| Obbrobrio giuridico Pino Cacucci a colloquio con il regista Enzo Monteleone "Il libro autobiografico di Horst Fantazzini, Ormai 
                  è fatta, lho trovato su una bancarella di fondi 
                  di magazzino, quelli da "tutto a mille lire", confuso 
                  tra mucchi di gialli consumati da chissà quante mani... 
                  Mi ha attirato la copertina, con quella terribile foto di lui 
                  crivellato di pallottole. Poi lho letto, e ho pensato al film 
                  Quel pomeriggio di un giorno da cani. È una storia 
                  straordinaria, che fa parte degli anni settanta pur senza appartenere 
                  ai grandi eventi tragici di quel periodo. Ne ho parlato con 
                  il produttore Piccioli, che si è subito lasciato contagiare 
                  dal mio entusiasmo. Ci siamo messi in cerca di Horst, immaginando 
                  fosse un tranquillo pensionato, magari con tanti nipotini, considerando 
                  gli anni che erano trascorsi... E invece, siamo dovuti andare 
                  a trovarlo in carcere, per parlargli del mio progetto..."Enzo Monteleone, già sceneggiatore di vari film tra 
                  i quali il premio Oscar Mediterraneo di Gabriele Salvatores, 
                  conferma il curioso destino secondo cui le bancarelle dellusato 
                  costituiscono una preziosa fonte di ispirazione per i registi: 
                  basti pensare allesempio più eclatante, quando Sergio 
                  Leone trovò una vecchia e sdrucita copia del romanzo 
                  autobiografico di Harry Grey, Mano armata, e decise di 
                  trarne Cera una volta in America.
 "Con Horst si è instaurata una collaborazione 
                  stretta, siamo andati a trovarlo in carcere, ci siamo scritti 
                  varie volte, poi lo ha conosciuto anche Stefano Accorsi, lattore 
                  che lo impersona, e che si è gettato anima e corpo nellimpresa, 
                  davvero con un impegno generoso... Gli abbiamo fatto leggere 
                  la sceneggiatura, se ne è discusso, finché non 
                  mi ha dato il suo totale assenso, e... via con le riprese, un 
                  lavoro non facile perché occorreva ricreare unatmosfera 
                  e un ambiente che, a soli venticinque anni di distanza, sembra 
                  riguardare unaltra epoca. Oggi un evento del genere verrebbe 
                  totalmente vampirizzato dalle televisioni, Emilio Fede ci farebbe 
                  una diretta non-stop.... Ma il particolare più singolare 
                  è che ho anche rintracciato i due secondini presi in 
                  ostaggio in quel drammatico giorno del 23 luglio 1973, e... 
                  pensavo fossero finiti a fare chissà cosa, e invece stanno 
                  ancora lì: fanno lo stesso mestiere, uno è diventato 
                  persino sindacalista delle guardie carcerarie, la loro carriera 
                  non ha subito, almeno per diversi anni, alcun avanzamento, perché 
                  secondo la logica dello stato si sono fatti catturare, non hanno 
                  reagito, insomma, sono stati gli unici a non ricevere encomi 
                  e promozioni."
 Il caso di Horst Fantazzini è talmente assurdo da 
                  risultare pressoché unico: è in carcere dal 1968, 
                  trentun anni scontati (a parte qualche brevissimo periodo di 
                  "fuga") senza aver mai ucciso nessuno, preda di una 
                  magistratura vendicativa e cieca che non ha mai voluto riconoscere 
                  la cosiddetta "continuità del reato"; in pratica, 
                  a ogni tentativo di evasione o per qualsiasi protesta carceraria 
                  gli hanno inflitto decine di anni per volta, e la sua fine pena 
                  è prevista per il 2016 (per giunta deve ancora affrontare 
                  un processo per "banda armata": come potesse essere 
                  "armata", la sua inesistente banda, non si sa, visto 
                  che è da sempre in galera). 2016: considerando che ha 
                  appena compiuto sessantanni...
