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 Siamo andati allassalto, cantando, tra i fiori e i 
                  venti profumati dellestate, adesso, stiamo assistendo, 
                  impotenti, alla fine. È stato tutto un sogno, un sogno 
                  antico e necessario a cui non siamo stati capaci di conferire 
                  la saggezza dei fatti e levidenza della storia, ma molti, 
                  un giorno, dovranno chinare il capo e vergognarsi per averci 
                  abbandonato. (1)  Questo stralcio del diario di 
                  una anonima miliziana libertaria, nei giorni in cui il grande 
                  esilio spagnolo stava ormai per avere inizio e centinaia di 
                  migliaia di persone senza più illusioni e speranza varcavano 
                  a piedi il confine, sottolinea il modo in cui si andava allassalto, 
                  «cantando», cosa che conferisce al canto, sottolineato 
                  proprio nel primo inciso di questa citazione, in apparenza digressivo, 
                  un ruolo fondamentale tanto più quanto più chi 
                  scrive non sembra averne una totale consapevolezza. In questo lavoro vorrei evidenziare, seguendo idealmente la 
                  linea tracciata involontariamente da questa miliziana della 
                  Colonna Durruti, il ruolo che durante la guerra civile spagnola 
                  ebbero le canzoni, cercando di analizzarne le tematiche, lorigine 
                  e le principali motivazioni, dedicandomi principalmente ai canti 
                  anarchici.
 La canzone popolare e più specificatamente luso 
                  che di questa si fece durante unesperienza totalizzante 
                  come la Guerra civile spagnola, è stato uno dei mezzi 
                  più diretti ed efficaci per esprimere sentimenti ed opinioni 
                  in modo solo apparentemente semplice e spontaneo, ma soprattutto 
                  collettivo, riuscendo almeno in parte a compensare la lacuna 
                  di individualità che nel corso dei secoli avevano acquisito 
                  la letteratura e la poesia, riservate, nella loro accezione 
                  più tradizionale, ad una ristrettissima classe colta. 
                  La cultura orale e quella scritta non interagiscono mai in maniera 
                  passiva, ma per la loro sopravvivenza sono quasi costrette a 
                  dipendere luna dallaltra, per avere delle possibilità 
                  di evolversi. Sono due forme culturali in interazione e il loro 
                  scambio, soprattutto in questo caso, è da considerarsi 
                  fruttuoso e per nulla unidirezionale. Nel caso delle canzoni 
                  della Guerra civile spagnola infatti la cultura orale ha spesso 
                  fornito il materiale di base per ciò che veniva scritto, 
                  mentre i testi stampati rientravano nel circuito della tradizione 
                  orale, dove tornavano ad essere trascritti subendo magari qualche 
                  modifica.
 
  Canzone antimonarchica 
 Per fare un esempio abbastanza noto Los reyes de la baraja, 
                  da canzone damore di un innamorato che pur non essendo 
                  re dice alla madre della sua fidanzata che sono ben quattro 
                  i re che può portare in dote, quelli del mazzo di carte, 
                  si trasforma in tempo di guerra in canzone antimonarchica.  Si tu madre quiere un rey La baraja tiene cuatro:
 rey de oro, rey de copas,
 rey de espadas, rey de bastos.
 Corre que te pillo corre que te agarro
 Corre que te lleno
 la cara de barro
 del olivo me retiro, del esparto yo me aparto
 del sarmiento me arrepiento
 de haberte querido tanto. (2)
 Nella versione bellica sovente vengono omesse le ultime due 
                  strofe, anche se a volte la seconda era ancora possibile ascoltarla 
                  nel periodo 1936-39. Il poeta Federico García Lorca prima di morire si occupò 
                  della rielaborazione dei temi tradizionali, nello sforzo costante 
                  di liberare il patrimonio culturale spagnolo dai confini territoriali 
                  e culturali del folklore peninsulare. Non si trattò solo 
                  di una ricerca personale delle proprie radici andaluse, ma fu 
                  soprattutto un fondamentale recupero delle melodie, del ritmo 
                  musicale, dei testi e delle tradizioni gitane.
 In modo parallelo al nuovo tipo di canzone sociale, nella 
                  prima metà del XX secolo, si torna a considerare la relazione 
                  tra la poesia colta e quella popolare definita, questa volta, 
                  dagli autori del 27. Questi poeti, tra cui possiamo citare 
                  Gerardo Diego, Alberti e Lorca, rielaborano il populismo decimononico 
                  andando direttamente alle fonti, stilizzandole in quello che 
                  oggi conosciamo con il nome di «neopopulismo». 
                  (3)
 Durante la Guerra molte di queste melodie popolari verranno 
                  riprese e diventeranno nuovamente attuali.
 La melodia di A las barricadas, inno anarchico la cui 
                  composizione è attribuita allo scrittore polacco Waclaw 
                  Swiecicki, che godette della più grande diffusione fra 
                  le masse dei lavoratori polacchi e tedeschi, era già 
                  nota ai tempi della Rivoluzione russa, mentre lInternacional, 
                  aveva già avuto più di unoccasione per essere 
                  cantata, e la Marsigliese fin dal titolo non nasconde 
                  la sua origine gallica.
  Rinnovamento radicale 
 La canzone popolare della Guerra civile del 36 ha costituito 
                  nel suo insieme una grande occasione di rinnovamento radicale 
                  nellambito della canzone popolare spagnola, riuscendo 
                  a trasformarsi a sua volta anche in strumento efficace contro 
                  lavversario, che, nel caso del conflitto spagnolo, trattandosi 
                  di una guerra civile, riusciva a capire perfettamente il testo 
                  cantato. Quello che si cercava di ottenere, dalluna e dallaltra 
                  parte della barricata (se ci vogliamo limitare ad una superficiale 
                  divisione in due parti della barricata, quando in realtà 
                  sappiamo che ce ne furono molte di più), era di convincere 
                  gli altri, anche attraverso le canzoni, a rimettere in discussione 
                  il proprio punto di vista e ad abbandonare le proprie convinzioni, 
                  o più semplicemente, si cercava di scoraggiare lavversario, 
                  vantando situazioni inverosimili al punto che difficilmente 
                  si potrebbe riconoscere, in quei testi, la realtà della 
                  retroguardia di un campo di battaglia. Ascoltiamo quindi inni 
                  manichei che propongono ideali nobili, alti, perfetti contrapposti 
                  alla malvagità, alla rozzezza ed alla bassezza del nemico, 
                  oppure, per il secondo caso, fantomatici pasti pantagruelici, 
                  dove si ostenta unabbondanza di cibo irreale.
 Tuttavia cè una differenza sostanziale fra le canzoni 
                  intonate dai nazionalisti e quelle dei repubblicani: mentre 
                  il bando nacional esaltava i valori della tradizione 
                  gerarchica e di quella cattolico-clericale, il bando republicano 
                  proclamava passioni politiche rivoluzionarie, intendendo con 
                  questo termine una tensione volta ad una trasformazione della 
                  realtà e della tradizione, un rinnovamento sociale tanto 
                  di tipo prevalentemente libertario, come di tipo comunista specie 
                  nelle canzoni scritte dopo il maggio del 1937.
 Le «destre» cantavano nei loro inni leterna 
                  gloria della Chiesa cattolica, della tradizione e dellesercito, 
                  istituzioni storiche che nella Spagna di inizio secolo continuavano 
                  a rappresentare il potere ed i freni imposti al proletariato 
                  di fabbrica ed alla grande realtà dei contadini nullatenenti. 
                  Los nacionales sottolineavano il tema dellinseparabilità 
                  fra Stato e Chiesa, e della difesa del nazional-cattolicesimo, 
                  mentre dallaltra parte i canti ci presentavano la preoccupazione 
                  de los rojos di fronte al pericolo di avvento del fascismo, 
                  dando voce alla volontà e alla disperata lotta per tentare 
                  di resistere.
