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                  Perché speravamo 
                    nell’elezione a Papa di un “milingo”, di 
                    un cardinale burlone, che dopo oltre un ventennio di dittatura 
                    wojtyliana facesse cadere il muro, la cortina di ferro vaticana 
                    con accadimenti nuovi? Mentre tutti i baciapile visionari 
                    attendevano il nuovo Uomo Forte della fede, noi coi piedi 
                    per terra sapevamo che la cambiale era scaduta: che non c’era 
                    nessun nuovo san Giorgio all’orizzonte con la sua lucente 
                    armatura, e difficilmente le falangi wojtyliane avrebbero 
                    abdicato. Sapevamo che già sir Bliss, il consigliere 
                    del re, si apprestava a divenire re a sua volta. Però… 
                    ci sarebbe piaciuta l’elezione di un balzano cardinale-bambino, 
                    proveniente dalla periferia, con una passione per le coreane 
                    e per i tamburi e soprattutto una non ben chiara concezione 
                    di quel che un porporato può e non può fare 
                    alla luce del sole. Ai funerali c’erano tutti, convinti: re, governanti, 
                    militari, scagnozzi e magnaccia. All’elezione però 
                    la delusione mediatica era evidente, un po’ come quando 
                    a scuola dicevano che non ci sarebbe stata l’ora di 
                    ginnastica. Ora non abbiamo più l’ancora giovane 
                    Karol che ruba il palcoscenico alle masse e dichiara sconfitto 
                    il Male (Comunismo), scordandosi di pagare il conto a Calvi.
 Ora abbiamo un già anziano Guardiano della Dottrina, 
                    in fuga dalle ombre della sua giovinezza (Nazismo).
 Ora la Chiesa deve fare i conti con i SUOI spettri, e poco 
                    le servirà gridare al lupo indicando gli spettri che, 
                    a dire di Benny16, si annidano ovunque. Non quindi gli spettri 
                    della generica corruzione morale nella Chiesa, contro i quali 
                    Ratzie in procinto di paparsi si era già scagliato 
                    dal pulpito. Mi riferisco invece alla sessualità ed 
                    alla spiritualità, due fantasmi che aleggiano in Vaticano 
                    trattenuti da pesanti catene ma che sfuggono sempre più 
                    al controllo dei carcerieri.
 Christopher Hitchens ha scritto: “I papi avranno avuto 
                    torto su tutto, ma avevano ragione in generale. Quando la 
                    chiesa si sarà scusata per aver detto che il preservativo 
                    è peggio dell’AIDS, o avrà ammesso di 
                    essere stata complice dei massacri in Ruanda, saranno nate 
                    e morte parecchie generazioni. Sono bugie simili a quelle 
                    di cui dovevano accontentarsi, un tempo, i comunisti e i loro 
                    compagni di strada. Di ‘macchie sul sole di Stalin’ 
                    ce ne sono state, eccome. Ma il ruolo guida del partito era 
                    e restava intoccabile” (1).
 È bello leggere ancora qualcuno che ha il coraggio 
                    di paragonare un regime ancora in auge ad un altro ormai demonizzato. 
                    L’avversione della Chiesa cattolica per il comunismo 
                    è stata grande quanto la paura di perdere la presa 
                    sulla religiosità delle masse: ma nella realtà 
                    il regime sovietico e quello vaticano hanno sempre avuto molto 
                    in comune, come tutte le strutture dominatrici che si reggono 
                    sulla capacità di far sopportare alla gente le dure 
                    regole della repressione.
  Uccelli 
                    di rovo
 “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”: 
                    se vogliamo affrontare il tema della sessualità e della 
                    spiritualità in Vaticano, chiediamoci innanzitutto 
                    chi è colui che è stato ora scelto dalla nomenklatura 
                    per governare la Chiesa. Papa Benedetto Sedicente. Sì, 
                    sedicente, perché è evidente che Ratzinger è 
                    assolutamente sicuro del suo ruolo e quindi anche del fatto 
                    di essere benedetto e di dire bene. Così sicuro da non dare peso alla sua stessa ambigua 
                    immagine che ricalca tanto quella della vecchia iconografia 
                    gay: pensate a un uomo studioso, ordinato, cui piacciono i 
                    dolci, che vive e lavora solo con uomini, che indossa regolarmente 
                    abiti sgargianti e raffinate sottane, …e che da qualche 
                    anno, come dicono le cronache, si è scelto un nuovo 
                    segretario personale, che lo ha fulminato un giorno che lo 
                    sentì predicare.
