| Spagna '36 
 Mujeres Libres:emancipazione femminile e rivoluzione sociale
 
 di Helena Andrés Granel 
 
 Totale integrazione delle donne nel movimento rivoluzionario e pieno contributo a una lotta congiunta per l'emancipazione umana. Questo era l'obiettivo del gruppo femminile Mujeres Libres, fondato in Spagna nel 1936. Contro i pregiudizi e il patriarcato, perpetrati talvolta anche dai gruppi libertari. E per un nuovo ruolo della donna nella società. L'anarchismo in quanto movimento sociale, il cui fine ultimo risiede nella totale emancipazione degli esseri umani e in una libertà piena che renda possibile lo sviluppo completo della personalità umana, ha dimostrato fin da epoche molto lontane una straordinaria preoccupazione per il problema della subordinazione delle donne, che spicca in modo considerevole in rapporto ad altre correnti ideologiche operaiste.
 Gli anarchici con orientamento comunalista, nel loro progetto di società futura, prevedevano un'organizzazione sociale non gerarchica, basata sul collettivismo, il comunismo e la libertà individuale. A tale scopo, dovevano essere aboliti lo Stato e il sistema di produzione capitalista, in quanto fondati su relazioni autoritarie e oppressive. Per farla finita con tutti i rapporti di dominio e subordinazione, ritennero che in questo progetto rivoluzionario fosse fondamentale la trasformazione delle relazioni personali.
 In tale progetto egualitario radicale, l'anarchismo non poteva escludere le donne. Quindi grande importanza assumevano problemi quali la sessualità, la vita familiare e, in definitiva, tutto ciò che attiene all'ambito delle relazioni personali; erano consapevoli, perciò, che il campo del lavoro non era l'unico spazio nel quale si dispiegavano i rapporti di dominio e di oppressione.
 Le donne in secondo piano Tuttavia, nel movimento anarcosindacalista spagnolo i problemi specifici delle donne rimasero relegati in secondo piano. La constatazione di tale contraddizione portò alla fondazione di Mujeres Libres, organizzazione anarchica femminile, e senza alcun dubbio femminista, nonostante rifiutasse esplicitamente l'aggettivo “femminista”.Secondo il marxismo, la cui analisi dell'oppressione era incentrata 
                  sul terreno economico, tutti i rapporti di dominazione e subordinazione 
                  avevano la propria origine nel sistema di produzione. Secondo 
                  questa teoria, il problema dell'emancipazione delle donne sarebbe 
                  stato risolto dopo la rivoluzione che avrebbe trasformato i 
                  rapporti economici e, di conseguenza, l'intera società. 
                  Di fronte a questo approccio così riduzionista, l'anarchismo 
                  comprese la molteplicità e la naura multiforme di relazioni 
                  di dominio, sostenendo che una ristrutturazione economica, benché 
                  fosse imprescindibile, non sarebbe stata sufficiente a ottenere 
                  l'emancipazione delle persone.1 
                  Questa idea fece sì che si cominciasse a prestare una 
                  speciale attenzione teorica al problema della subordinazione 
                  delle donne. Tuttavia, le posizioni riguardo a questo argomento 
                  furono variegate e divergenti, in ragione della natura inevitabilmente 
                  eterodossa del pensiero libertario e, al tempo stesso, ambivalenti 
                  e contraddittorie nella pratica.
 L'attività dell'anarcosindacalismo spagnolo era incentrata sulla lotta economica tra le classi, sul perseguimento di una rivoluzione che si sarebbe conclusa mediante l'espropriazione della borghesia e la collettivizzazione dei mezzi di produzione, ponendo così fine alla società divisa in classi. In questa lotta, un ruolo fondamentale doveva avere la sindacalizzazione di operai dell'industria, mentre vennero relegati in secondo piano i problemi particolari delle donne, la cui specificità fu ignorata se non addirittura negata. Questo costituirà un elemento comune ai vari movimenti operaisti, secondo i quali la lotta anticapitalista e la questione economica dovevano occupare un ruolo centrale, tenendo ai margini, in tal modo, la lotta contro altri sistemi di oppressione come il patriarcato.
