|  Il 
                    concorso a premi della povertà
 Dopo una serie di incidenti tipografici e casini personali 
                    che ne hanno impedito luscita, è finalmente disponibile 
                    (stavolta sul serio!) il cd The competition of misery 
                    di Eugene Chadbourne. È stata unattesa 
                    molto lunga. Il cd raccoglie alcune canzoni pacifiste e di 
                    protesta realizzate da Eugene e da alcuni dei suoi incredibili 
                    collaboratori: molte sono brani originali, altre sono reinterpretazioni 
                    di canzoni note
 ovviamente nello stile banditesco e 
                    spiazzante che è proprio del nostro! Tra gli autori qui saccheggiati a piene mani Phil Ochs, che 
                    negli USA degli anni Sessanta fu un importante autore di canzoni 
                    di accesa protesta: nate e diffuse in un periodo storico in 
                    cui la musica costituì il canale privilegiato per la 
                    trasmissione di messaggi e di valori politicosociali, molte 
                    tra le sue canzoni ottennero grande successo soprattutto per 
                    la feroce poesia dei testi (su Phil Ochs circola un Millelire 
                    di Stampa Alternativa preziosissimo curato da Mimmo Franzinelli).
 Nel cd è anche presente una versione, neanche tanto 
                    vampirizzata, della meditativa Jimmys road di 
                    Willie Nelson, leggenda vivente della country music americana: 
                    egli contestò aspramente lindustria musicale 
                    di Nashville inventando la cosiddetta «outlaw country 
                    music», e rinnovando la musica popolare tradizionale 
                    con elementi pop, swing, jazz, rocknroll, folk 
                    e blues.
 Troviamo inoltre Die fuehrers face, che Oliver 
                    Wallace (autore per Walt Disney in classici come Dumbo, 
                    Peter Pan e Lilli e il vagabondo) scrisse nel 
                    1942 strapazzando linno nazista Horst Wessell Lied 
                    e trasformandolo in una canzonetta per un cartone animato 
                    di propaganda anti-nazista intitolato Donald Duck in NutziLand 
                     protagonista Paperino  che valse a Disney un 
                    Academy Award.
 Tra le altre cover, una stralunata The big muddy, inno 
                    pacifista firmato Pete Seeger che assume nel testo toni quasi 
                    Zen, e un medley instabile ad opera di un duo altrettanto 
                    instabile (Eugene con Jimmy Carl Black) di Creator has 
                    a master plan e Hum Allah di Pharoah Sanders e 
                    Leon Thomas: Eugene e lIndian of the group si accostano 
                    al jazz spirituale con grande rispetto trasformandolo in materia 
                    sonora indefinibile.
 
 Eugene 
                    Chadbourne Due o tre cose che so di Eugene A proposito di Eugene Chadbourne ho scritto più duna 
                    volta su «A rivista anarchica» descrivendolo addirittura 
                    come un terrorista sonoro: non ho esagerato né mi pento 
                    di questa definizione, ma più verosimilmente  
                    faccia simpatica e temperamento generoso  Eugene è 
                    un virtuoso pazzo della chitarra elettrica, e di mestiere 
                    fa il musicista giramondo.
 Il fatto è che per raccontare Eugene in maniera appropriata 
                    bisogna spararle grosse, grossissime. Non si tratta di un 
                    musicista qualsiasi, innanzitutto: è un praticante 
                    convinto e testardo dellautogestione totale e delle 
                    formule musicali più azzardate, uno sperimentatore 
                    ed un ricercatore instancabile. Le sue canzoni sono state 
                    definite come «larsenale della musica contro», 
                    e  credetemi  questa non è unesagerazione 
                    da rockgiornalisti arrapati. La sua attività si estende, 
                    con unapprossimazione per difetto, in migliaia di concerti, 
                    centinaia di collaborazioni e una lista disumana di registrazioni 
                    su cassette, album e cd: tutti tranne un paio rigorosamente 
                    autoprodotti e venduti di persona ai concerti oppure pubblicati 
                    in giro per il mondo da etichette indipendenti ed estremiste 
                    come Fundamental, Parachute, Watt, Leo, Rastascan, ReR, Intakt, 
                    Alternative Tentacles, Incus, Fireant, Victo  tutte 
                    etichette che offrono vibrazioni ben conosciute agli appassionati 
                    di quella musica pericolosa ed esplosiva che non riesce a 
                    restare costretta nei binari del pentagramma e delle definizioni 
                    e convenzioni di genere.
