebbe inesatto dire che giungono inattese. 
                  Rappresentano il momento culminante di una escalation di fatti 
                  noti e ignoti che avvengono durante lintero 1969 e che 
                  fanno parte di un preciso disegno politico. Alcuni di essi riconsiderati 
                  oggi nella loro sinistra successione acquistano un significato 
                  molto chiaro.
 Le bombe del 12 dicembre scoppiano in un paese dove, a partire 
                  dal 3 gennaio 1969, ci sono stati 145 attentati: dodici al mese, 
                  uno ogni tre giorni, e la stima forse è per difetto.
 Novantasei di questi attentati sono di riconosciuta marca fascista 
                  o per il loro obiettivo (sezioni del PCI o del PSIUP, monumenti 
                  partigiani, gruppi extraparlamentari di sinistra, movimento 
                  studentesco, sinagoghe ecc.) o perché gli autori sono 
                  stati identificati. Gli altri sono di origine ufficialmente 
                  incerta spesso addebitati a gruppi della sinistra estrema e 
                  agli anarchici, come le bombe del 25 aprile alla Fiera campionaria 
                  e alla stazione centrale di Milano. In realtà ci vuole 
                  poco a scoprire che la lunga mano che li promuove è sempre 
                  la stessa, e cioè una mano che pone diligentemente in 
                  atto i presupposti necessari alla strategia della tensione 
                  che sta maturando a più alto livello politico e che è 
                  stata riportata alla luce non solo dalle controinchieste del 
                  movimento di quegli anni ma anche dai numerosi processi che 
                  si sono svolti fino allultimo di pochi mesi orsono che 
                  ha visto imputati diversi fascisti.
    Una lunga catena di attentati 
 Ma il 1969 è anche ricordato per londata repressiva 
                  che colpisce non solo gli anarchici e i gruppi dellestrema 
                  sinistra ma anche migliaia di lavoratori in tutta Italia. Lanno 
                  precedente, il 1968, si era già chiuso con leccidio 
                  di Avola in provincia di Siracusa dove erano stati uccisi due 
                  braccianti; il 1969 era iniziato con il ferimento dello studente 
                  Soriano Ceccanti (rimarrà paralizzato per tutta la vita) 
                  durante la contestazione del capodanno dei ricchi 
                  al locale della Bussola di Focette in provincia di Lucca; a 
                  fine febbraio Domenico Congedo studente universitario muore 
                  a Roma durante gli incidenti causati dallintervento della 
                  polizia e dei fascisti contro le occupazioni delle facoltà 
                  portate avanti dagli studenti; allinizio di aprile a Battipaglia 
                  durante uno sciopero la polizia attacca i manifestanti uccidendo 
                  due persone e arrestando 119 uomini e donne; in ottobre a Pisa, 
                  durante una manifestazione antifascista, la polizia carica duramente 
                  i manifestanti con lancio di bombe lacrimogene che provocano 
                  la morte dello studente universitario Cesare Pardini. Per le 
                  manifestazioni e gli avvenimenti durante tutto lautunno 
                  caldo del 1969, i sindacati registrarono ben 13.903 denuncie 
                  a carico di lavoratori così suddivise: 3.922 lavoratori 
                  agricoli (quasi tutti al Sud); 2.158 metalmeccanici; 1.966 ospedalieri; 
                  1.103 vigili urbani; 652 chimici; 610 edili; 473 alimentaristi; 
                  543 tessili; 346 minatori; 321 trasportatori; 250 statali e 
                  parastatali. Le bombe del 1969 sono solo linizio di una lunga catena 
                  di attentati, in gran parte rimaste impuniti, che hanno insanguinato 
                  il nostro paese per più di un decennio e che hanno visto 
                  coinvolti a diversi gradi di responsabilità fascisti 
                  e apparati dello Stato. Già fin dalle prime settimane 
                  dopo lattentato di Milano la gente, i lavoratori e gli 
                  studenti avevano intuito il ruolo delle istituzioni, tanto è 
                  vero che la strage di piazza Fontana venne presto ribattezzata 
                  la Strage di Stato.
  BFS
 
 
                  
                     
                      | Bibliografia 
                          minima  La 
                          strage di Stato. Controinchiesta, Roma, La nuova 
                          sinistra, Samonà e Savelli, 1970  Crocenera 
                          anarchica, Le bombe dei padroni. Processo popolare 
                          allo stato italiano nelle persone degli inquirenti per 
                          la strage di Milano, Ragusa, La Fiaccola, 1989 (19701). 
