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                 Dalla 
                libertà alla sudditanza 
                Nel 2000 in media ogni cittadino europeo ha percorso 15.000 
                  km (anche ogni neonato ed ogni vecchio).  
                  Per percorrerli a piedi necessitano circa 8,2 ore al giorno; 
                  cumulandosi in una vita media di un individuo corrispondono 
                  a 1.050.000 km; complessivamente fanno sì che in Italia 
                  siano percorsi annualmente quasi 1.000.000.000.000 di km di 
                  spostamenti.  
                  Ogni cittadino statunitense mediamente nel 2000 ha percorso 
                  circa 30.000 km, il doppio di un europeo.  
                  Questa fittissima rete di movimenti non porta benessere alla 
                  comunità (non è che muovendosi di più si 
                  sta meglio), è la maggiore fonte di inquinamento del 
                  pianeta (l80% delle emissioni trae origine nel settore 
                  trasporti), comporta degli scompensi sociali enormi (aumenta 
                  le differenze tra ricchi e poveri, aumenta luniformità 
                  sul territorio, non è commensurabile con i sistemi spaziali 
                  e culturali di riferimento delluomo  la sua capacità 
                  di muoversi, la sua abitudine ai tempi ed ai luoghi delle relazioni), 
                  comporta danni elevatissimi alla salute delluomo (incidentalità, 
                  effetti dellinquinamento acustico e atmosferico, qualità 
                  della vita urbana).  
                  La motivazione della sua esistenza è che lelevata 
                  mobilità è caratteristica tipica della globalizzazione. 
                   
                  La movimentazione di merci è condizione indispensabile 
                  per produrre a basso costo nei luoghi più convenienti, 
                  sfruttando le risorse naturali e sociali, e per permettere la 
                  gestione del mercato a pochi soggetti che distribuiscono in 
                  tutto il mondo.  
                  I materiali e le merci viaggiano e tenendo bassi i costi del 
                  trasporto (per fare questo basta non considerare i costi indiretti 
                  e gli effetti negativi scaturiti scaricandoli così come 
                  oneri sulla società) si aumentano i profitti, nella concentrazione 
                  della produzione, e si incrementa il numero degli acquirenti 
                  della specifica merce.  
                  La mobilità degli individui aumenta le connessioni tra 
                  le parti del sistema produttivo e commerciale e ne rende possibile 
                  lottimizzazione.  
                  Ma gli individui si muovono anche in ragione di un atteggiamento 
                  culturale, una sensazione di autonomia.  
                  La maggiore facilità di muovere e muoversi da opzione 
                  si è trasformata in necessità. La mobilità 
                  è un obbligo derivato dalle conformazioni urbane, dalla 
                  localizzazione dei servizi, dei posti di lavoro delle residenze. 
                  E ha perso di senso: tutto si muove non producendo benefici 
                  diffusi, e tutti si muovono non migliorando la qualità 
                  della propria esistenza.  
                  Questo modello avrebbe grandi difficoltà a ridurre la 
                  mobilità delle merci e tra esse anche la mobilità 
                  individuale.  
                  Ridurre la mobilità ridurrebbe i profitti, renderebbe 
                  maggiormente difficile la loro concentrazione in pochi soggetti, 
                  ridurrebbe linquinamento, darebbe autonomia economica 
                  e sociale alle comunità locali, insomma metterebbe in 
                  seria crisi la globalizzazione. 
                 
                     
                La mobilità 
                  individuale 
  
                Il principale mezzo utilizzato per la movimentazione di merci 
                  e persone è il veicolo a motore su gomma.  
                  Il suo successo dipende dal fatto di essere un mezzo individuale. 
                  Ogni persona può avere il suo autoveicolo, lo può 
                  gestire come vuole, può andare nei tempi e nei luoghi 
                  desiderati.  
                  Questa caratteristica ha innescato un meccanismo per cui il 
                  muoversi da origine ad un mercato di enormi dimensioni e lucro 
                  e permette al mezzo di essere un oggetto di desiderio commerciale. 
                   
                  Gli autoveicoli incarnano i criteri della società di 
                  mercato ed hanno contribuito a strutturare limmagine prima 
                  delluomo moderno e poi di quello contemporaneo.  
                  Nonostante gli autoveicoli a motore siano il mezzo a minore 
                  efficienza energetica, ed al loro uso possano essere connessi 
                  i principali problemi ambientali e sociali del pianeta, essi 
                  sono alla base della mobilità contemporanea, avendo sostituito 
                  gran parte delle altre modalità di trasporto.  
                  Nel 1950 un individuo in Europa faceva meno di 2.000 km di cui 
                  400 in auto nel 1994 ne faceva più di 14.000 di cui quasi 
                  10.000 in auto (costante luso delle ferrovie con circa 
                  500 km).  
                  Prima del 1930 poco meno del 90% del trasporto passeggeri e 
                  del 70% del traffico merci era su ferrovie; da allora è 
                  stato una continua riduzione degli investimenti pubblici nelle 
                  ferrovie ed un continuo aumento nel mondo occidentale delle 
                  infrastrutturazioni per autoveicoli. In Europa nel 2000 l80% 
                  del trasporto passeggeri su terra avviene in auto.  
                  Quanto abbia inciso la produzione di autoveicoli nel frenare 
                  soluzioni efficienti alternative al mezzo privato è evidente 
                  anche dal raffronto tra il numero di sistemi di trasporto urbani 
                  su ferro presenti in aree geografiche: in Europa occidentale 
                  148, negli Usa e in Canada insieme 50, in Giappone 29, in America 
                  Latina 17 nellEuropa dellEst e in Asia Centrale 
                  181.  
                  Per permettere lampliamento del mercato automobilistico 
                  in Europa i sistemi di trasporto leggero urbano su rotaia sono 
                  passati da 438 del 1930 ai 91 del 1980 e solo allora, in presenza 
                  di una impossibilità di consistente aumento del mercato 
                  veicolare e della sua manifesta inefficienza, sono aumentati 
                  fino a raggiungere i 102 (quattro volte meno di settanta anni 
                  prima) nel 2000.  
                  Anche oggi tale politica prosegue. Ad esempio in tutti i paesi 
                  dellest europeo la rete ferroviaria e urbana pubblica 
                  giace in abbandono, nonostante in un recente passato riuscisse 
                  a captare il 70-80% della mobilità di passeggeri, mentre 
                  i finanziamenti dei paesi occidentali si concentrano in strade 
                  e autostrade.  
                  Gli autoveicoli sono il mezzo di trasporto che crea maggiori 
                  profitti: una persona compra il suo mezzo, consuma benzina, 
                  consuma lautoveicolo, paga le tasse di circolazione, le 
                  assicurazioni, la manutenzione, ricompra lautoveicolo. 
                   
                  Le infrastrutture sono economiche (costa meno una strada di 
                  una ferrovia), spesso sono a pagamento (ogni anno 42 Mld di 
                  dollari sono pagati dagli automobilisti per pedaggi autostradali) 
                  nella costruzione delle strade si usa materiale derivato dal 
                  petrolio consolidando la medesima lobby interessata alla vendita 
                  degli autoveicoli.  
                  Circa 600 milioni di autoveicoli al mondo rispondono più 
                  di ogni altra merce ad una cultura non totalmente dipendente 
                  dal reddito, e dalle reali necessità. Ad esempio: in 
                  uno studio su di un campione di città europee e nord 
                  americane, in queste ultime si è riscontrato un utilizzo 
                  medio dellauto superiore del 141% rispetto alle città 
                  europee a fronte di un reddito medio inferiore del 51%; da uno 
                  studio effettuato a Surabaya (Indonesia) il 60% degli spostamenti 
                  in auto potrebbe essere percorso in bici; tra il 1969 e il 1995 
                  il numero degli autoveicoli privato è aumentato negli 
                  Usa ad un ritmo di 6 volte superiore a quello della crescita 
                  della popolazione.  
                  La presenza di un autoveicolo ogni 1,8 abitanti negli Usa e 
                  di un autoveicolo ogni 1,9 abitanti in Italia (con una superficie 
                  31 volte inferiore) dà lidea di quanto lo strumento 
                  automobile sia abusato nella quantità e nelluso. 
                   
                  Anche il maggiore costo del vettore non sembra influire sulle 
                  scelte e nelle città degli Stati Uniti e dellAustralia 
                  i cittadini spendono tra il 12 e il 13% del loro reddito per 
                  il trasporto mentre nelle città europee, dove la dipendenza 
                  dai veicoli privati è minore, intorno all8%.  
                 
                  Mobilità 
                e assetto insediativo  
                Lesito dellattuale modello insediativo occidentale 
                  è lenorme consumo di suolo, le basse densità 
                  abitative, la dispersione dei luoghi di produzione nel territorio 
                  anche quando afferenti allo stesso sistema produttivo. È 
                  il modello che produce più sprechi, che ignora gli interessi 
                  comuni, che sopraffà lambiente e la comunità 
                  e specificatamente quello che crea la maggiore quantità 
                  di traffico.  
                  Tale modello insediativo è fondato sulla continua crescita 
                  delle infrastrutture per sostenere il traffico privato che a 
                  sua volta aumenta per la disponibilità delle infrastrutture. 
                   
