| Lungo linfinito perimetro del Cimitero Maggiore, ai 
                  margini di un territorio di confine, delimitato dalla ferrovia 
                  e dai capannoni industriali, animato soltanto dai 
                  negozi del marmo e dal dormitorio pubblico della Protezione 
                  Civile, sorge una cascina del Trecento per anni abbandonata 
                  al degrado e al deperimento dalla proprietà demaniale. 
                  Dal 1993 un gruppo di giovani lha occupata e ne ha avviato 
                  la ristrutturazione in forma autogestita: braccia e menti 
                  attorno ad un progetto collettivo di spazio sociale si sono 
                  attivate per restituire questa risorsa alla città; energie, 
                  risorse e tempo libero di centinaia di persone si sono indirizzate 
                  a ritagliare in un quartiere del tutto privo di spazi sociali 
                  un luogo pubblico di aggregazione libera da rapporti mercificati. 
                  Nonostante gli ostacoli frapposti con straordinaria continuità 
                  nel corso degli anni da parte dellAmministrazione Comunale, 
                  la Cascina Autogestita Torchiera resiste e resistendo cresce 
                  alimentandosi della progettualità collettiva che spontaneamente 
                  in essa si riversa. Autocostruzione, aggregazione, informazione, 
                  controinformazione e libertà degli spazi, autogestione 
                  e autofinanziamento, espressività e cultura non sono 
                  pure astrazioni ma il racconto di quello che in Torchiera avviene 
                  ogni giorno. La volontà di sperimentazione di forme alternative 
                  di convivenza connessa al progetto in questione rende Torchiera, 
                  oltre che una fucina di progetti e una fabbrica di sogni, 
                  un cantiere costantemente aperto a sorprendenti e spesso inedite 
                  contaminazioni:
 Tra bisogni individuali e tensioni collettive: 
                  (pensiamo al reciproco supporto e alla mutua alimentazione 
                  tra le esigenze di ciascuno e la soddisfazione di queste che 
                  può derivare da un progetto collettivo laddove la modalità 
                  dazione scelta è quella dellautogestione): 
                  Ogni aspetto della «complessità» Torchiera 
                  ha infatti origine dalla scelta dellautogestione, una 
                  scelta profondamente politica e difficile che prevede la fatica 
                  delle interminabili discussioni collettive intorno ad ogni decisione, 
                  la capacità e la volontà di mettersi in gioco 
                  in prima persona, tentativi, errori, critica e autocritica; 
                  questo che abbiamo scelto è un percorso impegnativo e 
                  tortuoso ma che siamo convinti sia la sola strada da percorrere 
                  per costruire un differente approccio allesistente, quellesistente 
                  che non ci piace e che, non essendo lunico possibile, 
                  cerchiamo di modificare a partire dalle esigenze e dai desideri 
                  che animano lagire di ciascuno di noi.
 
 Teatro in Cascina «
Se penso al teatro e alla Torchiera, mi si apre 
                  una galleria infinita di immagini, alcune così poco apparentemente 
                  teatrali da far temere (a chi è digiuno di Torchiera 
                  ma legge qui) che si sia presa una tangente poco chiara. Inutile 
                  dire che non è così. Cercherò di spiegarmi 
                  meglio. Il teatro in Torchiera, in senso lato  direi quasi 
                  spalancato , andrebbe inteso non solo nei termini degli 
                  spettacoli che vengono rappresentati, ma anche e soprattutto 
                  nei termini delle persone che si danno da fare, in svariate 
                  forme, perché le attività della Cascina continuino 
                  a vivere. Penso a chi trova in Torchiera un luogo adeguato alle 
                  proprie prove, che si contrappone allinadeguatezza delle 
                  istituzioni e del comune di Milano, che sa soltanto sbandierare 
                  in campagna elettorale fantomatiche fabbriche del vapore, 
                  che poi rimangono vuote di contenuti e di corpi, mentre provvede 
                  con efficienza a boicottare i veri luoghi di produzione creativa, 
                  tagliando lacqua (!) oppure la luce e stringendo in pugno 
                  la minaccia di sgombero coatto... Penso anche a chi sceglie 
                  quotidianamente la Torchiera come spazio-laboratorio in cui 
                  portare capacità personali e maturare obiettivi collettivi, 
                  fatti di assemblee, confronti, lavori di ristrutturazione, sogni 
                  condivisi, sete di giustizia e libertà. In tutte le forme. 
