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                L'elemento specifico  
                  di Bruno Bigoni 
                   
                  Parlare del montaggio al cinema 
                  è come parlare del cuore di un corpo umano. Senza il 
                  cuore non esiste vita. Senza il montaggio non esiste il film. 
                  Il luogo della costruzione di un film non è certo nella 
                  scrittura o nelle riprese. Solo al tavolo di montaggio si costruisce 
                  il film nella sua forma compiuta. 
                  Il montaggio in senso tecnico è la fase finale 
                  della lavorazione di un film, quando in sala montaggio si dispongono 
                  nell'ordine voluto inquadrature, scene e sequenze, scegliendo 
                  le riprese migliori fra le varie girate, perfezionando gli attacchi 
                  fra pezzo e pezzo, imprimendo così un determinato ritmo 
                  e un preciso senso all'insieme. In senso estetico, il 
                  montaggio è considerato l'elemento specifico del linguaggio 
                  cinematografico, quello cioè che più di ogni altro 
                  lo determina e lo caratterizza. 
                  Voi capite quanto sia importante questo momento. È il 
                  vero costruirsi della storia. Il trovare un senso a tutto il 
                  materiale girato. Fornire alla massa d'immagini che si ha davanti 
                  una forma e una costruzione logica che permette a chi le vede 
                  di comprendere di cosa stiamo parlando. Si capisce anche quanto 
                  sia facile determinare un senso piuttosto che un altro. Come 
                  sia praticabile la strada del travisamento di pensieri, emozioni, 
                  significati. Con il montaggio l'autore scrive il definitivo 
                  significato del suo film. Gli dà forma e ritmo. Colore 
                  e sfumature. Un'interpretazione piuttosto che un'altra. 
                  Il montaggio dovrebbe essere infinitamente spontaneo, come la 
                  natura stessa, e ciò che spinge il regista a passare 
                  da un'inquadratura a un'altra, non è il desiderio di 
                  vedere le cose più da vicino, né tanto meno di 
                  spingere lo spettatore a una maggiore sollecitazione introducendo 
                  delle sequenze brevi, bensì creare un personale punto 
                  di vista, dare un ritmo a tutto il film, evidenziare quegli 
                  aspetti narrativi che la regia ritiene fondamentali per la comprensione 
                  della storia raccontata. 
                  Se il montaggio travisa il senso del materiale girato, se costruisce 
                  situazioni e personaggi in antitesi con la storia narrata, allora 
                  il danno che arreca alla storia narrata sarà gravissimo. 
                  Si perderà pathos e comprensione. E questa è la 
                  cosa peggiore che può capitare a un film.
                  Bruno Bigoni
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