 E la pervicacia dellistituzione gli ha addirittura negato 
                  il permesso di assistere alla prima del film, neanche potesse 
                  scappare dai cessi del cinema. Una vergogna nazionale che sarebbe 
                  ora di sollevare davanti a quella parte di opinione pubblica 
                  ancora immune al giustizialismo imbarbarito.
 Horst era diventato famoso come "il rapinatore gentile": 
                  usava pistole giocattolo, chiedeva scusa agli impiegati, mandava 
                  mazzi di fiori alle cassiere più emotive, desisteva se 
                  trovava qualcuno disposto a rischiare la pelle per i soldi di 
                  un banchiere, si allontanava più spesso in autobus che 
                  in macchina. Suo padre era Libero Fantazzini, figura leggendaria 
                  dellanarchismo bolognese. Conservo un ricordo indelebile di 
                  Libero e della sua compagna Maria: negli anni settanta, partecipavano 
                  alle infuocate assemblee al Cassero di Porta Santo Stefano, 
                  ripartendosene sulla celebre Simca Mille, dopo aver dato lennesimo 
                  insegnamento di vita ai giovincelli come noi, con interventi 
                  decisi, appassionati, frutto di una lunga esistenza dedicata 
                  totalmente allideale. A mezza voce, mi narravano delle sue 
                  imprese nella resistenza, quando era il terrore dei fascisti 
                  nel quartiere della Bolognina, senza aver aspettato la guerra 
                  e gli ordini alleati, ma cominciando a combattere fin dal 1921. 
                  Poi lesilio clandestino in Germania, lavvento del nazismo 
                  e tutto che ricominciò da capo: lo scontro a fuoco con 
                  una squadra della Gestapo, lennesima fuga, con Horst bambino 
                  e lEuropa devastata. Quindi, il dopoguerra: ma un torturatore 
                  non può pretendere di farla franca perché dieci 
                  minuti prima qualcuno ha firmato un pezzo di carta pacificatore. 
                  Non per Libero Fantazzini. Che ricominciò a stanare assassini 
                  camuffati da onesti commercianti. Gettata la camicia nera per 
                  il doppiopetto, non riuscivano a ingannare la memoria di Libero. 
                  E chissà chi fu, quel fantomatico "uomo dal mantello 
                  nero" che alla Bolognina arrivava in bicicletta, estraeva 
                  il mitra, sparava e ripartiva pedalando. Poco importa, stabilirne 
                  lidentità. Gli uomini liberi non si vantano di esserlo. 
                  Comunque, Libero venne arrestato nel 48 e si fece un anno di 
                  galera. Non avrebbe mai conosciuto un solo giorno di vita che 
                  non fosse da militante anarchico, fino al 1985, quando ci ha 
                  lasciati tutti un po più tristi, e ancora oggi, passando 
                  davanti al Cassero di Porta Santo Stefano, mi sembra di sentirlo 
                  sempre, quel suo vocione basso e dal tono indignato, ma capace 
                  pure di uninfinita gentilezza. Maria lo ha seguito lanno dopo.
 Nel film di Monteleone è Francesco Guccini a interpretare 
                  un "cammeo" nei panni di Libero. Compare per pochi 
                  minuti, redarguendo al telefono il figlio intrappolato con i 
                  due ostaggi: "Rapinare banche è di per sé 
                  giusto, ma i soldi vanno dati alla causa, ai lavoratori, mica 
                  come fai te, che sei diventato un bandito... Lanarchia è 
                  unaltra cosa". Ma Libero non lo rinnegò mai, quel 
                  suo figlio scapestrato, anzi: ne parlava il meno possibile, 
                  però nella voce aveva sempre un amore irreprimibile.
