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                 La ricerca dellautosufficienza alimentare 
                  delle comunità è stata fino ad un passato molto recente uno 
                  dei caratteri distintivi della specie umana. Tale ricerca ha, 
                  tra laltro, comportato una grande diversità nelle abitudini 
                  alimentari in quanto condizionate dai luoghi, dalla disponibilità 
                  di risorse, dalla cultura locale. Ma queste differenze hanno 
                  anche prodotto la ricerca costante di specie da coltivare o 
                  da allevare che usufruissero al meglio delle condizioni ambientali 
                  senza alterarne i caratteri. Cè stata, insomma, nel tempo una 
                  selezione delle varietà e delle specie da parte degli uomini 
                  al fine di ottenere la massima efficacia del lavoro per la produzione 
                  del cibo nella specificità delle condizioni ambientali e sociali. 
                  La diversificazione delle colture, per ciò che riguarda lagricoltura, 
                  ha sempre rappresentato un formidabile meccanismo regolatore 
                  ed equilibratore delle relazioni tra uomo e ambiente, e ancora 
                  oggi risulta essere una sorta di patrimonio dellumanità irrinunciabile. 
                   
                  Recentemente si sta assistendo ad un fenomeno di omologazione 
                  degli alimenti attraverso la crescente diffusione di merci, 
                  uniformate e controllate da un numero di produttori e distributori 
                  molto ridotto.  
                  Questo fenomeno è sostenuto dalla predisposizione di prodotti 
                  connotati sulla capacità di attrazione del consumatore, di campagne 
                  di pubblicità di sostegno, che rimandano ad una immagine di 
                  modello di vita accattivante ma anche, e forse principalmente, 
                  dalla riduzione della capacità delle società locali di produrre 
                  i propri alimenti.  
                  I principali caratteri di questi cibi sono i costi di produzione 
                  ridotti, che garantiscono consistenti margini di vendita, e 
                  i prezzi non elevati, che rendono possibile lestensione del 
                  mercato.  
                  Per ottenere costi bassi si ricorre a processi produttivi altamente 
                  industrializzati ed alla trasformazione delle qualità degli 
                  alimenti stessi sia per permetterne la conservazione, sia per 
                  risparmiare nei costi di produzione.  
                  Il risultato è una miscellanea di sostanze incongrue con cui 
                  artificiosamente si costruisce la forma desiderata.  
                  Avendo questi processi necessità di grandi quantità di materie 
                  prime a basso costo, di fatto si pongono come maggiore domanda 
                  di prodotti agricoli e di questi influenzano i caratteri. Lagricoltura 
                  si industrializza per rispondere alle esigenze dellindustria 
                  agroalimentare e così facendo viene asservita al mercato delle 
                  merci ed al suo andamento, tagliando il legame con la comunità 
                  produttiva e agganciandosi ad una domanda di cui non regola 
                  né volontà, né richiesta.  
                  Attraverso questo sistema interi ambiti geografici, di estensione 
                  a volte sovranazionale, hanno perduto la loro autonomia alimentare 
                  e sono divenuti dipendenti da un mercato controllato da aziende 
                  e da interessi lontani e conflittuali con il benessere delle 
                  comunità.  
                  Il mercato alimentare è sicuramente quello che comporta più 
                  rischi sociali e ambientali. Allalimentazione sono collegate 
                  le ricerche sulle modificazioni genetiche, il brevetto della 
                  natura, il controllo sociale e tecnico delle comunità e attraverso 
                  lalimentazione si controlla politicamente il pianeta, si costruisce 
                  il debito pubblico, si creano i poveri e i ricchi, si crea il 
                  mercato del lavoro e degli individui; in sintesi si opera lasservimento 
                  culturale, produttivo e sociale.  
                  Nel 1974, alla World Food Conference (Conferenza Mondiale dellAlimentazione), 
                  tenuta a Roma, il Segretario di Stato Statunitense Henry Kissinger 
                  dichiarò: dal 1984 nessuno, uomo, donna o bambino andrà a letto 
                  affamato.  
                  Nel 2001 un miliardo e cento milioni di abitanti del pianeta, 
                  su sei miliardi, è affamato o denutrito.  
                  Nel 1996, in occasione della medesima conferenza, i delegati 
                  di 186 paesi adottarono lobiettivo di ridurre a metà il numero 
                  degli affamati. Già nel 1999 le proiezioni FAO evidenziarono 
                  che lobiettivo non potrà essere raggiunto in quanto il processo 
                  avviato è troppo lento e i progressi troppo disomogenei.  
                  Certamente questi obiettivi, nella forma in cui sono stati dichiarati, 
                  denotano molta demagogia e la mancanza di azioni realmente perseguibili, 
                  che accompagna solitamente queste dichiarazioni, avvalora la 
                  tesi che la fame nel mondo non sia solo una condizione non transitoria 
                  (come dichiarato dalla FAO) ma lesito di una precisa politica, 
                  anche alimentare, finalizzata al controllo di aree geografiche, 
                  di popolazioni e allo sfruttamento incondizionato delle risorse. 
                   
                  Basandosi sullemergenza cibo, motivata dallesponenziale crescita 
                  demografica, da più parti si è individuato nella produttività 
                  industrializzata e quantitativa la panacea di tutti i problemi. 
                  E sullonda della necessità si è imposto un modello che, oltre 
                  ad essere produttivo, è anche sociale.  
                  Al di là dellopportunità di una riduzione significativa della 
                  crescita della popolazione, il problema alimentare è principalmente 
                  distributivo (una maggiore equità) e sociale (una maggiore autonomia). 
                   
                  Invece la soluzione approntata è derivata dalla volontà di massimo 
                  profitto (elevata produttività, concentrazione della produzione, 
                  ampliamento del mercato) che si combina con linteresse al controllo 
                  politico delle risorse; il compatimento dei poveri e degli affamati 
                  è una grande mistificazione, specie se espresso da chi non vuole 
                  intervenire sui meccanismi e gli interessi di chi alimenta la 
                  strategia della fame.  
                  
                    
                Chi fa il cibo 
                  e chi lo mangia 
                 
                Nonostante circa il 70% della popolazione globale si guadagni 
                  da vivere con la produzione di cibo, nei paesi industrializzati, 
                  che sono i maggiori consumatori di cibo per unità di popolazione 
                  ed in assoluto i maggiori produttori di merci nel settore agroalimentare, 
                  gli addetti allagricoltura sono solo il 2% della popolazione. 
                   
                  Da un lato dunque i produttori delle materie prime, in parte 
                  ancora con le coltivazioni dirette, e dallaltro i grandi trasformatori: 
                  i produttori delle merci.  
                  Oggi 10 multinazionali controllano il 32% del mercato mondiale 
                  dei semi (23 mld di dollari), il 100% del mercato globale dei 
                  semi geneticamente modificati, dellagrochimica e dei pesticidi 
                  e cinque società gestiscono il mercato mondiale dei cereali. 
                   
                  La percentuale di bambini malnutriti in India è del 53%, in 
                  Bangladesh del 56%, in Pakistan del 38%, in Africa è salita 
                  dal 26% del 1980 al 28% attuale. Secondo una stima della Banca 
                  Mondiale il 72% del miliardo e trecento milioni dei poveri, 
                  che corrisponde per la quasi integrità ai malnutriti, vive in 
                  aree rurali.  
                  Sebbene parecchie di queste aree siano costituite da terreni 
                  aridi o semiaridi e che in esse il numero degli insediati è 
                  solitamente eccessivo, la constatazione che la maggior parte 
                  degli affamati si trovi nei luoghi dove è presente la possibilità 
                  di accedere direttamente alla risorsa alimentare, rappresentata 
                  dai terreni coltivabili, è quantomeno stupefacente. La spiegazione 
                  di questo dato è nella quantità delle esportazioni di alimenti 
                  che questi paesi fanno: ad esempio in Brasile il 23% dei terreni 
                  coltivabili è utilizzato per la produzione della soia, metà 
                  della quale è destinata allesportazione, in Honduras (80% di 
                  foresta pluviale tagliata) il 60% dei terreni è per il pascolo 
                  ed il 30% della carne è esportata negli Usa, in Nicaragua (30 
                  % di foresta tagliata nellultimo decennio) negli ultimi venti 
                  anni la produzione della carne è triplicata e lesportazione 
                  quintuplicata.  
                  Alcune aree dei paesi più poveri sono le stesse in cui viene 
                  prodotto il cibo per la parte ricca della popolazione del pianeta: 
                  gli statunitensi sono il 5% della popolazione mondiale e consumano 
                  il 23% della carne bovina prodotta nel mondo ed una notevole 
                  superficie di altri paesi è asservita alla soddisfazione di 
                  questa richiesta.  
                  La ragione di questi asservimenti si riscontra nella possibilità 
                  di avere costi di produzione più bassi: un bovino libero al 
                  pascolo consuma 499 kg di foraggio al mese; se vi è la possibilità 
                  di avere quasi gratuitamente la disponibilità di pascoli, si 
                  annullano i costi di alimentazione degli animali.  
                  Nel sud e centro America questa disponibilità di pascolo è ottenuta 
                  grazie ai latifondi (in Brasile il 4% dei proprietari terrieri 
                  possiede l80% delle superfici disponibili), o ai minimi costi 
                  per le concessioni di suoli pubblici, i cui terreni per gran 
                  parte sono ottenuti dal taglio delle foreste pluviali.  
                  Nel dopoguerra i governi di quei paesi cominciarono a convertire 
                  milioni di ettari di foreste pluviali in pascolo per produrre 
                  bovini da esportazione e gli organismi internazionali sostennero 
                  questo politica: solo tra il 1971 e il 1977 fornirono 3,5 mld 
                  di dollari per promuovere in quei paesi lallevamento bovino. 
                   
