|  Dal 
                            16 al 29 ottobre 2004 sono stato in Australia, su 
                            invito del Consolato Generale d’Italia a Melbourne, 
                            per partecipare alla serata inaugurale (il 18 ottobre) 
                            della Settimana della lingua italiana nel mondo a 
                            Melbourne (capitale del Victoria). Grazie all’impegno 
                            di Renzo Sabatini, un romano che lavora al Consolato, 
                            e a miei contatti in Australia, si sono poi aggiunti 
                            numerosi altri appuntamenti anche a Brisbane (capitale 
                            del Queensland) e a Sydney (capitale del New South 
                            Wales).  Complessivamente 
                            ho partecipato a: 
                          
                            3 conferenze pubbliche su De André (in 
                              italiano), 
                            2 incontri pubblici sull’anarchismo (in 
                              inglese), 
                            6 interviste (radio) su De André, 
                            1 intervista (radio) sull’anarchismo in 
                              Italia, 
                            1 trasmissione radio in italiano su tematiche 
                              d’attualità, 
                            2 “lezioni” su De Andrè in 
                              due diverse università, 
                            2 incontri specifici con docenti e lettrici universitarie 
                              su possibili rapporti tra istituzioni universitarie 
                              italiane e australiane. 
                           Nel corso del viaggio 
                            ho steso quotidianamente un piccolo diario, per fissare 
                            l’accaduto. Sono appunti sintetici, che ho preferito 
                            lasciare intatti, salvo qualche minima modifica. Non 
                            hanno alcuna pretesa di completezza e mi scuso con 
                            le persone qui “dimenticate”. Ci tengo 
                            a sottolineare che questi appunti non rendono conto 
                            della profonda emozione che ha accompagnato questo 
                            mio viaggio, con i tanti rapporti umani significativi 
                            (anche se spesso veloci) instaurati con persone le 
                            più varie. Tra i tanti, un solo ringraziamento sento di dover 
                            assolutamente fare. È a Renzo Sabatini, cuore 
                            e cervello dell’intera “operazione”.
  
                             P.F. | 
                    
                    
                    Melbourne 
                      
                    Nella notte tra venerdì 15 e sabato 
                      16 atterro a Melbourne, dopo 24 ore di volo. Trovo 
                      all’aeroporto Renzo Sabatini, molto cortese, in mezz’ora 
                      di auto mi porta a casa sua. E’ stato un attivo militante 
                      di sinistra dagli anni ’70, in particolare è 
                      stato segretario nazionale e presidente del SCI (Servizio 
                      Civile Internazionale), di cui con sua moglie Giovanna Gagliardo 
                      hanno contribuito ad aprire una sezione australiana. Sono 
                      in Australia da 4 anni ed è lui l’artefice 
                      di questo mio viaggio in Australia. Il primo giorno e mezzo 
                      è dedicato alla nostra reciproca conoscenza, a lunghe 
                      chiacchierate e una gitarella turistica domenicale. 
                    Domenica 17 alle ore 17.00 intervista 
                      su Fabrizio De André a SBS Radio, a copertura nazionale, 
                      che dedica due ore alla settimana a trasmissioni in lingua 
                      italiana. Negli uffici ultramoderni mi mostrano le varie 
                      redazioni etniche: greca, ispanica, cinese, ecc. L’intervista 
                      è realizzata con intelligenza da Magica Fossati, 
                      originaria di Torino: chiacchierando scopro che è 
                      amica di Lalli, conosce Stefano Giaccone. Della serie: quanto 
                      è piccolo il mondo (forse). 
                    Lunedì 18 sempre con Renzo al fianco: 
                      prima al Consolato, poi in auto all’Istituto Italiano 
                      di Cultura, bella palazzina dell’800 di proprietà 
                      dello Stato italiano, a colloquio (ore 10.00) con Simonetta 
                      Magnani, direttrice. Interessata all’idea della Fondazione 
                      De André di un possibile “gemellaggio” 
                      tra ambiti universitari italiani e australiani nell’ambito 
                      degli studi su De André, precisa che il ruolo dell’Istituto 
                      può solo essere quello di favorire l’instaurazione 
                      di rapporti tra le università. Sottolinea che l’Università 
                      di Siena ha già avuto collaborazioni con università 
                      australiane. Ha vissuto e studiato a Milano (di origini 
                      è veronese). Mi fa visitare i locali dell’Istituto. 
                    
