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                 Risorse, 
                  profitti, sviluppo 
                Il mondo come risorsa 
                 
                Il modello economico corrente è 
                  teso allincremento della quantità delle merci e 
                  per suo mezzo allaumento dei profitti. Lincremento 
                  della quantità delle merci è raggiunto attraverso 
                  laumento dei consumi e lampliamento geografico della 
                  distribuzione delle merci. Per permettere laumento dei 
                  consumi si inventano prodotti non necessari, si inducono bisogni, 
                  si soddisfano desideri indotti. Per permettere lampliamento 
                  del bacino di utilizzatori si occupano, attraverso il controllo 
                  culturale, politico e spesso militare, interi territori in cui 
                  si introducono merci che impegnano parte della disponibilità 
                  economica delle popolazioni interessate anche nei casi in cui 
                  essa sia molto ridotta.  
                  Il mezzo principale dellespansione è comunque quello 
                  di creare merci ed il modello interpreta lintero pianeta 
                  e la popolazione che in esso risiede come la principale potenzialità 
                  di trarre profitti.  
                  Gli oggetti, le persone, i fenomeni sono visti esclusivamente 
                  dallottica merceologica; perdono senso i valori ambientali, 
                  sociali, antropologici, culturali ed assumono valore esclusivamente 
                  nella capacità di produrre profitti.  
                  Così il valore di un albero non è quello di fare 
                  ombra, di trattenere le acque, di produrre ossigeno, di mantenere 
                  il ricordo di persone e fatti, di essere punto di riferimento 
                  del territorio, di costituire segno caratterizzante di una comunità, 
                  di rappresentare il senso e la modalità di relazione 
                  tra comunità e ambiente ma è solo, ed esclusivamente, 
                  connesso alla sua capacità di produrre profitti e quindi 
                  di essere merce.  
                  Con questa premessa tutto il pianeta diviene una risorsa.  
                 
                  La trasformazione della risorsa  
                 
                Il concetto di risorsa, nel modello economico corrente, esprime 
                  la potenzialità degli oggetti di divenire merce e dunque 
                  di produrre profitto, ma per fare questo essi debbono essere 
                  trasformati.  
                  Una sorgente, ad esempio, ha potenzialità di risorsa 
                  non in quanto è utilizzata autonomamente dalla società 
                  locale, ma in quanto garantisce profitti in una utilizzazione 
                  più estesa e mediata dalla produzione, distribuzione, 
                  commercializzazione.  
                  Nella quasi totalità dei casi lindividuazione della 
                  risorsa è connessa ad una trasformazione delle modalità 
                  di utilizzazione o dello spazio fisico ad essa connesso.  
                  Loggetto sorgente, la presenza delle acque sul territorio, 
                  la capacità di mantenere sistemi naturali e paesaggistici 
                  non hanno alcun valore e non è data la possibilità 
                  di essere alla sorgente se non quella di essere risorsa e quindi 
                  captata attraverso un acquedotto per servire popolazioni distanti, 
                  imbottigliata per essere venduta, utilizzata dallagricoltura. 
                   
                  In un ottica di ricerca di massima utilizzazione di tutti gli 
                  oggetti in forma di merci nel modello economico vigente si trasforma 
                  tutto. Tutto può divenire oggetto di interesse, su tutto 
                  e con tutto si può fare profitto.  
                  Anche nel caso che si volesse conservare la sorgente, il criterio 
                  sarebbe quello di vincolarla: diverrebbe area protetta e quindi 
                  di fatto se ne cambierebbe la percezione: diviene luogo di fruizione 
                  dellambiente naturale, luogo su cui fondare uneconomia, 
                  seppure sostenibile, utilizzando come risorsa la 
                  sua esclusiva presenza e la sua non trasformazione fisica.  
                  Il modello, e quindi le società che lo praticano, è 
                  strutturato per trasformare le risorse: è per questa 
                  ragione che è difficile attuare la conservazione della 
                  natura e delle popolazioni; la conservazione non produce se 
                  non marginali profitti in quanto rallenta, da inevitabilmente 
                  spazio a sistemi produttivi locali e leggeri, è dunque 
                  esattamente il contrario dei sistemi di guadagno in uso.  
                  I materiali, le risorse, sono così importanti allinterno 
                  delleconomia vigente che non sono contabilizzati allinterno 
                  dei bilanci dei paesi.  
                  
                 
                  La quantificazione economica della risorsa 
                   
                 
                Gran parte dei prelievi avviene senza un reale pagamento da 
                  parte dei concessionari, che sfruttano le risorse nella loro 
                  totalità (solitamente beni comuni) per ottenere benefici 
                  individuali.  
                  Ma non solo non viene considerata questa rapina ai danni della 
                  comunità dellintero pianeta ma non sono considerati 
                  i danni che il prelievo comporta.  
                  Così, allinterno di questo modello, la conservazione 
                  della foresta pluviale potrebbe essere facilitata se di essa 
                  potessero valutarsi in termini economici i benefici connessi 
                  alla sua esistenza mentre diviene assai difficile attuare una 
                  conservazione in ragione di motivazioni specificamente antropologiche, 
                  di autonomia delle popolazioni, ambientali, di diversità 
                  biologica che nulla hanno a che vedere con la mercificazione 
                  imperante.  
                  Studi economici innovativi tentano di connettere al bilancio 
                  degli stati, ed in generale alleconomia, la valutazione 
                  degli effetti che le attività hanno sui sistemi naturali. 
                  Dando valore economico alle risorse ed al loro consumo si ritiene 
                  di poterne ridurre lo sfruttamento mitigando allinterno 
                  del medesimo modello di mercato il peso ambientale ad esso connesso. 
                   
                  Sebbene di grande interesse in quanto inserisce una criticità 
                  allinterno del modello, criticità di cui si vedono 
                  fattivamente le possibili risultanti anche senza destrutturare 
                  il modello stesso, proprio questa condizione limita la capacità 
                  dellazione di ricerca e proposizione.  
                  Questa tendenza innovativa, che ha un interesse proprio nella 
                  sua impostazione critica, involontariamente rafforza il modello 
                  praticato evidenziando le sue capacità ad assorbire variabili, 
                  quali quelle non economiche, estranee alla propria disciplina. 
                  Di fatto si sostiene che il soddisfacimento delle regole di 
                  questa economia sia lunico mezzo per realizzare scenari 
                  sociali ed ambientali.  
                  Questa economia, piuttosto che essere settore e strumento, piega 
                  e governa la società alle sue regole ossia la usa come 
                  oggetto per garantire i massimi profitti.  
                
                   
                    |  
                       Limpronta 
                        ecologica 
                         
                         
                      Per 
                        comprendere quanto la ricerca di merci e laumento 
                        dei consumi abbia disequilibrato le condizioni del pianeta, 
                        sono stati elaborati diversi modelli atti alla valutazione. 
                         
                        Tra questi quello che ha una maggiore capacità 
                        sintetica e di comunicazione è la definizione dellimpronta 
                        ecologica.  
                        Attraverso di esso si definiscono le superfici necessarie 
                        per produrre le merci consumate e quelle necessarie per 
                        recuperare gli inquinanti emessi. In tale maniera si può 
                        confrontare la quantità di superfici disponibile 
                        per ogni paese o per ogni individuo di un determinato 
                        paese e quella utilizzata. Dallapplicazione dellimpronta 
                        si evidenzia che lo spazio ecologico disponibile pro capite 
                        è di circa 1,7 ettari mentre limpronta è 
                        del 30% superiore (Chambers N., Simmons C., Wackernagel 
                        M., 2002),. I cittadini degli Stati Uniti hanno unimpronta 
                        pro capite di 6,2 ettari e i cittadini dellIndia 
                        una impronta di 0,4 ettari pro-capite (Wackernagel M., 
                        Rees W.E., 2000).  
                        In una ulteriore elaborazione definita in termini di unità 
                        di superficie pro capite si mostra che considerando la 
                        popolazione a 5,8 mld di individui il deficit ecologico 
                        è pari a 0,67 unità di superficie pro capite 
                        ovvero che i consumi complessivi e lalterazione 
                        delle risorse è del circa 30% in più di 
                        quanto disponibile (Stati Uniti +118%, Paesi OCSE +111%, 
                        Paesi non OCSE 0,01%) (WWF Internazionale, 2000). 
                         
                        Al di là della enorme differenziazione tra paesi 
                        ricchi e paesi poveri è evidente che si stanno 
                        consumando più risorse di quelle disponibili. Ovvero 
                        si stanno consumando risorse non rinnovabili, risorse 
                        quindi che facevano parte di un patrimonio ecologico del 
                        pianeta e che una volta consumate non possono ricrearsi, 
                        ovvero si stanno consumando risorse rinnovabili con tempi 
                        lunghissimi (tipico il caso delle foreste) e la mancanza 
                        delle quali comunque porta ad un peggioramento delle condizioni 
                        dellambiente planetario e della salute della popolazione, 
                        ovvero si stanno emettendo sostanze inquinanti che non 
                        sono riassorbite allinterno dei cicli naturali e 
                        che permangono nellatmosfera, nelle acque, nei suoli 
                        provocando danni alla salute degli uomini e degli ecosistemi. 
                         
                       
                      Su 
                        questo tema:  
                        Chambers N., Simmons C., Wackernagel M. (2002), Manuale 
                        delle impronte ecologiche, Edizioni Ambiente, Milano 
                         
                        Wackernagel M., Rees W.E. (2000), Limpronta ecologica. 
                        Come ridurre limpatto delluomo sulla terra, 
                        Edizioni Ambiente, Milano  
                        WWF Internazionale (2001), Rapporto Living Planet 2000, 
                        Dossier in Attenzione n. 21, maggio  
                        Bilanzone G., Pietrobelli M. (1999), Unapplicazione 
                        sperimentale dellimpronta ecologica, Attenzione 
                        n. 13  
                        Bologna G., Paolella A. (1999), Limpronta ecologica. 
                        Uno strumento di verifica dei percorsi verso la sostenibilità, 
                        Dossier Attenzione n. 14  
                       | 
                   
                 
                
                
                La crescita e lo sviluppo  
                 
                Tutto il modello è basato sulla continua crescita. Quando 
                  le Borse internazionali non riescono a crescere si parla di 
                  rischio di recessione, e quando uno stato ha un PIL non in progressione 
                  positiva si parla di crisi economica.  
                  Queste crescite non sono immateriali. Nonostante molte operazioni 
                  finanziarie non comportino più una effettiva trasformazione 
                  delle risorse, alla base del PIL e degli scambi del mercato 
                  vi sono le risorse e la loro trasformazione.  
                  La materia ha unimportanza fondamentale nella vita economica. 
                  Il prodotto mondiale lordo è di circa 20.000 miliardi 
                  di dollari, ad ogni milione di euro di prodotto corrisponde 
                  la movimentazione di circa 1.500 tonnellate di materia, escluse 
                  aria ed acqua.  
                  La crescita del benessere è, in questo modello, connessa 
                  direttamente alla crescita della quantità delle merci 
                  e dei servizi acquisiti e acquisibili. Limpronta ecologica 
                  della popolazione mondiale dal 1961 al 1996 è aumentata 
                  del 50% (alla media di 1,5% annuo).  
                  Il modello praticato mostra tutti i limiti nella meccanicità 
                  della connessione tra consumo e benessere, nella incapacità 
                  di produrre benessere diffuso, non solo nei paesi poveri ma 
                  anche nei ricchi, nella insostenibilità degli effetti 
                  ambientali prodotti.  
                  Ma è stato capace di promuoversi in maniera molto efficiente. 
                  Oggi la valutazione di un paese sviluppato è direttamente 
                  connessa alla quantità di consumi e di merci relativa 
                  a quel paese, e la penetrazione del rapporto diretto tra merci 
                  e benessere è così capillare che il positivo giudizio 
                  rispetto a questa artefatta connessione è esteso ad ampi 
                  settori della popolazione.  
                  Il modello fondato sulle merci, sui consumi e sulla crescita 
                  ha unassoluta inefficacia rispetto al fine che ne motiverebbe 
                  lesistenza (il benessere degli uomini) ma possiede una 
                  assoluta efficacia nella capacità di autosostenersi e 
                  autogarantirsi.  
                  Il raggiungimento del benessere è rimandato al futuro, 
                  e il mezzo per questo raggiungimento è lo sviluppo.  
                  Lo sviluppo è collegato alla crescita degli indicatori 
                  economici e quindi allaumento delle merci e dei consumi. 
                  Tutto questo meccanismo, evidente finalizzato esclusivamente 
                  alla creazione dei profitti, diviene obiettivo sociale e culturale 
                  di intere collettività. In questa maniera si conferisce 
                  allaccumulo di ricchezze, strumento per acquisire le merci 
                  e il benessere ed esito della vendita delle merci, una centralità 
                  così disequilibrata da annullare qualsiasi altra variabile 
                  e qualsiasi altra ipotesi tendente al miglioramento della qualità 
                  della vita. 
                  
