Messico/ 
                  Wirikuta non si vende (si ama e si difende) 
                “Hai visto come camminiamo alla ricerca del peyote. 
                  Come andiamo, senza mangiare, senza bere, con molta volontà. 
                  Tutti con un solo cuore. Così diventiamo huicholes. Questa 
                  è la nostra unità. Questo è ciò 
                  che dobbiamo difendere.” 
                   
                  Ramòn Medina Silva 
                  [citato in “Piante degli Dei” di Albert Hofmann 
                  e Evans Schultes] 
                   
                  Wirikuta è un'area semidesertica situata nel Messico 
                  nord-occidentale, attorno alla Sierra de Catorce, nello Stato 
                  di San Luis Potosi. Ma per il popolo indigeno Wixarrica (meglio 
                  conosciuto con il nome di Huicholes) Wirikuta è il cuore 
                  sacro del mondo, nonché il luogo dove è nato il 
                  Sole. 
                  Da tempi ancenstrali Wirikuta è meta dei pellegrinaggi 
                  del popolo Huichol, che dagli stati di Jalisco, Durango e Nayarit, 
                  attraversando la Sierra Madre, giunge a Wirikuta per celebrare 
                  i propri sacri rituali legati al culto del peyote, il cactus 
                  sacro che cresce nel deserto di Wirikuta. 
                  L'intera area di Wirikuta è l'altare sacro del popolo 
                  Wixarrica, che trova nelle pietre, nelle rocce, negli arbusti, 
                  e in tutti i piccoli luoghi sacri di questo immenso deserto, 
                  la forza per continuare - ancora oggi nel mondo moderno - a 
                  portare avanti il proprio stile di vita ancestrale fortemente 
                  legato al contatto con la Madre Terra. 
                  Hikuri è il nome del dio degli Huicholes, un dio trino 
                  che racchiude il capriolo, l'animale sacro, la pianta del mais, 
                  e soprattutto il peyote. La ragione per cui questo popolo effettua 
                  i suoi pellegrinaggi fino a Wirikuta è lasciare offerte 
                  al dio Hikuri, ma anche per raccogliere il cactus sacro, sorgente 
                  di un'enorme ricchezza spirituale, che viene utilizzato nelle 
                  varie cerimonie tradizionali dei Huicholes. 
                  Il peyote, così come tante altre piante cactacee, cresce 
                  spontaneamente solo in questa parte del mondo, e al pari di 
                  tanti animali che abitano Wirikuta (compresa l'aquila reale, 
                  simbolo del Messico), si trova oggi in pericolo di estinzione. 
                  Wirikuta più che un deserto è un enorme giardino, 
                  da decenni incluso in un programma di protezione ecologica, 
                  sia a livello nazionale che internazionale, essendo stata dichiarata 
                  Riserva Naturale ecologica e culturale, e aggiunta dall'Unesco 
                  nella lista dei luoghi sacri del mondo. 
                
                   
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                    |   Sul cammino della sierra de Catorce  | 
                   
