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 Dopo il Forum Social Mundial  
                   
                Porto Alegre è stata la sede, lo scorso 
                  anno, dell'incontro tra realtà ecologiste ed anti-globalizzazione. 
                  È anche una città al centro di un originale progetto 
                  politico e sociale. Ne parliamo con un medico di base, eletto 
                  nelle file del PT.  
                   
                  Porto Alegre è una città 
                  vivace, elegante, attraente. Adagiata su un mantello di verdi 
                  colline, ha sviluppato una caratteristica trama di cañon 
                  metropolitani. Dei secoli passati, testimoniano i pochi edifici 
                  superstiti del centro storico e la mai sopita smania indipendentista 
                  del popolo gaucho. Gli indici dello stato sono cresciuti negli 
                  ultimi anni a un ritmo accelerato, ponendo la sua economia in 
                  una posizione privilegiata a livello federale (1). Da 12 anni 
                  il governo della città è nelle mani del Partido 
                  do Trabalhadores, stella nascente del firmamento politico brasiliano. 
                  Il Pt è nato dallopposizione sindacale alla dittatura 
                  degli anni 70, maturando un forte legame con la Teologia della 
                  Liberazione. Il rapporto con i movimenti di massa, in particolare 
                  i Sem Terra, si è mantenuto stretto negli anni, contribuendo 
                  ad alimentare il mito di un partito libertario.  
                  Lattuale trend contrasta con le catastrofiche previsioni della 
                  destra. Lopposizione accusava i neo eletti di incompetenza 
                  e sosteneva che lo sviluppo economico fosse incompatibile con 
                  linvestimento sociale: lesperienza si sarebbe rapidamente 
                  risolta in un fallimento. Il Pt nel 99 ha insediato un proprio 
                  governatore in Rio Grande, è al potere nel Mato Grosso 
                  do Sul e nellAcre e la sua marcia a livello nazionale sembra 
                  inarrestabile. I risultati del buon governo appaiono concreti: 
                  potabilizzazione dellacqua, riorganizzazione dei trasporti, 
                  bonifica delle favelas e riforma agraria. Un quadro che a Brasilia 
                  inquieta il blocco al potere, che in questi mesi sta reagendo 
                  con una campagna televisiva dai toni particolarmente aggressivi. 
                  Latmosfera nel campo Pt si è daltra parte elettrizzata 
                  con la recente conquista di San Paolo, la municipalità 
                  più popolosa del paese, a opera di Marta Suplicy. In 
                  una recente intervista Lula, lo storico presidente, dichiarava 
                  trionfalmente: Siamo il partito di sinistra più importante 
                  del mondo (2).  
                  
                   
                  Coperti di stracci  
                 
                E da questa inedita vocazione della capitale del Rio Grande 
                  a ombelico del mondo, è scaturita lidea del Forum Sociale 
                  Mondiale dello scorso gennaio. Riunire le menti e i rappresentanti 
                  del vasto e ancora indistinto movimento che si oppone alla globalizzazione, 
                  per consolidarne lidentità. Il forum ha avuto ampia 
                  eco di stampa ed è riuscito a rappresentare una alternativa 
                  al meeting di Davos sul libero commercio. I militanti del Pt 
                  ne vanno giustamente fieri, anche se le voci critiche ne hanno 
                  sottolineato lalto costo finanziario a discapito dellattivazione 
                  di nuove politiche sociali, in particolare verso gli indigenti. 
                  La situazione risulta in questo senso contraddittoria e lesercito 
                  dei senza casa appare essersi ancora ampliato. Le notti del 
                  centro offrono il desolante spettacolo dellabbrutimento: con 
                  la chiusura dei negozi le strade pedonali divengono un ospizio 
                  a cielo aperto. Da ogni dove spuntano materassi, coperte, ripari 
                  improvvisati.  
                  Degli indigenti di Porto Alegre, colpiscono le condizioni. Coperti 
                  di stracci, anestetizzati da alcool, colla e droghe a basso 
                  prezzo appaiono indifferenti al freddo, la pioggia, il disprezzo 
                  della gente. La maggioranza è tra i 30 e i 40 anni, ma 
                  numerosi sono anche i bambini, vitali e imploranti a qualsiasi 
                  ora del giorno e della notte. Molti tra loro soffrono di problemi 
                  mentali e vagano, in preda a delirio. La gente con gli anni 
                  si è abituata alla loro presenza, e un corpo abbandonato 
                  e immobile in un angolo non fa notizia. Un fenomeno che di recente 
                  sta interessando sia i quartieri residenziali, sia la periferia, 
                  riguarda una inedita e disperata forma di organizzazione. Gruppi 
                  di indigenti, in condizioni un poco migliori di quelli del centro, 
                  prendono possesso delle vie di una data zona. Sono carenti di 
                  tutto, tranne che di tempo. Aspettano appoggiati a un muro, 
                  per giorni, quasi senza mutare di posizione. Osservano. La gente 
                  che abita nei dintorni, un po per stare tranquilla, un po 
                  per evitare che muoiano nella loro strada, dopo qualche tempo 
                  prende a gettare una moneta.  
                  Le uniche vie sgombre di rottami umani sono quelle della vita 
                  notturna. Un efficiente servizio si occupa del parcheggio abusivo 
                  e di tenere lontano gli indesiderati. Sono giovani dai 20 ai 
                  30 anni, che si sono inventati una professione, oggi generalmente 
                  valorizzata. Sono vestiti decentemente, e hanno elaborato uno 
                  specifico codice: ti ricevono correndoti incontro con uno straccio 
                  colorato e uno smagliante sorriso. Ognuno ha la propria frase 
                  di benvenuto da offrire; rappresentano la casta immediatamente 
                  superiore a quella degli indigenti. Dalla presenza di questultimi, 
                  o meglio, dalla minaccia che costituiscono per le eleganti mise 
                  da sera, dipendono le fortune dei parcheggiatori.  
                  
                    
                  Né ricette né certezza  
                 
                Henrique Fontana ha lavorato come medico di base in un quartiere 
                  degradato della periferia di Porto Alegre per poi candidarsi 
                  a Brasilia nelle file del Pt. Lo incontriamo nel suo piccolo 
                  e affollato studio riograndense, strappandolo al quotidiano 
                  tour de force, incuriositi dai contrasti della sua storia personale 
                  e dalle capacità che gli sono attribuite.  
                   
                  Qual è la relazione tra il passato impegno sociale 
                  e lattuale scelta politica, considerando in particolare i rischi 
                  di alienazione dalle esigenze reali che questa può comportare? 
                   
                    
                  E importante tenere presente che la paura che la scelta di 
                  partito possa implicare una burocratizzazione dellattività 
                  è giustificata. Tuttavia la politica rappresenta una 
                  sfida ineludibile. Pur valorizzando il lavoro dei movimenti 
                  di base, penso che la complessità della lotta per il 
                  potere esiga una sintesi. Si tratta di distillare lo strumento 
                  adatto per veicolare le istanze dei movimenti, senza che questo 
                  diventi un mezzo per addomesticarli. Noi del Pt non abbiamo 
                  ricette né certezza di successo, ma alcune convinzioni 
                  di fondo. In primo luogo bisogna riconoscere come strategica 
                  lindipendenza di ciascun gruppo. Un partito non può 
                  sostituirsi ai movimenti, ma può rappresentare una punta 
                  di lancia per le loro aspirazioni. Può difenderne gli 
                  spazi e le lotte: in particolare, e a prescindere da ciò 
                  che sostengono i nostri avversari, il movimento Sem Terra è 
                  totalmente indipendente dal Pt.  
                  La mia esperienza come medico risale a 6 anni fa e si è 
                  svolta in un quartiere della periferia chiamato il Vallone. 
                  Assistevamo una popolazione di 8.000 persone con una équipe 
                  di 7 medici, coadiuvati da infermiere e assistenti sociali. 
                  LUnità di salute era profondamente integrata nella comunità, 
                  che mostrava una significativa componente negra. Entravamo nelle 
                  case, partecipavamo alla vita sociale, condividevamo il quotidiano 
                  della gente. Ledilizia popolare conviveva con la favela: operai, 
                  classi medio-basse, immigrati recenti. La mortalità infantile 
                  e la dissenteria erano elevati, senza raggiungere gli indici 
                  riscontrabili in altre aree del Brasile. Ci rendemmo presto 
                  conto che per realizzare il risanamento bisognava elevare il 
                  livello di coscienza. Era frequente lidea che per curare la 
                  poliomielite, piuttosto che lantibiotico, fosse necessario 
                  benedire i bambini. Sviluppammo un lavoro integrato con le chiese, 
                  evitando di criticarne le pratiche, e ottenendo che dopo la 
                  benedizione ci inviassero i malati. Il quartiere evidenziava 
                  molti problemi di droga, e noi avevamo unalta incidenza di 
                  pazienti sieropositivi. Avviammo una campagna di prevenzione 
                  sullAIDS, che fu realizzata con le chiese, le sette locali 
                  e i leader delle comunità. I prospetti illustrativi furono 
                  distribuiti allinterno dei centri sociali e religiosi.  
                  Oggi mi rendo conto che il mio lavoro come deputato non mi consente 
                  di mantenere la relazione di allora con i problemi sociali. 
                  Cè un limite fisico, ma cerco il maggior contatto possibile 
                  con la gente e di tenere sempre presenti i motivi per i quali 
                  ho affrontato la scelta politica. La società necessita 
                  di militanti di base, quanto di persone impegnate nella rappresentanza. 
                  Il Pt possiede molti leader che si formarono nelle lotte sociali, 
                  nel sindacato, nelle comunità e nei movimenti ecclesiali. 
                  La sua è la particolare storia di un partito orientato 
                  ai movimenti di base.  
                   
                  Puoi raccontarci come avvenne il tuo passaggio alla politica?. 
                   
                    
                  Ognuno segue un cammino specifico, ma la causa principale fu 
                  la presa di coscienza che lorigine della sofferenza stava al 
                  di là delle nostre possibilità dintervento. Cominciai 
                  a chiedermi in quale luogo e da quale posizione potessi lottare 
                  per cambiare. Sapevo che era la politica lambito dove si decidevano 
                  le cose, e giunsi alla conclusione che lì dovevo dirigermi. 
                  Ogni persona è un essere politico, che fa politica nel 
                  quotidiano, tuttavia alcuni devono prendere le decisioni generali 
                  e dedicarsi alla casa pubblica. Risolsi di divenire uno di coloro 
                  che prendono queste decisioni.  
                  
                    
                  Non è facile...  
                   
                Qual è ora il tuo rapporto con i movimenti di base? 
                   