                  Una situazione, questa, che palesa i meccanismi di espoliazione 
                  sociale e ambientale, a danno della popolazione insediata ed 
                  a favore di soggetti esterni, ancora oggi praticati, ad esempio, 
                  dal governo brasiliano che, recentemente, ha predisposto incentivi 
                  fiscali per incoraggiare investimenti nazionali ed esteri in 
                  Amazzonia.  
                  Come in centro e sud America così in tutto il mondo. Vandana 
                  Shiva denuncia: lagricoltura indiana è un obiettivo prioritario 
                  delle multinazionali perché il 75% della popolazione indiana 
                  trae la propria sussistenza dallagricoltura e poiché nel mondo 
                  un agricoltore ogni quattro è indiano. Il tentativo è quello 
                  di trasformare queste popolazioni da soggetti a basso consumo, 
                  capaci di autoproduzione, a consumatori di semi, di concimi, 
                  di brevetti predisposti, prodotti e distribuiti dalle multinazionali. 
                  Essi, seppur poveri, per il loro numero elevato rappresentano 
                  una enorme potenzialità di mercato e, contemporaneamente, il 
                  loro assoggettamento alle logiche del mercato internazionale 
                  delle merci e dei prodotti preconfezionati li renderebbe socialmente 
                  succubi di un sistema da cui fino ad oggi, nonostante ne subiscano 
                  i catastrofici effetti, sono stati tenuti fuori.  
                  Per facilitare questo tipo di azione si definiscono accordi 
                  internazionali in cui si permette la razzia di risorse e si 
                  abbattono le difese delle economie locali nei confronti dei 
                  prodotti di importazione. A seguito del Nafta (trattato di libero 
                  scambio tra Usa, Canada e Messico) il Messico ha aumentato le 
                  importazioni alimentari dal 29% del 1992, al 43% del 1996. In 
                  18 mesi di Nafta 2,2 ml di messicani hanno perso il lavoro e 
                  40 ml sono divenuti poverissimi.  
                  Questo è ciò che comporta il mangiare a buon mercato, slogan 
                  delle multinazionali dellalimentazione e dellagricoltura industrializzata: 
                  vuol dire creare un mercato dove prima non cera, vuol dire 
                  dividere la popolazione in una parte che ne può usufruire e 
                  una parte che ne è esclusa.  
                  I mercati locali sono deliberatamente distrutti per costruire 
                  il monopolio dellagricoltura e dellalimentazione, forzando 
                  gli individui e le comunità ad aderire al mercato globale; cosicché 
                  gli agricoltori sono stati derubati della libertà di scegliere 
                  che cosa produrre, i consumatori della libertà di scegliere 
                  cosa mangiare.  
                  Si sta perdendo lautonomia alimentare delle comunità: chi produce 
                  il cibo non mangia e, come è stato detto per il Messico, mangiare 
                  a buon mercato grazie alle importazioni per i poveri vuol dire 
                  non mangiare affatto. 
                  
                Che cosa mangiamo 
                Lalimentazione mondiale si sta fortemente 
                  omogeneizzando su alcuni tipi di prodotto. In questo tendere 
                  alla omologazione si stanno privilegiando alimenti che, a parità 
                  o a minore capacità nutritiva, per la loro predisposizione necessitano 
                  di un maggiore impegno di risorse.  
                  Il tipo di cibo che viene consumato determina delle precise 
                  condizioni ambientali e sociali sia nei luoghi di produzione 
                  che di consumo, e la scelta di alimenti energivori comporta 
                  un peggioramento delle condizioni complessive ambientali e sociali 
                  del pianeta.  
                  Un abitante dellAsia mediamente consuma tra i 130 e i 180 kg 
                  di cereali lanno, mentre uno statunitense medio circa 1.000 
                  kg/a, di cui 80% non direttamente ma attraverso il consumo di 
                  carni; il primo consuma 56 gr di proteine al giorno, di cui 
                  8 gr di origine animale, il secondo 102 gr di proteine al giorno 
                  (quantità molto superiore a quelle indicate come ottimali dalla 
                  FAO) di cui 70% di provenienza animale.  
                  Per produrre 1 kg di carne si usano 12 kg di cereali e 1000 
                  litri dacqua, un grande impegno di risorse per ottenere meno 
                  di 50 kg di proteine animali consumando 790 kg di proteine vegetali. 
                  Se ad esempio al mondo tutti fossero vegetariani (come lo sono 
                  forzatamente centinaia di milioni di abitanti del terzo mondo) 
                  la fame sarebbe sconfitta; se ad esempio si dimezzassero i 600 
                  milioni di tonnellate di cereali impegnati per lallevamento 
                  bovino, con laltra metà si potrebbero nutrire quasi un miliardo 
                  di persone.  
                  Ma non è solo un problema relativo al tipo di alimentazione, 
                  ma anche a quello della qualità degli alimenti, ed in questo 
                  il caso della carne bovina è esemplificativo. Per programmare 
                  la nascita dei vitelli in ragione delle richieste del mercato, 
                  alle fattrici vengono iniettati farmaci per far giungere lestro 
                  nel periodo desiderato e sincronicamente a tutta la mandria. 
                  I vitelli appena nati vengono castrati, e, dopo poco, tolti 
                  alle madri e posti in box di misure ridottissime. Agli animali 
                  vengono estirpate le corna (per non ferirsi). Gli vengono somministrati 
                  diffusamente steroidi anabolizzanti, per aumentare il livello 
                  di ormoni, che garantiscono una maggiore capacità di sintetizzare 
                  proteine e fare crescere i tessuti muscolari e ladipe (dal 
                  5% al 20% in più di peso), ed estradiolo, testosterone, progesterone. 
                  Nel 1988, negli Usa, al bestiame di allevamento sono state somministrate 
                  circa 6800 tonnellate di antibiotici per evitare il diffondersi 
                  di epidemie negli spazi ristretti e sovraffollati delle stalle; 
                  questa pratica lascia residui nella carne macellata, residui 
                  che vengono ingeriti dalluomo e comportano assuefazione agli 
                  antibiotici. Il mangime degli animali è pieno di erbicidi e 
                  pesticidi (tale contaminazione costituisce l11% del rischio 
                  totale di cancro per cause alimentari). Ai mangimi tradizionali 
                  vengono aggiunti altri materiali: alcuni allevamenti addizionano 
                  sterco degli allevamenti di pollame, altri rifiuti industriali 
                  o olii esausti, altri sperimentano cartone, carta da giornali, 
                  cemento, il tutto per ingrassare le bestie più rapidamente e 
                  ridurre i costi. Nella Kansas State University hanno condotto 
                  sperimentazioni di un mangime plastico sostitutivo della fibra 
                  vegetale: pallini di etilene e propilene che dopo la macellazione 
                  possono essere recuperate dallabomaso delle bestie, fuse e 
                  riciclate. Per permettere un livello di igiene allinterno degli 
                  allevamenti intensivi che eviti epidemie, le stalle, e frequentemente 
                  le aree intorno ad esse, vengono irrorate di insetticidi altamente 
                  tossici. Al peso ideale, che cambia a secondo le razze, e nel 
                  minor tempo possibile, lanimale viene macellato e smontato 
                  industrialmente.  
                