                 
                Sia Wirikuta che il popolo Huichol, a partire dai tempi remoti 
                  della colonizzazione spagnola, hanno subito soprusi e aggressioni 
                  di varia natura, ma la minaccia più grande senza dubbio 
                  è quella che solo da qualche anno incombe su questo deserto. 
                  Infatti dal 2010 il governo messicano ha rilasciato oltre 22 
                  concessioni minerarie all'impresa canadese First Majestic Silver 
                  Corp, spianando così la strada a questo colosso dell'industria 
                  estrattiva mineraria, perché possa - attraverso l'impresa 
                  messicana Real Bonanza - avviare progetti di estrazione dell'oro 
                  e dell'argento in un'area di 6mila ettari (per il 70% inclusi 
                  nella Riserva di Wirikuta), tramite la modalità della 
                  miniera “a cielo aperto”, con l'uso massivo di cianuro 
                  e un enorme consumo di acqua. 
                  Più tardi, nel dicembre 2011, è stato annunciato 
                  il Proyecto Universo: un mega progetto minerario dell'impresa 
                  canadese Revolution Resources, che ridicolizza il progetto della 
                  First Majestic. Infatti il Proyecto Universo ha come obbiettivo 
                  l'estrazione di oro e argento in quasi 60mila ettari dell'area 
                  protetta di Wirikuta (oltre il 42% dell'intera Riserva di Wirikuta). 
                  I vantaggi promessi dalle imprese estrattive alla popolazione 
                  locale, che praticamente si riducono alla creazione di qualche 
                  centinaio di posti di lavoro, non sono niente di fronte alla 
                  minaccia ambientale e culturale rappresentata da questi mostruosi 
                  progetti di sfruttamente, che – se realizzati – 
                  andrebbero di fatto a distruggere “il cuore della Terra”. 
                
                   
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                    |   Deserto di Wirikuta  | 
                   
                 
                Convinti che il progetto mega minerario in Wirikuta andrebbe 
                  a procurare un danno troppo grande per il loro popolo, per il 
                  Messico e per tutta l'umanità, i Huicholes non sono rimasti 
                  a guardare. Cercando anche l'appoggio delle migliaia di persone 
                  (messicane e non) che sono legate a questo deserto, il popolo 
                  Wixarrica si è animato per scongiurare questa minaccia, 
                  chiedendo che vengano rispettate le leggi e le normative che 
                  proteggono sia le richezze ecologiche di Wirikuta, sia le tradizioni 
                  culturali del popolo Huichol. Si forma così il “Frente 
                  en Defensa de Wirikuta”, formato dall'unione delle varie 
                  comunità Huicholes, a cui si aggregano vari attivisti 
                  di diverse parti del Messico e del mondo, con l'obbiettivo di 
                  difendere Wirikuta dagli interessi speculativi di sfruttamento 
                  naturale. 
                  Nel maggio 2012 è stato organizzato il “Wirikuta 
                  Fest”, un festival che si è tenuto a Città 
                  del Messico e che è stato una sorta di mega-preghiera 
                  cantata dalle migliaia di persone che si sono strette almeno 
                  per un giorno al fianco dei Huicholes. I fondi raccolti tramite 
                  il Wirikuta Fest (al quale hanno partecipato alcuni tra i migliori 
                  gruppi musicali dell'America Latina, come i Calle 13 e i Cafè 
                  Tacuba) sono serviti per finanziare le varie attività 
                  legali e di informazione intraprese dal Frente en Defensa di 
                  Wirikuta. 
                  La lotta per salvare Wirikuta si è presto estesa al di 
                  là dei confini messicani, ed è presente anche 
                  in Italia grazie all'associazione “Salviamo Wirikuta” 
                  che, oltre a diffondere informazioni sul conflitto in Wirikuta, 
                  organizza in varie città italiane eventi ed iniziative 
                  volte ad avvicinare le persone alla cultura e alla spiritualità 
                  del popolo Huichol. 
                  I Huicholes hanno già la chiara consapevolezza che tutto 
                  è collegato, che Wirikuta non appartiene solo a loro, 
                  perché è patrimonio di tutta l'umanità 
                  (in un senso molto più profondo di quello sancito dall'Unesco). 
                  E che difendendo Wirikuta, difendono l'integrità dell'intero 
                  pianeta. Perché Wirikuta è un organo fondamentale 
                  della Terra, la cui ricchezza vale molto più dell'oro 
                  di tutto il mondo e non può esser misurata in termini 
                  monetari o in posti di lavoro. La vile minaccia mineraria al 
                  deserto di Wirikuta ci dona l'occasione di unirci gli uni con 
                  gli altri per conoscere, difendere e amare questo luogo magico 
                  e sacro; sottraendolo alle (il)logiche del potere neoliberale 
                  che pretende distruggere il pianeta perché un pugno di 
                  persone possa ricavarne un qualche profitto economico. 
                 Michele Salsi 
                 