                  La capillarità della rete stradale facilita gli insediamenti 
                  sparsi e rende dunque ancora più forte la dipendenza 
                  dagli autoveicoli.  
                  Il rapporto tra densità della popolazione e uso dellauto 
                  in area urbana è evidente: negli Stati Uniti dAmerica 
                  un abitante di una città percorre mediamente 10,9 km/pro 
                  capite/giorno con un densità abitativa di 14,7 ab/ha, 
                  in Europa 4,5 con 49,9 ab/ha, nellAsia industrializzata 
                  1,4 con 163,9 ab/ha, in Canada 6,9 con 26,2 ab/ha.  
                  Sotto una definita densità insediativa non è possibile 
                  mettere in opera sistemi di trasporto pubblico efficienti; basse 
                  densità, localizzazione casuale degli impianti produttivi 
                  e delle residenze derivano dal trasporto privato su gomma e 
                  lo alimentano.  
                  Anche le dimensioni degli insediamenti è agevolata da 
                  tale tipo di mezzo: laumento dellestensione è 
                  resa possibile solo dalluso di autoveicoli. Nel 1959 Bangkok 
                  aveva una superficie di 67 kmq e si poteva attraversare a piedi 
                  di buon passo da nord a sud in 3h nel 2000 aveva una superficie 
                  di 600 kmq ed è molto difficile attraversarla a piedi 
                  in un giorno.  
                  Nonostante sia noto il rischio sociale di avere già una 
                  gran parte della popolazione assolutamente dipendente dalluso 
                  degli autoveicoli privati, non sussistendo localmente gli indispensabili 
                  servizi alla sopravvivenza, e nonostante sia altrettanto noto 
                  che le città tra i 50.000 e i 500.000 abitanti sono quelle 
                  che presentano una minore incidenza dei trasporti, il modello 
                  insediativo praticato consolida lesponenziale crescita 
                  della mobilità privata su gomma. Ad esempio gli ipermercati 
                  sono uno strumento per aumentare il traffico veicolare. Raggiungibili 
                  solamente in auto, in quanto posizionati casualmente nel territorio, 
                  il loro effetto è stato evidente in quei paesi dove la 
                  loro presenza si è manifestata allimprovviso: nella 
                  Repubblica Ceca il trasporto pubblico tra il 1997 e il 2000 
                  è diminuito via via che sono aumentati da 1 a 53 gli 
                ipermercati. 
                 
                Il traffico 
                e le sue ragioni                  Se per quanto attiene lo spostamento degli individui è 
                  fondamentale lassetto degli insediamenti è fondamentale 
                  per la movimentazione delle merci incide maggiormente la struttura 
                  produttiva e di commercializzazione.  
                  Il sistema just in time fa sì che le componenti 
                  per la produzione arrivino in tempo esatto evitando al produttore 
                  lonere di immagazzinare. Così facendo però 
                  il numero dei viaggi per il rifornimento è molto superiore 
                  e di fatto di immagazzina sulle strade.  
                  Ma anche la frammentazione del processo di produzione e commercializzazione 
                  ha effetti sul traffico. Quasi la metà delle merci non 
                  percorre in Italia più di 50 km e circa 3/4 meno di 200km; 
                  lelevato numero di passaggi, la differenziazione dei mezzi 
                  necessari, la limitata distanza implica che lunico sistema 
                  adatto è lautotrasporto. È del resto evidente 
                  come tali soluzioni produttive siano praticate proprio considerando 
                  le caratteristiche dellautotrasporto.  
                  Inoltre lestendersi dei commerci degli stati verso lestero 
                  porta ad una crescita vertiginosa dei chilometri percorsi per 
                  la consegna: in Gran Bretagna si stima che il percorso medio 
                  delle merci per raggiungere i consumatori sia di 1.000 chilometri. 
                   
                  Ma laumento del traffico non implica laumento della 
                  produzione e della ricchezza. In Italia gran parte di esso si 
                  localizza nelle regioni settentrionali sia come origine delle 
                  merci 67% del totale nazionale sia come destinazione 65%. Questa 
                  percentuale è in costante aumento, in modo superiore 
                  a quella dellaumento dei redditi e della produzione (del 
                  PIL). Il che vuol dire che a parità di produzione e consumo 
                  le merci si muovono maggiormente e provengono da luoghi più 
                  lontani.  
                  Questa tendenza caratterizza il libero mercato e i paesi che 
                  lo praticano: la merce commercializzata è quella che 
                  garantisce i maggiori profitti da qualsiasi parte provenga e 
                  ignorando i costi sociali e ambientali che essa comporta, ed 
                  il traffico di mezzi connessi al commercio estero assorbe oramai 
                  oltre un ottavo della produzione mondiale di petrolio.  
                  Il fatto che gran parte delle primizie ortofrutticole sono portate 
                  sui mercati dellEuropa del nord dallAfrica settentrionale 
                  con gli aerei indica palesemente labuso nella movimentazione 
                  delle merci.  
                   
                    |  
                       Traffico 
                        e infrastrutture in Italia: alcuni dati 
                         
                         
                      Il 
                        traffico 
                         
                        I passeggeri/chilometro (p/km) o le tonnellate/chilometro 
                        (T/km) corrispondono al numero dei passeggeri o al peso 
                        del carico moltiplicati per la distanza percorsa e divisi 
                        per la lunghezza della rete, o per il tratto, analizzata. 
                         
                        Il trasporto merci in termini di tonnellate/chilometro 
                        trasportato è aumentato in Italia nel 1999 e nel 
                        2000 di circa il 5% annuo, con un aumento complessivo 
                        rispetto al 1990 del 36% pur rimanendo la quantità 
                        di merci quasi stazionaria.  
                        In Italia viaggia su gomma l82% delle merci; il 
                        13% su navi e il 5% su ferro. La situazione già 
                        anomala per lEuropa dove la quota di mobilità 
                        di merci su terra che usa la ferrovia è comunque 
                        superiore (Francia 21%, Austria 93%, Italia 10%), tende 
                        a peggiorare: tra il 1997 e il 2000 lincremento 
                        di ulteriori 36 miliardi di tonnellate km di merci è 
                        stata assorbita per il 97% dal trasporto su gomma.  
                        Il traffico passeggeri dopo una energica crescita tra 
                        il 1990 e il 1998 (+23% e triplicato rispetto al 1970) 
                        dal 1999 si è stabilizzato rimanendo comunque superiore 
                        rispetto alla media europea (+15%).  
                        Nellultimo decennio il trasporto su mezzi privati 
                        è cresciuto del 25,5% aumentando ulteriormente 
                        la quota di trasporto persone su mezzi privati che nel 
                        2000 è arrivata ad essere l81,8% del totale 
                        (allinterno di questa percentuale il trasporto auto 
                        è cresciuto del 27% rispetto al 1990 e quello delle 
                        moto dell11%).  
                        La contrazione della mobilità automobilistica sembra 
                        essere principalmente motivata dalluso in ambito 
                        urbano dove tra laltro si notano segnali di ripresa 
                        delluso dei mezzi pubblici.  
                        Il traffico aereo passeggeri è in notevole aumento 
                        (197 milioni di p per km percorsi nel 1960, 10.497 milioni 
                        di p/km nel 2000) e copre l1,2 degli spostamenti. 
                         
