| Un virus si diffonde per la città Intervista a quattro giovani, attivi nel 
                  movimento delle occupazioni. I compagni che abbiamo intervistato 
                  sono da tempo attivi nel movimento delle occupazioni di Barcellona. 
                  Le loro risposte, dateci in tempi e spazi diversi, vanno insieme 
                  a formare unintervista virtualmente collettiva. Ci dispiace 
                  di non aver potuto inserire, per motivi di tempo, anche delle 
                  voci femminili. Come descriveresti il movimento Okupa ad un osservatore 
                  esterno che non conosca nulla di Barcellona? MARC: Più che il movimento Okupa posso descrivere 
                  le occupazioni in sé: si tratta di spazi abbandonati 
                  alla speculazione che vengono "presi" collettivamente 
                  affinché funzionino in maniera assembleare, autogestita, 
                  libera da condizionamenti, in modo diverso da ciò che 
                  ci trasmette normalmente la società in cui viviamo: latmosfera 
                  che ci circonda fa sembrare impossibile lautorganizzarsi per 
                  progetti collettivi. Una delle caratteristiche è sicuramente 
                  leterogeneità, per questo mi è difficile parlare 
                  di movimento: non esiste un manuale del "come si devono 
                  fare le cose in tutte le occupazioni".JESUS: Cè un po di tutto: case occupate come abitazione, 
                  centri sociali, altre occupazioni che hanno solo la funzione 
                  di diffondere il messaggio, come le occupazioni nel centro di 
                  edifici simbolici abbandonati, che riuniscono gente di tutti 
                  i quartieri.
 CARLOS: Loccupazione nasce a partire dalle necessità 
                  di chi ha bisogno di un luogo non solo per viverci ma anche 
                  per riunirsi con altre persone ed organizzare attività.
 TXIMMI: Per prima cosa direi che non è un movimento 
                  ma una rete di lotte. Un movimento deve avere come minimo un 
                  obiettivo ed il movimento Okupa non ce lha, anche se 
                  apparentemente sembra che sia la lotta per la casa. Il movimento 
                  Okupa è la più forte rete di lotte della 
                  sinistra radicale che esiste a Barcellona. Di quelle che si 
                  inscrivono nei nuovi movimenti sociali, senza una militanza 
                  intesa come sacrificio, senza una gerarchia: nessuna delle persone 
                  che vi appartengono condivide il concetto di avanguardia rivoluzionaria, 
                  si tratta di movimenti orizzontali. Loccupazione di case è 
                  il nesso ed in più uno strumento di lotta perché 
                  è lì dove più si è visto che si 
                  può "far male" al Potere.
   
   Quante case, Ateneos, Centri Sociali sono attualmente 
                  occupate a Barcellona? TXIMMI: Circa 200, per quello che riguarda le occupazioni politiche. 
                  Ci sono molte più occupazioni "non politiche", 
                  come quelle delle famiglie gitane. Uno studio informativo del 
                  Comune parla di 100, ma io penso siano molte di più, 
                  perché ci sono molte occupazioni non rivendicate pubblicamente 
                  che possono essere considerate "politiche" in quanto 
                  sono messe in atto da persone che potrebbero vivere in case 
                  in affitto, lavorare, guadagnare. Sono occupazioni per motivi 
                  ideologici più che per motivi pratici: una scelta di 
                  vita. Chiaramente il Comune conta solo quelle che "mettono 
                  la bandiera". Come mai questo grande sviluppo delle occupazioni negli 
                  ultimi due o tre anni? TXIMMI: Possiamo dividere grossolanamente la sinistra radicale 
                  a Barcellona in tre settori: comunismo, indipendentismo, anarchismo/libertarismo.Negli anni 80 il comunismo subisce un gran colpo con la 
                  caduta del muro di Berlino, anche per quello che riguarda maoisti 
                  e trotzkisti.
 Gli indipendentisti subiscono un forte colpo nel 1992 quando 
                  quel fascista di Garzón arresta più di quaranta 
                  dei militanti più attivi per prevenire azioni durante 
                  le Olimpiadi.
 Il movimento libertario e autonomo ha due importanti centri 
                  di aggregazione: il referendum contro la NATO dell86 (che, 
                  nonostante venga perso a livello statale, viene vinto in Catalogna), 
                  da qui nasce un movimento antimilitarista molto forte; e poi 
                  la solidarietà con lAmerica Latina, specialmente con 
                  i Sandinisti ed il Nicaragua.
 La solidarietà con i Sandinisti perde forza con la 
                  loro incorporazione al potere. La lotta per la insumisión1 
                  ha due componenti che la ostacolano: il fatto che si tratta 
                  di un movimento di disobbedienza civile individuale - mentre 
                  loccupazione è un elemento di disobbedienza collettiva 
                  - ed infine il fatto che lo stato utilizza per combatterlo sia 
                  la repressione che lintegrazione. Lintegrazione è rappresentata 
                  dalla Legge sullObiezione di coscienza, che ha rotto il movimento 
                  antimilitarista in due (ci sono obiettori di coscienza che accettano 
                  il servizio civile sostitutivo mentre altri continuano la lotta 
                  per linsumisión), poi dal passaggio dalla giurisdizione 
                  militare a quella civile, la semilibertà automatica, 
                  ecc.
 Il movimento Okupa, che in Catalogna parte nel 1984 
                  con la prima occupazione nel quartiere di Gracia, è 
                  solo una fra le lotte degli anni 80, una lotta un po marginale. 