                   
                    |  
                       Contenente 
                      Gli 
                        alimenti sono trasformati per permetterne una migliore 
                        commercializzazione ed un maggiore profitto. Senza andare 
                        in quegli ambiti che afferiscono alla mistificazione dei 
                        cibi, alla frode alimentare, quali i casi del pollo alla 
                        diossina o della mucca pazza, di seguito stiliamo un breve 
                        e incompleto elenco sulle sostanze presenti in alcuni 
                        cibi che fornisce unidea esemplificativa di cosa ci sia 
                        allinterno delle confezioni alimentari. Nella carne si 
                        trovano residui dei pesticidi utilizzati nelle coltivazione 
                        dei foraggi e residui di farmaci (estrogeni, androgeni, 
                        progestinici e beta-antagonisti) utilizzati per fare crescere 
                        in fretta la massa muscolare; negli insaccati e nella 
                        carne in scatola, oltre ai predetti, vi sono conservanti 
                        (nitriti, nitrati e fosfati), tutte sostanze cancerogene. 
                        Le banane raccolte acerbe e maturate a forza in ambienti 
                        chiusi riscaldati, saturi di etilene, prima della spedizione 
                        sono immerse in vasche con antiparassitari, come il tiobendazolo 
                        che, avendo una persistenza di 18-20 giorni, unito ai 
                        residui dei trattamenti agricoli e assimilato dalla pianta 
                        può essere ingerito. Nella fabbricazione di gelati industriali 
                        si usa uno spettro di ingredienti molto vasto e non sempre 
                        composto di elementi innocui, quali emulsionanti, stabilizzanti 
                        e coloranti. In una vasta tipologia di alimenti è presente 
                        il glutammato di sodio, un esaltatore di sapidità che 
                        se ingerito in dosi eccessive (e la presenza diffusa contribuisce 
                        a questo) può scatenare la sindrome da ristorante cinese, 
                        mal di testa, vampate e problemi circolatori; la sua pericolosità 
                        aumenta per i bambini (negli Stati Uniti è proibito per 
                        gli alimenti dellinfanzia). Gli oli raffinati subiscono 
                        processi che includono la compressione ad alta temperatura 
                        e luso di solventi a base di petrolio; per la loro decolorazione 
                        spesso si usa soda caustica e candeggina; oltre alla perdita 
                        di vitamine, enzimi ed elementi nutritivi la permanenza 
                        di queste sostanze è nociva. Le margarine sono derivate 
                        essenzialmente da grassi vegetali ricavati dallolio di 
                        palma e di cocco e subiscono trattamenti lunghi e complessi: 
                        candeggiati, decolorati, idrogenati, dearomatizzati etc., 
                        con manipolazioni anche strutturali. Lorzo e i cereali 
                        sono quasi sempre provenienti da coltivazioni intensive 
                        in cui si fa largo uso di fertilizzanti, pesticidi, diserbanti. 
                          
                       | 
                   
                 
                  
                
                   
                    I 
                      cibi transgenici  
                       
                       Attualmente 
                        sono decine le specie transgeniche coltivate in milioni 
                        gli ettari. Ma per quali cibi vengano utilizzate non è 
                        dato sapere.  
                         
                        La concessione di brevetti che coprono tutte le varietà 
                        geneticamente modificate di una specie lascia nelle mani 
                        di un solo inventore la possibilità di controllare quel 
                        che si produce nelle aziende agricole e negli orti. Con 
                        un tratto di penna è possibile azzerare la ricerca e il 
                        lavoro di un numero infinito di produttori che hanno operato 
                        nel tempo. Il sequestro economico viene così legalizzato. 
                         
                         
                        A parte la verifica degli effetti sulla salute delluomo, 
                        per i quali occorre almeno una generazione per manifestarsi, 
                        la diffusione su vasta scala di prodotti transgenici produce 
                        effetti micidiali riscontrabili su: equilibrio ecologico, 
                        sottoposto ad una condizione non prevedibile negli effetti 
                        relativamente allinserimento di mutazioni artificiali 
                        mai sperimentate prima; biodiversità, che è stato 
                        fino ad ora elemento fondamentale di difesa e di salvaguardia 
                        delluomo e dellambiente, ora esposta alla omologazione 
                        delle varietà genetiche; catena alimentare, allinterno 
                        della quale verrebbero a penetrare geni mutati che possono 
                        compromettere lintera struttura della catena, salute 
                        animale e umana, relativamente alla quale sono già 
                        noti gli effetti di reazioni allergiche imprevedibili, 
                        nonché la debolezza degli animali transgenici, soggetti 
                        a malattie e deformità anche mortali; ordine economico 
                        mondiale, le sementi transgeniche sono di proprietà 
                        delle industrie produttrici, e quindi i contadini debbono 
                        pagare loro i diritti relativi. I semi, anche quando non 
                        sono sterili come avviene in alcuni casi, non possono 
                        essere conservati e ripiantati, il rischio sono multe 
                        insostenibili per gli agricoltori. E evidente che questo 
                        proietta i contadini in una condizione di completa sudditanza 
                        al mercato imposto dai paesi industrializzati, vedendo 
                        diminuire ulteriormente la loro autonomia produttiva mentre 
                        le grandi industrie accrescono i loro profitti.  
                       | 
                   
                 
                  
                Chi 
                  fa il cibo e chi lo mangia 
                  
                  Non solo una questione di gusto  
                   
                I prodotti alimentari sono sempre maggiormente 
                  connessi ad una immagine; la loro forma, le modalità di consumo, 
                  la tipologia del consumatore, il mondo ideale in cui vengono 
                  consumati. Per cui le merende mattutine possono richiamare la 
                  serenità dellinizio della mattinata di una famiglia o limmagine 
                  del single che si ristora prima di applicare la sua efficienza; 
                  nelle forme pubblicitarie la città più moderna o la campagna 
                  più tradizionale sono tutte immagini di laboratorio, ricostruzioni 
                  idilliache per evocare il contesto in cui la merce si consuma. 
                  Questi contesti stimolano lacquisizione.I prodotti alimentari 
                  sono anche connessi ad una oggettistica: pupazzi, regali, vincite 
                  che non sono strettamente collegati con lalimento ma che divengono 
                  richiamo per lacquisto, stimolano linteresse ad ottenere, 
                  attraverso il consumo di quellalimento, qualche altra cosa. 
                   
                  Il cibo è come una mela stregata: mordendola si ottiene un mondo 
                  diverso o un modo di vedere le cose diversamente.  
                   
                    
                  Il gusto indotto  
                   
                Una volta acquisito il cibo industrializzato garantisce 
                  un sapore. Il sapore può essere il sapore del nulla, che caratterizza 
                  i cibi dietetici e Light, o il sapore fantastico, di cui si 
                  fanno gelati frizzanti, o sapori forti caratterizzati come le 
                  patatine al pollo.  
                  Ma sono sapori senza sapore, tutti ottenuti chimicamente con 
                  inclusione di sostanze che eccitano il palato, non derivanti 
                  dalle modalità, dalle tecniche, dalla specificità del prodotto 
                  ma solo dallaggiunta di polverine.  
                  Una quantità di prodotti differenti che si mostra uniforme e 
                  vuota, finalizzata a creare dipendenza da quel tipo di prodotto 
                  nello stesso modo praticato per le sigarette.  
                   
                    Il 
                  mangiare inutile  
                   
                Per millenni tutte le attività connesse con lalimentazione 
                  hanno interessato gran parte della vita delle persone. Oggi 
                  i tempi di produzione e consumo incidono minimamente sul tempo 
                  degli individui e oltre ad essere marginali sono considerati 
                  un intralcio alla svolgimento delle attività. Si mangiano cibi 
                  precotti per risparmiare il tempo della preparazione. Ma lazione 
                  del mangiare si è estesa temporalmente: si mangia al di là dei 
                  pasti, al di là delle necessità, per consumare, per passare 
                  il tempo in attesa di mangiare: si mangia inutilmente perché 
                  invogliati, martellati sul tema con prodotti sempre più accorti 
                  a stimolare.  
                  In Italia in media ogni cittadino ha bevuto, nel 1997, 133 litri 
                  di acqua minerale (8 mld di litri, 8 ml di tonnellate, 800.000 
                  TIR da 10 t sulle strade) mantenendo 179 aziende, 249 etichette, 
                  per un fatturato di 4.000 Mld di lire, poche migliaia di addetti: 
                  uno spreco di energia enorme, un prelievo e una privatizzazione 
                  di un bene comune inalienabile come lo è lacqua.  
                   
                    
                  Lignoranza  
                   
                Il consumatore ignora i processi produttivi, i 
                  contenuti dei prodotti, chi li ha fatti. Ogni confezione è una 
                  lettura per cercare di capire, attraverso le scarse e microscopiche 
                  informazioni scritte sulle confezioni, chi, come, dove, quando, 
                  che cosa.  
                   
                    
                  Mangiare come  
                   
                Fuori casa. Negli USA vi sono più di 583.000 punti 
                  di ristorazione che servono ogni giorno 100 milioni di pasti. 
                  Il 42% della popolazione statunitense mangia fuori casa almeno 
                  1 volta al giorno. Lindustria della ristorazione ha un fatturato 
                  di 297 mld di dollari annui e ha 8 ml di addetti (in termini 
                  occupazionali il più importante settore del paese).  
                   