 Contro il capitalismo e il patriarcato D'altro canto, i movimenti femministi si occuparono della lotta contro la subordinazione delle donne nel contesto di una società patriarcale, che stabiliva rapporti di potere di carattere strutturale tra uomini e donne, a volte senza prendere in considerazione l'oppressione economica caratteristica delle società capitaliste e lottando per ottenere che le donne avessero la possibilità di accedere agli spazi di potere nel sistema vigente.L'anarcofemminismo portò avanti una critica a entrambe le posizioni, proponendo una duplice lotta: contro il sistema capitalista e contro il sistema patriarcale. In questo modo, sostenne l'emancipazione delle donne lavoratrici, sulle quali incombono due schiavitù: di classe e di genere. La sua analisi tenne conto dell'interazione di entrambe le categorie di oppressione, collocando la lotta all'interno del movimento rivoluzionario globale che aspira a una trasformazione sociale profonda e radicale.
 Questa rivoluzione deve cominciare con il trasformare il modo in cui noi esseri umani ci rapportiamo gli uni agli altri, mediante un processo diretto alla distruzione totale delle relazioni di potere, fondato sulla negazione dell'autorità e l'affermazione della libertà.
 Abbiamo già fatto notare come nel movimento anarcosindacalista spagnolo, che si sviluppa a partire dalla fondazione della CNT nel 1910, si verificarono grandi contraddizioni, per cui, nonostante il suo egualitarismo teorico, possiamo affermare che la pratica sindacale fu fortemente patriarcale. Si ritenne che le donne dovessero semplicemente entrare nella lotta libertaria senza tener conto delle difficoltà che le donne anarchiche incontravano negli ambienti operai a causa degli atteggiamenti sessisti dei loro compagni, che contribuivano alla loro emarginazione nei sindacati e nelle associazioni.
 Mujeres Libres fu fondata allo scopo di superare queste contraddizioni 
                  e incoerenze e inserire a pieno titolo le donne nella lotta 
                  libertaria. Nacque per iniziativa di tre donne anarchiche: la 
                  scrittrice Lucía Sánchez Saornil, la giornalista 
                  Mercedes Comaposada e la dottoressa Amparo Poch y Gascón. 
                  Fondarono la rivista “Mujeres Libres” che uscì 
                  nell'aprile del 1936, tre mesi prima del sollevamento militare 
                  contro la Repubblica. In un articolo pubblicato su “Solidaridad 
                  Obrera”, e rivolto a Mariano Vázquez, segretario 
                  della CNT, Lucía Sánchez Saornil aveva già 
                  manifestato la propria intenzione di creare un organismo femminile 
                  indipendente.2 La rivista si 
                  rivolgeva a donne della classe operaia, allo scopo di conquistarle 
                  alle idee libertarie, anche se non si definì esplicitamente 
                  anarchica in ragione del rifiuto iniziale che questo aggettivo 
                  avrebbe potuto suscitare. È importante segnalare che, 
                  nonostante la richiesta di aiuto finanziario e materiale, la 
                  rivista fu pubblicata e scritta esclusivamente da donne, che 
                  rifiutarono le proposte di collaborazione volontaria realizzata 
                  dagli uomini.3
 Il Grupo Cultural Femenino, che si era costituito a Barcellona 
                  alla fine del 1934, si unì al gruppo di Mujeres Libres 
                  di Madrid nel settembre 1936. L'organizzazione sarebbe arrivata 
                  ad annoverare 20.000 affiliate in un totale di 153 gruppi, suddivisi 
                  per tutte le zone repubblicane.4 
                  Nell'agosto del 1937 si costituì la Federación 