                  Non è profondo come vorrei: la vita nel Congresso è 
                  totalmente virtuale. Le persone che incontrano i deputati fanno 
                  parte di delegazioni, rappresentano degli interessi, e in questo 
                  senso sono già una gerarchia. A Brasilia si vive lontani 
                  dalla base sociale: una vita mediatica, fatta di statistiche, 
                  dibattiti e interviste. Il rapporto con i media, in particolare 
                  radio e televisione, impedisce di vedere le reazioni degli interlocutori, 
                  ma consente di raggiungere migliaia di persone. Il nostro messaggio 
                  può incidere sulla coscienza della gente e indurla a 
                  lottare per il cambiamento. Quando rientro a Porto Alegre cerco 
                  di garantire degli spazi di ascolto a chi vuole comunicare con 
                  me. Ho organizzato la mia vita in modo da restare a Brasilia 
                  tre giorni alla settimana, e passare gli altri qui. Questo week 
                  end andrò a visitare un accampamento di Sem Terra, un 
                  ospedale, una fondazione per minori. E ciò che chiamo 
                  lAgenda della vita reale. Cè molta gente che studia, 
                  che parla della povertà, ma penso sia importante vivere 
                  il contatto con la povertà. E necessario ascoltare e 
                  in ogni incontro cerco di invitare gli altri a parlare prima 
                  che lo faccia io. Ogni persona deve essere messa in condizione 
                  di esprimere ciò che ritiene importante.  
                  Per un politico mantenere il contatto non è facile, ed 
                  è per questo che le critiche che la gente porta alla 
                  democrazia rappresentativa sono motivate e devono essere tenute 
                  presenti. Il parlamentare dovrebbe avere una forte coscienza 
                  sociale, ma nella realtà accade tuttaltro. Siamo convinti 
                  che debba svilupparsi un alto grado di democrazia partecipativa, 
                  e stiamo lavorando in questo senso. Pensai a questo ieri, quando 
                  seppi della morte di Nega Diaba, che fu prostituta e aveva alle 
                  spalle una storia di povertà e favela (3). I partiti 
                  di destra cercano di coinvolgere i leader dei quartieri degradati, 
                  per usare il loro ascendente in termini politici. Questi sono 
                  trasformati in deputati ed entrano in una macchina che gli toglie 
                  la possibilità di lottare. Le motivazioni sono schiacciate 
                  dalla logica di parte: ci si deve adeguare alla linea del partito. 
                  La democrazia diretta può correggere le distorsioni della 
                  politica.  
                  La gente ha molte fantasie su ciò che un deputato può 
                  fare. Ci sono persone che ne hanno una visione magica: pensano 
                  che il politico possa risolvere tutto, dal lavoro al risanamento 
                  del quartiere. Noi possiamo sollevare i problemi in termini 
                  generali e fare in modo che vengano discussi, ma non garantire 
                  che le richieste locali vengano esaudite. La personalizzazione 
                  genera un fenomeno di clientelismo, attualmente molto diffuso 
                  in Brasile. La gente punta su un deputato per ottenere vantaggi 
                  e opere pubbliche per la propria comunità. Il politico, 
                  invece di affrontare i grandi problemi del paese, diviene colui 
                  che deve procacciare le risorse per un dato gruppo. Una concezione 
                  che stiamo combattendo.  
                   
                  Un aspetto che colpisce nel contesto del Rio Grande è 
                  la relazione che il Pt è riuscito a mantenere con la 
                  gente. Tuttavia ciascuno individua allinterno del partito la 
                  propria corrente; esiste un orientamento moderato che manifesta 
                  disagio, quando non timore, per i metodi dei Sem Terra, e daltro 
                  lato ci sono i marxisti-leninisti. Come è possibile conciliare 
                  punti di vista tanto lontani? 
                   
                  Credo che le correnti siano salutari perché rappresentano 
                  delle volontà differenti. Costruire un partito di massa 
                  e giungere al potere per via istituzionale significa convincere 
                  il 50% più uno dei brasiliani. Comprendere un ampio ventaglio 
                  di posizioni e realizzare la giusta sintesi. Le correnti sono 
                  la forma organizzata di espressione dei gruppi allinterno del 
                  partito. Con un esempio concreto: la settimana passata il Pt 
                  ha lanciato il proprio programma economico, che è stato 
                  attaccato da destra e da sinistra. Noi stiamo dicendo a chiare 
                  lettere che non si può prendere in giro la gente sul 
                  tema del debito: la strategia della sospensione dei pagamenti 
                  non può più essere sostenuta. Fare ricorso a semplificazioni 
                  condurrebbe a perdere lindispensabile appoggio dellelettorato 
                  di centro e la chance di governare. Ciò non significa 
                  avvallare la politica e le condizioni accettate dallattuale 
                  presidente Fernando Henrique Cardoso.  
                  Da un altro punto di vista, se come deputato difendo il movimento 
                  Sem Terra, so che utilizza metodi che spaventano elettori che 
                  vorrei vicini al Pt. Ma esiste una dialettica politica: non 
                  possiamo forzare lMst a fare le scelte che ci appaiono giuste. 
                  La politica è complessa, la sfida è confrontarsi 
                  in presenza di opinioni contrarie. Le correnti hanno anche delle 
                  implicazioni negative, che si amplificano quando smettono di 
                  agire in armonia, di sentirsi parte di un ambito più 
                  ampio. Ci sono persone che spingono per dissolvere le correnti 
                  per fini personali. Si creano movimenti non fondati sulla identità 
                  di idee, ma sulla volontà di appoggiare determinate candidature. 
                  E un problema connaturato alla massificazione del partito. 
                 
                  
                    
                  Oggi, in Brasile  
                   
                In Europa come in America latina, i partiti vanno al potere 
                  con un programma di sinistra, per poi sviluppare una politica 
                  di destra. Lesempio più recente mi pare lArgentina: 
                  i radicali hanno sconfitto i peronisti, ma hanno finito per 
                  integrare Cavallo, dandogli poteri eccezionali. Per molti si 
                  è trattato di un tradimento, in quanto De La Rua era 
                  stato eletto per contrastare il corso che Cavallo aveva avviato. 
                  Pensi che lesigenza di mantenere lequilibrio in un ipotetico 
                  governo federale possa originare la svolta a destra del Pt? 
                   
                    
                  La domanda è provocatoria, profonda e corretta; si tratta 
                  tuttavia di dinamiche che non dipendono dai singoli, quanto 
                  da un contesto di confusione politica. Quando due mesi fa andai 
                  a Buenos Aires a parlare con i compagni del Frepaso, espressi 
                  il mio disaccordo. Il Pt, che ha 21 anni di storia e si è 
                  costruito dalla base, ha avuto una evoluzione graduale; ha saputo 
                  evitare le scorciatoie. Ferdinando Cardoso, che aveva influenza 
                  sullelettorato di centro, scelse invece di farsi veicolo della 
                  presa di potere della destra. Avrebbe potuto agire diversamente: 
                  il Partito Federal Liberale sarebbe stato sconfitto e da sei 
                  anni Lula sarebbe presidente del Brasile. Già allora 
                  potevamo contare su di un 30% dei voti. Oggi la maggioranza 
                  dellelettorato vuole chiudere con il governo in carica: sono 
                  sicuro che lopposizione vincerà le prossime elezioni. 
                  Non so tuttavia quali saranno gli equilibri nello schieramento 
                  di sinistra, quale il peso di Ciro Gomes o di Itamar Franco 
                  nel nuovo governo (4). Se Ciro fosse eletto e Lula divenisse 
                  suo vice, nel caso della presentazione di una proposta indecorosa 
                  in Senato, le cose andrebbero altrimenti. Lula si dimetterebbe 
                  come ha fatto Chacho Alvares, ma aprirebbe una vera crisi politica. 
                   
                  Daltro lato dobbiamo aver chiaro come il neoliberalismo sia 
                  riuscito ad avanzare e a divenire egemonico a livello mondiale. 
                  Come abbia vinto la lotta per la deregolamentazione dei mercati, 
                  la difesa dei paradisi fiscali e come il sistema che ne è 
                  nato costituisca una brutale aggressione ai diritti dei più 
                  poveri. Nel braccio di ferro tra potere politico e potere economico, 
                  i liberali sono riusciti a piegare il sistema alle proprie necessità. 
                  La supremazia dei loro interessi impedisce una vera autonomia 
                  ai governi, che non possono difendere le economie e il risparmio 
                  nazionali. Nel caso brasiliano, la faccia tosta di coloro che 
                  chiedono lindipendenza del Banco centrale è evidente. 
                  Il Banco dovrebbe essere uno strumento per realizzare le strategie 
                  di chi è al governo. Strumento sottomesso alla volontà 
                  popolare: gli elettori scelgono il presidente, il quale ha mandato 
                  di decidere le politiche monetarie.  
                  Abbiamo la convinzione che oggi in Brasile esistano le condizioni 
                  per realizzare un programma di sinistra. Certamente non potremo 
                  fare miracoli e risolvere il problema del debito in 4 anni, 
                  ma il Rio Grande rappresenta un prezioso laboratorio e un precedente, 
                  e le soluzioni che vi stiamo adottando ci saranno di grande 
                  aiuto. Un riferimento negativo è invece costituito dallesperienza 
                  di Spirito Santo. Victor Boias, il governatore, è giunto 
                  alla conclusione che per risolvere i problemi regionali fosse 
                  necessario negoziare con il Governo federale e farsi carico 
                  dei relativi compromessi. Brasilia ha vincolato lerogazione 
                  dei fondi per strade e infrastrutture allapprovazione di un 
                  programma statale di incentivazione alla dimissione volontaria 
                  dei lavoratori. Si tratta di un esempio di pressione da parte 
                  del governo centrale. Accettando, Boias ha perso in coerenza 
                  con le idee che lo avevano fatto eleggere (5). A nostra volta 
                  in Rio Grande stiamo vivendo una situazione di difficoltà 
                  con quanti contavano potessimo risolvere il problema dei salari 
                  universitari. Nonostante tutto, posso dire che nel cercare una 
                  soluzione non ci siamo resi disponibili a compromessi che ci 
                  facessero scostare dal nostro programma.  
                  Molti pensano non esistano alternative a una democrazia asservita 
                  al potere economico e perdono la volontà di lotta. Due 
                  anni fa, quando lattuale presidente vinse, chi è sceso 
                  in piazza a festeggiare? Lelezione di Lule sarà una 
                  grande festa. Abbiamo iniziato cercando di unire sindacato, 
                  movimenti cristiani, ambientalisti e parte della classe media. 
                  Oggi il Pt ha un gruppo di imprenditori che lo appoggia, e ciò 
                  non mi disturba affatto. Il partito è in condizione di 
                  andare al governo, ma farà delle mediazioni rispettando 
                  i programmi e le idee di base. Il Pt è una semente che 
                  sta germogliando; nei momenti difficili ripenso al primo anno 
                  di governo a Porto Alegre. Pareva che il mondo ci cadesse addosso 
                  e cè stato un periodo in cui i compagni dovevano nascondere 
                  il distintivo. Era il 1989, il programma di riorganizzazione 
                  del trasporto pubblico andava male. Gli imprenditori scelsero 
                  la linea dura e giunsero a danneggiare gli autobus, mettendo 
                  sabbia nelle scatole del cambio. Il sistema andò in crisi, 
                  ma in breve riuscimmo a firmare laccordo. Porto Alegre ora 
                  vanta una rete tra le più efficienti: puoi prendere un 
                  autobus con aria condizionata per 95 centesimi.  
                  