                        Dal 1990 ad oggi il traffico passeggeri per modalità 
                        di trasporto è così cambiato: mezzi privati 
                        +212% (+1.183% rispetto al 1960); bus extraurbani +278%; 
                        mezzi pubblici urbani +18,4%; ferrovie +34% (+51% rispetto 
                        al 1960); aereo +629%.  
                        In Europa la mobilità delle persone dal 1970 è 
                        più che raddoppiata, in Italia triplicata.  
                        I dati caratterizzanti lItalia sono luso delle 
                        moto 7,5% più del doppio della media europea ed 
                        un uso leggermente più basso del treno.  
                        Molto anomala rispetto allEuropa è invece 
                        la ripartizione tra le modalità del trasporto merci 
                        dove la quantità su gomma è superiore alla 
                        media europea del 9,3%, e quella su ferro è nettamente 
                        inferiore del 59,2%.  
                        Sulle acque marine e fluviali transita il 14,9% del traffico; 
                        questo è un dato in linea con lEuropa (15,4%) 
                        ma molto ridotto rispetto alla potenzialità del 
                        paese (si pensi che il trasporto su acqua in Olanda è 
                        pari al 44,3% delle merci).  
                        Gli indicatori segnalano che la quantità di spostamenti 
                        aumenti molto più rapidamente del reddito (rapporto 
                        tra passeggeri km percorsi e milioni di PIL è pari 
                        a 362,1 nel 1985 e a 455,3 nel 2000, mentre il rapporto 
                        tra tonnellate merci km percorso e milione di PIL è 
                        pari a 138,8 nel 1985 e 167,2 nel 2000). Ci si muove senza 
                        produrre.  
                      Le 
                        dimensioni delle infrastrutture  
                        Dal 1979 ad oggi la rete stradale italiana è aumentata 
                        del 22% e quella autostradale del 70%. A questi vanno 
                        aggiunti tutti gli adeguamenti dei tracciati esistenti 
                        e gli allargamenti (gli ingrandimenti da una a due corsie, 
                        da una a più carreggiate, etc.).  
                        La densità di infrastrutture extraurbane media 
                        è di 550 m/kmq ma in alcune regioni supera i 700 
                        m/kmq.  
                        La rete ferroviaria è rimasta invariata dal 1970 
                        ad oggi (sono aumentate solo le tratte elettrificate) 
                        e solo il 38% della rete è elettrificata a doppio 
                        binario.  
                        La densità territoriale delle infrastrutture ferroviarie 
                        è molto minore di quelle stradali: 53 m/kmq e 34 
                        m/kmq per la rete elettrificata. È evidente dal 
                        confronto tra dimensione della rete stradale e quella 
                        ferroviaria come non si sia voluto nel tempo adeguare 
                        i sistema di mobilità su ferro alle necessità 
                        facendo privilegiare il trasporto privato su gomma supportando 
                        la sua crescita con la continua infrastrutturazione.  
                        166.324 sono i km di rete stradale extraurbana e 10.350 
                        i km di rete ferroviaria elettrificata.  
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                    |  
                       Il 
                        ruolo delle infrastrutture stradali 
                         
                         
                      Le 
                        infrastrutture hanno un ruolo fondamentale per consolidare 
                        la modalità di trasporto su gomma. Tale ruolo può 
                        essere sintetizzato in tre aspetti:  
                        Ruolo di traino alla vendita di autoveicoli. Più 
                        strade vi sono più si rafforza il sistema della 
                        mobilità su gomma e più autoveicoli si vendono. 
                         
                        Ruolo di consolidamento del modello sociale. La 
                        costruzione di una strada è sempre stata vista 
                        come un segnale della modernità in arrivo un indicatore 
                        di sviluppo. Le comunità locali hanno gradito quasi 
                        sempre la costruzione di strade che legavano gli insediamenti 
                        tra loro facilitavano i contatti consolidavano le relazioni. 
                        Attraverso di esse passava anche quindi il consolidamento 
                        di modello sociale di relazione e di sviluppo anche senza 
                        un effettivo beneficio per la comunità.  
                        Ruolo di controllo del territorio. La costruzione 
                        di strade ha permesso il controllo militare e lo sfruttamento 
                        dei territori. Il più significativo e recente caso 
                        è stata la Trans-amazzonica un percorso di migliaia 
                        di chilometri che attraversa interamente lAmazzonia 
                        e intorno al quale si sono aggregati i capisaldi per la 
                        penetrazione allinterno della foresta pluviale. 
                          
                     | 
                   
                 
                Gli effetti 
                della mobilità                 Per ogni chilometro percorso da un passeggero con unauto 
                  si emettono 28 milligrammi di polveri sottili, con un bus 19 
                  mg, con un treno 16 mg, con un aereo 8 mg.  
                  Per ogni chilometro percorso un autoveicolo emette mediamente 
                  250 grammi di CO2.  
                  Lautoveicolo a motore è il sistema meno conveniente 
                  di spostamento. Con esso un individuo (70 kg) si muove spostando 
                  lautoveicolo che ha un peso fisico di 1.000 kg e per la 
                  cui costruzione sono stati lavorati circa 15.000 kg di materiali. 
                   
                  Ma è anche un sistema energivoro: lindustria automobilistica 
                  negli Stati Uniti dAmerica copre 1/7 dei consumi totali 
                  del paese ed assorbe il 70% del piombo, il 34% del ferro, il 
                  20% dellalluminio, dello zinco, del vetro, il 14% dellacciaio 
                  e il 10% del rame (in Italia e Germania questa incidenza è 
                  maggiore). Sempre negli Stati Uniti vengono rottamate ogni anno 
                  più di 10 ml di auto, il 94% delle quali viene smantellato: 
                  3/4 della massa sono riciclati, 1/4 divengono rifiuti tossici 
                  (2.350.000 tonn).  
                  Alcuni dati:  
                  I consumi energetici  
                  I trasporti in percentuale sono passati dal 27,1% del 1985, 
                  al 41,2% del 1999 superando lindustria (38,5%) e uguagliando 
                  gli usi civili.  
                  Nei paesi industrializzati (19% della popolazione mondiale) 
                  si usa il 59% di tutta lenergia mondiale per i trasporti. 
                  Gli Usa da soli 1/3. Nel 1997 il consumo medio annuo di petroli 
                  per trasporti è stato di 18 barili pro-capite in Usa, 
                  13 in Canada, 6 in Europa, Giappone, Australia.  
                  Gli effetti ambientali  
                  I veicoli a motore hanno originato il 58% delle emissioni di 
                  carbonio nel 1990 e il 73% nel 1997.  
                  Nel 1999 in Europa il 25% delle emissioni di CO2 è stata 
                  prodotta dal settore trasporti (nel 1990 era il 21%).  
                  In Italia le emissioni di CO2 da parte del settore trasporti 
                  è il 27% del totale.  
                  Linquinamento atmosferico nelle città è 
                  molto elevato nonostante vi siano dei miglioramenti per quanto 
                  attiene alcuni specifici inquinanti (la riduzione dei superamenti 
                  di soglia deve essere preso solo come dato indicativo sia per 
                  il ridotto numero delle centraline, sia per la condizione di 
                  diffusa e consistente presenza degli inquinanti appena sotto 
                  la soglia).  
                  Circa il 30% dei giapponesi e il 17% degli europei è 
                  esposto tutto il giorno a livelli di rumore superiore ai 65 
                  decibel.  
                  I danni per inquinamento idrico, ambientale, mutazioni climatiche, 
                  rumore, incidenti del sistema della mobilità su strada 
                  sono stati stimati in 125 mld di dollari annui.  
                  Gli effetti sulla salute  
                  Ogni anno nel mondo perdono la vita circa 885.000 persone in 
                  incidenti stradali (come se si schiantassero 10 Jumbo al giorno 
                  per tutto lanno).  
                  Nel 2000 vi sono stati in Italia 6.410 morti e 301.599 feriti 
                  per incidenti stradali. I dati sono sottostimati in ragione 
                  sia dei tempi di rilevamento, sia delle modalità di rilevazione. 
                   
                  La riduzione degli incidenti manifestatasi negli anni 70 
                  e 80 non è proseguita nel corso degli anni 90 
                  e sono cresciuti notevolmente i feriti (+46% nellultimo 
                  decennio).  
                  17.400 sono i morti in Italia nel 2000 a causa delle emissioni 
                  stradali di polveri sottili (PM10).  
                  In Europa i morti di tumore causati da traffico veicolare son 
                  stati stimati in circa 85.000 lanno.  
                
                   
                    |                        Linterruzione 
                        della continuità 
                         
                        Lurbanizzazione, intendendo con essa anche la infrastrutturazione, 
                        incide sui sistemi naturali non solamente attraverso loccupazione 
                        diretta di suolo per la costruzione ma anche e principalmente 
                        attraverso il loro frazionamento.  
                        Ad esempio in Italia la superficie urbanizzata (edifici, 
                        infrastrutture etc) è pari al 7% del totale. Tale 
                        superficie però non è concentrata in determinate 
                        aree ma distribuita in maniera indifferenziata ha interrotto 
                        la continuità dellunità di paesaggio, 
                        ha frazionato i sistemi, indebolendoli, marginalizzandoli, 
                        degradandoli, fino a passare, negli ultimi quaranta anni, 
                        da una condizione in cui gli insediamenti erano situati 
                        allinterno delle aree naturali o agricole ad una 
                        condizione inversa in cui le aree naturali ed agricole 
                        sono localizzate allinterno di un continuo costruito. 
                         
                        Il 7% di superficie occupata da urbanizzato ha fatto si 
                        che solo 347 siano gli areali superiori a 100 kmq non 
                        interessati da viabilità di media e alto scorrimento 
                        (senza considerare la piccola viabilità), solo 
                        978 gli areali superiori a 100l mq non interessati da 
                        centri urbani (senza considerare case sparse e piccoli 
                        nuclei), che solo 289 siano le aree selvagge 
                        superiori a 20 kmq, che solo 7 siano gli ambiti costieri 
                        liberi da edificato superiori a 20 km lineari di costa. 
                         