                  Nel 1996 il Potere commette un errore molto grave: nel Nuovo 
                  Codice Penale, che in teoria cerca di ricorrere alla via penale 
                  come ultima ratio, include per la prima volta nella storia loccupazione 
                  come reato penale. Questo, a mio modo di vedere, è un 
                  grande aiuto per il movimento Okupa: è come se 
                  il Potere dicesse: "a partire da oggi in cui vi considero 
                  delinquenti potete colpirmi sul serio". Da questo momento 
                  inizia il boom delle occupazioni: da quando vengono criminalizzate. 
                  Comincia con grandi sgomberi che hanno una forte ripercussione 
                  mediatica, come quello del Cinema Princesa.
 JESUS: Una serie di collettivi che stavano occupando case 
                  nei quartieri hanno funzionato come punto di incontro per tutte 
                  le altre persone che si sono messe in testa di occupare. Se 
                  non ci fosse stata questa base, il solo boom mediatico, che 
                  ha funto da detonatore, non sarebbe stato sufficiente.
 CARLOS: é da tre o quattro anni che le occupazioni 
                  sono uscite dalla formula chiusa, ghetto. Si è lavorato 
                  molto per estenderle con lo slogan "Okupa tu també"2 
                  e per farne non solo uno spazio per svilupparvi altre tematiche 
                  ma una tematica in sé: occupare come primo atto di disobbedienza 
                  rispetto al sistema, al conformismo, alla repressione del 92.
 Quali sono le principali attività che si sviluppano 
                  spazi occupati? TXIMMI: Aprire il bar e fare concerti; questo è anche 
                  il principale problema. Si fanno comunque moltissime altre cose 
                  e gli spazi sono serviti come punto di incontro e di conoscenza 
                  reciproca, come rete: se oggi più o meno tutta la sinistra 
                  radicale di Barcellona si conosce è grazie alle occupazioni, 
                  alla condivisione di spazi comuni anche se sono solo il bar 
                  o le feste. Lattività principale dei Centri sociali 
                  occupati è in realtà esistere: è questo 
                  ciò che fa male al Potere e che ha permesso la formazione 
                  di nuovi collettivi, il tentativo di dare vita a reti di controinformazione, 
                  il coordinamento di lotte settoriali. La cosa più importante 
                  che mi viene in mente per il lavoro che ha significato è 
                  stato il Secondo Incontro per lUmanità e contro il Neoliberismo.JESUS: Le attività sono le più varie e dipendono 
                  sia dalle possibilità fisiche dello spazio che dalle 
                  decisioni dellassemblea: alla Lokeria prevalgono i laboratori, 
                  ce nè uno quasi ogni giorno; alla Hamsa ci sono 
                  concerti tutti i fine settimana perché cè un 
                  capannone molto ampio; poi ci sono dibattiti... la continuità 
                  e la frequenza varia a seconda dei centri.
 CARLOS: La prima necessità di molti collettivi è 
                  una sala per potersi riunire, soprattutto per i posti che desiderano 
                  aprirsi e fare in modo che sempre nuova gente partecipi alle 
                  attività. Cè il desiderio di socializzare le 
                  conoscenze di ognuno in tutti i campi. Sono spazi in cui questo 
                  scambio è possibile senza che ci sia qualcuno che insegni 
                  ed altri che imparino.
 Come vengono organizzate le attività e come si gestisce 
                  lo spazio occupato? TXIMMI: Ci sono molte differenze fra i centri sociali ma anche 
                  elementi comuni, come lassemblea, che definisce assolutamente 
                  tutto ciò che abbia a che fare con il Centro stesso. 
                  Il Centro di solito si riserva lapertura del bar in alcuni 
                  giorni e con il ricavato fa fronte alle spese per la manutenzione 
                  mentre il resto dei giorni sono a disposizione per lautogestione 
                  di altri collettivi. I prezzi, come anche leventuale entrata 
                  a pagamento per concerti, si decidono in assemblea. Normalmente 
                  nessuno riceve un reddito dallattività del Centro sociale, 
                  tranne il caso di piccole attività autogestite come delle 
                  mense popolari, oppure una cooperativa di service per 
                  concerti, ma sotto il controllo dellassemblea. Non conosco 
                  alcun caso di gente che riceva dei soldi per stare al banco 
                  del bar o allentrata di un concerto: non se ne parla nemmeno 
                  di fare dei Centri sociali una realtà commerciale. Lunica 
                  eccezione riguarda le droghe: sono una forma di commercio che 
                  prescinde dallassemblea e che si giova della protezione del 
                  Centro sociale in quanto luogo libero da polizia. Il fatto che 
                  alcune persone guadagnino sulla droga è un problema che 
                  si sta discutendo attualmente, perché nega lautogestione. 
                  è di assolutamente diverso dallo spendere delle ore di 
                  lavoro per far da mangiare in una mensa: con le droghe è 
                  pura intermediazione, non cè del lavoro. Esistono forme di coordinamento fra le occupazioni in città? 