 Direi che Eugene fa anche di più e di peggio: dallalto 
                    della sua bravura tecnica ed esecutiva si permette di strapazzare 
                     insomma, mica tanto benevolmente  i miti della 
                    musica popolare americana, senza che questi si rivoltino nella 
                    tomba e decidano di venire a fare una visitina terrificante 
                    dentro ai suoi (e ai nostri) sogni. Eugene lho conosciuto 
                    di persona tanti anni fa, credo fosse uno dei suoi primi giri 
                    in Europa: un tipo strano, speciale, tuttaltra pasta 
                    rispetto a gli altri musicisti che ho conosciuto. È 
                    arrivato la mattina presto da chissà dove, prende sempre 
                    il treno e ti dà appuntamento alla stazione: lo si 
                    riconosce facilmente perché è quello che si 
                    trascina dietro almeno un paio di chitarre e uno scatolone 
                    di cianfrusaglia di dimensioni disumane, oltre che le valigie 
                    strapiene di materiale da scambiare. Eugene è uno di 
                    quelli che te lo porti a casa e ti si piazza nel bagno per 
                    unora, uno che mentre ti parla improvvisamente ti crolla 
                    a russare sul divano. Uno con cui si mangia insieme (non al 
                    ristorante, dai: basta un panino in fretta, un minestrone 
                    o una pastasciutta alla buona fatta a casa), uno che ti porta 
                    una foto delle figlie, uno che insiste per pagarti la telefonata 
                    e ti chiede di spedirgli le cartoline. Ecco: Eugene è 
                    proprio il tipo di musicista con cui si fa subito unamicizia 
                    profonda e sincera. Proprio il tipo di musicista che quando 
                    lo riaccompagni in stazione, il giorno dopo, ti assale la 
                    malinconia: lui è dietro il vetro del finestrino e 
                    tu, di qua, improvvisamente galleggi in un mondo più 
                    grigio e più triste
 Esplorando le sei corde Qualche nota biografica. Eugene Chadbourne è nato il 
                    4 gennaio 1954 a Mount Vernon, New York, USA. Sua madre era 
                    giunta negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni antisemite 
                    della Germania nazista. Cresciuto «in un relativo 
                    isolamento culturale» a Boulder, Colorado, inizia 
                    a suonare la chitarra a 11 anni: «Sono stato il terzo 
                    bambino della mia scuola a ricevere in regalo una chitarra 
                    dopo lapparizione televisiva dei Beatles allEd 
                    Sullivan Show, e il primo ad imparare a suonarla...».
 Lesempio di Jimi Hendrix lo induce ad esplorare lapplicazione 
                    del distorsore e del pedale wah-wah alla chitarra elettrica. 
                    Viene influenzato da Bob Dylan, Phil Ochs e Frank Zappa, di 
                    cui assiste ai concerti; a un certo punto, schifato dalla 
                    piega che stava prendendo il rock, scambia la sua chitarra 
                    elettrica con una Harmony acustica a sei corde e si applica 
                    allo studio storico del blues e alla tecnica bottleneck: «È 
                    stato ascoltando Weasels ripped my flesh che ho smesso 
                    di interessarmi ai Led Zeppelin... A me piaceva il blues, 
                    quello autentico... e ho cominciato a perdere il mio giro 
                    di amici perché non gli andava che ascoltassi tutto 
                    il giorno quei vecchi neri...».
 La sua famiglia si trasferisce a Los Angeles. Eugene rimane 
                    «perplesso» ai primi ascolti di John Coltrane 
                    e Roland Kirk per poi venire affascinato dalla rivoluzione 
                    jazz nera degli anni Sessanta: Charles Mingus, Eric Dolphy, 
                    Pharoah Sanders, Ornette Coleman («Mi piaceva il 
                    primo Zappa, la sua musica aveva un contenuto fortemente politico, 
                    ma la sua musica si è fatta poi più leggera... 
                    Quando ho iniziato a interessarmi di jazz moderno continuavo 
                    ad ascoltare le Mothers: mi piacevano ancora, ecco, ma preferivo 
                    Eric Dolphy perché il sassofono era più stridente 
                    e assordante...»), nonché dalla scoperta 
                    dellimprovvisatore inglese Derek Bailey.
 Le canzoni di Phil Ochs e la radical music lo spingono al 
                    giornalismo, ma è durante il suo esilio in Canada (a 
                    Calgary, dove espatria per sfuggire alla chiamata di leva, 
                    che allora significava destinazione Vietnam) che decide di 
                    dedicarsi completamente alla musica. Il suo rientro negli 
                    Stati Uniti coincide con lamnistia promulgata da Jimmy 
                    Carter agli obiettori di coscienza: Eugene si stabilisce a 
                    New York City e nel 1977 entra in contatto con lavanguardia 
                    dei musicisti neri.
 Verso la fine degli anni Settanta è protagonista con 
                    John Zorn e Tom Cora di uninedita miscela esplosiva 
                    di country and western e improvvisazione radicale: «Succedevano 
                    orrendi equivoci nella New York dei primi anni Ottanta. La 
                    gente veniva a frotte e assisteva con attenzione a qualsiasi 
                    concerto di musica improvvisata. Ma se suonavi una canzone 
                    di Hank Williams si comportavano invece come se tu stessi 
                    facendo qualcosa di schifoso...».