                    
                  Mangiare dove  
                   
                Nei fast food statunitensi vengono venduti ogni 
                  anno 6,7 mld di hamburger ma a Tokyo sono stati venduti hamburger 
                  McDonalds in quantità maggiore che a New York.  
                  Si intravede una diffidenza verso la fantasia del cuoco (non 
                  cè il coraggio di abbandonarsi alla capacità degli altri, non 
                  si riconosce loro la capacità) e la ricerca di una garanzia 
                  da manuale (la necessità di esigere esattamente le garanzie 
                  industriali: pulito, preciso, uguale). 
                  
                
                   
                    |  
                       Perché 
                        no al sistema McDonalds (ma anche agli altri simili) 
                         
                        
                        · produzione industrializzata del cibo  
                        · controlli di qualità igienica ma non della qualità com 
                        plessiva del prodotto  
                        · disinteresse verso le modalità produttive (conservazione 
                        dellambiente e della comunità)  
                        · enormi costi energetici per la mobilità delle merci 
                        (le merci vengono da lontano su Tir), per la gestione 
                         
                        delle strutture distributive (aria condizionata, illuminazione 
                        ecc.), per i materiali (piatti, bicchieri, posate di carta 
                        etc.)  
                        · uniformazione dellalimentazione mondiale  
                        · connessione del cibo ai giochi (per i ragazzini)  
                        · sistemi di smercio educati ma alienati (tempi di vendita 
                        e di confezionamento già programmati)  
                        · promozione di una modalità di alimentazione non salubre 
                        (salse, sapori forti, errato rapporto tra grassi e carboidrati) 
                         
                        · pianificazione produttiva dellalimentazione (tempi 
                        di consumo programmati)  
                        · sostituzione delle forme di alimentazione locale, sostenuta 
                        dalla pubblicità  
                        · promozione di una modalità di consumo non connessa alla 
                        cultura locale  
                        · pratica di un modello di alimentarsi che vuole essere 
                        un modello sociale  
                        · uso di alimenti transgenici  
                        · uso di alimenti di cui il fruitore non conosce lorigine 
                        (È il marchio del distributore che garantisce la qualità 
                        del processo)  
                         
                        Lhamburger base McDonalds pesa 45,36 gr, ha un diametro 
                        di 9,68 cm, il panino ha un diametro di 8.89 cm, la cipolla 
                        pesa 7 gr. In tutto il mondo. In tutte le ore. Tutti i 
                        giorni.  
                       | 
                   
                 
                  
                Qualità 
                  del prodotto 
                Il tipo di alimentazione 
                  sostenuto dal modello globale sembra garantire la qualità delle 
                  merci. In realtà ne garantisce solo ligiene e la rispondenza 
                  ad un teorico prodotto precedentemente definito (caratteristiche 
                  tecnico-funzionali), assumendo queste come uniche significative 
                  variabili atte a definire la qualità complessiva di un prodotto 
                  commercializzato (tutte le altre rientrano in procedure volontarie 
                  e poco diffuse, quali i marchi, le certificazioni, etc).  
                  Da ciò scaturisce un tipo di alimentazione che, se da una parte 
                  riduce lincidenza di alterazione delle merci in fase di fabbricazione 
                  e distribuzione, dallaltra non garantisce la salubrità della 
                  merce stessa (è velenosa ma disinfettata), e così lalimentazione 
                  contemporanea uccide più di quanto non facessero i metodi e 
                  i prodotti tradizionali, ma lo fa legalmente. Uccide in maniera 
                  più adeguata a quelle che sono le richieste di garanzia delle 
                  grandi produzioni: più lentamente, per accumulo, in modo che 
                  difficilmente si possa risalire al responsabile, perché, in 
                  realtà, ad essere colpevole è lintero sistema alimentare così 
                  inteso.  
                  La qualità voluta corrisponde alle richieste di industrializzazione 
                  dei processi produttivi a scapito delle produzioni locali e 
                  tradizionali. Così non si possono immettere sul mercato salami 
                  essiccati in cantina, cetrioli ricurvi, mozzarelle non in busta, 
                  etc. Per mantenere lesistenza di prodotti quali il lardo di 
                  Colonnata, la caciotta di Fossa, il gelato artigianale e molte 
                  altre varietà di cibi, in sede di Comunità Europea si sono sostenute 
                  battaglie: se si fossero dovuti adeguare alle norme di qualità 
                  del prodotto per essi non vi sarebbe stato più spazio.  
                  Se a questo si aggiungono le ripercussioni derivanti dalle distorsioni 
                  del sistema produttivo, il limite imposto alla cultura alimentare 
                  locale è ancora più evidente. E il caso delle restrizioni alla 
                  vendita di interiora dei bovini imposto a seguito della mucca 
                  pazza, limitazione che ha destrutturato, per esempio, la cucina 
                  tipica romana fondata per gran parte sulluso delle frattaglie 
                  (pajata, coratella, budello, fegatelli, etc.).  
                  Attraverso questi sistemi si danno garanzie alle grandi industrie, 
                  aumentando le difficoltà dei piccoli e medi produttori che non 
                  riescono a ricondurre le proprie modalità lavorative alle regolamentazioni 
                  (solitamente non rispondono alle richieste di asetticità e alle 
                  procedure di controllo di qualità del prodotto). Così si eliminano 
                  dal mercato i piccoli produttori e migliaia di prodotti diversi, 
                  strettamente connessi ai luoghi, alle abitudini, allambiente 
                  e alle comunità, e si allarga il mercato dei cibi uniformi e 
                  industrializzati.  
                   
                 
                
                   
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                       Due 
                        piccoli favori   
                        
                        La normativa di qualità definita dalla legge europea del 
                        marzo del 2000 autorizza le industrie a produrre cioccolato 
                        con laggiunta del 5% di materia grassa vegetale. Questa 
                        condizione ha permesso di ridurre la quantità di cacao 
                        presente nel cioccolato e di sostituirla con additivi 
                        vegetali vari. E evidente che tutto questo si ripercuoterà 
                        sulle esportazioni di cacao dai paesi del terzo mondo, 
                        oltre che sulla qualità del cioccolato, ma permetterà 
                        alle industrie europee di risparmiare circa 200 milioni 
                        di dollari in acquisto di cacao.  
                        Nonostante siano state predisposte norme europee e nazionali 
                        che obbligano le industrie alimentari a dichiarare sulle 
                        confezioni luso di OGM (organismi geneticamente modificati), 
                        dato che esse hanno verificato unostilità da parte degli 
                        acquirenti nei confronti di questi prodotti, molte normative 
                        sono state sospese e comunque nessun paese attua le verifiche 
                        del caso.  
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                       La 
                        qualità permette un po' di diossina nel pollo 
                         
                        
                        Nel 1999 furono trovate in alcuni polli, provenienti da 
                        allevamenti intensivi belgi, quantità di diossina superiori 
                        a quelle consentite. La diossina è una sostanza fortemente 
                        cancerogena anche in misure limitatissime.  
                        Al di là della vicenda e dei modi con cui gli operatori, 
                        pur consapevoli del rischio, immisero ugualmente sul mercato 
                        le carni che sapevano contaminate e di come le amministrazioni 
                        pubbliche e i garanti della qualità tentarono in Belgio 
                        e in Olanda di minimizzare e non perseguire le aziende 
                        interessate, è utile comprendere perché vi era diossina 
                        presente nelle carni del pollame.  
                        Allinterno delle farine per animali sono inserite materie 
                        grasse al fine di accelerare, con il loro contributo di 
                        proteine, la crescita degli animali. Nel caso dei polli 
                        queste sostanze permettono di guadagnare una quindicina 
                        di giorni sullallevamento, rendendo possibile, a parità 
                        di peso, labbattimento dopo sei settimane invece di otto. 
                        Il sapore e la qualità delle carni peggiora ma il profitto 
                        aumenta significativamente.  
                        Vi sono aziende specializzate che raccolgono e producono 
                        grassi che poi vendono ai produttori di alimenti per animali. 
                        Nel caso dei polli alla diossina era la Verkest, azienda 
                        che ha coperto un ruolo fondamentale nella produzione 
                        intensiva dei polli di tutti i Paesi Bassi e non solo, 
                        e nota per pratiche produttive vergognose.  
                        Loperato della Verkest era finalizzato a ridurre i costi 
                        del prodotto finale e ad aumentare il rendimento della 
                        farina. Nel fare questo integrava i grassi animali prelevati 
                        ai macelli con additivi di diversa natura, ad esempio 
                        con grassi vegetali provenienti da oli di frittura. Questi 
                        possono contenere diossina in quanto bruciano a temperature 
                        tali per cui in essi si sviluppa, e sono vietati dalle 
                        norme. Tantè che lazienda comunque vendeva un prodotto 
                        garantito di esclusiva origine animale. Laumento dei 
                        prezzi dei grassi animali spinse nel tempo ad aumentare 
                        la presenza tanto di oli di frittura quanto di altre sostanze, 
                        ed in particolare in una partita di grassi e farine si 
                        aggiunsero 2.200 litri di oli derivati da perdite dei 
                        macchinari, oli già da tempo proibiti perché contenevano 
                        diossina e piralee. Linsieme di questi comportamenti 
                        fece sì che la presenza di diossina divenne superiore 
                        alle quantità consentite: un percorso tortuoso, sebbene 
                        noto ad un gran numero di operatori del settore che usano 
                        pratiche consimili, abbondantemente indirizzato dalla 
                        grande tolleranza che si ha nei confronti di sostanze 
                        estranee e spesso nocive consentite per lalimentazione 
                        animale.  
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                       Mangiare 
                        normalmente   
                        
