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                  Ma 
                  quale pentimento? 
                   
                  Linizio del nuovo millennio (polemiche a parte sulla 
                  reale veridicità di tale avvenimento!) ha rappresentato 
                  per noi detenuti un momento contraddittorio, forse più 
                  del solito; noi tendiamo a far diventare normali e irrilevanti 
                  momenti e giorni, che in altre condizioni, potrebbero essere 
                  importanti, perché lassenza di socialità, la 
                  separazione e la mancanza di intimità con i propri cari, 
                  ci fanno scegliere di estraniarci, di allontanarci dalle feste. 
                  Viverle vorrebbe dire far prevalere eccessivamente la nostalgia. 
                  Evitarle non ci farebbe sognare, ricordare tutto ciò 
                  che è linfa della vita e per la nostra sopravvivenza. 
                  Il 2000 diventa un anno qualsiasi, perché si pensa al 
                  successivo sperando che avvenga, nel frattempo, qualcosa di 
                  positivo. Tra di noi non ci si fanno gli auguri, anzi, molti 
                  si arrabbiano se qualcuno non rispetta questabitudine. Codici 
                  i comportamento, codici di linguaggio, nei confronti dei quali 
                  non cè però devozione ma une coatta consuetudine. 
                  Nel carcere si cerca di ricordare senza avere lossessione del 
                  ricordo, ben coscienti che non cè futuro senza la memoria 
                  del passato, senza un continuo e costante lavoro che valorizzi 
                  la conoscenza, la mente della gente. La galera è però 
                  il luogo che si vorrebbe padre della memoria, immobile, che 
                  si vorrebbe privo di tensione morali e in cui il valore stesso 
                  del tempo fosse negato. 
                  Oggi i ricordi di un inquisito e/o di un prigioniero sono 
                  considerati solo se diventano elementi giuridicamente rilevanti, 
                  solo se assumono laspetto della collaborazione, delle delazione, 
                  elevata, dalla politica delle continue emergenze, a qualità 
                  e a pregio delluomo. 
                  Il pentimento non dovrebbe essere merce di scambio, dovrebbe 
                  essere altra cosa: un Valore privato, estraneo al brutale lucro 
                  a cui ogni individuo dovrebbe potersi avvicinare per fondere 
                  la riflessione al dolore. 
                  Non vogliamo, ne possiamo oggi aprire un dibattito che riguardi 
                  i nostri casi specifici, ne parlare dei molti che conosciamo: 
                  vogliamo nuovamente invitare la società tutta a riconoscere 
                  il carcere come parte di essa, come figlio delle proprie enormi 
                  contraddizioni, ad assumere insieme a noi limpegno di scavare 
                  le parole in profondità per tirare fuori il meglio, per 
                  imparare ad ascoltare anche i suoni,il rumore dei muri, di 
                  chi è reso tale, sia esso colpevole sia esso ingiustamente 
                  accusato, dalle mura di una istituzione le cui fondamenta sin 
                  dallorigine avrebbero dovuto essere lentamente erose dalla 
                  ragione, dalla capacità di riaccogliere gli uomini che 
                  hanno sbagliato, dalla solidarietà e dalla lealtà 
                  nel rapporti tra individui. 
                  Il carcere è invece il luogo in cui si creano divisione 
                  e differenziazioni che dovrebbero governare la vita, figlie 
                  del paese più sicuro dEuropa (secondo le più 
                  recenti statistiche dellInterpol), delle continue politiche 
                  emergenziali. 
                  Il 41 bis, le sezioni ad Elevato Indice di Vigilanza Custodiale 
                  (ai cui detenuti non è notificato nessun provvedimento 
                  che motivi tali condizioni, per cui non esiste possibilità 
                  dimpugnazione come prevede una legge sulle sanzioni amministrative 
                  degli inizi anni90), lisolamento diurno per gli ergastolani 
                  anche dopo 20 anni e più dalla condanna, luso dei Gruppi 
                  Operativi Mobili (GOM) nella gestione delle situazioni ritenute 
                  problematiche (come avvenuto recentemente a Sassari); questi 
                  sono alcuni degli elementi considerati dal Ministero utili e 
                  necessari, per normalizzare, restringendo sempre più 
                  le già esigue libertà dellistituto carcerario, 
                  rendendolo sempre più estraneo alla società e 
                  alle uniche pratiche che ne svelerebbero linsufficienza etica 
                  e sociale: le ampie relazioni tra soggetti liberi e non. 