                    Alle ore 11.00 a colloquio con il Console Generale, cordiale, 
                      ricorda che lui e la sua generazione sono stati accompagnati 
                      dalle musiche di Fabrizio. Gli consegno il cofanetto donato 
                      da Dori Ghezzi, ringrazia, ricorda i titoli di alcune canzoni 
                      di Fabrizio che lo avevano colpito. Ci si dà appuntamento 
                      alla sera all’Istituto. 
                      Alle ore 12.00 con l’autista del Consolato andiamo 
                      a “Il Globo/Rete Italia”. Per il quotidiano 
                      “Il Globo” mi intervista un fotografo che si 
                      improvvisa giornalista, prende due appunti due, probabilmente 
                      si baserà sull’intervista/radio (registrata) 
                      che mi fa poco dopo Ivano Ercole, capace e intelligente 
                      direttore della radio Rete Italia – l’unica 
                      che trasmette 24 ore su 24 in italiano e copre l’Australia. 
                      Intervista lunga e approfondita, con interventi anche di 
                      Renzo Sabatini. 
                      La sera alle ore 18.30 (un’ora prima dell’orario 
                      ufficiale d’inizio) andiamo all’Istituto Italiano 
                      di Cultura, per la prima delle mie presenze pubbliche: il 
                      titolo della serata è “Faber: il cammino umano 
                      e artistico di Fabrizio De André”. C’è 
                      già gente in arrivo, tra cui alcuni liguri (uno è 
                      venuto da lontano in treno) dell’Associazione dei 
                      Liguri nel Mondo. Uno di loro, lo scoprirò dopo, 
                      è stato un partigiano. Hanno voglia di parlare di 
                      De André ma anche della guerra in Iraq ecc… 
                      Dopo un po’ mi sgancio, per parlare anche con altre 
                      persone. 
                      Il Console non verrà, ha problemi di salute (seri), 
                      viene rappresentato dalla moglie, una donna molto cordiale. 
                      Chiacchieriamo un po’, racconta che suo padre (genovese) 
                      aveva conosciuto e frequentato Fabrizio in età giovanile. 
                      Confessa di conoscerne poco le opere, avendo vissuto perlopiù 
                      all’estero. 
                      La sala si riempie, varie decine di persone restano fuori. 
                      Ci sono il direttore del quotidiano “Il Globo”, 
                      quello della radio Rete Italia, c’è RAI International, 
                      un free-lance filma tutto (è un veneto che a Milano 
                      ha partecipato nel ‘95 allo spettacolo Canti Randagi 
                      al Piccolo, lui leggeva poesie in dialetto tra una cover 
                      delle canzoni di Fabrizio e l’altra). 
                      Apre il saluto di Simonetta Magnani, segue Renzo Sabatini, 
                      poi io. Viene proiettato il Dvd preparato con grande capacità 
                      da Renzo, quindi le domande dal pubblico: oltre una dozzina, 
                      di vario genere, grande attenzione in sala, i Liguri donano 
                      un libro a me e uno all’Istituto. Intervengono anche 
                      i due direttori (Randazzo de “Il Globo”, Ercole 
                      di Rete Italia), anche un avvocato fascista (ma questo me 
                      lo diranno dopo) che insiste sulla cifra poetica di Fabrizio. 
                      