                           Le 
                          bombe di Milano. Testimonianze, Parma, Guanda, 1970. 
                           Vincenzo 
                          Nardella, Noi accusiamo! Contro la requisitoria per 
                          la strage di stato, Milano, Jaca Book, 1971.  Marco 
                          Sassano, La politica della strage, Padova, Marsilio, 
                          1972.  Roberto 
                          Pesenti, Marco Sassano (a cura di), Fiasconaro e 
                          Alessandrini accusano. La requisitoria su la strage 
                          di piazza Fontana e le bombe del 69, Venezia-Padova, 
                          Marsilio, 1974.  Giorgio 
                          Boatti, Piazza Fontana. 12 dicembre 1969: il giorno 
                          dellinnocenza perduta, Milano, Feltrinelli, 
                          1993.  Adriano 
                          Sofri (a cura di), Il malore attivo dellanarchico 
                          Pinelli. La sentenza del 1975 che chiuse listruttoria 
                          sulla morte del ferroviere Pino Pinelli, che entrò 
                          innocente in un ufficio al quarto piano della Questura 
                          di Milano, e ne uscì dalla finestra, il 15 dicembre 
                          1969, Palermo, Sellerio, 1996.  Luciano 
                          Lanza, Bombe e segreti. Piazza Fontana 1969, 
                          Milano, Elèuthera, 1997. |  
 Il sovversivodi Corrado Stajano
 
 Brani tratti dal libro di Stajano, fresco di 
                  ristampa presso le edizioni BFS.   Le stimmate della Santa 
 Il posto dove fu colpito a morte è sul lungarno Gambacorti 
                  di Pisa, tra la via Toselli e la via Mazzini. Si lascia sulla 
                  sinistra, venendo dal ponte di Mezzo, il palazzo del Comune 
                  e si cammina lungo una ininterrotta serie di piccole botteghe 
                  che forse esistono da secoli e hanno mutato soltanto il genere 
                  dei loro minuti commerci. Una mescita di vino al numero 10, 
                  allangolo di via delle Belle donne; un tappezziere al 
                  numero 13; un aggiustatore di macchine fotografiche al 14; la 
                  calzoleria La rapida al 16; lagenzia Sbrana, 
                  compravendita e affitti, al 18; il circolo Enal al 19. Alle spalle dellisolato, via della Nunziatina, nellintricato 
                  quartiere del sottoproletariato rosso. Di là dallArno, 
                  sotto i palazzi aristocratici e inaccessibili, lo scalo del 
                  carbone con la lapide che ricorda lapprodo della barca 
                  di Garibaldi ferito sullAspromonte.
 Non lontano dal lungarno Gambacorti, tante volte citato nei 
                  rapporti dei commissari di pubblica sicurezza, nei verbali dei 
                  sostituti procuratori della Repubblica, nelle sentenze dei giudici 
                  istruttori, nelle cronache dei giornali e nelle relazioni dei 
                  periti medico-legali, splendono i gioielli dellarte e 
                  della religione, Santa Maria della Spina, San Paolo a Ripa dArno 
                  e, a pochi passi, la chiesa di Santa Cristina dove, il 1° 
                  aprile 1375, santa Caterina da Siena ricevette le Sacre Stimmate, 
                  cinque lucidissimi raggi sanguigni, usciti dal Santissimo 
                  crocifisso sullaltare e andati a ferire le mani di Caterina, 
                  i piedi, il suo castissimo e virgineo petto.
 Ma la sera del 5 maggio 1972, né la patrona dItalia, 
                  né la presenza antica di bellezza e di arte, né 
                  i segni della storia e della cultura servirono a salvare dalla 
                  furia della polizia, tra la bottega del vinaio e quella del 
                  tappezziere, un giovane non alto, ricciuto, gli occhiali da 
                  miope, il viso serio e sofferto, vestito con una giacca marrone, 
                  un paio di pantaloni di lana nera, una camicia con le maniche 
                  lunghe dai disegni fantasia color giallo arancione. Franco Serantini, 
                  di ventanni, sardo, anarchico, figlio di nessuno nella 
                  vita come nella morte.