                        Nei paesi industrializzati, chi mangia normalmente introduce 
                        ogni anno nel suo organismo più di 12 chilogrammi di additivi 
                        chimici e conservanti.  
                        Solo pochi di questi sono stati studiati attentamente 
                        relativamente ai loro effetti sulla salute. Su 72.000 
                        sostanze chimiche circolanti solo 3.000 hanno alla base 
                        studi a questo riguardo, e spesso questi studi sono stati 
                        verificati solo sugli animali. 
                     | 
                   
                 
                  
                  
                  La biunivoca risposta dei consumatori 
                Le risposte date dai consumatori del nord del mondo a questo 
                  mercato non sono omogenee. Dalla diffusione di tale tipo di 
                  mercato sembrerebbe che siano incapaci di interpretare i processi 
                  in corso: acquistano secondo le indicazioni della pubblicità, 
                  non riescono a vedere cosa cè dietro le merci comprate, né 
                  si interessano della qualità alimentare delle stesse, e quando 
                  ne hanno possibilità economica seguono entusiasticamente passo 
                  passo le indicazioni di acquisto al di là della reale utilità. 
                   
                  Le informazioni derivate dalle indagini sociali mostrano una 
                  popolazione divisa tra un atteggiamento di grande disinteresse 
                  e una capacità di attenzione molto fastidiosa per i produttori. 
                  Il ritiro di un prodotto dal mercato, ad esempio dopo il caso 
                  dei polli, causò la diminuzione del consumo del 30%, che però 
                  nel giro di qualche mese tornava agli standard precedenti. La 
                  stessa flessione nella vendita della carne, in seguito a mucca 
                  pazza, è stata di gran lunga inferiore nel lungo periodo alla 
                  qualità delle garanzie date dal settore circa il cambiamento 
                  dei processi produttivi che sono causa della malattia. In una 
                  indagine fatta in Francia nel novembre del 1999, la preoccupazione 
                  sulla qualità dei cibi si riscontrò molto più presente tra le 
                  persone che vanno dai 50 ai 65 anni ed in assoluto meno presente 
                  tra le persone con meno di 35 anni.  
                  In realtà ci sono vari segnali nel comportamento dei consumatori, 
                  specialmente in Europa, che fanno intravedere uno scenario meno 
                  omogeneo di quello che si vorrebbe presentare. La diffidenza 
                  per i transgenici ha reso necessario affossare, da parte dei 
                  produttori, le norme che li obbligavano alla dichiarazione e, 
                  nonostante la pubblicità passata come informazione sulluso 
                  a scopi sociali degli alimenti trasgenici, la loro diffusione 
                  attualmente è stata rallentata proprio dal comportamento dei 
                  consumatori.  
                  Unaltra indicazione positiva è la continua crescita del mercato 
                  dei prodotti biologici, relativamente ai quali si dovrà fare 
                  attenzione nel futuro che non si speculi su quello che potrebbe 
                  diventare un mercato appetibile per molti. Sono questi i segnali 
                  che fanno intendere come i consumatori non siano omogenei nelle 
                  loro risposte e che lasciano intravedere come si possa svolgere 
                  una funzione di ostruzione e ridimensionamento del mercato globale 
                  dellalimentazione evidenziandone le aberrazioni.  
                  E una situazione ancora conflittuale tra due modelli diversi 
                  di alimentazione e di vita individuale e sociale, e proprio 
                  su questo tema, così profondamente connaturato con la vita privata 
                  e le abitudini culturali e sociali di ciascuno, che la popolazione 
                  anche dei paesi del nord del mondo ha una reazione, forse inaspettata, 
                  e attua una resistenza, forse inconsapevole, verso un modello 
                  che intacca abitudini e culture, resistenza che potrebbe permettere 
                  la definizione di modelli sociali altri da questi.  
                  
                
                   
                    |  
                       Le 
                        provviste   
                        
                        Dopo la caduta delle Torri Gemelle, a NY vi è stato un 
                        accaparramento dei generi alimentari per una diffusa, 
                        quanto forse esagerata, preoccupazione. Una radio ha trasmesso 
                        lelenco di merci comprate da un signore: 40 confezioni 
                        di patatine fritte, 20 confezioni di latte, 10 confezioni 
                        di cereali, 5 confezioni di salse, ...  
                        Una palese perdita di buon senso nel riconoscere quali 
                        sono gli alimenti indispensabili.  
                     | 
                   
                 
                  
                I grandi produttori 
                Le politiche aziendali su vasta scala 
                  sono le principali responsabili delle condizioni alimentari 
                  mondiali, sia per quanto attiene liniqua distribuzione degli 
                  alimenti, sia per la qualità dei cibi, sia per le condizioni 
                  ambientali e sociali che la produzione e la distribuzione comportano. 
                   
                  Le grandi multinazionali dellalimentazione cambiano carattere 
                  a seconda se sono strettamente collegate al prelievo delle risorse, 
                  in tal caso esercitano pressioni sociali e ambientali o direttamente 
                  o indirettamente sulle comunità locali, o se sono produttrici 
                  di merci che non hanno bisogno di un grande quantitativo di 
                  risorse qualificate.  
                  Quasi tutte le aziende comunque incidono, con la loro ricerca 
                  di nuovi mercati e profitti, negativamente sulla società e sullambiente 
                  e grandi responsabilità possono essere loro attribuite.  
                  Dal confronto tra le tre aziende presentate nel box è evidente 
                  che quelle che hanno un processo di produzione più semplice 
                  e commercializzano un prodotto meno necessario sono quelle che 
                  guadagnano di più in termini di rapporto tra fatturato e persone 
                  occupate.  
                  
                    
                  Le politiche internazionali ed i sussidi  
                   
                Le politiche internazionali nel dopoguerra si sono costantemente 
                  interessate dellagricoltura. Quasi tutte hanno avuto come obiettivo 
                  quello di ridurre lesodo dalle campagne attraverso linnovazione 
                  delle modalità produttive e la composizione del mercato.  
                  Negli anni settanta e ottanta ogni progetto agricolo di organismi 
                  internazionali era connesso ad un impianto di trasformazione 
                  agroindustriale, ovvero tale da essere in condizioni di immettere 
                  prodotti sul mercato. In questottica le tecniche tradizionali 
                  e lautonomia alimentare delle comunità non sono state loggetto 
                  dinteresse quanto la capacità produttiva della comunità stessa, 
                  e laver perso i caratteri locali ha reso questi interventi 
                  delle soluzioni ibride, incapaci di sostenere la concorrenza 
                  agroalimentare del mercato e incapaci di supportare alimentarmente 
                  la comunità insediata.  
                  Le politiche internazionali hanno interessato principalmente 
                  i paesi del terzo mondo, nellambito di quella politica di sostegno 
                  che veniva praticata quando il mondo era diviso in due blocchi 
                  per mantenere dalla propria parte i paesi. In questo sostenere 
                  tale modello lintervento internazionale ha contribuito a destrutturare 
                  le comunità locali: attraverso la ricerca dellaumento della 
                  produttività in termini di mercato ha esteso di fatto il controllo 
                  della produzione delle grandi compagnie.  
                  Ed in questo le politiche agricole e alimentari comunitarie 
                  non hanno fatto differenza. Tutta lagricoltura europea, il 
                  cui problema è stato quello della riduzione delle superfici 
                  agricole e degli addetti, dal dopoguerra è stata ed è ancora 
                  sostenuta da sussidi per attività che rispondessero ai criteri 
                  della produttività, che si relazionassero alla necessità di 
                  mercato globale, che omogeneizzassero i prodotti. Essa ha dunque 
                  sostenuto unagricoltura industrializzata, monocolturale, disinteressata 
                  allambiente, inquinante, energivora, con un ridotto uso di 
                  manodopera, con un eccesso di produzione quantitativa (il problema 
                  della sovrapproduzione ha colpito lintero settore per anni;) 
                  una alimentazione delle grandi quantità e uniforme nutrita con 
                  prodotti non più connessi alle tecniche, alle modalità ed alle 
                  necessità locali.  
                  Lesito sociale è stato lulteriore riduzione di uso di manodopera 
                  e la creazione di un profitto in gran parte concentrato nelle 
                  aziende di medie grandi dimensioni, nonché lasservimento totale 
                  delle produzioni alle richieste delle grandi compagnie di alimentazione 
                  e il disinteresse nei confronti delle necessità espresse dalla 
                  società.  
                  