                 
                  Catanzaro/ 
                  Un convegno di studi su crisi della modernità e 
                  pensiero libertario 
                Per il secondo anno consecutivo, nell'Università degli 
                  studi della Magna Graecia, il 28 febbraio a Catanzaro, si è 
                  tenuto un convegno di studi dedicato al pensiero anarchico, 
                  organizzato da Massimo La Torre e Alberto Scerbo. Lo scorso 
                  anno il tema era l'anarchismo classico, quest'anno i dieci relatori, 
                  due dei quali – Ruth Kinna e Saul Newman – provenienti 
                  dal Regno Unito, hanno discusso di Crisi della modernità 
                  e pensiero libertario. 
                   Iniziative 
                  di studio come quelle promosse dall'Università di Catanzaro 
                  sono abbastanza rare: non mi riferisco tanto all'analisi del 
                  pensiero anarchico e libertario, ma piuttosto alla mancanza 
                  di una riflessione filosofica sviluppata in modo costante e 
                  “sistematico” sulla teoria anarchica. Con quest'endiadi 
                  intendo soprattutto i principi ed i valori alla base dell'anarchismo, 
                  la sua visione dell'uomo, le diverse modalità in cui 
                  definisce le relazioni sociali, le prerogative dell'individuo 
                  e i limiti delle stesse, fino alle fondamenta stesse dell'anarchismo, 
                  cioè la riconsiderazione del principio di autorità, 
                  o per meglio dire, di gerarchia, dal cui rifiuto, già 
                  nel nome, l'anarchismo si caratterizza. 
                  Non sono mancate eccezioni di un certo rilievo alla sostanziale 
                  mancanza di studi teorici sull'anarchismo, ad esempio il libro 
                  di Nico Berti Libertà senza Rivoluzione e la ricca 
                  produzione di Michel Onfray, come il testo tradotto in Italia 
                  da Eleuthera, con il titolo Il post-anarchismo spiegato a 
                  mia nonna. Lo stesso Berti, che è uno storico, lamenta 
                  la mancanza di studi significativi sulla filosofia dell'anarchismo 
                  di contro ad una iperproduzione di studi storici, che rischia 
                  di ridurre l'anarchismo a genere da archivio storico. Per un 
                  altro verso, però, da storico, riconsidera la storia 
                  dell'ultimo secolo per prendere atto che il comunismo ha perso 
                  (seppure non tutti se ne sono accorti ), mentre il liberalismo/capitalismo 
                  ha vinto (ma non tutti si sono adeguati), prospettando due punti 
                  fermi. Il primo che non è più possibile, ma neanche 
                  pensabile, una libertà – sinonimo di anarchismo 
                  – attraverso la rivoluzione (cruenta, aggiungerei io); 
                  in seconda istanza (ma questa si legge solo fra le righe) che 
                  il liberalismo “vincente” non è poi così 
                  distante dal libertarismo anarchico e quindi... 
                  Berti identifica libertà ed anarchismo, visto come “un'idea 
                  esagerata di libertà”; ma se è vero che 
                  l'anarchismo presuppone la libertà e su di essa si fonda, 
                  questo può avvenire solo perché pensa un uomo 
                  sostanzialmente “buono”, cioè socievole e 
                  cooperante, che se lasciato libero utilizza tale libertà 
                  d'azione a fini cooperativi, con intenti solidali. L'anarchismo 
                  è l'organizzazione di questa socievolezza, della centralità 
                  dell'individuo, della società come libera, spontanea 
                  e cooperante riunione di individui, per evitare che una parte 
                  più o meno estesa della società monopolizzi il 
                  potere a danno degli altri, o che figure e categorie diverse 
                  impongano il proprio dominio su altre: il maschio sulla femmina; 
                  l'adulto sul bambino, l'autoctono sullo straniero, il bianco 
                  sul nero, il “normale” sul “diverso”,ecc. 
                  La libertà liberale non è la stessa cosa, almeno 
                  quella del liberalismo classico che presuppone uno stato minimo, 