 (p. 7)
 
 
  Tessera AVIS 146 
 Non sono in molti a poter dire di conoscerlo bene, anche adesso 
                  che ha ancora pochi mesi da vivere. È cambiato, indossa 
                  un montgomery nero, porta un paio di stivaletti, fuma la pipa, 
                  infila e toglie di continuo gli occhiali dal naso, forse per 
                  un tic, ha i capelli sempre più ricciuti, sempre più 
                  arruffati. Parla una lingua anonima, non ha nulla che serva 
                  a distinguerlo o a farlo ricordare: la sua è solo una 
                  delle migliaia di facce giovani che sintravedono in quegli 
                  anni nelle marce studentesche, in una gran nuvola che corre. 
                  Serantini passa le ore libere nelle aule della Sapienza, in 
                  mezzo agli universitari o in piazza Garibaldi accanto al monumento 
                  mascherato di tatze-bao o davanti al bar lì vicino, in 
                  crocchio con i ragazzi di Lotta Continua e con gli altri extraparlamentari 
                  di sinistra. [
]
 Ha fatto esperienze nuove: donatore di sangue allAvis, 
                  tessera numero 146, in estate è andato a lavorare a Viareggio, 
                  cameriere al ristorante Zi Rosa, lanno prima si 
                  è occupato come stagionale in una fabbrica di piastrelle. 
                  Ha conosciuto Renzo Vanni, ha conosciuto Luciano Della Mea e 
                  la domenica, qualche volta, quando non sta con Sauro, Alfredo, 
                  Ettore, Enrico, i suoi coetanei, va con i Della Mea a Marina 
                  di Pisa, a Tirrenia, in pineta.
 A scuola se la cava. È stato promosso, frequenta il corso 
                  di contabilità dazienda, terza B: Bartoli, Bianchi, 
                  Biso, Borrello, Ceccanti, Chiellini, Coli, Davini, De Luca, 
                  Ferri, Giovacchini, Massei, Mauriziani, Quadrilli, Rossi, Saviozzi, 
                  Serantini. È fiero, caparbio, individualista, con il 
                  senso della giustizia, capace di portare avanti a ogni costo 
                  le sue idee. Una volta che gli studenti fanno uno sciopero che 
                  lui considera corporativo e non condivide, si fa fare lezione 
                  da solo. Lo interessa la storia, il fascismo, la Resistenza, 
                  è rimasto molto colpito dalla morte di Pinelli, ne parla 
                  con la professoressa di italiano, Anna Maria Montella. In un 
                  tema scrive della Sardegna, si vanta di esser capace di fare 
                  il formaggio e la ricotta per aver vissuto, chissà quando, 
                  con dei pastori.
 Non è settario, gli piace discutere con tutti, con il 
                  cappellano del riformatorio, con linsegnante di religione. 
                  Ricorda il preside, Fulgido Lucani: Mi parlava di sé, 
                  di come avrebbe voluto la società, libera e giusta, col 
                  tacito accordo che nessuno di noi due doveva far opera di persuasione 
                  nei confronti dellaltro. Conosceva bene la mia posizione 
                  religiosa, di cattolico e ideologica, sono iscritto alla Democrazia 
                  Cristiana. Durante il periodo pasquale, quando venne il sacerdote 
                  per la benedizione delle aule, mi chiese di non assistere alla 
                  cerimonia, titubante. Gli dissi che era nel suo diritto. Le 
                  sue parole furono amare: La famiglia, la religione, la 
                  società costituita sono miti che finora mi hanno fatto 
                  del male. Non gli risposi.