                      Alla fine grandi applausi e poi – finito il tutto 
                      – mentre si degustano la pizza e una torta offerte 
                      dai Liguri, varia gente si avvicina per ringraziare per 
                      la bella serata. 
                      La prevista cena thai salta (è troppo tardi, gli 
                      orientali hanno già chiuso) e finiamo quasi a mezzanotte 
                      a prendere qualcosa in un ristorantino italiano. 
                      Martedì 19 al mattino passiamo a prendere Alessandro 
                      Bertellotti della Radio della Svizzera Italiana e di Rai 
                      International e poi alle ore 10.00 due ore di “lezione” 
                      su Fabrizio con una trentina di studentesse (tra cui pochissimi 
                      maschi) del corso di italiano della lettrice (sarda, di 
                      Quartu) Roberta Mandis. Per me la cosa è molto impegnativa, 
                      le studentesse faticano a comprendere, la Mandis mi suggerisce 
                      di eliminare le frasi incidentali per favorire la comprensione. 
                      Obbedisco, con fatica. Alla fine la Mandis mi dirà 
                      che non solo l’attenzione, ma anche la comprensione 
                      è stata alta. L’ultima parte della lezione 
                      è riservata alle domande, numerose, alcune un po’ 
                      ingenue. Nell’andarsene, molte studentesse vengono 
                      a darmi la mano e a ringraziare. 
                    
                    Melbourne, 
                      SBS Radio. La giornalista Magica Fossati e Paolo Finzi (foto 
                      Renzo Sabatini)
                    A pranzo, in un ristorante nel campus, viene anche la direttrice 
                      Annamaria Pagliaro (carrarese) che dal 1° gennaio 2005 
                      sarà a Prato a dirigere il distaccamento della Monash 
                      University in Toscana. E c’è anche Mirna Cicioni, 
                      che la sostituirà alla direzione del dipartimento. 
                      Con loro tre parlo del progetto di “gemellaggio”, 
                      sono molto interessate, già prefigurano possibili 
                      sviluppi. 
                    Alle 18.00 prendo il volo Qantas per Brisbane, due ore 
                      abbondanti e trovo Tiziana e famiglia all’aeroporto. 
                      Tiziana era stata parte del nostro gruppo anarchico a Milano 
                      negli anni ’70, poi la vita l’aveva portata 
                      altrove: da una decina d’anni è approdata in 
                      Australia. La sera telefono a Renzo a Melbourne e mi dice 
                      che mi ha cercato Sgrò, un calabrese presente ieri 
                      sera all’iniziativa su Fabrizio, con il quale avevo 
                      parlato. 
                      Sgrò è stato molto attivo nelle lotte sindacali 
                      e per i diritti degli immigrati e, impegnato in politica, 
                      è diventato il primo vice-presidente di origine italiana 
                      nel Parlamento dello stato del Victoria. Ha telefonato per 
                      invitarmi a pranzo proprio nel Parlamento statale. Peccato: 
                      mi mancava un invito a pranzo in Parlamento. E poi Sgrò 
                      mi era sembrato un tipo interessante. 
                     Melbourne. 
                      Simonetta Magnani (direttore dell'Istituto Italiano di Cultura) 
                      e Renzo Sabatini
 
                      Melbourne. 
                      Simonetta Magnani (direttore dell'Istituto Italiano di Cultura) 
                      e Renzo Sabatini 
                    Brisbane 
                    
                    Mercoledì 20 alle ore 13.00 vado 
                      con Tiziana alla sede della radio 4HB, multietnica, che 
                      appartiene al circuito di SBS Radio: copre Brisbane e basta. 
                      Mi intervista un ragazzino, madre somala e padre milanese, 
                      emozionatissimo, alla sua prima intervista (in registrata). 
                      Parliamo per una mezz’oretta. Alla fine ci saluta 
                      commosso (gli regalo il Cd). 
                    Nel pomeriggio faccio un salto in centro, con il catamarano 
                      di linea. 
                    Giovedì 21 passa a prendermi in 
                      auto Claire Kennedy, inglese trapiantata in Australia, studiosa 
                      della storia recente italiana, in particolare dei DS. Parliamo 
                      a lungo, mentre andiamo nell’aula della Griffith University: 
                      ci sono una ventina di persone, perlopiù ragazze 
                      dei corsi di italiano, più qualche insegnante e qualche 
                      studente anziano. La “lezione” è intensa 
                      e molto partecipata, ad ogni apparizione in video di Fabrizio 
                      applaudono, alla fine soddisfazione e complimenti. Dura 
                      dalle 12.00 all’una. Vendo qualche Cd e Dvd. 
                    A pranzo ci raggiunge una lettrice slavo-friulana, Sara 
                      Voscnik Murray, si parla del “gemellaggio”, 
                      c’è grande interesse anche qui, perchè 
                      alla Griffith University De André è già 
                      presente in varie fasi dell’apprendimento dell’italiano. 
                    