 Un avvenente 48enne, padre Georg Gaeswein, che “tutti 
                    dicono sia più bello e sexy di padre Ralph di Uccelli 
                    di rovo” (2). Scenate 
                    di gelosia dell’ex segretario più anziano se 
                    ne sono già viste di fronte agli appartamenti papali, 
                    però Benedetto continua a predicare contro l’innaturalità 
                    della vita gay.
 La sessuo-repressione dà come risultato l’approssimativo 
                    sublimarsi delle energie sessuali in comportamenti rituali 
                    e la costruzione di ambienti relegati, separati, nei quali 
                    i divieti autoimposti ritornano sulla scena in nuove vesti. 
                    Siamo vicini al concetto freudiano di “ritorno del represso” 
                    (3). Questo gioco di costumi, riti 
                    e ritorni ovviamente ha poco a che fare con la spiritualità 
                    , così come il Vaticano ha poco a che vedere con la 
                    “bontà”.
 Non è infatti per il bene dell’umanità 
                    che si sono sviluppate forme di repressione sessuale e di 
                    ordinamento sociale atte a difendere i privilegi dei dominanti 
                    (vedi anche: patriarcato).
   Libertà 
                    anarchiche Dunque, secondo Ratzinger, “le varie forme di dissoluzione 
                    del matrimonio sono libertà anarchiche” ed occorre 
                    vietare ogni forma di “matrimonio” che non sia 
                    quella della coppia eterosessuale… in quanto innaturali. 
                    Però è naturale per lui e per tutti i sacerdoti 
                    vivere in una comunità omosessuale. La barzelletta 
                    di ciò che è naturale e ciò che non lo 
                    è continua. Anche le guerre, scatenamento della barbarie 
                    e macchine dell’atrocità, sembrano giuste, normali, 
                    naturali. E per riprendere il discorso su sessualità e organizzazione 
                    sociale non mi esimo dal citare W. Reich. Gli studi di Reich 
                    sulla psicologia di massa del fascismo sono perfettamente 
                    attinenti alla storia personale di quest’ultimo papa; 
                    il contatto giovanile di Ratzinger col nazismo, la sua vocazione 
                    religiosa, sembrano la logica conseguenza dell’analisi 
                    che Reich fa della personalità sessualmente repressa 
                    che trova rifugio dall’ordine paterno e dalla violenza 
                    istintuale investendo nella religione.
 Il ruolo descritto da Reich per la religione in una società 
                    “fascista”, è descritto nel capitolo La 
                    sessuoeconomia nella lotta contro la mistica (4). 
                    Descrivendo l’atteggiamento di artificiale bontà 
                    nei preti e nelle persone religiose, Reich si sofferma sulla 
                    cura del crampo muscolare genitale e sull’ontogenesi 
                    individuale della persona religiosa e del ruolo che svolge 
                    in questa il divieto della masturbazione e dei rapporti sessuali. 
                    Il ruolo della famiglia patriarcale e del Padre divino qui 
                    è chiaro, ed anche quello della Legge (di Dio e dello 
                    Stato) che regola l’istintualità sino all’apice 
                    della guerra. La passività dei figli, dei cittadini 
                    e dei fedeli nel seguire le regole e nel sublimare le proprie 
                    energie sessuali in altre attività è fondamentale. 
                    Ed anche la “passività omosessuale” dell’individuo 
                    sessualmente represso è attrice privilegiata nelle 
                    istituzioni religiose e nelle istituzioni militari, sempre 
                    dirette da uomini.
 Ogni istinto sessuale viene deviato da quel “regolatore 
                    sociale” che è la religione verso la propria 
                    negazione. I vani discorsi sul “rispetto della donna” 
                    e sulla “sana sessualità” cadono come inutili 
                    cascami di fronte alla realtà manipolativa del fenomeno 
                    religioso .