 Da un lato abbiamo la ricerca della libertà, e dallaltro 
                  la volontà di far proseguire il modello di società 
                  autoritaria e conservatrice: i temi sono diametralmente opposti.
 Mentre le destre trovarono nella Chiesa un saldo alleato che 
                  portò loro il consenso della considerevole fascia di 
                  popolazione tenacemente ancorata alla fede religiosa, le sinistre 
                  si ribellarono contro la tradizione con una determinazione spesso 
                  sfociata in un odio ed una violenza fino ad allora sconosciuti 
                  nella società spagnola:
 Lanticlericalismo virulento e corrosivo che non smette 
                  di manifestarsi non riguarda il cielo ma i suoi rappresentanti 
                  impuri sulla terra
 che benedicono gli aerei fascisti, 
                  solidarizzando così con il nemico e con il male. 
                  (4)
 Dal punto di vista retorico le canzoni dei reazionari hanno 
                  un legame più diretto e riconoscibile con la tradizione 
                  letteraria, sono state scritte cercando di attenersi ai canoni 
                  di uno stile aulico e difficile, spesso retorico, mentre le 
                  canzoni della parte repubblicana attingono prevalentemente alla 
                  tradizione popolare spagnola, e riuscirono a diventare una intensa, 
                  libera e sincera espressione popolare.
 
 Miliziani 
                  della FAI-CNT  Esorcizzare la morte 
 La guerra è logicamente il tema principale per entrambi 
                  gli schieramenti, in quanto evento scatenante, unica grande 
                  protagonista di tutto quello che stava accadendo. Le canzoni di guerra si intonarono fondamentalmente per esorcizzare 
                  il grande problema della morte: cantando le milizie di proletari 
                  estranei al mondo militare si davano coraggio ed affrontavano 
                  il pericolo con più spensieratezza, con più ardore, 
                  e per ottenere questi scopi i canti dovevano essere una sintesi 
                  indovinata di musica e testo, dove tutto veniva riassunto in 
                  modo molto concentrato ed efficace. Non stupisce quindi la ripetitività 
                  di certe tematiche o di certi termini usati spesso e in diverse 
                  canzoni con lobiettivo di rimanere più profondamente 
                  impressi nella memoria popolare.
 Naturalmente i temi più toccati erano quelli che stavano 
                  più a cuore ai combattenti, soprattutto quelli per cui 
                  stavano mettendo in gioco la propria vita.
 Nelle canzoni troviamo spessissimo accenni alle dure condizioni 
                  in cui si era trovata la popolazione, per lo più contadina, 
                  nel corso della storia spagnola, e lespressione ripetuta 
                  dellimpegno a lottare per non ricadere nella schiavitù, 
                  questa volta ad opera del fascismo. Quindi grande spazio lo 
                  ha generalmente la figura dei gioghi che non devono più 
                  essere imposti, o delle catene, che saranno finalmente spezzate:
 Hijos del pueblo te oprimen cadenas, y esa injusticia no puede seguir. (5)
 Un altro argomento è ovviamente il bisogno ed il dovere 
                  di sconfiggere un nemico che rappresenta un pericolo incombente 
                  che tutti condividevano: il fascismo. A parte le numerose somiglianze fra le tematiche del bando 
                  republicano è però fondamentale ricordare 
                  che gli anarchici si ritrovarono a combattere per raggiungere 
                  obiettivi diversi da quelli dei partiti repubblicani. Comè 
                  noto nel corso della guerra gravi contrasti insorsero fra anarchici 
                  e comunisti: è doveroso quindi operare, fin dallinizio, 
                  una grande distinzione allinterno della stessa parte repubblicana.
 Già nella canzone di lotta più famosa, lInternazionale, 
                  troviamo questa enorme differenziazione tra le due ideologie. 
                  Il ritornello anarchico dice, senza nemmeno nominare la parola 
                  «internazionale»:
 Agrupémonos todos en la lucha social
 con la FAI lograremos
 el éxito final. (6)
 Mentre il Partido Comunista de España preferisce affidarsi 
                  al refrain classico:  Agrupémonos todos en la lucha final
 el género humano
 es la Internacional. (7)
 Rivolgendoci poi alle strofe, possiamo riscontrare nella versione 
                  anarchica una certa missione di captación, intesa 
                  nel senso libertario del termine, come ricerca e conversione 
                  di militanti:  La anarquía ha de emanciparnos de toda la explotación,
 el comunismo libertario
 será nuestra redención. (8)
 Nella strofa della versione del PCE. invece si cerca di promuovere 
                  i futuri diritti sottolineando però contemporaneamente 
                  anche i doveri, con una terminologia classica più vicina 
                  e consona alla descrizione degli ideali del partito.  Basta ya de tutela odiosa que la igualdad ley ha de ser.
 No más deberes sin derechos,
 ningún derecho sin deber. (9)
  Né repubblica né patria 
 Gli anarchici non cantavano né a favore dello stato 
                  repubblicano, né tantomeno della patria. Mentre tutti 
                  coloro che si trovarono nel 36 in Spagna a combattere 
                  stavano dando la vita per un qualche tipo di patria, per la 
                  difesa di un certo tipo di Spagna, vuoi di destra, falangista, 
                  carlista, cattolica, tradizionalista, vuoi di sinistra, comunista, 
                  socialista, liberale, trotzkista, vuoi monarchica, vuoi repubblicana, 
                  vuoi satellite dellUnione Sovietica, lunico grande 
                  obiettivo degli anarchici era la libertà, intesa come 
                  condizione di chi non subisce controlli, coercizioni, impedimenti, 
                  ed ha la possibilità di agire in modo autonomo. (10) 
                  Libertà non solo dal fascismo, ma intesa nel senso assoluto 
                  ed antiborghese del termine, e questo è il punto che 
                  viene affrontato più spesso nelle sue varie ed innumerevoli 
                  sfaccettature tematiche:
 Esos burgueses, asaz egoistas, que así desprecian la Humanidad,
 serán barridos por los anarquistas,
 al fuerte grito de libertad. (11)
 La libertà rappresenta qui il fine ultimo da ottenere 
                  spazzando via la borghesia; la libertà è il grido 
                  che si innalzerà al momento della giustizia finale, e 
                  non deve venire fraintesa con lidea più astratta 
                  e retorica che la parola evoca in altre occasioni:  El bien más preciado es la libertad, luchemos por ella con fe y valor. (12)
 Questi versi ricordano le seguenti parole di Malatesta: «La 
                  libertà non si conquista e non si conserva se non attraverso 
                  lotte faticose e sacrifici crudeli (
) La libertà 
                  piena e completa è certamente la conquista essenziale, 
                  perché è la consacrazione della dignità 
                  umana, ed è il mezzo unico per il quale si possono e 
                  si debbono risolvere i problemi sociali a vantaggio di tutti». 
                  «Il concetto della libertà per tutti, che implica 
                  il precetto che la libertà delluno è limitata 
                  dalleguale libertà dellaltro, è concetto 
                  umano; è conquista, è vittoria, forse la più 
                  importante di tutte, dellumanità contro la natura». 
                  Ecco quindi come la libertà prende corpo e si identifica 
                  con lobiettivo principale della lotta di ogni uomo, di 
                  tutti gli uomini nel reciproco rispetto, il bene più 
                  prezioso in cui tutti devono credere con fede e coraggio.
 Il concetto di libertà anarchica venne sperimentato nelle 
                  zone dove la CNT e la FAI riuscirono a testare le proprie effettive 
                  possibilità di riuscita, come nella Catalogna e nel Levante.