                  La società è sottoposta a un bombardamento di 
                  immagini e di informazioni che descrivono continue catastrofi, 
                  una valanga di dati in tempo reale che fa leva sullemotività 
                  con una velocità disarmante. I giornalisti, in un recente 
                  dibattito a Roma, hanno discusso della dipendenza e della soggezione 
                  della loro categoria radicata cultura antigarantista. 
                  Noi pensiamo che sia assolutamente prioritario riallacciare 
                  il legame tra le tensioni del nostro tempo, quello di noi uomini 
                  e donne prigionieri, e il mondo esterno in tutte la sua variegata 
                  complessità. 
                  Le nostre parole restano normalmente nellombra, da lì 
                  vorremo uscissero perché anche noi possiamo essere elementi 
                  propositivi di una cultura delle contraddizioni, della complessità 
                  e differenza. 
                  Sperando che questo sia lo spirito che ci accomuna... 
                  Buon lavoro! 
                 Fabio Canavesi 
                  Marco Camenisch 
                  (carcere di Novara) 
                   
                  Andrea Perrone 
                  Carmelo Musumeci 
                  (carcere di Voghera) 
                    
                    
                 Con 
                  dolcezza incazzata 
                   
                   
                Volevo dedicare questa lettera a una persona in particolare, 
                  Horst Fantazzini, e a tutte le persone che in questi ultimi 
                  anni ho sentito veramente vicine...  
                  ...Ottavio Querci da lassù (o da laggiù ?) mi 
                  sorride, mitico partigiano Ottavio vecchia quercia sempre schietto 
                  e gentile, di figura alto, ossuto, capelli corti bianchi, con 
                  un paio di occhiali spessi come due fondi di bottiglia e dietro 
                  due occhietti vispi ma amorevoli, a 95 anni ancora forte (una 
                  volta la mi telefonò una signora che cercava lidraulico, 
                  io ero a farmi la minestrina, ma presi la cassetta degli attrezzi 
                  e andai); compagno di Gesù come amava definirsi e 
                  compaesano di Gaetano Bresci, idraulico anarchico ma da giovane 
                  durante la guerra facevo il pompiere (come il draghetto Grisù 
                  dei cartoni animati ?); la sua moglie compagna Nella faceva 
                  la sarta era bravissima e Ottavio mi regalò un casino 
                  di vestiti, abiti da sera, cappotti, anche biancheria intima 
                  non si sa mai tanto portate le stesse misure, no ?. Ottavio 
                  che mi telefonava Sono in fin di vita e poi lo trovavo in 
                  pantaloncini canottiera e cappellino da marinaio che si faceva 
                  un piatto di spaghettini Visto che tu sei costì, che 
                  ne vorresti un pochino anche tu ?. Finià stato presentato 
                  una sera sotto il carcere minorile del Pratello a Bologna, con 
                  la polizia in assetto di guerra ma almeno una cinquantina di 
                  compagni e latmosfera era bella, viva... 