                        Ma la capacità destrutturante delle infrastrutture 
                        necessarie non è esclusivamente addebitabile alloccupazione 
                        diretta dei suoli e alla frammentazione dello spazio naturale: 
                        unonda alterante infatti accompagna e precede linsediamento. 
                        Effetti connessi allo svolgimento di attività (rumore, 
                        inquinamento atmosferico) ma anche effetti connessi alla 
                        gestione dei terreni (terreni in attesa di essere edificati, 
                        terreni sottoutilizzati, asserviti allinsediamento, 
                        depositi etc).  
                        Unonda che ha una superficie ben più estesa 
                        di quella fisicamente interessata dagli insediamenti, 
                        che ha una enorme capacità a trasformare i contesti 
                        interessati.  
                        Negli Stati Uniti 6,2 ml di km di strade pubbliche coprono 
                        circe l1% della superficie del paese ma limpatto 
                        stimato sulla fauna da parte della rete interessa il 20% 
                        del territorio. 
                         
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                La finta 
                  ricerca dellefficienza 
  
Nel 1973 un auto prodotta negli Usa mediamente con un litro 
                  percorreva 5,6 km; nel 1986 con un litro 11,5 km. Un notevole 
                  miglioramento derivato dallattenzione posta in quegli 
                  anni ai consumi di benzina ma ancora molto lontano e dalle prestazioni 
                  europee e dalle capacità tecnologiche disponibili.  
                  Sono stati infatti predisposti negli anni ottanta alcuni modelli 
                  con una elevata efficienza energetica: Renault 50 km con un 
                  litro velocità 130 Km/h; Volvo e Peugeot 4-5 posti rispettivamente 
                  50 e 28 km con un litro. Il primo si trova al Museo della Scienza 
                  di Parigi e nessuno dei tre è mai stato messo in produzione.  
                  Appare evidente che le attuali auto non sono progettate per 
                  trasportare le persone in maniera efficiente. A parte il rapporto 
                  trasportato/mezzo, che fa si che il peso del primo sia abitualmente 
                  1/10 del secondo, ma 80-85% dellenergia contenuta nel 
                  carburante è già sprecata prima di raggiungere 
                  la ruota; solo 1/6 dellenergia del carburante che raggiunge 
                  le ruote è utilizzate per muovere labitacolo. Peso 
                  eccessivo, grandi dimensioni, motori potenti che funzionano 
                  molto lontano dalla loro ottimale efficienza.  
                  Dellenergia del carburante nel traffico cittadino 1/3 
                  riscalda laria, 1/3 riscalda i copertoni e il rivestimento 
                  stradale, 1/3 riscalda i freni.  
                  Con adeguati materiali una auto di 4-5 posti potrebbe arrivare 
                  a pesare solo 400 kg (3-4 volte in meno di unauto); come 
                  Ultralite della GM: 0-100 km/h in 8 secondi, 111 
                  cv, del 1991, non in produzione.  
                  Vi sono soluzioni di veicoli con celle a combustibile a idrogeno 
                  che emettono 70 gr di CO2 a km., motori ibridi con il recupero 
                  elettrico dellenergia frenante che permettono di arrivare 
                  a consumi prossimi ai 2 litri ogni 100 km; alcune ricerche hanno 
                  portato a consumi di 0,4-1,6 litri ogni 100 km (250-62,5 km 
                  con un litro) come ad esempio lAutoibrida 
                  a due posti costruita nel 1994 dallUniversità di 
                  Western Washington o lauto ibrida a quattro posti della 
                  Esoco, piccola ditta svizzera che fa 100 km con 
                  2,1 litri.  
                  Eppure la GM nel 2001 ha comprato un brevetto di unauto 
                  elettrica da una ditta europea con laccordo di commercializzarla 
                  e dopo solo un anno ha abbandonato il programma nonostante lauto 
                  avesse unelevata efficienza e rispondesse adeguatamente 
                  alle richieste. La motivazione ufficiale è che riusciva 
                  a venderla; ma la GM non si è peritata di fare unadeguata 
                  comunicazione ed ha mantenuto dei prezzi elevatissimi. Perché 
                  allora lha comprata? La rincorsa delle grandi produttrici 
                  di autoveicoli è quella di comprare qualunque soluzione 
                  che possa incidere sul proprio mercato di auto e benzina così da evitare ogni forma di concorrenza alle soluzioni che bruciano 
                  benzina e gasolio e consuma ferro.  
                  La ricerca di soluzioni non ha senso in quanto le soluzioni 
                  tecniche sono già state trovate e che non possono e non 
                  vogliono essere praticate da chi fa la propria ricchezza su 
                  auto che servono solo a consumare benzina che riscaldano il 
                  mondo e che durano così poco da permettere il continuo 
                  aumento della produzione e della concentrazione della ricchezza.   
                 
                Il grande 
                  business è il grande amore
  
Lautomobile è il più grande affare planetario 
                  (dopo la Borsa), è la merce che provoca più danni 
                  nellambiente ma è anche aspirazione, oggetto di 
                  conversazione e di soddisfacimento di gran parte dellumanità.  
                  Lautomobile è la dimostrazione di come un oggetto 
                  imposto possa essere il grande amore della vita. Come nei matrimoni 
                  combinati per essere felici, veramente felici, basta accettare 
                  il proprio ruolo.  
                  Da stime il valore complessivo degli autoveicoli circolanti 
                  nel mondo ammonta a circa quindicimila miliardi di euro (15.000.000.000.000); 
                  ogni anno sono circa 2.100 miliardi di € i costi sostenuti 
                  dai proprietari per utilizzare gli autoveicoli, 1.100 miliardi 
                  di € i costi a carico di chi non guida (solo in Europa, 
                  Giappone e Usa) e 2.200 miliardi di € limporto del 
                  rinnovo del parco esistente.  
                  Un affare da circa cinquemilacinquecento miliardi di euro (5.500.000.000.000) 
                  annui gestiti per la quasi totalità da pochi soggetti 
                  (meno di due dozzine di compagnie petrolifere, produttrici di 
                  autoveicoli e assicurative).  
                  La presenza degli autoveicoli, al di là delle cifre, 
                  permea lintera società. Se ad esempio la pubblicità 
                  è una promozione del prodotto è anche il mezzo 
                  per sostenere una rivista e su quasi tutte le riviste non specializzate 
                  in Italia la pubblicità degli autoveicoli è intorno 
                  al 4% delle pagine occupate dalla comunicazione commerciale. 
                  Il 4% costante indirizza la linea culturale di una rivista su 
                  temi specifici quali ad esempio innovazione tecnologica, infrastrutture, 
                  sviluppo, afferenti il settore automobilistico.  
                  In numerose riviste alle quattro pagine complete di promozione 
                  di auto, che sono una costante vanno aggiunte le pubblicità 
                  indirette (la presenza di autoveicoli nella promozione di altre 
                  merci, nellillustrazione di articoli) e la pubblicità 
                  sotto forma di inchieste o analisi delle merci (schede autoveicoli, 
                  presentazioni di innovazioni tecniche etc) che rendono la presenza 
                  più estesa e permeante.  
                  Eppure nonostante il tempo in auto per ragioni di lavoro sia 
                  in continua crescita, luso dellautoveicolo è 
                  connesso per gran parte ai divertimenti. Nei paesi ricchi più del 50% dei chilometri degli autoveicoli privati non commerciali 
                  viene percorso per vacanze o comunque svago, e sembra che la 
                  mancanza di tale strumento darebbe una sensazione di limitazione 
                  insostenibile proprio nel tempo libero. Stare fermi per ore 
                  ai caselli, passare ore in auto, andare in luoghi in cui vi 
                  sono auto, non produce fastidio o almeno non produce tanto fastidio 
                  da cambiare comportamenti.  
                  Ma linnamoramento è il mezzo per aumentare le vendite, 
                  per cambiare modelli, per essere maggiormente presenti; nessun 
                  uomo ragionevole destinerebbe tanta attenzione, fatica, desiderio, 
                  a fronte di fastidi e danni, se non fosse innamorato.  
                  Ed al mantenimento di questa passione sono attenti i produttori 
                  di autoveicoli che dietro le immagini accattivanti delle merci 
                  nascondono interessi, tragedie, danni ambientali. Lautomobile 
                  è il più grande affare planetario (dopo la Borsa), 
                  è la merce che provoca più danni nellambiente 
                  ma è anche aspirazione, oggetto di conversazione e di 
                  soddisfacimento di gran parte dellumanità.  
                  Lautomobile è la dimostrazione di come un oggetto 
                  imposto possa essere il grande amore della vita. Come nei matrimoni 
                  combinati per essere felici, veramente felici, basta accettare 
                  il proprio ruolo.  
                  Da stime il valore complessivo degli autoveicoli circolanti 
                  nel mondo ammonta a circa quindicimila miliardi di euro (15.000.000.000.000); 
                  ogni anno sono circa 2.100 miliardi di € i costi sostenuti 
                  dai proprietari per utilizzare gli autoveicoli, 1.100 miliardi 
                  di € i costi a carico di chi non guida (solo in Europa, 
                  Giappone e Usa) e 2.200 miliardi di € limporto del 
                  rinnovo del parco esistente.  
                  Un affare da circa cinquemilacinquecento miliardi di euro (5.500.000.000.000) 
                  annui gestiti per la quasi totalità da pochi soggetti 
                  (meno di due dozzine di compagnie petrolifere, produttrici di 
                  autoveicoli e assicurative).  
                  La presenza degli autoveicoli, al di là delle cifre, 
                  permea lintera società. Se ad esempio la pubblicità 
                  è una promozione del prodotto è anche il mezzo 
                  per sostenere una rivista e su quasi tutte le riviste non specializzate 
                  in Italia la pubblicità degli autoveicoli è intorno 
                  al 4% delle pagine occupate dalla comunicazione commerciale. 
                  Il 4% costante indirizza la linea culturale di una rivista su 
                  temi specifici quali ad esempio innovazione tecnologica, infrastrutture, 
                  sviluppo, afferenti il settore automobilistico.  
                  In numerose riviste alle quattro pagine complete di promozione 
                  di auto, che sono una costante vanno aggiunte le pubblicità 
                  indirette (la presenza di autoveicoli nella promozione di altre 
                  merci, nellillustrazione di articoli) e la pubblicità 
                  sotto forma di inchieste o analisi delle merci (schede autoveicoli, 
                  presentazioni di innovazioni tecniche, etc) che rendono la presenza 
                  più estesa e permeante.  
                  Eppure nonostante il tempo in auto per ragioni di lavoro sia 
                  in continua crescita, luso dellautoveicolo è 
                  connesso per gran parte ai divertimenti. Nei paesi ricchi più del 50% dei chilometri degli autoveicoli privati non commerciali 
                  viene percorso per vacanze o comunque svago, e sembra che la 
                  mancanza di tale strumento darebbe una sensazione di limitazione 
                  insostenibile proprio nel tempo libero. Stare fermi per ore 
                  ai caselli, passare ore in auto, andare in luoghi in cui vi 
                  sono auto, non produce fastidio o almeno non produce tanto fastidio 
                  da cambiare comportamenti.  
                  Ma linnamoramento è il mezzo per aumentare le vendite, 
                  per cambiare modelli, per essere maggiormente presenti; nessun 
                  uomo ragionevole destinerebbe tanta attenzione, fatica, desiderio, 
                  a fronte di fastidi e danni, se non fosse innamorato.  
                  Ed al mantenimento di questa passione sono attenti i produttori 
                  di autoveicoli che dietro le immagini accattivanti delle merci 
                  nascondono interessi, tragedie, danni ambientali.                    
                