  
 Miliziana 
                  della FAI-CNT  Liberati da un potere opprimente 
 La collettivizzazione delle campagne liberò i contadini 
                  dal potere opprimente dei grandi proprietari terrieri, della 
                  borghesia e della Chiesa, che si videro da un giorno allaltro 
                  espropriati e privati di ogni forma di potere e di supremazia 
                  gerarchica. Furono molti i piccoli e medi commercianti e i proprietari 
                  terrieri che vennero costretti, loro malgrado, a prendere parte 
                  alle collettivizzazioni, nel nome della Rivoluzione Sociale. 
                  Come ricorda Soledad Estorach in unintervista che ebbe 
                  luogo a Parigi il 6 gennaio 1982:  Requisimmo i grandi cinema e li trasformammo in mense popolari. 
                  Dove prendevamo il cibo? Dove riuscivamo! Andavamo dai negozi 
                  del luogo e lo domandavamo. I poveri commercianti dovevano darci 
                  tutto quello che avevano. Chiaro, non gli faceva molto piacere. 
                  Qualcuno di loro diceva che li stavamo rovinando. Ma non si 
                  poteva fare altrimenti, erano i primi giorni di rivoluzione, 
                  bisognava trovare il cibo per la gente. Cavolo, dopo andavamo 
                  con dei camion ai grandi mercati e prendevamo il cibo anche 
                  da lì. (13)  Lespropriazione della proprietà privata costituì 
                  quindi un passo molto concreto, anche se rappresentò 
                  solo la prima tappa verso la socializzazione, fine ultimo dellanarchia. 
                  Gli sforzi e la lotta per arrivare a questo traguardo sono presenti 
                  in numerose canzoni libertarie:  Salud proletario: llegó el gran día dejemos los antros de la explotación,
 no ser más esclavos de la burguesía,
 dejemos suspensa la producción.
 Iguales derechos e iguales deberes
 Tenga por norma la sociedad,
 y sobre la tierra los humanos seres
 vivan felices en fraternidad. (14)
  Nessun serva! 
 Quindi il sogno, lideale utopico a cui tutti aspirano 
                  è una società «giusta», basata sui 
                  diritti di uguaglianza e dove nessuno sia più costretto 
                  a vivere come servo. Un ulteriore tema importante, e molto ricorrente, è linvito 
                  allunità dei popoli: alla base di questa proposta 
                  di lotta si trova un concetto direttamente collegato alla specifica 
                  situazione in cui gli anarchici si trovarono coinvolti negli 
                  anni del conflitto: alla necessità di unire gli sforzi 
                  per riuscire a riscattare la situazione e la condizione di inferiorità 
                  a cui il popolo era da sempre stato soggetto.
 Questo bisogno di unità, di coordinamento di sforzi, 
                  di intervento con coesione è molto sentito e ripetutamente 
                  espresso nei canti, anche perché bisogna ricordare che 
                  le divisioni, trasformate poco a poco in profonde e dolorose 
                  lacerazioni, rappresentarono un grave ostacolo per la gestione 
                  della guerra:
 Al ruido del cañón, obreros, contestad:
 unión, unión hasta obtener
 el triunfo de la paz. (15)
 Alla base di questa disperata ricerca di unione e di pace, 
                  mai completamente raggiunta e mai in pieno soddisfatta, sta 
                  la basilare differenza fra due ideologie diffuse nel proletariato 
                  spagnolo in realtà molto distanti: lunione che 
                  gli anarchici chiedevano ed invocavano non coincideva affatto 
                  con lunità dellesercito ottenuta dai comunisti 
                  con lo scioglimento delle milizie e con la loro conseguente 
                  militarizzazione. Lobiettivo libertario da raggiungere 
                  attraverso lunione era la sperata ed attesa rivoluzione 
                  sociale, i comunisti in quel momento non la stavano cercando, 
                  chissà se lavevano rimandata ad un futuro ancora 
                  da determinare, comunque sicuramente lavevano posticipata 
                  alla fine della guerra. La cosa certa è che agli occhi 
                  di molti anarchici sembrava loro stessero combattendo la rivoluzione 
                  sociale con ardore ancora più grande di quello che invece 
                  stavano mettendo in campo per debellare il fascismo. Sono per questo struggenti le parole dellInternacional, 
                  nella sua versione anarchica, o linvito ai figli del popolo, 
                  dal titolo del famoso inno Hijos del pueblo:
 Arriba los pobres del mundo, en pie los esclavos sin pan;
 alcémonos todos que llega
 la revolución social.
 Levántate, pueblo leal, al grito de revolución social. (16)
  Abbattere le disuguaglianze 
 Il problema del nemico da combattere è forse il punto 
                  che differenzia maggiormente le canzoni anarchiche da quelle 
                  generalmente repubblicane. Gli inni libertari non contengono solo la protesta del «popolo» 
                  verso la minaccia del fascismo, ma anche lo sfogo di tutta la 
                  classe operaia che da più di un secolo stava portando 
                  avanti la lotta per la completa emancipazione, per laffermazione 
                  dei propri diritti.
 La Guerra civile costituì infatti levento scatenante 
                  di tutte le proteste radicate da secoli negli sfruttati in Spagna 
                  e fu considerata come il momento atteso per realizzare la rivoluzione 
                  che avrebbe potuto finalmente liberarli da ogni tipo di oppressione. 
                  Ma non cera solo il fascismo da abbattere: la Spagna era 
                  soprattutto il regno (meglio sarebbe dire «la repubblica») 
                  in cui vigeva una società basata sui privilegi e sui 
                  valori della borghesia, del clero, delloligarchia e dei 
                  proprietari terrieri, protetti da leggi ingiuste, e da un esercito 
                  da sempre schierato contro operai e contadini. Mise «in 
                  atto» tutto quello che da tempo ormai si viveva e si sentiva 
                  come «in potenza».
 Il movimento anarchico spagnolo voleva abbattere un modello 
                  sociale basato sulle disuguaglianze, sullumiliazione di 
                  persone che non avevano potuto far altro per tutta la vita che 
                  abbassare la testa e continuare ad obbedire, sul dover lavorare 
                  per qualcuno gratis, con un sistema di corvée che poco 
                  era cambiato dallepoca feudale. Sono numerosissime le 
                  canzoni che invitano lascoltatore a sollevarsi contro 
                  chi «da sempre» aveva goduto di questi privilegi; 
                  la rivoluzione sociale consisteva anche in questo, nel sovvertimento 
                  di un ordine sociale cementato da secoli e secoli di consuetudine 
                  ed imposizioni.
 Alla base delle canzoni anarchiche troviamo allora una dicotomia 
                  di nemici da combattere: da una parte il fascismo, pericolo 
                  imminente ed immediato, incombente e urgente, dallaltra 
                  tutto quello contro cui si stava lottando già da molto 
                  tempo: lingiustizia, lo sfruttamento, un mondo retto da 
                  principi di disuguaglianza e privilegi. La struttura propone 
                  quindi una sorta di negazioni:
 Ni militares ni curas, ni jueces ni gobernantes,
 podrán detener los pasos
 de anarquistas militantes. (17)
 Dalla Marsellesa anarquista possiamo ricavare due strofe 
                  rivolte contro questi tipi di privilegi, una contro quelli ecclesiastici 
                  e statali, laltra contro lesercito, che sempre più 
                  sovente veniva visto dalla popolazione di orientamento libertario 
                  come una casta che lavorava per cercare di evitare e reprimere 
                  il cammino verso un qualsiasi tipo di emancipazione; ai militares, 
                  curas, jueces, gobernantes corrispondono 
                  qui le patrie, gli dei e i re:  No quede en pie el Estado y sus leyes, que siempre al pueblo, feroz esclavizó,
 y la ignorancia caduca conservó
 con sus patrias, sus dioses y sus reyes.
