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                 scuola 
                  
                    
                Oliva Blues 
                
                   
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                    Carlo Oliva. 
                        www.flickr.com/photos/gaia_d  | 
                   
                 
                Questa Guida Apache è 
                  dedicata a un amico, e perciò aspettatevi qualcosa di 
                  diverso. Tornerò normale quando mi sarà passata. 
                  Per adesso mi avete un po' blues. 
                  Non so che tipo di musica amasse Carlo Oliva, però, per 
                  qualche motivo, il blues gli si addice. Perciò scelgo 
                  questo titolo per il mio omaggio tardivo. Che poi proprio omaggio 
                  non è: si omaggia chi è perduto, e Oliva è 
                  il genere di amico che resta stabile e irremovibile nella mia 
                  vita, affettiva e intellettuale. 
                  Oliva è stato la mia Guida Apache. Sono molto triste 
                  che se ne sia andato, e molto arrabbiata del breve preavviso. 
                  Insegno. Faccio la scrittrice. La seconda cosa e la prima sono 
                  connesse, sebbene io mi sforzi di rimuovere sempre la connessione: 
                  giustificare il mestiere di insegnante con quello di scrittore 
                  sarebbe per me come autorizzare la vita attraverso l'abitudine 
                  di respirare. E detto ciò, c'è bisogno di circostanze 
                  per passare dallo status di scrittore in pectore e senza 
                  pubblico, animato da un confuso e velleitario desiderio di pubblicazione, 
                  a quello di scrittore raziocinante e consapevole, con qualcosa 
                  da dire, per quanto interessante solo per pochi. Ecco: in questo 
                  passaggio, Oliva è stato una meravigliosa Guida Apache 
                  per molti di noi. Per me di sicuro. 
                  Lo è stato e lo è. 
                  E di qui in avanti voglio usare il presente. 
                  Oliva è la mia Guida Apache. 
                  Di quelle Guide che parlano poco, ma dicono ad ogni parola una 
                  direzione fondamentale. E dopo averlo fatto, annusando il vento, 
                  aggiungono un sorriso ironico che sembra ribaltare quel che 
                  hanno appena detto e suggerire: “Guarda che non mi devi 
                  prendere sul serio”. Con le mani nelle tasche e il cappello 
                  in testa, pressoché incapace di perdere la pazienza. 
                  Non credo di averlo mai visto arrabbiato, mai sentito la sua 
                  voce farsi tesa e irritata. Non ha perso la pazienza mentre 
                  lo sfinivo con richieste di pareri e consigli. E neanche quando, 
                  maldestra amica recente alla Libreria del Giallo, gli ho rovesciato 
                  addosso un piatto ancora ingombro di pasta e fagioli perché 
                  qualcuno mi ha chiesto l'ora e io mi son dimenticata di quel 
                  che stavo facendo e ho ruotato il polso. Gettando quel che restava 
                  del contenuto addosso al mio amico recente. Oliva farcito e 
                  sorridente, anche in quell'occasione, alla Sherlockiana. Con 
                  Tecla Dozio. E noi tutti. È una bella scena. 
                   
                  Perché questo pensiero mi conforta? Semplice. 
                  Questo è un paese in cui uno scrittore denuncia un critico 
                  letterario perché quest'ultimo si permette di stroncare 
                  un suo romanzo. Questo è un paese in cui fare lo scrittore 
                  è un effetto collaterale dell'essere giornalista, personaggio 
                  politico, donna di spettacolo, calciatore, cuoca televisiva, 
                  ex personaggio pubblico, oppure semplicemente giovane, belloccio 
                  e vendibile. Le altre qualità, quelle effettivamente 
                  legate alla scrittura, non sono fondamentali: se ci sono, meglio, 
                  ma se ne può fare a meno. Questo è un paese in 
                  cui un politico che è stato eletto al grido “Faremo 
                  pulizia!” è sommerso dagli scandali e alla fine 
                  neanche si dimette subito quando viene fuori con tutta evidenza 
                  che ha tollerato e praticato il furto su grande scala. Fatto 
                  vacanze inspiegabilmente gratuite. Fatturato servizi improbabili. 
                  Pagato affitto, autista, parrucchiere e chi più ne ha 
                  più ne metta. Non ci pensa nemmeno a dimettersi. Alla 
                  fine lo farà, ma probabilmente scriverà una memoria 
                  difensiva che verrà pubblicata da un grande editore e 
                  diventerà un best seller. Questo è un paese in 
                  cui per diventare insegnanti bisogna fare un salto a ostacoli 
                  che neanche per entrare alla NASA. Poi, quando finalmente arrivi 
                  al traguardo e fai l'insegnante, ti ritrovi uno status sociale 
                  di poco superiore a quello dei senzatetto e uno stipendio che 
                  senza tetto ti ci ridurrà in fretta. Questo, di nuovo, 
                  è un paese in cui per diventare insegnanti bisogna fare 
                  un salto a ostacoli che neanche per entrare alla NASA. Peccato 
                  che nessun ministro si sogni neanche di inserire in questo salto 
                  a ostacoli almeno un sospetto di prova attitudinale, considerato 
                  che oggi entrare in un'aula è un atto di coraggio che 
                  incrocia due competenze di base: gladiatore e psichiatra. È 
                  piuttosto raro che uno abbia entrambi questi talenti. Questo 
                  è il paese della meritocrazia, dove le regole del merito 
                  sono incomprensibili e si applicano con lo stesso rigore insondabile 
                  di un'estrazione alla lotteria. Sicché si spende una 
                  cifra esagerata di soldi del contribuente per avallare procedure 
                  di concorsi pubblici che, alla fine dei tanti errori e dei mille 
                  ricorsi, somigliano al sistema primitivo, e molto economico, 
                  della paglia più corta. 
                   
                  Questo è un paese in cui Oliva, che mi ha insegnato molte 
                  delle cose che mi servono per diventare la scrittrice consapevole, 
                  schierata e responsabile che sono, è anche stato insegnante 
                  di liceo di un mio amico carissimo, che poi ha deciso lui medesimo 
                  di fare l'insegnante sul modello di Oliva, e ora è uno 
                  degli insegnanti migliori che conosco. 
                   
                  In questo paese, io continuo a camminare seguendo Oliva. La 
                  Guida Apache. 
                   
                  Nicoletta Vallorani   |