   
                 
                 
                  Offerta libera è diverso da un'elemosina 
                Un paio di mesi fa su queste pagine a proposito di una vecchia 
                  cassetta di Stefano Giaccone, Lalli e Toni Ciavarra si ragionava 
                  sui progetti musicali che proprio “progetti” (nel 
                  senso di frutto di congetture che si protraggono nel tempo) 
                  non sono. Dietro a certi lavori ci sono spesso l'urgenza e l'agitazione 
                  che gettano benzina incendiaria sopra alle congetture e ai ragionamenti 
                  - e quella cassetta era appunto un documento urgente ed agitato. 
                  Bisognava fare presto: altri avevano deciso per la guerra, ancora 
                  orrore ed orrore ad avvelenare le nostre vite, e già 
                  si stava combattendo, già si stava morendo. 
                  Fare, cantare, suonare così è stato un modo per 
                  dire no e dirlo presto e far sapere che c'era bisogno di sentire 
                  vicine altre voci, per raccogliersi e stringersi le mani. Musica 
                  come protesta sì, ma anche come condivisione, come speranza: 
                  un invito a fare a cantare e suonare, perché tutt'intorno 
                  risuonasse un altro rumore che non fosse il rumore delle bombe. 
                  Segnalo questa volta degli altri messaggi in bottiglia, affidati 
                  al mare con la speranza che non arrivino sulla spiaggia sbagliata. 
                  Niente di queste musiche è in vendita: per ciascuna di 
                  queste uscite non è stato stabilito un “prezzo” 
                  ma viene richiesta un'offerta libera e consapevole. 
                  Voi, che conoscete la differenza tra un'offerta libera e un'elemosina, 
                  sapete bene come fare. Prima che sia troppo tardi, magari già 
                  lo immaginavate, vi informo che sono stato in varia misura personalmente 
                  coinvolto nella cura e nella realizzazione di tutte queste cose. 
                 
                
                   
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                    |   Barcellona, 1907 - La fucilazione del pedagogista libertario Francisco Ferrer y Guardia vista da Flavio Costantini  | 
                   
                  
                Quelle fucilate firmate Stato e Chiesa 
                Il tredici ottobre, al grido della gente 
                  un povero innocente fu fatto assassinar 
                  Di Spagna era il campione, gentil era di cuore 
                  insegnò la professione a tutta l'umanità 
                  Era contro a preti e frati, era contro l'impostura 
                  combattendo addirittura che la morte gli costò... 
                   
                  Nell'ottobre 2009 l'editore imolese Bruno Alpini aveva voluto 
                  ricordare i cento anni che ci separavano dalla morte per fucilazione 
                  di Francisco Ferrer con un cd breve, contenente tre canzoni 
                  cantate da Paola Sabbatani ed arrangiate da Roberto Bartoli. 
                  Come scrivevo allora (vedi “A” 363, maggio 2010) 
                  pare che su queste canzoni non si sia posata la polvere del 
                  tempo: non sono una celebrazione, ma un motivo per far riflettere 
                  sulla profonda malvagità del potere. Un maestro morto 
                  ammazzato per aver desiderato una scuola aperta a tutti, bambine 
                  e bambini, senza tenere fuori nessuno – forse oggi questa 
                  potrà sembrare una banalità, un fatto naturale. 
                  Bisognerebbe invece avere la memoria lunga, e leggere la normalità 
                  di oggi come una conquista costata sangue e lacrime, che va 
                  difesa a tutti i costi. Una prima edizione del cd era andata 
                  esaurita velocemente, e così pure la prima e la seconda 
                  ristampa curate in collaborazione con stella*nera: ne viene 
                  adesso diffusa una terza. Al cd è allegato un libretto 
                  ricco di note informative, già presente nelle edizioni 
                  precedenti.  
                