 Horst ferì due guardie, per fortuna non gravemente, 
                  e alla fine della giornata si prese una pallottola in faccia, 
                  una in petto, altre alle gambe e al braccio, una macelleria 
                  tale che ammazzarono persino il cane lupo che gli saltò 
                  addosso, medaglia alla memoria (e non sapevo che le dessero 
                  pure agli animali). Una tempra incredibile, perché si 
                  salvò a dispetto dei cecchini e dei medici più 
                  scettici. Il film narra principalmente questo, la cronaca di 
                  quel 23 luglio 1973, e lo fa con qualità rarissime nel 
                  cinema nostrano: dignitosamente, con onestà, senza epopea 
                  né smania di giudicare. E la seconda parte avvince, commuove, 
                  indigna. Stefano Accorsi, poi, si conferma come uno dei migliori 
                  attori del panorama attuale, dopo le prove in Jack Frusciante 
                  e soprattutto in Radiofreccia.
 Il resto, cioè la vita di Horst, è una sequela 
                  di ribellioni, tentativi di evasione, lotte per il riconoscimento 
                  dei diritti fondamentali del detenuto. Tutto questo pagato caro, 
                  carissimo, con una sorta di "ultraergastolo" dopo 
                  la mancata esecuzione di fronte al plotone di tiratori più 
                  o meno scelti.
 Monteleone aggiunge: "Horst è una persona a 
                  dir poco interessante, parlare con lui è stata unesperienza 
                  notevole, che lascia il segno... Te ne accorgi dallo sguardo, 
                  che sei di fronte a un uomo dallintelligenza sveglia, capace 
                  di ironia e arguzia, fermo e determinato non appena sfiori largomento 
                  della pena: "Io non ho nulla di cui pentirmi, ho fatto 
                  più di trentanni dentro, caso mai è lo stato 
                  a dovermi chiedere scusa...".
 Lo stato non chiede scusa a nessuno. Sta a noi chiedere 
                  la fine di questo obbrobrio giuridico. E con la stessa fermezza 
                  e determinazione con cui Libero si batteva senza tregua contro 
                  ogni forma di sopruso. È il modo migliore per onorarne 
                  la memoria.
  Pino Cacucci
   
 Con un po 
                  di fantasia Patrizia Diamante a colloquio con il produttore Gianfranco 
                  Piccioli Gianfranco Piccioli, romano, 55 anni, molto garbato, faccia 
                  aperta, simpatica e cordiale. È un produttore atipico, 
                  nel senso che nel desolante o quasi panorama della cinematografia 
                  italiana punta a fare film di qualità. E come persona, 
                  mi sembra abbastanza fuori di testa da crederci per davvero. 
                  Dopo Tutti giù per terra! di Davide Ferrario con 
                  Valerio Mastandrea (film delizioso e molto premiato allestero) 
                  una grande scommessa. Unimpresa non da poco e non facile - 
                  tanti anni fa il primo progetto, con lattore Volontè 
                  nella parte di Horst, rimase solo una firma su un foglio - realizzare 
                  questo film sul mio compagno Horst Fantazzini, liberamente tratto 
                  dal racconto autobiografico Ormai è fatta! edito 
                  nel 1973 da Bertani (ledizione di allora fu curata da Franca 
                  Rame) e non ancora ripubblicato. Unimpresa che ha condiviso 
                  con Enzo Monteleone, regista alla sua seconda esperienza dopo 
                  La vera storia di Antonio H. e già sceneggiatore 
                  di Mediterraneo. Gianfranco ha incontrato Horst diverse 
                  volte nel carcere di San Michele, Alessandria. A differenza 
                  di me lo raggiunge in aereo e forse viene trattato con un tantino 
                  in più di rispetto, mentre io sono costretta a prendere 
                  scassatissimi treni allalba con lo zaino pieno di cotolette 
                  e in quanto al rispetto, come per ogni sfortunato visitatore: 
                  a seconda dei turni e a discrezione degli agenti, ma altre differenze 
                  sostanzialmente non ci sono: a monte cè la stessa passione, 
                  lo stesso impegno, per realizzare i propri desideri. Hanno incominciato 