                  Anche quelle teatrali, o artistiche in senso più generale. 
                  E al contempo politico, si capisce. Le immagini che vedo sono 
                  corpi infreddoliti, in lunghi inverni umidi; sono pavimenti 
                  in cemento armato e piedi nudi che li solcano sfidando lartrite 
                  (precoce  malattia tipica del tipico teatrante-errante). 
                  Sono sale prova polverose, di specchi rattoppati alle pareti, 
                  e prove cominciate ripulendo un po di pattume, interrotte 
                  dal bussare alla porta e concluse scaricando i bidoni del vetro... 
                  e ancora sono fumosi tentativi di accensione di stufe a legna 
                  che non tirano  sarà il camino intasato? Non ci 
                  sarà mica finito dentro il gatto? Il teatro in Cascina 
                  ha questi contorni, ed è fatto pure di aperitivi di autofinanziamento, 
                  autorganizzati, per autoprodurre lautogestione teatrale 
                  (!) ché si cerca di essere noi, prima di tutto, a far 
                  nascere e mantenere vivi luoghi di confronto artistico, politico 
                  e sociale, a voler far circolare cultura, nellospitare 
                   spesso alla cieca, e gli esteti non ce ne vogliano  
                  gruppi o singoli che a volte finiscono per intrecciare stabilmente 
                  il loro percorso al nostro, in un tentativo di apertura che 
                  non sempre dà risultati soddisfacenti... ce ne assumiamo 
                  il rischio. Fare teatro, in quel della Torchiera, è prima 
                  di tutto una scelta, la scelta di molte poche comodità 
                  ma forti motivazioni, è sete di libertà e nessuna 
                  paura del sudore, è credere nellautodeterminazione, 
                  nella costruzione di un circuito di respiro e di qualità. 
                  E lo fanno le attrici e i muratori, il tecnico audio e quelli 
                  video, i cantanti e chi fa la spesa, le danzatrici e il giardiniere, 
                  sono le prove notturne e le discussioni allarmate, chi ci presta 
                  i proiettori e chi si esibisce per nessuna questione di pecunia 
                  (non che provare a far circolare qualche rimborso sia uninfamia, 
                  sia chiaro, anzi!)... il teatro in Cascina è questo, 
                  e molto di più. Perché se parliamo di teatro in 
                  cascina, parliamo di arte, parliamo di danza e di teatrodanza, 
                  di video, di scenografie, di bande musicali e di molto altro 
                  ancora che nasce o si sviluppa in Torchiera: Kale Borroka (teatrodanza), 
                  Nudoecrudo teatro, Zerosinapsi e Bemoviement (autoproduzioni 
                  video e cinema indipendente), Freakclown, la Contrabbanda, Grooviglio 
                  audio project, Sissy Blissy, la Banda degli Ottoni, i giocolieri 
                  e i trampolieri, fino agli artigiani che assemblano carri dai 
                  risultati mirabolanti che poi sfilano per mezza città 
                  per unirsi ad un corteo in partenza... credo che il teatro appartenga 
                  un po allessenza stessa della Cascina, sarà 
                  per questo che ogni anno, tra giugno e luglio, copriamo quasi 
                  un mese di iniziative con la Rassegna del Saltimbanco 
                  e con la Rassegna teatrale, che da questanno 
                  viaggia a vele spiegate per trasformarsi in un vero e proprio 
                  festival estivo urbano, in Cascina ovviamente.»