                  Le differenze costituiscono un arricchimento oppure un ostacolo 
                  insormontabile? TXIMMI: Esistono ovviamente spazi per il coordinamento, di 
                  tipo informale: siccome ci conosciamo tutti, se oggi cè 
                  uno sgombero domani ci chiamiamo, se cè un dibattito 
                  in breve ti arriva la notizia, ecc. Poi, formalmente, esiste 
                  la Asamblea de Okupas, ma non è uno spazio reale 
                  per scambiarsi idee e dibattere ed alcuni non vi si sentono 
                  a loro agio. LAsamblea de Okupas è utile per 
                  questioni concrete, è un coordinamento per dare risposte 
                  rapide ed agili. Normalmente lAsamblea riunisce più 
                  o meno tutti i Centri sociali. Ha un andamento ciclico: ci sono 
                  volte in cui si trovano molte persone ed altre in cui ci vanno 
                  in pochi. Una delle cose più interessanti che ha partorito 
                  il movimento sono lInfo Usurpa ed il Contrainfos3 
                  : gli spazi di controinformazione sono entrati in rete, 
                  stanno lavorando assieme, e sta funzionando alla perfezione, 
                  i bollettini murali arrivano in ogni Centro sociale tutti i 
                  Martedì. Ci sono molte differenze, e potenzialmente questo 
                  rappresenta una bomba ad orologeria. Abbiamo la fortuna di trovarci 
                  di fronte ad un potere imbecille e fintantoché ci colpirà 
                  ci manterremo uniti. Le differenze non sono tanto in senso ideologico 
                  ma soprattutto per quello che riguarda la forma di agire, e 
                  questo si nota. Ve ne sono anche per quanto riguarda la stessa 
                  concezione delloccupazione: si va dai "postmoderni" 
                  dellOficina 2004, ai "garantisti" della Lokeria, 
                  agli anarchici e libertari di molte case di Gracia, a 
                  gente che viene da tradizioni trotzkiste come nelle case di 
                  Sants, a indipendentisti e comunisti nello stile Jarrai4 
                  come le case della PUA5 , fino a gente che viene 
                  dalla tradizione del movimento associativo di educazione non 
                  formale, come nel caso di Can Kadena. Sono maniere diverse 
                  di intendere le cose che vengono dalla formazione anteriore 
                  degli occupanti. Queste differenze sono un fattore importantissimo 
                  di arricchimento, a parte qualche eccezione.CARLOS: La relazione di amicizia, di conoscenza reciproca 
                  fra le varie persone dei centri sociali è molto forte 
                  ed è questa la base del flusso di comunicazione fra le 
                  case.
 JESUS: Le differenze che esistono non sono differenze che 
                  escludono, non creano incomunicabilità fra le persone 
                  dei diversi centri o quartieri.
 MARC: Cè abbastanza rispetto per le scelte di ognuno.
   
   Che tipo di relazione esiste fra le occupazioni e la città? CARLOS: È difficile rispondere perché le situazioni 
                  variano molto. I nostri vicini, soprattutto quelli che abitano 
                  accanto al Centro sociale, e fra di loro particolarmente gli 
                  anziani, ci odiano per i concerti del fine settimana. Quelli 
                  che vivono nelle strade vicine e che vedono tutte le attività 
                  che facciamo pensano invece: "Ostia! Che gente in gamba".MARC: La gente che più utilizza i Centri sociali 
                  sono i giovani del quartiere, sia per la prossimità geografica 
                  che per le relazioni reciproche che spesso esistevano anche 
                  prima delloccupazione. Per ciò che riguarda gli adulti 
                  la relazione varia da quartiere a quartiere e spesso non supera 
                  il saluto o lo scambio di poche parole.
 TXIMMI: La relazione con la società funziona come 
                  la teoria della "spirale del silenzio": loccupazione 
                  ha meno sostegno di ciò che crede la stessa società 
                  ma, siccome sembra che di sostegno ve ne sia molto, sempre più 
                  gente sostiene. Fintantoché un movimento crea maggiore 
                  simpatia, continua a crearne di più; quando si trova 
                  a crearne di meno, meno gente si azzarda ad esprimere in pubblico 
                  che è a suo favore. Loccupazione, grazie ai mass-media, 
                  dà la sensazione di avere un supporto praticamente unanime. 
                  In realtà la gente che è contraria non si sta 
                  esprimendo pubblicamente, per questo abbiamo un effetto di questo 
                  tipo. Se lo pensiamo a freddo, è abbastanza difficile 
                  che la gente appoggi loccupazione in una società tradizionale 
                  e conservatrice come la nostra in cui la famiglia è il 
                  gruppo dappoggio per eccellenza e la proprietà privata 
                  è importantissima: qui solo il 15% delle case sono in 
                  affitto ed il 75% di proprietà, mentre in Germania siamo 
                  al 50%.
 Altro discorso è quello dei vicini: normalmente coloro 
                  che abitano vicino ad unoccupazione sono a favore (a parte 
                  forse quelli più contigui, per il rumore). La gente ha 
                  unimmagine preconcetta degli Okupas ma quando li vede 
                  di persona spesso cambia di opinione e simpatizza con loccupazione. 
                  In diverse occasioni lappoggio dei vicini è stato utile: 
                  dal procurare cibo e mobili ai casi di sgomberi in cui la gente 
                  esce sui balconi a gridare contro la polizia. Questa relazione 
                  è frutto indubbiamente dello sforzo e del lavoro degli 
                  stessi occupanti per convincere i vicini che "questi ragazzi 
                  fanno qualcosa per il quartiere". La Hamsa lestate 
                  scorsa ha organizzato un "casale estivo per bambini" 
                  con attività gratuite diurne per i bambini del quartiere 
                  i cui genitori lavoravano durante lestate; poi si fanno continue 
                  denunce pubbliche sulla mancanza di piazze, fontane e spazi 
                  verdi, ed infine cè il tema scandaloso della speculazione 
                  edilizia: 79.000 case vuote, la gente non ne può più 
                  dei prezzi degli affitti, che negli ultimi anni - con il boom 
                  speculativo dei giochi olimpici - sono saliti del 500%. A Sants 
                  inoltre cè una fanzine di quartiere ed unAssemblea 
                  dei giovani del quartiere, che va oltre i soli occupanti e tenta 
                  di riunire tutti coloro che si muovono.