                  una fitta corrispondenza, sono diventati amici, mi dice scherzando 
                  che sono quasi fidanzati, e non vorrei che si allargasse oltre...Parliamo di cinema, di libertà, dellampio spazio 
                  e risalto dato dalla stampa e dalla critica a questo film, delle 
                  interpretazioni di Stefano Accorsi (Horst), Emilio Solfrizzi 
                  e Giovanni Esposito (le due guardie sequestrate), Francesco 
                  Guccini (Libero), Alessandro Haber (Avvocato Leone), Fabrizia 
                  Sacchi (ex-moglie di Horst), Antonio Catania (Magistrato di 
                  sorveglianza), Antonio Petrocelli (Direttore del carcere), Paolo 
                  Graziosi (Colonnello dei carabinieri)... Gianfranco è 
                  appassionato, mi dice che ha lavorato con un cast meraviglioso, 
                  tutti molto preparati e provenienti da esperienze teatrali come 
                  Fabrizia Sacchi con "questo volto particolare, che ricorda 
                  vagamente Romi Schneider", oltretutto Stefano che è 
                  meno "facile" di carattere di quanto non appaia sullo 
                  schermo, ha accettato la parte con un grandissimo entusiasmo. 
                  Stefano è bolognese, è dolce, ha dei lineamenti 
                  morbidi come Horst - perdonami Stefano, ma loriginale era ancora 
                  più bello - , ha 28 anni, proviene dal teatro ma si è 
                  fatto conoscere con la pubblicità di un gelato tanto 
                  da faticare non poco per scrollarsi di dosso il nomignolo di 
                  "ragazzo Maxibon", in passato ha interpretato interessanti 
                  ruoli nei film Jack Frusciante e Radio Freccia 
                  e al momento di registrare questa intervista si trova in Portogallo 
                  per girare Capitani daprile, un film sulla rivoluzione 
                  dei garofani.
 Io vorrei che tu ti presentassi... E come no, mi presento, Gianfranco Piccioli, nato il 26 febbraio 
                  1944, praticamente in modo irrecuperabile malato di cinema, 
                  dedico tutto a questo e lo antepongo a tutto, il cinema, la 
                  mia unica attività... Per raccontare un aneddoto simpatico, 
                  se dovessi fare le analisi del sangue, credo che troverebbero 
                  tracce di sangue nella celluloide... Mi piace cercare storie 
                  e raccontarle... In passato di film ne ho prodotti circa 40-45, 
                  quelli a cui sono più affezionato i film di Sergio Citti 
                  in particolare Casotto (1977), il film di Costantin Costa-Gravas 
                  Chiaro di donna (1979)... un po tutti i film di Francesco 
                  Nuti fino al film Donne con le gonne (1991) me li sono 
                  portati avanti io. 
   Comè nata lidea di un film su Horst ? Lidea di un film su Horst nasce sempre cercando storie, nasce 
                  con la lettura di questo suo libro pubblicato da Bertani nel 
                  75 con un titolo ironico bellissimo Ormai è fatta!, 
                  e trovato casualmente su una bancarella dellusato e ho detto 
                  ma guarda, a parte leleganza, il modo, il linguaggio, il tono 
                  ironico con cui Horst raccontava tutta la vicenda di quella 
                  giornata, era lanalisi di questa giornata particolare il pretesto 
                  per rievocare anche nelle sfumature, le circostanze dellepisodio 
                  nel contesto della vita carceraria, del sistema carcerario... 
                  ma tutto raccontato con grande eleganza... ma poi mi sono chiesto 
                  ma nel tempo - perché di anni ne sono passati tanti - 
                  chissà dove sarà, che fine avrà fatto, 
                  poi attraverso varie ricerche riesco ad individuare il carcere 
                  di Alessandria, mi metto in contatto con alcune persone, nel 
                  frattempo incontro Pralina Diamante che è la sua compagna, 
                  comincio ad apprendere da lei determinati risvolti della vicenda 
                  ma molto importanti, rintraccio lavvocato Leone che a suo tempo 
                  si occupò del caso, e nel tempo anche altre persone, 
                  trovando in tutti loro una partecipazione veramente straordinaria... 