                   
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                    |   La cover dell'album “Canzoni”, degli Orsi Lucille  | 
                   
                  
                Gli Orsi Lucille e altre impronte 
                Mi chiedi perché non canto d'amore 
                  le canzoni che canto ti fanno intristire 
                  dici ascolto la musica un po' per fuggire 
                  fuggire alle cose che ti fanno soffrire 
                  Dici canto solo problemi e paure 
                  e che non ti divertono mai 
                  dici cerca di far sorridere gli altri 
                  per strano che sembri è quello che cerco di fare 
                   
                  (...) Così vado avanti cercando una strada 
                  cercando nel modo che solo conosco  
                  e forse per farlo ti devo parlare 
                  di quello che vedo, che provo, quello che sono 
                  Adesso tu forse non mi vuoi sentire 
                  se ascolti ancora potresti scoprire 
                  le mie canzoni sono tutte d'amore 
                  un modo diverso per parlare d'amore 
                   
                  Dopo lo scioglimento di Franti, Lalli insieme a Vanni Picciuolo 
                  e Stefano Giaccone avevano formato un gruppo aperto, l'hanno 
                  chiamato Orsi Lucille e registrato tra febbraio e settembre 
                  del 1989 una manciata di canzoni con l'aiuto di amici e compagni 
                  del giro torinese. Il primo album degli Orsi è “Canzoni”, 
                  pubblicato nel dicembre 1989 (segnalazione su “A” 
                  171, marzo 1990) da Inisheer in un migliaio di copie. A chi 
                  si fosse chiesto se Franti avesse solo cambiato nome per ricominciare 
                  daccapo, una nota del gruppo in copertina invece che una risposta 
                  chiarificatrice poneva altri interrogativi: “...Qualcuno, 
                  scorrendo con lo sguardo i nomi, i luoghi, le canzoni di questo 
                  disco, ritroverà qualche traccia di lontana provenienza; 
                  qualche legame con persone e collettivi attualmente impegnati 
                  in altre iniziative. Qualcuno penserà invece che qui 
                  per la prima volta ci si butti nella mischia, esordienti. Nessun 
                  problema. È vero tutto...”. 
                
                   
                     | 
                   
                   
                    |   La 
                        cover dell'album “Due”, degli Orsi Lucille  | 
                   
                 
                 Per molti versi gli Orsi assomigliavano davvero a Franti: 
                  gli stessi nomi, le stesse voci, la stessa chitarra, la stessa 
                  aria. Alcune canzoni del disco sembrano mantenersi in volo nello 
                  stesso cielo. Ritroviamo Franti che gioca in strada e sventola 
                  una bandiera di carta, che ancora ci urla che “Questa 
                  è l'ora”, esplosioni in miniera e visioni psichedeliche, 
                  in “Movimenti” suonano quattro quinti del vecchio 
                  gruppo. 
                  L'attività degli Orsi prosegue, qualche concerto, molti 
                  altri progetti paralleli (Lalli e Stefano come Howth Castle, 
                  Vanni con i Panico, Stefano con i Kina e la banda di Tirofisso, 
                  Lalli con Miguel Angel Acosta, Vanni e Lalli in Ishi etc.). 
                  I tre registrano tra ottobre 1991 ed aprile 1992 alcune altre 
                  canzoni, raccolte in un secondo ellepì laconicamente 
                  intitolato “Due” che esce con la collaborazione 
                  dell'indie Hax e di Backdoor. 
                  Dethector e stella*nera hanno affondato gli artigli sul master 
                  originale del primo disco e, grazie al contributo tecnico di 
                  Marco Giaccaria, hanno recuperato non solo le dodici canzoni 
                  già pubblicate allora ma anche quattro versioni alternative 
                  che erano rimaste in disparte. A queste sono state aggiunte 
                  delle registrazioni che a vario titolo sono state ritenute “collegate”: 
                  due outtakes dal “Giardino delle quindici pietre” 
                  di Franti, e l'unica registrazione fatta insieme da Lalli e 
                  Garbi (del collettivo trentino Teatro Quotidiano) a nome Fatma, 
                  uscita a inizio 1994 su un 7” a sostegno della fanzine 
                  Luna Nera. 
                  Non è stato possibile rintracciare il master originale 
                  di “Due” né una copia, ci si è rivolti 
                  quindi a Marco Milanesio (che al tempo si era occupato delle 
                  registrazioni e dei missaggi) per una ricostruzione da vinile. 
                  “Due” è un'opera di intrecci, scambi e collaborazioni 
                  – vola da Torino al Sudamerica passando sopra l'Irlanda, 
                  mescola la sperimentazione dei DNE alle sonorità andine, 
                  sostituisce l'italiano all'originale inglese, scombina il calendario 
                  spostando di decade qualche vecchia canzone. Tra le canzoni 
                  del secondo album ritroviamo “Un modo diverso”, 
                  versione italiana di “A different kind of love song” 
                  scritta da Dick Gaughan (ne ho riportato qui sopra una parte 
                  del testo), “Back home in Derry” scritta dall'attivista 
                  irlandese Bobby Sands, ed un'emozionante “Alfonsina y 
                  el mar” ad opera della Joel Orchestra. 
                  Trova posto in questo cd anche una versione della canzone degli 
                  Orsi dedicata a Silvia Baraldini, registrata con un'attrezzatura 
                  casalinga da Vanni il 15 marzo 1993 e allora diffusa su cassetta. 
                  Infine, sempre grazie a Marco Milanesio si è recuperata 
                  una serie di registrazioni uscite a fine 1991 come cassetta 
                  autoprodotta “Nessuno ti potrà mai raccontare”, 
                  che contiene degli estratti dei concerti del trio a Rovereto 
                  e Olmese del settembre ed ottobre di quell'anno. Nelle confezioni 
                  di entrambi i cd degli Orsi Lucille sono raccolti i testi delle 
                  canzoni e le note tecniche. 
                 
