| Un’altra educazione 
                  è possibile. Un’altra scuola esiste già. 
                  Questa, in estrema sostanza e sintesi, è la verità 
                  che occorre tener presente e sulla quale è indispensabile 
                  riflettere. Troppo spesso, anche tra gli addetti ai lavori, si dimentica 
                  o si occulta questa realtà.
 La qualità della discussione sui temi educativi è 
                  abbastanza condizionata dalla mancanza di prospettive e aperture 
                  veramente significative e si avviluppa spesso all’interno 
                  di una cornice e di una prospettiva che non coglie le possibilità 
                  di una vera alternativa.
 Ecco perché è importante per noi tutti apprendere 
                  le istanze autenticamente innovative che possiamo rilevare da 
                  esperienze educative e da scuole diverse dalle tradizionali.
 L’ultima occasione, in ordine di tempo, per incontrare 
                  i protagonisti di esperienze educative significativamente diverse 
                  da quelle tradizionali, è stata quella di metà 
                  maggio a Milano e Treviso, con gli interventi di Yaccov Hecht 
                  e Ali Zekhalka.
 Dopo aver potuto confrontarsi con Zoe Neill di Summerhill, David 
                  Gribble della Sands School (negli anni scorsi), è toccato 
                  al fondatore della scuola democratica e libertaria di Hadera 
                  (Hecht) e della prima scuola democratica araba (Zekhalka), riproporre, 
                  anche in Italia, il tema e l’urgenza di dare vita a vere 
                  e significative alternative scolastiche ed educative, di fronte 
                  al fallimento, sempre più evidente, dei sistemi scolastici 
                  tradizionali.
 Questi incontri hanno assunto anche un significato più 
                  particolare, poiché i due relatori hanno presentato le 
                  loro esperienze che si svolgono in un’area geografica 
                  martoriata da un conflitto pluridecennale tra israeliani e palestinesi.
   Libera integrazione tra culture Ma, come hanno avuto modo di esplicitare molto chiaramente 
                  Yaakov e Ali, nonostante questa tragica realtà, anche 
                  qui fioriscono e si sviluppano sempre più, esempi di 
                  vera e libera integrazione tra culture diverse ed anche nell’ambito 
                  più specifico dell’educazione sta crescendo un 
                  vero e proprio movimento autenticamente libertario. Di fronte alla disfatta della Politica e all’evidente 
                  sfacelo delle variegate logiche del potere, da una parte come 
                  dall’altra, cresce una nuova sensibilità e una 
                  rinnovata consapevolezza che solo l’incontro diretto, 
                  libero ed egualitario, tra gli esseri umani, può costruire 
                  un processo di vera pace e solidarietà.
 Ecco perché proprio l’impegno nell’ambito 
                  educativo, costituisce un elemento qualificante l’intero 
                  progetto di meticcizzazione tra le diversità.
 Infatti sia la scuola araba di Kfar Kara che quella di Hadera, 
                  come di altre che si stanno sempre più sviluppando, soprattutto 
                  in Israele, si stanno impegnando nella realizzazione di progetti 
                  educativi che concorrano alla realizzazione di questo grande 
                  ed inevitabile sogno (voglio qui citare il titolo, stupendo, 
                  di uno di questi: Birds have no borders).
 I vari progetti, che coinvolgono ragazzi ebrei e palestinesi, 
                  concorrono in modo significativo a coinvolgere le loro rispettive 
                  famiglie e ad intaccarne dunque tutti i pregiudizi e le false 
                  convinzioni indotte dalle religioni nella loro dimensione fondamentalista.
 Ma la straordinarietà di tutto ciò sta nel fatto 
                  che queste scuole, oltre che perseguire questi obiettivi generali 
                  e sociali, praticano una didattica e un’organizzazione 
                  autenticamente libertaria e quindi uniscono ad un progetto culturale 
                  e sociale, gli elementi tipici della pedagogia libertaria.
 Yaakov Hecht è il presidente dell’”Istituto 
                  per l’educazione democratica” di Tel Aviv che si 
                  occupa proprio di avviare il percorso di formazione e di istituzione 
                  di scuole democratiche. L’Istituto raccoglie già 
                  oltre venti scuole che già praticano questo tipo di organizzazione 
                  e sta implementando circa un centinaio di altre realtà 
                  che desiderano avviare questo progetto.
 Esiste anche una rete internazionale di queste scuole in diversi 
                  paesi nel mondo (USA, Gran Bretagna, Ucraina, Polonia, Ungheria, 
                  Germania, India, Nuova Zelanda, Australia, Corea del Sud, Giappone, 
                  Ecuador, ecc.), che annualmente organizza un incontro (I.D.E.C.) 
                  durante il quale avvengono utili e proficui scambi di esperienze 
                  (quest’anno in India, il prossimo in Germania).