 (pp.43-44)
 
 
  Varie cariche e successivo rastrellamento 
 Rapporto del commissario capo della questura di Pisa al signor 
                  procuratore della repubblica: Verso le ore 18,30 di ieri, poco dopo linizio in 
                  largo Ciro Menotti del comizio dellon. Giuseppe Niccolai 
                  del msi, numerosi estremisti appartenenti a gruppi della sinistra 
                  extraparlamentare, appositamente convenuti in questo capoluogo 
                  a seguito di una vasta mobilitazione promossa principalmente 
                  dal gruppo politico Lotta Continua di Pisa che da vari giorni 
                  aveva, come noto, manifestato con intensa attività propagandistica, 
                  il proposito di ostacolare a qualsiasi costo lo svolgimento 
                  del comizio stesso nel quadro di un preciso disegno rivolto 
                  a impedire ogni propaganda elettorale del msi, non potendo giungere 
                  sul luogo della riunione elettorale per il massiccio servizio 
                  dordine predisposto per loccasione, si attestavano 
                  in folti gruppi sui Lungarni Mediceo e Pacinotti e Ponte di 
                  Mezzo, improvvisando prima una manifestazione sediziosa allindirizzo 
                  della Forza pubblica che si trovava a presidiare la piazza Garibaldi 
                  alle dipendenze del sottoscritto Funzionario, inveendo con slogan 
                  vilipendiosi come: Polizia fascista - ps-ss 
                  - Fascisti carogne tornate nelle fogne - Poliziotti 
                  culaioli - Buffoni e simili. I dimostranti 
                  che andavano sempre più riunendosi in blocco compatto, 
                  ad un certo momento hanno scagliato contro le Forze di Polizia 
                  pietre e altri corpi contundenti come palline di vetro, piombini 
                  con chiodi, servendosi di apposite fionde per cui lo scrivente 
                  si vedeva costretto a respingere la violenza dei dimostranti 
                  i quali si dividevano su tre fronti rispettivamente Logge dei 
                  banchi, lungarno Pacinotti allaltezza dellhotel 
                  Nettuno e lungarno Mediceo allaltezza di piazza Cairoli. 
                  Da queste posizioni e da altre sul lungarno Gambacorti, corso 
                  Italia, Ponte della Fortezza, ecc. hanno sviluppato per alcune 
                  ore molteplici azioni di guerriglia urbana, anche mediante lancio 
                  di numerose bottiglie molotov, che sono state ovunque 
                  stroncate dal deciso intervento delle Forze dellOrdine 
                  che hanno contemporaneamente assicurato il regolare svolgimento 
                  dei successivi comizi.
 Nel corso delle varie cariche e del successivo rastrellamento 
                  compiuto al termine degli interventi, sono state fermate n. 
                  27 persone di cui 9 tratte in arresto per manifestazione sediziosa, 
                  violenza e resistenza a P. U., danneggiamento aggravato.
 Per quanto riguarda gli arrestati si trasmette lelenco 
                  ed i relativi singoli verbali redatti dagli agenti operanti, 
                  significando che tra di essi i nominati Kapoolos Alessandro, 
                  cittadino greco, Tsolinas Evangelo, cittadino greco, Megalofon 
                  Ottone, cittadino greco, sono stati prima accompagnati al Pronto 
                  soccorso del locale ospedale perché presentavano lesioni 
                  varie, come da referti trasmessi a codesta Procura dal Posto 
                  fisso dellOspedale civile Santa Chiara con rapporto n. 
                  868 in data di ieri, cui sono allegati anche i referti relativi 
                  a lesioni riportate da altre tre persone che presumibilmente 
                  hanno partecipato alla manifestazione sediziosa e nei cui confronti 
                  sono in corso accertamenti.
 Si fa presente altresì che allarrestato Rondinelli 
                  Giovanni sono state riscontrate dal dott. Giuseppe Ferrari, 
                  medico del Corpo delle guardie di ps da cui è stato fatto 
                  visitare, nella caserma Mameli delle guardie di 
                  PS: Contusione escoriata allo zigomo ds, giudicata 
                  guaribile in gg. 5 s. c. come da allegato referto.
 [
]
 Fra le Forze dellOrdine si lamentano 20 contusi leggeri 
                  nei reparti della ps e n. 2 nei reparti dei Carabinieri.
 Sono state rastrellate numerose bottiglie molotov, 
                  ceste e sacchetti contenenti sassi che erano state predisposte 
                  dai dimostranti per impiegarle contro le Forze dellOrdine; 
                  detto materiale con separato reperto sarà depositato 
                  presso codesta Cancelleria penale.
 Si allegano n. 9 verbali di arresto, significando che larrestata 
                  Morelli Morena è stata tradotta al carcere di Lucca in 
                  quanto il locale carcere ha dichiarato di non poterla ricevete 
                  per indisponibilità attuale del reparto femminile.
 (pp. 60-62)
 
 
  Io resto, non mi beccano 
 Lultima persona che vede Franco Serantini prima che la 
                  polizia lo colpisca è Valeria. Lo incontra sul Ponte 
                  di Mezzo, appena lasciato il bar Crott. Sulla città incombe 
                  come una cappa di tragedia, la ragazza ha paura, corre inquieta 
                  verso una casa di amici che abitano poco lontano. È una 
                  bella ragazza alta, dalla faccia limpida, sovrasta Franco di 
                  mezza testa: Tu vieni via, gli dice un po 
                  imperiosa, un po trepida. Io resto, non mi beccano, 
                  risponde lui che sincammina da solo verso la sua morte, 
                  di là dal ponte, poi sulla destra, in lungarno Gambacorti. 