 Ovviamente ci sono case di pies negros6 
                  che hanno la gente assolutamente contro, ma anche quelle come 
                  Kan Cadena, in cui il natale scorso hanno fatto marmellate 
                  e sono andati a regalarle alla gente del mercato dove vanno 
                  normalmente a "riciclare"7 .
 Le Asociaciones de vecinos sono una cosa a parte. 
                  Cè stata una trasformazione sostanziale di queste associazioni: 
                  erano comuniste negli anni 80, ma il Partito socialista e Iniciativa8 
                  le hanno "ribaltate" sottraendo loro le persone più 
                  attive, i dirigenti, che poi ora sono quelli che stanno governando. 
                  La complicità di molte Asociaciones de vecinos con 
                  la politica municipale ha fatto sì che molta gente se 
                  ne sia andata, e adesso si stanno spostando a destra. Nelle 
                  Asociaciones de vecinos attuali cè molta reticenza 
                  nei confronti del movimento Okupa. Altra cosa è 
                  la "cupola" che è rimasta: la Federazione delle 
                  Asociaciones de vecinos ha da sempre appoggiato il movimento 
                  Okupa, anche se non vogliono discutere il problema di 
                  fondo, lautogestione, ma lo trattano dal punto di vista del 
                  diritto alla casa ed al lavoro.
 JESUS: La relazione con i mezzi di comunicazione varia molto 
                  da spazio a spazio: cè gente che ha deciso di giocare 
                  ad utilizzarne la parte che risulta vantaggiosa, soprattutto 
                  in situazioni di forte repressione, con qualche risultato, mentre 
                  altre case se ne sono fregate completamente.
 TXIMMI: Non siamo mai riusciti a separaci dai mezzi di comunicazione: 
                  scrivono merda ma abbiamo bisogno che scrivano. Non considero 
                  mai positivo aggredirli; purtroppo non siamo stati capaci di 
                  creare unopzione controinformativa sufficiente per non averne 
                  bisogno. Ci sono buoni giornalisti che tentano di far passare 
                  più che possono cose interessanti ma le redazioni li 
                  censurano finendo per convertire il tutto in spettacolo o criminalizzazione 
                  aperta; nel nostro paese, tranne Egin che è stato 
                  chiuso dautorità, non esiste nessun quotidiano "decente".
 Qual è il rapporto fra le occupazioni e la struttura 
                  della città? TXIMMI: Sono molto concentrate, nonostante ciò che possa 
                  apparire: larea metropolitana è molto grande e ci sono 
                  in realtà pochi quartieri che hanno occupazioni. La struttura 
                  dei quartieri di Barcellona è di classe: ci sono quartieri 
                  di servizi (il centro), quartieri di piccolo commercio come 
                  Gracia o quartieri operai come Nou Barris. Non 
                  ci sono occupazioni nei quartieri più ricchi. Laltra 
                  questione che influisce è la tradizione associativa del 
                  quartiere: Sants, San Andreu, Gracia ne 
                  hanno di storicamente importanti e sono i tre nuclei più 
                  ricchi di occupazioni. Ci sono eccezioni: Nou Barris 
                  è un quartiere operaio con una forte tradizione associativa 
                  ma non vi sono occupazioni. Qui probabilmente la politica municipale 
                  per i giovani - secondo parametri istituzionali - è stata 
                  particolarmente azzeccata. Per lungo tempo la maggior parte 
                  delle occupazioni si sono concentrate a Gracia, perché 
                  lì cera il più forte movimento libertario. Dalle 
                  altre parti è quando nasce unoccupazione, quando un 
                  nucleo di gente decide di fare il primo passo, che il movimento 
                  comincia ad estendersi in tutto il quartiere, con altre occupazioni 
                  a catena. Per questo credo che vi sia molta concentrazione. 
                  I giovani dei quartieri dove non ci sono occupazioni o hanno 
                  la forza di farne una o preferiscono spostarsi in quartieri 
                  dove ce ne sono già, per non rimanere isolati. Nel centro 
                  non vi sono occupazioni non perché manchi movimento ma 
                  perché il potere non le ha permesse: sono state tutte 
                  sgomberate. Pensi che la tradizione anarchica della città abbia 
                  influito nella diffusione del movimento Okupa? TXIMMI: Direi di sì, e non solo per quello. La Catalogna, 
                  con Barcellona come punto di riferimento, è la zona di 
                  tutto lo stato con maggior movimento associativo e cultura della 
                  partecipazione, e credo che questo abbia qualcosa a che vedere 
                  con il radicamento storico del movimento libertario. Lanarchismo 
                  è un immaginario molto diffuso fra gli occupanti di case.MARC: Credo non molto, almeno a livello personale. Conosco 
                  poco la tradizione anarchica della città, ma questo non 
                  vuol dire che ciò valga per tutti.
 CARLOS: Io invece credo di sì, anche se non so se 
                  si possa definire come tradizione anarchica. Certo, cè 
                  la tradizione anarchica del 36, ma anche tutta la tradizione 
                  libertaria degli anni 70 e 80. Cè stata anche linfluenza 
                  dellinsumisión e del movimento zapatista, ma 
                  tutto ciò più come riferimento per la resistenza, 
                  la disobbedienza al sistema, più che come corpo di norme 
                  che la gente debba seguire come fosse il manuale del buon anarchico.