 “L’anima ama la carne, che la odia”, così 
                    citava Ratzinger in un suo discorso sul ruolo dei cristiani 
                    nel mondo, “i cristiani sono nel mondo ciò che 
                    l’anima è nel corpo” (5), 
                    la religione cattolica come “Super-Io” del mondo, 
                    come regolatrice degli istinti si evidenzia invece nell’ 
                    oppressione esercitata dai Padri sulla vita dei figli, dagli 
                    uomini sul corpo delle donne, e negli sforzi vani dei religiosi 
                    per cercare di stigmatizzare la violenza e le guerre causate 
                    dagli stessi meccanismi di repressione che essi perpetuano.
  
   Mission 
                    possible: abstinence! “Fai sesso orale e non capisci che è sbagliato. 
                    È come mangiare le patatine: quando cominci non riesci 
                    più a smettere” (6). 
                    Per convincere i giovani cittadini USA che il sesso va fatto 
                    solo dopo il matrimonio e solo nelle forme pubblicizzate, 
                    l’amministrazione Bush ha stanziato ingenti fondi per 
                    una campagna a tappeto sull’astinenza. 117 milioni di 
                    dollari nel 2004. La Bush-teocrazia (c’è chi 
                    lo chiama “il Figlio del presidente”) propaganda 
                    a spese dello Stato la nocività del sesso, e nel frattempo 
                    arruola adolescenti nella guerra in Iraq. Taglia fondi ai 
                    programmi sanitari e nel frattempo spappola gente in Medio 
                    Oriente. Costruisce una società di galere, nella quale 
                    la violenza è l’unico mezzo per combattere la 
                    violenza, e finanzia Imprese che offrono privilegi ai detenuti 
                    in cambio della loro riconversione religiosa. C’è bisogno di una società repressa, paurosa 
                    ed aggressiva per combattere le guerre. Non solo la bugia 
                    che la sessualità vissuta liberamente sia un “male” 
                    e impedisca il pieno sviluppo individuale, anche la convinzione 
                    che reprimendosi e soffrendo ora si possa avere soddisfazione 
                    poi sostiene l’ideologia militarista: in questo caso 
                    ai cittadini statunitensi viene presentato il tormentone del 
                    pericolo terrorismo e della crisi energetica; la guerra viene 
                    propagandata come il solo mezzo per acquisire sicurezza sociale 
                    ed economica. Un po’ come il paradiso islamico dei combattenti 
                    e quello cristiano dei martiri. E l’astinenza del milite 
                    (lavoratore, militare o religioso che sia) è essenziale 
                    affinché esso si mantenga attivo nell’eseguire 
                    gli ordini.
 Come scrive Marcuse nel suo Eros e civiltà, 
                    la religione è sempre stata uno strumento fondamentale 
                    per il “deviare storico dell’energia da un miglioramento 
                    reale della condizione umana verso un mondo immaginario di 
                    salute eterna” (7).
   In 
                    hoc signo non vinces “Restando alla superficie delle cose, si potrebbe essere 
                    convinti che, in fondo, l’approvazione legale dell’aborto 
                    ha cambiato poco nella nostra vita privata e nella vita delle 
                    nostre società. In fondo tutto sembra continuare esattamente 
                    come prima. Ognuno può regolarsi secondo coscienza: 
                    chi non vuole abortire non è costretto a farlo”. 
                    Questo scriveva J. Ratzinger nel 1987 (8). 
                    È chiaro che il futuro papa ignora volutamente il dramma 
                    degli aborti clandestini e la lotta per la salute delle donne. 
                    Quello su cui egli è concentrato è il suo problema 
                    della SUA coscienza: in fondo, egli dice, chi non vuole abortire 
                    non lo fa. E quindi, qual è il suo problema? Impedire 
                    a chi vuole farlo di farlo.
 È questo il dramma a cui ci pone di fronte la Chiesa 
                    anche oggi: il fatto che essa si pone come guardiana anche 
                    delle nostre coscienze e dei nostri corpi… non solo 
                    dei suoi.
 Predicando l’astinen… pardon, l’astensione 
                    dal voto in occasione del referendum italiano sulla Procreazione 
                    Medicalmente Assistita, le gerarchie cattoliche hanno dimostrato 
                    ancora una volta il loro opportunismo in materia di partecipazione 
                    alla vita civile: quando la parrocchia garantiva un buon bacino 
                    di voti, il prete spediva il gregge al seggio, ora che non 
                    si sa più su chi fa presa la predica, meglio invitare 
                    tutti all’astensione.