                  Gruppi di giovani hanno costruito una barricata, intralciano 
                  il traffico, lanciano pietre e bottiglie molotov. Poi la polizia 
                  attacca, gli agenti sembrano frenetici automi, sparano centinaia 
                  di candelotti in ogni direzione. Il sindaco Lazzari si affaccia 
                  a una finestra del palazzo Gambacorti e grida ai poliziotti 
                  di smetterla di prender di mira il Comune:
 Dissi che ero il sindaco, dissi che era in corso una riunione 
                  di giunta, la responsabilità di ciò che si stava 
                  facendo nel palazzo era mia, che tutto era calmo, nessuno dallalto 
                  minacciava la polizia. Puntavano le armi in su, sparavano un 
                  candelotto dopo laltro, davano limpressione di essere 
                  drogati.
 Non è che dessero ascolto alle mie parole, seguitavano 
                  a lanciare candelotti contro le bifore .
 Testimonianza di Italo Fantoni, piazza delle Vettovaglie: Ero 
                  in lungarno Gambacorti, tra la chiesa e il comune. Davanti a 
                  me cera un reparto della celere che stava sparando una 
                  gran quantità di bombe lacrimogene. Ad un certo momento, 
                  uno dei celerini che sembrava un graduato, ha estratto la pistola 
                  dal fodero e ha sparato con il braccio teso verso di noi. Io 
                  mi sono buttato in mezzo a due macchine. I colpi che ho sentito 
                  mi sembrano essere stati quattro.
 Testimonianza di Paola Sgrilli, di Pistoia: Da un appartamento 
                  di via Toselli ho potuto assistere a questo episodio. Durante 
                  i primissimi momenti succeduti alla carica sul lungarno Gambacorti, 
                  un folto gruppo di appartenenti alle forze di ps si dirigeva 
                  in via Toselli. Mentre i dimostranti si disperdevano nei vicoli 
                  circostanti, un agente puntava la pistola e sparava alcuni colpi 
                  ad altezza duomo. Dopo pochi minuti un secondo agente 
                  sparava a sua volta tre o quattro colpi, sempre con larma 
                  puntata ad altezza duomo. Immediatamente dopo ho udito 
                  distintamente un graduato invitare un altro agente a non sprecare 
                  le munizioni.
 Una gran nuvola di fumo, di fuoco, di gas lacrimogeni gonfia 
                  il lungarno, dalla fermata dellAtum verso la chiesa di 
                  Santa Cristina, verso via Toselli, la piazzetta della Banca 
                  Toscana, via Mazzini. Poi, dal Ponte di Mezzo, poco prima delle 
                  otto di sera, avanza una colonna formata da una quindicina di 
                  jeep e di gipponi, una sessantina di uomini del secondo e terzo 
                  plotone della terza compagnia del i Raggruppamento celere di 
                  Roma.
 Che cosa accade a Serantini? Sarebbe bastata una fuga di pochi 
                  passi, mentre la prima jeep abbatte la barricata costruita con 
                  macchine bruciate e tabelloni pubblicitari. Girato langolo 
                  di via Mazzini si sarebbe trovato nella casbah della Nunziatina 
                  dove la polizia si avventura difficilmente e dove si sarebbe 
                  salvato, insieme con i compagni nascosti dietro gli usci, nelle 
                  case, nelle botteghe, con laiuto delle donne e degli uomini 
                  del quartiere che hanno fama quarantottesca. Una volta respinsero 
                  la polizia con lolio bollente fatto colare dalle finestre. 
                  Serantini lo sa, ma immobile e disarmato, aspetta invece che 
                  i poliziotti gli saltino addosso e lo feriscano a morte.
 Testimonianza di Moreno Papini, lungarno Gambacorti 12: Erano 
                  circa le 20. Io mi trovavo alla finestra di un appartamento 
                  proprio sotto il mio, in lungarno Gambacorti. Sotto di me cerano 
                  alcune persone. Ho sentito le sirene delle camionette venire 
                  dalla parte del Comune, mentre la gente scappava verso via Mazzini. 
