| Non sapevate che nella parola guerra 
                  sono contenute, come in una coppa trasparente e fragile, tutte 
                  quelle altre parole: assassinio, mutilazione, rapina, saccheggio, 
                  flagello, accecamento, pidocchi, avvelenamento, bruciare vivi, 
                  soffocare, morire di sete e cento altre ancora [...] Si dice: 
                  è morto da eroe. Perché non si dice mai: ha subito 
                  una splendida, eroica mutilazione? Si dice: è caduto 
                  per la patria. Perché non si dice mai: si è fatto 
                  amputare entrambe le gambe per la patria? (Letimologia 
                  dei potenti!) Il vocabolario della guerra è fatto dai 
                  diplomatici, dai militari, dai potenti. Dovrebbe essere corretto 
                  dai reduci, dalle vedove, dagli orfani, dai medici e dai poeti. 
                  A. Schnitzler, Pensieri sulla vita e sullarte [1914], 
                  a cura di G. Farese, Mondadori, Milano 1996, p. 60.
 Da dove si trovava Winston era possibile leggere, ben 
                  stampati sulla bianca facciata in eleganti caratteri, i tre 
                  slogan del Partito: la 
                  guerra è pace
 la libertà è schiavitù
 lignoranza è forza
 [
] Fine specifico della neolingua non era solo quello 
                  di fornire [
] un mezzo espressivo che sostituisse la vecchia 
                  visione del mondo e le vecchie abitudini mentali, ma di rendere 
                  impossibile ogni altra forma di pensiero.
 G. Orwell, 1984, in Romanzi e saggi, a cura e con un 
                  saggio introduttivo di G. Bulla, Mondadori, Milano 2000, pp. 
                  884, 1218.
 Solo alcune, assai poche, delle persone che abitano qui, 
                  sentono quel che succede come un incubo confuso; per tutti gli 
                  altri  la maggioranza  si tratta solo duna 
                  scenografia teatrale, un vago fondale  in entrambi i casi, 
                  qualcosa di irreale. S. Weil a Joë Bousquet, 12 maggio 1942, in Lettere della 
                  guerra, a cura di L. Coppola, La Locusta, Vicenza 1988, 
                  p. 33.
  Espedienti linguistici 
 Nel corso della guerra del Golfo del 1991 vengono introdotte, 
                  e da allora si affermano, espressioni come bombe intelligenti 
                  e operazione chirurgica. La guerra viene giustificata 
                  e resa accettabile da una serie di espedienti linguistici. Nei 
                  giornali e in televisione prende forma un lessico volto a rendere 
                  impossibile  come scriveva Orwell  ogni altra forma 
                  di pensiero. Si usano metafore rassicuranti tratte dalla 
                  meteorologia, dal teatro, dal cinema, dal lavoro, dallattività 
                  umanitaria, dalla religione cristiana, dalla tecnologia, 
                  e infine dalle pratiche igieniche e dal sapere medico: tempesta 
                  nel deserto, scenario del Golfo o scenario 
                  di guerra, top gun, professionisti, 
                  dovere, missione, con laiuto 
                  di Dio, precisione millimetrica, bonifica 
                  dellarea, effetti collaterali. Si utilizzano 
                  eufemismi come uso della forza, conflitto, 
                  successo delloperazione. Per convincere che lincontrollabile è sotto controllo 
                  e per dare limpressione di sicurezza, efficienza e rapidità, 
                  i bombardamenti vengono suddivisi in fasi numerate, ciascuna 
                  con un proprio nome. La previsione e i calcoli del numero delle 
                  perdite e delle vittime addomesticano 
                  lorrore e annullano gli scrupoli morali. Si discute di 
                  cifre, si quantificano danni e perdite, 
                  si aggiornano bilanci economici: colpiti 70 obiettivi 
                  strategici; loperazione Desert Storm si svilupperà 
                  in 4 fasi della durata di 96 ore; lintero 
                  costo delloperazione ammonta a 78 miliardi di dollari.
 La guerra viene fatta rientrare nelle cose di tutti i giorni, 
                  tra i nostri ragazzi e donne-soldato che ricordano 
                  la ragazza della porta accanto. Presentata come 
                  inevitabile e naturale, la guerra abitua 
                  a pensare che siano naturali gli ambiti ai quali 
                  viene paragonata, e cioè i poteri e i saperi in cui siamo 
                  immersi: nel lavoro, nel tempo libero, nei rapporti di vicinato, 
                  tra i sessi, nella religione, nella scienza, nella cura della 
                  salute. Quando ci dicono che la voce del pilota prigioniero 
                  è stata riconosciuta in tv dalla madre, non ci 
                  parlano solo della guerra, ma della famiglia. Il figlio maschio 
                  fa la guerra, il padre ne è orgoglioso perché 
                  compie il proprio dovere e adempie alla propria 
                  missione. La madre piange alla partenza del figlio, 
                  teme per la sua vita, e può succedere che ne accolga 
                  il corpo cadavere. Nei monumenti funebri la madre esprime il 
                  lutto, mai lira.