 Oltre al potere sulla sessualità, anche quello sulla 
                    spiritualità infatti è messo in pericolo da 
                    nuove prese di coscienza: “Il desiderio di maternità 
                    e di paternità costituiscono sempre un esercizio di 
                    libertà nei confronti della vita e non possono essere 
                    legati ad una concezione di famiglia fondata solo sul legame 
                    ‘di sangue’” (9). 
                    Questo hanno scritto le donne delle comunità cristiane 
                    di base in occasione del referendum, opponendosi sia al divieto 
                    di fecondazione eterologa imposto dalla Chiesa che alla concezione 
                    di embrione come “persona”.
 Ma per la continuazione della battaglia sul corpo della donna 
                    come contenitore e sull’esclusività della famiglia 
                    eterosessuale la Chiesa continuerà a servirsi a piene 
                    mani dei mezzi di comunicazione di massa e dei finanziamenti 
                    che lo Stato gli mette a disposizione.
 Lo “spettacolo embrione” continua, pieno dei suoi 
                    effetti speciali a colori. E fa presa su tutti coloro che, 
                    asserviti e depauperati, possono credere così ancora 
                    di aver usufruito di diritti virtuali… nel ventre vaticano.
   Reati 
                    contro il m/patrimonio La spiritualità delle persone, l’intuizione, 
                    e la coscienza che le donne hanno del proprio corpo e della 
                    gravidanza, continuano a smentire gli show del Movimento per 
                    la vita e del cardinal Ruini. Ma le capriole teologiche del 
                    clero per affermare la personalità dell’embrione 
                    vengono solo raramente smentite dai mass-media; perché 
                    lo spettacolo ha bisogno di illusionisti, e la tv serve il 
                    dominio. Se alcuni secoli fa secondo la Chiesa l’anima veniva 
                    infusa nel feto successivamente alla sua formazione, ora… 
                    la Chiesa usa la genetica per affermare che fin dai primi 
                    giorni nell’embrione c’è tutto il suo patrimonio 
                    genetico… dunque l’embrione è una persona. 
                    È evidente che questo genere di strumentalizzazioni 
                    sono proprie di uomini che non solo non hanno alcuna conoscenza 
                    diretta né della gravidanza né della “Vita” 
                    che tanto declamano, ma che usano la scienza, pur disprezzandola 
                    come disciplina inferiore, per avvalorare i propri teoremi. 
                    Si tratta sempre di una battaglia sporca condotta contro il 
                    potere creativo femminile.
 La Chiesa cattolica, nella sua battaglia per l’interpretazione 
                    della scienza e della bio-politica, ha però molto da 
                    lavorare per farsi degli alleati. Essa vede infatti il suo 
                    patrimonio di fedeli intaccato da nuove religioni, da religioni 
                    “immigrate”, e dalle correnti democratizzatrici.
 Tendenze autodistruttive, o “autoimmuni” come 
                    le definisce Derrida (10), sono 
                    all’opera dentro la Chiesa e potrebbero intaccare la 
                    secolare struttura.
 È lo stesso mercato mondiale delle religioni che impone 
                    alla Chiesa una strategia di difesa ma anche di ecumenismo: 
                    conciliare l’apertura verso le altre religioni, vedi 
                    ad esempio l’alleanza con l’Islam contro la libertà 
                    femminile, ed ora l’invito cattolico-islamico a deporre 
                    le armi rivolto dai Padri ai Figli troppo esplosivi. Questo 
                    fa sì però che la Chiesa offra il fianco ad 
                    altre interpretazioni della vita, ad altri stili che inevitabilmente 
                    erodono il suo patrimonio.
 E l’alleanza con altre religioni può essere malvista 
                    dalle correnti religiose xenofobe, molto utili alla Chiesa 
                    nel gioco delle intese politiche con la destra.
 In questo momento dunque il clero cattolico gioca in difesa, 
                    con un gigantesco globulo bianco, proveniente dal suo sistema 
                    immunitario, la Congregazione per la Dottrina della Fede.