                  Le camionette sono arrivate e si sono fermate sotto la casa 
                  mia dalla parte delle spallette dellArno. Nello stesso 
                  momento stavano arrivando alcuni celerini a piedi. Allora mi 
                  sono sporto dal davanzale della finestra e ho visto che stavano 
                  agguantando uno. Proprio vicino al marciapiede, esattamente 
                  sotto la mia finestra, una quindicina di celerini gli sono saltati 
                  addosso e hanno cominciato a picchiarlo con una furia incredibile. 
                  Avevano fatto cerchio sopra di lui tanto che non si vedeva più, 
                  ma dai gesti dei celerini si capiva che dovevano colpirlo sia 
                  con le mani che con i piedi, sia con i calci dei fucili. Ad 
                  un tratto alcuni celerini sono scesi dalle camionette lì 
                  davanti, e sono intervenuti sul gruppo di quelli che picchiavano, 
                  dicendo frasi di questo tipo: Basta, lo ammazzate! 
                  È successo un po di tafferuglio fra i due gruppi 
                  di ps. Poi uno che sembrava un graduato è entrato nel 
                  mezzo e con un altro celerino lo hanno tirato su. Solo in quel 
                  momento lho potuto vedere in faccia, perché teneva 
                  la testa ciondoloni sulla schiena. Aveva i capelli neri, gonfi 
                  e ricciuti e aveva la carnagione scura. Lo hanno poi trascinato 
                  verso le camionette mentre il graduato gli dava ancora qualche 
                  schiaffetto per rianimarlo.
 Verbale di arresto di Serantini Franco firmato dal commissario 
                  di ps Giuseppe Pironomonte: Lanno millenovecentosettantadue, 
                  addì 5 del mese di Maggio, alle ore 20,10 in Pisa, lungarno 
                  Gambacorti, angolo via Mazzini. Noi sottoscritti Dr. Pironomonte 
                  Giuseppe, Commissario di P.S. appartenenti alla Questura di 
                  Pisa, diamo atto a chi spetta che nelle suddette circostanze 
                  di tempo e di luogo, durante il servizio di ordine pubblico, 
                  in occasione del comizio tenuto dallon. Giuseppe Niccolai 
                  del msi, abbiamo proceduto allarresto di: Serantini Franco, 
                  nato a Cagliari il 16.7.1951, ivi residente, in atto ricoverato 
                  nella casa di rieducazione di Pisa, perché resosi responsabile 
                  di: manifestazione sediziosa, vilipendio alle forze di polizia 
                  e altro. Il Serantini, infatti, durante la manifestazione, in 
                  occasione di una carica effettuata al fine di respingere una 
                  violenza che i dimostranti effettuavano con lancio di pietre, 
                  bottiglie incendiarie ed altro materiale, lanciava insulti ai 
                  tutori dellordine. Di quanto precede e perché consti, 
                  abbiamo redatto il presente verbale che previa lettura e conferma, 
                  sottoscriviamo e rimettiamo, in uno allarrestato, ai nostri 
                  Superiori per il di più a praticarsi.
 (pp. 67-70)
 Verbale dinterrogatorio dellimputato Serantini Franco.
 A domanda risponde: Dicono che io abbia lanciato contro 
                  la polizia pietre ed altro materiale incendiario, ma per la 
                  verità non riesco a ricordare.
 Chiesto allimputato per quale ragione si era recato ieri 
                  sera nel luogo della città dove si verificarono i tumulti, 
                  risponde: Ci andai perché ci si crede.
 a.d.r. Chiesto allimputato in che cosa crede, risponde: 
                  Sono anarchico.
 a.d.r. Fui arrestato nel corso di una carica, mentre scappavo. 
                  Mi giunsero addosso una decina di poliziotti e mi colpirono 
                  alla testa. Accuso infatti forti dolori al capo ancora attualmente.
 a.d.r. Non credo di avere insultato la polizia. Uno dei 
                  poliziotti che mi fermò sostiene che io labbia 
                  chiamato porco, ma non credo di averlo fatto, perché 
                  non è la mia frase abituale,
 a.d.r. Non credo di avere avuto tra le mani ieri sera 
                  pietre o bottiglie incendiarie; anche perché persi gli 
                  occhiali e non sarei stato in grado di lanciarle.
 a.d.r. Quando mi recai alla manifestazione ieri sera non 
                  ero daccordo con nessuno; ci andai come cane sciolto.