                  ...Vittoria Salvatore e Mikhail, se non ci fossero stati loro, 
                  nelle mie trasferte ad Alessandria per raggiungere il carcere 
                  dove stava il mio compagno per me sarebbe stata molto più 
                  dura. Alessandria è una città inospitale per il 
                  clima e per i leghisti, arrivare là dopo un viaggio notturno 
                  solitario fatto nelle carrozze quasi bestiame stipate di povera 
                  gente del sud era un tuffo al cuore e tutte le volte che arrivavo 
                  alla stazione mi chiedevo se non ci fossero stati loro, Vittoria 
                  ferroviera con la sua dolcezza incazzata (o incazzamento dolcissimo 
                  ?), Salvatore operaio e musicista con la sua flemma siciliana 
                  (mìnchia... adesso scriverà una lettera di smentita) 
                  e il loro piccolo Mikhail un topolino tuttomatto con la vocina 
                  topolina che vedrei bene con due baffetti di panna montata e 
                  una fragolina al posto del nasino, come sarebbe stato il mio 
                  impatto con il luogo, fino a quel maledetto cancello del carcere 
                  con gli sbirri che sembra che ti sparino addosso con lo sguardo 
                  ! E poi, i compagni di Forte Guercio e di Sciarpanera in contemporanea 
                  con la prima alessandrina di Ormai è fatta! organizzarono 
                  una bellissima serata in un cinema, e la storia non fu indolore 
                  perché i carabinieri per ritorsione fratturarono le costole 
                  di una compagna; Horst attaccò il loro volantino in cella 
                  e mi disse al telefono con voce commossa che era felice della 
                  loro-nostra solidarietà ! Tanto che poi i compagni fecero 
                  anche un presidio sotto la Prefettura di quella città, 
                  e scrissero un articolo per il Seme anarchico che procurò 
                  nuovi corrispondenti al rapinatore con la pistola giocattolo 
                  (a proposito, lo sapete di cosa era fatta quella pistola secondo 
                  Giorgio Bertani ? di pasta di sale !)... 
                  ...Giuliano Capecchi, pistoiese come Leda Bruna Rafanelli, insegnante 
                  in pensione come tanti, vero amico e volontario da anni in quella 
                  jungla di regolamenti e spesso di assurdità che è 
                  il mondo carcerario; Giuliano di Pantagruel che fa Liberarsi 
                  dalla necessità del carcere con Carmelo Musumeci, eppoi 
                  ci ha la macchina che funziona poco eppoi è imbranato 
                  al computer eppoi è un vecchierello malandato eppoi 
                  è anche un po rimbischerito ma fa più di un 
                  rompighiacci in Siberia! E allora, questa cosa come la si spiega?! 
                   
                  E visto che ci sono, mando un bacio anche a Beatrice Cioni la 
                  maga di Informacarcere della regione Toscana... 
                  ...Giorgio Bertani, editore veronese, passionale, allegro, incazzato 
                  con questa Verona bene fascista e consumista che dà 
                  la caccia agli extracomunitari e chiude i centri sociali; lui 
                  che a metà degli anni 70 pubblicò il libro di 
                  Horst: Ormai è fatta!. Un mito. Uno fuori come i balconi. 
                  Le sue segreterie telefoniche ? L.S.D. allo stato brado. Parole 
                  che filano e fondono meglio della mozzarella. Il vero impegno 
                  - non parolaio - per la pace, contro la guerra. Anche per lamore, 
                  lerotismo quello bello, quello vero come racconta la sua 
                  segreteria.  
                  Giorgio a onor del vero è stato lautentico motore del 
                  film, senza di lui il film non si sarebbe fatto e questo il 
                  produttore, Gianfranco Piccioli, almeno avrebbe potuto riconoscerglielo: 
                  infilando il suo nome nei lunghi titoli di coda...  
                  ...Rosalba, Dalida, Sabina, Stefy, Luisa, Eva, 2 Anna, amiche, 
                  non sempre compagne, ma sempre amiche che mi aiutano a sbrogliare 
                  i miei gomitoli, a rimettere le cose in ordine, ad affondare 
                  il coltello nella piaga, a capire quando una storia con un uomo 
                  diventa troppo importante, soprattutto a riderci sopra...  
                  Le stupidine - Horst, ti prego, concedimi il termine: decerebrate 
                  - che vanno in televisione e sui rotocalchi usano spesso il 
                  termine autoironia. Noi lautoironia la facciamo per davvero 
                  !  