                
                   
                    |  
                       I 
                        limiti della crescita 
                         
                      Nel 
                        1972 fu pubblicato in italiano il libro di Meadows D.H., 
                        Meadows D.L., Randers J., Behrens III W.W., I limiti 
                        dello sviluppo, Mondadori Editore, Milano. Lo studio 
                        valutava la disponibilità delle risorse in relazione 
                        alla crescita della popolazione e dei consumi e tracciava 
                        uno scenario futuro caratterizzato dalla modificazione 
                        coatta del modello in ragione della mancanza di risorse. 
                         
                        Quel futuro ipotizzato nel 72 è il nostro 
                        presente. Quanto previsto non si è realizzato nelle 
                        forme ipotizzate; il petrolio non è finito né 
                        la produzione è calata, anzi. E come per il petrolio 
                        molte sono le risorse il cui uso ha subito una continua 
                        crescita nonostante siano tutti consapevoli dei limiti 
                        di disponibilità della stessa.  
                        Gli stessi autori (senza Behrens III) nel 1992 hanno elaborato 
                        un altro studio in cui, partendo dallaffinamento 
                        di un modello, definiscono scenari differenti e individuano 
                        le carenze della precedente ricerca. In questo sono inserite 
                        diverse precisazioni utili a comprendere come e perché 
                        le risorse non si siano già esaurite. Questi sono 
                        i principali fattori:  
                        la quantificazione delle risorse utilizzabili varia (scoperta 
                        di nuovi giacimenti);  
                        i sistemi di prelievo si ottimizzano (maggiore produttività); 
                         
                        le tecniche di utilizzazione migliorano (minori consumi 
                        di risorse a parità di prodotti);  
                        alcuni prodotti danno origine a materie seconde (ad esempio 
                        dalla depurazione si genera compost);  
                        alcune merci possono essere riciclate (carta, alluminio, 
                        vetro, etc);  
                        è aumentata una attenzione verso la produzione 
                        energetica da fonti rinnovabili (eolica, idroelettrica, 
                        biomasse, etc).  
                        Sulla considerazione della possibilità di ottimizzare 
                        luso delle risorse, e quindi di garantire livelli 
                        di utilizzazione non solo uguali a quelli attuali ma anche 
                        incrementati, si è mossa la Commissione delle Comunità 
                        Europee attraverso il libro bianco di J.Delors Crescita 
                        competitività occupazione. In questo documento 
                        si sono posti i fondamenti per la politica occupazionale 
                        e ambientale europea di tutti gli anni novanta. In esso 
                        risultava evidente linteresse verso il miglioramento 
                        dellefficienza tecnologica come mezzo atto a permettere 
                        la massima utilizzazione delle risorse e quindi come unico 
                        mezzo atto a fare aumentare i consumi e quindi la produzione. 
                         
                        Sulla stessa linea di ottimizzazione del sistema produttivo 
                        come principale strumento per ridurre limpatto ambientale 
                        ed aumentare lefficienza della produzione si è 
                        mossa la ricerca del Wuppertal Institut pubblicato con 
                        il titolo Fattore 4 allinterno del quale 
                        risulta evidente come sia possibile una riduzione dei 
                        consumi di materiali e di energia a parità di unità 
                        di merce.  
                        Il problema dei limiti delle risorse è un problema 
                        qualitativo e quantitativo. Luso sconsiderato di 
                        materiali ha già oggi peggiorato le condizioni 
                        del pianeta, peggiorando direttamente le condizioni di 
                        vita della popolazione e, nonostante le risorse non si 
                        siano esaurite, ha prelevato una quantità di materiale 
                        non più riformabile o riformabile solo in tempi 
                        lunghissimi che era patrimonio comune e componeva il benessere 
                        delle persone.  
                        Il problema non è dunque la fine delle risorse 
                        che diviene limite della crescita, ma la fine della crescita, 
                        perché il consumo delle risorse ha già peggiorato 
                        le condizioni del pianeta.  
                        Luso delle tecnologie è condizione necessaria 
                        ma non è sufficiente. Obiettivo è luso 
                        delle tecnologie appropriate socialmente ed ambientalmente 
                        e finalizzate alla riduzione dei consumi.  
                       
                      Su 
                        questo tema:  
                        Meadows D.H., Meadows D.L., Randers J., Behrens III W.W. 
                        (1972), I limiti dello sviluppo, Mondadori Editore, 
                        Milano  
                        Meadows D.H., Meadows D.L., Randers J. (1993), Oltre 
                        i limiti dello sviluppo, Il Saggiatore, Milano  
                        Commissione delle Comunità Europee (1994), Crescita, 
                        Competitività, Occupazione (Il Libro bianco di 
                        Jacques Delors), Il Saggiatore, Milano  
                        Von Weizsacker, Lovins A.B., Lovins L.H. (1998), Fattore 
                        4, Edizioni Ambiente, Milano  
                        Bologna G. (a cura) (2000), Italia capace di futuro, 
                        EMI, Bologna  
                        Wuppertal Institut (1997), Futuro sostenibile, 
                        EMI, Bologna  
                        UNEP, IUCN, WWF (1991), Prendersi cura della terra. 
                        Strategie per un vivere sostenibile, Gland, Svizzera 
                         
                       | 
                   
                 
                  
                 
                
                   
                    |  
                       La 
                        crescita della popolazione 
                         
                      La 
                        crescita della popolazione  
                        1.000.000.000 di individui nel 1804 dopo 123 anni  
                        2.000.000.000 di individui nel 1927 dopo 33 anni  
                        3.000.000.000 di individui nel 1960 dopo 14 anni  
                        4.000.000.000 di individui nel 1974 dopo 13 anni  
                        5.000.000.000 di individui nel 1987 dopo 12 anni  
                        6.000.000.000 di individui nel 1999  
                        Gli scenari futuri delle Nazioni Unite prevedono il raggiungimento 
                        del nono miliardo nel 2043 con un incremento medio di 
                        un miliardo ogni 14,5 anni.  
                        Essendosi la popolazione mantenuta sotto il miliardo per 
                        la decina di millenni della sua presenza sulla terra è 
                        evidente che qualche meccanismo ha fatto saltare lautoregolazione 
                        della presenza della specie facendo così intraprendere 
                        una crescita esponenziale.  
                        Questo meccanismo è stato lallontanamento 
                        delle comunità dal controllo e dalla gestione delle 
                        risorse al quale ha significativamente contribuito lindustrializzazione 
                        delle risorse.  
                        Attraverso di esso infatti si concentrano grandi quantità 
                        di richiesta di materie e grandi quantità di merci 
                        il cui controllo è al di fuori della comunità 
                        insediata.  
                        In questo bisogna stare attenti a non connettere laumento 
                        delle merci, e quindi i processi di industrializzazione, 
                        con il benessere delle persone. Per millenni vi sono stati 
                        popoli felici e nel benessere senza consumi di merci e 
                        il consumo di merci non garantisce il benessere, come 
                        è evidente dallo stato di salute degli abitanti 
                        dei paesi ricchi.  
                        È facilmente ipotizzabile che tale allontanamento 
                        aumenterà nel prossimo futuro e questo non solo 
                        in ragione dellaumento della popolazione in assoluto 
                        ma principalmente in ragione dellaumento della popolazione 
                        urbana passata dal 30% del totale nel 1950, al 47% del 
                        2000, al previsto 50% del 2007.  
                        La popolazione urbana è quella in assoluto più 
                        dipendente dal mercato non avendo la possibilità 
                        di autonomia alimentare né di gestione di qualsivoglia 
                        risorsa.  
                        Laumento della popolazione urbana aumenta di fatto 
                        la concentrazione della gestione delle risorse nelle mani 
                        di pochi, lindustrializzazione della loro utilizzazione 
                        e quindi il peggioramento delle condizioni complessive 
                        ambientali e sociali.  
                        In generale, laumento di 500.000.000 di persone 
                        ogni 7 anni è una manna per il mercato che attraverso 
                        di essi si garantisce comunque, al di là del loro 
                        livello economico, la continua crescita.  
                        Se non si definisce una effettiva riduzione nel numero 
                        della popolazione e nel consumo non è possibile 
                        ipotizzare un futuro se non allinterno di rigidi 
                        schemi produttivi che consentiranno maggiori favori ad 
                        alcuni e maggiore miseria ai molti.  
                       
                      Su 
                        questo tema:  
                        UNFPA (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione) (2002), 
                        Popolazione e cambiamenti ambientali. Lo stato della 
                        popolazione nel mondo 2001, AIDOS, Roma 
                         
                       | 
                   
                 
                 
                  Le risorse 
                   
                 
                La globalizzazione internazionalizza i beni ambientali. I beni 
                  comuni (acqua, terra, mare ecc.) e i prodotti che ne derivano 
                  naturalmente sono commercializzati: cresce a dismisura il commercio 
                  delle risorse e il profitto che ne deriva conferisce agli investitori 
                  internazionali poteri crescenti in ogni parte del globo. Mentre 
                  i governi nazionali non sono in grado di gestire il problema, 
                  che trascende i loro confini, le strutture economiche hanno 
                  trovato il canale della internazionalizzazione del profitto 
                  e organizzato il sistema del saccheggio delle risorse.  
                  A titolo esemplificativo si percorrono alcuni dati utili a definire 
                  il livello di saccheggio in corso.  
                  