                    
                  Confronto permanente  
                   
                Questanno si è festeggiato il ventennale 
                  dellascesa dei socialisti in Francia. Mitterand raggiunse il 
                  potere con la parola dordine farla finita con il capitalismo. 
                  Il primo giorno di governo un quantità enorme di capitali 
                  uscirono dal paese e in breve la coalizione dovette cambiare 
                  programma. Il problema che si pone riguarda lingerenza che 
                  i gruppi di pressione possono esercitare nel caso di vittoria 
                  della sinistra. Come pensa il Pt di affrontare il problema una 
                  volta al potere?.  
                   
                  Questa è la domanda cruciale della sinistra contemporanea. 
                  La forza del capitale fu storicamente superiore a quella degli 
                  ideali sociali. Il neoliberalismo detiene un grande potere sui 
                  mezzi di comunicazione e una grande capacità di costruzione 
                  del consenso. In Brasile si dice che se dessero al Pt una ora 
                  in orario nobile sulla rete Globo, avremmo già vinto. 
                  La nostra analisi è centrata sulla supremazia della dimensione 
                  economica sulla politica, linea sulla quale abbiamo recentemente 
                  elaborato il nostro programma. Sappiamo che in virtù 
                  della liberalizzazione i capitali brasiliani potrebbero uscire 
                  dal paese in 24 ore. Daltro canto ci sono ancora compagni che 
                  con una visione semplificata difendono i vecchi slogan contro 
                  il capitalismo. Il primo passo sarà affrontare il terrorismo 
                  ideologico scatenato contro di noi nella campagna elettorale, 
                  in pratica già iniziata. Il Brasile sta attraversando 
                  una nuova fase di fragilità monetaria, il real soffre 
                  un forte attacco speculativo e il Banco Centrale sta spendendo 
                  oltre i limiti per difenderlo. Il contesto provoca la caduta 
                  della credibilità del governo e, come ci aspettavamo, 
                  la responsabilità viene addossata a noi. A noi che abbiamo 
                  lanciato la commissione sulla corruzione.  
                  Ma cosa faremo una volta al governo? Partiremo dalle priorità, 
                  come il salario minimo, che aumenteremo immediatamente. Cè 
                  un grande strepitìo nel paese: conservatori e imprenditori 
                  della destra parlano di nostra irresponsabilità. Sostengono 
                  che le misure sociali abbasserebbero la competitività 
                  e causerebbero la perdita di 2.000.000 di posti di lavoro. Sono 
                  tutte bugie. Si tratta di introdurre cambiamenti sostenibili: 
                  elevare il salario minimo da 180 a 500 real sarebbe irrealistico, 
                  da 180 a 230 irrinunciabile. Cercheremo di consolidare la relazione 
                  con la base popolare, facendo percepire la nostra volontà 
                  dintervento. I capitali possono fuggire, ma la grande impresa 
                  ha molti interessi in Brasile e deve salvaguardare i propri 
                  investimenti.  
                  In Rio Grande dovemmo affrontare una controversia con due giganti 
                  dellautomobile: la GM e la Ford. Si trattava di discutere contratti 
                  concordati dal governo precedente. Dovemmo subire un bombardamento 
                  mediatico pazzesco: a causa nostra lo stato avrebbe perso la 
                  sua più grande opportunità di sviluppo. Avevamo 
                  molti dubbi e si creò una tensione limite. Ci rendevamo 
                  conto dellimportanza della questione, ma non potevamo firmare 
                  alle condizioni che la Ford stava proponendo. A causa di quella 
                  scelta perdemmo dei voti, ma oggi mi sento felice daverla compiuta. 
                  Due anni fa lopposizione sosteneva che se avessimo di nuovo 
                  vinto, sarebbe stato il caos e le imprese se ne sarebbero andate. 
                  Oggi il Rio Grande è lo stato con indice di crescita 
                  più alto del Brasile. La nostra è divenuta una 
                  politica di confronto permanente, calcolato e progressivo. Lampiezza 
                  delle scelte dipende dalla risposta della base dappoggio e 
                  dalla sua coscienza di lotta: è evidente che se dovessimo 
                  provocare una fuga di capitale, lelettorato ci liquiderebbe. 
                  Vogliamo cambiare la linea economica del paese, ma intendiamo 
                  farlo con responsabilità. La politica per sua natura 
                  è una guerra e ci dobbiamo aspettare nuovi attacchi e 
                  menzogne. Come sempre la destra cercherà di creare un 
                  clima di paura.  
                   
                    Massimo 
                  Annibale Rossi  
                 
                Dopo il Forum Social Mundial 
                1. Il prodotto interno lordo nel 2000 è 
                  cresciuto del 4,6 %, la media degli ultimi 4 anni si assesta 
                  sul 3, 4%, dato tanto più sorprendente considerando il 
                  saldo negativo del 1998, anno in cui si fecero sentire in Brasile 
                  gli effetti della crisi asiatica.  
                  2. Verana Glass, Lula: cosa pensa il grande vittorioso del 
                  momento, Caros amigos, San Paolo, anno IV, N. 44, novembre 
                  2000. I sondaggi Ibope/CNI di giugno assegnano a Lula il 28% 
                  dei consensi; Ciro Gomes, il secondo classificato, si attesta 
                  su un 13%.  
                  3. Nega Diaba Fu consigliere nella municipalità di Porto 
                  Alegre e fu eletta nelle liste del Partido Trabalhista Brasilero. 
                   
                  4. Ciro Gomez è lattuale leader del Partito Popolare 
                  Socialista, mentre Itamar Franco guida il Partito del Movimento 
                  Democratico Brasiliano, entrambi possibili alleati del Pt in 
                  un prossimo governo di sinistra.  
                  5. Victor Boias fu eletto nelle liste del Pt, per poi passare 
                  al Partito Socialista Brasiliano.  
                  
                 
                Echi di una logora rivoluzione 
                   
                   
                Campesinos, minatori, popoli indigeni. 
                  In viaggio attraverso la Bolivia. Con il registratore. 
                   
                   
                  Il 1952 fu un anno epocale per il popolo 
                  boliviano. Contadini, minatori e operai marciarono per sconfiggere 
                  il colpo di stato militare che aveva abbattuto il legittimo 
                  governo di Victor Paz Estenssoro. La nazione più povera 
                  del Sud America approvava una serie di leggi destinate a mutare 
                  definitivamente gli equilibri sociali ed elevare le miserrime 
                  condizioni dei lavoratori: riforma agraria, nazionalizzazione 
                  delle miniere, aumenti salariali generalizzati... La Bolivia 
                  da stato arretrato ed economicamente condannato dalla mancanza 
                  di sbocchi al mare diveniva lavanguardia di una rivoluzione 
                  sociale che, si sperava, presto avrebbe contagiato lesausta 
                  Latino America.  
                  I laceri contadini del nuovo millennio, i minatori erosi dalla 
                  silicosi alzano oggi gli occhi impotenti anelando riscossa. 
                  Nelle miniere di Potosì negli ultimi 10 mesi si sono 
                  verificati 19 incidenti mortali; il 65% degli schiavi del piccone 
                  è condannato alla lenta agonia polmonare. I minatori 
                  sono divisi tra salariati aderenti al sindacato e soci delle 
                  cooperative. I contadini tra indigenas delloriente amazzonico, 
                  cocaleros e campesinos dellaltipiano. Quechua, 
                  tupi-guaranì, aymara e chiquitano, i maggiori gruppi, 
                  parlano lingue ed hanno caratteri culturali diversi. Nel paese 
                  ci sono 40 gruppi etnici. La Bolivia è passata attraverso 
                  la lenta erosione dei diritti acquisiti nellinsurrezione, venti 
                  anni di feroce dittatura, fallimentari governi popolari e lattuale, 
                  disperante, liberalizzazione dei mercati.  
                  Lo scorso 27 agosto si spegneva a La Paz Juan Lechín 
                  Oquendo, colui che nel 1953 come Ministro delle miniere firmò 
                  lo storico decreto. Su di lui afferma Josè Morales Guillén, 
                  suo braccio destro in quegli anni e dirigente del Movimento 
                  Nazionale Rivoluzionario (Ricardo Zelaya, La doble vida de 
                  Lechín, in El juguete rabioso, La Paz, A II, N. 40, 
                  9 settembre 2001, pp. 10 - 11.): Victor Paz non era partigiano 
                  né della privatizzazione, né della Riforma agraria... 
                  Tuttavia si impose il movimento operaio e non si può 
                  dire che furono il Mnr, Lechín o Paz a sostenere le rivendicazioni, 
                  ma la base. E a proposito della inspiegabile rinuncia alla 
                  presidenza di Lechín del 1963: Paz teneva Lechín 
                  alla corda come un bue dal 1953... Risulta che la sua fidanzata, 
                  Coca Wisse, fu sorpresa a Cochabamba con un chilo di cocaina 
                  e 80 milioni di bolivar.  
                  Drammi lontani e lotte presenti. La maggioranza della popolazione 
                  è indigena, ma i recenti tentativi di convogliarne le 
                  istanze in un movimento politico hanno sortito deboli risultati. 
                  I contadini dellaltipiano prediligono lappellativo campesino, 
                  prendendo le distanze dalle comunità della selva, a loro 
                  volta partigiane nellidentità conflittuale del singolo 
                  popolo. Operai e minatori stentano a ritrovare il passato afflato, 
                  centrando lazione su rivendicazioni immediate e fondamentali. 
                  Se da un lato gli appelli allunità si fanno frequenti, 
                  le difficoltà a sentirsi parte di un movimento composito 
                  sono evidenti. Come evidente in molti settori appare lo scoramento 
                  dovuto al progressivo peggioramento delle condizioni di vita 
                  e al calo della traenza delle lotte sindacali. In molti si fa 
                  strada lidea che rivendicare leggi sociali in Bolivia possa 
                  rivelarsi inutile, dato che il loro contenuto può essere 
                  stravolto dai decreti attuativi, dalle procedure burocratiche, 
                  dalle tattiche e dai compromessi governati. 
                  
