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				 musica 
                  
                Canzoni e amori d'anarchia 
                  
                intervista a Sergio Secondiano Sacchi di Steven Forti / foto Fabrizio Fenucci 
                    
                Uno spettacolo a Barcellona ha ripercorso la storia dell'anarchia attraverso le canzoni. Dopo il capoluogo catalano, Sanremo. Ne parliamo con uno storico esponente del Club Tenco, ora residente in Catalogna 
				 
                
                   
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                    |   Barcellona, 2 marzo 2014 - gran 
                  finale dello spettacolo  Cançons d'amor i d'anarquia  | 
                   
                 
                 Lo scorso 2 marzo, giorno del 
                  quarantesimo anniversario della morte del militante libertario 
                  Salvador Puig Antich, si è organizzato a Barcellona lo 
                  spettacolo Cançons d'amor i d'anarquia. Frutto 
                  della collaborazione tra l'associazione Cose di Amilcare, il 
                  Club Tenco di Sanremo e il Festival BarnaSants di Barcellona, 
                  lo spettacolo ha visto la partecipazione di cantautori e musicisti 
                  di diversi paesi. Molti logicamente i catalani, come il cantautore 
                  Joan Isaac, che alla compagna di Puig Antich ha dedicato un'indimenticabile 
                  canzone (A Margalida), il cantastorie Jaume Arnella e 
                  le cantautrici Silvia Comes e Anna Roig. Non sono mancati poi 
                  gli “stranieri”, come il maestro argentino Juan 
                  Carlos “Flaco” Biondini, storico collaboratore di 
                  Francesco Guccini, l'italiano Olden o l'inglese Wayne Scott. 
                  Cançons d'amor i d'anarquia, però, non 
                  è stato un semplice concerto, ma un vero e proprio spettacolo 
                  che, con immagini e video, con la colonna sonora della Scraps 
                  Orchestra e con la partecipazione del ballerino Julyen Hamilton, 
                  ha permesso al pubblico di ripercorrere la storia del movimento 
                  libertario e anarchico dai tempi della Comune di Parigi fino 
                  agli ultimi momenti della dittatura franchista. Oltre un secolo 
                  di storia, raccontato attraverso le canzoni. Haymarket Square, 
                  gli Otto di Chicago, Simón Radowitzky, Joe Hill, Lugano, 
                  la banda Bonnot, Buenaventura Durruti, Francisco Ascaso, il 
                  Comité de Milicias Antifascistas, Quico Sabaté, 
                  Salvador Puig Antich. Nomi e luoghi che sono finestre su storie 
                  meravigliose e drammatiche, su episodi cruenti, su lotte per 
                  un mondo più giusto di uomini e donne che spesso, purtroppo, 
                  hanno pagato con la vita il loro coraggioso azzardo. 
                  Dopo Barcellona lo spettacolo approda anche in Italia. Il primo 
                  maggio si metterà in scena a Firenze e il 3 maggio al 
                  Casinò di Sanremo, all'interno di una due giorni, organizzata 
                  dall'associazione Cose di Amilcare, dedicata alla canzone d'autore 
                  italiana e catalana. Di tutto questo ne abbiamo parlato con 
                  Sergio Secondiano Sacchi, fondatore del Club Tenco insieme a 
                  Amilcare Rambaldi e ideatore ed autore di questo spettacolo. 
                  
                 Uno spettacolo dedicato alla storia del movimento libertario 
                  e anarchico raccontata attraverso le canzoni: come è 
                  nata quest'idea? 
                  Si tratta della diretta emanazione del libro che sto scrivendo 
                  sull'argomento. Per il quale ero partito con l'idea di svolgere 
                  una semplice indagine sulle canzoni che parlano di anarchia, 
                  con lo sguardo rivolto soprattutto alla canzone d'autore di 
                  ogni paese, ancor più che al canzoniere anarchico. Ma 
                  il repertorio è tanto vasto e suggestivo da trasformare 
                  la canzone in uno strumento di conoscenza e di approfondimento. 
                  Per cui l'intenzione iniziale si è trasformata in una 
                  vera e propria storia dell'anarchia raccontata attraverso le 
                  canzoni. L'impostazione si è trasferita anche nello spettacolo: 
                  infatti, ogni canzone è introdotta da un video musicale 
                  in cui le immagini e la narrazione ci introducono direttamente 
                  nell'argomento tracciando un file rouge in grado di legare 
                  i diversi episodi dell'intera rappresentazione. E questo sia 
                  per dare un ritmo all'intero spettacolo, sia per fornire al 
                  pubblico alcuni elementi di conoscenza intorno alle vicende 
                  trattate in ogni singola canzone. 
                