 [
]
 Que al pedir pan, por hambre acosado,
 el proletario con potente voz,
 le contesta mortífero y feroz
 el fusil del verdugo uniformado. (18)
  
 Stretta 
                  di mano tra il non-dittatore Francisco Franco (secondo Sergio 
                  Romano) e il non-dittatore Benito Mussolini (secondo Silvio 
                  Berlusconi)  Pericolo da fermare 
 Il momento della Guerra civile è quindi più specificatamente 
                  lora della rivoluzione per tutti quelli che da tempo speravano 
                  che le cose cambiassero. Abbiamo detto che anche il fascismo è presente nei testi 
                  del 36, sia repubblicani che anarchici, ed è visto 
                  come pericolo da fermare assolutamente, anche a costo della 
                  vita. Spesso è rappresentato con termini che lo fanno 
                  immaginare come un qualcosa di pericoloso ed orribile, ma anche 
                  assolutamente plastico, altre volte invece si tende a ridicolizzare 
                  sia il generale Francisco Franco che il franchismo, quasi per 
                  dissacrare lavversario, per convincere il miliziano che 
                  non è poi così difficile vincere se tale è 
                  il nemico da combattere:
 En la batalla la hiena fascista por nuestro esfuerzo sucumbirá. (19)
 Otra vez el sangriento estendarte los tiranos se atreven a alzar,
 los tiranos se atreven a alzar.
 [
]
 Mirad las hordas de traidores
 Que el suelo patrio van a hollar.
 ¿Para quiénes son esas cadenas
 que forjando iracundos están?
 que forjando iracundos están? (20)
 Los cuatro generales, los cuatro generales, los cuatro generales
 mamita mía que se han alzado,
 para la Nochebuena, para la Nochebuena,
 para la Nochebuena, mamita mía
 serán ahorcados. (21)
 
 In questi brani oltre a raffigurare limmagine della iena 
                  fascista che osa calpestare la terra per invadere e provocare 
                  dolore, troviamo anche il simbolo delle catene, che come abbiamo 
                  già visto viene usato sovente nei testi anarchici della 
                  Guerra civile, catene che il franchismo voleva imporre, o che 
                  i paria da troppo tempo erano costretti a portare e che dovevano 
                  finalmente essere spezzate. La famosa Hijos del pueblo, 
                  forse il testo libertario più noto, inizia appunto con 
                  un energico invito a strappare queste catene, a liberarsene, 
                  affermando chiaramente che è preferibile la morte ad 
                  una vita di schiavitù.  Hijos del pueblo, te oprimen cadenas, y esa injusticia no puede seguir.
 Si tu existencia es un mundo de penas,
 antes que esclavo, prefiere morir. (22)
 Questo testo riassume le tematiche principali dei canti anarchici, 
                  in quanto vi si può riscontrare tutto lodio ed 
                  il risentimento accumulato in lunghi anni, la speranza personale, 
                  lantagonismo sociale, ed il disperato bisogno di libertà 
                  ed uguaglianza. Nel testo si dice anche che il livello di sopportazione 
                  è arrivato ormai al limite, ed il miliziano preferisce 
                  dare la vita, facendo eco alla celebre frase della Pasionaria, 
                  «más vale morir que vivir de rodillas», 
                  che con laltro suo motto «¡No pasarán!» 
                  (23) è spessissimo citata in numerose 
                  canzoni. Gli autori dei testi approfittarono della celebrità di 
                  questi motti e contribuirono a diffonderli inserendoli nelle 
                  canzoni e «nobilitandole» con parole dordine 
                  dautore che sicuramente le renderanno più riconoscibili.
 I simboli ed i motti, usati allinizio singolarmente diventarono 
                  in un secondo tempo formule di riconoscimento per determinate 
                  fazioni o gruppi politico ideologici. Nel nostro caso essi diventano 
                  i protagonisti dei ritornelli delle canzoni, ed aiutano chi 
                  sta ascoltando ad una facile e veloce identificazione della 
                  posizione ideologica che il testo sta difendendo.
  Sventolio di bandiere rossonere 
 Tutte le canzoni anarchiche, per esempio, traboccano di immagini 
                  dove la bandiera rossonera sventola in un orizzonte infuocato 
                  dal «sol dellavvenire», o di pugni che si 
                  sollevano con decisione e forza per dare una svolta alla situazione. 
                  Anche i colori ricorrono sovente per tutte le parti in guerra 
                  riuscendo a contribuire alla plasticità dellimmagine 
                  cantata. Curiosamente sovente i colori non coincidono: per esempio 
                  falangisti fanno spesso uso dellazzurro, tingendo con 
                  questo colore camicie, cielo e mare, mentre i proletari per 
                  descrivere il loro nemico preferiscono usare il nero, probabilmente 
                  grazie allinfelice popolarità che in Spagna ebbero 
                  le Camicie Nere di Mussolini. Per descrivere invece se stesso 
                  e la propria lotta il bando repubblicano (ma ancora una volta 
                  è necessario, per maggior precisione, limitare il campo 
                  a comunisti, anarchici, socialisti e trotzkisti, lala 
                  più a sinistra) ricorre molto al rosso, oltre ai tre 
                  colori della bandiera repubblicana (eccezion fatta naturalmente 
                  per gli anarchici).
 Amor y justicia no tienen barreras; ¡el mundo es del hombre, aquí su destino,
 sin otros distingos, ni otras fronteras!
 ¡La roja bandera todo lo ha de envolver! (24)
 Per i franchisti dietro alla parola «los rojos» 
                  non si nascondeva solo il nemico, ma genericamente tutti i mali 
                  da cui la Grande España si sentiva minacciata; i rossi 
                  erano, a seconda dei casi, peccatori, eretici, atei, senzadio, 
                  traditori, senza morale, distruttori da distruggere. Ma il bando repubblicano non solo identificava il popolo leale 
                  con il colore rosso ma lo invitava anche alla rivolta:
 Rojo pendón, no más sufrir, la explotación ha de sucumbir.
 Levántate, pueblo leal,
 al grito de revolución social! (25)
 Per concentrarsi poi sugli anarchici il rosso, colore della 
                  rivoluzione ed il nero, colore dellanarchia, costituivano 
                  la bandiera dellanarcosindacalismo, simbolo della ribellione 
                  estrema e della rivoluzione sociale contro la costrizione di 
                  uno stato autoritario e centralista.  Color rojo tiene el fuego, color negro tiene el volcán;
 colores rojo y negro tiene
 nuestra bandera triunfal. (26)
 Un altro tema-simbolo molto sfruttato è quello dei personaggi 
                  che in una maniera o nellaltra si sono resi famosi durante 
                  la Guerra civile o anche precedentemente, e quindi sono impiegati 
                  come modello o esempio da seguire. Se da una parte vediamo i nazionalisti elevare a livello di 
                  veri e propri idoli sia Franco che José Antonio Primo 
                  de Rivera (il mito di questultimo è incrementato 
                  soprattutto dalla sua morte, che ne ha fatto un vero e proprio 
                  martire) anche la parte repubblicana inneggiava agli eroi caduti 
                  per la rivoluzione o semplicemente ai protagonisti che si erano 
                  distinti con le azioni più eroiche.
 Famoso è lHimno de Riego, inno della Repubblica, 
                  o i testi dedicati al Campesino, o al generale Miaja per la 
                  difesa di Madrid.