 Lesistenza dei Centri Sociali può fare molto male 
                  al Potere ma può fargli anche molto piacere, se il luogo 
                  che hai si converte nel ghetto dove trovarsi soddisfatti di 
                  ciò che si ha... TXIMMI: Io sono per la non depenalizzazione delloccupazione, 
                  perché finché ci sarà illegalità 
                  dovremo per forza trasferire alla società il problema, 
                  non potremo rimanere fra di noi con i nostri spazi piacevoli 
                  e tranquilli: poiché ci sono aggressioni dobbiamo rispondere, 
                  e queste aggressioni si diffondono a livello mediatico, quindi 
                  la tua lotta viene conosciuta dal resto della società. 
                  Vedo un pericolo nella legalizzazione, perché la cosa 
                  importante è rompere il consenso. Se cè un consenso 
                  a favore dei Centri sociali occupati da parte del Potere e della 
                  società in generale è cattivo segno: bisogna sempre 
                  creare contraddizioni, ed il fatto di esistere è una 
                  contraddizione. Nel momento in cui cè uno sgombero, 
                  oltre alla spettacolarità delle cariche della polizia 
                  o al fatto di uscire per tre giorni in prima pagina, limportante 
                  è che poi un sacco di scuole cercano qualcuno per un 
                  dibattito sulloccupazione, i centri civici lo stesso, nelluniversità 
                  si vuol parlare di occupazione, perfino gli scout parlano di 
                  occupazione... questo è il momento in cui cè 
                  la capacità da parte del movimento Okupa di trasferire 
                  direttamente alla società i motivi fondamentali del perché 
                  si sta lottando. È triste pensare che questo accade in 
                  occasione degli sgomberi: ovviamente non sto facendo unanalisi 
                  normativa: "come dovrebbe essere, come sarebbe bello che 
                  fosse", ma una descrittiva.    
   Qual è la situazione della repressione? MARC: Per il nuovo codice penale loccupazione è un 
                  reato che comporta dai 3 ai 6 mesi di carcere. Anche se i conti 
                  non gli tornano, perché invece di diminuire cè 
                  stato un aumento delle occupazioni, gli sgomberi non si sono 
                  fermati, anche se condanne clamorose finora non ce ne sono state.CARLOS: Arrestare gente negli sgomberi provoca loro ancora 
                  più problemi, perché ci sono altre manifestazioni. 
                  Inoltre molti giudici stanno assolvendo occupanti di case perché 
                  considerano incostituzionale questo articolo del codice penale. 
                  A livello politico infine si parla molto di possibili patti, 
                  sostenendo che questo è un problema sociale, che si rendono 
                  conto di come sia difficile per i giovani accedere ad una casa, 
                  oppure apprezzando loccupazione in senso "educativo", 
                  per le attività che vi si svolgono, come una controcultura 
                  che bisogna permettere. é una maniera sottile di reprimere 
                  assimilando.
 MARC: Ad ogni modo quello che non smettono di fare è 
                  criminalizzare tutto ciò che si muove attorno alle occupazioni: 
                  anche se non le attaccano direttamente di fronte allopinione 
                  pubblica poi però arrestano la gente nelle manifestazioni 
                  e sostengono, con il classico modulo, che sono bravi ragazzi 
                  dietro cui si nascondono mani occulte che li dirigono con finalità 
                  violente, magari evocando il fantasma dellETA.
 CARLOS: Vi è poi una repressione quotidiana delle 
                  persone che frequentano posti occupati: gli agenti in borghese 
                  ci pedinano, ci minacciano, ci arrestano e abbiamo anche casi 
                  di torture. Si sta mettendo in pratica il piano Policia 2000 
                  secondo i parametri della "tolleranza zero" di New 
                  York, aumentando la visibilità della polizia nelle strade. 
                  Nel 2002 i Mossos dEscuadra9 saranno definitivamente 
                  incorporati nelle funzioni di polizia per la città di 
                  Barcellona, senza che la Polizia nazionale se ne vada fino al 
                  2005. Questo significa che per tre anni ci saranno qui 2 corpi 
                  di polizia funzionanti a pieno ritmo con tutto ciò che 
                  comporta, visto che in mezzo ci sarà, nel 2004, il famoso 
                  Forum della cultura. Questo significherà repressione 
                  per ogni tipo di dissidenza, non solo per loccupazione.
 Alcuni dossier delle istituzioni catalane e municipali sembrano 
                  protendere, accanto alla repressione, per tentativi di dialogo 
                  sul modello di altri stati europei. Come pensate reagirà 
                  il movimento? Vi sono state molte iniziative degli stessi occupanti 
                  per la "depenalizzazione delloccupazione". Cosa significa 
                  questa campagna? CARLOS: Credo che ognuno reagirà a suo modo, sapendo 
                  che ci sono dei limiti minimi sui quali siamo tutti daccordo. 
                  In realtà, nonostante le differenze, questi tentativi 
                  di dialogo non stanno influendo sulla dinamica della lotta.MARC: Cè stata ovviamente discussione sul tema e 
                  si è coscienti del fatto che sia un pericolo da non sottovalutare 
                  perché sono politiche già applicate in altri paesi 
                  e che hanno "funzionato". Tutti hanno sotto gli occhi 
                  il fatto che da una parte il Comune offre accordi mentre dallaltra 
                  colpisce ed inoltre esiste una sfiducia istintiva e spontanea 
                  rispetto alle istituzioni e alle loro proposte.
 TXIMMI: Ho partecipato personalmente ad alcuni di questi 
                  tentativi di dialogo: non credo al loro dialogo. Il Potere, 
                  nello stato spagnolo, è assolutamente segmentato: i comuni 
                  hanno molta poca capacità normativa e forza. Come interlocutori 
                  non sono validi: non posso offrire niente al Comune perché 
                  loro non hanno niente da offrirmi, non possono negoziare una 
                  soluzione. Lo fanno per ripulirsi la faccia; solo in pochi casi 
                  cè volontà reale, ma incapacità pratica. 