                  È bello parlare con le donne e fra donne, (e fra le amiche 
                  donne ci metto a anche Eugen Galasso che ha una sensibilità 
                  e una delicatezza straordinaria) nessuna invidiosa, nessuna 
                  competitiva, almeno quelle che frequento io... le altre, quelle 
                  invidiose leva il pranzo parlando della guerra, della miseria 
                  che cera, del duro lavoro in fabbrica, delle puttane (io a 
                  quelle povere ragazze non gli ho mai fatto del male, gli ho 
                  sempre fatto del bene), di quei farabutti traditori che sono 
                  seduti al governo e che affamano il popolo ! Quando morì, 
                  io e Horst mandammo un cuscino di garofani rossi che amava tanto 
                  e la nostra bandiera... 
                  ...Armando, il mio squatter preferito, conosciuto per caso una 
                  sera in treno a Empoli; allora aveva solo 19 anni aveva indosso 
                  un pareo e capelli neri ondulati lunghissimi. Armando lokkupatore 
                  appalla spagnolo e lucano con la sua Jènet la cagnolina 
                  nera strabella; Armandino coi piercing che è nato quando 
                  io facevo lindiana metropolitana e mi fa sentire vecchissima, 
                  ma con addosso un sacco di storie da uomo vissuto, e la galera, 
                  questa cosa che a noi che non abbiamo soldi ci tocca sempre 
                  da vicino, per lui significa due giovani fratelli incarcerati; 
                  un diario fitto di annotazioni: si esce anche scrivendo, la 
                  scrittura a filo di penna è il nostro lenzuolo annodato 
                  verso la Libertà... 
                  ...Maria Rossini, compagna ceramista di Faenza, piccolina, una 
                  perfetta tap model come direbbe Syusy Blady, allegra, piena 
                  dinteressi, con quel furgoncino scassatissimo ma funzionante, 
                  più simile daspetto a una esistenzialista francese i 
                  capelli neri a caschetto vestita di nero ma con un tocco desotismo 
                  andino nel volto; segno dei pesci, la casa piena di libri e 
                  di ceramiche, disordinata, viva. Maria a parte tutte le cose 
                  che ha dato a me personalmente, ci prestò la sua strafiga 
                  casa di campagna per fare una serata di solidarietà con 
                  Horst. Organizzavano gli Anarchici Nomadi di Modigliana. Vennero 
                  quelli della Compagneria del Villaggio di Palazzuolo sul Senio, 
                  per tutta la sera e fino a notte fonda facemmo mostra di controinformazione, 
                  teatro, cantastorie, mangiafuoco, trampoli e infine canzoni 
                  sullaia in mezzo ai pennuti. La notte era umida e anche un 
                  po fredda, ma cera il vino, cera della gente bellissima. 
                  Lo spettacolo di cantastorie (mio) era gi comari le politicanti 
                  le sapienti le tuttologhe le tutrici le suore le sbirre le giudicesse 
                  non appartengono al mio pianeta... Nelle donne ho sempre trovato 
                  la forza e la solidarietà personale che è indispensabile 
                  quando le situazioni sono veramente pesanti e difficili. Quando 
                  hai a che fare con una situazione pesa e triste come la malattia 
                  o il carcere, è importante la comprensione, la presenza, 
                  il rispetto. Nelle sale dattesa del carcere si incontrano molte 
                  donne che vanno a trovare i loro compagni, sono donne semplici 
                  poco istruite che hanno sofferto moltissimo e che ancora portano 
                  il fardello di dover accudire i genitori anziani o crescere 
                  ed educare i figli da sole. Fanno viaggi anche lunghi e scomodi 
                  pur di raggiungere i luoghi di detenzione, lunghi anche centinaia 
                  di kilometri, perché lo Stato non si preoccupa minimamente 
                  dei familiari che anzi dovrebbero sparire dalla faccia della 
                  terra ! Se potessero, ci metterebbero in una camera a gas. Ma 
                  in tutte cè una grande dignità. Sono bellissime. 
                  Non piangono. Anzi cercano di presentarsi al meglio.  
                  Anchio ho trovato tante volte la forza di sorridere, di fare 
                  la clownessa, la buffona, per non soccombere e per donare un 
                  attimo di gioia al mio compagno. E per restituirgli gli schiaffi 
                  che mi ha tirato. 