  Espressioni daffetto 
 Fu però un eroe anarchico, Buenaventura Durruti, noto 
                  a tal punto da entrare con diritto in una sorta di mitologia 
                  bellica libertaria, ad essere ricordato con più affetto 
                  dalla memoria collettiva, sia per la sua partecipazione diretta 
                  alla guerra, che per la sua forte personalità e coraggio 
                  e perché anche lui perse la vita dopo pochi mesi dallinizio 
                  del conflitto. Il 20 novembre 1936, giorno della sua morte, 
                  in ogni parte della Spagna non occupata dalle truppe golpiste 
                  vennero scritti poemi commemorativi, discorsi, canzoni, alcune 
                  divenute molto note, come quella in cui venne data una melodia 
                  alle parole di Lucía Sánchez Saornil (27), 
                  altre meno, altre immediatamente dimenticate, ma tutte valsero 
                  a dimostrare il grande affetto che i combattenti e la gente 
                  comune provavano per questo leader miliziano. Gli anarchici cantarono molto anche ballate dedicate ai «martiri», 
                  cioè ai compagni morti per la difesa della libertà 
                  in altre parti del mondo ed in altri periodi storici, potremmo 
                  con termini molto tecnici definirle diacroniche e diafasiche: 
                  divennero famose le ballate dedicate a Sacco e Vanzetti, ai 
                  Martiri di Chicago, a quelli della Comune di Parigi e agli anarchici 
                  conosciuti a livello internazionale.
 Le persone che partecipavano alla guerra civile diventavano 
                  molto più famose se morivano in modo eroico nel campo 
                  di battaglia, uccisi dallacerrimo nemico.
 Il tema della morte eroica è infatti fra quelli che ricorrono 
                  più sovente, saper morire bene diventa molto importante 
                  in una guerra che, per la prima volta al mondo, pur svolgendosi 
                  allinterno delle frontiere di un solo paese, assunse dimensioni 
                  internazionali.
 La morte eroica fu considerata come una prova che riscattava 
                  ogni mancanza commessa durante la vita, il miliziano andando 
                  a combattere sapeva che la morte era un rischio probabile al 
                  quale andava incontro. Egli doveva però affrontarlo con 
                  coraggio in quanto era il passo necessario per poter lasciare 
                  ai propri figli un mondo di speranza e di dignità.
 La guerra di Spagna, nonostante la sua dimensione mondiale, 
                  il numero dei combattenti che vi presero parte, le numerose 
                  nazionalità coinvolte, rimane comunque una guerra civile: 
                  fratello contro fratello. E se fino ad ora abbiamo notato le 
                  differenze, non si può comunque evitare di riscontrare 
                  delle grandi somiglianze di base. Il cattolicesimo fu, ad esempio, 
                  una delle caratteristiche principali della penisola iberica, 
                  credenti o meno non era possibile non venirne influenzati.
 Il franchismo canta apertamente i valori della tradizione cattolica 
                  e Cristo ne è uno scontato protagonista; ma il mito del 
                  miliziano che dà la vita per i suoi figli, per salvarli 
                  dal presente di dolore, per dare loro un futuro più giusto, 
                  luminoso, intende la morte come necessaria per fare in modo 
                  che il paradiso sia una realtà da vivere e non da aspettare, 
                  non nasconde forse dietro di sé una croce redentrice? 
                  Lanarchia deve essere conquistata con fe y valor, 
                  questo è un fatto prioritario, la fede religiosa diventa 
                  politica, ma non scompare, si trasforma.
  Cantando espero a la muerte 
 Il miliziano ricorda quindi una vittima che presenta connotazioni 
                  simili a quelle dei primi martiri cristiani, in quanto si sacrifica 
                  volontariamente per la libertà e per lanarchia. 
                  Il poeta Miguel Hernández, morto il 28 marzo 1942, in 
                  prigione, durante la dittatura franchista, dice a proposito 
                  nel suo poema Vientos del pueblo:
 Cantando espero a la muerte que hay ruiseñores que cantan
 encima de los fusiles
 y en medio de las batallas (28)
 e in questambientazione con connotazioni positive e naturalistiche 
                  riesce a sublimare la morte in guerra. Numerose canzoni riprendono limmagine della morte eroica, 
                  la collegano al desiderio dei combattenti proletari di uscire 
                  da unesistenza di dolore. Perciò i miliziani delle 
                  canzoni non temono nessun sacrificio:
 Lintegrità nellora della morte è 
                  stata sempre una virtù lodevole in terre dove un profondo 
                  e tragico senso mistico-religioso ha dato alla vita un valore 
                  di transito verso unaltra vita migliore. (29)
 Specularmente il tema del clero corrotto è più 
                  che frequente, appare in quasi tutti i testi di protesta, ed 
                  è bersaglio delle peggiori accuse. A parte quelle secolari 
                  di simonia e corruzione, nel 1936-1939 il peccato peggiore della 
                  Chiesa fu quello di tradimento degli ideali dichiarati, quelli 
                  di giustizia e dei diritti degli uomini. Ma già Dante, 
                  che in fede cattolica non aveva nulla da invidiare alla cattolicissima 
                  Spagna degli anni 30, aveva denunciato la corruzione ecclesiastica 
                  e sembra quasi ritrovare in queste strofe popolari un accenno 
                  esplicito ai famosi versi del canto XIX dellInferno:
 E se non fosse che ancor lo mi vieta La reverenza de le somme chiavi
 Che tu tenesti ne la vita lieta,
 I userei parole ancor più gravi,
 Che la vostra avarizia il mondo attrista,
 Calcando i buoni e sollevando i pravi.
 La Chiesa cattolica perse nei decenni che precedettero la Guerra 
                  civile ogni tipo di credibilità e di fiducia da parte 
                  di ampi settori popolari, e gli anarchici iniziarono a cantare 
                  con una veemenza sempre maggiore contro ogni forma di autorità 
                  civile e religiosa, che si identificava ormai con laccezione 
                  peggiore del termine potere:  Es hora que caiga tanta dictadura, vergüenza de España por su proceder.
 No más militares, beatas ni curas, abajo la Iglesia, 
                  que caiga el poder. (30)
 
 Madrid, 
                  il "puente de los Franceses" oggi, in una foto di 
                  Arianna Fiore  Benedettini e anarchici 
 Sembra quasi che la tradizione degli Ordini Minori e mendicanti 
                  faccia risentire in queste proteste anarchiche la propria eco; 
                  in fondo era stata la regola benedettina a predicare losservanza 
                  dei tre voti che nel 1936, a distanza di secoli, erano ormai 
                  più solo i libertari a rispettare: povertà, castità 
                  ed obbedienza, una vita ascetica senza asprezze eccessive, con 
                  un forte vincolo comunitario alla base. La povertà non 
                  è difficile scorgerla, ma se ci discostiamo dalla contingente 
                  situazione di bisogno e di miseria in cui spesso le milizie 
                  si ritrovavano, la possiamo anche identificare nel programma 
                  di abolizione della proprietà privata; la castità 
                  e lobbedienza riflettono il grande rigore anarchico (un 
                  opuscolo del periodo invitava a dividere la giornata in tre 
                  parti: 8 ore da dedicare al lavoro, 8 ore da dedicare allo studio 
                  e le rimanenti 8 per dormire), una mistica dellideologia, 
                  una fede cieca in un Paradiso che dovrà arrivare, non 
                  dopo la morte ma in questa terra, ma che dovrà comunque 
                  arrivare, come ricorda lInternacional:  La tierra serà el Paraíso libre de la humanidad. (31)
 Sono proprio le capacità di convincimento che la Chiesa 
                  ebbe sul popolo ed in particolare sulle donne, un altro grande 
                  problema per i rivoluzionari. Per vincere le elezioni politiche 
                  del novembre 1933 la destra infatti aveva esteso il diritto 
                  di voto alle donne, riuscendo a salire al governo. Nel 1936 
                  però, anche se ancora fermamente religiose, molte donne 
                  iniziarono a criticare questa Chiesa che non le difendeva in 
                  nessun caso e anzi le obbligava a sacrifici ed enormi sofferenze. 