                  La strada della repressione la conoscono perfettamente perché 
                  hanno represso per quaranta anni ma in quella dellintegrazione 
                  non si sono sforzati molto. Se il Potere avesse più immaginazione 
                  di quella che ha saremmo fottuti, perché credo che il 
                  movimento Okupa arriverebbe ad un accordo, almeno in 
                  parte, e quindi si dividerebbe: come in Italia, in Germania, 
                  in Olanda, ovunque. Non siamo migliori.
 CARLOS: Con la depenalizzazione non si vuole che loccupazione 
                  diventi legale, perché non vogliamo funzionare a partire 
                  da ciò che loro considerano o meno legale. Si vuole che 
                  non venga criminalizzato il fatto di occupare uno spazio abbandonato. 
                  In questo senso trovo positiva la campagna: se avesse successo 
                  vorrà dire che potremo fare un po ciò che vorremo.
 MARC: Concorre anche a diffondere lidea che è possibile 
                  organizzarsi in modo diverso, e serve inoltre a spingere associazioni 
                  e partiti che spendono tante buone parole sulloccupazione a 
                  prendere posizioni concrete, visto che sono loro che hanno dato 
                  lassenso al nuovo codice penale.
 TXIMMI: Il movimento Okupa non ha una testa pensante, 
                  ne ha infinite, quindi per ogni persona la "depenalizzazione" 
                  può avere un significato differente. Cè chi senza 
                  analizzare bene la ripercussione che possa avere lancia la parola 
                  dordine e la vuole ottenere. Cè chi la lancia come 
                  pura demagogia per combattere la demagogia del Potere. Io sono 
                  contrario perché equivale a perdere uno strumento.
 Come commenteresti la definizione di occupazione come forma 
                  di disobbedienza civile? TXIMMI: Loccupazione è un movimento di disobbedienza 
                  civile collettiva, e questo è molto importante. Una delle 
                  cose più preoccupanti è che lo Stato sta oltrepassando 
                  la sua frontiera e si sta convertendo in società civile, 
                  oppure sta facendo sì che la società civile si 
                  converta in Stato, soprattutto attraverso la creazione di consenso. 
                  Il consenso viene generato adattando a sé il discorso 
                  che porta avanti la società civile e facendo in modo 
                  che la società civile assuma il discorso dello Stato. 
                  Tutto ciò è molto pericoloso perché se 
                  cè consenso non cè contraddizione, e se non 
                  cè contraddizione non cè trasformazione. Condizione 
                  preliminare per ogni lotta è il riuscire a rompere il 
                  consenso, ma per rompere il consenso la prima cosa da fare è 
                  tornare a separare lo Stato dalla società, marcare di 
                  nuovo la linea. La disobbedienza civile in questo periodo ha 
                  come obiettivo quello di colpire lo Stato per marcare questa 
                  linea. Se non facciamo questo sforzo di separazione sarà 
                  tutto molto più difficile perché non solo bisognerà 
                  combattere il Potere, ma anche la società che si mette 
                  dalla parte del Potere perché è già Potere. 
                  Qui da noi i giochi olimpici riuscirono a far sì che 
                  una gran parte della cittadinanza si identificasse con il Potere 
                  per un progetto di città, ad esempio attraverso il volontariato 
                  come forma di partecipazione democratica. La disobbedienza civile 
                  nelloccupazione sta assolvendo alla funzione di rompere il 
                  consenso. La legalizzazione delle case invece toglie questarma, 
                  toglie la capacità di marcare la linea. a cura di Meritxell Bacardite Andrea Dilemmi
 1. Nonsottomissione: il rifiuto del servizio 
                  militare e di quello civile2. Occupa anche tu
 3. Vedi scheda a lato
 4. I gruppi giovanili del Movimento di liberazione nazionale 
                  basco, in cui si trova lETA
 5. Plataforma per la Unitat dAcció, di ispirazione 
                  catalanista rivoluzionaria
 6. I nostri "punkabbestia"
 7. Cioè a farsi dare i resti delle verdure non vendute: 
                  una pratica comune e diffusa
 8. Unione di partiti di sinistra, fra cui il PSUC, il partito 
                  comunista.
 9. Polizia autonoma catalana
   
                   
                    | SPAZI 
                        OCCUPATI(selezione)
 CSOA 
                        Les Nausc/Alegre de dalt, 52
 [Metro linea 4, Joanic]
 Kasa 
                        de la MuntanyaAv. Josep Muntanya, 33
 [Metro linea 3, Lesseps]
 www.biosys.net/okupa
 Ex caserma, è loccupazione più longeva 
                        di Barcellona: 10 anni
 CSO 
                        El PalomarGran de Sant Andreu, 1
 [Metro linea 1, Fabra i Puig]
 Can 
                        Mireiac/Mireia, 4 (Trinitat V.)
 [Metro linea 1, Trinitat Vella]
 CSO 
                        Can Viesc/Jocs Florals, 42
 [Metro linee 1/5, Plaça Sants]
 ...accolse con bengala e fuochi artificiali (alle 8.00 
                        di mattina!) la colonna di oltre 1000 partecipanti al 
                        II Incontro intercontinentale per lumanità e contro 
                        il neoliberismo dellagosto 1998, provenienti da Madrid.
 CSO 
                        LHamsac/Miguel Bleach, 14 (Sants)
 [Metro linea 1, Hostafrancs]
 È attualmente la più grande occupazione 
                        di Barcellona, e una delle più frequentate.
