Errico 
                  Malatesta, a suo modo un nostro compagno di strada. Nonostante 
                  sia morto nel 1932, e la nostra rivista abbia cominciato la 
                  sua vita 39 anni dopo, la sua presenza non è mai venuta 
                  meno: non come persona, o militante, o pensatore cui rendere 
                  omaggio, ma come punto di riferimento per una riflessione costante 
                  e stimolante sull'anarchismo, il suo ruolo, il suo difficile 
                  radicamento nella società. Ne è testimonianza 
                  anche il n. 100 (aprile 1982) di “A”, 
                  con la copertina, la quarta di copertina e complessivamente 
                  oltre metà delle sue 44 pagine dedicate al rivoluzionario 
                  anarchico campano.  
                  Il disegno in copertina e in genere la grafica a lui dedicata 
                  sono di Fabio Santin, che – tanto per dirne una – 
                  è l'autore del volto di De André che campeggia 
                  nella copertina del nostro libro che non ci sono poteri buoni 
                  – il pensiero (anche) anarchico di Fabrizio De André. 
                  Ma è anche l'autore della bella ultima di copertina del 
                  mensile Sicilia libertaria dello scorso novembre. Non 
                  si può qui omettere di ricordare che lo stesso Santin, 
                  insieme con Elis Fraccaro, pubblicò negli anni 70, 
                  per le Edizioni Antistato, La rivoluzione volontaria, 
                  il primo di due volumi a fumetti con la ricostruzione della 
                  vita di Malatesta. Purtroppo il secondo non venne mai realizzato. 
                  Un vero peccato, perché si tratta(va) di un gran bel 
                  volume. 
                  Gli scritti su Malatesta pubblicati in “A” 100, 
                  dopo una biografia (redazionale), sono di Maurizio Antonioli, 
                  Nico Berti, Gino Cerrito, Vincenzo Mantovani, Enzo Santarelli, 
                  Misato Toda. In coda vengono ripubblicati due scritti di Malatesta, 
                  rispettivamente sul regicidio di Gaetano Bresci il 29 luglio 
                  1900 e sulla “banda Bonnot”, chiare esposizioni 
                  del pensiero di Malatesta in tema di violenza, illegalismo, 
                  ecc. 
                  Nei due interni di copertina vengono pubblicate numerose foto 
                  della manifestazione nazionale antimilitarista anarchica tenutasi 
                  il 18 marzo 1982 a Livorno. Si vede, di spalle, il vecchio anarchico 
                  Umberto Marzocchi, esponente della Federazione Anarchica Italiana, 
                  parlare al microfono.  
                  Altri argomenti affrontati nel numero: la tortura da parte delle 
                  forze dell'ordine in Italia, il processo per la strage di Brescia 
                  del 1974 (a cura del Gruppo anarchico di controinformazione 
                  della città lombarda), articoli sul Salvador e sulla 
                  Turchia, un dossier a tre voci sull'incesto (Fausta Bizzozzero, 
                  Eduardo Colombo e Piero Flecchia), una recensione del film “Anni 
                  di piombo” a firma di Maria Teresa Romiti e a chiusura, 
                  come sempre, la posta dei lettori e i comunicati di servizio 
                  (tra cui le sottoscrizioni). 
                  Lì trovano spazio tre lettere, interessanti e vivaci. 
                  Maurizio Zicanu, di Livorno, sviluppa alcune sue considerazioni 
                  sull'antimilitarismo, visto come strutturalmente legato alla 
                  lotta di classe; Luce Fabbri, da Montevideo (Uruguay), riprende 
                  il tema della democrazia e della sua necessaria difesa rispetto 
                  ai totalitarismi; Gilbè, uno svizzero francofono allora 
                  impegnato nella Cooperativa Tipolitografica di Carrara (dove 
                  veniva stampata anche “A”) se la prende con chi 
                  nei numeri precedenti aveva criticato il computer e invita a 
                  imparare a conoscerlo.  
                   
                                 
                  
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