                  una società non interventista ed ampi margini di libertà 
                  individuale, ma pure ampi parti di mondo e di umanità 
                  nella miseria e nell'impossibilità di essere liberi. 
                  La Rivoluzione di cui parla Berti è la rivoluzione dell'assalto 
                  al Palazzo d'Inverno, la rivoluzione dei bolscevismo e del comunismo. 
                  Ma la rivoluzione non è il comunismo e il comunismo non 
                  è la rivoluzione e, soprattutto, un cambiamento radicale, 
                  “rivoluzionario”, non si deve e non si può 
                  attuare con un bagno di sangue. Non solo per motivi etici, che 
                  come insegna Kropotkin – fra gli altri – non sono 
                  da disprezzare, ma anche perché la violenza significherebbe 
                  che una parte della società, minoritaria o maggioritaria 
                  poco importa, imporrebbe il proprio modello di vita alla restante 
                  parte, la costringerebbe ad “essere libera”, progetto 
                  aporetico i cui fallimentari esiti storici ci sono noti. 
                  Michel Onfray segue un itinerario per alcuni versi simile a 
                  quello di Berti, ad esempio nel testo su ricordato, inventandosi 
                  una corrente tedesca dell'anarchismo (da cui prendere le distanze) 
                  in cui mette Kropotkin e Bakunin accanto a Stirner, contrapposta 
                  ad una francese, da cui prendere le mosse, per un post-anarchismo 
                  dove rientra lo Stato in pompa magna, le elezioni (per chi votare 
                  alle europee?), un capitalismo libertario (che ridistribuisce 
                  ai poveri una parte del prelievo fiscale?), arrivando a sostenere 
                  “che bisogna farla finita con il mito della naturale bontà 
                  dell'uomo” e con l'attesa della parusia, cioè di 
                  una radicale trasformazione. Se una parte o tutta l'umanità 
                  non conosce la bontà “naturale” che dobbiamo 
                  fare, costruire altre prigioni dove i buoni metteranno i cattivi? 
                  Se una trasformazione radicale e generalizzata è ritenuta 
                  impossibile, qual è l'obiettivo: accontentarci del meno 
                  peggio o semmai ritagliarci spazi di libertà fra le pareti 
                  domestiche? Ho analizzato in modo più organico le prospettive 
                  del post-anarchismo di Onfray sull'ultimo numero del periodico 
                  on line dell'Università di Trieste www.tigor.it, 
                  al quale rinvio. 
                  Questi due esempi solo ed anche per dire che ha senso una riconsiderazione 
                  dei presupposti teorici dell'anarchismo, nel momento presente 
                  assai carente, solo se si riconosca la fondatezza degli stessi, 
                  cosa non del tutto evidente nei due autori su citati, e nel 
                  momento in cui ci si ponga il problema dello spazio, del ruolo 
                  e delle forme che potrebbero avere nel momento storico presente, 
                  nella “crisi della modernità”. 
                   Questa 
                  sembra essere stata la prospettiva da cui ha preso le mosse 
                  il convegno di Catanzaro, nell'edizione dello scorso anno, ma 
                  pure in quella più recente, tanto per la vicinanza di 
                  alcuni dei relatori al pensiero libertario, ma pure per l'intento 
                  degli organizzatori di mettere a confronto pensiero libertario 
                  e modernità, nella sua stessa crisi. 
                  Persino l'impostazione del convegno ha mostrato che quando parliamo 
                  di pensiero libertario ci riferiamo ad una realtà assai 
                  eterogenea e ad una serie di autori e correnti di pensiero che 
                  attraversano la modernità. La stessa qualificazione di 
                  “libertario” a volte appare persino ambigua, perché 
                  sta ad indicare la mancanza di vincoli nella sfera d'azione 
                  individuale, a prescindere dai contenuti della stessa. Alberto 
                  Scerbo, ad esempio, si è occupato di alcuni pensatori 
                  rientranti nel novero dei cosiddetti “anarco capitalisti”, 