                  Commovente è, a questo proposito, la preghiera della 
                  madre di un miliziano morto in battaglia:  Viernes Santo, Viernes Santo! gemía la pobre vieja-
 Si hubiese tenido un hijo,
 Virgen de la Macarena,
 No como lo tuviste,
 Sin dolor y por sorpresa,
 Sino como yo lo tuve,
 Porque lo parí de veras,
 Con desgarros, con ahogos
 Y con fiebres en las venas,
 Y te lo hubieran matado Los cristianos que te rezan,
 ¡Cómo les maldecirías,
 Virgen de la Macarena! (32)
  Linguaggio ispirato alle leggi dellemozione 
 I termini usati nelle canzoni della Guerra civile spagnola 
                  appartengono principalmente al linguaggio bellico, o alla terminologia 
                  propria delle rispettive parti politiche che parteciparono al 
                  conflitto e possiamo parlare di due retoriche diverse. Anche 
                  i migliori poeti cercarono di evitare di dare un valore ermetico 
                  alle parole, perché durante la guerra era necessario 
                  fare uso di una terminologia più diretta, esplicita e 
                  cruda per far arrivare il messaggio con più chiarezza 
                  ed incisione possibile: possiamo parlare in questo caso di literatura 
                  de urgencia. Così facendo, il linguaggio di questi 
                  testi non sispirò alle leggi della tradizione poetica, 
                  ma a quelle dellemozione, e cercò di comunicare 
                  il proprio messaggio nella maniera più efficace possibile, 
                  riuscendo a fare di queste due caratteristiche, emozione e chiarezza, 
                  due aspetti imprescindibili ed indispensabili dei testi. Molte 
                  canzoni furono scritte sotto il rumore degli spari e nel buio 
                  delle trincee, e quindi è assolutamente normale e lecito 
                  che partecipino a pieno titolo allimpegno politico in 
                  cui si inserivano tutti i canti bellici. Finalmente, negli anni trenta, laspetto populista che 
                  stanno assumendo gli avvenimenti in Spagna, fa in modo che i 
                  poeti del momento adottino una serie di metri popolari  
                  romances, coplas, serranillas  e utilizzino un linguaggio 
                  naturale nei loro versi che continueranno così fino alla 
                  conclusione della guerra». (33)
 Per questo il linguaggio usato era il più colloquiale 
                  possibile, spesso monotono nella sua ripetitività, volendo 
                  evitare luso frequente delle figure retoriche più 
                  barocche, privilegiando luso di parole che evocano immagini 
                  molto chiare, esplicite e plastiche, ricorrendo per esempio 
                  a metafore e anafore:
 Pongamos alta la frente los curvados del trabajo
 que en la cúspide del monte
 luce el sol del porvenir. (34)
 Per le canzoni della parte repubblicana si può parlare 
                  spesso di lavori di tipo documentaristico, perché evocano 
                  con precisione luoghi e nomi propri degli eroi protagonisti 
                  delle battaglie:  Ni el castillo de Montjuich ni el mismo Alcalá del Valle
 han de temer los obreros
 cuando se echen a la calle. (35)
 Anche la canzone Montjuich è dedicata interamente ad 
                  un avvenimento preciso ed addirittura un verso ricorda con esattezza 
                  la data in cui morì fucilato Francisco Ferrer i Guardia, 
                  il pedagogo della Escuela Moderna:  No se me olvida La fecha infausta:
 13 de octubre
 tornas a mí.
 Y a mi memoria
 Vienen los ayes
 De las torturas
 De ese Montjuich. (36)
 Cè una quantità di aggettivi che indica 
                  la volontà di sottolineare con fermezza la propria ideologia 
                  contro quella dellavversario. Lo stile, retorico ma molto semplice, è apparentemente 
                  spontaneo, cè molta enfasi, intensità, e 
                  il testo è spesso ridotto con molta tensione allessenziale.
 Un espediente al quale ricorrono le canzoni è quello 
                  di richiamare direttamente lattenzione, con luso 
                  del vocativo. Spesso ci si rivolge al miliziano, o alloperaio, 
                  protagonista del fronte cittadino, ma è anche frequente 
                  linvocazione a cose e luoghi, dandogli quasi unidentità 
                  umana, antropomorfizzandoli:
 Puente de los Franceses, Puente de los Franceses,
 Puente de los Franceses,
 mamita mía
 nadie te pasa
 porque los madrileños
 porque los madrileños
 porque los madrileños
 mamita mía
 que bien te guardan.
 Dove ci si rivolge direttamente al vecchio ponte della Città 
                  Universitaria che fu per mesi il luogo in cui si scontrarono 
                  repubblicani e nacionales. Sempre nella stessa famosissima canzone: 
                 Madrid que bien resistes, Madrid que bien resistes,
 Madrid que bien resistes,
 mamita mía
 a los bombardeos. (37)
  Madrid città-madre 
 Ora il riferimento è rivolto invece alla resistenza 
                  della città di Madrid, che simboleggia qui i suoi abitanti. 
                  Non è difficile vedere un riferimento dietro alla parola 
                  Madrid del termine madre, e Madrid diventa una città-madre, 
                  pronta ad accogliere, a consolare, a stringere fra le sue braccia 
                  il miliziano stanco di tanta guerra. Ma se Madrid è una 
                  madre, anche la Spagna perde ogni connotato di patria, e diventa, 
                  come amava dire don Miguel de Unamuno, una Matria, in 
                  contrapposizione quindi alla patria, e diventa a sua volta la 
                  Madre Terra, per cui si sente lamore per le proprie origini, 
                  è una Matria che ti dà la vita accogliendoti 
                  nel suo grembo.
 Molto usati sono anche lesclamazione e la ripetizione, 
                  come esempio nelle varie versioni della Marsigliese del 
                  canzoniere di Gante, accomunate tutte da un ritornello comune 
                  che costituisce un filo conduttore, con lintento di fissarne 
                  i sentimenti fondamentali.
 Apréstate a alzarte, Oh! Sol del porvenir,
 queremos vivir libres
 y nunca más servir! (38)
 In altre canzoni, con un tono decisamente polemico, lobiettivo 
                  del testo si raggiunge grazie alla formulazione di domande ed 
                  esclamazioni:  Esta tierra que no es mía, esta tierra que es del amo,
 la riego con mi sudor,
 la trabajo con mis manos.
 Pero dime, compañero,
 si estas tierras son del amo,
 ¿Por qué nunca lo hemos visto,
 trabajando en el arado? (39)
 Le domande il più delle volte, come in questo caso, 
                  sono retoriche, nel senso che preparano una spiegazione e la 
                  risposta chiarificatrice che arriva puntuale nella strofa successiva: 
                 Con mi arado abro los surcos con mi arado escribo yo
 páginas sobre la tierra
 de miseria y de sudor.
 La metrica è varia ed irregolare, tuttaltro che 
                  carente come invece si potrebbe pensare. La presenza della metrica è dovuta alla moda delle canzoni 
                  popolari del tempo che erano inni e marce con una cadenza ed 
                  un ritmo molto sicuri e decifrabili, anche se non si può 
                  negare che molti testi furono scritti usando un metro libero.
 Le canzoni popolari prese dalla tradizione sono generalmente 
                  dotate di una struttura formale che si è mantenuta nel 
                  tempo, e quindi anche nei rifacimenti bellici, seguendo una 
                  sorta di formularismo, mentre quelle che hanno più problemi 
                  e più difficoltà di identificazione stilistica 
                  sono quelle durgenza.