 CSO 
                        La LokeriaPlaça Espanyola (LHospitalet)
 [Metro linea 1, Torrasa]
 Can 
                        PascualCamì de Can Balasch
 Les Planes (Collserola)
 www.cascall.org/canpascual/
 Singolare ed interessante esempio di occupazione rurale 
                        sulle colline circostanti la metropoli, fornisce di pane 
                        biologico parte degli altri spazi occupati della città.
 CSOA 
                        Oficina 2004www.geocities.com/Baja/Canyon/1683/
 Centro sociale in esilio virtuale dopo lo sgombero immediatamente 
                        seguito alloccupazione, nel pieno centro cittadino, il 
                        21 marzo 98. Loccupazione voleva essere una prima risposta 
                        al prossimo "Forum mondiale della cultura Barcellona 
                        2004", già ribattezzato il "Forumculo 
                        2004".
   SPAZI 
                        AUTOGESTITI El 
                        Lokalc/La Cera, 1/bis (Raval)
 [Metro linea 3, Liceu]
 Fornita libreria alternativa, sede di una distribuzione 
                        autogestita e di collettivi fra cui il Col.lectiu de 
                        solidaritat amb la rebel.liò zapatista.
 Espai 
                        Obertc/Blasco de Garay, 2
 [Metro linea 3, Poble Sec]
 Sede di varie attività autogestite (Ateneu llibertari 
                        Poble Sec, Col.lectiu La Canalla per attività 
                        con bambini, Sociedad Gastronomica "Civet") 
                        ed iniziative editoriali come lagenda anarchica e la 
                        rivista Polemica.
 Ateneu 
                        llibertari @ Gràciac/Perill, 52 (Gràcia)
 [Metro linea 4, Verdaguer]
 Ateneu 
                        llibertari del Xinoc/Robadors, 25 (Raval)
 [Metro linea 3, Liceu]
 Bar 
                        Cuatro pasos al Nortec/Carretas, 18 (Raval)
 [Metro linea 2, Sant Antoni]
 Casal 
                        Autogestionaric/La Verneda, 18
 Sede di cooperative autogestite come Trevol (pony express) 
                        e BiciClot (vendita, noleggio e riparazione biciclette), 
                        oltre che di attività culturali e solidali (come 
                        "Bicicletes Solidàries").
   CENTRI 
                        DI DOCUMENTAZIONE Ateneu 
                        Enciclopedic Popular / Centre de Documentaciò Històrico-SocialPasseig de Sant Joan 26, 1er, 1a
 Fondato nel lontano 1902 e chiuso dai franchisti nel 1939, 
                        viene rifondato nel 1980. Specializzato in storia dei 
                        movimenti sociali, associativi e libertari, il patrimonio 
                        comprende circa 35.000 volumi e 6.000 testate di riviste, 
                        oltre a numerosi fondi darchivio.
 Fundaciò 
                        dEstudis Llibertaris i Anarcosindicalistesc/Joaquin Costa, 34, bajos
 RIVISTE La 
                        lletra @Apartado de correos 314,
 43280 REUS
 La redazione sta a circa cento chilometri da Barcellona 
                        ma è rivista libertaria di ambiente "barcellonese", 
                        sensibile ai movimenti sociali, allantimilitarismo, allautogestione. 
                        Esce tre o quattro volte lanno.
 PolémicaApartado de Correos 21.005,
 08080 Barcelona
 Rivista anarchica presente da una quindicina danni, dopo 
                        un periodo con la formula monografica (come Itineraire 
                        in Francia) è tornata ad occuparsi di temi di attualità, 
                        in particolare di disobbedienza civile e delle divisioni 
                        nel mondo anarcosindacalista.
 Solidaridad 
                        ObreraStorica testata della CNT catalana, oggi ne esistono due 
                        versioni parallele: una, mensile, della CNT "sfederata", 
                        sicuramente più interessante e ben fatta, ed una 
                        della CNT "federata". Per gli indirizzi vedi 
                        la scheda sui sindacati.
 EtceteraApartado de Correos 1363,
 08080 
                        Barcelona
 Interessante rivista-quaderno di origine consiliarista 
                        e libertaria. Approfondimenti su temi come la transizione 
                        dal franchismo ed il conflitto in Euskadi. Edita anche 
                        una collana di opuscoli.
   CONTROINFORMAZIONE Info 
                        Usurpac/Perill, 52
 usurpas@iname.com
 www.tande.com/usurpa
 Contrainfoc/Blasco de Garay, 2
 zitzània@nodo50.org
 Bollettini murali e telematici settimanali dal mondo delle 
                        occupazioni e del "movimento". Il primo riporta 
                        le attività giorno per giorno della settimana a 
                        venire in tutti gli spazi occupati ed autogestiti della 
                        città, il secondo tratta principalmente fatti e 
                        brevi notizie.
   SINDACATI 
                        LIBERTARI E AUTOGESTIONARI CNT/AIT 
                        ("sfederati")c/Joaquin Costa, 34, bajos
 CNT/AIT 
                        ("federati")Plaça Medinaceli
 CGTVia Laietana 18, 9a
   CASE 
                        EDITRICI Virusc/Vistalegre 9, bajos
 [ma in fase di trasloco]
 virus@pangea.org
 |  
 
                   
                    | comunicare 
                        con la città ...Ci 
                        tolgano pure la musica, ma più balleremo e meno ce la potranno togliere.