 “…il retaggio giudaico cristiano è minacciato 
                    nello stesso spazio europeo dal furibondo attacco del pensiero 
                    asiatico new age.
 Qui sta la più alta identità speculativa degli 
                    opposti nella civiltà globale di oggi: anche se il 
                    buddismo occidentale si presenta come rimedio alla tensione 
                    stressante delle dinamiche capitaliste perché ci permette 
                    di prenderne le distanze e mantenere la pace interiore, di 
                    fatto funziona come il suo completamento ideologico” 
                    (11).
 La chiesa cattolica, secondo S. Zizek, corre il rischio di 
                    essere subissata nel suo ruolo. E, nel suo lato anti-capitalista, 
                    dall’islam che affascina le masse con figure anti-moderne 
                    quali il nuovo presidente dell’Iran.
  Il 
                    prete buono
 Solo la figura del prete buono, povero, dedito alla salvezza 
                    del prossimo, può re-incollare la stanca fibra del 
                    clero alla modernità: il ruolo di curatore delle ferite 
                    della società, la mano santa che butta fuori col secchio 
                    l’acqua che entra nella barca. Ecco padre Zanotelli, che pur ribelle e buggerato dal Vaticano, 
                    continua a predicare come Padre affascinando la sinistra anch’essa 
                    in cerca di uomini carismatici.
 Ecco don Benzi che salva le prostitute dalla strada e s’inventa 
                    questo nuovo ruolo di babbo. Ecco un mondo di missionari-affaristi 
                    che usufruiscono dei finanziamenti statali per fare sussidiarietà 
                    a spese della laicità.
 Così la Chiesa cattolica dà un colpo al cerchio 
                    ed uno alla botte: da un lato è con gli omofobi, dall’altro 
                    si fa finanziare per l’accoglienza degli immigrati.
 È così che la faccia buona della Chiesa viene 
                    propagandata negli spot sull’otto per mille, del quale 
                    però ci si guarda bene dal pubblicare bilanci: quanto 
                    dei soldi dati dagli italiani alla Chiesa viene realmente 
                    destinato ad opere assistenziali? La faccia buona della Chiesa 
                    crea “plus valore”: ogni buona azione è 
                    un cero in più acceso sotto il santino dell’ideologia 
                    vaticana.
 Dice Richard Rorty, “L’anticlericalismo è 
                    una visione politica e non epistemologica o metafisica. È 
                    l’idea che le istituzioni ecclesiastiche, nonostante 
                    tutto il bene che fanno, nonostante tutto il conforto che 
                    danno ai bisognosi e ai disperati, siano pericolose per la 
                    salute delle società democratiche” (12).
 Non siamo soli noi anarchici e anticlericali, c’è 
                    un vasto movimento in Europa e in Usa che va dalla vena polemica 
                    pro ateismo e contro le istituzioni religiose (ha incluso 
                    anche credenti come Simone Weil!), al post empirismo di Rorty, 
                    alle battaglie per la laicità dei liberali italiani. 
                    Anche se non c’è visibilità, (perché 
                    tutto lo spazio lo prende il grosso “ateo-devoto” 
                    G. Ferrara) è questa la critica filosofica e politica 
                    che fa sì che la bilancia non scivoli giù per 
                    il peso ormai eccessivo del nuovo fascismo e dei deliri di 
                    massa.
   Laicità 
                    ed anticlericalismo I dati raccolti nel Primo rapporto sulla laicità 
                    (13), pubblicati quest’anno, 
                    parlano chiaro: a fronte di una evidente laicizzazione della 
                    società il contributo degli italiani all’otto 
                    per mille comunque aumenta. 908 milioni di euro nel 2002. 
                    Ed anche il numero delle associazioni cattoliche aumenta di 
                    conseguenza: 5.604 censite nel 2001. Segno che il ruolo cuscinetto 
                    assunto nei casi critici dal volontariato cattolico dà 
                    i suoi frutti. E che i cittadini italiani ritengono molto 
                    comodo sgravarsi la coscienza con un piccolo contributo piuttosto 
                    che interrogarsi sulla soluzione reale dei problemi.