 
 «Comunità», frontiera «
Se con il termine comunità 
                  alludiamo a relazioni intime e strutturanti, quelle stesse relazioni 
                  che nella città contemporanea sembrano ormai disperse, 
                  e con il termine frontiera alludiamo ai luoghi della sperimentazione, 
                  cioè a quei luoghi delle contaminazioni tra soggetti 
                  diversi, tra le differenze stesse, laddove spesso gli esiti 
                  di questi incontri sono imprevisti, allora io credo che le relazioni 
                  di comunità e le interazioni di frontiera non abbiano 
                  dei luoghi privilegiati e delle collocazioni esclusive, bensì 
                  ci sono dei contesti, degli ambiti urbani che più di 
                  altri ne favoriscono lattivazione: a mio avviso la zona 
                  dove si trova Torchiera è uno di questi. Per capirci 
                  siamo in una zona periferica, caratterizzata da pochissime centralità, 
                  pochissimi elementi attrattivi e invece composta di spazi che 
                  sfuggono ad una rigida regimentazione degli usi: aree marginali, 
                  edifici abbandonati, aggregazione latente; in più a tutto 
                  questo una presenza ingombrante e  consentitemi di dire 
                   anche abbastanza lugubre che è quella del cimitero 
                  e delle attività commerciali ad esso connesse. (
) 
                  Dieci anni fa è stata occupata ed è da qui che 
                  vorrei cominciare per trattare della frontiera come opportunità: 
                  a partire dalla prima occupazione infatti da parte degli stessi 
                  occupanti sono stati avviati i lavori di ristrutturazione fisica 
                  che ha significato anche restituzione di senso a questo luogo 
                  (
).
 Credo si tratti di domande che si sono determinate congiuntamente 
                  alle risposte a partire dalla disponibilità di un luogo 
                  di incontro libero, da uno spazio di agibilità,  
                  e quindi in questo senso la frontiera come opportunità 
                   che è al contempo generativo di istanze e di risposte.
 Lesito del considerare da un lato la frontiera come opportunità 
                  per la sperimentazione e dallaltro la comunità 
                  e le relazioni che essa attiva come una risorsa per linnovazione. 
                  Questo tipo di rapporto di somma tra questi due elementi non 
                  ha un esito scontato, non è prevedibile e anzi molto 
                  spesso è solo eventuale: quello che mi viene da dire 
                  a partire dallesperienza di Torchiera è che lesito 
                  di questa somma è ancora una volta la frontiera stessa 
                  che però non viene cancellata e diventa in quanto tale 
                  una parte della città. Nello specifico nel nostro caso 
                  uno spazio che viene sottratto al degrado e restituito alla 
                  città ha come sottoprodotto lincontro in esso di 
                  diversità e progettualità molteplici.
 In conclusione mi verrebbe da dire quasi come slogan  
                  gli slogan non sempre sono inutili  che da questo tipo 
                  di valutazioni si deduce che ci vorrebbero città con 
                  molti meno confini e molte più frontiere. Assumere la 
                  frontiera come riferimento anche e soprattutto nella costruzione 
                  delle politiche a mio avviso significa ritenere opportuno orientarsi 
                  a riaprire spazi di libertà, di sperimentazione e di 
                  contaminazione attraverso opportunità di incontro non 
                  predefinito e non prestrutturato  opportunità queste 
                  che la città di Milano sembra tendenzialmente rifuggire 
                  ; un modo diverso quindi di concepire la città 
                  laddove i confini attuali sono più che altro confini 
                  mentali rispetto alla possibilità di immaginare soluzioni 
                  diverse, soluzioni impreviste. Quindi fondamentalmente abbandonare 
                  lidea che le buone soluzioni spettino e siano di esclusiva 
                  competenza del buon tecnico e invece volgersi a ricercarne traccia 
                  nella libera interazione di una buona società
».
 Odio le classificazioni «
Una cosa che odio sono le classificazioni. Non 
                  le sopporto, soprattutto, quando sono vere, e mio malgrado devo 
                  ammettere di fare parte della Nuova generazione di giocolieri. 
                  Ragazzi e non, che negli ultimi 5 anni hanno scoperto la giocoleria 
                  e ne hanno fatto la loro vita. Nel mio caso la situazione è 
                  un po più complessa. Ho iniziato 3 anni fa, scaricando 
                  camion e andando a scuola la sera, dove con un mio compagno, 
                  prima con le palline, poi con delle torce artigianali, cercavamo 
                  di scappare da una vita di merda. Forse per quello è 
                  nato lamore per la giocoleria, perché era ed è 
                  distante anni luce da quella vita impossibile che ti prende 
                  24 ore su 24. Quando in ribalta ho iniziato a giocare con le 
                  bottiglie di sciroppo (lavoravo in una ribalta farmaceutica) 
                  ho capito che ci voleva la svolta.
 LA SVOLTA
 una sera ero andato con un amico a vedere un concerto (Banda 
                  Bassotti) al Torchiera. Arrivato in questa catapecchia dalla 
                  parte opposta di Milano, tempo di rilassarmi un attimo e il 
                  più grande gruppo di pelati con le svastiche che abbia 
                  mai visto tutto insieme mi riempie di mazzate, a me a tutti 
                  quelli che mi circondavano.