                    Sulla via per casa, ci fermiamo (ore 17.00) un’oretta 
                      da Brian Laver (cugino dell’asso del tennis Rod Laver 
                      e lui stesso, in gioventù, tennista), figura di spicco 
                      dell’anarchismo di Brisbane e australiano. Fraternizziamo 
                      e parliamo della loro concezione di partecipare alle elezioni 
                      dichiarando fin dall’inizio che non occuperanno l’eventuale 
                      posto in Comune. Si parla di comunismo anarchico, Bookchin, 
                      metodologie e prospettive dell’anarchismo. Ci si dà 
                      appuntamento all’indomani, nella loro sede. 
                    Alla sera cena vietnamita con i miei ospiti. 
                    Dori 
                      Ghezzi e Fabrizio De André (foto Reinhold Kohl)  
                      
                    Venerdì 22 al mattino 
                      gita turistica al Mount Coot-tha, un’altura da cui 
                      si domina il panorama della regione. Compro “La Fiamma” 
                      quotidiano italiano di Sidney (nessun collegamento, nemmeno 
                      indiretto, con la fiamma missina), c’è un articolo 
                      su De André, sull’iniziativa di Sidney di martedì 
                      prossimo. Riporta le date anche di Brisbane. Cerco in centro 
                      altri giornali italiani, qui non arriva nemmeno il “Corriere 
                      della sera” né altro quotidiano dall’Italia: 
                      l’unico è il “Corriere dello Sport”. 
                      E, di australiano, solo “La Fiamma”, “Il 
                      Globo” non arriva a Brisbane. 
                    Si fa viva da Sidney una radio alternativa (JJJ Radio, 
                      tipo Radio Popolare) tramite gli anarchici di Brisbane. 
                      Parlo con una giornalista, Ali Benson, mi dà appuntamento 
                      per lunedì prossimo nella loro sede, in centro a 
                      Sidney, alle due del pomeriggio. Mi preannuncia che mi intervisterà 
                      sulla mia vita, in inglese. 
                    Alle ore 19.30 al Centro Ahimsa, un grosso loft ancora 
                      in fase di sistemazione. È la sede del gruppo anarchico 
                      del quartiere West End. In una grossa sala semi-vuota, al 
                      pianterreno, ci sono una trentina di persone, di varia provenienza 
                      ed età: prevalgono i 40-50enni. Parlo per oltre due 
                      ore, in inglese, aiutato da Tiziana per la comprensione 
                      di qualche intervento più difficile. Interviene più 
                      volte Brian Laver, ma anche dagli altri numerose sono le 
                      domande e gli interventi: si parla di tante cose, vogliono 
                      capire un po’ l’Italia e il nostro movimento. 
                      Si parla anche molto di anarchia, del senso dell’essere 
                      anarchici oggi, ecc. C’è buona partecipazione, 
                      alla fine tutti paiono contenti. Mi presentano una persona 
                      anziana, in gioventù comunista, che ha regalato al 
                      gruppo la costruzione dove ci troviamo. Mi abbraccia, mi 
                      pone altre domande sull’Italia. Alla fine a casa a 
                      piedi (com’eravamo venuti), quasi una mezz’oretta 
                      a piedi. Non è vero che le auto sono solo dannose… 
                    