                  parlo insieme con il regista, giro per lItalia a rintracciare 
                  anche quei personaggi che hanno avuto a che fare con tutta la 
                  vicenda, ne viene fuori tantissimo materiale e molto affascinante 
                  e soprattutto che ricalca lanima vera di Horst... cè 
                  voluto quasi un anno prima di ottenere il permesso per incontrarlo, 
                  eppure non era certamente un orco una specie di diavolo terrificante 
                  qualcosa veramente di aberrante, ma una persona sensibilissima 
                  anche tenera in alcune cose pure nelle sue asperità nelle 
                  sue ombre nei suoi contrasti, proprio perché fragile, 
                  ma un uomo a cui trentanni di detenzione non avevano tolto 
                  proprio nulla, la sua dignità era integra il suo carattere 
                  era forte...  Quali difficoltà avete incontrato a realizzare il 
                  film ? Devo dire che questo film è stato abbastanza faticoso 
                  un po come tutti i film in genere, forse questo lo è 
                  stato un po di più perché la caratteristica del 
                  film risiedeva nel trovare il luogo cioè lubicazione, 
                  il carcere e questo non era assolutamente facile, ritornare 
                  nel carcere di Fossano non era assolutamente possibile anche 
                  per lambiente che peraltro si è modificato negli anni 
                  e che quindi si sarebbe dovuto riadattare... abbiamo girato 
                  un po dappertutto, e cercavamo quel luogo che togliesse un 
                  po quellaspetto cupo che ha solitamente ledificio carcerario, 
                  anche perché se fai un film devi presentare le cose in 
                  un certo modo per cercare di attrarre un minimo dattenzione, 
                  che era lo scopo principale del film... fino a che trovammo 
                  il carcere di Saluzzo che era stato abbandonato da cinque o 
                  sei anni, e lì abbiamo avuto inizialmente parecchi ostacoli 
                  da parte delle istituzioni, poi finalmente ci consegnarono le 
                  chiavi. Abbiamo comunque dovuto lavorarci molto, perché 
                  quando labbiamo aperto era in condizioni terribili, proprio 
                  mal messo, fatiscente...  Stefano Accorsi nei panni di Horst Fantazzini
   Horst ha approvato tutta la sceneggiatura ? Ci sono state diverse versioni nella sceneggiatura, e anche 
                  molto faticose, noi avevamo di fronte talmente tanto materiale 
                  che si rischiava anche di perdersi, il problema era di riuscire 
                  a condensare tutto nello spazio di 90 minuti... Una prima versione 
                  comprendeva anche alcuni episodi della sua infanzia, Horst si 
                  è commosso nel leggere le varie versioni, che sempre 
                  gli mandavo anche per provocarlo, per indurlo a farmi delle 
                  osservazioni... tutto questo è servito per arrivare alla 
                  stesura chiamiamola così finale, in cui sacrificando 
                  moltissimo del materiale che avevamo in visione la scelta finale 
                  si è orientata verso uno schema alla Un pomeriggio 
                  di un giorno da cani, film straordinario con Al Pacino... Nel film secondo me manca un po lumanità degli 
                  altri carcerati, cioè tranne la figura di Calimero non 
                  affiorano altre storie, di conflitti ma anche di vera solidarietà, 
                  mentre nel libro si legge di questa solidarietà che cera 
                  anche fra detenuti comuni e che sfocerà nelle rivolte... Sì è vero, ma è stato purtroppo necessario 
                  il sacrificio di tanto di quel materiale, perché nel 
                  momento in cui abbiamo articolato il racconto su quella giornata 
                  in cui Horst si chiuse in quella stanza coi due ostaggi, andando 
                  su quella strada non cera più modo, cioè il racconto 
                  parte da quelle famose 8 e 15 del mattino e finisce alle 21 
                  di sera... e tutta la giornata si trascorre dentro quella stanza, 
                  mentre nel libro invece mentre si racconta di quella giornata, 
                  apre tante finestre. Cinematograficamente non cera proprio 
                  la possibilità, ne sarebbe uscito un film di tre ore 
                  e questo tu capisci era proprio impensabile.  Sul set di Ormai è fatta!