                  Nacional de Mujeres Libres; si trattava di un'organizzazione 
                  a struttura federale, organizzata in comitati locali, provinciali, 
                  regionali e nazionali.5
 Obiettivo finale della Federazione era la liberazione delle 
                  donne dalla loro triplice schiavitù: dall'essere ignoranti, 
                  donne e produttrici. Si partiva così dal riconoscimento 
                  di una problematica femminile specifica e dall'idea che era 
                  necessaria un'organizzazione autonoma di donne, poiché 
                  all'interno delle organizzazioni libertarie già esistenti 
                  la liberazione delle donne non sarebbe stata possibile. Queste 
                  due caratteristiche ci consentono di affermare il carattere 
                  femminista di Mujeres Libres.6
 Scopo fondamentale dell'organizzazione era creare una forza 
                  femminile cosciente che agisse come avanguardia della rivoluzione.7 
                  Dobbiamo tenere presente che, abitualmente, la donna è 
                  stata concepita come un fattore di regresso, grazie alla funzione 
                  di trasmissione dell'ideologia dominante che assume all'interno 
                  della famiglia tradizionale. Secondo questa idea, così 
                  diffusa nei differenti settori della sinistra spagnola, di fronte 
                  alla lotta dell'uomo per la propria liberazione, la donna avrebbe 
                  svolto un ruolo praticamente controrivoluzionario, poiché 
                  la sua mentalità risultava essere profondamente legata 
                  alla superstizione religiosa. Veniva criticata anche la sua 
                  mancanza di interesse per i problemi e le lotte sociali.
 Mujeres Libres nasce così con l'obiettivo di educare e alzare il livello culturale delle donne, condizione fondamentale per la loro emancipazione come per la loro presa di coscienza rivoluzionaria e la loro adesione alla lotta anarcosindacalista.
 Trasformazione della vita sessuale e familiare Lo scoppio della guerra civile in seguito al fallito golpe militare, il 18 luglio 1936, per le donne significò un periodo di straordinaria mobilitazione e partecipazione attiva, che si esplicò attraverso differenti organizzazioni femminili. Il vuoto di potere legale, prodotto dal rovesciamento della legalità repubblicana da parte di forze politiche e militari controrivoluzionarie, aprì la strada allo sviluppo di un processo rivoluzionario che gli anarchici perseguivano già da parecchi anni. Un simile contesto risultò straordinariamente favorevole allo sviluppo dell'organizzazione, in ragione della necessità del contributo delle donne allo sforzo bellico. Mujeres Libres, attraverso le sue sezioni di lavoro e i suoi corsi di alfabetizzazione, cultura generale e formazione professionale, riuscirà a risvegliare nelle donne coscienza rivoluzionaria e senso di responsabilità.Per Mujeres Libres, la donna deve avere un ruolo essenziale 
                  nel progetto rivoluzionario, dato che l'emancipazione femminile 
                  è una condizione essenziale per il trionfo della rivoluzione. 
                  “Se vogliamo davvero la Rivoluzione sociale, non dimentichiamo 
                  che il suo primo principio risiede nell'uguaglianza economica 
                  e politica, non solo delle classi, ma anche dei sessi.”8 
                  La causa antifascista e “quella dell'emancipazione femminile, 
                  che è quella della rivoluzione” si uniscono in 
                  modo coerente con la posizione libertaria, secondo la quale 
                  guerra e rivoluzione sono processi indissociabili.