                  La risorsa foresta  
                 
                Ogni anno vengono abbattuti 14 milioni di ettari di foreste 
                  tropicali pari a 3 volte la superficie del Costarica. Il 42% 
                  delle foreste vengono distrutte per produrre legno e cellulosa 
                  (dal 1980 il settore cartiero è cresciuto del 700%) quasi 
                  completamente assorbito dai paesi occidentali.  
                  Il taglio e lutilizzazione del legno dei paesi tropicali 
                  è frequentemente connesso a filiere produttive controllate 
                  da soggetti occidentali che praticano modalità produttive 
                  spesso illegali. La cartiera Indah Kiat a Sumatra, ad esempio, 
                  è finanziata da investitori scandinavi, spagnoli e canadesi; 
                  essa distrugge ogni anno 200 Kmq di foresta pluviale vergine, 
                  negli ultimi dodici anni una superficie pari al territorio del 
                  Lussemburgo. Nel 1993 è stata multata per essersi appropriata 
                  illegalmente di almeno 3000 ettari di foreste appartenenti al 
                  popolo indigeno Sakai, averla rasa al suolo e aver lasciato 
                  i Sakai senza cibo né mezzi di sostentamento. Anche lagenzia 
                  italiana per il credito allesportazione, SACE, ha dato 
                  garanzie per ulteriori finanziamenti a tale cartiera.  
                  Il valore globale dei prodotti forestali commercializzati a 
                  livello mondiale è continuato a crescere negli ultimi 
                  decenni, passando da 47 miliardi di dollari nel 70 a 139 
                  miliardi nel 98. Particolarmente rapida è stata 
                  la crescita del commercio di prodotti forestali semilavorati, 
                  come compensato, pasta di legno e carta. E la tendenza è 
                  in continua crescita.  
                  Rispetto agli anni sessanta il commercio di pasta di legno e 
                  di carta è più che quintuplicato in volume. I 
                  prodotti del settore cartario rappresentano circa il 45% del 
                  valore totale dellesportazione dei prodotti forestali. 
                   
                  Solo il 10% della carta finisce in prodotti di lunga durata, 
                  come i libri. Il restante 90% viene impiegato una sola volta 
                  e quindi gettato. Nel 1997 pressoché la metà della 
                  carta prodotta è stata utilizzata per imballaggi.  
                  Il legname utilizzato per la produzione della carta rappresenta 
                  quasi un quinto del raccolto mondiale di legno vergine. Circa 
                  il 54% del legno impiegato per la fabbricazione della carta 
                  proviene da foreste secondarie, circa il 17% da foreste primarie, 
                  principalmente quelle delle regioni boreali di Russia e Canada. 
                   
                  Alluso per la produzione della carta si aggiunge quello 
                  agricolo. Ogni anno decine di migliaia di ettari di foreste 
                  vengono abbattute per fare posto a coltivazioni ed a pascoli. 
                  Anche in questo caso il motore principale di tale azione è 
                  lesportazione della risorsa verso i paesi ricchi consumatori 
                  di carni, a cui si affiancano gli interessi dei latifondisti 
                  che ampliano le loro proprietà o indirizzano su questi 
                  terreni forestati le aspettative dei senza terra.  
                  Anche le estrazioni minerarie e di combustibili hanno uninfluenza 
                  sulla salute delle foreste, oltreché sullo stato delle 
                  montagne, delle acque ecc. Spesso accade che interi territori 
                  vengano devastati per estrarne scarsissime quantità di 
                  prodotto prezioso. Ad esempio, ogni chilogrammo 
                  di oro prodotto negli Stati Uniti comporta una produzione di 
                  3 milioni di chilogrammi di detriti di roccia. Spesso i siti 
                  di estrazione primaria sono allinterno di foreste o aree 
                  vergini. Lestrazione mineraria, lo sviluppo energetico 
                  e le attività ad essi connesse rappresentano  dopo 
                  il taglio degli alberi- la più grave minaccia al sistema 
                  forestale, e riguardano circa il 40% delle foreste oggi in pericolo. 
                   
                  Queste attività hanno spesso anche effetti drammatici 
                  per le popolazioni indigene: non solo le operazioni estrattive 
                  distruggono la foresta di cui le popolazioni vivono, ma i prodotti 
                  tossici utilizzati nel corso dellestrazione e delle lavorazioni 
                  in loco avvelenano i fiumi.  
                  
                  La risorsa acqua  
                 
                Nonostante nel pianeta si utilizzi solo il 7% dellacqua 
                  dolce disponibile il sistema idrico planetario è gravemente 
                  alterato.  
                  Ciò dipende dal fatto che lacqua non è omogeneamente 
                  distribuita né geograficamente (vi sono luoghi in cui 
                  vi è molto meno acqua e luoghi in cui vi è molto 
                  più acqua di quella necessaria) né temporalmente 
                  (vi sono periodi in cui vi è più acqua e periodi 
                  in cui vi è molto meno acqua del necessario). Al dato 
                  globale di abbondanza si riscontra una situazione locale molto 
                  problematica.  
                  Secondo le stime dellOrganizzazione Mondiale della Sanità, 
                  nel 2000 un miliardo e 100 milioni di persone non disponevano 
                  di sufficienti risorse di acqua potabile. Queste persone si 
                  potrebbero definire come deprivate del diritto fondamentale 
                  allacqua  
                  Nella maggior parte dei casi la scarsità dacqua 
                  è un fenomeno che si manifesta quando la siccità 
                  e la diversione delle risorse idriche per lagricoltura 
                  e lindustria limitano la quantità di acqua disponibile 
                  per rispondere ai bisogni primari della popolazione.  
                  Il 70% dei consumi di acqua mondiale è per lagricoltura 
                  ed è per gran parte connesso alla volontà di aumentare 
                  la produzione attraverso lirrigazione (il 40% del cibo 
                  globale è prodotto con il 17% dei terreni coltivati, 
                  tutti irrigui e per gran parte situati nei paesi ricchi).  
                  Lassenza di fonti disponibili e accessibili di acqua potabile 
                  e di servizi igienici è strettamente collegata allelevato 
                  tasso di malattie e di mortalità.  
                  In alcune regioni (India p. es.) lo sfruttamento eccessivo dellacqua 
                  di falda sta aggravando le disuguaglianze sociali legate al 
                  reddito. Via via che le falde freatiche si abbassano, i coltivatori 
                  devono scavare pozzi più profondi e comprare pompe più 
                  potenti per portare lacqua in superficie: e i più 
                  poveri non possono permetterselo, cosicché spesso lasciano 
                  le loro terre agli agricoltori più abbienti e diventano 
                  braccianti di questi.  
                  Finora è stata la scarsità di terre a determinare 
                  il modello del commercio dei cereali: ora anche la scarsità 
                  di risorse idriche sta diventando un fattore decisivo. Per un 
                  paese con gravi carenze di acqua importare una tonnellata di 
                  frumento significa importare 1000 tonnellate di acqua. Nel 1997, 
                  lacqua necessaria per produrre cereali e altri prodotti 
                  agricoli in nord Africa e Medio Oriente è stata circa 
                  pari al flusso annuale del Nilo. È evidente come questo 
                  induca una dipendenza sempre più stretta di questi paesi 
                  dallimportazione da paesi terzi.  
                  A livello mondiale, circa il 70% delle acque deviate dai fiumi 
                  o pompate dal sottosuolo viene utilizzato per lirrigazione, 
                  il 20% per lindustria e il 10% per usi residenziali.  
                  Mille tonnellate dacqua possono essere utilizzate in agricoltura 
                  per produrre una tonnellata di frumento, che vale 200 dollari, 
                  oppure possono essere usate per scopi industriali per un valore 
                  produttivo di 14.000 dollari. È evidente che la tentazione 
                  del guadagno industriale ha quasi sempre la meglio, e nel tempo 
                  potrebbe averne sempre di più. Ma non sarà facile 
                  imparare a digerire uno spinterogeno.  
                  A causa dei prelievi dacqua molti grandi fiumi si prosciugano 
                  prima di raggiungere il mare, e alcuni sono spariti del tutto. 
                   
                  Nel sud-est degli Stati Uniti il fiume Colorado solo raramente 
                  riesce a raggiungere il golfo di California; lAmu Darja, 
                  immissario del lago dAral, viene completamente prosciugato 
                  dai coltivatori di cotone uzbeki e turkmeni molto prima di raggiungere 
                  il lago, le cui acque sono in forte ritiro fino a farne temere 
                  la scomparsa.  
                  Limmenso Fiume Giallo è andato in secca per la 
                  prima volta  in tremila anni di storia della Cina  
                  nel 1972 e non ha raggiunto il mare per circa quindici giorni. 
                  In seguito la situazione è verticalmente peggiorata e, 
                  a fronte dei progetti che prevedono lulteriore utilizzo 
                  delle sue acque per scopi agricoli, industriali e urbani, è 
                  possibile che il Fiume Giallo diventi un fiume interno, che 
                  non raggiunge mai il mare.  
                  Situazioni simili si hanno per il Nilo e per il Gange. La battaglia 
                  per accaparrarsi le residue acque di questi fiumi potrebbe diventare 
                  intensissima nei prossimi anni, a fronte della prospettiva di 
                  incremento demografico dei paesi che insistono su questi bacini. 
                   
                  I fenomeni di deforestazione vanno a contribuire allaggravamento 
                  della siccità, anche nei periodi di maggiori precipitazioni, 
                  perché favoriscono i processi di inaridimento del terreno 
                  e quindi una difficoltà maggiore per la captazione delle 
                  acque. Questi stessi fenomeni hanno facilitato il propagarsi 
                  dei terribili incendi che nel 1997/98 hanno colpito Indonesia 
                  e Brasile.  
                  Infine si deve considerare anche il degrado della qualità 
                  delle acque. A livello globale meno del 10% della massa totale 
                  dei rifiuti (scarichi industriali, residui di produzione agricola 
                  e rifiuti umani) viene trattato prima di essere scaricato nei 
                  fiumi; gli stessi fiumi la cui acqua viene utilizzata per bere, 
                  per lirrigazione e per lindustria. In tutti i continenti 
                  le acque sotterranee sono a rischio di contaminazione.  
                
                   
                    |  
                       Che 
                        cosa e chi spinge al consumo di risorse  
                          
                      
                         
                          | Quanto 
                            consuma il cittadino italiano nella vita | 
                         
                         
                          | Consumi 
                            alimentari  | 
                            | 
                          
                             100.000,00 
                           | 
                         
                         
                          | Consumi 
                            non alimentari  | 
                            | 
                          
                             400.000,00 
                           | 
                         
                         
                           
                             
                               
                                Abitazione  
                             
                           | 
                          90.000,00 | 
                            | 
                         
                         
                           
                             
                              Trasporti/auto 
                                 
                             
                           | 
                          70.000,00 | 
                            | 
                         
                         
                          | Totale 
                            consumi | 
                            | 
                          
                             500.000,00 
                           | 
                         
                         
                          | In 
                            Italia si consuma ogni anno  | 
                         
                         
                          | Importo 
                            di merci | 
                            | 
                          
                             430.000.000.000,00 
                           | 
                         
                         
                          | Come 
                            è diviso limporto per diverse fasi 
                             | 
                         
                         
                          | Ditte 
                            produttrici | 
                          
                             40% 
                           | 
                            | 
                         
                         
                          | Pubblicità | 
                          
                             5% 
                           | 
                            | 
                         
                         
                          | Grossisti | 
                          
                             10% 
                           | 
                            | 
                         
                         
                          | Dettaglio | 
                          
                             35% 
                           | 
                            | 
                         
                         
                          | Trasporti | 
                          
                             10% 
                           | 
                            | 
                         
                         
                          | Come 
                            è diviso limporto tra i diversi soggetti 
                            (1) | 
                         
                         
                          | Imprenditori 
                            (2) | 
                          
                             70% 
                           | 
                          
                             10% 
                              speso in merci  
                           | 
                         
                         
                          |   | 
                            | 
                          
                             90% 
                              accumulato (investimenti e proprietà) 
                           | 
                         