 Un giorno fonda un suo gruppo, e lo chiama Shockabilly: un 
                    mostro indefinibile, una macchina da combattimento che trasforma 
                    canzoni in deliranti incubi sonori, una sorta di risposta 
                     sguaiata e delirante  della East Coast agli sperimentatori 
                    californiani Residents.
 Instancabile viaggiatore, ha suonato praticamente ovunque 
                    in Europa (specialmente nei paesi dellEst prima della 
                    caduta del Muro), Nord America ed Australia. La chitarra tremendamente 
                    rumorosa, la sua pungente vena critica politica e lestrema 
                    facilità di scrivere canzoni lo hanno reso inaspettatamente 
                    una figura di culto nellambito del rock: «Penso 
                    che quello che faccio oggi con la mia musica sia un po 
                    quello che avrebbe potuto fare Frank Zappa se avesse mantenuto 
                    la concentrazione politica che aveva negli anni 60 e 
                    non avesse iniziato a fare tutte quelle canzonette sulle ragazzine 
                    cattoliche eccetera...».
 Come per il compagno di strada John Zorn, le sue trasgressioni 
                    di genere espressivo sono in realtà la combinazione 
                    di quanto di meglio si trovi tra rock e jazz senza alcun compromesso 
                    fusion: «Il pop non è una musica ricca di 
                    sfaccettature: la gente pretende che tu ripeta gli assoli 
                    così come sono sul disco e che tu sia uno sballato 
                    cronico. Suonare jazz per me significa impararne tutti i diversi 
                    stili espressivi ed essere in grado di suonarne bene alcuni. 
                    È musica che ha una storia e una tradizione, e che 
                    ha degli eroi tra i suoi esponenti: se vuoi suonarla devi 
                    esserne consapevole. Non puoi metterti lì a suonare 
                    e dimenticare tutto quello che ci sta dietro. Mi sembra invece 
                    che adesso si salti dagli anni Cinquanta ai Novanta come se 
                    non fosse accaduto niente in mezzo. I musicisti di oggi ignorano 
                    le motivazioni storiche e politiche ed il significato di questa 
                    musica...».
 I testi delle sue canzoni (definite dalla critica «newspaper 
                    songs») sono un commento corrosivo ai fatti della politica 
                    e del costume contemporaneo, intrisi di buffoneria e volgarità 
                    ma ricchi di informazioni precise. Eugene li sussurra, li 
                    urla e/o canta  spesso imitando i toni e i tic dei grandi 
                    nomi del rock  sopra a un tessuto multistratificato 
                    di rumore: «Una volta un tizio mi ha detto: sai, 
                    saresti un chitarrista in gamba come Al DiMeola se solo smettessi 
                    di bestemmiare. Beh, io gli ho risposto che Al DiMeola sale 
                    sul palco, suona e basta, e non fa neanche un sorriso. Il 
                    mio, vedi, è un lavoro diverso...».
 Le musiche di Eugene sono mescolanze difficilmente descrivibili 
                    perché non rientrano nei canoni comuni: egli padroneggia 
                    egregiamente stili diversi come il fingerpicking, il flatpicking 
                    e il bottleneck, imita oltre la perfezione i licks dei chitarristi 
                    rock e ne stravolge orrendamente i riff, sa creare cocktail 
                    inauditi con ingredienti country e punk, metal e jazz (alternandoli 
                    ad elevata velocità, e spesso usandoli contemporaneamente): 
                    «Non voglio suonare solo canzoni politiche perché 
                    sono convinto che limpatto sia minore. Sono convinto 
                    che la musica sperimentale sia per sua natura politica, quindi 
                    mescolo le due cose...».
 Il suo riavvicinamento al rock avviene con la nascita del 
                    punk: «Non ascoltavo più musica rock da anni 
                    e un giorno mi ritrovo a leggere un giornale con un articolo 
                    sui Dead Kennedys e i Black Flag. Il tizio aveva completamente 
                    travisato la situazione, scriveva che erano gruppi nazisti 
                    che suonavano musica nazista. La cosa mi incuriosì: 
                    è mai possibile che ci possa essere qualcuno che suoni 
                    musica nazista? A me sembrava una cosa del tutto irragionevole, 
                    quindi mi sono messo ad ascoltarla e mi sono reso conto che 
                    era invece musica anti-nazista. Le recensioni parlavano di 
                    melodie inesistenti e rumore esagerato: bene, mi sono detto, 
                    finalmente cè qualcuno che fa qualcosa di decente...».
