| Se ne continua a parlare, si spaccano le alleanze, si spacca 
                  la Nato, si muovono tutti e non si muove niente: la guerra  
                  mentre scriviamo  resta allordine del giorno, o 
                  perlomeno della settimana. Crescono le paure, ma cresce anche 
                  un grande movimento di opposizione alla guerra, che raccoglie 
                  al proprio interno tante voci (non tutte belle) e si esprime 
                  in mille modi: dalle bandiere della pace apparse come funghi 
                  dopo la pioggia ai milioni di persone in piazza. Un grosso movimento 
                  che si oppone alla guerra senza se e senza ma. Noi ce ne sentiamo 
                  parte e anche su questo numero  come sempre più 
                  spesso accade  più di un articolo è dedicato 
                  alla guerra e alla nostra lotta contro. Ne scrivono Maria 
                  Matteo, Antonio Cardella, Salvatore 
                  De Siena. Un momento significativo di questa nostra opposizione alla guerra 
                  è stata la riuscita manifestazione tenutasi a La Spezia 
                  sabato 25 gennaio, alla quale si riferiscono le foto pubblicate 
                  in questa stessa pagina e in altra parte 
                  della rivista.
 Contro la guerra, dunque. Contro questa prossima ventura e contro 
                  tutte le altre.
 
 
 Gaber. La scelta di dedicare la copertina a Giorgio 
                  Gaber non è stata indolore, così come era successo 
                  quattro anni fa con la copertina del 
                  n. 252 (marzo 1999) dedicata a Fabrizio De André 
                   entrambi morti in gennaio, entrambi ricordati rapidamente 
                  sul rispettivo numero di febbraio e poi a tutta copertina e 
                  con un dossier sul numero successivo. Allora come oggi cera 
                  una certa ritrosia a dare limpressione di una qualche 
                  forma di culto della personalità. E cera 
                  nel 1999 così come oggi il fastidio di ritrovarsi così 
                  in un generale clima di canonizzazione, tanto ipocrita 
                  quanto stucchevole. Ma Giorgio è stata una figura importante dal punto di 
                  vista libertario, a nostro avviso. E se il suo rapporto con 
                  lanarchismo, così come quello con noi di A, 
                  è stato molto più marginale rispetto 
                  a quello di Fabrizio, siamo purtuttavia convinti che il suo 
                  pensiero è e resterà un patrimonio da esaminare 
                  e da approfondire, ricco di spunti e di geniali intuizioni per 
                  chi voglia percorrere i sentieri della libertà.
 Tutte le foto di Gaber, inedite, pubblicate su questo numero 
                  sono state scattate da Reinhold Denny Kohl, che 
                  gli fu amico (come lo fu di Fabrizio). Grazie!
 
 |