La truffa del tempo 
                 
                  La più grande fregatura 
                  della mia vita è stata questa storia del viaggio nel 
                  tempo. A parte il salasso economico, ma avevo chiesto un salto 
                  in avanti di tre secoli e mi sono ritrovato tra gli antichi 
                  romani senza neppure una toga all'altezza. Ho avuto più 
                  di un problema, evidente. Innanzitutto ho dovuto spiegare la 
                  ridicola tutina fantascientifica che avevo scelto per l'occasione. 
                  Poi sono stato fuggiasco per una settimana, tanto dura il viaggio 
                  programmato nel tempo, e al ritorno mi sono ritrovato deperito, 
                  allucinato, rabbioso. Beffato nei diritti fondamentali riconosciuti 
                  a tutti i cittadini onesti del nostro pianeta. Un viaggio nel 
                  tempo a testa. Soddisfatti o rimborsati. 
                  I motivi della mia insoddisfazione mi sono apparsi così 
                  plateali che ho preteso un risarcimento, ovviamente congruo. 
                  In fondo mi avevano defraudato del futuro cacciandomi in un 
                  incubo del trapassato remoto, con effetti fin troppo realistici. 
                  Così sono andato a chiedere i danni, perché era 
                  evidente che si trattava di un errore clamoroso, magari la banale 
                  sciatteria di un impiegato disattento che poteva aver compilato 
                  male il modulo. Si sa come vanno queste cose. La crocetta sulla 
                  P invece che sulla F, ed eccoti tra i gladiatori che furono. 
                  Oppure poteva essere colpa del sonno arretrato di un tecnico 
                  che aveva invertito per sbaglio il flusso temporale. Qualunque 
                  fosse la causa, ero determinato a presentare il conto per manifesta 
                  negligenza. 
                  Ho atteso qualche minuto nel salottino di rappresentanza della 
                  società leader nel settore, la Pro-Sog Viaggi nel Tempo, 
                  e non chiedetemi il perché della sigla. Ad accogliermi, 
                  niente meno che il direttore generale. Un tipo magro, irrigidito, 
                  dal viso perennemente abbronzato. Il ritratto dell'uomo saldamente 
                  al comando. Stranamente, però, il capo dava la sensazione 
                  di non essere nel ruolo. Tradiva imbarazzo, tossicchiava, si 
                  mostrava esageratamente ossequioso. 
                  “Ehm... vede...” mi ha detto “il 
                  fatto è che abbiamo accertato l'esistenza di un errore... 
                  in effetti... ehm ... ecco...” 
                  “In effetti che cosa?” ho incalzato. 
                  “In effetti uno dei nostri collaboratori ha impostato 
                  un dato sbagliato, stravolgendo le coordinate del viaggio” 
                  “E ci credo” ho aggiunto in tono polemico. “Sbagliare 
                  in modo così plateale... ma è possibile?” 
                  “Sì, certo... plateale. Lo ammetto” 
                  Il capo digrignava i denti, le parole faticavano a uscire come 
                  se dentro di lui si stesse combattendo un derby interiore. La 
                  sua parte bastarda, allenata al comando e all'arroganza, stava 
                  soccombendo di fronte all'evidenza dei fatti, e così 
                  continuava ad annaspare in un tortuoso sentiero lessicale: “Ehm... 
                  anyway... lei verrà risarcito. Non so ancora quantificare 
                  l'entità del sinistro, cioè del danno... 
                  Insomma ci penserà la segreteria a contattarla quando... 
                  ehm... l'errore... sarà... quantificato” 
                  “L'avverto che non avrò la mano leggera. Provi 
                  a immaginare. Uno crede di andare a vedere come sarà 
                  il mondo fra tre secoli, e all'improvviso si ritrova tra i libri 
                  di scuola. Gli antichi romani... puah, che incivili.” 
                  A sentire le mie parole, il direttore generale si è come 
                  rianimato. Ha ripreso colore e un po' della sua aggressiva scioltezza: 
                  “Ma di cosa sta parlando? Che cosa c'entrano gli antichi 
                  romani? Noi l'abbiamo spedita nel futuro, almeno questo posso 
                  garantirlo. Non siamo così incapaci da commettere un 
                  errore tanto marchiano come l'inversione del flusso temporale” 
                  “Ecco, lo sapevo” ho obiettato. “State già 
                  accampando scuse. Cominciate a mettere le mani avanti per non 
                  assumervi la piena responsabilità dell'accaduto. Ma io 
                  vi faccio causa! Voglio la restituzione dei soldi e un viaggio 
                  di risarcimento. Che sia giusto, però!” 
                  “Si calmi, lo avrà. Ma ripeto, posso assicurarle 
                  che l'abbiamo spedita nel futuro” 
                  “Eppure poco fa ha ammesso l'errore...” ho 
                  detto minaccioso. 
                  “Certo. Le ho parlato di un errore di impostazione delle 
                  coordinate temporali” 
                  “Cioè?” 
                  Quello ha ripreso a balbettare la sua strana versione dei fatti: 
                  “Insomma... ecco... il nostro addetto ha inserito 
                  qualche zero di troppo. Invece che di tre secoli, l'abbiamo 
                  spedita in avanti di tre milioni di anni” 
                  “Cristo!” 
                  “In effetti è già un miracolo che lei sia 
                  tornato indietro...” 
                  “MA IO HO VISTO GLI ANTICHI ROMANI!” ho urlato. 
                  “Questo, davvero, mi risulta inspiegabile. Ne è 
                  sicuro? Si sente bene?” 
                  Alla fine mi hanno risarcito, ma non è questo il punto. 
                  Non so se sentirmi raggirato nonostante i soldi – in sostanza 
                  preso per il culo – o gratificato da una grande rivelazione 
                  sul mistero del tempo. 
                  Secondo voi dovrei credergli?
                
  Paolo Pasi  |