 Grande parte del repertorio di Eugene Chadbourne è 
                    costituito da rifacimenti di canzoni pop/rock degli anni 60 
                    e 70, che spesso impacchetta in lunghi medley (ad esempio 
                    i Beatles, Hank Williams, Frank Zappa; in un album con i Camper 
                    Van Beethoven include una serie di reinterpretazioni di Tim 
                    Buckley). Le sue rivisitazioni a volte sono piuttosto rispettose 
                    della forma originale (ad esempio lemozionante Universal 
                    soldier di Buffy Sainte-Marie, offerta frequentemente 
                    dal vivo e documentata in uno dei cd/raccolta a sostegno di 
                    «A rivista anarchica»), ma nella stragrande maggioranza 
                    dei casi Chadbourne sottopone le canzoni a trattamenti crudeli 
                    sino a renderle irriconoscibili (valgano per tutte limpensabile 
                    arrangiamento country & western di I talk to the wind 
                    dei King Crimson e la trasposizione per banjo di Purple 
                    haze).
 
 Eugene 
                    Chadbourne Centinaia di dischi, cd e cassette autoprodotte Eugene si è mosso in lungo e in largo nel panorama 
                    musicale di questi ultimi trentanni: ha collaborato 
                    (faccio solo qualche nome) con il rocker texano Evan Johns, 
                    con lorchestra di Carla Bley, col gruppo bluegrass Red 
                    Clay Ramblers, con il jazzista sperimentatore nostrano Andrea 
                    Centazzo e con i sempre nostrani incendiari Zu, con gli indefinibili 
                    Half Japanese, con Ed Sanders  ex Fugs  e Jimmy 
                    Carl Black  vecchio batterista di Frank Zappa , 
                    col violinista pazzo australiano Jon Rose e col chitarrista 
                    altrettanto pazzo Henry Kaiser, con il gruppo pop They Might 
                    Be Giants e con i Violent Femmes, e registrato un numero incalcolabile 
                    di dischi, cassette e cd. Le prime registrazioni (come i due 
                    volumi Solo acoustic guitar) risalgono al 1975: tra 
                    quegli anni ed oggi cè in mezzo una produzione 
                    di centinaia di titoli. Molte cose sono state fatte solo su 
                    cassetta, altre solo in vinile e mai più ristampate, 
                    o non ancora ristampate. La lista, perennemente in progress, 
                    si può consultare in rete al website ufficiale The 
                    House of Chadula, recentemente ridenominato in un più 
                    «normale» e rintracciabile www.eugenechadbourne.com.
 Come giornalista ha scritto per anni su numerose testate musicali 
                    indipendenti: è lui che si celava dietro la firma del 
                    fantomatico Dr. Chad, a.k.a. Eddie Chatterbox, e sono frutto 
                    della sua mente anarcoide tutte quelle cronache di avventure 
                    musicali impossibili, le recensioni corrosive e gli interventi 
                    furiosi su Maximum RocknRoll, Sound Choice, Spex, 
                    Forced Exposure, Collusion e quantaltro cera e 
                    cè di meglio nella stampa indipendente musicale 
                    doltreoceano
 Suoi anche tre bei libri, grosso modo tutti riconducibili 
                    al filone autobiografico. Nel primo Draft dodger Eugene 
                    rivive lesperienza di fuoriuscito pacifista in Canada, 
                    e nel successivo Bye bye, DDR riassume in un centinaio 
                    di pagine fitte la sua esperienza diretta di musicista nei 
                    paesi dellEst prima durante e dopo la caduta del muro 
                    di Berlino: una cronaca avvincente e curiosa ben farcita di 
                    annotazioni brillanti, dove sono sparsi volentieri spunti 
                    per sorridere, ghignare e riflettere.
 Il suo sarcasmo pungente e dissacrante è amplificato 
                    nellaltro suo libro I hate the man who runs this 
                    bar, che si propone già in copertina come una «guida 
                    di sopravvivenza per veri musicisti». Concepito e realizzato 
                    come un vero e proprio manuale suddiviso in capitoli (del 
                    tipo lista degli organizzatori dallA alla Z, rapporti 
                    con le etichette discografiche ecc.), il libro è stracolmo 
                    di citazioni tragicomiche, dialoghi e vignette paradossali, 
                    ammiccamenti e buoni consigli. Cè un testo piuttosto 
                    divertente ed illuminante scritto da Eugene che introduce 
                    il bel libro di Walter Rovere dedicato a John Zorn pubblicato 
                    da Materiali Sonori, in cui fa rivivere leffervescenza 
                    della scena musicale della Grande Mela.
 Due informazioni ancora. Eugene è padre di tre figlie 
                    (che coinvolge in studio, nei tour e nella grafica delle copertine 
                    dei suoi dischi), e vive da anni con la famiglia nel North 
                    Carolina. Il suo sogno è lessere ricordato come 
                    linventore di strumenti musicali bizzarri come il rastrello 
                    elettrico, lo sturalavandini elettrico e larmonica teschio-di-cane. 