 Il primo incontro con la Cascina è stato un successo! 
                  Poi, dopo un anno, scopro che lì si trovano i giocolieri 
                  di Milano dopo scuola ci vado e mINNAMORO.
 Torchiera è indescrivibile per chi non cè 
                  mai stato e penso che molto di ciò che sono e sarò 
                  lo devo alla Cascina, allenergia che circola, agli allenamenti 
                  il lunedì e il martedì, a tutti quelli che sono 
                  stati i miei maestri senza saperlo, agli spettacoli nati allinterno, 
                  alle manifestazioni sui trampoli.
 IL PRESENTE
 Nel frattempo ho trovato una persona fantastica con il quale 
                  ho fondato una compagnia. La vita continua, non scarico più 
                  i camion ma nemmeno guadagno abbastanza. Nel frattempo ho frequentato 
                  laccademia di Circo di Cesenatico e corsi di teatro, ma 
                  suggerisco a chi sta cercando di specializzarsi di cercare in 
                  altre direzioni. Meglio venire in Torchiera, leggere, amare 
                  e se proprio volete imparare qualcosa di nuovo andate ai festival 
                  o ai raduni di giocolieri. Ce ne sono di bellissimi in tutto 
                  il mondo
».
 
 Cultura accessibile a tutti «
Sono unattrice, e ho deciso di fare questintervista 
                  sul palco di Torchiera perché vi ho fatto molti spettacoli. 
                  Per me è stato molto importante fare gli spettacoli qui 
                  più che farli nei teatri perché, sia che gli spettacoli 
                  siano stati creati nella sala prove di Torchiera, sia con compagnie 
                  professioniste nelle sale prove iper attrezzate dei teatri o 
                  dei centri di danza per me era importante portare questi spettacoli 
                  in Torchiera per far sì che la gente potesse vederli 
                  ad un prezzo popolare far sì che la cultura ritorni ad 
                  essere una cosa accessibile e fruibile da tutti e qui dentro 
                  è una cosa che cerchiamo di fare sempre e continuamente.
 Molte delle persone che vengono qui, infatti, fanno dei lavori 
                  artistici e tutte portano poi qui il prodotto del loro lavoro, 
                  tanti perché hanno imparato il loro mestiere proprio 
                  qui dentro grazie alla palestra giocolieri, grazie alla banda, 
                  al teatrodanza, ecc.
 In questo modo la gente si è avvicinata ad unarte 
                  inizialmente come hobby o passione e poi a volte è riuscita 
                  a cambiare il proprio lavoro in un lavoro artistico che poi 
                  viene riconosciuto allinterno della società.
 Questa è una delle motivazioni che mi spinge ancora a 
                  stare qui dentro a fare arte qui, a fare in modo che il maggior 
                  numero di persone veda larte che viene prodotta in questo 
                  posto, perché si possa creare unalternativa ai 
                  valori che la società ci impone: i soldi, la posizione 
                  sociale, ecc.
 La cosa che per me è stata più importante è 
                  stata fare Il quartiere spettacolo che facevo con 
                  lImpasto comunità teatrale nomade che 
                  è la compagnia con cui ho lavorato per diversi anni; 
                  ho spinto molto affinché la compagnia venisse qui perché 
                  tante delle persone che lavoravano con me che facevano un teatro 
                  politico, sociale non avevano mai fatto unesperienza di 
                  questo genere, non avevano mai fatto uno spettacolo allinfuori 
                  di un teatro istituzionale ed è stato bello sentire come 
                  degli attori o danzatori professionisti si trovassero meglio 
                  a lavorare qui dentro che nei teatri, che si trovassero meglio 
                  a rapportarsi con persone non professioniste.
 Io oltre a fare teatro qui dentro lavoro per lorganizzazione 
                  affinché in maggior n. di persone possa fare teatro qui, 
                  stiamo sistemando la sala prove, il palco, per migliorare le 
                  prove, le rassegne, gli spettacoli
».