 Corrisponde quindi al vero laffermazione di Spencer, che 
                  anticipando di qualche anno linizio della guerra, ma comprendendo 
                  profondamente latmosfera che nel 1927 si iniziava già 
                  a respirare, rilevava e conferiva il dovuto valore al nuovo 
                  grande fenomeno di produzione di poesia e canzoni popolari che, 
                  da lì a pochi anni, e grazie ad un conflitto che forse 
                  era già prevedibile, avrebbe avuto il suo massimo sviluppo:
 In un mondo in cui la poesia è stata abbandonata, 
                  o che si è convertita in un esaltato mezzo di espressione 
                  di pochi specialisti, questo risveglio, tramite la poesia, di 
                  un senso positivo del domani, è tanto lodevole quanto 
                  la stessa lotta per la libertà. (40) 
                  
 Madrid, 
                  novembre 1936, i funerali di Buenaventura Durruti  La disperazione dellesilio 
 Nel 1939, a esilio ormai cominciato, per la Spagna peregrina 
                  non rimaneva che leco disperata del grido di dolore di 
                  un poeta, León Felipe, che rappresenta la disperazione 
                  dellesilio, cosciente come tutti che ormai gli sconfitti 
                  avevano perso ogni cosa, la fattoria, i campi, il grano, la 
                  Patria; una sola cosa era comunque rimasta loro, la voce antica 
                  della terra, la canzone, intesa nel senso medievale, che nessuno 
                  avrebbe potuto cancellare dalla memoria collettiva. Andandosene gli esiliati avevano lasciato dietro solamente un 
                  silenzio attonito, un mondo vuoto e senza canzone, perché 
                  il popolo ormai era incapace di pronunciare parola, o semplicemente 
                  non gli fu più permesso.
 Tuya es la hacienda,
 la casa,
 el caballo
 y la pistola.
 Mía es la voz antigua
 de la tierra.
 Tú te quedas con todo
 y me dejas desnudo
 y errante por el mundo...
 mas yo te dejo mudo...
 ¡Mudo!
 ¿Y cómo vas a recoger el trigo
 y a alimentar el fuego
 si yo me llevo la canción? (41)
 Se il titolo di questa riflessione richiama un verso del poeta 
                  Miguel Hernández, che purtroppo non poté attendere 
                  la morte cantando circondato dagli usignoli ma dalle pareti 
                  di una cella franchista, mi sembra giusto concludere con questo 
                  testo di León Felipe, che, per sua fortuna, la canción 
                  se la llevó como compañera de su largo destierro.  Arianna Fiore (Le traduzioni dal castigliano sono della autrice)
 
                   
                    | Note 1. 
                        Il manoscritto appartiene ad un lotto di riviste ed opuscoli 
                        sulla guerra di Spagna in vendita presso la libreria Pinkus 
                        di Zurigo ritrovato nel 1970. Il diario è stato 
                        pubblicato con il titolo La cuoca di Buenaventura Durruti, 
                        La cucina spagnola al tempo della «guerra civile». 
                        Ricette e ricordi, Roma, Derive e Approdi, 2002; dellautrice 
                        sappiamo solo il nome di battaglia, Nadine, la sua passione 
                        per la cucina e quanto lei ha voluto raccontare di se 
                        stessa al proprio diario. 2. «Los reyes de la baraja», in HOMENAJE A 
                        FEDERICO, MUSICA, POESIA E DUENDE DI FEDERICO GARCIA LORCA, 
                        (cd), Il Manifesto, Finzioni. Trad.: Se tua madre vuole 
                        un re / il mazzo di carte ne ha quattro: / re di danari, 
                        re di coppe, / re di spade, re di bastoni. / Corri che 
                        ti piglio, / corri che ti prendo, / corri che ti sporco 
                        / il viso di fango. / Dalloliveto mi allontano / 
                        dal canneto mi allontano, / dal sarmento io mi pento / 
                        di averti amato tanto.
 3. J.L. MURILLO AMO, (tesi di laurea), España: 
                        mito y realidad en el cancionero de la Guerra Civil española, 
                        Michigan, Tulane University, 1993.
 4. SALAUN S., Romancero libertario, Ruedo Ibérico, 
                        Alençon, Francia, 1971;
 5. Hijos del pueblo, in: Confederación Nacional 
                        del Trabajo, Exilio Confederal, risguardo del disco ufficiale 
                        della CNT. Trad.: Figli del popolo, ti opprimono delle 
                        catene, / e questa ingiustizia non può continuare.
 6. La Internacional anarquista, in Cancionero 
                        Revolucionario, Ediciones Tierra y Libertad, Imp. 
                        Castrera, Bordeaux, s.d. Trad.: Raggruppiamoci tutti/ 
                        nella lotta sociale / con la FAI raggiungeremo / la vittoria 
                        finale.
 7. La Internacional, in Cancionero Revolucionario, 
                        Partido Comunista de España, Comisión Provincial 
                        de Agitación y Propaganda, Santander, 1937. Trad.: 
                        Raggruppiamoci tutti / nella lotta finale / il genere 
                        umano / è la Internazionale.
 8. Trad.: Lanarchia deve farci emancipare / da 
                        ogni tipo di sfruttamento / il comunismo libertario / 
                        sarà la nostra redenzione.
 9. Trad.: Basta con lodiosa tutela / luguaglianza 
                        deve diventare legge. / Non più doveri senza diritti, 
                        / nessun diritto senza il dovere.
 10. Mi piacerebbe ricordare tra le numerose definizioni 
                        del concetto di libertà le parole di un protagonista 
                        della Guerra civile spagnola, Camillo Berneri, secondo 
                        il quale, «la libertà è il potere 
                        di obbedire alla ragione» e la base di questo 
                        concetto di libertà è la relatività, 
                        perché la società anarchica non è 
                        «la società dellarmonia assoluta, 
                        ma la società della tolleranza».
 11. Hijos del pueblo, op. cit. Trad.: Quei borghesi, 
                        così egoisti, / che tanto disprezzano lumanità, 
                        / saranno spazzati via dagli anarchici, / al forte grido 
                        di libertà.
 12. A las barricadas, in: Confederación 
                        Nacional del Trabajo, Exilio Confederal, risguardo del 
                        disco ufficiale della CNT. Trad.: Il bene più 
                        caro è la libertà, / lottiamo per lei con 
                        fede e valore.
 13. MARTHA A. ACKELSBERG, Mujeres Libres. El anarquismo 
                        y la lucha por la emancipación de las mujeres, 
                        Virus Editorial, Barcellona, 1999, pp.124-125.
 14. Himno anarquista, in: Cancionero revolucionario, 
                        Ediciones «Tierra y Libertad», Imp. Castrera, 
                        Bordeaux. Trad.: Salve proletario: è arrivato 
                        il grande giorno / lasciamo gli antri dello sfruttamento, 
                        / non essere più schiavo della borghesia, / lasciamo 
                        sospesa la produzione. / Uguali diritti ed uguali doveri 
                        / abbia per norma la società, / e sulla terra gli 
                        esseri umani / vivano felici in fraternità.
 15. La marsellesa de la paz, in: M. BAJATIERRA, 
                        Canciones anarquistas, Airones de guerra contra el 
                        capitalismo y contra el Estado, Biblioteca Plus Ultra, 
                        Madrid, s.d. Trad.: Al rumore del cannone, / operai, 
                        rispondete: / unione, unione fino ad ottenere / il trionfo 
                        della pace.
 16. La Internacional, in Cancionero revolucionario, 
                        op. cit. Trad.: In piedi i poveri del mondo / in piedi 
                        gli schiavi senza pane, / alziamoci tutti che arriva / 
                        la rivoluzione sociale. Alzati, popolo leale / al grido 
                        di rivoluzione sociale.