   I carabinieri ci passano malino, mentre il direttore del 
                  carcere sembra quasi un filosofo, uno un po fuori di testa, 
                  invece secondo me le responsabilità sono comuni, poi 
                  nel carcere lhanno di nuovo massacrato nel 78. Sì, anche questo è vero, certo. Ma il fatto è 
                  questo... che nel libro di Horst un po tutti i personaggi sono 
                  da mettere in discussione, per i loro atteggiamenti... abbiamo 
                  cercato ovviamente una forma un pochino più romanzata, 
                  avevamo la necessità come sempre di dire vabbé 
                  non facciamo il solito discorso anche se poi era la verità, 
                  che cè soltanto un buono e tutti gli altri sono cattivi... 
                  fra una massa di gente come tutti quelli che si sono accerchiati 
                  intorno a lui quel giorno, dove Horst stesso racconta addirittura 
                  il delirio della folla, che era a favore dei tutori dellordine... 
                  abbiamo cercato invece di toccare il tema con un po di fantasia 
                  e con falso buonismo, spostando anche nel potere la diatriba 
                  di dire... di mettere anche lì il buono e il cattivo, 
                  facendo vedere i contrasti che cerano fra di loro, lasciando 
                  ad Horst lunico ruolo di buono, in qualche modo di vittima 
                  designata... e lì abbiamo addolcito qualche personaggio, 
                  abbiamo preso anche qualche licenza in realtà, mentre 
                  per come Horst la racconta è molto più cruda. Il cinema ha spesso attinto dalle storie dAnarchia, ti 
                  cito alcuni titoli che conoscerai sicuramente Sacco e Vanzetti, 
                  La Banda Bonnot, La Colonia Cecilia (questo un 
                  po meno conosciuto ma piuttosto bello), Terra e Libertà, 
                  ecc. ma Ormai è fatta! come mi hai detto si ispira 
                  a Un pomeriggio di un giorno da cani, con un finale alla 
                  Sam Peckimpah... è la fine dei grandi ideali, quelli 
                  che propugnava lanarchico Libero ? No, assolutamente. Tu mi stai citando dei titoli che mi hanno 
                  particolarmente emozionato, in modo particolare Terra e Libertà, 
                  sono dei film di grandi contenuti di grandi valori, e il problema 
                  sì, purtroppo può esserci questo rischio che non 
                  è della fine di un certo tipo di ideali, che a me adesso 
                  ti giuro che mi sfuggono certe cose non è che mi identifico, 
                  sto attraversando un periodo più personale che generale... 
                  cè una grande confusione, vedo molta confusione intorno, 
                  e sto perdendo gli orientamenti sto perdendo i confini di determinate 
                  cose... dei titoli che tu hai citato il primo Sacco e Vanzetti 
                  è un film che è stato realizzato se vuoi di maniera, 
                  come potrebbe sembrare Ormai è fatta!, ma mentre 
                  in quel momento cera più coscienza sociale, molto più 
                  sensibile più attenta a quel genere di cinema diciamo 
                  impegnato, erano gli anni in cui cerano i Rosi, i Petri, gli 
                  autori che avevano un forte impegno sociale... oggi purtroppo 
                  siamo in un appiattimento culturale che è preoccupante, 
                  in cui gli argomenti rischiano addirittura di passare inosservati, 
                  questa è la cosa che più mi angoscia, non so sei 
                  hai notato ma siamo alla terza settimana di una guerra terrificante, 
                  sconvolgente, e già si sta perdendo linteresse... questa 
                  è una cosa veramente pazzesca ! Cosa significa distribuire Ormai è fatta! 