                         
                          | Manodopera | 
                          
                             30% 
                              (3) 
                           | 
                          
                             80% 
                              speso in merci 
                           | 
                         
                         
                          |   | 
                            | 
                          
                             20% 
                              risparmi (4) 
                           | 
                         
                       
                      Note 
                         
                        (1) Nel mondo 200 aziende gestiscono il 40% del totale 
                        di questo importo.  
                        (2) Produttori, grossisti, imprese di pubblicità, 
                        di trasporto, negozianti, etc. Il costo dei materiali 
                        di fatto è divisibile tra imprenditori, che ne 
                        gestiscono il prelievo, e la trasformazione e la manodopera 
                        che lavora per essi.  
                        (3) Nel mondo circa il 20% di tale 30% è distribuito 
                        tra 2 miliardi di persone. 
                        (4) Gestiti da imprenditori (banche, istituti, assicurazioni, 
                        etc). 
                        Lelaborazione dei dati è del tutto indicativa. 
                        La fonte dei dati dei consumi pro-capite in Italia è: 
                        ISTAT (2001), I consumi delle famiglie anno 1999, 
                        Roma.  
                       | 
                   
                 
                  
                  Le risorse minerarie  
                 
                I combustibili fossili (carbone, petrolio e gas naturale) forniscono 
                  oltre il 90% dellenergia nella maggior parte dei paesi 
                  industrializzati e il 75% dellenergia su scala mondiale. 
                  Il 30% è petrolio, il combustibile fossile più 
                  conveniente e più diffuso.  
                  Nel 2000 sono stati utilizzati 3.200 milioni di tonnellate di 
                  petrolio con una crescita media nei consumi per tutti gli anni 
                  novanta dello 0,8% annuo (USA nel 1999 crescita del 2%).  
                  Nei principali ambiti estrattivi si sono organizzati dei veri 
                  monopoli: ad esempio in Arabia Saudita vi è una sola 
                  società che gestisce il 95% dei prelievi, la Saudi Aramco, 
                  la compagnia che produce la maggiore quantità di barili 
                  al giorno 9.000.000 bb/g saldamente controllata dagli Stati 
                  Uniti dAmerica.  
                  Il sistema energetico, così come è organizzato 
                  oggi, lascia completamente fuori circa due miliardi di persone 
                  che non hanno combustibili ed elettricità, e serve in 
                  maniera inadeguata altri due miliardi di persone che non possono 
                  permettersi la maggior parte dei comfort derivanti dal consumo 
                  di energia del modello occidentale. Ma anche in questa situazione, 
                  in cui i consumi energetici sono così malamente distribuiti 
                  e senza ipotizzarne una eventuale e disastrosa estensione (disastrosa 
                  per via, per esempio, delle emissioni, già a livello 
                  di guardia), laffidamento allimpoverimento di risorse 
                  non rinnovabili fa sì che si sia costruito un modello 
                  il cui andamento non è sostenibile nemmeno per un altro 
                  secolo.  
                  Se si dovessero soddisfare le crescenti necessità della 
                  Cina (ed è possibile che questa lo esigerà presto), 
                  dellIndia e degli altri paesi in via di sviluppo nello 
                  stesso modo in cui vengono soddisfatte oggi quelle dei paesi 
                  industrializzati, sarebbe necessario triplicare la produzione 
                  petrolifera mondiale, anche in assenza di aumenti dei consumi 
                  nei paesi industrializzati. Questo, ovviamente, comporterebbe 
                  che le risorse durerebbero tre volte meno.  
                  Ma oltre ai danni allecosistema planetario la ricerca 
                  e lo sfruttamento del petrolio, come di tutte le risorse minerarie, 
                  comporta la destrutturazione dellambiente naturale e sociale 
                  in cui le attività di prelievo si svolgono. La sconvolgente 
                  entità dei profitti che si ottengono su questi materiali 
                  e la possibilità di concentrarne i ricavi sconvolge le 
                  comunità, ne annulla i caratteri produttivi e insediativi, 
                  li sottomette a enormi interessi non gestiti localmente.  
                  I paesi industrializzati sono grandi consumatori di minerali: 
                  utilizzano più del 90% delle importazioni di bauxite, 
                  circa il 100% delle importazioni di nichel, l80% dello 
                  zinco, il 70% del rame, del ferro, del piombo e del manganese. 
                  I paesi in via di sviluppo possiedono gran parte delle risorse 
                  minerarie del mondo e si tengono gran parte dei guasti ambientali. 
                   
                  Per ciascuna delle risorse minerarie di interesse dei paesi 
                  industrializzati sussistono delle condizioni specifiche di conflittualità. 
                  Un esempio tra i molti il settore della gioielleria. Cresciuto 
                  negli ultimi 15 anni del 250%, è per gran parte fondato 
                  sul commercio dei diamanti alla cui estrazione lavorano decine 
                  di migliaia di poveri sottopagati. Per comprendere lentità 
                  della forza destrutturante dello sfruttamento delle risorse: 
                  larea dellAngola dove si raccolgono ufficialmente 
                  circa 600 milioni di dollari lanno di diamanti è 
                  una delle più povere del mondo ed è teatro di 
                  un conflitto trentennale.  
                  
                  Altre risorse naturali  
                 
                Gli oceani forniscono più della metà dei beni 
                  e dei servizi necessari allequilibrio del pianeta. Più 
                  della metà delle minacce che mettono in pericolo la loro 
                  sopravvivenza sono addebitabili alluomo. Con il loro volume 
                  e la loro densità assorbono, immagazzinano e trasportano 
                  grandi quantità di calore, acqua e sostanze nutritive. 
                  Possono assorbire calore ben 1000 volte di più che non 
                  latmosfera. Attraverso la fotosintesi e levaporazione, 
                  i sistemi e le specie marine aiutano a regolare il clima, mantengono 
                  vivibile lambiente, convertono lenergia solare in 
                  cibo e contribuiscono a limitare le catastrofi naturali. Il 
                  valore economico di questi servizi gratuiti supera 
                  di gran lunga quello delle industrie che hanno fatto degli oceani 
                  la fonte della loro ricchezza.  
                  Il valore di tutti i beni e servizi provenienti dal mare è 
                  stimato in 21.000 miliardi di dollari allanno (1999); 
                  il 70% in più rispetto agli ecosistemi terrestri.  
                  Dal 1950 la pesca è quintuplicata; la disponibilità 
                  pro capite è aumentata da 8 a 15 chili nel 96; 
                  200 milioni di persone dipendono dalla pesca per la sopravvivenza; 
                  l83%, in valore, del pesce viene importato dai paesi industrializzati. 
                   
                  Lindustria della pesca non fa eccezione al processo di 
                  globalizzazione dei mercati. Dal 1970 al 98 le esportazioni 
                  di pesce sono cresciute di circa cinque volte; le nazioni industrializzate 
                  dominano il consumo globale di pesce, con l80% delle importazioni 
                  in termini di valore. I paesi in via di sviluppo contribuiscono 
                  per circa la metà di tutte le esportazioni ittiche. Ma 
                  laumento costante della pesca, insieme allinquinamento 
                  e alla distruzione degli habitat, stanno mettendo a repentaglio 
                  gli stock ittici mondiali: la FAO stima che 11 delle 15 maggiori 
                  aree di pesca e il 70% delle principali specie ittiche sono 
                  sovrasfruttate o sfruttate al limite del biologico. Già 
                  nel 1998 il pescato totale è fortemente diminuito (7,5%), 
                  in parte per effetto di condizioni meteorologiche eccezionali, 
                  ma anche per effetto delle forme di pesca selvaggia che sono 
                  alimentate dalla richiesta. In un oceano impoverito il livello 
                  di pesca viene in parte mantenuto pescando specie sempre più 
                  piccole, lazione delle reti procura un pescato involontario 
                  di grandi quantità di pesci non selezionati che vengono 
                  restituiti allacqua morti o moribondi. Ogni anno la pesca 
                  involontaria ammonta a circa 20 milioni di tonnellate, un quarto 
                  del pescato totale.  
                  Ma questa spinta allesportazione nel terzo mondo, che 
                  è più redditizia, rende la vita dei pescatori 
                  autonomi sempre più dura e i prezzi del prodotto per 
                  uso interno crescono al di là delle possibilità 
                  delle popolazioni locali. In Senegal, ad esempio, molte specie 
                  tradizionalmente consumate da tutta la popolazione vengono oggi 
                  esportate o acquistate solo dai benestanti. Si tratta di una 
                  tendenza con implicazioni gravi per la sicurezza alimentare, 
                  poiché per circa un miliardo di persone  soprattutto 
                  in Asia  il pesce è la fonte primaria di proteine. 
                   
                  A parità di sforzo in molte zone la quantità del 
                  pescato si è ridotta dell80% rispetto a dieci-quindici 
                  anni fa. Ciò comporta che vi sia maggiore attività, 
                  più costi e quindi meno benefici locali . Un patrimoni 
                  distrutto a vantaggio di pochi commercianti.  
                
                   
                    |  
                       Gli 
                        accordi con le comunità locali 
                         
                         
                      Il 
                        prelievo di risorse minerarie avviene anche in zone abitate. 
                        In questo caso le compagnie che hanno le concessioni provvedono 
                        a definire accordi con le comunità insediate.  
                        È il caso dellAccordo di mutua cooperazione 
                        definito tra AGIP e lorganizzazione degli Huaorani, 
                        popolazione indigena dellEcuador. Laccordo 
                        impegna gli indigeni a non opporsi alla costruzione ed 
                        al funzionamento di un impianto che produrrà circa 
                        30.000 barili di petrolio al giorno mentre lAGIP: 
                        si impegna a fornire un quintale di zucchero, burro e 
                        sale per la colazione dei bambini della scuola ma 
                        solo una volta e unicamente nei mesi maggio, agosto e 
                        novembre dellanno 2001, 15 piatti, 15 tazze, 
                        15 cucchiai, una pentola e due secchi; fornirà 
                        per le attività sportive un fischietto per larbitro, 
                        un cronometro e due palloni, una lavagna, una bandiera 
                        dellEcuador; pagherà 40 dollari al mese per 
                        sei insegnanti ma solo da maggio a dicembre; finanzierà 
                        la costruzione di unaula scolastica che non deve 
                        costare più di 3.500 dollari; doterà ogni 
                        comunità (sono sei) di un armadio farmaceutico 
                        più un massimo di 200 dollari di medicine; formerà 
                        dei promotori della salute che riceveranno 
                        25 dollari al mese ma solo per il 2001; inoltre ha rifatto 
                        le tubature dellacqua potabile di una delle comunità 
                        (costo 2.500 dollari).  
                        Un buon accordo per sfruttare le risorse comuni, distruggere 
                        parti di foresta, inquinare, ignorare gli effetti che 
                        tale attività avrà sugli abitanti dellarea. 
                         
                        Un buon accordo per lAGIP.  
                       | 
                   
                 
                  
                   
                    |  
                       Il 
                        controllo militare delle risorse 
                         
                      Alcune 
                        risorse risultano essere fondamentali sia per la loro 
                        centralità nei processi produttivi sia per la capacità 
                        di produrre profitti.  
                        Tra esse in questo momento il petrolio è la prima. 
                        Lenorme facilità del prelievo, gli elevati 
                        consumi, i bassi costi di produzione e lelevato 
                        prezzo di vendita delle merci, la centralità come 
                        combustibile per la maggior parte dei processi produttivi 
                        fanno del petrolio la risorsa che in questo momento produce 
                        il maggiore movimento di denaro.  
                        Il sistema di controllo non si pone in atto solo per il 
                        petrolio ma per la quasi totalità delle risorse 
                        concentrate il cui uso è globale.  
                        Tale controllo è stato richiesto da parte delle 
                        grandi compagnie e si attua prima attraverso accordi commerciali, 
                        poi con la creazione di concessioni monopolistiche alle 
                        compagnie, poi con la costituzione di governi asserviti, 
                        infine con loccupazione militare ed i governi fantoccio. 
                         