 Le 
                        circostanze hanno già prodotto, come è naturale, 
                        un evento simbolico forte in cui il movimento Okupa 
                        si è riconosciuto.Il 10 marzo del 1996 veniva occupato un vecchio e 
                        grande cinema abbandonato nel centro della città. 
                        Durante più di sette mesi il Cine Princesa 
                        si converte nella più grande occupazione di Barcellona. 
                        Situato nella centralissima Via Layetana, a poche decine 
                        di metri dalla sede degli industriali, dalla Cattedrale, 
                        dal Comune e dalla Generalitat, dalle sedi bancarie 
                        e dalla famigerata Jefatura Superior de Policia, 
                        tristemente nota come luogo di tortura prima e durante 
                        il franchismo, diventa in breve il centro di riferimento 
                        per i collettivi di tutti i quartieri della città, 
                        che vi organizzano una serie infinita di attività. 
                        Allalba del 28 ottobre dello stesso anno un imponente 
                        schieramento di polizia assalta il Princesa, con 
                        abbondante dispendio di pallottole di gomma. Il bilancio 
                        è di 40 arresti e una decina di feriti da entrambe 
                        le parti. La sera stessa duemila persone scendono in piazza 
                        scontrandosi per 4 ore con la polizia: altri 8 arresti 
                        e feriti. Per la prima volta da tempo non sono i manifestanti 
                        a dover scappare dai manganelli, ma è la polizia 
                        costretta a barricarsi dentro la Jefatura de Policia, 
                        che viene bersagliata con ogni tipo di oggetto. Si è 
                        rotto un tabù. Nei giorni successivi una nuova 
                        manifestazione vede la partecipazione di circa 20.000 
                        persone, che rioccupano simbolicamente per una notte il 
                        Princesa, sfondando i muri costruiti al posto delle 
                        porte.
 La repressione non si risparmia: solo dal 1996 al 
                        luglio 1998 si contavano in Catalogna 54 sgomberi, circa 
                        400 fermati, 344 denunce, circa 400 anni di carcere richiesti 
                        in totale dai P. M.
 Caratteristica del movimento barcellonese è 
                        comunque di non cercare lo scontro per lo scontro, pur 
                        non scartando la "resistenza attiva" agli sgomberi. 
                        La nota dominante rimane infatti la volontà comunicativa 
                        verso la città, lo scherno nei confronti del potere, 
                        che si riflette nelle manifestazioni, spesso di carattere 
                        festoso, e in molte azioni creative, come ad esempio la 
                        sostituzione della bandiera spagnola con quella Okupa 
                        dal tetto della sede del Comune (27/2/97), il completo 
                        congestionamento del traffico della città ottenuto 
                        appendendosi con corde dai cavalcavia delle circonvallazioni, 
                        le "feste in maschera" organizzate negli uffici 
                        delle immobiliari, oppure, nellanniversario dello sgombero 
                        del Cine Princesa, lazione di muratura della porta 
                        della residenza di campagna del Presidente della Catalogna, 
                        Pujol (28/11/97), tutte azioni concluse senza identificazioni 
                        o detenzioni, spesso per lincapacità della polizia 
                        di "acciuffare" gli attivisti.
 |  
 
                   
                    | Piccola 
                        bibliografia sulla città rivoluzionaria  	Chi 
                        volesse approfondire i temi oggetto di questa intervista 
                        non ha a disposizione molti testi in lingua italiana. 
                        Quelli in lingua castigliana e catalana non sono inoltre 
                        facilmente reperibili nelle librerie di Barcellona: sarà 
                        spesso necessario fare un salto in qualche biblioteca.Oltre alla tesi dottorale di Dolors Marin del 1995, 
                        già citata in apertura, centrale e corposo è: 
                        Joaquìn Romero-Maura, La rosa de fuego: el obrerismo 
                        barcelonés de 1899 a 1909, Alianza Editorial, 
                        Madrid, 1989. Sullo stesso periodo: Joan Connelly Ullman, 
                        La semana tragica: estudio sobre las causas socioeconomicas 
                        del anticlericalismo en España: 1898-1912, 
                        Ariel, Esplugues del Llobregat, 1972.
 Sullo sciopero degli affitti è un interessante 
                        articolo: Nick Rider, "Anarquisme i lluita popular: 
                        la vaga de lloguers de 1931", in: LAvenç, 
                        n° 89, Genn. 1986, p. 6.
 Sulla Barcellona rivoluzionaria del 1936-1939, oltre 
                        alla cronaca del golpe e della resistenza popolare in: 
                        Abel Paz, 19 de juliol del "36" a Barcelona, 
                        Hacer, Barcelona, 1988, preziose testimonianze (in lingua 
                        italiana) per comprendere la quotidianità della 
                        vita urbana nella rivoluzione sono in: Abel Paz, Spagna 
                        1936: un anarchico nelle rivoluzione, Lacaita, Manduria 
                        (BA), 1998, nel classico George Orwell, Omaggio alla 
                        Catalogna, Mondadori, Milano, 1993 ed in: Hans Erich 
                        Kaminski, Quelli di Barcellona, Il Saggiatore, 
                        Milano, 1966. Infine, sulla collettivizzazione delle industrie 
                        e dei servizi: Antoni Castells Duran, Les Collectivitzacions 
                        a Barcelona 1936-1939, Hacer, Barcelona, 1993 (un 
                        breve riassunto in italiano è: Antoni Castells 
                        Duran, "La fabbrica autogestita", in: Volontà, 
                        a. V, n. 2, ott. 1996.) e diverse testimonianze contenute 
                        in Chi cera racconta: la rivoluzione libertaria nella 
                        Spagna del 1936, Zero in Condotta, Milano, 1996.
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