                    Sabato 23 alle ore 8.15 suona il telefono, 
                      come previsto. È Umberto Martinengo, giornalista 
                      di SBS Radio, da Melbourne gestisce una trasmissione tutti 
                      i sabato mattina dalle 8.15 alle 9.00 dal titolo “Lo 
                      scandaglio”: ci sono lui in studio ed alcune persone 
                      collegate via telefono. SBS Radio copre tutta l’Australia, 
                      è ascoltata solo dagli italiani (evidentemente). 
                      Oggi si parla di tre argomenti: due italiani (l’immigrazione 
                      e la legislazione premiale, a partire dalla concessione 
                      dei permessi al mafioso collaborante Brusca) e una australiana 
                      (la moralità dei parlamentari, a partire da un caso 
                      specifico accaduto qui). Mi presenta come redattore della 
                      rivista anarchica “A”, mi dà più 
                      volte la parola, alla fine mette (unica canzone) “Addio 
                      Lugano bella” e mi chiede di commentarla. Finisce 
                      con una domanda su chi sono oggi gli anarchici e mi dà 
                      3 minuti. Decisamente simpatico. Mi chiede poi se io sia 
                      disponibile ad intervenire ancora nella trasmissione, dall’Italia, 
                      mediamente una volta al mese. Accetto. Chiacchieriamo, ha 
                      fatto anche lui il classico a Milano al Carducci, cinque 
                      anni prima di me. Com’è piccolo il mondo… 
                    
                    Alle ore 16.00 alla Società Dante Alighieri, una 
                      grande costruzione con parcheggio, prima di entrare nella 
                      sala noto sulla sinistra una porta del Fogolar Furlan. Accoglienza 
                      simpatica, una quarantina di presenti, di varie età 
                      e tipologia. Mi fanno una foto con la vedova Castellano, 
                      una donna anziana, presente anche perché quella di 
                      oggi si inserisce nel Castellano Memorial, un’iniziativa 
                      all’anno per ricordare suo marito, il signor Castellano, 
                      morto da tempo, medico e filantropo, persona di spicco tra 
                      i pionieri della comunità italiana nel Queensland. 
                      L’interesse per il filmato e per il mio intervento 
                      è notevole, molte le domande e gli interventi. 
                      Calco un po’ sugli aspetti controcorrente di Fabrizio 
                      e dei suoi “amici”: tipo don Gallo che ha dichiarato 
                      pubblicamente di aver portato ad abortire delle prostitute 
                      extra-comunitarie. Sottolineo che i personaggi di Fabrizio 
                      sono spesso borderline con la legalità e 
                      cito per esempio Il pescatore, canzone che il pubblico 
                      ha appena applaudito: al giovane console del Queensland 
                      (e Northern Territories), che vedo seguire la serata con 
                      molta attenzione, sottolineo che un simile personaggio dovrebbe 
                      esser perseguito legalmente da una pubblica autorità 
                      come la sua, dato che il pescatore dice il falso ai carabinieri 
                      (omertà) per proteggere un delinquente. Poco dopo 
                      il console interviene, per ringraziare la Dante Alighieri 
                      per l’organizzazione e il sottoscritto, poi parla 
                      in particolare de La guerra di Piero e ne sottolinea 
                      l’importanza del contenuto. Gli faccio dono in pubblico 
                      del Cd e del Dvd, ringrazia e se ne va per un altro impegno. 
                      
                      Durante il rinfresco successivo vengo avvicinato dalla signora 
                      Castellano: l’avevo guardata mentre parlavo e il suo 
                      volto impietrito mi lasciava intendere un assoluto rifiuto 
                      della dose marcata di anarchismo, di rifiuto della morale 
                      borghese e della religione istituzionalizzata di Fabrizio. 
                      
                      Invece mi stringe forte la mano e si complimenta con me: 
                      è stata la più bella lecture in memoria 
                      del suo compianto marito, che – mi dice – era 
                      un po’ come Fabrizio, curava i poveri senza farsi 
                      pagare, aveva la passione della musica (avrebbe fatto il 
                      musicista se la famiglia non l’avesse costretto a 
                      fare il medico) e soprattutto non sopportava il moralismo 
                      della Chiesa e di tanti sacerdoti. 
                      Peccato che Tiziana mi riporti a casa, volentieri sarei 
                      andato fuori a cena con i maggiorenti della comunità 
                      italiana. 
                    Domenica 24 faccio il turista, prendo 
                      il catamarano, vado in centro, visito i giardini botanici 
                      (colazione all’australiana), poi prendo l’autobus 
                      turistico che fa in due ore il giro panoramico di Brisbane: 
                      almeno sto al fresco, con l’aria condizionata. Torno 
                      a casa, prendo tutto e Tiziana mi accompagna alla stazione 
                      ferroviaria in centro. Con il treno vado all’aeroporto. 
                      