                        Gran parte di queste operazioni di controllo sono attuate 
                        da Stati Uniti & C., in quanto gran parte delle compagnie 
                        e quindi degli interessi risiede in quei paesi.  
                        Linstabilità dellarea del Caspio dipende 
                        dalla presenza del 5% delle risorse petrolifere e di gas 
                        mondiali che dopo divisione dellURSS non hanno avuto 
                        padrone e dalla necessità di trovare tracciati 
                        controllabili per oleodotti.  
                        Se si verifica la localizzazione delle basi inglesi e 
                        statunitensi nel Golfo Persico si noterà che esse 
                        sono situate tutte in corrispondenza dellarea di 
                        maggiore sfruttamento del petrolio e del gas (circa il 
                        40% della produzione mondiale).  
                        Linteresse per lAfghanistan, oltre ad essere 
                        di strategia militare, è connesso con la presenza 
                        di petrolio, di pietre preziose, ed alla necessità 
                        del passaggio di oleodotti.  
                        Ma forse è necessario considerare altri elementi. 
                        Loppio dellAfghanistan soddisfaceva circa 
                        l80% della domanda mondiale. Un affare che lascia 
                        pochi soldi ai coltivatori ma moltissimi soldi ai gestori 
                        del mercato (gli Stati Uniti sono il maggiore mercato 
                        mondiale per uso personale e farmaceutico).  
                        Centinaia di miliardi di dollari di guadagno che improvvisamente, 
                        nel luglio 2000, è stato interrotto dai talebani. 
                        Nel luglio 2001 non cè stato raccolto. A 
                        luglio 2002 ci sarà un nuovo raccolto.  
                        Dietro ogni conflitto vi è una risorsa: in Angola 
                        e Sierra Leone i diamanti, nella Repubblica Democratica 
                        del Congo il rame e i diamanti, nel Sud Est asiatico (Timor, 
                        Malesia, Indonesia, etc) il legname, nel Golfo Persico, 
                        nel Mar Caspio, in Algeria, Angola, Ciad, Columbia, Indonesia, 
                        Nigeria, Sudan e Venezuela il petrolio e il gas, etc  
                        In alcuni casi si tratta di interventi degli Stati Uniti 
                        & C. per il controllo diretto, in altri casi di guerre 
                        infinite nellambito della medesima economia tra 
                        gruppi imprenditoriali che finanziano soggetti locali. 
                         
                        Dove cè stabilità ci sono governi 
                        feudali e monopolio di potenze occidentali, come in Arabia 
                        Saudita dove il 95% del petrolio estratto è controllato 
                        da società statunitensi.  
                        Per ora si tratta di guerre per i minerali e i combustibili, 
                        ovvero risorse locali controllate da pochi e usate globalmente. 
                        Cosa succederà quando si controlleranno globalmente, 
                        localmente già avviene, acqua e suoli?  
                        La prima guerra moderna in cui luso dellacqua 
                        è uno dei fattori propulsivi è il conflitto 
                        mediorientale.  
                        Intanto gli Stati Uniti impegnano circa il 5% del loro 
                        bilancio per spese militari: 675.775,00 Euro al minuto 
                        (350.000.000.000 dollari lanno) pari al 40% delle 
                        spese militari dellintero pianeta.  
                       
                      Su 
                        questo tema:  
                        AA.VV. (2201), No Global. Gli inganni della globalizzazione 
                        sulla povertà, sullambiente, sul debito, 
                        Zelig Editore, Milano  
                        Brisard J.C., Dasquié G. (2002), La verità 
                        negata, Marco Tropea Editore, Milano  
                        Blum W. (2002), Con la scusa della libertà, 
                        Marco Tropea Editore, Milano  
                        Cheterian V. (2001), Dal golfo alla Cina. Conflitti 
                        ad alto rischio, in Le Monde Diplomatique - 
                        Il Manifesto, 10.11.01  
                        Gouverneur C. (2002), Teheran alla guerra delloppio, 
                        in Le Monde Diplomatique - Il Manifesto, 
                        10.3.02  
                        Klare M.T. (2001), Nuova geografia dei conflitti, 
                        in Guerra e Pace, novembre 2001  
                        Kennedy P. (2002), Larsenale dellimpero, 
                        in Internazionale n. 426, anno 9, marzo 2002  
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                       Di 
                        necessità, risorsa 
                         
                      Le 
                        modificazioni climatiche, linstabilità del 
                        clima e le mutazioni registrate nelle quantità 
                        e nella frequenza dei periodi di pioggia hanno fatto insorgere 
                        il problema acqua anche in zone in cui tale emergenza 
                        non era storicamente presente. Una delle cause principale 
                        del collasso idrico di molti territori è lenorme 
                        uso, spesso motivato solo da ragioni di profitto, delle 
                        acque in agricoltura. In molte regioni, anche del nostro 
                        paese, invece di controllare ladeguata utilizzazione 
                        delle acque, si è iniziato a ipotizzare la realizzazione 
                        di impianti di potabilizzazione. Così facendo non 
                        si rende compatibile luso con la quantità 
                        di acque, in quanto luso incompatibile è 
                        parte di un sistema produttivo e di profitto, ma si aggiunge 
                        un altro strumento che produce profitti, la vendita delle 
                        acque potabilizzate, ed aumenta la dipendenza della comunità 
                        dal gestore o proprietario degli impianti che definirà 
                        costi e quantità distribuite.  
                        In un sistema di mercato ogni necessità diviene 
                        risorsa.  
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                 Gli esiti  
                 
                Lentità del prelievo indiscriminato di risorse, 
                  a cui si è appena accennato ha comportato un danno irreparabile 
                  nellambiente e nella popolazione. La connessione infatti 
                  tra prelievo, alterazione dellambiente e delle comunità 
                  e danni alla salute è strettissima e diretta.  
                  Gli ecosistemi di acque dolci sono stati profondamente trasformati: 
                  le zone umide sono state ridotte in quantità e dimensione 
                  (il 60% in meno in Europa nellultimo secolo, il 50% circa 
                  nel mondo) per bonifiche agricole e insediamenti; i fiumi sono 
                  stati rettificati e artificializzati (nel 1950 nel mondo vi 
                  erano 5.750 dighe sopra i 15 metri di altezza, oggi ve ne sono 
                  41.000); i fiumi che in alcune stagioni dellanno non riescono 
                  ad arrivare alla foce per la quantità dei prelievi sono 
                  in aumento (Colorado, Fiume Giallo si sono prosciugati negli 
                  anni passati fino a 600 km dalla foce), interi serbatoi dacque 
                  superficiali, quali il lago di Aral sono in via di prosciugamento 
                  lasciando migliaia di kmq di deserto.  
                  Il 90% del totale mondiale degli scarichi urbani vengono immessi 
                  non trattati nei fiumi, nei laghi, nelle acque costiere. Ogni 
                  anno 5.000.000 di persone muoiono per avere bevuto acqua inquinata 
                  e il 28% della popolazione mondiale non ha facile accesso allacqua 
                  potabile.  
                  Come visto gli ecosistemi forestali si riducono ogni anno di 
                  una superficie enorme; il 30% delle aree potenzialmente interessate 
                  da foreste è stato convertito in agricoltura in parte 
                  irrigua (la superficie delle aree irrigue pari al 17% del totale 
                  è aumentata dal 72% dal 1966 al 1996).  
                  I suoli sono continuamente utilizzati per insediamenti (471 
                  milioni di ettari il 4% della superficie delle terre emerse 
                  è occupata da insediamenti), il 26% è utilizzato 
                  ad agricoltura intensiva. Il 24% dei suoli agricoli presenta 
                  moderati fenomeni di degrado, il 40% gravi fenomeni di degrado 
                  (che comporta la perdita di capacità produttiva); ogni 
                  anno 5 ml di ettari di terreni si desertifica.  
                  La superficie degli ambiti naturali è in continua riduzione 
                  (in tutti i continenti è molto al di sotto del 50%), 
                  come è in riduzione la loro qualità.  
                  Gli incendi dei sistemi naturali (foreste, praterie, etc), quasi 
                  tutti dolosi, colpiscono milioni di ettari lanno. La biodiversità 
                  è in riduzione con la perdita annuale di centinaia di 
                  specie animali e vegetali. Ghiacciai in scioglimento, innalzamento 
                  dei mari e aumento delle temperature, inquinamento dellatmosfera, 
                  etc, etc.  
                  Questo è molto sinteticamente il risultato di unazione 
                  di sfruttamento che non ha confronti con nulla di quanto avvenuto 
                  in passato. Uno sfruttamento inutile, evitabile, insensato, 
                  tragico, che colpisce non solo lambiente ma le comunità 
                  in esso insediate.  
                  Dal 1978 il commercio mondiale è aumentato di 18 volte 
                  eppure dal 1997 la povertà è aumentata del 50%. 
                   
                  Al benessere raggiunto localmente dalle comunità in presenza 
                  di limiti ambientali è stato sostituito un benessere 
                  di merci che ha aumentato le distanze tra le società 
                  e allinterno del società del pianeta: chi era ricco 
                  è diventato più ricco vendendo, chi era povero 
                  è diventato più povero comprando merci.  
                  Indicatori della enorme distanza incrementatasi con il modello 
                  economico è ad esempio il confronto tra il consumo medio 
                  pro-capite degli Stati Uniti dAmerica con quello del Zambia: 
                  rispettivamente un cittadino americano ed uno dello Zambia consuma 
                  ogni anno: 21 Kg e 8,2 Kg di pesce; 122 kg e 12 kg di carne; 
                  975 kg e 144 kg di cereali; 293 kg e 1,6 kg di carta; 6.902 
                  kg e 77 kg di petrolio equivalente; e dispone di 489 e 17 auto 
                  ogni mille abitanti. Sempre a titolo esemplificativo il più 
                  pagato giocatore di pallacanestro USA ha un ingaggio di 20 milioni 
                  di dollari annui; un lavoratore indonesiano dovrebbe per essere 
                  pagato con lo stesso importo 23.000 anni; con lo stesso importo 
                  si raddoppierebbero gli stipendi annuali di 55.000 persone, 
                  cambiandone significativamente le condizioni di vita; con lo 
                  stesso importo 20.000.000 di persone raddoppierebbero il loro 
                  budget quotidiano.  
                  Circa un miliardo di persone vive con un reddito inferiore al 
                  dollaro giornaliero ma due sono i miliardi che vivono sotto 
                  una soglia (definita internazionalmente) di povertà; 
                  27.000.000 di persone lavora a costo zero (schiavi); centinaia 
                  di milioni sono i minorenni sfruttati lavorando per una miseria 
                  dieci e più ore al giorno, milioni i bambini violati 
                  (1.000.000 di minorenni prostitute in Thailandia, 500.000 in 
                  Brasile, 300.000 negli USA)  
                  A Manaus in Brasile il 90% delle bambine che è nel giro 
                  della prostituzione sono state prima violentate a casa, la prestazione 
                  di una ragazza molto al di sotto dei 17 anni (già considerata 
                  matura) viene valutata 4,5.  
                  Ma il Brasile è il 4° produttore mondiale di alimenti 
                  e ogni giorno lì muoiono circa 800 bambini con meno di 
                  un anno e il 15% di quelli sotto i 5 anni soffrono di denutrizione; 
                  e il Brasile è lo stesso paese della depredazione della 
                  foresta, dei giacimenti di minerali, della coltivazione di cereali 
                  per gli allevamenti stranieri.  
                  Ogni anno nel mondo 13.000.000 di bambini muoiono di fame; 140.000.000 
                  sono i bambini tra i 6 e i 14 anni che non vanno a scuola; se 
                  andassero a giocare ci starebbe anche bene ma essi compongono 
                  un aparte dei 250.000.000 di bambini che forniscono manodopera 
                  a basso prezzo per le multinazionali.).  
                  Ad un ambiente destrutturato corrisponde una società 
                  destrutturata, volontariamente così da lasciare spazio, 
                  senza controllo, al mercato ed ai mercanti, ovvero per produrre 
                  ricchezza e per fare divertire (sic) pochi.  
                  Come visto per il controllo delle risorse che sono ritenute 
                  strategiche si strutturano dinamiche in cui gli interessi economici 
                  originano quelli politico-militari I conflitti hanno una genesi 
                  mercantile ed al di là delle cause artatamente costruite 
                  è sempre più evidente e leggibile la strategia 
                  delle multinazionali tesa ad una gestione diretta delle risorse 
                  ritenute primarie.  
                  A ciò corrisponde lesproprio operato ai danni delle 
                  comunità locali della gestione delle risorse che afferisce 
                  a soggetti forti lontani dalle situazioni e dagli interessi 
                  locali. Così per molte comunità avere delle risorse 
                  nel proprio territorio è stata una vera tragedia.  
                  Lo sfruttamento delle risorse privatizza lambiente natura 
                  e divide le comunità eliminando i beni comuni e portando 
                  enormi profitti proprio in ragione della razzia, seppure concessa, 
                  allambiente ed alle comunità.  
                  Attraverso questo meccanismo i poveri diventano più poveri 
                  e più dipendenti e i ricchi diventano più ricchi 
                  attraverso lespoliazione delle comunità locali. 
                 