 Dal Ponte alla Cascina «
Io venni contattata in quanto architetto perché 
                  elaborassi un progetto di massima sullutilizzo degli spazi 
                  da presentare in comune in risposta a vari progetti dei marmisti 
                  della zona per fare un rilievo degli spazi
Io allora militavo 
                  nel circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, nel giro di un anno 
                  uscii dal circolo anarchico e mi trasferii per entrare in pianta 
                  stabile nel collettivo di Torchiera, minnamorai del posto 
                  in quanto luogo fisico come architetto, e dello spirito e del 
                  fare politica che rimane tuttora una della esperienze più 
                  positive dellautogestione di uno spazio sociale. La Torchiera 
                  fin da allora, dal 95, si caratterizzò in senso 
                  fortemente libertario e anarchico
».
 
 Tra condizione di esclusione e desiderio 
                  di interazione: Torchiera vive infatti come spazio di aggregazione effettivamente 
                  aperto a tutti divenendo così spesso insieme rifugio 
                  e palcoscenico per molte minoranze urbane e luogo di scambio 
                  culturale tra esse; prime tra tutti le comunità rom di 
                  via Barzaghi che solo in Torchiera hanno visto soddisfatta lesigenza 
                  di uno spazio per i loro battesimi e le loro cerimonie e per 
                  un confronto non orientato da logiche assimilazioniste.
 Scuola di italiano «
La scuola di italiano è un progetto nato 
                  dallesigenza di intervenire su un terreno di emarginazione 
                  grave, quello dellimmigrazione clandestina. Sebbene a 
                  Milano siano presenti strutture di educazione linguistica per 
                  gli stranieri, queste si rivolgono esclusivamente agli immigrati 
                  regolarizzati, lasciando scoperta una fascia sempre più 
                  consistente di migranti a cui non viene data la possibilità 
                  né di incontrarsi né di comunicare. Su queste 
                  basi nasce la scuola, gestita da un gruppo di insegnanti non 
                  professioniste, che organizzano lo spazio, contattano gli studenti 
                  e conducono le lezioni. La Cascina autogestita Torchiera risponde 
                  in pieno alla nostra esigenza di creare uno spazio che favorisca 
                  il più possibile lincontro e lo scambio tra menti 
                  e corpi, grazie al duraturo impegno nella condivisione e nella 
                  gestione collettiva delle attività svolte. Pur rimanendo 
                  fondamentale lapprendimento linguistico, ciò che 
                  caratterizza la scuola è la circolarità della 
                  crescita personale e dello scambio delle conoscenze e delle 
                  esperienze. Ci piace pensare alla nostra scuola come ad un tentativo 
                  di creare un terreno comune fatto di persone, storie, sogni 
                  e speranze
».
 Incontri tra diverse culture «
La Cascina autogestita Torchiera ha sempre rappresentato 
                  un luogo privilegiato dincontri tra diverse culture grazie 
                  anche alla sua collocazione urbana tra chi vive ai margini della 
                  società e chi continuamente lotta contro lesclusione 
                  e lemarginazione sociale.
 A partire dal maggio 2001 si è avviata una stretta collaborazione 
                  tra alcuni musicisti rom del campo di via Barzaghi e altri della 
                  banda degli Ottoni a Scoppio.
 Oggi lassociazione Arci-Unza si occupa di un progetto 
                  interculturale di promozione della musica rom e di difesa del 
                  diritto allarte di strada e di metrò
».
  
 Tra capacità, passioni e interessi 
                  individuali che si rendono reciprocamente disponibili: Non a caso in Torchiera si organizzano non corsi ma palestre, 
                  e quindi occasioni di scambio di esperienze e conoscenze per 
                  il puro gusto di condividerle  di arti di strada, di musica, 
                  di danza e di teatro; questa differenza è essenziale, 
                  non è solo terminologica, nel senso che questo tipo di 
                  momenti di incontro nascono proprio dalla volontà di 
                  scambiarsi delle capacità, di condividere passioni e 
                  interessi; non cè qualcuno che è lì 
                  per insegnare, ci sono delle persone che hanno voglia di condividere 
                  qualcosa.
 Giocolando e sputando fuoco «
È quindi nellinverno del 94 
                  credo, Pallino tornava da Londra dove era andato a studiare, 
                  a fare qualche lavoro di merda per mantenersi e aveva anche 
                  conosciuto la giocoleria.
 Anche Fabio si era scontrato col mondo del lavoro e tra un palco 
                  e laltro aveva conosciuto Dalila che le aveva insegnato 
                  a sputare il fuoco e Pronne a giocolare.