                Lofferta 
                del mercato 
                Attualmente in Italia sono commercializzati 68 marche, 280 
                  modelli, 2.500 versioni di autoveicoli non commerciali.  
                  Lautoveicolo più economico è venduto a 7.951,00 
                  € (a tutti i prezzi seguenti vanno aggiunti i dazi doganali 
                  e completamenti di alcune imposte per cui risultano indicativi). 
                   
                  Sotto i 10.000,00 € vi sono 45 versione (quasi tutte superiori 
                  ai 9.000,00 €), sotto i 20.000,00 € 755 versioni, 
                  tra i 50.000,00 e i 100.000,00 € 174 versioni; sopra i 
                  100.000,00 € 40 versioni (di cui 7 sopra i 200.000,00 € 
                  e 7 sopra i 300.000,00 €), il più caro 357.628,00 
                  €.  
                  La fascia con maggiore numero di versioni, 1.486, è quella 
                  tra i 20.000,00 e i 50.000,00 €. Supponendo che lo stipendio 
                  di un professore di ruolo (ci si può diventare dopo minimo 
                  una decina di anni di precariato, una laurea, una abilitazione 
                  e diversi specializzazioni attraverso concorsi) si aggira intorno 
                  ai 1.000,00 € è evidente che la maggiore domanda 
                  di autoveicoli non è espressa dai docenti.  
                  Le versioni con cilindrate sotto i 1.500 cc sono 456, tra i 
                  1.500 e i 2.300 cc sono 1.424 versioni, sopra i 2.300 cc 620 
                  versioni. Garantendo una cilindrata 1.500 cc prestazioni e comfort 
                  elevati è evidente che la maggior parte degli autoveicoli 
                  vende prestazioni inutilmente sovradimensionate e ambientalmente 
                  deleterie (nel ciclo urbano un veicolo di 2.800 cc consuma per 
                  100 km 14 litri di carburante mentre un veicolo di 700 cc la 
                  metà).  
                  Nessun autoveicolo è venduto con velocità massima 
                  inferiore ai 130 km/h; 688 versioni hanno una velocità 
                  massima dichiarata sotto i 180 km/h (solo una ventina 130 km/h); 
                  1.655 modelli tra i 180 e i 250 km/h; 157 modelli con velocità 
                  massima sopra i 250 km/h ciò evidenzia come tutta la 
                  produzione sia abbondantemente fuori legge.  
                  Interpretando al meglio i caratteri della società dei 
                  consumi i modelli delle auto sono numerosissimi ma anche molto 
                  simili. Vi è una finta concorrenza tra le diverse aziende 
                  in realtà tutti i modelli sono accorpabili in classi 
                  a cui corrispondono medesime caratteristiche e medesimi prezzi. 
                   
                  Come tutto il mercato globale ad una apparente concorrenzialità 
                  delle merci corrisponde una uniformità nelle soluzioni 
                  e nelle proposte. Assenti o inavvicinabili soluzioni effettivamente 
                  alternative.  
                  I 4 modelli elettrici venduti hanno costi variabili tra i 13.500,00 
                  e i 24.900,00 € e dei 4 modelli di microvetture solo 2 
                  costano meno dellautoveicolo più economico, mentre 
                  il prezzo medio si attesta intorno ai 10.500,00 € (ovvero 
                  quanto una auto 1.200 di cilindrata a 5 porte).  
                  I costi dellautoveicolo non sono comunque connessi solo 
                  con lacquisto; il costo medio annuale per possedere e 
                  usare una vettura è in Italia di 3.500,00 ¤, con 
                  variazioni tra un minimo di 2.000,00 ¤ per chi percorre 
                  5.000 km e 5.000,00 ¤ per chi percorre 30.000 km e oltre. 
                   
                  A questi vanno aggiunti i costi di ammortamento dellacquisto 
                  e di svalutazione dellautoveicolo elemento questo che 
                  indica più di ogni altro la grande rapina cui si sottopongono 
                  gli individui.  
                  Una utilitaria nel primo semestre dopo lacquisto perde 
                  un valore tendente al 30% del suo prezzo di acquisto, in un 
                  anno supera il 30% (fino ad arrivare in alcuni casi al 40%); 
                  dopo quattro anni il suo prezzo di mercato può essere 
                  ridotto del 62% rispetto a quello di acquisto. Tutto ciò 
                  facilitato dalla continua sostituzione di modelli che svalutano 
                  i precedenti e dalla lontananza dei prezzi dai costi ambientali 
                  e dal valore duso della merce. 
                
                
                   
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                       Il 
                        parco veicoli in Italia  
                        Nel 2000 sono circolanti in Italia circa 32,5 milioni 
                        di autoveicoli; 56,5 auto per ogni 100 abitanti (65 auto 
                        ogni 100 abitanti a Napoli e Torino, 66 a Milano, 67 a 
                        Roma). Il secondo paese del mondo dopo gli Usa.  
                        Il 49% delle autovetture è immatricolato dopo il 
                        1993 (ha quindi meno di sette anni).  
                        Nel 1971 in Italia circolavano 11.307.090 veicoli (20,9 
                        auto per ogni 100 abitanti): 1/3 di quelli circolanti 
                        nel 1999  
                        Dal 1997 al 2000 ogni anno sono stati immatricolati circa 
                        2.300.000 veicoli (4 su 100 abitanti): ogni 4 anni il 
                        14% degli italiani ha comprato un autoveicolo nuovo.  
                        La presenza di un parco veicolare così consistente 
                        si risente anche in termini di occupazione di suolo: a 
                        Napoli vi sono 5543 autoveicoli per kmq a Milano 4732. 
                        Immaginando che la superficie stradale veicolabile urbana 
                        si aggiri intorno al 20% ci si sarebbero al massimo 200.000 
                        mq disponibili di cui 55.000 mq già occupati da 
                        auto in sosta. Si può immaginare quale siano le 
                        enormi necessità di spazio per parcheggi (abitazione, 
                        lavoro, acquisti) e movimentazione di ciascuna auto e 
                        come siano incompatibili non solo con lattuale struttura 
                        urbana ma con qualunque ipotesi ragionevole di città. 
                         
