|  
                   
                  Da Amica mi guardi... 
                 
                Lavete vista la pubblicità di Amica? Mostra 
                  una ragazza davanti ad un muro sul quale è tracciata 
                  in spray rosso una grande A cerchiata, il più noto simbolo 
                  anarchico. In alto, composta con alcune lettere ritagliate dai 
                  giornali, un messaggio in stile anonimo-minatorio: Rapita 
                  da Amica. Dimenticavo, la ragazza regge una copia della 
                  nuova edizione del giornale. Esattamente come fu costretto a 
                  fare Aldo Moro con Repubblica nei primi giorni del 
                  suo rapimento. Lagenzia che ha realizzato il progetto 
                  è lArmando Testa, già nota per Caballero, 
                  Carmencita e Punt e Mes.  
                  Cosè che non convince in quella pubblicità? 
                  Va tutto bene, nel senso che siamo abbastanza scafati per non 
                  gridare allo scandalo e al cinismo. Nello stesso tempo, siccome, 
                  almeno personalmente, ci riconosciamo nelle ragioni del pensiero 
                  libertario, vogliamo ragionarci un po su. Dunque, un messaggio 
                  del genere, al di là dellintenzione di suscitare 
                  curiosità e, appunto, scandalo, 
                  ha comunque la pretesa di ammiccare ad un mondo di consumatori 
                  irregolari, come già unaltra pubblicità 
                  di sigari, ormai vecchia di anni, che mostrava il volto del 
                  Che.  
                  Bene, se questo vuol dire che sul primo numero del giornale 
                  edito dal gruppo RCS troverà spazio, per cominciare, 
                  uninchiesta addirittura definitiva (possibilmente firmata 
                  dallo stesso direttore Maria Laura Rodotà) sulle circostanze 
                  della morte di Pinelli, se è così, complimenti 
                  ai creativi dellagenzia Testa e ai suoi committenti. Resta 
                  però che, sempre personalmente, se fossi nei panni della 
                  famiglia di un rapito dalle Br mi incazzerei punto e basta. 
                  Anzi, ora che ci penso, perfino a costo di passare per ottuso, 
                  anchio posso dire senza fatica che una pubblicità 
                  del genere non riesce proprio a portarmi in edicola.  
                  Perché dici così? Perché, come spiegherebbe 
                  luomo che studia i segni del linguaggio visivo, quella 
                  pubblicità si serve di una figura retorica quale lantifrasi 
                  per introdurre il suo opposto, ossia un naturale repertorio 
                  di ovvietà firmate, di loghi, di mutande, di reportage 
                  del tipo: è vero che luomo non è più 
                  uomo e la donna è sempre più donna?, è 
                  vero che questanno andare in vacanze è da stronzi?, 
                  e così via. Obiezione che mi aspetto dai diretti interessati: 
                  ma tu lhai visto il nuovo mensile, chi te lha detto 
                  che non cè linchiesta sulla morte di Pinelli? 
                  Prima di parlare a vanvera, informati! Avete ragione, ho esagerato, 
                  ho pensato male, ma è anche colpa del fatto che nulla, 
                  almeno fino ad oggi, è più prevedibile dei giornali 
                  che servono a convincerci che la moda, e magari perfino il gossip, 
                  sono portatori di unautentica rivoluzione culturale e 
                  dunque politica, quasi prossima alla proclamazione del comunismo 
                  libertario allArgentario.  
                  In realtà, se leggo i titoli sulla copertina che la modella-ostaggio 
                  mostra, ritrovo i dubbi: Le semisingle sono fidanzate 
                  a metà e poi: Moda femminile sensuale. 
                  Dellinchiesta sulla morte del ferroviere anarchico Pinelli, 
                  nemmeno lombra. Devo pensare che sia in lavorazione, o 
                  piuttosto che ciò che sta per arrivare in edicola è 
                  un prodotto destinato ad un target alto di figlie di papà 
                  garantite e viziate, fissate con la schiuma spettacolare, turiste 
                  complete della vita? No, voglio sperare che sia prevista per 
                  il secondo numero.  
                  
                  Fulvio Abbate  
                  Questo intervento è uscito sul quotidiano lUnità 
                del 25 settembre 2002, nella rubrica Sagome 
                  
               |