                   
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                    |   Joan Isaac  | 
                      Dani Flaco  | 
                   
                 
                 Che momenti storici hai scelto? 
                  Tutti quelli che riguardano la storia del movimento libertario: 
                  dalla Comune di Parigi e dai martiri di Chicago alla guerra 
                  di Spagna, dall'anarco-sindacalismo argentino a quello statunitense 
                  con tutte le relative caccie alle streghe. Non trascurando, 
                  naturalmente, certi episodi che hanno a che fare più 
                  con la cronaca che con la politica, come quello della banda 
                  Bonnot. 
                   
                  La figura di Joe Hill è estremamente interessante: 
                  uno svedese emigrato negli USA, attivista e cantautore. 
                  Molto più che interessante. Innanzitutto per motivi storici, 
                  politici e sociologici: il sindacato di cui faceva parte, l'IWW, 
                  era composto prevalentemente da immigrati con scarse conoscenze 
                  della lingua inglese e per questa ragione cercava forme di comunicazione 
                  e di propaganda assolutamente inedite e innovative, ricorrendo 
                  anche al fumetto e alla canzone. La scelta si è rivelata 
                  del tutto vincente. In secondo luogo per motivi squisitamente 
                  artistici: Joe Hill è non solo un autentico poeta della 
                  canzone popolare, ma anche un artista di grande statura. Con 
                  lui la canzone di rivendicazione tocca vette espressive di assoluto 
                  valore. Joe Hill rappresenta il primo autentico caposaldo della 
                  folk-music statunitense. Da lui discendono Woody Guthrie e, 
                  poi, Bob Dylan. 
                   
                  Sono rimasti esclusi alcuni momenti importanti perché 
                  privi di una canzone che li ricordasse? 
                  Naturalmente sì. Per esempio, trattandosi di uno spettacolo 
                  che si è svolto a Barcellona, manca da un lato di canzoni 
                  su episodi importanti come quelli legati alla “semana 
                  tragica” o a Francisco Ferrer. E questo perché 
                  le canzoni sull'argomento, che pure esistono, sono magari interessanti 
                  dal punto di vista del documento storico, ma poco significative 
                  dal punto di vista artistico. E poi, d'altro canto, ci sono 
                  episodi legati al cosiddetto “terrore nero”, come 
                  quello della bomba al Liceu del 1893, di cui non si trova traccia 
                  in nessuna canzone. 
                
                   
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                    |   Silvia Comes  | 
                   
                 
                 A Barcellona lo spettacolo si è concluso con 
                  una canzone dedicata all'assassinio del giovane libertario antifranchista 
                  Salvador Puig Antich. A Sanremo ci sarà un finale diverso? 
                  Lo spettacolo di Barcellona è stato organizzato il 2 
                  marzo proprio in memoria di Puig Antich, nel quarantennale della 
                  sua esecuzione. La sua è una vicenda ben viva che continua 
                  a pulsare nella memoria catalana. E non soltanto in quella di 
                  fede anarchica. La pervicace ferocia di Franco ha voluto a tutti 
                  i costi la morte del giovane istituendo una corte militare sorda 
                  alle regole del diritto penale e presso la quale la sentenza 
                  era già segnata in partenza. Ha rifiutato, lui che si 
                  proclamava difensore del cattolicesimo, anche le richieste di 
                  clemenza provenienti da Paolo VI. Tutto ciò ha provocato 
                  nell'opinione pubblica del paese ferite non rimarginabili nemmeno 
                  a distanza di quarant'anni. Puig Antich era, in fin dei conti, 
                  un attivista completamente emarginato dalla lotta politica di 
                  quegli anni che solo l'ottusità e la bestialità 
                  franchista hanno trasformato in eroe. A Sanremo il finale sarà 
                  invece dedicato alla memoria di Giuseppe Pinelli che, come le 
                  stesse autorità sono costrette ad ammettere, è 
                  “morto innocente”. La vicenda tragica di questo 
                  “uomo giusto”, paladino di valori di fratellanza, 
                  figlio di una gloriosa tradizione che affonda le sue radici 
                  proprio nella più esaltante epopea libertaria, dovrebbe 
                  essere continuamente e costantemente presente nel nostro ricordo. 
                  Pinelli è il testimone disarmato dell'ideale, un eroe 
                  della vicissitudine quotidiana, come lo fu Ambrosoli. Ma, purtroppo, 
                  ci si ricorda così poco di lui. 
                   