                Il giardino dell'ossigeno 
                A Mary piace brontolare, nasconde le bottiglie vuote per casa 
Guarda le interviste e le soap in televisione, tiene duro anche se ha il cuore a pezzi 
Michael ha perso il lavoro, si sente sprofondare 
Non si fa più la barba, certi giorni è così incasinato che neanche ha voglia di vestirsi 
Stevie spacca i piatti perché non gli riesce di far uscire le parole 
Divorato dalla rabbia proprio come suo padre quando aveva la sua età 
La piccola Rita ha un sorriso dolce 
Ma a suo padre non gliene frega niente, mica l'ha mai vista 
Cantiamo per scacciare tutti i nostri dolori 
Oggi si vive, lotteremo un altro giorno 
Joey si è dato una ripulita, sono sei mesi che non si fa più 
Si annoia da morire ma vuole restare in riga 
Maggie è su una sedia a rotelle dopo una fuga su una macchina rubata 
Scalda l'acqua per il tè, indossa sempre un sorriso 
Cantiamo per scacciare tutti i nostri dolori 
Oggi si vive, lotteremo un altro giorno 
Cantiamo per scacciare tutti i nostri dolori 
Oggi si vive, oggi si ama 
 
                  Oltre che del cd di Paola e Roberto dedicato 
                  a Francisco Ferrer, su “A” 353 vi avevo parlato 
                  anche de “Il 
                  giardino dell'ossigeno” di Stefano Giaccone. Nel cd 
                  Stefano aveva raccolto alcune canzoni registrate in Sardegna 
                  all'inizio del 2010 “con due programmi craccati sul pc, 
                  senza microfoni né niente”. Ai suoi pezzi originali 
                  Stefano, come fa spesso e volentieri, anche in questo cd affianca 
                  delle riletture personali di cose scritte da altri “cercandoci 
                  dentro il buco giusto per far passare il suo lunghissimo filo 
                  rosso, filo rosso che tiene saldamente in mano da quando i Franti 
                  erano i Franti”. Il cd, da tempo esaurito, viene ristampato 
                  adesso con l'aggiunta di sei registrazioni fatte sempre allora, 
                  ma che erano rimaste fuori. 
Tra queste, delle versioni da brivido di “The farmer” della gallese Julie Murphy e di “Sing all our cares away” dell'irlandese Damien Dempsey, che spero di non aver tradotto troppo male. 
 
                  Per informazioni, contatti, richieste: un messaggio a stella*nera 
                  all'indirizzo stella_nera@tin.it, 
                  oppure anche una visita al blog di Dethector su https://dethector.wordpress.com. 
                 Marco Pandin 
                  stella_nera@tin.it 
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