                  Sai, oggi la sbirra che mi ha perquisito tastandomi il reggiseno 
                  mi ha chiesto sospettosa che coserano queste due cose dure 
                  - forse scambiandole per tocchi di fumo - le ho detto vergognandomi 
                  un po per lei... che sono capezzoli !.. 
                  ...Horst, amore, ho tanta tantissima troppa voglia di vederti 
                  libero nella tua casa fra i tuoi cari anche se non so, se sarò 
                  ancora al tuo fianco. Mi rendo conto che sono di più 
                  le cose che ci separano di quelle che ci uniscono, compreso 
                  il sarcasmo di taluni o le maldicenze di altri che in questa 
                  situazione nostra particolare piombano come palle di cannone 
                  sul nostro rapporto. Anzi, sono quasi determinanti. Ho ancora 
                  nelle orecchie quella misteriosa telefonata di una signora 
                  dallaccento bolognese che mi diceva senza mezzi termini sciei 
                  una puttaaana e hai capito bene, sciei una troooia! La solerte 
                  tortellina lo sa che ho il telefono sotto controllo e che la 
                  sua telefonata è documentata? Boh! Come se non bastasse 
                  già la separazione fisica, i colloqui separati (lo sapete 
                  che alla Dozza i colloqui si fanno in salette piccole sovraffollate 
                  con la gente che urla per farsi sentire, e in mezzo cè 
                  un bancone divisorio di marmo e un vetro che arriva fino al 
                  naso?), e poi i baci negati, i telegrammi ritardati, la postacelere 
                  che non viene consegnata perché il destinatario non 
                  è in casa (!), le cose che non entrano per ignoranza 
                  o per dispetto e questa roba qui... 
                  Ad ogni modo, perché ci sono e perché sono viva, 
                  approfitto della gentilezza delle compagne-compagni di Rivista 
                  anarchica per mandarti i miei baci più appassionati 
                  e il mio augurio veramente speciale perché tu conosca 
                  presto il tuo vivacissimo nipotino!! 
                  Che il grande spirito di Groucho Marx ti guidi verso luscita 
                  (forse lavevi scambiata per lentrata?).  
                  SMACK! SMACK! AUGH! 
                  E un fortissimo abbraccio a tutti voi che con la vostra presenza 
                  salvaguardate i nostri piccoli spazi di Libertà, 
                 Harpa-Pralina 
                  (Firenze)
                  Horst Fantazzini si trova dal luglio 1999 presso il carcere 
                  di Bologna, via del Gomito 2, 40127 Bologna. Appena trasferito, 
                  per una settimana lo misero in isolamento con il 41 bis, per 
                  sbaglio. Poi rimesso al penale, con la solita condanna fino 
                  al 2017 e ditorni. Per rendergli più facile la vita allhotel 
                  della Dozza, hanno negato a noi familiari e amici alcuni colloqui, 
                  hanno boicottato la corrispondenza per postacelere, hanno dimezzato 
                  il numero delle telefonate consentite e inoltre i colloqui avvengono 
                  con i soliti banconi divisori di marmo + vetri ad altezza di 
                  naso... dulcis in fundo, gli avevano promesso un lavoro da dicembre, 
                  ma lo nuova direttrice scavalcando il parere favorevole di educatori 
                  e altri operatori, ha messo il suo veto (anche se il lavoro 
                  esterno é contemplato dalla legge Gozzini). Le cose si 
                  stavano muovendo, ora anche questo piccolo diritto é 
                  messo a repentaglio. E necessaria una presenza più forte.
                  Comitato per la Liberazione 
                  di Horst Fantazzini 
                  tel. 055 41 12 37
                  Carissimo 
                  Fabrizio 
                 È stato meglio lasciarci  
                  che non esserci mai incontrati. 