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                       Il 
                        rafforzamento del modello  
                        Se in Cina vi fosse lo stesso uso dellauto attuato 
                        negli Stati Uniti dAmerica ogni anno vi sarebbero 
                        1 miliardo di tonnellate di CO2 di emissioni.  
                        Ma questa preoccupazione non si rilegge nellazione 
                        delle amministrazioni. Anzi si susseguono sovvenzioni 
                        e stimoli per la vendita di autoveicoli a paesi in cui 
                        la mobilità non era basata sul vettore gomme individuale. 
                         
                        Per il 2010 si prevede in Europa laumento della 
                        mobilità passeggeri del 24% e del trasporto merci 
                        del 38% con un connesso aumento del consumo energetico 
                        tale da ipotizzare laumento del contributo totale 
                        alle emissioni di gas serra dallodierno 28% al 50%. 
                         
                        Lipotesi perseguita in Italia è quello di 
                        costruire circa 2.000 km di nuove autostrade per un investimento 
                        di circa 50 miliardi di € e di completare il progetto 
                        dellalta velocità ferroviaria per circa 23 
                        miliardi di €.  
                        Per quanto riguarda le aree urbane la pedonalizzazione 
                        e la limitazione del traffico per parti di essa ha un 
                        andamento discordante. Ad un aumento della superficie 
                        tra il 1997 e il 2000 nei capoluogo di provincia del 28% 
                        si è riscontrata una concentrazione di tali superfici 
                        in alcuni comuni (Roma, Napoli, Torino) e una risposta 
                        assolutamente negativa in altre città con leliminazione 
                        di aree già definite (per esempio Bologna) o comunque 
                        con labbandono dellintento.  
                        Tendenzialmente è rileggibile un disinteresse generalizzato 
                        rispetto agli anni passati nei confronti di soluzioni 
                        di questo tipo.  
                        In Italia il progetto del Ponte sullo Stretto è 
                        la realizzazione di una politica che sostiene la mobilità 
                        su gomma anche dove non ha senso che esista e dove sussistono 
                        soluzioni di cabotaggio che con poco potrebbero essere 
                        molto più efficienti.  
                     | 
                   
                 
                  
                I 
                  limiti dellattuale proposizione  
                È difficile incontrare qualcuno che dichiari il proprio 
                  piacere a stare delle ore in auto o che non riesca a rendersi 
                  conto degli effettivi danni prodotti alla salute delluomo 
                  e alle condizioni dellambiente da parte del sistema della 
                  mobilità così come oggi impostato.  
                  È altrettanto difficile imbattersi in amministrazioni 
                  che non abbiano messo al centro del loro interesse la gestione 
                  della mobilità. E questo in tutti paesi anche in quelli 
                  dove lazione regolamentativa delle amministrazione non 
                  viene esercitata.  
                  Molte sono le soluzioni proposte: da quelle esclusivamente volte 
                  allaumento dellefficienza dei veicoli, da quelle 
                  che interessano le modalità insediative, dalla maggiore 
                  infrastrutturazione ed uso dei mezzi pubblici fino a soluzioni 
                  di entità minore di auto comuni, taxi collettivi etc. 
                   
                  Le soluzioni ci sono, le volontà sono dichiarate, non 
                  dovrebbe esserci più il problema. In realtà la 
                  questione della mobilità non è risolvibile sulla 
                  base delle condizioni date. Essa anzi è il caso forse 
                  di maggiore evidenza della complessità del modello.  
                  Gran parte di coloro che usano gli autoveicoli, e soffrono delle 
                  condizioni di inquinamento, desidera lautoveicolo, prova 
                  soddisfazione ad ottenere un veicolo di moda anche quando questo 
                  è più inquinante. Non è un caso ad esempio 
                  che laumento del consumo energetico nel settore automobilistico 
                  registrato recentemente negli Stati Uniti dAmerica derivi 
                  proprio dalla crescente vendita della tipologia di vetture monovolume 
                  e fuoristrada (risultate le più vendute) tipologia che 
                  di fatto ha neutralizzato i miglioramenti in termini di efficienza 
                  energetica ottenuti nel decennio precedente.  
                  Si è di fronte a delle vittime che sono anche carnefici, 
                  oltre che degli altri anche di loro stessi. Vittime-carnefici 
                  che utilizzano gli autoveicoli oltre la logica e contribuiscono 
                  attivamente alla dipendenza da questo sistema di trasporto. 
                   
                  La stessa casa in campagna è il sistema di maggiore asservimento 
                  al veicolo in quanto, a parità di relazioni, rende impossibile 
                  ogni altra forma di collegamento se non quella privata su gomma. 
                   
                  Gran parte delle amministrazioni ha consapevolezza del problema 
                  ma continua a sostenere il sistema della mobilità su 
                  gomma. La Banca Mondiale, che dovrebbe avere conoscenza e coscienza 
                  degli effetti ambientali e sociali della mobilità privata 
                  su gomma, dal 1997 al 1999 ha destinato i suoi prestiti afferenti 
                  la mobilità per il 63% ad opere autostradali.  
                  La politica di gran parte dei paesi è volta allaumento 
                  delle infrastrutture stradali ed alla riduzione di quelle ferroviarie 
                  che sarebbero una valida alternativa al trasporto privato.  
                  Così dalla metà degli anni ottanta alla metà 
                  degli anni novanta la rete stradale degli Stati Uniti dAmerica 
                  e del Giappone è aumentata del 2% mentre quella ferroviaria 
                  è diminuita rispettivamente del 28% e del 12%. Questo 
                  partendo da uno sviluppo della rete ferroviaria rispettivamente 
                  circa 35 e 100 volte inferiore a quella stradale.  
                  Luso degli autoveicoli è motivato dalluso 
                  della benzina e questo non soltanto è sostenuto dai petrolieri 
                  e dallindustria delle automobili ma non è contrastato 
                  dai governi sia per la loro disponibilità nei confronti 
                  dei poteri forti sia per linteresse che hanno nella vendita 
                  della benzina. In Inghilterra limposta sulla benzina è 
                  del 76% del prezzo, in Francia del 69%, in Italia del 64%, in 
                  Brasile del 65% etc.  
                  Gli stati attraverso il meccanismo delle imposte potrebbero 
                  avviare unazione atta alla riduzione degli inquinamenti 
                  e dei consumi con una politica dei prezzi o impegnando queste 
                  entrate in opere di riqualificazione ambientale, in mobilità 
                  pubblica, nella prefigurazione di soluzioni alternative; ma 
                  ciò ridurrebbe le entrate.  
                  Di fatto anche le amministrazione meno colluse divengono alleate 
                  dei petrolieri invece che regolatrici dei loro interessi.  
                  Ben diverse sono le situazioni degli Stati Uniti (25%) o Indonesia 
                  (0%) dove lo stato esercita minimamente o non esercita affatto 
                  unazione regolamentativa degli interessi privati  
                Lazione di stimolo alle amministrazioni deve dunque fare 
                  i conti con gli interessi dei pochi e con il piacere dei tanti. 
                  Sono pochissime le amministrazioni che sono riuscite a sostenere 
                  modelli di mobilità diversa ma quando ciò è 
                  avvenuto vi è sempre stato una modificazione di comportamenti 
                  alla base delle soluzioni praticate.  
                  Ma il problema, a ben guardare, è anche quello di una 
                  cultura fondata sul progresso e sullo sviluppo, che vede nellautoveicolo 
                  un simbolo indiscutibile, una merce fondamentale e uno strumento 
                  di appagamento, che non solo permea la società occidentale 
                  ma che è utilizzata per lespansione del suo mercato 
                   
                  Proprio in questo si incentra linteresse del miglioramento 
                  delle prestazioni ambientali degli autoveicoli (dei rimanenti 
                  vettori non se ne discute proprio).  
                  Ma la maggiore efficienza delle soluzioni attuate non consente 
                  comunque di garantire un ulteriore incremento delle quantità. 
                  Ad esempio attraverso luso di nuove tecnologie, ed in 
                  particolare la catalizzazione, in Europa si è riusciti 
                  a ridurre le emissioni di Nox del 22% rispetto al 1990 e di 
                  CO del 38% ma non si è riuscito a contenere le emissioni 
                  di CO2 che è aumentata in relazione allaumento 
                  del volume di traffico e dei consumi energetici del settore. 
                  Lefficienza ambientale si ottiene solo agendo contemporaneamente 
                  nella riduzione del numero degli autoveicoli, nellallungamento 
                  della durata di uso, nella riduzione dei chilometri percorsi 
                  e nellaumento dellefficienza tecnologica. Ogni soluzione 
                  che si interessi esclusivamente di questultimo tema è 
                  parziale non risolutiva ed atta a garantire esclusivamente nuovi 
                  mercati industriali.  
                  In sintesi non è possibile immaginare che si possa continuare 
                  sulla strada di questo modello (ognuno la sua macchina a chilometraggio 
                  prestazioni, dimensioni, cilindrata illimitati, con un modello 
                  nuovo ogni due anni) solo aumentando lefficienza dei prodotti. 
                 