                  
                 
                
                Gli scenari 
                  futuri  
                 
                Le ipotesi sul futuro sono connesse al tipo di rapporto con 
                  le risorse che si vorrà instaurare. Nella figura si è 
                  schematizzato il ragionamento svolto.  
                  Le risorse del nostro pianeta sono limitate. In questo momento 
                  luso delle risorse supera in quantità la disponibilità 
                  delle risorse stesse. Questa quantità di consumo eccedente 
                  si riscontra nel prelievo di risorse rinnovabili solo nel lungo 
                  periodo (foreste etc), di risorse non rinnovabili (desertificazione 
                  dei suoli, prelievo di risorse minerarie) e nellimmissione 
                  di sostanze alteranti nellambiente (inquinamento dellaria, 
                  delle acque etc)  
                  Questo superamento dipende in alcuni paesi dalla quantità 
                  troppo elevati dei consumi, in altri paesi dalla quantità 
                  della popolazione assai più numerosa di quanto la disponibilità 
                  di risorse consentirebbe e in altri della compresenza dei due 
                  fattori.  
                  Per permettere il mantenimento di questa situazione di disequilibrio 
                  si potrebbe intervenire sui consumi e sulla crescita demografica 
                  riducendo entrambi.  
                  La scelta fatta è invece quella di permettere la continua 
                  crescita di popolazione e di consumi sia nei paesi ricchi che 
                  nei paesi poveri attraverso luso di tecniche che permettano 
                  un migliore funzionamento del sistema produttivo e commerciale 
                  esistente.  
                  La tecnica in questa accezione permette di fare aumentare i 
                  consumi e la popolazione ma non la crescita complessiva del 
                  consumo di risorse.  
                  In questo fare la tecnica diviene motore di ulteriore artificializzazione 
                  del sistema. Ovvero per permettere laumento dei consumi 
                  e della popolazione i processi produttivi e insediativi sono 
                  industrializzati, estranei allambiente, lontani dal controllo 
                  della comunità insediata.  
                  Il modello della industrializzazione globalizzata concentra 
                  le attività e la produzione di merci nelle mani di pochi 
                  creando una sudditanza nella gran parte della popolazione planetaria 
                  a cui è tolta lautonomia ed il controllo della 
                  propria esistenza.  
                  In tale maniera si assiste alla realizzazione di una infelicità 
                  programmata dove la libertà degli individui è 
                  uno slogan e dove la dipendenza dal sistema e da chi lo gestisce 
                  non è un astrattezza ma una concreta limitazione nella 
                  vita delle persone.  
                  In questa politica dellinfelicità programmata le 
                  risorse hanno unimportanza centrale in quanto sono sicuramente 
                  sottodimensionate rispetto alle seppur fittizie necessità 
                  ed alla quantità di popolazione presente nel pianeta. 
                   
                  Per cui il controllo da parte di chi produce delle risorse che 
                  trasforma è inalienabile. E come è concentrata 
                  la produzione e commercializzazione delle merci così 
                  è concentrata la gestione delle risorse. Presente e futuro 
                  di guerre di sofferenze di violenza sui deboli di sfacciata 
                  tracotanza dei forti sono i caratteri di questo scenario.  
                  La soluzione diversa e alla portata di tutti è quella 
                  di ridurre lincremento demografico e ridurre i consumi. 
                  Questa è condizione necessaria ma non è sufficiente. 
                   
                  Il disequilibrio ha creato unalterazione profonda nellambiente 
                  naturale che se sottoposto a seppur ridotta pressione da parte 
                  delluomo avrebbe tempi di recupero così lunghi 
                  da rendere difficile ipotizzarne un completo ripristino.  
                  Ma il disequilibrio ha creato una profonda alterazione culturale 
                  e sociale.  
                  In questo la tecnica può essere utile a ristabilire una 
                  relazione con lambiente e gli individui.  
                  Una tecnica volta al recupero ed alla riduzione delluso 
                  delle risorse; soluzioni appropriate connesse con i luoghi e 
                  le persone, che aiutino a consolidare o ricreare lautonomia 
                  delle popolazione e rendano possibile la gestione diretta dei 
                  mezzi di sostentamento da parte delle comunità ed il 
                  controllo che in esse avviene per luso comune di sistemi 
                  quali quelli naturali che sono indivisibili.  
                  A questa ipotesi riduttiva si oppone il modello vigente paventando 
                  una continua minaccia di un catastrofico peggioramento delle 
                  condizioni di vita.  
                  In una società in continua crescita la riduzione dei 
                  mercati, o anche la sola stagnazione, è vista come un 
                  enorme rischio sociale, sia per la riduzione occupazionale che 
                  comporta sia per la riduzione della circolazione del denaro. 
                   
                  Ma nella società contemporanea le quantità di 
                  merci prodotte non sono collegate direttamente con la quantità 
                  degli addetti. In quasi tutti i settori le nuove soluzioni tecniche 
                  hanno ridotto gli oneri connessi con limpiego di personale, 
                  sia per la riduzione degli addetti necessari a mantenere i processi 
                  produttivi sia per la qualifica richiesta agli addetti. Pochi 
                  addetti non specializzati riescono a produrre enormi quantità 
                  di merci. La minaccia riduzione del mercato  aumento 
                  della disoccupazione oggi più che mai ha poca ragione 
                  di esistere e le condizioni di effettiva, seppur non formale, 
                  schiavitù in cui la maggior parte dei lavoratori del 
                  mondo è costretta ad operare conferma tale interpretazione. 
                   
                  Sicuramente la mancanza di aumento delle merci e quindi la riduzione 
                  del mercato avrebbe degli effetti e questi avranno ripercussioni 
                  maggiori per coloro i quali hanno condizioni di vita già 
                  al limite. Ma la minaccia paventata è superiore agli 
                  effetti. Se si costituiscono sistemi di solidarietà e 
                  si ricompongono le relazioni interne alla comunità e 
                  si gestiscono direttamente le produzioni la minaccia potrebbe 
                  rivelarsi un enorme bluff.  
                  In ogni caso non vi è scelta. Il sistema attuale non 
                  è perseguibile per i danni che porta alla popolazione 
                  e nellambiente.  
                  
                
                
                 
                  Come intervenire 
                 
                Azioni dirette  
                 
                  
                  Le risorse minerarie  
                 
                La riduzione dei consumi è il primo sistema per ridurre 
                  il mercato. La riduzione del mercato riduce direttamente i profitti 
                  e dunque riduce il potere di chi gestisce il mercato.  
                  La riduzione dei consumi si rivolge evidentemente ai paesi occidentali 
                  dove luso di merci inutili interessa la gran parte della 
                  popolazione e non soltanto i ricchi.  
                  Ridurre i consumi è dunque soluzione semplice che porta 
                  benessere diretto (risparmi, meno angosce, meno nevrosi), indiretto 
                  (meno inquinamento, meno problemi sullo smaltimento) e anche 
                  un sensazione di soddisfazione (uscire dalla condizione di pollo 
                  gestito anche nei desideri di acquisto). 
                  
                 
                 
                    
                  Controllare le merci  
                 
                Acquisire ed utilizzare merci di cui si conoscono le origini. 
                  In particolare delle merci verificare le modalità produttive 
                  (uso della manodopera) e i comportamenti utilizzati nel trattamento 
                  delle risorse e gli effetti nellambiente.  
                  Attraverso questa verifica e privilegiando merci che abbiano 
                  una qualità ambientale e sociale superiore si indirizza 
                  il mercato stimolando i produttori a perseguire una maggiore 
                  qualità.  
                  Tale ambito operativo si sviluppa allinterno delle regole 
                  del mercato attuando esclusivamente un consumo critico e dunque 
                  orientando il mercato stesso.  
                  
                  
                  Relazionarsi direttamente con i produttori 
                 
                Se possibile è fondamentale acquisire le merci direttamente 
                  dalle comunità che producono scavalcando in questa maniera 
                  tutti gli intermediari del commercio e quindi direttamente favorendo 
                  lautonomia delle comunità produttrici. Ciò 
                  diviene di particolare importanza per tutti le merci che provengono 
                  da paesi in cui lo sfruttamento delle risorse naturali è 
                  molto elevato e dove solitamente si accompagna ad un enorme 
                  sfruttamento sociale.  
                  Favorire soggetti che producono localmente e con i quali si 
                  attua un rapporto diretto consolida le relazioni tra gli individui 
                  ed aumenta di fatto la qualità delle merci. Il produttore 
                  infatti conoscendo il consumatore è interessato a mantenere 
                  tale relazione e quindi a garantire una qualità della 
                  merce. Il consumatore da parte sua potendo verificare tutte 
                  le variabili potrà dare un giudizio complessivo sulla 
                  merce ossia un giudizio in cui fattori sociali, ambientali e 
                  di qualità siano pariteticamente considerati.  
                  
                 
                    
                  Utilizare il dono e uso libero 
                   
                 
                Le società autonome per millenni hanno rafforzato le 
                  relazione tra gli individui attraverso il dono. Ovvero lomaggio 
                  di oggetti e di favori anche utili alla vita quotidiana. In 
                  questo fare, oltre ad uscire dalle logiche sia di scambio sia 
                  di compravendita, si innestano meccanismi di gratuità 
                  tipici delle società con un uso marginale del denaro. 
                   
                  In questo molte sono state le esperienze attuate anche in tempi 
                  più recenti.  
                  