 Torchiera inverno novantaquattro. I due si ritrovano dopo circa 
                  5 anni che non si vedevano  quindi i centri sociali sono 
                  luoghi di incontro  dopo i baci e gli abbracci si prendono 
                  una birra  quindi i cs sono luoghi dove puoi berti una 
                  birra. E chiacchierando scoprirono di aver tutti e due scoperto 
                  la giocoleria  quindi i centri sociali sono luoghi in 
                  cui si può chiacchierare  e decisero di cominciare 
                  a giocolare assieme in Torchiera, pura situazione opportunistica 
                  perché era inverno e cera un tempo di merda. Bussarono 
                  al collettivo, entrarono nel collettivo e proposero di dedicare 
                  il lunedì sera alla giocoleria attraverso una serata 
                  autogestita di palestra giocolieri: il nome della 
                  serata è tanto banale che è inutile dire che lintenzione 
                  era di creare una serata in cui giocolieri, curiosi, principianti 
                  potessero venire in un posto ad allenarsi, scambiare conoscenze 
                  e attrezzi di giocoleria, bersi una birra e farsi le canne.
 Ad essere sinceri non cera neanche venuto in mente di 
                  affittare una vera palestra o spazio per allenarsi; cosa della 
                  quale ci informammo qualche anno dopo trovando il consiglio 
                  di zona e il comune totalmente sordi alle nostre richiese (ci 
                  si presentava come normali cittadini e non come 
                  Torchiera) e il privato mostruosamente costoso.
 Ci sembrò naturale farla lì, in quel posto punto 
                  e basta.
 Io ero ancora sotto processo per la diserzione e il dialogo 
                  con listituzione era fuori discussione, il posto cera, 
                  bisognava solo renderlo sempre più vivo, noi ci provammo 
                  così. Ma a questo punto Fabio e Pallino sparirono e comparve 
                  il collettivo giocolieri che si era formato poco dopo, fatto 
                  da giocolieri per passione e saltimbanchi. A palestra avviata 
                  arrivarono un gruppo di saltimbanchi che utilizzavano la giocoleria 
                  per fare spettacolo in strada e
guadagnare di che vivere 
                  con i loro cappelli!! Si poteva guadagnare dei soldi con un 
                  lavoro che ti piaceva, senza padroni potendo dire quello che 
                  volevi! Era tutto un roteare di clave, palline diabli cerchi 
                  bottiglie, gente che stramazzava al suolo cercando di imparare 
                  ad andare sui trampoli mentre la Fedra elargiva consigli sulla 
                  tecnica da seguire e la maniera corretta di cadere. Monocicli 
                  che sfrecciavano nella sala del camino mentre un pazzo tirava 
                  un filo da una parete allaltra e pretendeva di camminarci 
                  sopra! Poi scoprimmo che oltre a far cappello si 
                  poteva guadagnare lavorando con pro loco, comuni, agenzie decidendo 
                  prima un compenso. (
)
 Il collettivo giocolieri e il Torchiera, fecero una rassegna 
                  di 5 gg di spettacoli. Gran culo ma anche molto bella. Artisti 
                  di tutti i posti sbucavano fuori per fare spettacoli in quei 
                  cinque giorni, gratis, capitanati dal mago Barnaba ex cassaintegrato 
                  dellAlfa Romeo di Arese che si guadagnava da vivere facendo 
                  il vero finto mago, fondando pure la grande compagnia 
                  del mago Barnaba formata da lui solo!
 Poi si andava a fare spettacolo, chi in strada chi ad ingaggio, 
                  la sera ci si vedeva in Torchiera e il totale dei soldi presi 
                  nella giornata si ridistribuivano in parti uguali a prescindere 
                  dalle proprie potenzialità..
 Ultima cosa, fu di andare alle manifestazioni con un altro spirito.
 Spiazzammo un po tutto il movimento andando in corteo 
                  con i trampoli, giocolando e sputando il fuoco. Eravamo e mi 
                  sembra che la cosa sia rimasta, sempre noi a chiudere il corteo 
                  a fare da cuscinetto tra il corteo serio e la polizia. La cosa 
                  non era assolutamente voluta è che coi trampoli si camminava 
                  sempre troppo lenti e poi, ti cade una clava, ricarica le torce 
                  infuocate
».