                      E anche la seconda tappa è finita. Resta Sidney. 
                    
                     
                      
                     
                        
                        Le 
                        pagine dei quotidiani “Il Globo” (Melbourne) 
                        e “La Fiamma” (Sydney) dedicate alle iniziative 
                        su De André svoltesi rispettivamente il 18 e il 
                        26 ottobre 2004  
                     
                    Sydney 
                    
                    Volo con la Virgin fino a Sidney, si balla mica male, vedo 
                      Sydney dall’alto, all’aeroporto trovo la pioggia 
                      e Peter Sheldon a prendermi. Ottima accoglienza, anche a 
                      casa sua da sua moglie Louise, erano stati tutti e due a 
                      casa nostra a Milano. Peter è un vecchio amico, è 
                      stato a lungo in Italia a cavallo tra i ’70 e gli 
                      ’80, ora è professore di economia in una delle 
                      università di Sydney. Viene da una famiglia di ebrei 
                      austriaci, sua nonna materna è morta ad Auschwitz. 
                      Fa piacere (ri)scoprire, dopo poche battute, che siamo in 
                      sintonia su tanti aspetti della nostra esperienza anarchica 
                      e sulle metodologie di intervento: per esempio, sulla questione 
                      violenza/nonviolenza. 
                    Lunedì 25 al mattino visito la 
                      city di Sidney, giro in battello di un’ora dentro 
                      al porto (meraviglioso!), poi scarpinata fino alla sede 
                      della ABC (la RAI australiana, o la BBC inglese se preferite), 
                      cui appartiene la radio JJJ. 
                      Mi danno un badge, sono in anticipo, salgo fino alla reception 
                      della radio. All’ora prevista (ore 14.00) si presenta 
                      la giornalista Ali Benson, mi presenta un giovane giornalista 
                      che mi porta subito in sala di registrazione. Prova dei 
                      microfoni, quindi via a 10 minuti 10 di intervista in inglese 
                      su che cos’è l’anarchia, che rischi ci 
                      sono nell’essere anarchico in Italia, che cosa volete, 
                      un paragone tra Berlusconi e Howard (il loro primo ministro 
                      ultra-liberista e anti-immigrati). Alla fine un sorriso 
                      e ok mi accompagna alla porta. Sono le ore 14.12, sono passati 
                      12 minuti dall’inizio. Sento una carenza di rapporti 
                      umani, ma riprendo a camminare con lo zaino in spalla e 
                      mi passa subito. Ho due ore buche, prendo la monorotaia 
                      che attraversa un pezzo del centro, poi con un taxi mi reco 
                      a Leichhardt, il quartiere italiano, dove c’è 
                      anche la sede della libreria anarchica Jura Books. Mi piazzo 
                      per due ore in un caffè italiano, emozionante sempre 
                      parlare nella nostra lingua in simili contesti. Vado in 
                      una plaza lì vicino, tutti negozi italiani, 
                      trovo addirittura “Il Messaggero” e due numeri 
                      de “L’Espresso”, parlo con l’edicolante 
                      (italiana). 
                    Alle ore 18.00 mi reco alla libreria, fa gli onori di casa 
                      Cessidio, un anarchico di origini abruzzesi, che mi mostra 
                      i locali, l’archivio, il settore libreria, ecc. Arrivano 
                      le compagne e i compagni, una ventina. 
                      Ci sono greci, brasiliani, australiani, ecc. Clima simpatico, 
                      seduti in circolo. Parlo un po’, poi iniziano le domande 
                      e gli interventi, tanti: si va avanti quasi 4 ore, si smette 
                      perché devono andare via. Si parla di Leoncavallo, 
                      Chiapas, centri sociali, sindacalismo alternativo, composizione 
                      sociologica del movimento, modalità di finanziamento 
                      della stampa anarchica, senso della militanza, case occupate, 
                      ecc. Peter, che mi è stato al fianco durante la chiacchierata 