 Si dice lAmerica, lIraq, 
                  la Francia, Israele. Esistono solo Stati, 
                  che si identificano con altrettanti eserciti. Chi dissente è 
                  un traditore. Gli individui sono cancellati. Gli 
                  Stati hanno bisogno della guerra: combattendo un nemico, impongono 
                  sui propri cittadini un potere di vita e di morte, e sopprimono 
                  ogni autonomia e ogni forma di libera vita associata. Le 
                  bandiere non sono sacre se non tinte del sangue dei cittadini, 
                  e lAltare della Patria è il sepolcro di un morto 
                  ignoto, ha scritto Carlo Levi nellangoscia dei primi 
                  mesi della seconda guerra mondiale. Lo Stato-idolo vive del 
                  sangue dei propri figli e dei nemici; il senso 
                  idolatrico dello Stato richiede la guerra, totale e continua, 
                  una con lo Stato e la sua esistenza, inscindibile dalla vita 
                  del dio (C. Levi, Paura della libertà, in 
                  Id., Scritti politici, a cura di D. Bidussa, Einaudi, 
                  Torino 2001, pp. 175, 177-178).
 Nella propaganda di guerra, morte e corpi fatti a pezzi sono 
                  censurati. Perché luccisione e la morte possano 
                  essere santificate nel culto dei caduti e degli 
                  eroi, i cadaveri dei soldati, in primo luogo dei 
                  nostri, vengono nascosti. Il calcolo numerico dei 
                  morti  lunico modo consentito di parlarne  
                  fa tacere le loro grida. Solo i nostri soldati morti 
                  vengono contati. Quelli nemici, no. Le vittime 
                  sono civili, occasionalmente: e anchesse si 
                  possono solo contare. Mi sembra che non ci resti altro 
                  da fare che ognuno di noi tenti di celebrare un morto, 
                  uno solo, disse Günther Anders nel Discorso sulle 
                  tre guerre mondiali rivolto nel 1964 a quelli che chiamava 
                  cari compagni del Tempo della Fine. Uno ricordi 
                  un bambino distrutto dalle radiazioni a Hiroshima. Laltro 
                  una donna bruciata a Dresda. Il terzo un ebreo ucciso dal gas 
                  ad Auschwitz. Il quarto un marinaio americano annegato nelloceano. 
                  Il quinto un uomo picchiato a morte in una cantina della Gestapo. 
                  Il sesto un algerino torturato. Il settimo un russo assiderato 
                  a Stalingrado. Lottavo un bambino che domani morirà 
                  ucciso dalle radiazioni. Il nono un marinaio che domani annegherà. 
                  Il decimo un bambino che domani non verrà più 
                  alla luce del mondo (in Discorso sulle tre guerre mondiali, 
                  a cura di E. Mori, Linea dombra, Milano 1990, pp. 58-59).
  
  Lessico 
 Sulla base di un diario delle mobilitazioni tenuto nel 1991, 
                  e di appunti presi dai giornali italiani di quel periodo, ecco 
                  un dizionarietto della propaganda di allora. Parlo della nostra 
                  propaganda, ma bisognerebbe analizzare allo stesso modo quella 
                  del nemico.  Ad oltranza. Lo sono i pacifisti e i bombardamenti. 
                  Aeronautica americana. Padrona incontrastata dei cieli.
 Aerei. I nostri tornano tutti alla base, tranne
; 
                  quelli iracheni sono colpiti.
 Alleati. Di Bush, o degli Stati Uniti. Per Saddam dire: 
                  i fedelissimi di, gli uomini di.
 Armi chimiche. Le possiedono gli iracheni. Micidiali. 
                  Ricordare gli ebrei gasati dai nazisti.
 Arsenale bellico. Iracheno. Immenso.
 Arsenali missilistici. Iracheni. Sorprendenti.
 Attacco. Se è nostro, è chirurgico.
 Aviazione militare americana. Cavalleria del cielo.
 Bombardamenti. Dire piuttosto: missioni, lavoro, operazione 
                  chirurgica, raid.
 Bombe. Farmaci che occasionalmente possono causare effetti 
                  collaterali. Intelligenti. Tonnellate di.
 Bush. È fiero. Dura replica di.
 Cavalcata. Dei marines e dei mezzi corazzati. Travolgente.
 Carri armati. Dilagano nelle fertili pianure del delta 
                  dellEufrate.
 Cieli. Conquista dei.
 Coalizione. Anti-Saddam. Democratica.
 Comunità. Internazionale.
 Cruise. Missili. Mezzo per evitare di colpire la popolazione 
                  civile.
 Deserto. Vi si trovano o scudi o tempeste. Gli iracheni 
                  vi hanno bunker e nascondigli.
 Dio. Benedica gli Stati Uniti. Con il Suo aiuto vinceremo.
 Guerra. Giusta, legittima, legale, necessaria, inevitabile, 
                  sacrosanta. Triste necessità. Breve, rapida. Limitata. 
                  Praticamente incruenta. Scenario di. Sotto legida dellONU, 
                  nel nome del diritto internazionale, nel segno della legalità. 