 
 (Raccontati attraverso la scelta di un «pezzo» 
                  di Torchiera e a ruota libera la descrizione di cosa ti fa venire 
                  in mente) «
Ho scelto la futura aula studio perché 
                  è la stanza che ho visto in unestate venire su 
                  dal nulla e che da mani inesperte è stata rimessa a posto.
 È un modo per portare un contributo nel quartiere in 
                  cui vivo, dove anche studiare, che dovrebbe essere la roba meno 
                  opprimente tra tutti i lavori, diventa una merda.
 Lintento è quello di far nascere di fianco al Cimitero 
                  Maggiore un luogo tranquillo dove posso scendere e trovare gente 
                  con cui scambiare opinioni.
 In Torchiera gli strumenti che hai sono quelli del riciclo e 
                  del saperti adattare in questa città, e con questi strumenti 
                  si costruiscono cose che a me hanno lasciato molto.
 Laula studio nasce nellagosto resistente: per via 
                  delle minacce di sgombero una cinquantina di giovani aveva scelto 
                  di restare a Milano a presidiare la Torchiera anziché 
                  andare in vacanza. Tra questi giovani alcuni erano studenti 
                  e dovendo studiare pensarono di iniziare a costruire le mura 
                  del tetto della futura aula studio
».
 
 Tra disponibilità di spazi di libertà 
                  e la messa in sinergia di percorsi progettuali autonomi e diversi: 
                  La Torchiera, in quanto spazio di interazione libero e profondamente 
                  impregnato della carica progettuale di chi lo fa vivere, svolge 
                  un ruolo importante nellattrarre, generare e al contempo 
                  beneficiare della dialettica tra idee, proposte, progetti e 
                  percorsi dazione diversi. Ci sono altre realtà 
                  con cui Torchiera ha infatti condiviso e condivide i suoi sogni 
                  e i suoi ideali attraverso momenti di sinergia veramente unici: 
                  liberare uno spazio ha significato creare lopportunità 
                  affinché percorsi nuovi nascessero e percorsi dallesterno 
                  offrissero la condivisione dei passi già fatti.
 Ottoni a Scoppio «
Durante il Carnevale del 1986 un gruppo di impavidi 
                  suonatori comunisti, anarchici, e molto internazionalisti fece 
                  la sua prima apparizione con un significativo costume: 
                  quello delle brigate internazionali della guerra 
                  di Spagna.
 Quel giorno nacque la Banda degli Ottoni a Scoppio, un collettivo 
                  musical-politico da sempre a servizio delle realtà 
                  più deboli in questa città e non solo.
 In 17 anni di vita il percorso degli Ottoni a Scoppio ha toccato 
                  innumerevoli mete fisiche, geografiche e ideali.
 Sempre nomade ha avuto sale prove in ogni angolo di Milano fino 
                  alla scelta più stabile di finire in Torchiera.
 Le note degli Ottoni a Scoppio hanno risuonato a Niquero e Santiago 
                  de Cuba, Sarajevo, Mostar, Banja Luka, Parigi, Gerusalemme est, 
                  Betlemme.
 Lidea è di essere un punto di incontro tra le sempre 
                  contrastanti realtà della sinistra più estrema, 
                  un megafono per le istanze dei tanti reietti della società 
                  totalitaria del libero mercato.
 Le Bande in Movimento ormai sono un virus inarrestabile destinato 
                  ad espandersi nonostante qualcuno (tipo questura e Digos) sia 
                  in costante ricerca di vaccini
».
 Zona 8 «
Il coordinamento associazioni zona 8 è 
                  il tentativo di riaggregare i soggetti, individuali e collettivi, 
                  che in zona 8 producono progetti politici e sociali locali e 
                  non nel solco dellopposizione alla globalizzazione neoliberista, 
                  ma con espressioni ed esperienze diverse. Riaggregazione non 
                  come riduzione del tutto, ma per amplificare le singole esperienze 
                  attraverso la contaminazione reciproca e una migliore comunicazione 
                  agli abitanti dei nostri quartieri. In questo percorso Torchiera 
                  è stata una fondamentale risorsa umana, politica e sociale 
                  per il quartiere e non solo. Non sarebbe pensabile un foro sociale 
                  (o comunque lo si voglia chiamare) in zona senza un coinvolgimento 
                  di Torchiera, per il contributo sempre originale, creativo e 
                  artistico che sa dare (e le feste o mobilitazioni fatte assieme 
                  lo dimostrano) 
».