                
                   
                    |  
                       Tre 
                        tipi di aziende a confronto  
                        
                        Del Monte, sede principale Florida, attiva 
                        in 50 paesi, 3.500 mld di fatturato, impiega 20.000 occupati 
                        (0,175 mld a occupato).  
                        Produce e vende a livello mondiale frutta fresca: banane, 
                        ananas, meloni, mele. Possiede circa 25.000 ettari di 
                        piantagioni nei paesi dellAmerica Centrale e Meridionale 
                        e nelle Filippine.  
                        Non garantisce la libertà sindacale nelle aziende di produzione, 
                        licenzia e riassume i dipendenti stagionalmente, e quindi 
                        in condizioni salariali peggiori, licenzia e non riassume 
                        i sindacalisti. Dopo lopposizione ad un licenziamento 
                        illegale di 900 dipendenti in tre piantagioni (raccolta 
                        data in appalto a ditte che poi hanno riassunto a condizioni 
                        peggiori i dipendenti licenziati, salvo i sindacalisti), 
                        200 uomini armati hanno attaccato unassemblea di dirigenti 
                        del sindacato bananiero intimidendone i partecipanti. 
                        Le aziende sono vigilate da guardie armate che operano 
                        uno stretto controllo; vi è un controllo sociale dei lavoratori 
                        che si estende anche, al di fuori del luogo di produzione, 
                        nei villaggi e nelle abitazioni.  
                        Nel 1999, nelle piantagioni di ananas di Del Monte in 
                        Kenya, un bracciante guadagnava 3000 lire al giorno, pari 
                        al costo di 3 kg di farina.  
                        La politica attuale dei grandi produttori, tra cui la 
                        Del Monte, è quella di cedere la gestione della produzione 
                        in modo da rinfrescare il proprio aspetto commerciale 
                        appesantito da anni ed anni di prepotenze sulle popolazioni 
                        locali.  
                        Utilizza pesticidi classificati come molto pericolosi 
                        dallOrganizzazione Mondiale della Sanità, e di cui lutilizzo 
                        è in parte vietato in Europa. Lelevata quantità di pesticidi 
                        e di altri trattamenti per le banane contamina i suoli 
                        e i fiumi, avvelena le acque ed è nociva alla salute degli 
                        addetti.  
                        Uno dei più pericolosi pesticidi è il DBCP, vermifugo 
                        che in Costa Rica e Honduras ha reso sterili circa 4000 
                        lavoratori.  
                         
                        Coca Cola sede principale Atlanta. Fattura 
                        circa 60.000 mld e impiega 29500 persone (2 mld a dipendente), 
                        ha filiali in 30 paesi.  
                        Possiede i marchi Schweppes, Canada Dry, Dr.Pepper, Fanta, 
                        Kinley, Sprite, Beverly, Bonaqua, etc. Ha accordi commerciali 
                        con Nestlè e Danone.  
                        Utilizza, in alcuni prodotti dietetici, aspartame, sostanza 
                        che se assunta in grande quantità può causare danni al 
                        cervello, in particolare nei bambini e ancora di più nei 
                        feti; luso di un fungicida, rimasto nelle lattine come 
                        residuo delle lavorazioni precedenti, ha nel 1999 portato 
                        allintossicazione e ricovero di più di 90 persone in 
                        una settimana e al ritiro dei prodotti in alcuni paesi 
                        europei.  
                        Ha avuto atteggiamenti scorretti nelle relazioni sindacali, 
                        finalizzati anche a indebolire le organizzazioni dei lavoratori, 
                        utilizza il licenziamento di massa per regolare la produzione, 
                        ha messo in atto alcuni comportamenti (poi multati) tesi 
                        a danneggiare la concorrenza.  
                         
                        La Nestlè è presente in 81 paesi, è al 36° 
                        posto tra le società a maggior fatturato, è la maggiore 
                        società agroalimentare del mondo, fattura circa 100.000 
                        miliardi e impiega 232.000 persone (0,431 mld a occupato), 
                        possiede 522 stabilimenti produttivi; la sua produzione 
                        è di 28% di bevande, 27% derivati del latte, 26% piatti 
                        pronti e ingredienti alimentari, 14% dolciumi e cioccolato, 
                        5% prodotti farmaceutici. Possiede tra gli altri i marchi 
                        Friskies, Felix, Fido, Kit Kat, Vitto Doko, Claudia, Giara, 
                        Giulia, Levissima, Limpia, Lora Recoaro, Panna, Pejo, 
                        Perrier, Pracastello, San Bernardo, San Pellegrino, Sandalia, 
                        Tione, Ulmeta, Vera, Acqua Brillante Recoaro, Beltè, Chinò, 
                        Gingerino, Mirage, Nestea, One-O-One, Sanbitter, After 
                        Eight, Alemagna, Baci, Ciocoblocco, Galak, Motta, Perugina, 
                        Quality Street, Rowntree Macintosh, Smarties, Le ore liete, 
                        Lion, Orzoro, Cheerios, Chocapic, Buitoni, Pezzullo, Surgela, 
                        Mare fresco, La valle degli orti, Mio, Fruttolo, Antica 
                        gelateria del corso, Berni, Sasso, Maggi, Vismara, ... 
                         
                        La Nestlè fa parte dellassociazione industriale EuropaBio 
                        il cui scopo è intervenire a tutti i livelli per legittimare 
                        limpiego delle biotecnologie; dichiara di essere convinta 
                        della capacità delle biotecnologie di migliorare la qualità 
                        nutritiva degli alimenti... tuttavia nei paesi in cui 
                        lopinione pubblica rifiuta gli OGM, Nestlè rispetterà 
                        le scelte dei consumatori, e nei limiti delle possibilità 
                        offerte dalla tecnica, offrirà prodotti esenti da OGM 
                        (Ethical Consumer 60/99); dichiara di non utilizzare soia 
                        geneticamente modificata negli alimenti in polvere per 
                        linfanzia ma nel maggio del 2000 si trovarono proteine 
                        isolate di soia geneticamente modificata nel prodotto 
                        Alsoy (alimento per linfanzia). Un risparmio che per 
                        dimensione dimpresa, costo dellalimento e sensibilità 
                        del fruitore avrebbe potuto essere evitato.  
                        La Nestlè, per vendere maggiori quantitativi di latte 
                        in polvere, trasgredisce il Codice dellOrganizzazione 
                        Mondiale della Sanità attraverso informazioni distorte 
                        e promozioni che mirano alla sostituzione del latte materno 
                        con latte di produzione anche in situazioni economiche 
                        e sanitarie estreme (nei paesi in via di sviluppo, ad 
                        esempio, dove lacqua per diluire le polveri è inquinata). 
                         
                        Nel marzo 2000 è stata condannata dallAntitrust italiano 
                        insieme a Milupa, Nutricia, Heinz, Humana e Abbott per 
                        violazione delle leggi sulla concorrenza, avendo congiuntamente 
                        orientato la vendita dei prodotti solo nelle farmacie 
                        (con una triplicazione del prezzo) e dividendosi il mercato 
                        del latte in polvere fin presso ospedali e cliniche con 
                        distribuzioni gratuite iniziali.  
                        Ha finanziarie nelle Bahamas, Panama, Svizzera, Lussemburgo. 
                         
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                    |  
                       Lazione 
                        della FAO   
                        
                        La Fao (Food and Agricultural Organisation) è una agenzia 
                        dellONU. Raccoglie informazioni sui livelli di alimentazione 
                        mondiale e sugli effetti che questi comportano nelle comunità 
                        locali, denuncia situazioni di squilibrio, predispone 
                        le politiche internazionali, interviene per migliorare 
                        le condizioni riscontrate sia con azioni direttamente 
                        finanziate sia attraverso la sensibilizzazione delle politiche 
                        degli stati.  
                        Il limite dellorganismo è che esso si muove allinterno 
                        dei criteri operativi del modello vigente e quindi non 
                        riesce a definire uno scenario effettivamente alternativo 
                        risolvendo, quando possibile, le situazioni locali allinterno 
                        dei meccanismi di mercato e degli interessi vigenti.  
                        Lazione della Fao si inserisce sempre nel contesto delle 
                        politiche nazionali che regolano luso dei territori e 
                        che controllano ambiti geografici e società insediate. 
                         
                         
                        Ad esempio la FAO negli anni settanta ha incoraggiato 
                        i paesi in via di sviluppo a produrre cereali per lalimentazione 
                        animale, sostituendo così produzioni tradizionali e sostenendo 
                        la politica di sudditanza ad un mercato non controllato 
                        da quei paesi, e questo solo a fronte di una domanda di 
                        quel tipo di merce momentaneamente esistente sul mercato. 
                         