                  come Murray Rothbard, secondo il quale “Capitalismo è 
                  la piena espressione di anarchismo e anarchismo è la 
                  piena espressione di capitalismo”. Uno dei principi fondativi 
                  dell'anarco-capitalismo è il contenimento del ruolo dello 
                  stato, fino alla sua scomparsa, e l'estensione del mercato privo 
                  di regole, ad eccezione di quelle che lo stesso mercato si dà, 
                  con la privatizzazione di tutte le sfere della vita sociale, 
                  compreso il diritto. Non meraviglia se tra gli estimatori e 
                  i divulgatori del pensiero di Rothbard ci siano, in Italia, 
                  istituzioni come la LUISS, università fondata da Umberto 
                  Agnelli, membro di una nota famiglia di libertari... Siamo ovviamente 
                  agli antipodi di altre forme di pensiero libertario di matrice 
                  socialista, ad esempio, che privilegiano una libertà 
                  più solidale e condivisa. 
                  Diversi relatori hanno trattato tematiche legate ad autori ricollegabili 
                  più o meno direttamente al movimento ed al pensiero libertario 
                  del Novecento; ad esempio Ruth Kinna ha ricordato alcuni aspetti 
                  del pensiero di Paul Goodman (1911-1972), una delle voci più 
                  libere e provocatorie del dopo-guerra americano, interlocutore 
                  critico del nascente movimento di protesta degli anni '60; Marco 
                  Cossutta si è soffermato in particolare sul rapporto 
                  uomo-natura così come si configura in Murray Bookchin, 
                  che “tende a proporre una riflessione sul rapporto umanità-natura, 
                  partendo dal presupposto che il dominio dell'uomo sulla natura 
                  sia conseguenza ( o per lo meno strettamente correlato) al dominio 
                  dell'uomo sull'uomo e di contro mira a fondare un'economia sociale 
                  tesa a (ri)costruire una forma sociale organica”, 
                  capace di escludere forme di dominio e di sviluppare forme equilibrate 
                  di rapporto con la natura. 
                  Luciano Nicolini ha tentato una ricostruzione delll'antropologia 
                  libertaria di Pierre Clastres, della sua analisi di strutture 
                  organizzative dove la società prende il posto ed esclude 
                  la forma stato, seppure senza riuscire a superare realtà 
                  come la guerra. Marina Lalatta ha trattato alcuni aspetti del 
                  pensiero di Cornelio Castoriadis che si possono collegare ad 
                  una prospettiva libertaria. Saul Newman e Pietro Adamo hanno 
                  avuto un approccio simile alle tematiche svolte, nel mostrare 
                  il legame dei nuovi movimenti, siano essi di pensiero o più 
                  propriamente politici, con l'anarchismo classico, come pure 
                  gli elementi di novità che essi esprimono. Newman, ad 
                  esempio, ha evidenziato molteplici istanze libertarie presenti 
                  nella cultura contemporanea, ma pure principii alla base del 
                  post-anarchismo contemporaneo, ad esempio il rifiuto di un fondamento 
                  ontologico della realtà, “l'assenza di principi 
                  primi razionali”, o del carattere soggettivistico di qualsiasi 
                  metodo epistemologico: acquisizioni dell'anarchismo ormai condivise 
                  da una parte significativa del pensiero contemporaneo, di matrici 
                  culturali e politiche assai differenziate. 
                  Adamo ha mostrato il livello di continuità tra vecchio 
                  e nuovo anarchismo in quanto quest'ultimo sviluppa tesi presenti 
                  ma minoritarie nel primo, come il gradualismo al posto della 
                  rivoluzione e la costituzione di ambiti e spazi comunitari “liberati” 
                  e alternativi. Io mi sono occupato di “Pensiero libertario 
                  e presenza di Dio”, ma parlerò di questo tema in 
                  un'altra occasione, semmai su questa stessa rivista. 
                  Aspettiamo gli atti dei due convegni catanzaresi. 
                 Enrico Ferri 
                 