                    Personalmente, lo ricordo  oltre che per questo  
                    come un amico sincero, un compagno sensibile e pazzo capace 
                    di disintegrare ridendo, con una sola telefonata o una lettera 
                    scritta in fretta su qualsiasi cosa su cui si possa scarabocchiare, 
                    la distanza oceanica che separa le nostre vite.
 Il cd The competition of misery non è distribuito 
                    commercialmente nei negozi, ma è disponibile solamente 
                    nella lista di «Musica per A rivista anarchica»: 
                    per ottenerne una copia basta sottoscrivere almeno 10 euro 
                    a copia, senza dimenticare un contributo adeguato per le spese 
                    di spedizione. Al cd è allegato un libretto con le 
                    traduzioni di tutti i testi e alcune belle foto scattate da 
                    Paolo Chang, di cui ricordo il magnifico lavoro svolto con 
                    la rivista Musiche.
   Marco Pandin 
                       
                        | Nota 
                            a margine: le registrazioni mi sono state donate da 
                            Eugene nel 1999, ma una serie di traversie familiari 
                            mi ha impedito di dedicarmi alla loro pubblicazione. 
                            Dopo i fatti dell11 settembre 2001, ho chiesto 
                            ad Eugene consiglio sul da farsi: pubblicare una raccolta 
                            di canzonacce pacifiste e dissacranti, inopportunamente 
                            antimilitariste, poteva significare (specialmente 
                            per lui) esporsi a un grave rischio. Beh, la sua risposta 
                            la potete bene immaginare: è nel rispetto del 
                            suo atteggiamento, e nella più profonda solidarietà, 
                            che ho scritto questo testo.  Autorecensione 
                            (un aiutino per i giornalisti di regime). Vergogna. Tre volte vergogna.
 È una vergogna scegliere di pubblicare proprio 
                            adesso  dopo l11 settembre 2001, data 
                            dinizio della nuova guerra santa globale  
                            una raccolta di canzonacce così sguaiatamente 
                            pacifiste, spregevolmente anarchiche, inopportunamente 
                            antimilitariste. È una vergogna che queste 
                            ignobili espressioni siano state pensate, scritte, 
                            suonate e registrate proprio negli Stati Uniti dAmerica 
                            da musicisti nati in quello stesso paese, nemici interni 
                            tuttora lì attivi, sebbene costretti a mantenersi 
                            nei ghetti sporchi del mercato marginale. Tristi menestrelli 
                            dellemarginazione sociale, dellindolenza 
                            e delle periferie dismesse, infami disertori della 
                            nobile causa  la Guerra  che imbracciano 
                            oggi la chitarra come già fecero nel passato 
                            i famigerati Woody Guthrie, Bob Dylan, Joan Baez, 
                            Pete Seeger e Phil Ochs: tutti mediaticamente morti, 
                            le loro canzoni  pensate addirittura come «pallottole 
                            al cuore del potere»  giustamente ieri 
                            come oggi tagliate fuori dalle trasmissioni radio 
                            e da MTV, dirottate dalla testa della gente.
 È una vergogna, in questa situazione di grave 
                            emergenza, creare occasioni e spazi anche minimi per 
                            la subcultura del dissenso e della diserzione. È 
                            riprovevole che in tempo di guerra, col bisogno di 
                            sicurezza ed omologazione che lintero Occidente 
                            sente, un qualunque chitarrista jazz pentito si permetta 
                            di destrutturare, decontestualizzare e riorganizzare 
                            musica a suo piacimento ed in maniera non ortodossa: 
                            «musica» è forma darte e 
                            di cultura, e non è arte né cultura 
                            questa accozzaglia di infelici canti che descrivono 
                            lo squallore dellesistenza delle classi più 
                            basse e puzzano come la merda dei poveri. Bisogna 
                            vigilare affinché non avvenga lincrinatura 
                            del fronte, compatto, unito, massificato. Ecco la 
                            parola dordine.
 Venga fermato lautore e responsabile di questi 
                            misfatti, voce stonata del coro, lo si costringa allabiura 
                            e alla rieducazione presso le strutture di custodia 
                            psichiatrica dello Stock Exchange di New York.
 I fiancheggiatori italiani di questa squallida operazione 
                            siano individuati, ricercati, condotti alla caserma 
                            di Bolzaneto e tolti dalla circolazione una volta 
                            per tutte.
 Censuriamo questa vuota celebrazione della contestazione, 
                            della dissacrazione crassa e dello sberleffo, uniniziativa 
                            inopportuna che fa bassa ed indecente propaganda per 
                            chi «rema contro».
