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  La rete MangioMangio la mia connessione
 Connessione a un ingenuo mondo
 Mondo fatto a bocconi
 Bocconi che non formano un corpo
 Il corpo rimane lontano dalla mia bocca
 Bocca che apparentemente è illimitata
 ed esaustiva
 Esaustiva come esausto è il mio appetito
 Appetito tramite singoli bocconi che
 non celano un senso
 Senso della conoscenza
 Conoscenza negata per me stesso
 Me stesso che nell’errare continuo rifugge
 dalla comunità
 Comunità che si nega alla comunicazione
 Comunicazione in silenzio
 Silenzio dell’esserci
 Esserci non più nel mondo
 Mondo mangiato non vissuto
 Non vissuto ma digerito
 Digerisco come mangio, ma non bevo
 Non bevo, eppure deglutisco
 l’angoscia innaturale
 Innaturale l’apparire dove la sostanza è celata
 Celata a me stesso, ai connessi,
 ma non a questa tastiera
 Tastiera alfanumerica, tastierino numerico,
 schermo, mouse
 Mouse, gli strumenti del comunicare
 Comunicare, dov’è questo comunicare tramite mutilati sensi
 I sensi fagocitati e ruminati dalla macchina
 La macchina riesce a digerire tutto ciò
 che mangio
 Marco Caponera 
 
 Manichini Fermi composti tutti ugualiperduti, distratti, irriverenti,
 con vuoti sguardi impersonali
 
 dominano vetrine compiacenti
 di esser ciò che gli altri
 piacciono nel credersi intelligenti.
 
 Tagliati interpreti di scaltri
 sogni profusi a piene mani
 da addurre desideri maliardi
 
 che costano sforzi sovrumani
 per esser degni e loro pari
 nel fingersi attori eccezionali.
 
 Son oggi questi i veri lari
 di un’identità tradita, assente.
 Nel buio acceso solo fari
 
 ad illuminare il pozzo perdente
 dove noi non siamo più niente.
 Jules Èlysard |          
  
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