                  Ci saranno anche altre novità rispetto allo spettacolo 
                  di Barcellona? 
                  Sarà necessario operare alcune scelte, come quelle di 
                  togliere alcuni temi particolarmente conosciuti e sentiti da 
                  un pubblico ispanico e catalano, ma di scarsa risonanza presso 
                  quello italiano. Saranno eliminate, per esempio una delle due 
                  canzoni dedicate a Buenaventura Durruti e i Solidarios e quella 
                  che parla di Quico Sabaté, un maqui ucciso nel 1960. 
                  Verrà invece introdotto il tema delle varie forme di 
                  “anarchia spontanea” presente su tutti i fronti 
                  della prima guerra mondiale che ha portato a diserzioni di massa, 
                  insubordinazioni, fucilazioni. Questo è un argomento 
                  assolutamente estraneo alla memoria della Spagna, un paese che 
                  non ha partecipato a nessuna delle due guerre mondiali. Verrà 
                  anche introdotto il tema della bomba di piazza Fontana di cui 
                  in Spagna si conosce poco. 
                   
                  Quella del movimento anarchico è una storia che 
                  ha a che fare soprattutto con cinque lingue: l'italiano, lo 
                  spagnolo, il catalano, il francese e l'inglese. Nello spettacolo 
                  si mantiene questa varietà linguistica. 
                  L'Italia, la Francia e, in parte, la Spagna, sono i territori 
                  i cui le vicende dell'anarchismo hanno maggiormente prosperato 
                  nell'Ottocento. Argentina, Stati Uniti e Catalogna quelli protagonisti 
                  della storia libertaria del Novecento. Proprio su questi posti 
                  è caduta la nostra attenzione. Ma a questi cinque idiomi 
                  su cui si è fondato lo spettacolo, va aggiunto il linguaggio 
                  del corpo, introdotto dal ballerino Julyen Hamilton che ha aperto 
                  lo spettacolo danzando sulle note di una suggestiva versione, 
                  quella della Scraps Orchestra, dell'Inno della rivolta. 
                
                   
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                    |   Juan Carlos “Flaco” 
                  Biondini  | 
                   
                 
                
                  Qual è stato il rapporto con gli artisti coinvolti 
                  nel progetto? 
                  Completamente differenti. Con alcuni, come nel caso di Joan 
                  Isaac e di Juan Carlos Biondini, si tratta di vecchie amicizie 
                  più che collaudate dal punto di vista artistico. A Dani 
                  Flaco e alla Scraps Orchestra sono legato da un rapporto di 
                  grande stima, anche se non di assidua frequentazione. Con altri 
                  amici, come Olden e Wayne Scott, si è trattato di vere 
                  e proprie scommesse, ampliamente vinte. Con Julyen Hamilton, 
                  che è uno dei più apprezzati ballerini mondiali 
                  di danza jazz, ho un antico rapporto di amicizia, ma è 
                  la prima volta che ci si trova insieme in un progetto artistico. 
                  Silvia Comes è una conoscenza recente, mentre non avevo 
                  mai incontrato personalmente né Anna Roig né Jaume 
                  Arnella. 
                   
                  Tornando al titolo dello spettacolo, canzoni d'amore e 
                  d'anarchia. Come mai questo abbinamento? 
                  Naturalmente la citazione fa il verso al celebre film della 
                  Wertmuller. Ma il vero titolo sarebbe, in realtà, Canzoni 
                  e amori d'anarchie e così lo presenteremo a Sanremo. 
                  Si parla di persone che hanno amato tanto l'anarchia, in tutte 
                  le sue possibili declinazioni, da avere connotato con essa la 
                  propria esistenza.  
                 Steven Forti 
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