                 
                  Spezzano Albanese/ 
                  Le libertà non si concedono, si prendono! 
                Resoconto della campagna di solidarietà/recupero 
                  fondo spese legali “Pro Vincenzo” 
                 
                   
                      | 
                   
                   
                    |   Cosenza, Tribunale - Uno striscione di 
                  solidarietà  per Vincenzo Giordano  | 
                   
                 
                Il compagno Vincenzo Giordano della Federazione Anarchica “Spixana” 
                  di Spezzano Albanese, a causa di una sentenza “politica”, 
                  è stato costretto a pagare dalla Corte d'Appello di Catanzaro 
                  un “risarcimento per danni morali” che gli è 
                  costato oltre € 10.000,00 (Diecimila euro). Perciò 
                  abbiamo lanciato la campagna di sottoscrizione “Recupero 
                  Spese Legali Pro Vincenzo”. Dopo circa quattro mesi dall'inizio 
                  della campagna di solidarietà ci sembra doveroso comunicare 
                  le sottoscrizioni finora pervenute: 
                   
                  Entrate. Federazione Anarchica “Spixana”, 
                  Spezzano Albanese (CS): € 60,00; Stamati Costantino, Castrovillari 
                  (CS): € 20,00; Gianfranco D'Ippolito, Presila Cosentina: 
                  € 10,00; Angelo Pagliaro, Paola: € 10,00; Giancarlo 
                  Spadafora, Cosenza: € 10,00; Manifestazione del 22/02/2013, 
                  Spezzano Albanese (CS), contributi vari: € 39,50; Antonio 
                  Bosco, Maria Squillace, San Lorenzo del Vallo (CS): € 2,00; 
                  Totonno Mosca, San Lorenzo del Vallo (CS): € 10,00; Antonio 
                  Scaglione, sindaco di Tarsia (CS): € 1,00; Contributi vari, 
                  San Lorenzo del Vallo (CS): € 100,00; Carmelo Miceli, Spezzano 
                  Albanese (CS): € 30,00; Ferdinando Pesce, Roma: € 
                  55,00; Paolo Finzi, Aurora Failla, Milano: € 100,00; Egidio 
                  De Filippo, San Lorenzo del Vallo (CS): € 10,00; Leonardo 
                  Nupieri, San Lorenzo del Vallo (CS): € 20,00; Francesco 
                  D'Alessandro, Walla Walla – Washington (USA): dollars 
                  100,00; Pietro Diodati, Lecco: € 25,00; Montanari Silvano, 
                  S. Giovanni Persiceto (BO): € 20,00; Dorotea Cerra, Firenze 
                  € 50,00; Nicola Piragine, San Lorenzo del Vallo (CS): € 
                  20,00; Pasquale Mosca, San Lorenzo del Vallo (CS): € 50,00; 
                  Franco Giorno, San Lorenzo del Vallo (CS): € 5,00; Misurelli 
                  Antonio, Spezzano Albanese (CS): € 10,00; Giuseppe Motta, 
                  San Lorenzo del Vallo (CS): € 10,00; Tursi Damiano, Spezzano 
                  Albanese (CS): € 10,00; Paolo Gerbasi, Spezzano Albanese 
                  (CS): € 10,00; Finella Marini, Spezzano Albanese (CS): 
                  € 10,00; Di Turi Franco, Acquaformosa (CS): € 10,00; 
                  Paldino Piero Franco, Torino: € 20,00; Pittari Giovanni, 
                  Spezzano Albanese (CS): € 4,00; Fusca Francesco, Spezzano 
                  Albanese (CS): € 20,00; Peluso Domenico, Milano: € 
                  10,00; Rimoli Vincenzo, San Lorenzo del Vallo (CS): € 50,00; 
                  Verrino Pasquale, San Lorenzo del Vallo (CS): € 10,00; 
                  Puntillo Francesco, Spezzano Albanese (CS): € 5,00; Alessandro 
                  Fazio, Spezzano Albanese (CS): € 4,00; Calderaro Michele, 
                  Spezzano Albanese (CS): € 8,00; Vincenzo Curci, Spezzano 
                  Albanese (CS): € 10,00; Fausto Saglia, Ghiare di Berceto 
                  (Lucca): € 25,00; Giuseppe Di Bari, Cuneo: € 50,00; 
                  Guido Coraddu, Cagliari: € 20,00; Aita Maria Antonia, San 
                  Lorenzo del Vallo (CS): € 50,00; Associazione di Mutuo 
                  Soccorso per il Diritto di Espressione € 100,00; Felice 
                  Campora, Amantea (CS): € 40,00; Giovanni Malett, Bergamo: 
                  € 10,00; Antonella Trifoglio, Alassio: € 7,00; accredito 
                  bollettino c/c/p € 50,00. Totale € 
                  1.300,50. 
                   