                        Gli interessi dei produttori recentemente hanno marginalizzato 
                        lazione della FAO: da un lato attraverso la riduzione 
                        dellattenzione dei paesi ricchi nei confronti del benessere 
                        di quelli poveri, dallaltro dando maggiore spazio operativo 
                        al WTO (organizzazione mondiale del commercio). Nonostante 
                        ciò e nonostante lincapacità di attuare politiche che 
                        inficiassero gli interessi delle grandi produzioni e che 
                        sostenessero prioritariamente lassetto culturale, sociale, 
                        ecologico locale, la FAO è comunque un soggetto che ha 
                        svolto un ruolo propositivo e critico ed è soggetto istituzionale 
                        allinterno del quale possono sussistere diverse interpretazioni 
                        del modello di sviluppo perseguibile (cosa che non è presente, 
                        ad esempio, nel WTO). 
                     | 
                   
                 
                  
                
                   
                    |  
                       Un 
                        esempio di una politica errata   
                        
                        Esemplificativo dellappiattimento verso criteri produttivistici 
                        è lintervento attuato nel Sahel negli anni settanta e 
                        sfociato nella tragedia ambientale e sociale degli anni 
                        Ottanta.  
                        Il Sahel è una regione arida a sud del deserto del Sahara. 
                        In essa era insediato stabilmente un numero ridotto di 
                        individui la cui principale attività era lallevamento 
                        del bestiame.  
                        La quantità e il tipo delle attività presenti erano regolati 
                        dalla quantità di acqua disponibile. Lacqua veniva prelevata 
                        da pozzi profondi al massimo dieci metri. Il progetto 
                        ipotizzò di aumentare la quantità delle acque prelevate 
                        approfondendo i pozzi e meccanizzandoli.  
                        Questo rappresentava il superamento di quelle condizioni 
                        che limitavano lo sviluppo dellarea.  
                        Laumento dellacqua rese possibile laumento dei capi 
                        di bestiame allevati, produsse maggiore ricchezza e richiamò 
                        altra popolazione in quelle aree.  
                        In breve tempo il numero degli abitanti e dei capi di 
                        bestiame si incrementò: solo tra il 1975 e il 1984 nellarea 
                        del Sahel la popolazione bovina aumentò del 25%.  
                        Il sistema originario era stato sostituito con uno più 
                        produttivo che però, pur non consumando tutta lacqua 
                        disponibile, era testato per una quantità media di acqua 
                        che non teneva conto delle possibili grandi siccità.  
                        Quando si manifestò il fenomeno siccitoso il sistema collassò; 
                        lacqua prelevata secondo le nuove necessità si esaurì. 
                        Ciò provocò una carestia spaventosa con la morte di centinaia 
                        di migliaia di persone e di animali (250.000 morti di 
                        fame nelle siccità del 1968-73 e del 1982-84), che indusse 
                        un massiccio esodo e completò un processo di desertificazione 
                        così lungamente ostacolato dalle modalità originarie di 
                        uso delle acque.  
                        Il limitato consumo delle acque presente nel sistema originario 
                        e il ridotto numero di popolazione e bestiame insediato 
                        erano in realtà il modo per mantenere quel sistema al 
                        massimo livello di sviluppo materiale consentito da quelle 
                        condizioni ambientali, ma la tracotanza della modernità 
                        e di erronee immagini di sviluppo non avevano fatto prendere 
                        in considerazione tali condizioni.  
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                Le strategie 
                La presenza di profitti elevati, di 
                  un apparato di ricerca scientifica sostenuto dagli interessi 
                  economici, la diffusione dei due principi liberisti, di non 
                  interferire con chi produce denaro e di consentire ogni azione 
                  se non esplicitamente vietata, luso strumentale del mercato 
                  per finalità geopolitiche per il controllo delle risorse da 
                  parte dei paesi ricchi, e dei loro imprenditori, rende difficile 
                  ipotizzare il miglioramento della situazione riscontrata attraverso 
                  lesclusiva azione regolamentativa.  
                  Nella critica diffusa al sistema produttivo contemporaneo è 
                  necessario estendere lattenzione dal mondo sociale della produzione 
                  al mondo sociale dellutilizzazione, e ciò è ancora più indispensabile 
                  nel nord del mondo, dove si concentrano i consumi e dove meno 
                  evidenti, seppur sempre presenti, sono i guasti sociali della 
                  produzione.  
                  Sono questi ambiti che creano e sostengono la domanda di merci 
                  e quindi laccumulo di ricchezze da parte delle multinazionali, 
                  sono questi ambiti che sostengono il modello vigente.  
                  Scegliere un alimento invece di un altro comporta di fatto il 
                  sostegno al modello produttivo e quindi sociale che definisce 
                  quella merce, e togliere anche un piccolo sostegno contribuisce 
                  direttamente a indebolire il modello.  
                  Inoltre dalla critica dellambito del consumo è maggiormente 
                  semplice operare una critica al modello sociale e ambientale 
                  produttivo e sociale in quanto la critica si fonda su un diffuso 
                  ed ancora riscontrabile interesse alla salute da parte della 
                  popolazione e alla comprensione di concrete possibilità alternative. 
                   
                  Al fianco della denuncia e della critica politica, lazione 
                  diretta sulla distribuzione e commercializzazione è dunque fondamentale 
                  per garantire le comunità locali e tornare a gestire un rapporto 
                  tra chi produce e chi consuma, rapporto che gli interessi delle 
                  multinazionali vogliono recidere.  
                  Numerose sono le iniziative che si stanno attuando: dal commercio 
                  equo e solidale, alla banca etica, dalla rete di produttori 
                  biologici, alle volontarie attenzioni poste da alcuni distributori 
                  alla qualità sociale e ambientale dei cibi commercializzati, 
                  ai gruppi dacquisto.  
                  Oltre a ciò è anche necessario ricomporre una relazione con 
                  i soggetti locali. In Italia vi sono 3 ml di autoproduttori, 
                  ovvero di persone che affiancano alla loro attività principale 
                  la cura di un orto da cui traggono alimenti che utilizzano direttamente 
                  o distribuiscono limitatamente a pochi soggetti familiari e 
                  amici. Questa è una condizione anomala nel panorama dei paesi 
                  ricchi e denota tutta la capacità di resistenza della popolazione 
                  del paese ai modelli che vengono imposti.  
                  E necessario mantenere in vita questa relazione con la terra 
                  e con prodotti di sicura qualità di cui si conosce il produttore, 
                  il terreno, il modo di coltivazione, le semenze e linteresse 
                  dello stesso produttore ad ottenere alimenti di qualità di cui 
                  vantarsi; è questo un dato fondamentale per permettere il superamento 
                  dello stato di appiattimento a cui le multinazionali ci spingono. 
                   
                  Ogni autoproduttore è una spina nel fianco del modello commerciale 
                  attuato, in quanto erode parte del mercato potenziale dellalimentazione 
                  e mantiene una capacità di autoalimentarsi che appunto il modello 
                  vuole eliminare per raggiungere la totale dipendenza delle comunità 
                  dalle merci commercializzate.  
                  Lazione da praticare dunque riguarda molte scelte e molte attività 
                  quotidianamente svolte: lacquisto al mercato delle erbe e non 
                  al supermercato, la scelta del supermercato che offre garanzie 
                  di qualità ambientale, che non commercializza prodotti transgenici, 
                  lacquisto diretto da colui che produce, la predisposizione 
                  di un piccolo orto in cui autoprodurre qualche cosa, anche poco, 
                  il ricorso alle catene commerciali a cui direttamente partecipino 
                  i produttori del terzo mondo.  
                  Ma la scelta può essere volta sia alla selezione di una merce 
                  voluta sia alla decisione di non acquistare una merce, ovvero 
                  al boicottaggio delle merci.  
                  Negli ultimi anni sono stati operati boicottaggi alla Shell, 
                  alla Del Monte e sono in corso quelli alla Nike e alla Nestlè 
                  e a molte altre aziende di dimensioni ridotte. I frutti di queste 
                  azioni si rileggono immediatamente, perché il commercio risente 
                  direttamente della perdita di immagine, ma anche in termini 
                  di vendite di prodotto.  
                  In seguito ai boicottaggi, le aziende non sempre arrivano a 
                  definire delle soluzioni condivisibili ma comunque modificano 
                  il loro comportamento.  
                  Infine, sono circa 180.000 le varietà di alimenti provenienti 
                  da gran parte del mondo che si possono trovare sugli scaffali 
                  dei supermercati. Ma sono una piccola parte della grande quantità 
                  di produzione locale. Nel momento in cui passano dal consumo 
                  locale al supermercato questi prodotti perdono le loro caratteristiche, 
                  si uniformano alle richieste della produzione e della distribuzione 
                  di massa, incominciano a contenere tutti le stesse sostanze, 
                  per essere conservati incominciano a subire gli stessi processi 
                  produttivi, per essere igienici, per ottenere le quantità volute, 
                  incominciano ad assumere forme omogenee in relazione alla richiesta 
                  del mercato. E su questo che bisogna porre attenzione...  
                  Allora come attenzione particolare bisogna andare alla definizione 
                  di una modalità di nutrimento che non avvantaggi i grandi produttori, 
                  modalità che, guarda caso, comporti contemporaneamente un aumento 
                  della qualità degli alimenti. E dunque unazione che fa bene 
                  alla nostra saluta ed è volta al sostegno delle comunità, salvaguarda 
                  lambiente e lede gli interessi delle multinazionali: è il massimo 
                  del piacere.  
                  