 17. Jota libertaria, in Cancionero Revolucionario, 
                        op. cit. Trad.: Né militari né preti, 
                        / né giudici né potenti / potranno fermare 
                        la marcia / di anarchici militanti.
 18. La marsellesa anarquista, ibidem Trad.: Non 
                        rimanga in piedi lo Stato e le sue leggi / che sempre 
                        ha schiavizzato ferocemente il popolo, / e la decrepita 
                        ignoranza conservò / con le sue patrie, le sue 
                        divinità e i suoi re. / Che al chiedere il pane 
                        / spinto dalla fame / gli risponde feroce e criminale 
                        / il fucile del boia in uniforme.
 19. Hijos del pueblo, in: Colección de 
                        canciones de lucha, Ediciones Pacific, Madrid, 1980. 
                        Trad.: Nella battaglia la iena fascista / grazie al 
                        nostro sforzo soccomberà.
 20. La Marsellesa, in: Cancionero Revolucionario, 
                        ediciones «Tierra y Libertad», Imp. Castrera, 
                        Bordeaux. Trad.: Unaltra volta il sanguinoso 
                        stendardo / i tiranni si permettono di alzare, / i tiranni 
                        si permettono di alzare / Guardate le orde di traditori 
                        / che stanno per calpestare il suolo della patria. / Per 
                        chi sono quelle catene / che stanno forgiando pieni di 
                        ira? / che stanno forgiando pieni di ira?
 21. Questa canzone ebbe molto successo durante la guerra 
                        civile tanto che ebbe numerosi rifacimenti e cambiò 
                        in seguito alle vicende della guerra. Fu molto provocatoria 
                        perché la versione popolare a cui si rifaceva, 
                        ripresa da Federico García Lorca nel suo lavoro 
                        di riscoperta della tradizione canora spagnola, cantava 
                        come protagonisti non i quattro generali, Franco, Sanjurjo, 
                        Mola e Queipo de Llano, come ricorda la seconda strofa 
                        della versione bellica, ma quattro muleros che 
                        si recavano al fiume per far abbeverare le loro bestie. 
                        Trad.: I quattro generali, i quattro generali / i quattro 
                        generali / mammina mia che si sono alzati / la notte di 
                        Natale, la notte di Natale / la notte di Natale, mammina 
                        mia, / saranno impiccati.
 22. Hijos del pueblo, in: Confederación 
                        Nacional del Trabajo, op. cit. Trad.: Figlio del 
                        popolo, ti opprimono catene, e questa ingiustizia non 
                        può continuare. / Se la tua esistenza è 
                        un mondo di dolore, / piuttosto che essere schiavo, scegli 
                        la morte.
 23. Trad.: «Vale di più morire che vivere 
                        in ginocchio» e «Non passeranno».
 24. E. GANTE, (Ed.), El Cancionero Revolucionario, 
                        (folleto mensual), Biblioteca Tierra y Libertad, Madrid, 
                        1932. Trad.: Amore e giustizia non hanno barriere; 
                        / il mondo è delluomo, qui il suo destino, 
                        / senza altre distinzioni, né altre frontiere! 
                        / La bandiera rossa deve avvolgere ogni cosa!
 25. Anarquistas, in: M. Bajatierra, Canciones 
                        anarquistas, Airones de guerra contra el capitalismo y 
                        contra el estado, Madrid, Biblioteca Plus Ultra, s.d. 
                        Trad.: Rosso stendardo, non più soffrire, / 
                        lo sfruttamento deve finire. / Alzati popolo leale / al 
                        grido di rivoluzione sociale!
 26. Trad.: Colore rosso ha il fuoco, / colore nero 
                        ha il vulcano / colore rosso e nero ha / la nostra bandiera 
                        trionfale.
 27. J. LLARCH, Cantos y poemas de la Guerra Civil de 
                        España, Daniels libros Editor, Barcelona, 
                        1987.
 28. Vientos del pueblo, in: D. PUCCINI, Romancero 
                        de la resistencia Española, Ediciones Península, 
                        Barcellona, 1982. Trad.: Cantando aspetto la morte 
                        / che ci sono usignoli che cantano / in cima ai fucili 
                        / e in mezzo delle battaglie.
 29. J.L. MURILLO AMO, op. cit.
 30. J. LLARCH, op. cit. Trad.: È ora 
                        che cada così tanta dittatura / vergogna della 
                        Spagna per quello che ha fatto. / Mai più militari, 
                        beghine e preti / abbasso la Chiesa, che cada il potere.
 31. Trad.: La terra sarà il Paradiso / libero 
                        dellumanità.
 32. J.L. MURILLO AMO, op. cit. Trad.: Venerdì 
                        Santo, Venerdì Santo! / gemeva la povera vecchia 
                        / Se avessi avuto un figlio / Vergine della Macarena, 
                        / Non come lo hai avuto / senza dolore, allimprovviso 
                        / ma come io lho avuto / perché io lho 
                        partorito per davvero / con dolore, con affanno / e con 
                        febbre nelle vene / e te lo avessero ucciso/ i cristiani 
                        che ti pregano / come li malediresti / Vergine della Macarena!
 33. J.L. MURILLO AMO, op. cit.
 34. Himno de la internacional in: GANTE, op. 
                        cit. Trad.: Alziamo la fronte, / noi curvati dal 
                        lavoro / che sulla cima del monte / brilla il sole dellavvenire.
 35. Amarrado a la cadena, in Cancionero Revolucionario, 
                        op. cit. Trad.: Né il castello di Montjuich 
                        / né lo stesso Alcalá del Valle / devono 
                        temere gli operai / quando scendono in strada.
 36. Montjuich, in: Ibidem. Trad.: Non 
                        mi si cancella dalla mente / la triste data / 13 di ottobre 
                        / ritorni nella mia mente / E alla mia memoria / tornano 
                        gli echi / delle torture / di quel Montjuich.
 37. Puente de los Franceses, in: DIAZ VIANA L., 
                        (Ed.), Canciones Populares de la Guerra Civil, 
                        Taurus Ediciones, Madrid, 1986. Trad.: Ponte dei Francesi 
                        / Ponte dei Francesi / Ponte dei Francesi / mammina mia 
                        / nessuno ti passa / perché i madrileni / perché 
                        i madrileni / perché i madrileni /mammina mia / 
                        come ti proteggono! Madrid come resisti bene / Madrid 
                        come resisti bene / Madrid come resisti bene, mammina 
                        mia / ai bombardamenti!
 38. Himno de los malhechores, in: GANTE, op. 
                        cit. Trad.: Sii pronto ad alzarti / O Sole dellavvenire! 
                        / Vogliamo vivere liberi / e mai più servire!
 39. En la plaza de mi pueblo, in: J. LLARCH, op. 
                        cit. Trad.: Questa terra che non è mia / 
                        questa terra che è del padrone / la innaffio con 
                        il mio sudore / la lavoro con le mie mani. / Ma dimmi, 
                        compagno / se queste terre sono del padrone / Perché 
                        non lo abbiamo mai visto / lavorare nei campi? Con il 
                        mio aratro apro i solchi / con il mio aratro io scrivo 
                        / pagine sulla terra di miseria e di sudore.
 40. D. PUCCINI, Romancero de la Resistencia Española, 
                        Ediciones Península, Barcelona, 1982.
 41. Trad.: Tua / è la tenuta / la casa/ il cavallo 
                        / e la pistola. / Mia è la voce antica / della 
                        terra. / Rimane tutto a te / e mi lasci nudo / ed errante 
                        per il mondo
 / ma io ti lascio muto
 / Muto! 
                        / E come puoi raccogliere il grano / ed alimentare il 
                        fuoco / se mi porto via con me la canzone?
  Fucilazione 
                        di Francisco Ferrer i Guardia in un'opera di Flavia Costantini
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