                      per aiutarmi nella comprensione di alcune parole e di quelli 
                      che dovrebbero parlare inglese ma… 
                    Martedì 26 al mattino vado in centro, 
                      salgo al 45° piano di un grattacielo nella City, alla 
                      sede del Centro Italiano di Cultura (accanto al Consolato 
                      Italiano). Mi riceve il direttore Butti, palermitano. Parliamo 
                      un po’ dell’appuntamento della serata, di Fabrizio, 
                      ecc. Prima di salutarmi è perentorio: “Finzi 
                      mi raccomando: niente politica, né passata né 
                      presente né futura. Qui si parla del cammino umano 
                      e artistico di un poeta, quindi – ribadisce – 
                      niente politica”. Gli spiego che lo stesso Fabrizio 
                      chiarì che per lui l’anarchismo era parte del 
                      suo modo di vivere e di vedere il mondo, quindi non è 
                      possibile prescinderne. Butti insiste, spiega che nella 
                      comunità italiana di Sidney sono ben rappresentate 
                      sia la destra sia la sinistra e che l’Istituto, apolitico, 
                      vuole e deve restare al di sopra delle parti. È evidentemente 
                      preoccupato del mio essere anarchico. 
                    Al pomeriggio (ore 18.30) nel bel salone di Casa Italia 
                      ci sono un centinaio di persone, dopo il saluto di Butti 
                      comincio il mio intervento, poi parte il film. Mi riprometto 
                      di interromperlo più volte con miei interventi, come 
                      ho fatto a Brisbane, ma non posso. Mentre il filmato scorre, 
                      sono steso per terra in uno stanzino retrostante con problemi 
                      connessi con un ernia inguinale che mi è saltata 
                      (fisicamente) fuori. Il direttore del Centro e quello del 
                      Co.as.it (un ente che si occupa di assistenza ai nostri 
                      emigrati, lui è figlio di un militante del PCI di 
                      Spoleto, ha visto un concerto di Fabrizio nella sua città) 
                      vengono a vedermi, si impressionano, mi chiedono se voglio 
                      un medico. 
                      Francamente sono preoccupato anch’io, mi prospettano 
                      l’ipotesi di parlare con il microfono restando steso 
                      nello sgabuzzino. Dopo una mezz’oretta riesco finalmente 
                      ad aggiustare le cose e rispunto per… i funerali di 
                      Fabrizio (nel filmato). 
                      Tutto ok: rispondo alle domande del pubblico. Le prime riguardano 
                      proprio i rapporti di Fabrizio con il PCI e la sinistra 
                      in genere, e quelli con gli anarchici. 
                      Vedo che Butti, in prima fila, è teso. Poi mi farà 
                      i complimenti per come me la sarei cavata. 
                      A farmi capire che comunque me l’ero cavata bene dal 
                      punto di vista che più mi interessa è lo sguardo 
                      del vecchio Jack, in ultima fila. Questo bel vecchietto 
                      di 79 anni, piccolino, con una grande barba bianca, è 
                      venuto apposta per incontrarmi dalla sua capanna nel sud 
                      dello stato del New South Wales, a oltre 400 km. da Sydney. 
                      È un anarchico bulgaro, vive qui da decenni, pubblicava 
                      irregolarmente una rivistina anarchica (“Red and Black”), 
                      seria e ben curata. Lo conosco da sempre, è stato 
                      anche in Italia. 
                      Mi ricordo, una quindicina di anni fa, a Barcellona per 
                      un congresso della CNT: non avendo trovato da dormire a 
                      casa di qualcuno, si era adattato a dormire rannicchiato 
                      in una cabina telefonica. Fa il contadino, ha un po’ 
                      di terra e la coltiva, vive con la massima semplicità, 
                      da sempre sottoscrive per la stampa e le iniziative anarchiche 
                      (anche a noi di “A” ogni tanto arriva una sua 
                      letterina manoscritta con dentro un po’ di soldi). 
                      