 Sia fatta tacere questa chitarra oscena, e ristabilito 
                            il silenzio purificatore.
  M. P.
 |    
                     
                      | Musica 
                          a cui volere bene
 Questo 
                          mese è il turno di 3 CD non recentissimi ma accomunati 
                          dal ruolo centrale giocato al loro interno da un singolo 
                          strumento solista: la chitarra, larpa e la voce. 
                          Di Miguel Acosta si è già parlato 
                          su queste pagine: argentino ma residente in Italia da 
                          molti anni, Miguel è, fin dalle origini, componente 
                          del gruppo Umami. È conosciuto anche come solista, 
                          compositore e esecutore legato alla tradizione folklorica 
                          argentina, al tango e allinfinito canzoniere militante 
                          sud americano.
 Questo suo ultimo album Las Huellas de Atahualpa, 
                          è il suo migliore ed è dedicato a don 
                          Atahualpa Yupanqui, poeta e musicista, figura imprescindibile 
                          della cultura popolare argentina. La foto nel libretto, 
                          Los Pozos, luogo natale di Miguel Acosta, spiega più 
                          di mille parole dove questo splendido albero, questo 
                          torrente musicale, ha le sue radici, la sua sorgente. 
                          Miguel è chitarrista eccelso e ogni sua chacarera, 
                          ogni zamba o huayno ha la vastità poetica del 
                          continente americano.
 Autentico indio, Miguel parla la lingua di Whitman: 
                          A questo Universo Sonoro ho chiesto di lasciarmi 
                          entrare nel suo spirito, ho chiesto in prestito, soltanto 
                          per un momento, i suoi tesori sacri: musica, canto, 
                          tradizione, per farmi compagnia strada facendo nella 
                          vita.
 Della stessa intrinseca natura è lopera 
                          di Llio Rhydderch, principale protagonista del 
                          ritorno (per noi, non per i locali) della tripla arpa 
                          gallese. Larpa è uno strumento da sempre 
                          centrale nella tradizione musicale celtica, in Bretagna, 
                          Irlanda e, appunto, Galles del Nord. Lalbum (il 
                          suo terzo) si chiama Enlli, nome in lingua di 
                          una minuscola isola, Bardsey, poche miglia al largo 
                          della penisola di Llyn, Galles del Nord. Il luogo restituisce 
                          nella sua asprezza e bellezza naturale, il senso più 
                          autentico del mondo celtico: lisolamento, la profonda 
                          commozione poetica e un orgoglio intoccabile. Lintreccio 
                          delle melodie, di grande fascino, racconta in 13 episodi 
                          i luoghi, i volti e i suoni dellisola, luogo di 
                          pellegrinaggio secolare e dove la leggenda vuole si 
                          trovino le tombe di ventimila santi. Nella stessa confezione, 
                          un DVD di Rhodri Smith completa con le immagini questesempio 
                          di vitale tradizione musicale.
 Alla più grande tradizione poetica apparteneva 
                          Giuseppe Ungaretti. Eppure la sua modernità seppe 
                          raccontare come nuove le storie eterne dellUomo: 
                          la solitudine, la guerra, il silenzio, labbandono.
 Andrea Chimenti mette la sua voce al centro di 
                          questalbum Il Porto Sepolto costruito sui 
                          versi di Ungaretti, con un pianoforte, accenni di archi 
                          e una chitarra. Compito delicato che Ungaretti, a prima 
                          vista, non si presterebbe ad essere ri-allineato 
                          dalla metrica duna canzone. Ma Chimenti lascia 
                          la musica respirare lo stesso respiro dei versi, senza 
                          chiuderli in forma-ballata: nondimeno i brani mantengono 
                          una tensione e una liricità del tutto godibili.
 La voce, molto bella, porta in primissimo piano la sua 
                          stessa esatta fisicità, cosi come Ungaretti usava 
                          con esattezza vocaboli, suoni e silenzi. Splendide le 
                          fotografie e la grafica del CD.
 Contatti:
 Miguel Acosta c/o www.electromantic.com
 Llio Rhydderch c/o www.fflach.co.uk
 Andrea Chimenti c/o www.audioglobe.it
  Stefano Giaccone
 |  
 
                     
                      | Musica 
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 Musica 
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                          i materiali di questa lista non sono in vendita. Il 
                          ricavato della diffusione di questi materiali va a finanziare 
                          A/Rivista Anarchica, mensile anarcopacifista pubblicato 
                          a Milano dal 1971.  Per 
                          richiedere il materiale è sufficiente versare 
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                          più piccoli (spedizione via raccomandata) e da 
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                          A/Rivista Anarchica Online
 http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista
 EUGENE 
                          CHADBOURNE The competition of misery 
                          CD a 10,00 euro Canzoni di protesta, anarchiche e pacifiste scelte dallarchivio 
                          personale di Eugene Chadbourne, figura di spicco della 
                          musica radicale ed improvvisata americana. Le sue canzoni 
                          sono state definite come larsenale della 
                          musica contro. Migliaia di concerti, centinaia 
                          di collaborazioni e una lista disumana di registrazioni 
                          su cd, cassette ed album, tutti rigorosamente autoprodotti 
                          e venduti di persona ai concerti e pubblicati in giro 
                          per il mondo da etichette estremiste e indipendenti. 