                
                   
                    |  
                       Uso 
                        libero 
                         
                      Da 
                        metà degli anni sessanta fino a metà degli 
                        anni settanta furono condotti esperimenti di Uso libero 
                        da parte del Gruppo Dioniso. Ispiratore e fondatore del 
                        gruppo, anarchico, era Giancarlo Celli. Il gruppo operò 
                        in diversi luoghi ed ebbe sede nel quartiere Tiburtino 
                        a Roma.  
                        Luso libero era fondato sul principio della messa 
                        a disposizione di oggetti (vestiario, libri etc ) ed in 
                        alcuni periodi anche alimenti. Le persone portavano nella 
                        sede materiali e si rifornivano di materiali a loro utili 
                        portati da altri, ciascuno secondo le proprie esigenze 
                        e la disponibilità presente. Lesperimento 
                        interessò anche il lavoro: numerosi artigiani ed 
                        alcuni professionisti misero a disposizione del loro tempo 
                        lavoro.  
                        Per ulteriori informazioni: antiglo@email.it 
                          
                 | 
                   
                 
                  
                Azioni di denuncia e proposta 
                  
                  Boicottare 
                   
                 
                Non credere troppo nei regolamenti, inclusi quelli di qualità, 
                  e nella capacità da parte dei grandi produttori di esservi 
                  ossequiosi. Le norme si modificano a seconda dei desideri dei 
                  potenti.  
                  Anche nelle relazioni con il mercato vi è la possibilità 
                  di attuare una strategia di azione diretta. Boicottare le ditte 
                  che inquinano, che sfruttano oltre misura gli addetti, che controllano 
                  le comunità locali, che impongono i loro prodotti sostituendoli 
                  a quelli locali.  
                  Boicottare i prodotti inutili: quelli che sono levoluzione 
                  di una merce ancora funzionante (il campo dei computer e delle 
                  tecnologie domestiche e delle automobili sono quelli a maggiore 
                  rinnovamento finalizzato solo alla vendita).  
                  Boicottare le merci che per essere prodotte prelevano risorse 
                  non rinnovabili, o prelevano risorse rinnovabili in maniera 
                  incongrua (la distruzione della foresta pluviale).  
                  Ridurre al minimo luso dei prodotti monopolizzati. Primo 
                  tra tutti il petrolio, le droghe, gli autoveicoli, bevande ed 
                  alimenti globali.  
                  
                  
                  Mantenere sistemi 
                  di produzione diretta 
                 
                Cercare di non essere parte del mercato. La condizione rurale 
                  facilita ma non è indispensabile: orti urbani, piccole 
                  coltivazioni sui terrazzi, forme di conduzione congiunta facilitano 
                  lautoproduzione alimentare.  
                  Per limitare la propria presenza sul mercato è fondamentale 
                  riparare quello che si ha, recuperare quello che viene buttato 
                  da altri, riutilizzare più volte ed in forme diverse 
                  le merci che si acquistano.  
                 
                    
                  Non sostenere finanziariamente 
                 
                Non affidare i risparmi ad assicurazioni, banche, investitori 
                  che non ne dichiarino luso. I risparmi, per quanto singolarmente 
                  piccoli, sono una delle maggiori fonti di sostegno del sistema 
                  dopo laggressione compiuta ai danni del welfare (aggressione 
                  compiuta appunto per potere gestire in privato queste disponibilità). 
                  Prestare i soldi eccedenti ad amici che ne facciano richiesta 
                  o affidarli a soggetti che li investano in azioni socialmente 
                  e ambientalmente corrette.  
                  
                  
                  Ridistribuire 
                  le risorse  
                 
                Uno dei maggiori sprechi di risorse è quello derivato 
                  dal loro accumulo.  
                  Laccumulo viene realizzato per ottenere maggiori profitti. 
                  Si accumulano concessioni, materiali, merci. Vi è una 
                  diretta corrispondenza tra ricchezze e risorse. Anche le situazioni 
                  apparentemente meno connesse quali i mercati finanziari sono 
                  fondate sulluso o sulle potenzialità duso 
                  di spazi fisici, di risorse di materiali.  
                  Un soggetto che ha accumulato denaro ha di fatto utilizzato 
                  una quantità di risorse direttamente proporzionata. Maggiore 
                  è laccumulo e maggiore è la quantità 
                  di danni provocati allambiente ed ai beni comuni.  
                  È dunque necessario agire su coloro i quali hanno accumulato 
                  per riportare quellenergia al sistema ovvero per ritrasformare 
                  quei capitali in recupero di condizioni di qualità ambientale 
                  e sociale, qualità che hanno ridotto privandola delle 
                  risorse attraverso le quali hanno accumulato.  
                  Accanto al sempre troppo esteso gruppo dei grandi accumulatori 
                  vi sono centinaia di milioni di persone che hanno accumulato 
                  piccole ricchezze. Una casa in più, oggetti, terreni 
                  sottoutilizzati, soldi. Ognuna di queste cose ha comportato 
                  un uso di energia e una trasformazione dellambiente. Questo 
                  tipo di accumulo non è necessariamente speculativo. Esso 
                  spesso è motivato dalla necessità di avere garanzie 
                  per il futuro. Ma queste garanzie non possono essere ricercate 
                  a livello individuale a meno di enormi sprechi di materiali 
                  ed energia. Queste garanzie debbono essere trovate nelle relazioni 
                  sociali e le risorse accumulate debbono essere redistribuite 
                  nella comunità al fine di ridurre la continua richiesta 
                  di materiale e raggiungere un benessere che se comune è 
                  meno energivoro e più soddisfacente.  
                  Le risorse debbono rimanere disponibili e quindi non possono 
                  essere trasformate solo per essere accumulate.  
                
                
                  
                  Denunciare 
                 
                Denunciare le imprese, le attività e le merci che non 
                  pongono attenzione allambiente ed alle comunità. 
                  In questo è necessario porre attenzione a dividere tra 
                  ciò che non è corretti anche rispetto ai valori 
                  diffusi di questa società (ad esempio lavoro minorile, 
                  inquinamento, sfruttamento oltre i limiti sindacali) e ciò 
                  che non è corretto in quanto attua le regole istituzionalizzate 
                  dellattuale modello.  
                  I primi, in questo momento, hanno una maggiore potenzialità 
                  nella capacità di evidenziare i limiti del modello vigente; 
                  ad esempio la vastità della loro presenza, ritenuta una 
                  aberrazione, in realtà dimostra la congenicità 
                  rispetto alle pratiche di globalizzazione, colonizzazione e 
                  industrializzazione praticate  
                  
                  Riaccomunare 
                  i beni  
                 
                Mantenere i beni comuni e indivisibili. Acque, terreni etc. 
                   
                  Ricomporre un patrimonio indiviso (con amici, parenti, piccole 
                  comunità) Attraverso di esso si aumenta la sicurezza 
                  personale nel futuro, si rende meno necessario attuare degli 
                  accumuli per garantire leventualità di situazioni 
                  di improduttività e quindi in questa società di 
                  benessere individuale.  
                  
                  Gestire 
                  i beni  
                 
                Il fine della gestione non è quello di ottimizzare i 
                  profitti che scaturiscono dalluso delle risorse ma quello 
                  di conservare i caratteri delloggetto di uso onde garantirne 
                  una qualificata utilizzazione nel tempo.  
                  Linteresse deve essere rivolto non alla trasformazione 
                  ed alla commercializzazione ma al mantenimento di una potenzialità 
                  ed al suo usufrutto nel tempo.  
                  Il soggetto a cui può essere demandata la gestione non 
                  può che essere la comunità insediata che riesce 
                  a distribuire direttamente i benefici ottenibili dalla conservazione 
                  delle risorse tra i propri componenti.  
                  La comunità è interessata al mantenimento delle 
                  proprie condizioni di benessere e dunque alla possibilità 
                  di mantenere o migliorare le condizioni ambientali in cui essa 
                  è insediata. Tale mantenimento prevede una utilizzazione 
                  non alterante e non distruttiva dei caratteri dei luoghi e degli 
                  elementi usufruiti dalla società insediata.  
                  Ciò non implica la costituzione di comunità chiuse, 
                  autistiche, isolate. Implica esclusivamente la possibilità 
                  di consapevolezza da parte della singola persona della disponibilità 
                  dei beni e delle interazioni che esistono tra i propri comportamenti 
                  e le condizioni dellambiente.  
                  
                
                   
                    |  
                       Alcune 
                        iniziative in corso 
                         
                      Di 
                        seguito si illustrano molto sinteticamente alcune recenti 
                        iniziative che promuovono delle soluzioni per ridurre 
                        il gli effetti negativi del sistema. Nonostante la loro 
                        efficacia in alcuni casi sia piuttosto discutibile sono 
                        iniziative che sostengono pratiche alternative a quelle 
                        perseguite dal modello vigente.  
                      Il 
                        controllo del prezzo delle materie prime  
                        Il caffè di qualità arabica 
                        aveva un prezzo per cento libre di 180 dollari nel 1998 
                        e di 55 dollari nel 2001. Attraverso la riduzione del 
                        prezzo da parte degli importatori si attua una politica 
                        di controllo del mercato, si sottomettono ed impoveriscono 
                        interi paesi, si producono enormi danni alle persone e 
                        allambiente.  
                        Unazione richiesta è quella di un controllo 
                        politico dei prezzi delle materie prime da parte dei paesi 
                        importatori. Acquisti trasparenti che influenzino 
                        positivamente le condizioni sociali e ambientali di produzione, 
                        che favoriscano le merci che usano materie prime correttamente 
                        pagate, che permettano ai paesi importatori di vigilare 
                        sul proprio mercato.  
                      Annullamento 
                        del debito estero  
                        I paesi in via di sviluppo (PVS) pagano ogni anno tra 
                        i 250 e i 300 Mld di dollari di interessi per i prestiti 
                        ricevuti ovvero circa cinque volte quanto ricevono in 
                        aiuti.  
                        Attività volte a favore della eliminazione del 
                        debito dei paesi in via di sviluppo nei confronti dei 
                        paesi ricchi. Gran parte del prodotto dei paesi poveri 
                        è dedicato al pagamento degli interessi dei prestiti 
                        ricevuti. Il fare prestiti ai paesi è il meccanismo 
                        di massima destabilizzazione dei governi ed il maggiore 
                        strumento di controllo delle popolazioni.  
                        È evidente che la riduzione o eliminazione di tale 
                        debito permetterebbe ai paesi oggi sottoposti ad una vera 
                        vessazione economica a potere investire in settori finalizzati 
                        al benessere della popolazione. È altrettanto evidente 
                        che è una battaglia perseguibile solo considerando 
                        lemergenza della situazione in quanto non cambia 
                        assolutamente i rapporti tra i paesi né costituisce 
                        alcun percorso verso situazioni future diverse.  
                      Revisione 
                        delle politiche di cooperazione  
                        I paesi industrializzati trasferiscono una quota minima 
                        del Prodotto nazionale lordo ai PVS; meno dello 0,22% 
                        (50 Mld di dollari) con una riduzione continua degli importi 
                        (ad esempio solo dal 1999 al 2000 sono stati ridotti del 
                        6%). Le risorse private volte alla speculazione stanziano 
                        circa 250 Mld di dollari in alcuni di questi paesi.  
                        Vi è un movimento che tende al rilancio della cooperazione 
                        pubblica, con l'obiettivo preciso dellaumento del 
                        benessere delle popolazioni (e quindi non al sostegno 
                        di azioni imprenditoriali), e con la richiesta ai paesi 
                        di finanziamenti con un elemento di dono almeno del 25% 
                        del totale degli importi.  
                      Tobin 
                        tax  
                        Lipotesi è che siano tassati tutti i movimenti 
                        finanziari. Attualmente il reddito di una persona è 
                        definito al di là di quelle che sono le transazioni 
                        e i capitali investiti in borsa. Questo avviene anche 
                        per le società. Ipotizzando che gran parte dei 
                        profitti negli ultimi sono stati ottenuti attraverso operazioni 
                        di borsa e che a queste azioni hanno corrisposto effetti 
                        in campo sociale e ambientale di portata enorme tassarle 
                        sembra essere un sistema per controllare e per avere una 
                        significativa disponibilità economica (riducendo 
                        di poco i profitti) da utilizzare per linteresse 
                        comune.  
                        La Tobin tax è stata ed è elemento di caratterizzazione 
                        della politica fiscale di alcuni partiti della sinistra 
                        in Europa. Fieramente osteggiata delleconomia liberista, 
                        ha un carattere di palliativo nei confronti di un meccanismo 
                        molto più destrutturante di quello che si riesce 
                        a controllare attraverso limposizione di questa 
                        tassa.  
                      Bilanci 
                        di giustizia  
                        Iniziativa a cui aderiscono singoli individui che vogliono 
                        ridurre i propri consumi. Il valore è quello di 
                        tenere in relazione persone che hanno fatto scelte di 
                        vita autonome e che di fatto aumentano lautonomia 
                        personale rispetto al sistema.  
                      Sostegno 
                        diretto a comunità  
                        Il sostegno diretto alle comunità dei paesi in 
                        via di sviluppo è stato per anni monopolio delle 
                        organizzazioni missionarie. Oggi il quadro si è 
                        sufficientemente allargato sia in ambito cattolico dove 
                        sono molto numerosi i gruppi di base direttamente connessi 
                        a comunità locali sia nel mondo laico dove si sono 
                        strutturati gruppi ed associazioni con il medesimo fine. 
                        La 
                        grande acquisizione culturale effettuata negli ultimi 
                        anni è che il rapporto con le comunità locali 
                        non è fondato solo sullinvio di materiali 
                        ma nel tentativo di comporre una relazione paritetica 
                        basata sullo scambio culturale e di merci.  
                      Il 
                        commercio equo e solidale  
                        Una delle attività più innovative realizzate 
                        nel corso degli ultimi anni. Le associazioni che partecipano 
                        a tale rete distribuiscono nei paesi ricchi merci prodotte 
                        direttamente dalle comunità locali.  
                        In questa maniera non si utilizzano intermediari, si riesce 
                        a valutare in maniera significativamente più consistente 
                        il lavoro degli operatori locali, si garantisce nel corso 
                        degli anni una continuità nella quantità 
                        di merci e una stabilità nel prezzo che le forme 
                        di sfruttamento attuate dalle grandi compagnie ed in genere 
                        dal mercato non solo non garantiscono ma ostacolano.  
                        Gli esiti di tale azione sono la maggiore autonomia delle 
                        comunità locali, il maggiore benessere economico 
                        da parte degli operatori locali, la possibilità 
                        di indirizzare la produzione verso forme di minore impatto 
                        ambientale, il controllo di qualità delle merci, 
                        la ricomposizione di una relazione quasi diretta tra produttore 
                        e consumatore.  
                        Le botteghe del mondo in Europa sono circa 
                        3.000 sostenute da circa 96.000 volontari per un giro 
                        di affari di prodotti equo solidali di circa 400 milioni 
                        di euro.  
                      Caricare 
                        la produzione di tutti gli oneri  
                        Il prezzo delle merci non considera appieno il valore 
                        del prelievo ambientale e degli effetti negativi che la 
                        loro produzione, il loro consumo ed il loro smaltimento 
                        comportano nellambiente e nella società. 
                         