 Questo network (I.D.E.N.) costituisce una reale e diffusa alternativa 
                  alla scuola tradizionale e dimostra appunto come sia possibile 
                  fin da subito praticare esperienze di educazione libertaria.
 Naturalmente tutte queste scuole sono accomunate da alcune caratteristiche 
                  principali che ne definiscono i valori e le pratiche didattiche 
                  di riferimento.
 In Italia nessuna esperienza è in atto anche se si sta 
                  cominciando a sperimentare qualche elemento caratteristico all’interno 
                  della scuola statale.
 Essere entrato a far parte di questo network mi ha aperto ad 
                  un mondo poco conosciuto ma estremamente vitale ed innovativo 
                  che offre stimoli e rapporti continui di ricerca e sperimentazione.
 Ma quali sono le principali peculiarità e le più 
                  significative differenze tra queste scuole e quelle tradizionali?
   Immergersi nell’ambiente sociale Innanzitutto una visione non scuola-centrica dell’apprendimento. 
                  In ciascun educatore è chiara la convinzione che solo 
                  una piccola parte della conoscenza umana è iscrivibile 
                  all’istituzione scolastica e che, pertanto, occorre costruire 
                  percorsi di istruzione e di educazione immergendosi concretamente 
                  nell’ambiente sociale e culturale nel quale ci si trova 
                  ad operare. Sono queste dunque scuole non scuole, o piuttosto luoghi non 
                  separati dal contesto sociale ma, anzi, è proprio dalle 
                  varie e molteplici suggestioni e stimolazioni che provengono 
                  da esso che l’apprendimento trova una sua immediata giustificazione 
                  e verifica.
 Sono scuole di città, grandi e piccole, ma anche di paesi 
                  piccoli, in contesti extra-urbani, con caratteristiche quindi 
                  diverse, ma comunque tutte animate da una seria e principale 
                  preoccupazione: educare piuttosto che formare.
 Promuovere ciò che già è insito in ciascun 
                  essere umano piuttosto che plasmare secondo un’idea di 
                  uomo pre-definita.
 All’interno di ciascuna esperienza ogni decisione viene 
                  presa da assemblee che esprimono a maggioranza, più o 
                  meno qualificata, o addirittura all’unanimità (varie 
                  sono le modalità), le proprie decisioni e regole che 
                  tutti, egualitariamente (dal direttore al più piccolo 
                  bambini) sono tenuti a rispettare. È straordinario assistere 
                  a momenti così solenni e importanti come sono questi 
                  delle assemblee e cogliere l’importanza e la centralità 
                  di questo aspetto e le sue straordinarie valenze educative.
 Altra caratteristica che accomuna tutte queste scuole è 
                  la non obbligatorietà di frequenza alle lezioni. Nessuno 
                  è obbligato ad assistere a queste attività (in 
                  toto o in percentuale) ma la frequenza è libera e ognuno 
                  si costruisce, con l’aiuto degli insegnanti, il proprio 
                  percorso formativo.
 Questo implica una preparazione notevole e diversa degli insegnanti 
                  che devono, inevitabilmente, saper insegnare con metodi e valori 
                  tali da farsi accettare dagli alunni.
 Che i ragazzi siano veramente il centro dell’intera vita 
                  e dell’organizzazione complessiva lo dimostra anche il 
                  modo con il quale in alcune di queste scuole avviene il loro 
                  reclutamento.
 È infatti l’assemblea che decide, dopo averlo provato 
                  per un periodo, se un insegnante è assunto o no a seconda 
                  proprio della sua capacità didattica e relazionale.
 Facile a questo punto capire che le relazioni tra i diversi 
                  protagonisti della scuola (adulti o bambini) sono estremamente 
                  egualitarie anche se nessuno fa finta di essere quello che non 
                  è e ognuno conosce, capisce e rispetta le differenze.
 Naturalmente l’apprendimento avviene attraverso programmi 
                  elettivi, personali, di ricerca e approfondimento, interdisciplinari 
                  e multidisciplinari, ecc. La stessa valutazione è sostanzialmente 
                  un’autovalutazione consapevole dei livelli raggiunti con 
                  una progettazione conseguente rispetto alle cose e ai modi di 
                  apprendere ciò che ancora non è stato assimilato.
 Ma le cose che non riesco a raccontare sono le più belle 
                  perché attengono alle emozioni e all’empatia che 
                  si può vivere in ambiti come questi.
 Insomma un’altra educazione e un’altra scuola non 
                  è solo possibile ma anche, e soprattutto, desiderabile.
  Francesco Codello
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