                  Uscite. Manifestazioni di solidarietà, San Lorenzo 
                  del Vallo/Spezzano Albanese, spese per manifesti, volantini, 
                  ecc.: € 110,00; spese SIAE € 161,45. Totale 271,45. 
                   
                   
                  Attivo al 16 Marzo 2014: € 1.029,05. 
                
                   
                      | 
                   
                   
                    |   Vincenzo Giordano indossa una maglietta polemica  
                  contro il sindaco di San Lorenzo del Vallo  | 
                   
                 
                Esprimiamo grande soddisfazione per la solidarietà sin 
                  qui espressa da compagni, compagne, cittadini, cittadine, attori, 
                  attrici, cantanti, ecc., (come potete notare sono arrivate 
                  sottoscrizioni da diverse parti d'Italia e perfino dalla lontana 
                  America) che ci ha permesso di raggiungere sino ad oggi 
                  circa il 10% della somma. Ringraziamo pertanto fraternamente 
                  tutti/tutte coloro che hanno partecipato alla sottoscrizione 
                  ed alle iniziative politiche e culturali. 
                  Ringraziamo fraternamente gli artisti Manolo Muoio (Attore), 
                  Ernesto Orrico (Attore), Rocco Marco Moccia (Musicista-Cantastorie), 
                  Totonno Chiappetta (Attore-Poeta), che hanno prestato la loro 
                  opera in modo assolutamente gratuito nonché i tanti altri 
                  artisti che contattati continuano a manifestare la loro solidarietà 
                  e disponibilità ad offrire nel prossimo futuro la loro 
                  opera artistica. 
                  La campagna di solidarietà/Raccolta fondi spese legali 
                  pro vincenzo prosegue. Chiunque voglia contribuire può 
                  farlo di persona oppure attraverso il seguente numero di C/C/P 
                  e relativo indirizzo: conto corrente postale 69942050 intestato 
                  a Vincenzo Giordano, via Piave, 2 - 87040 San Lorenzo del Vallo 
                  (CS), causale “Recupero Fondi Spese Legali Pro Vincenzo”. 
                  Per contatti telefonare al n° 3281691024 (Vincenzo Giordano), 
                  oppure spedire una e-mail a nutria.acqua@alice.it.  
                 Federazione Anarchica Spixana 
                  aderente alla FAI Federazione Anarchica Italiana 
                  Via U. Boccioni, 13 
                  87019 Spezzano Albanese (CS) 
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