 Cooperativa Alekos La cooperativa Alekos lavora a stretto contatto con 
                  Torchiera. Scopo della cooperativa è favorire attraverso 
                  una rete di scambi personali, economici, culturali, politici, 
                  la realizzazione di un ambiente di lavoro con un senso produttivo 
                  attento ai valori della relazione, della convivenza, del mutualismo, 
                  della solidarietà e dellecologia. La cooperativa 
                  si propone di promuovere una federazione di coagenti che lavorano 
                  per il medesimo scopo sopraddetto; in particolare si vuole sviluppare 
                  al massimo livello la divulgazione di una cultura solidale.»
 Tattle «
Tattle nasce allinterno della coop. Alekos 
                  e del villaggio ecologico di Granara ed è un gruppo che 
                  si occupa di sviluppare e di diffondere le tecnologie appropriate 
                  che tengono in considerazione sia gli aspetti ecologici sia 
                  quelli sociali e di integrazione con luomo.
 Assieme al villaggio ecologico di Granara cerca di mettere in 
                  pratica i principi dellecologia sociale, integrando diversi 
                  aspetti della vita in una visione ecologica complessiva.
 Tattle allinterno di Torchiera porta avanti il progetto 
                  di potabilizzazione dellacqua piovana di fronte alla grave 
                  violazione di uno dei diritti universali, il diritto allacqua, 
                  perpetuato come forma di repressione dal comune di Milano nei 
                  confronti della Cascina Torchiera.»
 Ci opponiamo allingiunzione di sgombero che tuttora pende 
                  su Torchiera perché crediamo che
 «non 
                  i giovani imprenditori ma soltanto persone orientate ad esprimere 
                  la propria identità fanno uno spazio sociale; non limpresa 
                  che vince una gara dappalto ma soltanto il tempo e le 
                  braccia di chi desidera restituiscono spazi degradati alla città; 
                  non chi reprime e aggredisce la diversità, ma soltanto 
                  le stesse diverse soggettività libere di interagire possono 
                  realizzare politiche di aggregazione in una città che 
                  esclude». (Cascina Autogestita Torchiera, Maggio 2000) 
                 Siamo andati a Genova in occasione delle giornate della contestazione 
                  del G8 con una carovana di bici, motorini, macchine, camper, 
                  furgoni che ha attraversato piccole piazze di paese, strade 
                  di montagna e centri abitati comunicando attraverso la nostra 
                  arte, larte di strada, che «siamo convinti che 
                  sia possibile costruire un mondo dove le ricchezze passino attraverso 
                  la valorizzazione delle differenze, la socialità come 
                  antidoto alla competizione, il libero sviluppo delle specificità 
                  di ogni popolo, gruppo e individuo il cui apporto risulta insostituibile 
                  per una reale crescita collettiva». (Cascina Autogestita 
                  Torchiera, Luglio 2001)  (Sullesperienza della carovana è stato realizzato 
                  un film, in distribuzione presso la Cascina Torchiera da sole 
                  due settimane)  
 appuntamauntz: Il collettivo di gestione della Cascina (unassemblea da 
                  sempre e per scelta aperta a tutti/e) si riunisce ogni mercoledì 
                  sera dalle 22.
 Tutti i lunedì e martedì sera Palestra Giocolieri 
                  aperta a tutti.
 Tutti i lunedì sera prove della Banda degli Ottoni a 
                  Scoppio
 Tutti i martedì sera prove della Contrabbanda
 Tutti i mercoledì scuola di italiano per stranieri dalle 
                  19
 Rassegna «Saltimbanchi off» dal 12 al 16 giugno.
 Rassegna teatrale dal 26 giugno al 6 luglio
  a cura di Gaia, Manu, Paolo 
                  e Silvia con il contributo fondamentale di tutti quelli che credono in 
                  questi percorsi.
 Si ringraziano per le interviste:
 Paolo, Cinzia, Simone, 
                   Loredana, Alessandra, Fabione, 
                   Pallino, Stefano, Onsky, 
                   Elia, Grumo, Luca, 
                   Teo, i cooperanti Alekos.
 per le foto:
 Marco, Franco e Luca
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