 “Critica liberale”, che assieme all’ufficio 
                    CGIL nuovi diritti ha promosso questo Primo rapporto sulla 
                    laicità, è stata spesso accusata di “laicismo” 
                    ed intolleranza dal clero (come se esistesse una ideologia 
                    laica?!). La difesa della laicità dello Stato è 
                    percepita come un’aggressione al diritto del clero di 
                    esprimersi in politica o cultura.
 Ma il problema non è che i cattolici si esprimano, 
                    il problema è che lo fanno a spese della libertà 
                    altrui, mangiandosi la maggior parte degli spazi sui mass 
                    media, nella scuola, nella società.
 Un’analisi politica della questione non può esimersi 
                    dal segnalare come la comunicazione sia manipolata dalla Chiesa 
                    e censurata dal potere clericale che si estende in politica 
                    (14).
 La veemenza con cui Ratzinger si è pronunciato al Quirinale 
                    per il finanziamento alle scuole cattoliche parla chiaro: 
                    la laicità deve essere intesa solo come separazione 
                    di comodo della Chiesa dalla Stato; lo Stato cioè, 
                    non deve interferire con le finalità della Chiesa, 
                    la quale è libera di farsi finanziare e di operare 
                    però al di fuori delle regole statali.
 Può quindi predicare contro le leggi dello Stato, operare 
                    extra legem in Italia, e imporre il crocefisso.
 Insomma, possedere le sue… “libertà anarchiche”. 
                    Un concetto della laicità, quello della Chiesa, ribadito 
                    di recente: “…La dottrina morale cattolica, tuttavia, 
                    esclude nettamente la prospettiva di una laicità intesa 
                    come autonomia dalla legge morale” (15). 
                    E la legge morale è quella di chi “rispetta le 
                    verità che scaturiscono dalla conoscenza naturale 
                    (nota bene) sull’uomo che vive in società, anche 
                    se tali verità siano nello stesso tempo insegnate da 
                    una religione specifica, poiché la verità è 
                    una” (16).
 Nostro compito è invece realizzare la felicità, 
                    e la rivoluzione sociale, a partire da noi, dalla coscienza 
                    della nostra sessualità, delle nostre aspirazioni, 
                    consapevoli che ognuno ha la sua verità da portare 
                    come contributo nel cammino verso la liberazione dalle meccaniche 
                    sia della Chiesa che del Capitale.
  Francesca Palazzi Arduini
 Note 
                
                   Christopher Hitchens, Nessun lutto, “Internazionale” 
                    15 aprile 2005. 
                  Che bello don Georg!, di Paolo Scarano, “Gente”, 
                    9 giugno 2005. 
                  Herbert Marcuse, Eros e civiltà (1955), 
                    Einaudi 1964. 
                  Wilhelm Reich, Psicologia di massa del fascismo 
                    (1933), Sugarco edizioni 1976. 
                  Citazione tratta dall’intervento del card. Ratzinger 
                    al convegno “Il diritto alla vita e l’Europa”, 
                    Roma 1987. 
                  Suzanne Goldberg, “The Guardian”, Castità 
                    nazionale, tradotto in “Internazionale” 25 
                    marzo 2005. 
                  In questo passo Marcuse cita l’opera di Freud Il 
                    futuro di un’illusione. 
                  L’intervento è stato ripubblicato dal movimento 
                    per la vita nel suo periodico “Sì alla vita” 
                    nel maggio 2005. 
                  Dal sito de “Il paese delle donne”, www.womenews.net, 
                    documento dei gruppi delle donne delle comunità cristiane 
                    di base, dall’incontro nazionale svoltosi a Chianciano 
                    il 23-24 aprile 2005. 
                  La religione, a cura di J. Derrida e G. Vattimo, 
                    in “Annuario filosofico europeo”, Laterza 1995. 
                  S. Zizek, Capitalismo stellare, in “Internazionale” 
                    20 maggio 2005. 
                  R. Rorty e G. Vattimo, Il futuro della religione, 
                    Garzanti 2005. 
                  “Critica Liberale”, gennaio 2005, Primo 
                    rapporto sulla laicità, Dedalo edizioni. 
                  Interessante il connubio Ratzinger/Marcello Pera (presidente 
                    del Senato) nel volume Senza radici, Mondadori 2004. 