                 Carissimo Fabrizio, 
                  è stato davvero meglio lasciarci che non esserci mai 
                  incontrati... Prima che tu migrassi per un altrove di cui non 
                  ci è dato sapere, ceri tu e non è stato necessario 
                  incontrarti ed incontrare la tua tangibilità perchè 
                  la tua presenza fosse viva. Adesso che sei partito, restano 
                  tracce indelebili a solcare una memoria che non ha che da scegliere 
                  di cosa nutrirsi per sentire ancora vicino, non il tuo mito, 
                  non il tuo ruolo, non le presunzioni più o meno innocenti 
                  su di te, ma la libertà inebriante, dolorosa e divertita, 
                  del tuo sussurrare poesia passeggiando tra le note. 
                  Da quando te ne sei andato, anche se continuano ad accompagnare 
                  la mia esistenza come la più consona della colonne sonore 
                  i tuoi suoni e i tuoi significati, la mia curiosità si 
                  è affacciata o piuttosto, si sono offerti alla mia fame 
                  e alla mia sete, altri messaggi, echi frammenti che, per la 
                  prima volta ho avuto voglia di ascoltare. 
                  Allora libri, interviste, immagini che si muovono, disegni, 
                  fotografie, cose tue, cose di altri... Mangio e mastico, assaporo 
                  e mi nutro di tutto quello che ti riguarda. Mi arriva tutto, 
                  prima o dopo, offrendomi un coro di voci e di suggestioni e 
                  di ricordi, così differenti, alcuni che sento più 
                  vicini, altri più lontani ma ognuno per quello che è... 
                  e va bene così. 
                  In questo viaggio, in questo girovagare pacatamente affamato, 
                  scopro che davvero tante cose di te le ho percepite solo con 
                  i miei sensi interiori, allora tanto inconsapevoli quanto antichi, 
                  quando, bambina, fecondavo la mia solitudine e il mio già 
                  irrimediabile desiderio di libertà con quello che più 
                  mi piaceva delle mie sorelle più grandi: i libri e i 
                  dischi, oltre ai loro segreti che selvaggiamente e clandestinamente 
                  invadevo. Da quando ho iniziato a viaggiare con te, per scoprirti, 
                  nel tempo, prezioso compagno di viaggio ed amico, di quegli 
                  amici che non hai bisogno di vederli e frequentarli per sapere 
                  che ci sono, per la prima volta ha preso forma e senso la coincidenza 
                  tra quello che ho sentito, percepito, immaginato e quello che 
                  davvero sei stato, sei e sarai, comunque, ovunque tu sia, fosse 
                  anche solo e non è poco, il luogotempo della nostra memoria. 
                  Per la prima volta ho letto di te qualcosa che non fossero le 
                  tue canzoni e mi sono stupita, perchè molte volte le 
                  parole dopo, possono essere offensive della memoria che compone 
                  in noi gesti, sguardi, parole, delle persone che ci portiamo 
                  dentro: non è stato così e persino quando ho incontrato 
                  parole ed immagini che, in me, hanno creato fastidioso attrito 
                  con la feroce innocenza, la lucida tenerezza e la calda intelligenza 
                  delle tue parole, delle tue note, del tuo sguardo, mi sono sentita 
                  indifferente ed impermeabile, desiderosa soltanto di succhiare 
                  ogni frammento utile ad un mio relativo e al tempo stesso assoluto 
                  riconoscimento. Riconoscimento così lontano dal mito 
                  o da una memoria ipocrita, così dentrovicino a quel tuo 
                  modo di stare nel mondo e nella vita... leggero discreto lacerante 
                  tenero implacabile accogliente ironico appassionato intelligente 
                  e sensibile regalando parole a chi, nascosto nel mondo, per 
                  obbligo o per scelta, non lascia scorrere le proprie. 
                  Prima partenza: Amico fragile, non una biografia, piuttosto 
                  un puzzle di ricordi, nel quale la tua narrazione e quella del 
                  tuo interlocutore, trovano unarmonia plausibile, che regala 
                  il calore di quelle cose che, nellatmosfera un po onirica 
                  del camino acceso e nella quotidianità dellodore di 
                  cibi consueti, escono quasi prima che si possa esserne consapevoli. 