                          Insomma, buone vibrazioni ben conosciute agli appassionati 
                          di quella musica che non riesce a restare costretta 
                          nei binari del pentagramma e delle definizioni di genere. 
                          La confezione comprende un libretto con le traduzioni 
                          dei testi e numerose fotografie inedite.
 Aa. 
                          Vv. Addio Lugano bella CD a 12,00 
                          euro Aa. Vv. Quella sera a Milano era caldo... 
                          CD a 12,00 euro
 Ristampa su CD dei due fondamentali volumi dellantologia 
                          della canzone anarchica italiana editi negli anni 70 
                          dai Dischi del Sole. Tutte le canzoni, tutti i protagonisti: 
                          comprende numerose registrazioni storiche rimasterizzate 
                          digitalmente.
 I riversamenti sono stati effettuati a cura di Michele 
                          Straniero presso lIstituto Ernesto De Martino.
 CANZONIERE 
                          DEL VALDARNO Terra innamorata CD a 10,00 
                          euro Un vecchio disco del Canzoniere del Valdarno, originariamente 
                          pubblicato negli anni Settanta dalla storica etichetta 
                          indipendente toscana Materiali Sonori. Canzoni in forma 
                          popolare e tradizionale che parlano di lavoro e lotte 
                          sindacali, della zona di Carrara e degli anarchici, 
                          della vita e dei sogni di tutti i giorni. Un lavoro 
                          acerbo e spontaneo, ricco di fascino e suggestione, 
                          sorprendentemente vivo e condivisibile anche a quasi 
                          trentanni di distanza.
 MARMAJA 
                          Il metro delletà CD a 10,00 
                          euro Una brutta compagnia che è riuscita a custodire 
                          il senso della musica popolare e sociale e di lotta 
                          e di protesta come un segreto. Quella musica che suona 
                          e rimbomba nel sottofondo incasinato che cè 
                          a bordo degli autobus e nei bar delle periferie, quella 
                          che puzza come laria attorno alle fabbriche e 
                          come le cucine delle case a mezzogiorno, quella che 
                          accompagna il nostro muoversi. Allora era vero: anche 
                          se era scomparsa dai muri e dalla piazza principale, 
                          la musica libera non è mai sparita, non se nè 
                          mai andata. E sui muri e nella piazza ce la riporteremo, 
                          e forse sarà domani.
 MERCANTI 
                          DI LIQUORE La musica dei poveri CD a 
                          15,00 euro Piano piano, testardamente, da una buona cover band 
                          delle canzoni di Fabrizio De Andrè i Mercanti 
                          di Liquore si sono trasformati in una bella realtà 
                          della canzone dautore. Questo è il loro 
                          secondo e recentissimo album, che li vede alle prese 
                          con un repertorio completamente originale: le musiche 
                          sono, come già sappiamo, ben strutturate e suonate, 
                          ad accompagnare testi che scavano in profondità 
                          e lasciano, alla fine, con un pugno di domande nel cuore.
 POISON 
                          GIRLS Poisonous! 2CD a 12,00 euro Bella antologia di uno dei gruppi storici del punk anarchico 
                          inglese, fondato da Vi Subversa (una cantante e chitarrista 
                          dalla voce ineguagliabile) e dal batterista Lance DBoyle. 
                          Cè un po di tutto: dagli esordi (Piano 
                          lessons è il loro debutto discografico 
                          del 1978) a Persons unknown (composta per 
                          raccogliere fondi a favore di alcuni anarchici detenuti), 
                          da Rio disco stink (una corrosiva presa 
                          in giro della multinazionale Rio Tinto Zinc) a Real 
                          woman (il loro singolo che finì in classifica 
                          in Inghilterra). Trenta canzoni belle e sovversive, 
                          dimenticate (pur)troppo in fretta.
 COMPAGNIA 
                          ANGELI DEL NON DOVE Le stanze del cuore 
                          CD [offerta libera] Lennesima riproposizione del triangolo melodico 
                          chitarra, fisarmonica e violino, stavolta ad opera di 
                          tre musicisti (ed una cantante dalla voce dai colori 
                          insoliti e bizzarri) che si distinguono per lavversione 
                          alle forme più consuete della canzone. Quattro 
                          personalità forti, ciascuna con esperienze, vocabolari 
                          ed amori diversi (musica destrazione colta, teatro, 
                          improvvisazione, musica popolare) che si intrecciano 
                          dando vita a paesaggi impervi per lorecchio. Jazz 
                          in frantumi e melodie in polvere, pugnalate perfide 
                          al cuore di quel che resta del perbenismo sonoro.