                   
                  Trappole e inquinamenti  
                 
                È quanto emerge dalle parole di Carlos 
                  Romero, presidente del Centro studi giuridico sociali di Santa 
                  Cruz. È questa una associazione fondata nel 1978 a difesa 
                  dei diritti delle comunità indigene, ora particolarmente 
                  impegnata sul versante del riconoscimento dei titoli di proprietà. 
                  Il problema fondamentale è tradurre i diritti formali 
                  in diritti reali. Il processo di riforma agraria iniziato nel 
                  53 non ha provocato una significativa distribuzione della terra. 
                  Una dinamica che rischia di riproporsi con la Legge agraria 
                  del 1996, nata da una storica marcia indigena, e che avrebbe 
                  dovuto sanare i problemi atavici e realizzare latteso Catasto 
                  nazionale. Nel caso delle comunità, si tratta di dimostrare 
                  di vivere su terre di diritto ancestrale, ottenendone la proprietà 
                  collettiva. Certificato di fondamentale importanza per combattere 
                  le incursioni delle imprese, nazionali e straniere, impegnate 
                  nella corsa alloro nella nuova frontiera a est: legni pregiati, 
                  miniere, gas e petrolio. Singoli e gruppi che, muniti o meno 
                  di concessioni governative, accelerano lo sfruttamento indiscriminato 
                  delle risorse. Negli ultimi tempi anche nellAmazzonia boliviana 
                  si sono fatte frequenti le aree morte. Rettangoli di terra brulla 
                  al centro della foresta i cui tronchi, tagliati e lavorati, 
                  riposano negli eleganti parquet del Primo mondo.  
                  Nonostante la legge stabilisca la priorità del diritto 
                  agrario su quello forestale, gli istituti responsabili rifiutano 
                  di sospendere le concessioni, alimentando il conflitto. Conflitto 
                  che con sempre maggiore frequenza provoca sollevazioni: blocchi 
                  delle strade e dei lavori, occupazione degli impianti, incidenti 
                  con operai e militari. La situazione è complicata dalla 
                  lentezza delle procedure per ottenere il saneamiento. Il 
                  problema continua Romero, non è la legge, in sé 
                  buona, quanto la normativa. Il pericolo è che, come in 
                  passato, le finalità vengano stravolte dalle difficoltà 
                  e dalla volontà di sabotare da parte di settori politici 
                  ed economici contrari.  
                  Spesso nel lavoro giuridico ci troviamo di fronte a trappole 
                  e tentativi di inquinare le prove. Le imprese possiedono denaro 
                  e in Bolivia cè molta corruzione: funzionari che falsificano 
                  le domande, illeciti di ogni genere. Un altro problema rilevante 
                  è costituito dalla tassazione, prevista per legge sulla 
                  proprietà della terra. Molte delle comunità della 
                  selva vivono ancora uneconomia di autoconsumo, e in generale 
                  le condizioni di vita sono tali da rendere impossibile il pagamento 
                  delle tasse: situazione che in alcuni casi conduce gli indigeni 
                  ad accettare retribuzioni in denaro e ad abbandonare la lotta, 
                  favorendo dinamiche di dispersione, alcoolismo, perdita dellidentità 
                  e dei diritti ancestrali.  
                  Un caso che è considerato un esempio è rappresentato 
                  dalle comunità di Monteverde, che occupano una vasta 
                  area a trecentocinquanta chilometri nord-est di Santa Cruz. 
                  Léquipe di Romero dovette combattere unardua battaglia 
                  legale e si trovò di fronte a documenti falsificati e 
                  numerosi insediamenti illegali. Daltra parte, sul campo, si 
                  assistette al conflitto tra comunità e imprese coalizzate 
                  con i proprietari locali. Il versante patronale organizzò 
                  una milizia armata: la Unión de la Juventud Cruzerista. 
                  Bruciarono case e coltivazioni, ma la gente non si perse danimo 
                  né optò per la via armata. Determinante per dirimere 
                  il conflitto, fu la mediazione della diocesi locale, che in 
                  breve ottenne la cessazione delle ostilità.  
                  
                   
                  Una confederazione per gli indigeni  
                 
                La Confederazione dei popoli indigeni di Bolivia 
                  fu fondata a Santa Cruz nel 1983. Oggi raggruppa 33 popoli originari 
                  sparsi sullintero territorio nazionale per un totale di circa 
                  un milione di persone. Le questioni fondamentali riguardavano 
                  la terra, la unità del movimento, salute, educazione, 
                  sviluppo economico, sostiene Nicolas Montero, presidente del 
                  Cidob. Questioni che a oggi si mantengono centrali, e alle 
                  quali si è aggiunta la problematica della gestione delle 
                  risorse naturali. La coscienza che i diritti comunitari siano 
                  minacciati dalla famelicità delle multinazionali è 
                  generale. La prima grande marcia avvenne nel 1990 per il riconoscimento 
                  della questione indigena. Preso atto degli scarsi risultati 
                  della Riforma agraria, le comunità insorgevano nuovamente 
                  nel 1996, ottenendo lapprovazione della Legge Inra. Ma le 
                  difficoltà burocratiche ponevano il processo in una situazione 
                  di stallo e causavano lacutizzazione del conflitto. Il riconoscimento 
                  legale della terra continua Montero, è il tema centrale 
                  e di maggior attrito. Ci sono imprenditori che ricevono la concessione 
                  senza nemmeno averne presentato domanda e invadono i nostri 
                  territori. Altri compaiono dimprovviso e tagliano illegalmente, 
                  appropriandosi del legname. Centriamo la nostra azione sui processi 
                  di sanatoria, alcuni dei quali si sono già conclusi. 
                  Stiamo inoltre appoggiando lapprovazione di una legge sulla 
                  gestione sostenibile delle risorse, che coinvolga direttamente 
                  le comunità. Noi chiediamo il rispetto delle leggi, ma 
                  nel caso questo non avvenga, non ci rimane che bloccare le strade 
                  e impedire lingresso ai camion.  
                  La marcia del 90 ha avuto il merito di sollevare la questione 
                  indigena a livello nazionale e ha permesso la revisione della 
                  Costituzione dello Stato. Nel 96 si è giunti a rimettere 
                  in moto la Riforma agraria, a ottenere leggi sulla partecipazione 
                  popolare e sulla riforma educativa. Questultima prevede linsegnamento 
                  scolastico bilingue; tuttavia, dato che non siamo riusciti a 
                  uniformare la lingua scritta, per ora il versante indigeno rimane 
                  orale. Le nostre iniziative non sono armate, quindi la polizia 
                  non può sparare: sanno che qualsiasi atto di aggressione 
                  causerebbe problemi maggiori. Altro discorso riguarda le imprese 
                  e i proprietari: ci sono stati casi di sequestro. Lanno scorso 
                  fu rapito un dirigente chiquitano: noi ci pronunciammo dichiarando 
                  che se non lo avessero liberato, si sarebbero trovati di fronte 
                  a una sollevazione generale. Lo picchiarono, ma ce lo restituirono 
                  vivo. Ora è in corso una mobilitazione a Trinidad e sono 
                  già arrivati i rappresentanti del governo per negoziare. 
                  I nostri metodi sono molto diversi da quelli dei campesinos: 
                  noi non distruggiamo, facciamo resistenza passiva, chiedendo 
                  la mediazione nel conflitto.  
                  Il riferimento ai campesinos richiama il problema dellantagonismo 
                  tra popoli della serra e popoli dellaltipiano. Entrambi sottolineano 
                  come, al di là dei fattori culturali e ambientali, siano 
                  mossi da rivendicazioni differenti. Prima tra tutte quella dellidentità. 
                  I campesinos si definiscono come lavoratori e sono riuniti in 
                  un sindacato, la Confederación sindical unica de los 
                  trabajadores campesinos de Bolivia. Si tratta di una sigla storica 
                  nata nel 1935 e protagonista delle lotte del secolo passato, 
                  definita operaista dai militanti del Cidob. Il mondo industriale, 
                  la classe operaia sembrano appartenere a unaltra dimensione: 
                  In Bolivia esistono tre confederazioni nazionali sottolinea 
                  Montero, la nostra, il Sindacato unico e quella più 
                  piccola dei coloni. Ognuno porta avanti le sue istanze, ma deve 
                  essere chiaro che nessuno può parlare a nome degli altri. 
                  Finché non giungeremo a un accordo, non sarà possibile 
                  lunione.  
                  I tentativi realizzati nella decade passata di costituire un 
                  partito indigeno non hanno avuto esito. La Cidob, che al momento 
                  non possiede propri deputati, rimprovera ai leader sindacali 
                  lalto livello di conflittualità interna e la scarsa 
                  disponibilità a farsi portavoce dei settori non politicizzati. 
                  In effetti lunico rappresentante indigeno presente in parlamento 
                  è Evo Morales, storico dirigente del Sindacato dei cocaleros, 
                  il quale esprime esigenze e dinamiche specifiche. Felipe Quispe 
                  e Alejo Veliz, ai vertici della Confederazione unica, hanno 
                  a loro volta fondato movimenti distinti.  
                  
