| Perlopiù, linformazione 
                  supplementare si rende necessaria per rendere esplicita una 
                  contraddizione. Ad un telefono pubblico, che non è in 
                  grado di svolgere la propria funzione regolarmente, qualche 
                  anima pia applica con ladesivo un pezzo di carta su cui 
                  ha scritto «guasto». Spesso, nei bar, è «guasto» 
                  anche il bagno, ma, usando le mosse retoriche opportune  
                  o, anche, mettendo mano al portafoglio , è possibile 
                  altrettanto spesso farsi consegnare una chiave salvifica che, 
                  da «guasto» che era, lo rende immediatamente «sano», 
                  ovvero agibile. Non sempre il progetto degli oggetti di cui 
                  ci circondiamo comprende la segnalazione evidente della loro 
                  eventuale incapacità di svolgere la funzione per la quale 
                  sono stati realizzati. Va da sé, allora, che qualcuno 
                  sopperisca come può. Mi è capitato sotto il naso, tuttavia, anche il caso 
                  opposto. Compro una cartolina con relativo francobollo, ci scrivo 
                  quel che ci devo scrivere, cerco nei dintorni lapposita 
                  cassetta dove imbucarla, la trovo e, non senza meraviglia, mimbatto 
                  in un cartello che ci trovo incollato sopra. Un cartello su 
                  cui sta scritto: «Funziona». Sul perché ci 
                  si potrebbe scrivere un trattatello di antropologia.
 Mi guardo attorno e constato che la struttura urbana in cui 
                  è situata la cassetta potrebbe anche suggerire che lì 
                  nulla e alcunché possa e debba «funzionare». 
                  Osservo la cassetta e non fatico a distinguerne i caratteri 
                  dellusura e della pubblica dimenticanza. Effettivamente, 
                  nessuno penserebbe di imbucarvi una lettera mantenendo viva 
                  la speranza che quella lettera viaggi davvero e, poi, venga 
                  recapitata. Sembra più il residuo di una civiltà 
                  scomparsa che un marchingegno di servizio alla sconsolata e 
                  sconsolante umanità attuale. Ci sono, in altre parole, 
                  tutti i presupposti perché qualcuno si senta in dovere 
                  di fornire al passante la preziosa informazione supplementare 
                   informazione che, questa volta, non contraddice la funzione, 
                  ma, in appoggio, diciamo così, ad una presenza fattasi 
                  sbiadita, lassevera, la ribadisce.
 Anche il nostro Ministero per la Sanità, recentemente, 
                  si è dato da fare per distribuire informazione supplementare. 
                  Sui pacchetti di sigarette sono dunque comparse scritte come 
                  «il fumo uccide», «il fumo crea unelevata 
                  dipendenza, non iniziare» e altri moniti allindicativo 
                   quel «modo» che, come dicono i grammatici 
                  alla buona, designa certezze. Al di là del fatto che 
                  non si capisce perché scritte analoghe non figurino sulle 
                  confezioni di frutta e verdura (pesticidi) o sulle bistecche 
                  (non solo i giovani prioni, ma anche il vecchio colesterolo), 
                  o sui telefoni cellulari (onde elettromagnetiche), la vicenda 
                  merita una riflessione.
 Il capitalismo non si ferma di fronte a nulla e, pur di tirare 
                  diritto, non esita a rivestire le sue merci di moralità. 
                  Una moralità che, peraltro, mette in gioco valori alti 
                  o, anzi, valori massimi come la vita. Se qualche apocalittico 
                  utopista già individuava in ogni tipo di merce un veleno 
                  sociale, qui, nella banale quotidianità del mercato, 
                  si vende merce che, addirittura, ha lesplicita presunzione 
                  di uccidere. Tuttavia, rispetto al caso del telefono guasto 
                  o della cassetta postale sana, il plusvalore informativo si 
                  costituisce con un percorso più tortuoso. Nel primo caso, 
                  ci si riferisce ad un rapporto diretto fra lo strumento e la 
                  sua funzione; nel secondo  dove la cassetta non è 
                  propriamente una macchina , il rapporto è costituito 
                  grazie ad una metafora (la cassetta fa parte di un sistema e 
                  questo sistema può funzionare e può non funzionare); 
                  nel caso delle sigarette, invece, la funzione (quella di uccidere) 
                  è mediata da un insieme di saperi che includono interazioni 
                  complesse ed eventi più facilmente rilevabili in termini 
                  probabilistici che deterministici. Se qualcuno prova a telefonare 
                  con un telefono che non funziona, semplicemente, non telefona; 
                  se qualcuno infila una cartolina in una cassetta delle lettere, 
                  o la cartolina arriva o la cartolina non arriva  il risultato 
                  è verificabile entro discreti limiti di sicurezza. Se 
                  qualcuno fuma una sigaretta è difficile che ci rimanga 
                  secco sul colpo. «Tutto è fumo», diceva daltronde 
                  Monimo il cinico (secondo lo scetticissimo Sesto Empirico). 
                  Sembrerebbero esserci tutti i presupposti perché gli 
                  affari delle multinazionali del tabacco continuino ad andare 
                  a gonfie vele.
  Felice Accame
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