                  Ricordare il diritto internazionale, e il nuovo ordine mondiale. 
                  Non è una guerra ma unoperazione di polizia internazionale. 
                  Preferire comunque: uso della forza, conflitto, tempesta nel 
                  deserto, scudo nel deserto, operazioni, intervento, operazione 
                  chirurgica.
 Inevitabile. Lo è sia la guerra, sia il carico 
                  delle vittime civili.
 Intelligenti. Bombe americane quando sono lanciate da 
                  un aereo.
 Iraq. Prima del 27 febbraio 1991: quarta potenza militare 
                  del mondo. Dopo il 27 febbraio: in ginocchio; unarmata 
                  Brancaleone.
 Iracheni. Stanare gli iracheni dai bunker o dai loro 
                  nascondigli nel deserto.
 Macchina bellica, macchina da guerra. Ce lha lesercito 
                  iracheno. Gli Stati Uniti hanno una task force.
 Mamma. È americana. Riconosce in tv la voce del 
                  figlio prigioniero.
 Marea. Nera.
 Massacro. Dire piuttosto: successo delloperazione.
 Mercenari. Dire piuttosto: professionisti.
 Militarismo, militarismo a senso unico. Termine assente.
 Morte. Termine assente.
 Obiettivi. Solo strategici o militari.
 Operazione. Chirurgica. Ha avuto successo.
 Pacifismo. Unilaterale. Indiscriminato. Dogmatico. A 
                  senso unico. Pregiudiziale. Strabico. Ripudia lOccidente. 
                  Pseudopacifismo. Sfoga i suoi umori anticapitalistici.
 Pacifismo responsabile. Sostiene la guerra.
 Pacifisti. Ad oltranza. Disfattisti. Alleati di Saddam. 
                  Difensori di Saddam Hussein. Sostenitori del rais. Utili idioti 
                  al servizio di (a scelta: Saddam Hussein, Cremlino, comunismo).
 Pianure. Nel delta dellEufrate. Fertili.
 Paura. Ce lhanno i deboli.
 Piloti. I nostri. Preferire: top gun. Reduci da una missione. 
                  Tutti hanno fatto ritorno alla base, tranne.
 Pregare. Per la pace, e per la salvezza delle nostre 
                  truppe.
 Presidente. Degli Stati Uniti dAmerica. Per lIraq 
                  dire: il rais.
 Prigionieri. In mano agli iracheni. Usati come scudo; 
                  scudi umani.
 Ragazzi. I nostri.
 Saddam Hussein. Fino allautunno 1990: leader iracheno. 
                  Dopo lautunno 1990: dittatore, dittatore iracheno, rais 
                  di Baghdad, Hitler, folle, mostro, criminale di guerra, despota, 
                  califfo. Ha i suoi fedelissimi. Non gli resta che la resa.
 Sbarco aereo. Spettacolare; il più spettacolare 
                  dai tempi della seconda guerra mondiale.
 Scenario. Può essere del Golfo, del deserto o 
                  di guerra.
 Soldati americani. I ragazzi; i nostri ragazzi. Uomini 
                  dacciaio. Lavorano duro. Scoppiano di salute.
 Stanare. Vedi Iracheni.
 Task force. La nostra. Formidabile. Per lIraq dire: 
                  macchina bellica, o macchina da guerra.
 Tecnologie. Americane. Sofisticate. Risparmiano il sangue. 
                  Attenuano le nostre preoccupazioni.
 Televisione. Guerra in diretta. Per la prima volta la 
                  CNN. Citare il villaggio globale e Marshall Mc Luhan.
 Tragedia. Inevitabile.
 Truppe irachene. Del califfo. Coriacee.
 Umori. Anticapitalistici.
 Uomini. Di Saddam. Per Bush, dire: alleati.
 Vittime. Civili. Preferire: effetti collaterali.
  Ordine e polizia, dio e democrazia 
 Questo dizionario risale allepoca di Bush I. La propaganda 
                  di Bush II e dei suoi alleati del 2003 ha usato molto meno eufemismi 
                  e reticenze, ha attinto senza troppi pudori alla retorica militarista, 
                  e si è richiamata maggiormente allaiuto di 
                  Dio. Nel 1991 non si faceva una guerra, ma una operazione 
                  di polizia internazionale. Nel 2003 si proclama la guerra 
                  preventiva, del Bene contro il Male, nel 
                  nome di Dio, in nome della democrazia. In 
                  quella che ora si chiama prima guerra, le fasi 
                  si chiamavano Tempesta del deserto o Cammello 
                  Notturno; nella seconda, Colpisci e 
                  terrorizza. La prima guerra rivela quale idea di ordine 
                  e di polizia ci sia sotto. La seconda rivela lidea 
                  di Dio, e di democrazia. Lo slogan orwelliano 
                  La guerra è pace è nellaria. 
                  Anche il movimento contro la guerra è cambiato dal 1991 
                  a oggi. Sarebbe perciò importante ricostruire il lessico 
                  del pacifismo e dellantimilitarismo, con le sue varianti, 
                  e le sue trasformazioni negli ultimi anni.
  Piero Brunello
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