| Bilancio. Il bilancio del 2002 si è chiuso con 
                  il più consistente attivo della nostra storia: 
                  euro 35.059,11. Decisivo è stato il contributo proveniente 
                  dalle due iniziative legate a Fabrizio De André, che 
                  hanno fatto entrare, negli ultimi due anni e mezzo, oltre 
                  78.000,00 euro di utile. La rivista è cresciuta molto come prodotto: 
                  più pagine, più supplementi, più colore, 
                  più poster centrali, ecc. Le vendite sono invece aumentate 
                  di poco e, se non fosse per il cd+libretto e per il dossier, 
                  i 35.000 euro di attivo sarebbero circa 40.000 di passivo. Per 
                  essere precisi, se non ci fosse stato lutile assicurato 
                  in questi anni dal cd+libretto e dal dossier, infatti, il nostro 
                  bilancio farebbe segnare al 30.11.2002 un deficit di 43.175,95.
 Certo la storia non si fa con i ma e con i se 
                   nemmeno una storia piccola come la nostra. E la presenza 
                  di una serie di cose legate a De André è 
                  ormai un dato di fatto, che ha contribuito non poco ad allargare 
                  il nostro orizzonte, a raggiungere con la rivista tante persone 
                  che altrimenti non avremmo contattato. Sono aumentati (di un 
                  10%) gli abbonamenti, nuovi diffusori si sono proposti, grazie 
                  allondata De André. Ma nella sostanza questi miglioramenti, 
                  pur apprezzabili, non hanno raggiunto il livello di un vero 
                  e proprio sfondamento.
 I dati della rivista parlano, per il 2002, di una vendita di 
                  (circa) 2.500 copie a numero, alle quali corrispondono circa 
                  6.000 lettori. Se ne possono sommare un altro paio di migliaia 
                  al mese per quanto riguarda il sito Internet: in tutto, stimiamo 
                  circa 8.000 lettori al mese. I diffusori sono oltre 200 
                  e assorbono quasi 2.500 copie a numero. Gli abbonati sono circa 
                  700. Le librerie (principalmente a mezzo Diest) assorbono circa 
                  400 copie. Sono dati che segnano un lieve aumento rispetto agli 
                  anni precedenti. Positivo, certo. Ma non abbastanza per chi 
                  come noi è convinto che la rivista già oggi, pur 
                  con i suoi limiti, possa aspirare a raddoppiare le proprie vendite, 
                  gli abbonati, il proprio spazio nei movimenti e nel sociale.
 Cè tanto lavoro da fare, per noi e per chi condivide 
                  il nostro progetto. Abbiamo la netta sensazione di essere su 
                  una buona strada. O meglio, sulla cattiva strada: come cantava....
 Finanza etica. A partire da dicembre, la rivista ha 
                  aperto un conto corrente presso la Banca Etica. Resta attivo  e lo resterà ancora per molto tempo 
                   il vecchio conto presso il Monte dei Paschi di Siena: 
                  è infatti quello riportato sul cd+libretto ed avevamo 
                  gli occhi troppo belli e su altri nostri prodotti editoriali. 
                  Chiudendolo ora, metteremmo in difficoltà quei lettori 
                  che se ne servissero.
 Gaber. Povero Giorgio, gli sta succedendo più 
                  o meno quello che era successo a Fabrizio  appena diffusa 
                  la notizia della sua morte. Improvvisamente piace a tutti: era 
                  di sinistra, no era libero ma negli ultimi tempi era in sintonia 
                  con la moglie (Forza Italia), era ateo, sì però 
                  attento ai valori spirituali della Chiesa, ecc.: leggersi i 
                  commenti dei politici è quasi esilarante. Giorgio si 
                  incazzerebbe non poco, a vedersi tirato di qua e di là: 
                  lui che rifiutava ideologie e partiti, lui che amava il pensiero, 
                  quello intrinsecamente libero. Noi ricorderemo su uno dei prossimi numeri lamico e il 
                  compagno di strada, il pensatore saldamente libertario, ipercritico 
                  ma mai leggero. In questa sede ci limitiamo a qualche 
                  flash.
  
 10 ottobre 1975, a Milano, al Teatro Uomo (poi si chiamerà 
                  Teatro Miele), serata in sottoscrizione per la nostra rivista. 
                  Teatro strapieno, 1.300 biglietti venduti. Concerto di Francesco 
                  De Gregori (erano i tempi di Rimmel) ed altri. Ad un 
                  certo punto Francesco, richiesto dal pubblico, inizia a intonare 
                  Addio Lugano Bella, il più classico 
                  dei canti anarchici, quasi un inno. Dal pubblico spunta un timido 
                  Giorgio Gaber (nella foto) e a gran voce è sospinto 
                  sul palco. Si uniscono altri compagni e poi è un coro 
                  generale. Terminata la canzone, Giorgio si schermisce e ritorna 
                  al suo posto. 1976, qui nei locali della redazione. Giorgio viene a trovarci, 
                  finalmente una bella chiacchierata. Vuol sapere che cosa facciamo, 
                  parliamo, discutiamo  cè un bel feeling. 
                  Stacca un assegno, che destiniamo al Comitato Spagna Libertaria 
                   in quegli anni attivo al fianco della ripresa libertaria 
                  e anarco-sindacalista, dopo la morte del dittatore, il cattolicissimo 
                  Francisco Franco.
 Anni 80, 90. Dopo due interviste realizzate da Luciano 
                  Lanza e pubblicate su A, i rapporti rallentano. 
                  Continua a ricevere A, noi andiamo ai suoi spettacoli, 
                  quando lo andiamo a trovare in camerino è sempre gentile, 
                  affettuoso. Ci invita in Toscana, per una bella chiacchierata.
 Ricordi, ormai.
 Sul Corriere della Sera Dario Fo puntualizza: Macché 
                  qualunquista, era un anarchico. Titolo a tutta pagina. 
                  Giorgio sorriderebbe.
 
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