                
                   
                    |  
                       Le 
                        soluzioni proposte, le alternative praticate 
                         
                        Nei paesi socialisti prima degli anni novanta la soluzione 
                        praticata al problema della mobilità è stata 
                        quella del trasporto pubblico. Questa soluzione ha funzionato 
                        per la possibilità sia di mantenere sotto controllo 
                        il mercato delle auto sia di gestire le localizzazioni 
                        degli insediamenti.  
                        Nei paesi occidentali il trasporto pubblico non inserendosi 
                        in sistema completamente gestito non è riuscito 
                        a sostituirsi a quello privato anzi quasi sempre da esso 
                        ne è stato soffocato.  
                        Dalla fine degli anni ottanta è però cresciuta 
                        allinterno della popolazione, in particolare europea, 
                        un crescente fastidio alla sudditanza al trasporto individuale 
                        su gomma ed una crescente ricerca di soluzioni alternative 
                        siano esse programmate dallamministrazione siano 
                        esse ritrovate individualmente.  
                        In alcuni paesi del nord Europa si è mantenuta 
                        anche negli anni culturalmente più bui la struttura 
                        del trasporto pubblico e labitudine alluso 
                        della bicicletta, in altri si sono riprese alcune modalità 
                        di trasporto che erano state abbandonate.  
                        Le amministrazioni possono operare grandemente mantenendo 
                        una rete di trasporto pubblico funzionante sia extraurbana 
                        sia urbana non cercando le grandi opere (metropolitane 
                        etc) che hanno costi elevatissimi ma applicando misure 
                        che riducano lo spazio al trasporto privato su gomma in 
                        superficie e favoriscano altri vettori. Una linea di mezzi 
                        pubblici anche su gomma su corsia preferenziale riesce 
                        a captare un numero elevatissimo di persone se ben posizionata 
                        con costi infinitamente inferiori a quelle di una metro. 
                         
                        Vi sono anche iniziative che hanno attualmente un valore 
                        sperimentale ma che mantengono il senso di una alternativa: 
                        Taxi collettivo: piccoli mezzi pubblici 10-12 utenti 
                        con costo di biglietto inferiore a quello del taxi e superiore 
                        a quello dellautobus, con linee flessibili da personalizzare 
                        sulla necessità degli utenti (con supporto telematico), 
                        soluzione differenziata su percorsi prestabiliti, a destinazioni 
                        comune e origine differenziata (o inverso) od altro; Car 
                        sharing: multiproprietà autovettura destinata 
                        ad essere usata da più persone; un parco automobili 
                        coordinato da un operatore che gestisce ed una prenotazione 
                        per uso; oggi vi sono 100.000 associati a 40 organizzazioni 
                        in 230 città (Germania, Austria, Svizzera, Paesi 
                        Bassi) 510.000 km annui risparmiati di percorrenza; Mobility 
                        manager: gestione organica dei flussi e dei mezzi 
                        delle grandi aziende e uffici pubblici  
                        Ma vi sono soluzioni intraprese dai cittadini, indipendentemente 
                        dallamministrazione, che vanno capite, interpretate 
                        e sostenute con agevolazioni, come, per esempio luso 
                        delle biciclette. Non è possibile imporlo ma sicuramente 
                        è possibile facilitarlo, come lo stesso uso dei 
                        motocicli, che se praticato con mezzi non inquinanti ha 
                        una capacità di migliorare le condizioni del traffico 
                        mantenendo il carattere di individualità del trasporto. 
                         
                     | 
                   
                 
                  
                I nodi 
                  da risolvere
  Laccessibilità. Lattuale sistema 
                  di mobilità fondato sullautoveicolo riduce laccessibilità 
                  ai servizi. Attraverso la disgregazione degli insediamenti, 
                  resa possibile proprio dalla disponibilità degli autoveicoli, 
                  si rende impossibile raggiungere i luoghi che compongono gli 
                  insediamenti da parte di coloro i quali non possiedono o non 
                  vogliono utilizzare lauto. Così mentre in passato 
                  ciascun cittadino aveva ugualmente la possibilità di 
                  raggiungere ciò che gli serviva oggi si sono create due 
                  categorie: una, quella numericamente preminente, gli automobilisti 
                  ed unaltra coloro che non vogliono o non hanno gli autoveicoli, 
                  che soffrono dellhandicap della irraggiungibilità 
                  di alcuni servizi primari (negozi servizi etc sempre più 
                  localizzati in unottica di accessibilità veicolare). 
                  Quindi se questa condizione dovesse esser mantenuta vi dovrebbe 
                  essere un servizio gratuito con autista per coloro che non vogliono/non 
                  possono avere autoveicoli.  
                  Equità. In questo la società già 
                  parte iniqua diversificando le possibilità di benessere 
                  in ragione dellasservimento ad uno strumento. Ma diventa 
                  ancora più iniqua nel far sì che sia definito 
                  necessario uno strumento, lautoveicolo, che ha un costo 
                  di manutenzione e di acquisto elevato e che incide notevolmente 
                  sulle disponibilità economiche delle famiglie. Quindi 
                  se dovesse essere mantenuto questo criterio vi dovrebbe essere 
                  un servizio che garantisse un auto gratuita in proprietà 
                  per coloro che ne facciano esplicita richiesta  
                  Salute. Gli autoveicoli a motore fanno male. Comportandoci 
                  con le stesse modalità beghine attuate negli Stati Uniti, 
                  non dovrebbero essere utilizzati pubblicamente per non essere 
                  da cattivo esempio (come lalcol). Dovrebbero 
                  essere consumati in appositi locali onde non danneggiare gli 
                  altri (come le sigarette), dovrebbero avere scritte tipo nuoce 
                  gravemente alla salute, si sconsiglia luso 
                  ai minorenni, non usare nei luoghi pubblici. 
                  Quindi, volendo continuare a percorrere questa strada, lautovettura 
                  dovrebbe essere accompagnata da una serie di indicazioni tendenti 
                  a ridurne i disastrosi effetti ambientali e sociali  
                La soluzione: 
                    non muovere non muoversi                 Non muovere merci: scegliere le 
                  merci che provengono da luoghi prossimi, evitare di consumare 
                  alimenti esotici che necessitano di lunghi trasporti. Prima 
                  tra tutto: non muovere gli autoveicoli per muovere se stessi. 
                   
                  Non muoversi: selezionare le cose da fare, dare 
                  valore agli spostamenti, non fare spostamenti inutili.  
                  Rallentare: dare tempo agli spostamenti, non cercare 
                  di ridurne i tempi prendendo mezzi più rapidi.  
                
                
                   
                    |  
                       L'incredibile 
                        cecità di una cultura produttiva  
                        La vicenda della ristrutturazione della maggiore industria 
                        automobilistica italiana è rappresentativa della 
                        contemporanea incapacità a proporre soluzioni ed 
                        evidenziare limiti da parte di quei soggetti che tradizionalmente 
                        si sono fatti interpreti della proposizione. 
                         
                        La Fiat auto è stata acquisita dalla GM che entrerà 
                        in campo quando la Fiat avrà eliminato quelle parti 
                        della sua produzione che non interessano e quelle che 
                        potrebbero essere delle rogne. La GM compra la Fiat per 
                        acquisire un mercato, quello italiano, e per concentrare 
                        la produzione nei luoghi più convenienti e non 
                        necessariamente negli attuali luoghi Fiat. Questa strategia 
                        è nota alla Fiat che ha operato alla stessa maniera 
                        con Innocenti, Lancia, Alfa Romeo, OM, ed altro.  
                        In questo processo possono essere convenienti ma non indispensabili 
                        gli aiuti dello stato; nellepoca della globalizzazione 
                        i palliativi statali non sono ricercati perché, 
                        seppur minimamente, pongono condizioni ad un processo 
                        che risulta maggiormente efficace tanto più drastico, 
                        rapido e cruento si manifesta.  
                        In questo contesto, molto malamente analizzato dai maggiori 
                        sindacati, lo slogan condiviso è che in Italia 
                        si producono circa 1.200.000 autoveicoli e che dunque 
                        si debba mantenere questa produzione per mantenere loccupazione 
                        connessa. Non si considera che produzione ed occupazione 
                        non sono più direttamente collegate (lo stesso 
                        numero di autoveicoli aveva bisogno di circa quattro volte 
                        lattuale personale solo negli anni settanta), e 
                        ancora più grave non si considera che se il mercato 
                        degli autoveicoli non fosse alterato dalla speculazione 
                        non vi sarebbe assolutamente bisogno di 1.200.000 autoveicoli 
                        lanno.  
                        Si dovrebbe partire dal numero ragionevolmente utile di 
                        autoveicoli, cercando di allungarne il tempo di uso, di 
                        gestirne lintero ciclo e da li cominciare a parlare 
                        di addetti.  
                        I dipendenti Fiat sono 28.450, con un indotto valutato 
                        variamente da 3 a 5 volte tanto. Si parla quindi di circa 
                        140.000 addetti. Se le macchine necessarie fossero la 
                        metà gli addetti in eccedenza sarebbero complessivamente 
                        70.000. Avremmo tolto dallautostrada migliaia di 
                        Tir, avremmo ridotto il consumo di acqua e di energia, 
                        avremmo ridotto una quantità spaventosa di inquinamenti, 
                        avremmo aumentato la disponibilità economica delle 
                        famiglie, avremmo ridotto i significativi profitti di 
                        alcuni gruppi internazionali (benzine, auto, assicurazioni, 
                        etc).  
                        Aziende agricole, forestazioni, cabotaggio, gestione delle 
                        città urbane, opere di manutenzione del territorio, 
                        altre produzioni manifatturiere, sono tutti ambiti di 
                        attività in cui si può operare con quei 
                        settantamila ed in cui il richiamato intervento dello 
                        stato può essere più efficace del mantenimento 
                        di una produzione che non serve se non a chi accumula 
                        denaro con essa.  
                     | 
                   