                   
                  La nuova legge è una frode  
                 
                Abbiamo incontrato Alejo Veliz nel suo piccolo 
                  studio di Cochabamba. Il clima che si respira nellaltipiano 
                  è teso, circospetto. La provincia nellultimo anno ha 
                  vissuto i blocchi stradali e gli scontri sanguinosi dellinsurrezione 
                  dei cocaleros contro il Plan dignidad, variante locale del Plan 
                  Colombia contro il narcotraffico, le sollevazioni campesine 
                  e la cosiddetta Guerra dellacqua. Si è trattato di 
                  un ampio movimento, con attiva partecipazione sindacale, per 
                  contrastare il progetto di privatizzare e dare in appalto la 
                  gestione degli acquedotti a una società nordamericana. 
                  Mentre i primi hanno avuto risultati alterni, la Guerra dellacqua 
                  si è risolta in una vittoria popolare ed è considerata 
                  una conquista a livello nazionale. Sul selciato il popolo di 
                  Cochabamba ha lasciato altri quattro morti.  
                  Tra i contadini lo scontento è tangibile. Lapprovazione 
                  della legge Inra sostiene Veliz, non è ci è 
                  convenuta. Si tratta di un testo contraddittorio rispetto al 
                  precedente, che difendeva un principio fondamentale, bandiera 
                  di tutti i poveri del campo: la terra è di chi la lavora 
                  personalmente. La nuova legge, legge delloligarchia, sostiene 
                  invece che la terra è di chi paga le imposte. Nel 96 
                  lallora presidente dichiarò che la sanatoria sarebbe 
                  stata gratuita. Tuttavia nella pratica le cose sono andate altrimenti. 
                  Le strutture dipartimentali dellIstituto per la riforma agraria 
                  hanno contattato imprese, nazionali e straniere, che hanno fatto 
                  pagare le perizie fino a 200 dollari per pietra miliare. La 
                  spesa complessiva poteva superare gli 800 dollari, cifra assurda. 
                  La gente di Bolivia è povera; ogni famiglia ha una media 
                  di 7 figli e il prodotto pro capite non supera i 60 dollari 
                  annui. Per pagare avrebbero dovuto vendere tutto.  
                  Nella pratica la nuova legge è una frode. Chiediamo 
                  che venga riformulata e che si torni al principio della Riforma 
                  agraria e alla gratuità della sanatoria. In Bolivia il 
                  campesino non gode di alcun beneficio: assistenza sociale, assicurazione 
                  contro incidenti e calamità naturali. Sta vivendo come 
                  mille anni fa, in condizioni di disperazione e sopravvivenza. 
                  Gli indigeni in questo paese sono 5 milioni su 8 totali; in 
                  cambio loligarchia non comprende più di 200 famiglie, 
                  che occupano la maggioranza della terra. Tre milioni di ettari 
                  permangono improduttivi: proprietà che chiediamo vengano 
                  distribuite al movimento campesino. Rivendichiamo lannullamento 
                  delle imposte di rendita e lapprovazione di provvedimenti seri 
                  contro la corruzione. Se la situazione non cambia in tempi brevissimi, 
                  esploderanno i movimenti sociali, e sarà messo in discussione 
                  il sistema medesimo.  
                  Viaggiando per laltipiano sembra di fare un passo indietro 
                  nel tempo. Le case non hanno servizi, il pavimento in terra, 
                  i tetti sono spesso in paglia. Attrezzi e aratri appaiono rudimentali 
                  e prevalgono la trazione animale e il lavoro manuale, cui le 
                  famiglie partecipano collettivamente. La rete stradale è 
                  sommaria e in molte zone il mezzo di trasporto più comune 
                  è il mulo. Nellinterno i presidi sanitari sono rari 
                  e malattie endemiche come la tubercolosi risultano in aumento. 
                  La mortalità infantile è ancora altissima e frequenti 
                  sono i casi di malati gravi che giungono agli ospedali in condizioni 
                  disperate o che esalano lultimo respiro durante il viaggio. 
                  Il nostro strumento di lotta è la mobilitazione. Marce 
                  immense; migliaia e migliaia di contadini che potrebbero finalmente 
                  giungere alla capitale e prendere il Palazzo. Una seconda opzione 
                  è il blocco delle strade. Blocco che a livello nazionale 
                  potrebbe durare 40 giorni. Il popolo boliviano sta vivendo un 
                  fase molto diversa rispetto agli anni 70 e 80: oggi lesercito 
                  è nellangolo. Il nuovo secolo ci offre la possibilità 
                  di realizzare cambi strutturali profondi. In questo paese 
                  devono volare delle teste.  
                  Nelle parole di Veliz il problema dellattuale divisione politica 
                  del movimento appare acutizzarsi, quanto mostrare la propria 
                  conflittualità rispetto alla imminente panacea insurrezionale. 
                  I toni sono sprezzanti, i giudizi severi. La tesi è quella 
                  del complotto ai danni dellunità indigena; irrisolto 
                  rimane il nodo del come giungere a una composizione. In Bolivia 
                  già esistono le premesse per realizzare il partito indigeno, 
                  esiste lAssemblea per la sovranità dei popoli movimento 
                  di Veliz. Tuttavia loligarchia è riuscita a dividerci: 
                  stavamo lavorando con Evo Morales. Ma Evo fu isolato, lo strapparono 
                  dal progetto e fondò il suo partito. Il Movimento al 
                  socialismo non è altro che una sigla comprata, che in 
                  breve è giunta ad appoggiare il Movimento sinistra rivoluzionaria, 
                  una delle formazioni più corrotte di Bolivia. Tra i dirigenti 
                  manca cultura politica, preparazione. Evo Morales dal punto 
                  di vista della formazione è un ignorante. Si fa maneggiare 
                  da quattro figuri pagati dallo stato. Ha venduto, ha permesso 
                  che lesercito penetrasse e distruggesse 7.500 ettari di coca. 
                  In questo momento lingerenza del governo tra i leader è 
                  fortissima: Felipe Quispe e il suo partito sono a loro volta 
                  manovrati. Per vincere dobbiamo fare nostra la comune coscienza 
                  rivoluzionaria della quale parlava il Che, una coscienza che 
                  ci renda realmente impermeabili alla corruzione.  
                  In ogni progetto serio i rappresentanti devono essere espressione 
                  del popolo che lotta. Ora i deputati sono rubapane, spreconi 
                  e bugiardi, ma noi miriamo alla costruzione di un nuovo potere. 
                  Un nostro rappresentante non deve perdere il rapporto con la 
                  base, e nel caso giungesse a corrompersi dovrebbe essere frustato, 
                  frustato con le spine. LAsp intende riunire tutti i 
                  popoli in ununica nazione. Recuperare il pensiero marxista 
                  e coniugarlo con la cosmovisione andino-amazzonica. Il marxismo 
                  è portatore della lotta di classe, la cosmovisione del 
                  tema dellidentità. Noi non consideriamo lopera di Marx 
                  una Bibbia, ma ne applichiamo le teorie che si adattano alla 
                  nostra realtà. Ci sono stati rivoluzionari, come Lenin, 
                  che hanno pensato e agito in modo proprio. I nostri popoli posseggono 
                  un grande patrimonio culturale: vogliamo unire i poveri del 
                  campo con i poveri delle città. È importante chiarire 
                  come la nostra non sia, come per alcuni movimenti indigeni, 
                  una lotta di razza. Il problema non è la razza; il problema 
                  è la povertà.  
                  Il movimento campesino conclude Velis affrontando il tema 
                  del degrado ambientale, è per sua natura ecologico. 
                  Amiamo la terra, benediciamo il sorgere del sole; cè 
                  un profondo rispetto per la pacha mama. Sempre è 
                  stato così ed è una grande virtù. In alcuni 
                  luoghi, attraverso la propaganda, sono riusciti a introdurre 
                  prodotti chimici, prodotti rifiutati dai paesi sviluppati. Non 
                  sono però riusciti a convincere tutti e noi stiamo lottando 
                  per conservare il nostro patrimonio: abbiamo 60 varietà 
                  di mais e 200 di patata e i nostri contadini producono autonomamente 
                  le sementi. Nellultimo congresso della Confederazione abbiamo 
                  rifiutato lutilizzo dei fertilizzanti chimici e intimato al 
                  governo di non fare entrare i prodotti transgenici nel paese. 
                  In Bolivia non abbiamo bisogno di alcun prodotto modificato. 
                 
                  
                    Massimo 
                  Annibale Rossi  
                 
                 Sulla 
                  sacra foglia di coca  
                   
                intervista con Evo Morales 
                  di Massimo Annibale Rossi  
                   
                Complici dei narcos o martiri? 
                   
                  Viaggio tra i cocaleros, schiacciati tra demagogia, repressione 
                  e povertà  
                   
                  Cochabamba, 22 settembre 2001. La città 
                  ospita il terzo incontro dellAzione Globale dei Popoli, coordinamento 
                  nato per contrastare il processo di globalizzazione economica 
                  sostenuto dai paesi ricchi. Partecipano gruppi provenienti dai 
                  cinque continenti per un totale di circa 200 persone. Sono principalmente 
                  giovani, tra i quali emergono le delegazioni latinoamericane. 
                  Numerosi i rappresentanti indigeni, i cui costumi tradizionali 
                  fanno contrasto con il look postmoderno di quelli del nord Europa. 
                  Il compito è maturare una posizione comune e pianificare 
                  azioni efficaci per il movimento nato a Seattle. Si tratta di 
                  un nuovo internazionalismo, che intende sintetizzare la lotta 
                  di classe e la divisione internazionale del lavoro con il terzomondismo 
                  e la questione ecologica. Il convegno è organizzato dalla 
                  Confederazione del tropico, il sindacato dei coltivatori di 
                  coca protagonista degli scontri con lesercito del giugno passato. 
                   
                  È il giorno conclusivo, e il programma prevede il trasferimento 
                  dei partecipanti a Chimoré, capitale dei cocaleros. La 
                  carovana, alla quale si è unita unampia rappresentanza 
                  della stampa, si muove al levar del sole per coprire i 160 chilometri 
                  che la separano dalla meta. Viaggiamo nella jeep di Evo Morales, 
                  condividendo le sue preoccupazioni per lesito delliniziativa 
                  e per il trattamento che ci sarà riservato da parte dellesercito. 
                  In Chapare sono stanziati 800 umopae, polizia délite, 
                  cui dal 98 è affidata la funzione di garantire il compimento 
                  del Plan dignidad contro il narcotraffico. Agli effettivi sono 
                  affiancati 2.000 giovani di leva con funzioni dappoggio nelle 
                  operazioni di sradicamento. La provincia è in stato di 
                  guerra. La popolazione non accetta loccupazione e chiede si 
                  aprano nuove trattative. I tentativi intrapresi nella decade 
                  passata per introdurre coltivazioni alternative sono praticamente 
                  falliti. Paz Estenssoro, Paz Zamora e Sánchez de Lozada, 
                  i precedenti presidenti, avevano sostenuto la riduzione annuale 
                  di 5.000 ettari di piantagione offrendo compensi tra i 1.500 
                  e i 2.000 dollari per ettaro. Cifre considerevoli, che tuttavia 
                  non riuscivano a risolvere il problema della sopravvivenza economica. 
                  Il sindacato afferma che banana, maracujá, palmito, ananas 
                  e peperoncino, prodotti considerati alternativi, in realtà 
                  non abbiano mercato e che le economie del nord non abbiano fatto 
                  nulla per crearlo.  
                  La responsabilità della situazione è attribuita 
                  agli Stati Uniti, i quali stanno finanziando il piano con 200 
                  milioni di dollari e partecipano alle azioni con propri consiglieri, 
                  tecnici e istruttori della DEA. La Fuerza de Tareas Conjuntas 
                  viene completata da alcune centinaia di funzionari, tra i quali 
                  operano molti agenti coperti. Banzer, ex dittatore eletto nelle 
                  file dellAlleanza democratica nazionale e recentemente sostituito 
                  per motivi di salute, dichiarò di garantire le coltivazioni 
                  destinate al consumo tradizionale, ma dessere determinato a 
                  eliminare le eccedenze. Si tratta di 38.000 dei 50.000 ettari 
                  che rappresentavano il sostentamento delle 40.000 famiglie cocaleras 
                  del Chapare. Fino alla fine di questanno, ai coltivatori disposti 
                  a collaborare si sarebbero corrisposte somme minime; a partire 
                  dal gennaio 2002, più nulla. La mobilitazione fu massiccia: 
                  blocchi stradali, marce e proteste. La repressione durissima: 
                  il sindacato a partire dal 98 ha denunciato 49 morti, 2.500 
                  feriti e 4.500 arresti. Lacme del conflitto si registrò 
                  nel settembre dello scorso anno, quando linsurrezione riuscì 
                  ad arrestare temporaneamente la costruzione delle nuove caserme. 
                  Ci furono 15 morti e 30 feriti. Tra loro, Isaac Mejía 
                  Arce, un ragazzo di 19 anni deceduto in seguito alle torture 
                  subìte durante la detenzione.  
                  La reazione campesina fu a sua volta violenta. Nel 1995 erano 
                  stati fondati nuclei di polizia sindacale, con compiti di 
                  vigilanza interna e lotta ai sradicamenti. Negli scontri in 
                  settembre fecero comparsa gruppi armati, che organizzarono imboscate, 
                  disseminarono mine di fabbricazione artigianale e catturarono 
                  ostaggi tra i militari. Tra questi fece clamore il caso del 
                  sergente Andrade, che con la moglie fu ritrovato senza vita, 
                  con segni di tortura sul corpo. Nei rapporti militari gli stessi 
                  sindacati sono definiti bande di narcoterroristi. Si segnalarono 
                  attacchi contro installazioni e elicotteri in dotazione alla 
                  Fuerza de Tareas. Per lesercito si tratta di gruppi armati 
                  connessi ai narcos. Per i cocaleros, di nuclei autonomi in un 
                  quadro che produce azioni di autodifesa contro ciò che 
                  definiscono genocidio. La politica Coca zero celerebbe un 
                  piano per sradicare i campesinos dal Chapare a vantaggio delle 
                  multinazionali.  
                  