                      Capisce bene l’italiano e lo parla anche. Segue gli 
                      interventi e mi sorride. Vuol dire che va bene… 
                      Durante il rinfresco sono molte le persone che vengono a 
                      complimentarsi e a dir la loro. Ci sono due di Mantova che 
                      hanno saputo che sono figlio di un mantovano. C’è 
                      il solito milanese. Mi contattano anche due insegnanti di 
                      italiano all’Università, si scusano per non 
                      essere riuscite ad organizzare una lecture all’università 
                      come è stato fatto a Melbourne e a Brisbane, mi lasciano 
                      la loro e-mail per restare in contatto per il progetto di 
                      “gemellaggio” con l’ambiente universitario 
                      italiano in tema di De André. 
                      Va bene anche la vendita di Cd e Dvd. In complesso nel mio 
                      giro australiano si sono venduti quasi un centinaio di pezzi 
                      tra Cd, Dvd, ecc. 
                    
                    Mercoledì 27 e Giovedì 
                      28 sono privi di impegni. Ne approfitto per un 
                      salto di 24 ore ad Uluru, nome aborigeno della famosa Ayers 
                      Rock. Tre ore e mezzo di volo Qantas per vedere il monolite 
                      nel deserto e le vicine colline rosse. In tutto 11 ore di 
                      scarpinate e trasferimenti, per conoscere soprattutto qualcosa 
                      della storia e della vita degli aborigeni. Penso che Fabrizio 
                      li avrebbe affiancati a zingari, indiani d’America, 
                      sardi. E magari si sarebbe ispirato per una poesia delle 
                      sue… 
                      Venerdì 29 ultimo giorno in Australia, 
                      la sera alle 21.00 partenza dell’aereo per Milano, 
                      via Dubai e Roma. Alla mattina passo all’Istituto 
                      Italiano di Cultura, saluto il direttore, fraternizzo con 
                      un impiegato qui in Australia da un decennio, Danilo Sidari. 
                      È di Taggia (Imperia), conosce alcuni anarchici della 
                      zona che conosco anch’io, fraternizziamo. Resto alla 
                      sua scrivania a scrivere questo resoconto e intanto parliamo. 
                      Ci si lascia indirizzi e promesse di rivederci, alla fine 
                      un abbraccio commosso nel distacco: ventimila chilometri 
                      pesano. 
                      Mentre sono all’Istituto, mi telefona una cantante 
                      lirica, nata in Australia da famiglia italiana. Si chiama 
                      Nadia Pellicciari Piave, si dice dispiaciuta di non aver 
                      potuto venire alla conferenza di martedì e ci tiene 
                      a raccontarmi per telefono del suo incontro con Fabrizio, 
                      ai tempi della registrazione de Le Nuvole. Allora 
                      lei faceva parte del coro della RAI di Milano, con altre 
                      due coriste fu chiamata da una sua amica a far parte di 
                      un coro per un cantante famoso (ma non le dissero quale). 
                      Scoprì che era quel De André di cui aveva 
                      comprato una decina di anni prima il primo lp Rimini. 
                      Ne ricorda la puntigliosità, fece rifare molte volte 
                      il loro breve intervento, lavorarono due giorni, lo ricorda 
                      come persona simpatica e cita una telefonata a “Dora” 
                      (ricorda che la chiamò così) per dirle di 
                      buttare la pasta dopo un quarto d’ora. È un 
                      piccolo, strano tassello in più. 
                    Nel pomeriggio passeggiata sulla nota spiaggia di Bondi, 
                      considerata la più bella di Sydney se non dell’Australia, 
                      in compagnia di Alison Leitch, amica (e compagna) da quando 
                      stava in Italia negli anni ’80. Apprendo qualcosa 
                      in più sull’Australia, il sistema formativo, 
                      la vita a Sydney. 
                      Poi in taxi all’aeroporto. Fine.