                 
                  
                
                
                   
                    |  
                       Velocità 
                        di spostamenti e omogeneizzazione del mondo 
                         
                        Centinaia di milioni di persone si muovono ogni anno per 
                        trascorrere le proprie ferie in posti diversi da quelli 
                        dove risiedono. Le compagnie di turismo organizzano viaggi 
                        in località selvagge predisponendo 
                        strutture consone al mercato. Tutto ciò per osservare 
                        il mondo, ma sempre da un osservatorio privilegiato e 
                        più o meno sicuro. Mai come in questo periodo i 
                        resoconti dei viaggi sono così frustranti: sempre 
                        cose diverse vissute e apprese alla stessa maniera.  
                        I veloci spostamenti sono lo strumento attraverso cui 
                        si portano esperienze ed esemplificazioni del modello 
                        occidentale che lasciano tracce indelebili della loro 
                        presenza e della loro modalità di esistenza nei 
                        luoghi visitati.  
                        Le persone che viaggiano costituiscono la domanda; lofferta 
                        si adegua ad essa e nei casi in cui il luogo non sia conforme 
                        alla domanda sarà adeguato attraverso la modificazione 
                        degli insediamenti, dei processi produttivi, delle abitudini 
                        alimentari, dei costumi, finalizzandole al soddisfacimento 
                        del visitatore.  
                        Il viaggiatore costituisce un riferimento culturale, un 
                        ambasciatore di un modello che si mostra ricco e felice 
                        e le popolazioni visitate sono stimolate a tendere nella 
                        direzione delluniformazione.  
                        Maggiore è la velocità, e quindi la quantità 
                        di questo tipo di relazioni, e maggiore sarà luniformità 
                        tra i luoghi: ad una velocità infinitamente alta 
                        corrisponderanno luoghi infinitamente simili. 
                     | 
                   
                 
                   
                Alcune 
                  cose da non fare e cercare di non far fare
  Insediamenti  
                  Evitare case fuori città quando si lavora, si compra, 
                  si incontrano gli amici, si portano a scuola i figli ed in campagna 
                  si guarda solo la televisione (aumentano straordinariamente 
                  il livello di mobilità necessaria e praticamente rendono 
                  dipendenti dalla mobilità privata).  
                  Opporsi al decentramento degli uffici.  
                  Non frequentare ipermercati esterni al tessuto consolidato ed 
                  opporsi alla loro creazione.  Merci  
                  Tenersi la macchina vecchia o comprare macchine usate (lincidenza 
                  delloccupazione in fabbrica è limitata ma lavora 
                  di più il carrozziere e il meccanico).  
                  Comprare macchine di piccola cilindrata, efficienti, leggermente 
                  più piccole di quello che potrebbero servire.  Lavoro  
                  Ridurre la propria mobilità allindispensabile. 
                   
                  Dove possibile, operare alla riconfigurazione del lavoro in 
                  ragione della riduzione della mobilità.  
                  Muoversi con mezzi pubblici, utilizzare con altri i mezzi privati.  
                Turismo  
                  Organizzare vacanze in posti non troppo lontani (non ricercatamente 
                  lontani).  
                  Mettere in relazione tempi e lontananza (nel caso uno non ne 
                  possa fare a meno, alle Bahamas ci va per due mesi, fuori 
                  porta per una giornata).  
                  Dare tempo alla comprensione dei luoghi (no turismo sintetico, 
                  sì permanenza prolungata).  Abitudini  
                  Porsi dei limiti (anche solo di riferimento) ai chilometri da 
                  percorrere con gli autoveicoli.  
                  Muoversi di meno, trovare gusto nello stare, adeguare i posti 
                  dove uno risiede.  
                  Muoversi a piedi, in bici con mezzi che non consumino energia. 
                   
                  Utilizzare, se serve, tutti i mezzi disponibili e più 
                  convenienti allo spostamento (auto fino al mezzo pubblico, poi 
                  mezzo pubblico, poi bici).  
                  Trovare mezzi di trasporto privato alternativi (anche moto, 
                  se piccole- medie cilindrate, efficienti ambientalmente).  
                  Muoversi con i treni, le navi (da preferire comunque ad aerei 
                  e autovetture: minore efficienza ambientale, maggiore impatto 
                  culturale).  
                   
                
                   
                    |  
                        Questo 
                        volantone 
                         
                        è 
                        stato realizzato da Adriano Paolella e Zelinda Carloni. 
                        Per contattarli via e-mail, scrivete a antiglo@email.it 
                         
                         
                      Questo 
                        volantone è il quinto di una serie  tutta 
                        curata da Adriano e Zelinda  iniziata con Globalizzazione 
                        - Idee per capire, vivere ed opporsi al nuovo modello 
                        di profitto, uscito nel n. 274 (estate 2001) in versione 
                        bilingue (italiano ed inglese) in coincidenza con la mobilitazione 
                        a Genova contro il G8.  
                        Nel novembre 2001 è poi seguito Le strategie 
                        della fame, supplemento al n. 276, realizzato in vista 
                        del vertice di Roma (poi rimandato) della FAO.  
                        Nel marzo del 2002 è stato pubblicato il terzo, 
                        Riscaldamento globale e controllo sociale, come 
                        supplemento al n. 279.  
                        Nell'estate 2002 è stato pubblicato il quarto, 
                        Il controllo delle risorse, come supplemento al 
                        n. 283.  
                        Ne sono previsti altri, in un prossimo futuro. 
                        Chi volesse ricevere copie singole e/o per la diffusione, 
                        ci contatti per conoscerne disponibilità e prezzi.  
                         
                        Questo volantone esce come supplemento al n. 286 (dicembre 
                        2002) della rivista mensile anarchica A, direttrice 
                        responsabile Fausta Bizzozzero, registrazione al tribunale 
                        di Milano n. 72 in data 24.2.1971, stampa e legatoria 
                        Sap s.n.c. (Vigano di Gaggiano - Mi).  
                         
                        A esce regolarmente 9 volte lanno dal febbraio 1971. 
                        Non esce nei mesi di gennaio, agosto e settembre. È 
                        in vendita per abbonamento postale, in numerose librerie 
                        e presso centri sociali, circoli anarchici, botteghe ecc. 
                        Se ne vuoi una copia/saggio, chiedicela. Siamo alla ricerca 
                        di nuovi diffusori.  
                         
                        Per qualsiasi informazione, compresa la lista completa 
                        dei nostri prodotti (volantone antifascista, Letture 
                        di Bakunin, Kropotkin, Malatesta e Proudhon, volantoni 
                        della serie anti-globalizzazione, maglietta Segno Libero, 
                        poster di Malatesta 1921, cd+libretto di Fabrizio De André 
                        ed avevamo gli occhi troppo belli, dossier Signora 
                        libertà, signorina anarchia dedicato a De André, dossier 
                        su Franco Serantini, lista di oltre cento cd, mc, ecc. 
                        della Musica per A, ecc.) contattaci. Se ci fai avere 
                        per fax, e-mail o in segreteria telefonica il tuo indirizzo 
                        completo, ti spediamo a casa tutte le info necessarie 
                        per poter ordinare quello che vuoi.  
                         
                        Una copia di A costa 3,00 euro, labbonamento annuo 
                        30,00 euro, quello estero 40,00 euro, labbonamento sostenitore 
                        da 100,00 euro in su. 
                         
                        Editrice A, cas. post. 17120, I - 20170 Milano  
                        tel. (+ 39) 02 28 96 627,  
                        fax (+ 39) 02 28 00 12 71  
                        e-mail arivista@tin.it 
                         
                        sito web www.anarca-bolo.ch/a-rivista 
                         
                        conto corrente postale 12 55 22 04  
                        conto corrente bancario n. 107397 presso Banca 
                        Etica 
                        filiale di Milano (Abi 05018, Cab 01600)  
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