                  in un circuito saturo di porcherie commerciali ? Significa un tentativo di scuotere, di verificare, di vedere, 
                  semmai può esserci ancora un cosiddetto risveglio verso 
                  determinate cose, sono le cosiddette sfide, io purtroppo ho 
                  questa malattia... se facessi questo mestiere solo per un fatto 
                  economico, certamente non avrei mai pensato di fare un film 
                  come Ormai è fatta! A Horst il magistrato di sorveglianza di Alessandria, dott. 
                  Andrea Del Nevo, ha negato il permesso di assistere alla prima 
                  del film. Eppure, su assicurazione del direttore del carcere 
                  (addirittura scortato dalle guardie), cerano sufficienti garanzie 
                  perché non scappasse. Secondo te, perché tutto 
                  questo accanimento ? Che ti devo dire? Le regole? Vogliamo chiamarle tali? Io non 
                  conosco nemmeno questo magistrato, non so nemmeno che faccia 
                  abbia... forse temendo che scappasse come nel 90 ha avuto paura 
                  di farci brutte figure, non ha capito la ricerca disperata di 
                  libertà che Horst Fantazzini sta rincorrendo da trentanni, 
                  avendo comunque peraltro già scontato trentanni senza 
                  essersi macchiato di delitti... se queste sono le regole mi 
                  fanno paura... io ritengo meraviglioso il biglietto che Horst 
                  ha mandato al Cinema Romano di Torino, dove abbiamo fatto la 
                  presentazione del film, e che io ho letto al pubblico e cè 
                  stato un applauso favoloso... è venuto giù il 
                  cinema ! Era un biglietto scritto con la solita eleganza di 
                  Horst, senza particolare polemica gratuita, stizzita, anzi, 
                  ma non un messaggio di rassegnazione... dedicando questo pensiero 
                  (indiano) meraviglioso al magistrato: cioè che prima 
                  di giudicare un uomo, devi avere almeno percorso 5.000 miglia 
                  con i suoi mocassini. 
    	***Al momento di "chiudere" questo scritto, forse 
                  un po irritato da una petizione in corso - ma con un tono cordiale 
                  - mi telefona il direttore del carcere, dott. Pietro Buffa, 
                  che pure riconoscendo a Horst "un comportamento assolutamente 
                  ineccepibile" giustamente (ma dal suo punto di vista) non 
                  vuole mettersi in contrasto con il dott. Del Nevo, per darmi 
                  assicurazione che il film Horst lo vedrà dentro il carcere, 
                  su videocassetta a cura della Hera International Film.
 
  
  	***Il Comitato per la Liberazione di Horst Fantazzini dopo 
                  la sua prima uscita "ufficiale" il 26 aprile in un 
                  cinema di Alessandria ("ringraziamo le forze dellordine 
                  accorse in massa a vederci", come dice John Belushi) ha 
                  in cantiere una serie di iniziative itineranti per sensibilizzare 
                  lopinione pubblica, coinvolgendo nel nostro progetto le persone 
                  che hanno lavorato attorno al film e altre, soprattutto gente 
                  di spettacolo e artiste artisti (Pablo Echaurren disegna il 
                  logo del comitato). Ma appoggerà Horst anche da un punto 
                  di vista legale, a tal proposito il suo avvocato Luca Petrucci 
                  ci ha garantito la sua presenza. Chi volesse mettersi in contatto 
                  con noi per richiedere la rassegna stampa, per regalarci la 
                  sua presenza, per organizzare delle cene di sottoscrizione e 
                  per un sostegno economico: 055 - 411237.
  Patrizia "Pralina" Diamante
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