                
                   
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                       La 
                        costituzione di una rete di comercio alternativo: il caso 
                        delle Banane   
                        
                        Uno dei passaggi fondamentali per garantire la qualità 
                        e la diversità dellalimentazione, la vita delle comunità 
                        produttrici, lattenzione verso condizioni di lavoro e 
                        ambientali che non alterino gli ecosistemi e non danneggino 
                        le comunità è la gestione o il controllo della rete distributiva 
                        e di commercializzazione. Attraverso di essa infatti si 
                        possono favorire modalità produttive adeguate divenendo 
                        committenza di una produzione qualificata e di soggetti 
                        autonomi e si possono organizzare sistemi di vendita diretta 
                        o semidiretta connettendo maggiormente i fruitori con 
                        i produttori.  
                        Questo sistema, praticato dalle reti di commercio equo 
                        e solidale in gran parte del mondo occidentale garantisce 
                        un maggiore utile ai lavoratori, che non operano sotto 
                        le multinazionali ma in diretto contatto con il mercato. 
                         
                        Caffè, tè, prodotti artigianali, riso sono già da tempo 
                        commerciati e i risultati sono clamorosi: si creano cooperative 
                        che riescono ad ottenere guadagni nettamente superiori 
                        a quelli non garantiti dalle multinazionali, cooperative 
                        di persone che possono programmare la loro esistenza in 
                        ragione di una domanda stabile, conosciuta, con interessi 
                        comuni, si riescono a ridurre gli effetti negativi sullambiente 
                        con produzioni meno impattanti e di qualità.  
                        La commercializzazione delle banane è stata avviata da 
                        poco in ragione della difficoltà di fare pervenire un 
                        alimento che, in quanto fresco, ha tempi di distribuzione 
                        ridotti.  
                        Nelle repubbliche delle banane, gli stati del centro 
                        America in cui le ditte che controllano la produzione 
                        e commercializzazione delle banane controllano lo stato 
                        e la società, lavorare in una piantagione può essere lunica 
                        possibilità di lavoro, lavoro che per molti incomincia 
                        a 13-14 anni. Nelle piantagioni controllate dalle grosse 
                        multinazionali vengono negati ai lavoratori anche gli 
                        elementari diritti e garanzie sociali: salari bassi, mancanza 
                        di contrattazione sindacale, aumento delle ore lavorative, 
                        lavoro svolto in condizioni di pericolo per la salute 
                        dei lavoratori. Un lavoratore di piantagione può arrivare 
                        a guadagnare solo l1% del prezzo finale delle banane. 
                         
                        Fungicidi, nematicidi, erbicidi e insetticidi vengono 
                        somministrati ai banani in dosi massicce tramite irrorazione 
                        aerea, anche in presenza di lavoratori nelle piantagioni. 
                        Le caratteristiche di somministrazione fanno sì che circa 
                        il 90% di questi veleni venga disperso nellambiente. 
                         
                        In Europa vengono importati sei milioni di tonnellate 
                        di banane annue, con un impatto ambientale notevolissimo 
                        per il trasporto (in navi frigorifere), la maturazione 
                        (in locali riscaldati e gasificati) e la distribuzione. 
                        Sarebbe meglio consumare le mele in Trentino e le arance 
                        in Sicilia piuttosto che fare pervenire da così lontano 
                        un cibo pieno di sostanze tossiche coltivato con fatica 
                        e con danni sociali e ambientali locali enormi.  
                        Ma il boicottaggio nellacquisto delle banane, se perseguito, 
                        rischierebbe di portare alla fame migliaia di persone 
                        in America Latina: sono in questo caso in corso forme 
                        di commercializzazione, distribuzione e produzione che 
                        aggirano le multinazionali e dando maggiore guadagno ai 
                        lavoratori tentano di ridurre limpiego di inquinanti 
                        e di meglio salvaguardare la salute dei lavoratori.  
                        Limportante è avere chiaro il fine ultimo di queste azioni: 
                        ridurre i traffici, regionalizzare i consumi alimentari, 
                        rendere autonome le comunità.  
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                       Il 
                        biologico    
                        
                        Intendere come biologico non solo quello che non usa pesticidi 
                        e anticrittogamici ma anche quello che ha una modalità 
                        di conduzione di tipo naturale (conformazione del campo 
                        non monocolturale, presenza di ambiti naturali, lotta 
                        integrata, no alle primizie etc.) ma anche socialmente 
                        corretto: no latifondo, no alle grandi aziende, no alle 
                        aziende esterne al tessuto sociale locale. Si alle conduzioni 
                        comuni dellagricoltura, si alla vendita diretta, si alla 
                        gestione da parte dei produttori del mercato.  
                        In questo è necessaria una particolare attenzione alla 
                        verifica dei marchi di qualità ambientale dei prodotto 
                        e alla definizione di biologico che viene applicata sui 
                        cibi.  
                        Molti di questi marchi sono delle autocertificazioni, 
                        ovvero le aziende dichiarano autonomamente la biologicità 
                        degli alimenti senza definire parametri né caratteristiche 
                        di qualità del cibo. In tale maniera è difficile comprendere 
                        il reale senso delletichettatura.  
                        Altro problema è linserimento di suffissi tipo bio 
                        o eco, o luso di termini come naturale sulle confezione 
                        degli alimenti: in moltissimi casi luso di queste terminologie 
                        non comporta nulla o pochissimo in termini di reale qualità 
                        del prodotto e viene messo in atto millantando credito 
                        e cercando di captare un settore del mercato maggiormente 
                        sensibile a tale tema.  
                        Anche in questo caso si rilegge una grande distrazione 
                        da parte delle amministrazioni: tale distrazione non è 
                        casuale ma è programmata. Infatti, allineandosi alle richieste 
                        delle multinazionali, i controlli e le limitazioni vengono 
                        adottate solo dopo che siano stati esplicitamente individuati 
                        motivi di intervento, e non definendo delle indicazioni 
                        a cui le aziende si debbono uniformare (in sintesi: se 
                        una nuova sostanza in un cibo fa male può essere usata 
                        fin quando non si costituisce una parte lesa che richieda 
                        la modificazione del cibo o i danni dopo averne dimostrato 
                        la nocività). In questo anche gli organismi nazionali 
                        e internazionali della sanità sono marginalizzati alla 
                        verifica di poche garanzie per la comunità, e tutto viene 
                        affidato allabilità dellazienda di mistificare.  
                        Il ruolo del fruitore e la sua capacità a distinguere 
                        è anche in questo caso fondamentale: assumere consapevolezza 
                        e capire che cosa si mangia selezionando e rifiutando. 
                         
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                       Questo 
                        volantone  
                        è 
                        stato realizzato da Adriano Paolella e Zelinda Carloni. 
                        Per contattarli via e-mail, scrivete a antiglo@email.it 
                         
                        Il volantone esce come supplemento al n. 276 (novembre 
                        2001) della rivista mensile anarchica A, direttrice 
                        responsabile Fausta Bizzozzero, registrazione al tribunale 
                        di Milano n. 72 in data 24.2.1971, stampa e legatoria 
                        Sap s.n.c. (Vigano di Gaggiano - Mi).  
                         
                        A esce 9 volte allanno (salta i mesi di gennaio, agosto 
                        e settembre) regolarmente dal febbraio 1971. Se ne vuoi 
                        una copia/saggio (gratis) chiedicela. Una copia costa 
                        3,00 ¤ labbonamento annuo costa 30,00 ¤ per lItalia 
                        e lire 40,00 ¤ per lestero, quello sostenitore da lire 
                        100,00 ¤.  
                         
                        Editrice A, cas. post. 17120, I - 20170 Milano  
                        tel. (+ 39) 02 28 96 627,  
                        fax (+ 39) 02 28 00 12 71  
                        conto corrente postale 12 55 22 04  
                        e-mail: arivista@tin.it 
                         
                        sito web: www.anarca-bolo.ch/a-rivista 
                       
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