 (p. 73)
 
 
  La città presente e dolente 
 Sulla bara è stesa la bandiera anarchica, rossa e nera. 
                  I compagni la portano sulle spalle, sembra che laccarezzino 
                  con la guancia. Le migliaia di bandiere del corteo, rosse, rosse 
                  e nere, nere con la A rossa, formano come una gigantesca 
                  rastrelliera di lance, le facce sono minacciose, il dolore si 
                  mescola alla rabbia. Il funerale di Franco Serantini, martedi 9 maggio 1972: un misto 
                  di sfacelo e di orgoglio, di tensione e di consapevolezza che 
                  ancora una volta è finita, per uno, forse per tutti. 
                  Ci sono i ragazzi delle manifestazioni, delle marce, dei sit-in, 
                  della protesta, coi giubbotti, i maglioni, i blue-jeans, le 
                  barbe, i berretti cinesi, ci sono gli anarchici di tutta la 
                  Toscana, alcuni, i più anziani, con i cravattoni neri, 
                  ci sono il sindaco, i deputati della sinistra, i sindacalisti, 
                  i comunisti, i socialisti, i giovani repubblicani.
 Una ragazza assorta, che cammina proprio davanti alla bara, 
                  tiene con le due mani un mazzo di gladioli rossi. I netturbini 
                  reggono la loro corona, unaltra corona la portano i ragazzi 
                  del riformatorio. La corona della giunta comunale è di 
                  calle bianche, tenuta alta dai vigili urbani. I detenuti del 
                  Don Bosco hanno inviato delle margherite, dalla massa di teste 
                  spuntano cuscini di viole, di rose, di garofani.
 [
]
 Quelli di Lotta Continua sono venuti da piazza San Silvestro 
                  marciando in migliaia attraverso mezza città, con bandiere 
                  tutte uguali, dallasta di legno chiaro, in corteo dietro 
                  un enorme striscione rosso, teso a pochi centimetri da terra: 
                  Franco rivoluzionario anarchico aSSaSSinato dalla 
                  giustizia borghese.
 Il funerale si muove dallobitorio davanti allOrto 
                  botanico in via Roma. Serantini è rimasto per molte ore 
                  nudo, il suo vestito era stato sequestrato per la perizia e 
                  lui non ne possedeva un altro. Poi è arrivato un compagno 
                  con una giacca, un paio di pantaloni e una rosa rossa da mettergli 
                  sul petto.
 La città è partecipe, dolente, il popolo porta 
                  fiori, le donne sostituiscono la madre ignota e piangono il 
                  figlio di nessuno. Il corteo, che svolta nel Campo dei Miracoli 
                  è di una cupa suggestione. Il rosso e il nero delle bandiere 
                  e le migliaia di pugni levati verso il sole pomeridiano fanno 
                  sembrare ancora più candido e immoto il marmo della cattedrale, 
                  della torre, del battistero e più morbido il verde del 
                  prato. Cè unatmosfera di attesa solenne, 
                  cè un gran silenzio, rotto dal rullare dei passi.
 No, non erano funerali regali, erano funerali popolari. 
                  Nulla in essi era ordinato, tutto avveniva spontaneamente, in 
                  modo improvvisato. Erano funerali anarchici, ecco la loro maestà. 
                  Talvolta bizzarri, essi restano pur sempre grandiosi, di una 
                  grandiosità strana e lugubre (Barcellona, novembre 
                  1936, i funerali di Buenaventura Durruti).
 [
]
 Marciano nel corteo migliaia e migliaia di persone. Tra loro 
                  anche quelli che Franco salutava ogni giorno, su e giù 
                  per il corso Italia e il Borgo Stretto e che ora si sono ricordati 
                  di quel ragazzo col motorino blu.
 Pianto da unintera città come un eroe caduto, il 
                  funerale è lunico dono che abbia avuto dagli uomini: 
                  quella di Serantini è anche la storia di un giovane che 
                  solo nella disperata morte realizza la sua personalità.
 Il corteo imbocca la via Pietrasantina che conduce diritto al 
                  cimitero suburbano. Una strada che Franco conosceva bene, il 
                  bar Vezio, la lavanderia, la trattoria Buzzino, il passaggio 
                  a livello, il cimitero di macchine, il cimitero vero.