                   
                  Le mani callose  
                 
                La strada che unisce Cochabamba a Santa Cruz è ancora 
                  in costruzione: grandi insegne ne pubblicizzano il finanziamento 
                  del governo USA. La carovana deve arrestarsi più volte 
                  ai posti di blocco e a causa degli ingorghi dovuti ai lavori. 
                  La sosta più lunga è allingresso della provincia: 
                  tutti vengono fatti scendere e sottoposti a un minuzioso controllo 
                  dei documenti. Le nostre facce sono riprese da una telecamera 
                  e giovani militari appuntano i nostri dati nei loro taccuini. 
                  Evo si occupa del suo gregge: interviene, parlamenta, tranquillizza. 
                  É il punto di riferimento dei delegati, quanto della 
                  maggioranza delle persone che incontriamo. Tutti lo conoscono, 
                  tutti lo salutano e molti pretendono di raccontargli i propri 
                  problemi dal finestrino della jeep. Tuttavia oggi latmosfera 
                  è di festa: la gente sa che per la prima volta nel villaggio 
                  di Chimoré si svolgerà un incontro internazionale. 
                  Ci aspettano circa 7.000 persone. Sono i coltivatori dei campi 
                  di coca: complici dei narcos per gli uni, martiri per gli altri. 
                  Visi scavati dal lavoro e dal sole; famiglie intere con il costume 
                  migliore e le loro bandiere colorate. Molti di loro emigrarono 
                  venti o trenta anni fa dalle zone più povere dellaltopiano. 
                  Sono ex minatori, pastori che, come Evo Morales, incontrarono 
                  una speranza nel fertile Chapare. Tutti vogliono salutare i 
                  delegati e i compagni giornalisti. Un uomo mi mostra le mani 
                  callose: sono frutto di cinquanta anni di campagna.  
                  Si apre un passaggio nella calca e ci mettono al collo collane 
                  di foglia di coca. I membri della carovana sono nominati ospiti 
                  illustri della municipalità. Iniziano gli interventi; 
                  i cocaleros applaudono calorosamente sotto il sole implacabile. 
                  Il tema di fondo è lunità delle vittime del sistema 
                  neoliberale e la necessità di elaborare strategie di 
                  lotta comuni. Da parte di molti oratori si evidenziano gli effetti 
                  dello sfruttamento indiscriminato delle risorse verso lambiente 
                  e si sottolinea la comune matrice ecologica dei popoli originari. 
                  Si applaude alla sacra foglia di coca e al suo significato 
                  nella cosmogonia andina, quanto alla fine delloccupazione militare 
                  e alla partenza degli yankee. Il linguaggio, gli slogan, il 
                  rapporto con la folla ricordano le adunate comuniste di prima 
                  della caduta del muro di Berlino. Un sindacalista, dopo aver 
                  mandato alla merda yankee, politici e ambasciatori, annuncia 
                  la sconfitta del neoliberismo per il 2002. Il programma si conclude 
                  con il leader cocalero, che invita il popolo a partecipare a 
                  una nuova marcia contro loccupazione e la guerra minacciata 
                  dagli Usa in Medio Oriente.  
                  Evo Morales, nato da padre quechua e madre aymara, è 
                  lunico deputato indigeno. É fondatore del Movimento 
                  al socialismo, formazione che mira a unire la sinistra per sconfiggere 
                  il governo nelle elezioni del prossimo anno. Mentre il paese 
                  è scosso dalla sollevazioni campesine e dalla Guerra 
                  del Chapare, il parlamento dibatte lincriminazione del dirigente 
                  cocalero per complicità negli avvenimenti dellanno passato. 
                  Il Mas ha recentemente presentato una proposta di pacificazione 
                  che prevede la demilitarizzazione e la legalizzazione di un 
                  cato di coca, 1,6 ettari, per famiglia. Si tratterebbe di un 
                  periodo transitorio, necessario per ricostituire le basi economiche 
                  e rilanciare lo sviluppo alternativo. Facendo un passo indietro 
                  nel tempo, Come è nata gli chiediamo, la 
                  Confederazione del tropico?.  
                  Allepoca della Guerra del Chaco, 1934 - 35, il Chapare era 
                  zona di confino e i prigionieri paraguaiani aprirono le prime 
                  strade. La grande immigrazione si produsse negli anni 70 e 
                  80, quando giunsero i contadini dellaltopiano. La mia famiglia 
                  viveva nei pressi di Oruro, in unarea che non ha mai visto 
                  lintervento dello stato. In una notte una gelata si portò 
                  via tutto il raccolto. Mia madre piangeva e mio padre beveva 
                  al tavolo. Lo ascoltai dire: qui, per quanto possiamo lavorare, 
                  non faremo passi avanti. Così partimmo per cercar terra 
                  nelloriente boliviano. Gli ultimi ad arrivare furono i minatori 
                  licenziati nelle ristrutturazioni dei primi anni 80, i quali 
                  portarono la propria esperienza sindacale e cultura. Lingiustizia 
                  ci ha uniti. Allepoca della dittatura di García Mesa 
                  [1980-81], bruciarono vivo nel suo campo un compagno di Chipiriri. 
                  Era un ragazzo di 18 anni. Anchio allepoca ero molto giovane 
                  e nella sede del sindacato ascoltavo i commenti sulle violenze 
                  e le azioni dei militari. Organizzammo un centro giovanile e 
                  un coordinamento, e con il tempo, ci rendemmo conto dellimportanza 
                  del livello politico. Noi votavamo per un partito, e quando 
                  questo giungeva al potere, ci castigava. Decidemmo di fondare 
                  un nostro movimento. Ora cè coscienza ideologica, identità 
                  e capacità di organizzazione, cosa che il governo vede 
                  come pericoloso e vorrebbe fare sparire. Nel tropico abbiamo 
                  conquistato sei su sette municipi. Ciò che iniziò 
                  in Chapare potrebbe riprodursi a Cochabamba, come in tutta la 
                  Bolivia. Persino alcuni colonnelli, che non sono daccordo con 
                  quanto sta avvenendo, chiedono di unirsi a noi. Nel pomeriggio 
                  avrò un incontro con un gruppo deluso da Juan Sin Miedo, 
                  il sindaco di La Paz, che ora vuole privatizzare anche il cimitero. 
                   
                  Qual è la situazione attuale, con particolare riguardo 
                  al Plan dignidad?.  
                  Per noi il Plan Dignidad, come il Plan Colombia e il Plan Puebla 
                  di Panama è uniniziativa di guerra, orientata allo sterminio 
                  dei popoli indigeni. Con lavanzare del processo, ci si rende 
                  conto del fallimento e si evidenziano fratture nello stesso 
                  governo; ma noi, oltre alla repressione, dobbiamo sopportare 
                  il terrorismo giuridico. Polizia, forze armate e alcuni imprenditori 
                  mi stanno muovendo accuse che possono comportare fino a trenta 
                  anni di carcere: organizzazione sovversiva, assassinio e sequestro. 
                  E non solo a Evo Morales: dei sei dirigenti del Chapare, quattro 
                  sono sotto processo. Ti faccio un esempio paradossale: lanno 
                  passato una nostra compagna era a Praga durante il blocco delle 
                  strade, però fu imputata ugualmente....  
                  Nellultimo anno si pubblicarono notizie sulla presenza 
                  di milizie armate in Chapare, su assalti e sequestri. Che sta 
                  succedendo?.  
                  Cè della verità in tutto questo. Ogni anno sono 
                  morti più campesinos che militari; nel 2000 la relazione 
                  si è ribaltata. É un parametro per comprendere 
                  ciò che sta avvenendo: di fronte allingiustizia, mi 
                  rendo conto che il popolo ha diritto alla ribellione. Non ci 
                  sono guerriglieri in Chapare, ma gruppi di autodifesa. Ignorando 
                  le istruzioni dei dirigenti e le decisioni collettive, alcuni 
                  prendono liniziativa. Dalto canto la repressione si è 
                  fatta insostenibile. Le denunce di violazioni dei diritti umani 
                  sono quotidiane. Durante le operazioni si saccheggia, si bruciano 
                  case, si occupano edifici pubblici. Ieri mi hanno informato 
                  che stanno processando cinque professori di San Salvador e Guadalupe 
                  per insurrezione armata. In realtà difendevano il diritto 
                  alleducazione: quando arrivano i militari requisiscono il posto 
                  sanitario e la scuola per farne alloggi per gli ufficiali. 
                   
                  In questa fase il sindacato come sta organizzando la lotta?. 
                   
                  Blocchi stradali, concentramenti, forme di resistenza passiva. 
                  Cerchiamo di rendere pubblico quanto sta avvenendo e invitiamo 
                  la stampa a essere presente.  
                  
                   
                  Coca zero?  
                 