                  Poi: Un destino ridicolo, una narrazione che ti prende per 
                  mano e ti cattura e ti rilancia... personaggi ricordi invenzioni 
                  narratori storie luoghi e tempi che si mescolano in questo raccontare 
                  a due voci, così diverse e così sorelle. Vorresti 
                  che continuasse a tenerti per mano, non dico sempre, ma ancora 
                  per molto altro tempo, quasi che questo ancora altro tempo narrativo 
                  potesse trasformare quella canzone ironica fattasi romanzo in 
                  unamicizia, in una compagnia, messa lì, a scongiurare 
                  tristezze incapaci di fecondarsi nellallegria. 
                   Faber: le immagini della tua voce... ah... la tua voce... 
                  da quale amplesso di profondità di abissi marini con 
                  chissà quale firmamento di stelle, è scaturita 
                  la tua voce? Se dovessi scegliere una voce da regalare alla 
                  mia amante sorella madre amica compagna di viaggio libertà, 
                  non avrei dubbi, sarebbe la tua, tagliente e seduttiva come 
                  il vento che viene dal mare. Questo video è un bel regalo, 
                  un messaggio nella bottiglia, raccolto e rigettato subito nel 
                  mare della memoria, perchè solo lì, ed è 
                  tanto, non esistono note stonate che possano ferirlo. 
                  Accordi eretici: un viaggio di parole nelle parole e di sguardi 
                  negli sguardi che ricostruisce e ci restituisce, frammento dopo 
                  frammento, quella necessità inesorabile che ci coglie, 
                  di fronte ad ogni stupore, di ricostruire, di connettere, di 
                  ri-conoscere, per la paura feroce che tutto possa disperdersi 
                  nella dimenticanza, quasi che quello che abbiamo sfiorato, percepito, 
                  vissuto, potesse sparire, come un sogno dispettoso, lasciandoci 
                  inermi a chiederci come ha potuto succedere, come abbiamo potuto 
                  essere così distratti. 
                  Carissimo Fabrizio, sei una buona stella per molti di noi nè 
                  più nè meno di come lo sei stato e lo sarai, noi 
                  che non abbiamo vissuto pelle a pelle giorno per giorno con 
                  te, ci possiamo permettere di continuare, sempre allo stesso 
                  modo, a vivere con te e non ci rimane che spingere sino a che 
                  lenergia incontenibile della tua lucida e libera passione sfondi 
                  gli illusori confini del tempo e dello spazio, restituendosi, 
                  forza e tenerezza insieme, a chi ti ha toccato e forse non sa 
                  più come continuare a toccarti.  
                  Au revoir. 
                 Giovanna Panigadi 
                  (Reggio Emilia) 
                  
                  
                
                  
                     
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                          I 
                          nostri fondi neri 
                            
                       | 
                     
                     
                       
                         
                           Sottoscrizioni.  
                            Salvatore Pappalardo (Acireale), 20.000; Giorgia Navone 
                            (Vercelli), 50.000; Luigi Brunetti (Campobasso), 10.000; 
                            Aurora e Paolo (Milano) ricordando Alfonso Failla 
                            e Maddalena Bogo, 1.000.000; Giuliano e suo figlio 
                            Valerio (Monteprandone), 9.200; Centro Studi Libertari 
                            (Napoli) salutando Rino C., 100.000; Placido La 
                            Torre (Messina), 10.000; Salvatore Piroddi (Arbatax), 
                            20.000; Rino Quartieri (Zorlesco), 50.000; Paolo Mauri 
                            (Milano), 50.000; Franco Leggio (Ragusa), 300.000; 
                            Federico Arcos (Windsor - Canada), 205.000; Roger 
                            de Garis (Brooklyn - USA), 44.000.  
                             Totale lire 1.868.200.  
                           Abbonamenti sostenitori. 
                            Giancarlo Ceola (Malo), 150.000; Massimo Novelli 
                            (Torino), 150.000; Vittorio Golinelli (Bussero), 150.000; 
                            Totale lire 450.000. 
                         
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