 Davanti al camposanto, un vecchio anarchico, Cafiero Ciuti, 
                  dice poche parole commosse. È un ferroviere in pensione, 
                  Ardito del popolo nel 21, licenziato dai fascisti nel 
                  24. Si rivolge a Serantini con semplicità, come 
                  se ci fosse: Franco, siamo qui. Ti siamo sempre stati 
                  vicini, la tua lotta è stata la nostra lotta. Poi 
                  intona lInternazionale e tutti levano il pugno.
 Vicino alla fossa parlano un militante di Lotta Continua e un 
                  anarchico del Gruppo Durruti di Firenze. La folla, poi, se ne 
                  va per i viali. Gli anarchici cantano piano una loro canzone: 
                  Figli dellofficina o figli della terra già 
                  lora savvicina della più giusta guerra.
 (pp. 85-87)
  Corrado Stajano
  
   
                   
                    | Ballata 
                        per Franco Serantini Era 
                        il sette di maggio, giorno dell'elezionie i primi risultati giungon dalle prigioni
 C'era un compagno crepato là,
 eran vent'anni la sua età ... (2 volte)
 Solo 
                        due giorni prima parlava Niccolai,Franco era coi compagni decisi più che mai:
 "Cascasse il mondo sulla città,
 Quell'assassino non parlerà!" ... (2 volte)
 L'avevano 
                        arrestato lung'Arno Gambacorti,Gli sbirri dello Stato lo ammazzano di colpi,
 "Rossa marmaglia devi capir,
 se scendi in piazza si può morir" ... (2 volte)
 E 
                        dopo nelle mani di Zanca e di Mallardo,Continuano quei cani continuano a pestarlo:
 "Te le ho promesse sei mesi fa"
 Gli dice Zanca senza pietà ... (2 volte)
 Rinchiuso 
                        come un cane, Franco sta male e muoreMa arriva alla prigione solo un procuratore:
 Domanda a Franco: "Perché eri là?"
 "Per un'idea di libertà" ... (2 volte)
 Poi 
                        tutto a un tratto han fretta, da morto fai paurascatta l'operazione, rapida sepoltura:
 "È solo un orfano, fallo sparir
 nessuno a chiederlo potrà venir" ... (2 volte)
 Ma 
                        invece è andata male, porci vi siete illusi,perché al suo funerale tremila pugni chiusi
 Eran l'impegno, la volontà
 che questa lotta continuerà ... (2 volte)
 Era 
                        il sette di maggio, giorno dell'elezionie i primi risultati giungon dalle prigioni
 C'era un compagno crepato là,
 eran vent'anni la sua età ... (2 volte)
 Le 
                        parole di questa canzone sono di Piero Nissim; 
                        è suonata sulle note sella famosa canzone "Le 
                        ultime ore e la decapitazione di Sante Caserio". 
                        Incisa per la prima volta in un 45 giri di Lotta continua 
                        a cura del Canzoniere del Proletariato, diviene ben presto 
                        una delle canzoni più note dedicate a Serantini. 
                        Poco tempo dopo Ivan della Mea incide un'altra "Ballata 
                        per Franco Serantini", seguita nel 1976 da "Il 
                        nostro maggio" del Collettivo del Contropotere nel 
                        disco "L'estate dei poveri, dalla realtà di 
                        classe al progetto libertario". |    
 Questo 
                  volantone esce come supplemento del n. 281 (maggio 2002) 
                  della rivista anarchica mensile A, direttore responsabile 
                  Fausta Bizzozzero, registrazione al tribunale di Milano al n. 72 in data 24.2.1971, 
                  stampa e legatoria SAP (Vigano di Gaggiano - Mi).
 Hanno 
                  collaborato: Massimiliano Bacchiet, Franco Bertolucci, Patrizio 
                  Biagi, Furio Lippi, Francesco Moretti, Sebastiano Ortu, Giacomo Verde, Christina 
                  Zoniou.
 Progetto grafico: Mai Esteve (Amber).
 Foto: Archivio della Biblioteca Franco Serantini 
                  (Pisa), archivio fotografico Editrice A (Milano).
 Una 
                  copia di questo dossier costa 1,00 euro / Per ordinazioni da 
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 A 
                  esce 9 volte lanno regolarmente dal febbraio 1971. Non 
                  esce nei mesi di gennaio, agosto e settembre. È in vendita 
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                  sociali, circoli anarchici, botteghe, ecc. Se ne vuoi una copia-saggio, 
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