                        Introdurre allinterno della definizione del prezzo 
                        tali variabili potrebbe modificare integralmente il valore 
                        delle merci e potrebbe consentire il recupero di una parte 
                        di tali importi al fine del recupero ambientale e alla 
                        riduzione degli effetti negativi sociali comportati dalle 
                        merci.  
                        Tale considerazione dovrebbe essere estesa ai bilanci 
                        degli stati. Il essi le quantità sono considerate 
                        in termini di Prodotto interno lordo; anche in questo 
                        non sono valutati i costi relativi allimpoverimento 
                        sociale ed ai danni ambientali connessi.  
                        Le ipotesi di recuperare allinterno dei costi di 
                        produzione le variabili ambientali e sociali sono alla 
                        base della posizione di alcune associazione ed in parte 
                        di alcuni organizzazione politiche.  
                      Finanza 
                        etica  
                        È stato calcolato, dalla stessa Banca Mondiale, 
                        che i paesi ricchi investendo un dollaro nei paesi poveri 
                        ne otterranno 13 di guadagno; questo dato unito a quello 
                        dellimporto dei 50 Mld di dollari annui di interessi 
                        sui prestiti dimostra come siano i paesi poveri a finanziare 
                        quelli ricchi. E ciò è ottenuto attraverso 
                        la distruzione dellambiente e delle società 
                        locali.  
                        Alcune organizzazioni hanno lanciato lipotesi di 
                        una finanza etica ovvero investimenti privati o pubblici 
                        socialmente e ambientalmente responsabili, volte alla 
                        gestione trasparente del risparmio, al rifiuto della logica 
                        speculativa, alla valorizzazione delle persone e non delle 
                        attività.  
                        Nellambito di questa azione da una parte si è 
                        avviato un controllo degli investimenti attuati dai paesi 
                        e dagli investitori e dallaltro si è promossa 
                        lorganizzazione di banche etiche.  
                        Sono soggetti, molto diffusi nellEuropa centro-settentrionale 
                        finalizzati alla gestione dei risparmi in maniera corretta 
                        socialmente ed ambientalmente. Aderire a tale iniziative 
                        è garanzia che i propri risparmi non finiscano 
                        in armi, al finanziamento di guerre, al sostegno di operazioni 
                        commerciali socialmente e ambientalmente dannose, di interessi 
                        contenuti, di prestiti ad iniziative di persone e comunità 
                        volte al recupero dellautonomia alimentare, produttiva, 
                        culturale, politica.  
                       
                       
                      Su questo tema:  
                      Pianta M. (2001), Globalizzazione dal basso. Economia 
                      mondiale e movimenti sociali, Manifestolibri, Roma  
                      AA.VV. (2001), Sbilanciamoci! Come usare la spesa pubblica 
                      per la società, lambiente, la pace, Manifestolibri, 
                      Roma  
                      Gesualdi F. (1999), Manuale per un consumo responsabile. 
                      Dal boicottaggio al commercio equo e solidale, Feltrinelli, 
                      Milano  
                      Chiappero Martinetti E., Semplici A. (2001), Umanizzare 
                      lo sviluppo, Rosemberg & Sellier, Torino  
                      Brown L.R. (2002), Eco-economy. Una nuova economia per 
                      la terra, Editori Riuniti, Roma  | 
                   
                 
                  
                   
                    |  
                       Bibliografia 
                        generale    
                        
                        AA.VV. (2002), Angola. Ma la pace dovè, 
                        in Nigrizia, anno 120, n. 4, aprile  
                        Bales K. (2000), I nuovi schiavi. La merce umana nelleconomia 
                        globale, Feltrinelli, Milano  
                        Brown L. et al. (1999), State of the world 1999, 
                        Ed Ambiente, Milano  
                        Brown L. et al. (2000), State of the world 2000, 
                        Ed Ambiente, Milano  
                        Brown L. et al. (2001), State of the world 2001, 
                        Ed Ambiente, Milano  
                        Clò A. (1997), Economia e politica del petrolio, 
                        Editrice Compositori, Bologna  
                        Demichelis D., Ferrari A., Masto R., Scalettari L. (2001), 
                        No Global. Gli inganni della globalizzazione sulla 
                        povertà, sullambiente, sul debito, Zelig 
                        Editore, Milano  
                        FAO (2001), The state of food and agriculture 2001, 
                        FAO, Roma  
                        FAO (2001), Global Forest Resoruces Assessment 2000, 
                        FAO, Roma  
                        Musso D. (2002), Ecuador: il petrolio vale un pugno 
                        di riso, in Altraeconomia, n. 25, febraio  
                        Nebbia G. (2002), Le merci e i valori. Per una critica 
                        ecologica al capitalismo, Jaca Book, Milano  
                        Radio Gap (2002), Le parole di Genova. Idee e proposte 
                        dal movimento, Fandango Libri, Roma  
                        Social Watch (2001), Social Watch Rapporto 2001. La 
                        qualità della vita nel mondo, EMI, Bologna 
                         
                        UNDP, UNEP, World Bank, World Resources Institute (2000), 
                        World Resources 2000-2001. People and Ecosystems, 
                        World Resources Institut, Washington  
                        Worldwatch Institut (2001), I trend globali 2001 (Vital 
                        Signs 2001), Edizioni ambiente, Milano  
                        WWF (2001), Rapporto Living Planet 2000, in Attenzione 
                        n. 21, Editrice Edicomp  
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                        Questo 
                        volantone  
                        è 
                        stato realizzato da Adriano Paolella e Zelinda Carloni. 
                        Per contattarli via e-mail, scrivete a antiglo@email.it 
                         
                         
                      Questo 
                        volantone è il quarto di una serie  tutta 
                        curata da Adriano e Zelinda  iniziata con Globalizzazione 
                        - Idee per capire, vivere ed opporsi al nuovo modello 
                        di profitto, uscito nel n. 274 (estate 2001) in versione 
                        bilingue (italiano ed inglese) in coincidenza con la mobilitazione 
                        a Genova contro il G8.  
                        Nel novembre 2001 è poi seguito Le strategie 
                        della fame, supplemento al n. 276, realizzato in vista 
                        del vertice di Roma (poi rimandato) della FAO.  
                        Nel marzo del 2002 è stato pubblicato il terzo, 
                        Riscaldamento globale e controllo sociale, come 
                        supplemento al n. 279.  
                        Ne sono previsti altri, in un prossimo futuro.  
                        Chi volesse ricevere copie singole e/o per la diffusione, 
                        ci contatti per conoscerne disponibilità e prezzi.  
                         
                        Questo volantone esce come supplemento al n. 283 (estate 
                        2002) della rivista mensile anarchica A, direttrice 
                        responsabile Fausta Bizzozzero, registrazione al tribunale 
                        di Milano n. 72 in data 24.2.1971, stampa e legatoria 
                        Sap s.n.c. (Vigano di Gaggiano - Mi).  
                         
                        A esce regolarmente 9 volte lanno dal febbraio 1971. 
                        Non esce nei mesi di gennaio, agosto e settembre. È 
                        in vendita per abbonamento postale, in numerose librerie 
                        e presso centri sociali, circoli anarchici, botteghe ecc.. 
                        Se ne vuoi una copia/saggio, chiedicela. Siamo alla ricerca 
                        di nuovi diffusori.  
                         
                        Per qualsiasi informazione, compresa la lista completa 
                        dei nostri prodotti (volantone antifascista, Letture 
                        di Bakunin, Kropotkin, Malatesta e Proudhon, volantoni 
                        della serie anti-globalizzazione, maglietta Segno Libero, 
                        poster di Malatesta 1921, cd+libretto di Fabrizio De André 
                        ed avevamo gli occhi troppo belli, dossier Signora 
                        libertà, signorina anarchia dedicato a De André, dossier 
                        su Franco Serantini, lista di oltre cento cd, mc, ecc. 
                        della Musica per A, ecc.) contattaci. Se ci fai avere 
                        per fax, e-mail o in segreteria telefonica il tuo indirizzo 
                        completo, ti spediamo a casa tutte le info necessarie 
                        per poter ordinare quello che vuoi.  
                         
                        Una copia di A costa 3,00 euro, labbonamento annuo 
                        30,00 euro, quello estero 40,00 euro, labbonamento sostenitore 
                        da 100,00 euro in su. 
                         
                        Editrice A, cas. post. 17120, I - 20170 Milano  
                        tel. (+ 39) 02 28 96 627,  
                        fax (+ 39) 02 28 00 12 71  
                        e-mail arivista@tin.it 
                         
                        sito web www.anarca-bolo.ch/a-rivista 
                         
                        conto corrente postale 12 55 22 04  
                        conto corrente bancario n. 6.81 presso ag. Milano 11  
                        del Monte dei Paschi di Siena (Abi 01030, Cab 01612) 
                         
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