                  Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 
                    Libreria editrice vaticana 2004, Cap. XIII, dottrina sociale 
                    e azione ecclesiale, 571. 
                  Nell’opera sopra citata è ripresa una frase 
                    dalla Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti 
                    l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita 
                    politica, Congregazione per la dottrina della fede, novembre 
                    2002. 
                 
 
                  
                    | Sussidiarietà 
                        e dottrina sociale della Chiesa: 
                        da cittadini, a clienti, per tornare ad essere gregge.
 |  
                    | Da 
                        tempo la FdCA segue e denuncia l’introduzione del 
                        principio di sussidiarietà nel tessuto sociale 
                        italiano; non ci stupisce la presentazione di un documento 
                        bipartisan, di parlamentari di Forza Italia e Margherita, 
                        sulla "sussidiarietà per cambiare il Paese" 
                        proprio al meeting ciellino di Rimini. Infatti la dottrina sociale della Chiesa, come illustrato 
                        nel nuovo Compendio edito nel 2004, ha sempre cercato 
                        di cavalcare i movimenti sociali facendo in modo che il 
                        clero rimanesse una categoria protetta e funzionale al 
                        sistema economico capitalista “Né 
                        il capitale può stare senza lavoro, né il 
                        lavoro senza il capitale” (Leone XIII, 
                        enc. Rerum novarum, 1891). Proteggendo con la 
                        propria benedizione i capitalisti come se essi rappresentassero 
                        una entità sempre esistita in natura ed addirittura 
                        necessaria alla classe lavoratrice, povero gregge la cui 
                        sorte al massimo può essere quella di pattuire 
                        un salario decente.
 Al di là di iperboliche affermazioni, che vorrebbero 
                        salvaguardare il basamento evangelico della Chiesa con 
                        termini come "solidarietà", "equa 
                        distribuzione dei beni terreni" ecc., la realtà 
                        della dottrina sociale della Chiesa cattolica si staglia 
                        con chiarezza con la definizione di Sindacato data dal 
                        Compendio; questi dovrebbe promuovere "il 
                        giusto bene", senza però combattere il capitalismo 
                        come sistema di produzione (Compendio, 306). 
                        Il "bene comune" della società è 
                        quindi un quadro complessivo di coesistenza tra capitalisti, 
                        sfruttatori del lavoro fisico ed intellettuale altrui, 
                        e lavoratore-gregge bisognoso di giustizia. Il "Bene 
                        comune", come raggiungimento "della 
                        perfezione propria di ogni soggetto del corpo sociale" 
                        è inoltre da vedersi in luce confessionale, poiché 
                        secondo la Chiesa il "Bene" 
                        è solo rintracciabile in "un ordine 
                        etico-religioso, il quale incide più di ogni altro 
                        valore materiale sugli indirizzi e sulle soluzioni da 
                        dare ai problemi della vita individuale ed associata nell’interno 
                        delle comunità nazionali..." 
                        (Giovanni XXIII, enc. Mater et magistra, 1961). 
                        Non ci stupisce che oggi, crollata la Democrazia Cristiana 
                        e con alla ribalta i nuovi imprenditori leader delle privatizzazioni, 
                        Comunione e Liberazione sostenga documenti atti a dare 
                        una qualche dignità alla sfrenata ricerca di settori 
                        da privatizzare e dai quali ricavare lucro (salvo poi 
                        chiamare in causa i soldi pubblici quando il limone è 
                        stato spremuto). "È illecito togliere 
                        agli individui ciò che essi possono compiere con 
                        le forze e l’industria propria per affidarlo alla 
                        comunità" (Pio XI, enc. Quadragesimo 
                        anno, 1931): già negli anni ’30 la Chiesa 
                        chiedeva che si sostenessero le proprie associazioni, 
                        negli anni ’80 è tornata alla ribalta la 
                        battaglia per il finanziamento pubblico alle scuole private 
                        ed a tutte quelle imprese orientate religiosamente che 
                        potessero rilevare attività prima gestite dal pubblico 
                        (vedi Compagnia delle Opere, avida usufruttrice di finanziamenti 
                        UE). Si è tentato di far passare i guasti provocati 
                        dal clientelismo e dalla burocratizzazione, frutto del 
                        momento d’oro della DC, in guasti provocati dallo... 