                Perché siete giunti alla rottura con il governo 
                  e sono falliti i precedenti piani orientati a introdurre gradualmente 
                  le coltivazioni alternative?.  
                  Parlare di Coca zero significa parlare di apocalisse andina. 
                  Fintanto ci saranno quechua e aymara, non ci sarà Coca 
                  zero, perché la coca è una parte essenziale della 
                  nostra cultura. I campesinos dicono: stanno tagliando la pianta 
                  di coca, però non stanno tagliando le nostre mani. La 
                  legge parlava di giusto compenso e dindennizzo, ma questo 
                  i governi non lo hanno mantenuto: diedero i compensi senza indenni 
                  per le comunità. Lo sviluppo non giunse mai ed essere 
                  alternativo. Alternativo significa sostituire alla coca prodotti 
                  che le siano equivalenti o superiori sul piano del mercato, 
                  ma ciò non può avvenire per questioni di politica 
                  macroeconomica. La libera importazione sta rovinando la nostra 
                  economia. Il governo incentivava la coltivazione di riso, tuttavia 
                  il prezzo del riso brasiliano era più basso: di fatto, 
                  era più conveniente coltivare coca. Vogliono sradicare, 
                  sradicare... Non si tratta di lotta al narcotraffico ma di interessi 
                  geopolitici. Gli Usa pretendono di imporre il loro sistema agli 
                  altri paesi: si lancia il Plan Colombia per combattere il terrorismo, 
                  e dietro ci sono le multinazionali. Per il Chapare passerà 
                  la via trans oceanica; ci sono giacimenti di gas e petrolio. 
                  Hanno paura che le sollevazioni indigene possano pregiudicare 
                  i loro interessi. Vogliono ridurre il territorio nelle mani 
                  di otto imprese e ora offrono compensi di 2.000, 2.500 dollari 
                  per ettaro, ma perché i campesino lascino i loro campi. 
                  Non vogliamo quei soldi.  
                  Si divulgò la notizia che alcuni cocaleros abbiano 
                  sottoscritto gli accordi e in seguito siano tornati a piantare 
                  coca....  
                  La legge parlava di giusto compenso e di sviluppo alternativo. 
                  Hanno compensato, ma non cè stato sviluppo. I soldi 
                  sono sfumati e i coltivatori dovettero domandarsi: e ora, che 
                  facciamo? I piani si tradussero in impoverimento, indebitamento 
                  e hanno favorito la disgregazione delle famiglie. Le donne non 
                  volevano sradicare, però simpose il marito firmando 
                  gli accordi e accettando il denaro. Poi, dato che non cerano 
                  più soldi, ripresero i vecchi costumi e i funzionari 
                  conclusero: ricevono denaro con una mano e con laltra piantano 
                  coca.  
                  Gli arresti per detenzione di pasta base tra i cocaleros 
                  sono in aumento; non si aggrava il rischio che il movimento 
                  si leghino ai narcotrafficanti?.  
                  Questa è laltra accusa constante; si dice che il 90 
                  % della coca del Chapare vada a loro, ma è una menzogna.... 
                  Il Juguete rabioso pubblicò lo scorso giugno una 
                  sua dichiarazione nella quale si confermava questa tesi... 
                  (1). Non ho mai detto questo. Quando la coca matura, un 60% 
                  va al mercato legale e un 40 può andare a quello 
                  illegale. Questo non significa che ci sia una relazione diretta 
                  con il narcotraffico. Non si può santificare tutto il 
                  movimento ed è difficile valutare le proporzioni del 
                  fenomeno. Ci sono sindacati che hanno introdotto multe per i 
                  trasgressori. Si potrebbero controllare i flussi illegali tramite 
                  le confederazioni, ma le autorità si oppongono. Fui testimone 
                  del fatto che un sindacato cercò di ostacolare lingresso 
                  dei precursori [agenti chimici per la fabbricazione della pasta 
                  base], ponendo blocchi alle strade daccesso, ma quelli dellumopare 
                  li facevano regolarmente saltare. In realtà è 
                  il governo che alimenta il narcotraffico tramite la polizia. 
                   
                  Esiste la coscienza da parte dei campesinos delle conseguenze 
                  dellattuale produzione massiccia di cocaina?.  
                  Devessere chiaro che non abbiamo mai difeso il narcotraffico; 
                  abbiamo accettato il principio della riduzione perché 
                  si giunga a produrre per il solo mercato legale. Il problema 
                  del traffico internazionale è daltro lato legato ai 
                  consumatori. É necessario che Europa e Usa combattano 
                  il consumo. Quechua e aymara sono totalmente estranei alla cultura 
                  della cocaina.  
                  
                   
                  Il ruolo della grande impresa  
                 
                Qual è la proposta della Confederazione per giungere 
                  a una reale pacificazione nel Chapare?.  
                  Se il governo vuole farla finita con la violenza e affrontare 
                  la povertà, deve riconoscere una piccola estensione di 
                  coca per famiglia, coca destinata al consumo legale. In secondo 
                  luogo, è necessario industrializzare i prodotti regionali. 
                  Si tratta di frutta tropicale, che potrebbe venire lavorata 
                  e quindi commercializzata allestero. Fortunatamente l80 % 
                  dei nostri contadini possiede i titoli di proprietà. 
                  Il problema è come riscattare nuova terra, allinterno 
                  della legge Inra. La legge è stata concepita sul solco 
                  di un modello economico che permette di concentrare molta terra 
                  in poche mani, in modo che molte mani rimangano senza terra. 
                  Lattuale politica dincentivo agli imprenditori è una 
                  forma ulteriore per alimentare il narcotraffico: le grandi imprese 
                  tolgono mercato ai piccoli produttori, che tornano alla coca. 
                   
                  Si parla molto delle divisioni allinterno del movimento 
                  campesino: qual è la relazione con Alejo Veliz, Felipe 
                  Quispe del sindacato e con le associazioni indigene dellOriente 
                  boliviano?.  
                  I settori più combattivi sono a Cochabamba e a La Paz. 
                  Quelli delloriente non hanno mai avuto molto seguito nellazione, 
                  tranne che nel 92, quando riuscirono a organizzare una gran 
                  marcia, però finanziata dalle ong. Chi ha ascendente 
                  a Cochabamba è Moisés Torres. Alejo non ha alcun 
                  seguito e deplorabilmente è diventato superbo, ha litigato 
                  con me e ora anche con Felipe Quispe. Il quale ha la sua base 
                  in tre province di La Paz e si crede un dirigente nazionale, 
                  ma rappresenta solo gli aymara. Alejo invece si abituò 
                  a chiedere soldi e ora, che ha rotto con il governo, sta spillando 
                  denaro al Mnr, il partito che dovremmo combattere. Lamento molto 
                  che la corruzione abbia contagiato i dirigenti campesino, e 
                  soprattutto la Centrale operaia, di questi tempi già 
                  tanto in crisi. Ci sono leader corruttibili e leader incorruttibili. 
                  Quando il governo non vuole mantenere le promesse, comincia 
                  a comprare i dirigenti. Attualmente nelle miniere quasi non 
                  ci sono operai e il sindacato non ha base. Gli unici che rispondono 
                  sono i contadini, e qui si comprende il nostro avvicinamento 
                  a Felipe Quispe. Verrà un momento in cui tutti i settori 
                  si uniranno nella lotta comune.  
                  Si prepara una nuova sollevazione generale?.  
                  Si, siamo in questo ordine di idee. E non solamente come aymara, 
                  quechua o movimento campesino, ma come piccoli proprietari, 
                  minatori, trasportatori... Ci stiamo consultando e definendo 
                  un progetto. Abbiamo intenzione di creare un vertice sociale 
                  che si opponga a quello dei politici, delle forze armate e della 
                  chiesa. Lattività di questultima in Bolivia è 
                  molto discussa; i gerarchi cattolici salvarono lMnr, che è 
                  uno dei partiti che stanno distruggendo il paese. Dobbiamo creare 
                  un nuovo modello economico e un nuovo sistema di governo.  
                  Cochabamba, settembre 2001  
                   
                  Massimo Annibale Rossi  
                    
                 
                  1. Wilson García Mérida, Chapare: una guerra 
                  en curso, in El juguete rabioso, A. II, N. 34, La Paz, 
                  10 giugno 2000, pp. 8-9.  
                  
                  Lonely Planet horror tour 
                   
                 
                Per i turisti sono una meta da pochi dollari. 
                   
                  Ma per chi ci lavora le miniere di Potosì sono qualcosa 
                  di molto diverso. A volte mortale.  
                   
                  Ad ogni angolo, grandi cartelli promozionano 
                  il tour nelle miniere de Potosí. I pieghevoli descrivono 
                  le terribili condizioni dei minatori come unattrattiva, e ai 
                  turisti per pochi dollari si offre la possibilità di 
                  tirare due picconate alle vene. Ciò che non si pubblicizza 
                  sono i morti: 16 nei soli sei mesi passati. Gli ingressi, che 
                  furono armati con travature di legno al tempo della colonia, 
                  fanno contrasto con le gallerie interne. Mancano rinforzi, condutture 
                  dareazione; le misure di sicurezza più elementari. I 
                  soci guadagnano in relazione al prodotto ed esistono marcate 
                  differenze tra le singole cooperative in funzione alla ricchezza 
                  dei giacimenti. Nelle più povere ci si contendono gli 
                  attrezzi fondamentali. I minatori, quando non incontrano il 
                  metallo, scendono nelle aree a rischio, coscienti di mettere 
                  a repentaglio la vita.  
                  La maledizione del Cerro Rico ha una lunga storia. I giacimenti 
                  furono scoperti da un indigeno nel 1544. Il lavoro coatto fu 
                  introdotto nel 1572 e la città sul tetto dAmerica si 
                  trasformò nella maggiore riserva dargento dellImpero 
                  ispanico. Le donne preferivano uccidere i loro figli piuttosto 
                  che mandarli nelle gallerie e gli hidalgo iniziarono a importare 
                  manodopera schiava. Lolocausto di Potosì fu più 
                  lento di quello del Terzo Reich, ma utilizzava i medesimi strumenti, 
                  aveva finalità simili e ottenne gli stessi risultati. 
                   