 FABRIZIO 
                          DE ANDRÈ In concerto - volume 2 
                          CD a 10,00 euro Bella raccolta postuma di registrazioni dal vivo risalenti 
                          quasi tutte allultima tournée del 1997-98 
                          (alla quale parteciparono i figli Cristiano e Luvi), 
                          pubblicata nel dicembre 2001. Contiene Anime salve, 
                          Smisurata preghiera, Desamistade, 
                          Sidun etc.
 
 ENVIRONS 
                          Un pettirosso in gabbia mette in furore il cielo 
                          intero... CD a 8,00 euro Nel family tree che nasce dai Franti, subito dopo il 
                          lungo addio quello di Environs è 
                          uno dei rami più vecchi, quello che ha ereditato 
                          i cromosomi più sperimentali della nota hardcore/folk 
                          band torinese. Una navigazione senza una rotta precisa 
                          attraverso le suggestioni del suono, alla ricerca di 
                          una traccia, di quel filo rosso sonoro che 
                          ha accompagnato la nostra vita attraverso gli anni 70 
                          e 80.
 STEFANO 
                          GIACCONE Tutto quello che vediamo è 
                          qualcosaltro CD a 12,00 euro Il nuovo cd di Stefano, realizzato con la collaborazione 
                          dellincredibile polistrumentista gallese Dylan 
                          Fowler. Difficile da descrivere, difficile da ascoltare: 
                          un viaggio che richiede impegno ed attenzione, e che 
                          alla fine ripaga con una mescolanza inedita di poesia 
                          visionaria e suoni inauditi da questa parte del mondo.
 LALLI 
                          Allimprovviso nella mia stanza CD 
                          a 8,00 euro Il nuovo, attesissimo e indescrivibile album di Lalli: 
                          una specie di trappola, complice Pietro Salizzoni, chitarrista, 
                          arrangiatore, bella faccia vicina in copertina a quella 
                          sorridente di lei. Più che un passo o un salto 
                          in un ipotetico avanti, né più 
                          né meno la testimonianza del fatto che Lalli 
                          abbia imparato a volare. Qui dentro solo lievi tracce 
                          del passato, nonostante a Lalli sia sempre piaciuto 
                          ripensare sopra alle cose già fatte (in ogni 
                          suo nuovo lavoro cè una vecchia canzone 
                          che lei si porta dietro, giocandoci con le forme sonore 
                          o riaggiustandone il testo), perché le canzoni 
                          sono come dei figli che crescono con te e ti seguono 
                          comunque, e non si può proprio far finta di niente 
                          e girarsi da unaltra parte. Questo cd è 
                          unoccasione per fare festa, e festa grande sia 
                          assieme a Lalli e ai musicisti straordinari di questo 
                          suo nuovo gruppo. E saltiamoci dentro, a questa festa, 
                          perché in queste canzoni ci siamo dentro da qualche 
                          parte anche noi che Lalli labbiamo sempre amata 
                          ed ammirata, e questa voce meravigliosa è anche 
                          un poco la nostra.
 in 
                          uscita - novità Stella*Nera  Aa. 
                          Vv. Mille papaveri rossi 2CD a 15,00 
                          euro Iniziativa a sostegno di A/Rivista Anarchica. Le canzoni 
                          di Fabrizio De Andrè interpretate e riviste da 
                          musicisti estranei e/o marginali rispetto al mercato 
                          discografico industriale.
 Contributi di Judith Malina, Marmaja, Gatto Ciliegia, 
                          Paolo Capodacqua, Walkabouts, Stefano M. Ricatti, Eire 
                          Nua, Franco Fabbri, Lalli, Roberto Bartoli, Sniper, 
                          Bevano Est, Andrea Parodi e Bocephus King, Frontiera, 
                          Judas 2, Kurkuma, Lino Straulino, Mercanti di Liquore, 
                          Mideando String Quartet, Alessio Lega, FLK, Alexian 
                          Group, Bonifica Emiliana Veneta, Fratelli di Soledad, 
                          Compagnia Angeli del Non Dove, Spoon River Band, Giorgio 
                          Cordini, Gang, La Rosa Tatuata, Arbe Garbe, lEstorio 
                          Drolo, Alberto Cesa, Stefano Santangelo, Ensemble Laborintus, 
                          Marco Giaccaria.
 In copertina un disegno di Andrea Pazienza, nel libretto 
                          uno scritto inedito di Marco Sommariva.
 Musica 
                          per A/Rivista Anarchica |  |