                        Stato (vedi: enc. Centesimus annus, GPII, 1991), 
                        come se questi appunto non fosse stato gestito per decenni 
                        da una classe politica che andava a messa tutte le mattine.
 "Il principio di sussidiarietà 
                        protegge le persone dagli abusi delle istanze sociali 
                        superiori..." (Compendio, 
                        187), ecco che si tenta di far passare l’impresa 
                        privata per salvezza dei diritti dei cittadini. Ma quali 
                        diritti, poi? Pensiamo alla firma del Concordato Craxi-Casaroli 
                        del 1984: un testo che facendosi beffe delle regole della 
                        stessa democrazia borghese non è mai passato in 
                        Parlamento se non per presa visione, ad accordi avvenuti, 
                        ma ha modificato grandemente il meccanismo di finanziamento 
                        del clero, tramite l’otto per mille.
 Eppure è proprio la Chiesa cattolica nel suo Compendio 
                        ad affermare che "ogni democrazia deve 
                        essere partecipativa. Ciò comporta che i vari soggetti 
                        della comunità civile, ad ogni suo livello, siano 
                        informati ascoltati e coinvolti..." 
                        sembra di leggere un documento catto-comunista. Eppure 
                        la realtà è un’altra. Quando si tratta 
                        di difendere i propri privilegi e di aprirsi nuovi mercati, 
                        la struttura clericale ed i suoi imprenditori non guardano 
                        in faccia a nessuno.
 Non c’è bisogno di parlare di sussidiarietà 
                        e di imprese cielline per capire che la libertà 
                        di azione che essi invocano è solo finalizzata 
                        al lucro. Pensiamo alla battaglia per la scuola privata 
                        cattolica: quale sarebbero la libertà ed il pluralismo, 
                        in una scuola dove i programmi, gli insegnanti e gli studenti 
                        sono filtrati dai vescovi? Cosa studieremmo nella scuola 
                        privata cattolica? "Senza famiglie forti 
                        nella comunione e stabili nell’impegno i popoli 
                        si indeboliscono. Nella famiglia vengono inculcati fin 
                        dai primi anni di vita i valori morali, si trasmette il 
                        patrimonio spirituale della comunità religiosa 
                        e quello culturale della Nazione. In essa si fa l’apprendistato 
                        delle responsabilità sociali e della solidarietà" 
                        (Catechismo della Chiesa cattolica).
 Ecco dunque il modello pluralista proposto dalla Chiesa: 
                        dalla famiglia cattolica alla scuola cattolica al lavoro 
                        (imposto da Dio creatore) evitando accuratamente ogni 
                        confronto con una diversità culturale che potrebbe 
                        instillare il dubbio che etica, moralità, e spiritualità 
                        esistono anche senza religiosità e fede. Al riparo 
                        da un pluralismo "materialista" e dal confronto-incontro-mescolanza 
                        con altre culture. E’ questo ciò che ha chiesto 
                        Ratzinger al recente incontro giovanile di Colonia, dimenticando 
                        che è stata proprio questa omogeneità e 
                        questa paura del diverso, a dare origine al nazismo ed 
                        al fascismo. Basta ricordare l’analisi dell’anarchico 
                        Daniel Guérin nella sua opera Fascismo e gran 
                        capitale. Ma infine, per mostrare come le affermazioni 
                        del Compendio della dottrina sociale della Chiesa possano 
                        apparire fantasiose e strumentali anche alla luce di fatti 
                        recenti: "Strumento di partecipazione 
                        politica è anche il referendum, in cui si realizza 
                        una forma diretta di accesso alle scelte politiche. L’istituto 
                        della rappresentanza non esclude, infatti, che i cittadini 
                        possano essere interpellati direttamente per le scelte 
                        di maggior rilievo della vita sociale" 
                        (Compendio, 413). Ma... cosa succede? Se con 
                        la sussidiarietà i cittadini diventano clienti, 
                        per il referendum sulla procreazione assistita sono tornati 
                        ad essere pecore smarrite! Non era lecito votare per qualcosa 
                        sul quale non avevano abbastanza studiato a scuola di 
                        catechismo.
  Federazione dei Comunisti Anarchici www.fdca.it
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