                  Le condizioni di lavoro non migliorarono molto con la fine della 
                  colonia, tuttavia i minatori ottennero il diritto di vedere 
                  la luce del sole e di morire di silicosi qualche anno più 
                  tardi. Nel XIX secolo i filoni iniziarono a esaurirsi, finché 
                  cento anni più tardi nel Cerro fu trovato lo stagno. 
                  La rivoluzione scoppiò solo nel 1952, quando gli operai 
                  si unirono ai campesinos per abbattere la dittatura militare 
                  e restaurare il legittimo governo di Paz Estenssoro. Nel 53 
                  fu varata la legge di nazionalizzazione e nasceva la Compagnia 
                  mineraria di Bolivia: i minatori si erano trasformati in protagonisti 
                  della vita nazionale e le loro condizioni iniziarono progressivamente 
                  a migliorare. Diciassette anni prima erano state fondate le 
                  prime cooperative, destinate ai reduci della Guerra del Chaco 
                  contro il Paraguay. Si trattava di lotti marginali, dati in 
                  concessione a ex militari che si erano ammalati nella selva, 
                  a contatto con un clima al quale non erano abituati.  
                  Le conquiste furono ridimensionate dagli anni di dittatura che 
                  succedettero il golpe del 1964 e dallimpoverimento dei filoni. 
                  Nell80 iniziarono i programmi per reinsediare i minatori disoccupati, 
                  molti dei quali divennero cocaleros nel Chapare. Nel 
                  decennio successivo, molte miniere furono chiuse o date in concessione 
                  alle nascenti cooperative. Le condizioni di vita peggiorarono 
                  ulteriormente, fino allacme degli ultimi anni. Potosí, 
                  che nel XVIII secolo fu la città più grande dellAmerica 
                  latina, si sta spopolando. I progetti di sviluppo non sono stati 
                  avviati e negli ultimi anni molti sono andati a ingrossare lesercito 
                  dei sub occupati delle periferie di La Paz e Cochabamba.  
                  
                   
                  Parla Antonio Pardo Guevara  
                 
                Per parlare della situazione, abbiamo incontrato Antonio Pardo 
                  Guevara, vice presidente della Federazione dipartimentale delle 
                  cooperative minerarie, la quale rappresenta 42 affiliate, per 
                  un totale di 30.000 lavoratori. Abbiamo avuto afferma, una 
                  caduta del prezzo dellargento del 40% negli ultimi 15 anni. 
                  A partire dall85 il governo iniziò a cedere le nuove 
                  miniere ai privati, contraddicendo i presupposti della nazionalizzazione. 
                  Le cooperative continuano a sfruttare bocche marginali e le 
                  condizioni sono divenute insostenibili. Nei due anni passati, 
                  abbiamo avuto 20 morti e 60 invalidi e negli ultimi mesi le 
                  statistiche si sono paurosamente impennate. Si tratta di vittime 
                  del gas, delle esplosioni, di cedimenti e frane nelle gallerie. 
                  Il livello delle strutture sanitarie è bassissimo e contiamo 
                  un 65 % di minatori affetti da malattie polmonari, in particolare 
                  silicosi e tisi. Coloro che certificano la propria invalidità 
                  ricevono una pensione di 850 bolivar, che non bastano per mantenere 
                  le famiglie, e continuano a lavorare. Da noi la speranza di 
                  vita è tra i 35 e 40 anni; quasi nessuno arriva a prendere 
                  la pensione di vecchiaia.  
                  Nel marzo di questanno la federazione ha presentato una proposta 
                  di rilancio, centrata sulla cessione di un impianto di raffinamento 
                  del materiale grezzo da parte del Comibol. Limpresa così 
                  costituita potrebbe gestire autonomamente il processo di separazione 
                  del metallo dalle scorie e commercializzare direttamente il 
                  prodotto. Si richiede al governo di ricostituire il Ministero 
                  delle miniere e di realizzare un cambio nellattuale politica 
                  di privatizzazione, favorendo le cooperative i cui giacimenti 
                  sono in corso di esaurimento. In particolare sarebbero coinvolti 
                  i minatori del Cerro Rico, ai quali si dovrebbero concedere 
                  i crediti indispensabili per avviare la meccanizzazione.  
                  
                   
                  Ma le Cooperative...  
                 
                La Cooperativa unificata di Potosí è la più 
                  grande della zona e conta 5.000 soci. Dalle gallerie del Cerro 
                  ricava argento e stagno; recentemente è cambiato il metodo 
                  di lavoro e i gruppi si danno il cambio per turni di 24 ore. 
                  Non esiste riposo domenicale e i soci possono rimanere sottoterra 
                  a loro discrezione, dato che le cooperative non sono soggette 
                  alla normativa nazionale sul lavoro. Si dorme e si mangia nella 
                  miniera e si presenta lautogestione come una conquista, tuttavia 
                  esiste un grave problema di alcolismo. Tutti sono coscienti 
                  delle conseguenze della mancanza di misure di sicurezza, ma 
                  mancano i soldi.... Nonostante i controlli della confederazione, 
                  ci sono segnalazioni di lavoro minorile e di operazioni in aree 
                  a rischio. A differenza dei salariati, i cooperativisti non 
                  posseggono una controparte rivendicativa: il compenso dipende 
                  dalla fortuna, dal prezzo di mercato, dalla generosità 
                  del Cerro. I più anziani ripetono che le attese della 
                  rivoluzione furono deluse e che le condizioni sono tornate a 
                  prima del 52.  
                  Gli effetti della privatizzazione si sono fatti sentire anche 
                  a livello di previdenza sociale. Dal 1997, la contribuzione 
                  è divenuta volontaria; molti hanno smesso di pagare e 
                  nei prossimi anni, a causa della silicosi, rischiano di rimanere 
                  senza sostento. Quelli della Unificata sono in ogni caso da 
                  considerare dei privilegiati, giungendo a guadagnare 1.500 bolivar, 
                  224 dollari per mese. Nelle miniere marginali la situazione 
                  è anche peggiore. La proprietà dei giacimenti 
                  è rimasta alla Comibol, alla quale le cooperative pagano 
                  un canone annuale. Lo stato, che nel 97 abolì il Ministero 
                  delle miniere, fino a ora non ha accettato di distribuire nuovi 
                  e più produttivi lotti. La cessione avrebbe permesso 
                  di accedere agli indispensabili crediti. I processi di estrazione 
                  rimangano gli stessi degli anni 50, ed esistono miniere dove 
                  il lavoro si svolge ancora manualmente, come al tempo della 
                  colonia.  
                  La Cooperativa 27 di marzo trae il proprio nome dalla data di 
                  fondazione, quando nel 1988 la Comibol cedette sette bocche 
                  ai propri operai. Molti di coloro che ottennero la concessione 
                  sono morti e la maggioranza degli 82 soci e dei 140 salariati 
                  ha meno di 25 anni. Caso unico a Potosí, soci e dipendenti 
                  guadagnano lo stesso stipendio, proporzionale allargento, allo 
                  zinco, allo stagno cavato dalle profondità del Cerro 
                  un tempo ricco. Benedicto Llano Colque, presidente, ci riceve 
                  nel piccolo ufficio a lato dellingresso principale. È 
                  orgoglioso di affermare che tutti i lavoratori pagano la quota 
                  di previdenza e che i libri contabili sono in ordine e a nostra 
                  disposizione: la nostra è una cooperativa democratica 
                  e solidale. Gli incarichi sociali sono rotativi e lui, come 
                  il vice, rientrerà nella miniera al termine di un anno 
                  di mandato. Tutti si dicono felici della nostra visita e manifestano 
                  la speranza che divulgando la situazione, qualcosa possa migliorare. 
                  Un grande passo in avanti, oltre alla meccanizzazione, sarebbe 
                  commercializzare e vendere direttamente. Avremmo bisogno di 
                  un nostro impianto di separazione, che verrebbe a costare 50.000 
                  dollari.  
                  Dalla fondazione, nella 27 di marzo sono avvenuti sette incidenti 
                  mortali. Tuttavia, come invece generalmente accade, i figli 
                  delle vittime non furono costretti a prendere il posto del padre: 
                  la cooperativa riconosce un salario minimo alle famiglie. I 
                  più esposti alla silicosi sono i perforatori, che usano 
                  i martelli pneumatici, ma in tutta la miniera ci sono solo quattro 
                  maschere. Un secondo problema si riferisce allacqua. Bagnando 
                  costantemente le superfici di lavoro, la polvere nebulizzata 
                  diminuirebbe sensibilmente: sarebbero necessari una pompa e 
                  delle tubazioni, che ancora non abbiamo. Entriamo dallingresso 
                  principale: le gallerie si sviluppano in più livelli, 
                  tuttavia solo le prime centinaia di metri sono rinforzate. In 
                  una piccola grotta riposa lo zio, idolo in fango che rappresenta 
                  le divinità delle profondità della Pacha mama. 
                  È tradizione che al varcare la soglia, gli si offrano 
                  foglie di coca, tabacco e alcol.  
                  
                   
                  Grido di pietra  
                 
                Incontriamo i primi minatori al lavoro. Sono giovani di ventanni, 
                  dei quali sette passati sottoterra. Cavano con il piccone in 
                  uno stretto pozzo a lato della galleria, limmancabile globo 
                  di coca sotto la guancia, per turni di otto ore. Il minerale 
                  è fatto salire con una carrucola a mano e trasportato 
                  con carriole fin dove giungono i binari. Nelle gallerie non 
                  cè corrente elettrica e i vagoni vengono spinti da gruppi 
                  di tre operai. In alcuni tratti, i binari mancanti sono sostituiti 
                  da listelli di legno, e i vagoni si incagliano regolarmente. 
                  Come definisci le condizioni di vita dei minatori?. 
                  A volte si guadagna, a volte non si guadagna... Dipende dal 
                  valore del minerale. Portiamo a casa una media di 800 bolivar 
                  al mese. Nella mia famiglia, tutti lavoriamo nella miniera. 
                  Spesso le travi ci cadono addosso e ci feriscono. Abbiamo bisogno 
                  di macchinari, di attrezzi: la sicurezza è la cosa più 
                  importante. Hai un sogno nella vita?. Per noi non 
                  cè altro che la miniera; però, a pensarci bene, 
                  mi piacerebbe fare il muratore.  
                  La cooperativa Grido di pietra non è meccanizzata. Dal 
                  1994, quando la miniera fu ceduta, molti soci se ne sono andati. 
                  Latmosfera è pesante: i filoni si stanno esaurendo, 
                  ci sono differenze di compenso tra soci e salariati e di misure 
                  di sicurezza semplicemente non si parla. Qui la maggioranza 
                  dei lavoratori non paga la previdenza. Lingresso è un 
                  orifizio nella parete della montagna, dal quale emergono i visi 
                  esausti e infangati dei minatori. Si tratta di 18 soci e 40 
                  peones, con un salario medio di 450 boliviano. Si lavora con 
                  piccone e dinamite, e il minerale viene trasportato a spalla 
                  e con carriole. Le gallerie sono sature del fumo delle esplosioni. 
                  Giungiamo a una grotta sotterranea: un uomo in equilibrio sopra 
                  un tondino in ferro, con la mazza, con regolarità, batte 
                  un punteruolo conficcato nella roccia. Nel foro infilerà 
                  un candelotto di dinamite. Un turista, elmetto e impeccabile 
                  impermeabile giallo, vuole provare per tre minuti lemozione 
                  dessere un minatore del XVIII secolo. 
                  
                  Massimo Annibale Rossi 
                  
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