 Nell'anarchismo, data la rilevanza che viene attribuita all'individuo, 
                  alla sua personalità e alla vita privata, esiste una 
                  certa consapevolezza delle implicazioni politiche del personale 
                  e del sessuale. Per molti autori anarchici, la trasformazione 
                  della vita sessuale e familiare era essenziale all'interno del 
                  processo rivoluzionario e consideravano che la chiave della 
                  subordinazione delle donne si trovava nella riproduzione e nella 
                  doppia morale sessuale basata sull'istituzione matrimoniale 
                  e sulla prostituzione. In tal modo, difendevano l'uguaglianza 
                  di generi, l'amore libero e una nuova morale che si sarebbe 
                  distinta dalla vecchia morale borghese.9
 Nel discorso anarchico, le sfere politica e sessuale sono strettamente connesse, dato che le relazioni nell'ambito del privato sono ritenute la base fondamentale del cambiamento sociale. In questo modo, la famiglia tradizionale, alla quale attengono gerarchia e autorità, sarebbe un'istituzione controrivoluzionaria strettamente connessa con il capitalismo e la proprietà privata. Sono frequenti le critiche al comportamento autoritario maschile in famiglia, che contraddiceva i principi anarchici e il rifiuto del matrimonio in difesa del libero amore, basato sulla libertà e la reciproca uguaglianza. Su tale questione le posizioni teoriche sono talmente diverse che risulta impossibile stabilire un'unica definizione del concetto di libero amore, che potrebbe comprendere il cameratismo amoroso preconizzato da Armand in Francia, l'idea di amore plurale portata avanti dall'autrice brasiliana María Lacerda de Moura e persino le unioni libere a carattere monogamico.
 Nei testi di Amparo Poch y Gascón ci si riferisce alla 
                  necessità di farla finita con il principio della monogamia, 
                  che è connessa esplicitamente al capitalismo e alla proprietà 
                  privata: “Coppia umana, proprietà privata, capitalismo: 
                  ecco tre principi che si sostengono vicendevolmente”. 
                  L'autrice difende il libero amore, sincero, spontaneo e multiplo, 
                  considerando che le norme di comportamento sessuale sono convenzionali 
                  e costruite socialmente, e che, come sostiene Armand, il matrimonio 
                  “è immorale, irrazionale e contro natura”. 
                  Di conseguenza, esisterebbe una forma di amore, primigenia e 
                  naturale, che precede le regole morali e che sarebbe necessario 
                  recuperare.10
 Nella sua lotta contro la doppia morale sessuale, Mujeres Libres 
                  dedicò grande attenzione al problema della prostituzione. 
                  Per eliminarla, propose la creazione di strutture destinate 
                  a “liberare dalla prostituzione”, tese alla “riabilitazione” 
                  delle prostitute, per far sì che abbandonassero quella 
                  pratica. Per questo, era essenziale la capacità di svolgere 
                  una professione, perché soltanto l'uguaglianza tra uomini 
                  e donne avrebbe finalmente consentito la totale abolizione della 
                  prostituzione, cosa che costituiva la condizione indispensabile 
                  per l'amore libero.11
 Per la riforma dei rapporti sessuali, il movimento anarchico 
                  si interessò anche di problemi quali l'educazione sessuale 
                  e il controllo della natalità, che eressero a strumento 
                  di liberazione al servizio della classe operaia. La diffusione 
                  di informazioni riguardanti i metodi contraccettivi fu una costante 
                  sulla stampa anarchica, soprattutto a partire dagli anni venti,12 
                  anche se sarà soltanto negli anni trenta che il discorso 
                  neomalthusiano, definito da Eduard Masjuán “movimento 
                  protoecologista, anticapitalista e femminista di prim'ordine”,13 
                  si inserirà apertamente nell'ideologia anarchica.14
 No al femminismo suffragista! È molto significativo il fatto che nel contesto rivoluzionario 
                  del 1936, l'aborto sia stato legalizzato in Catalogna per iniziativa 
                  del medico anarchico Félix Martí Ibáñez, 
                  a quel tempo direttore generale della Sanità e dell'Assistenza 
                  sociale del governo autonomo, mediante un decreto, il cui contenuto 
                  è apertamente emancipatorio, dato che ammette la volontà 
                  della donna come motivo sufficiente per la pratica dell'aborto.15Benché, come ha osservato Mary Nash, Mujeres Libres non 
                  si sia espressa in modo esplicito riguardo ai problemi relativi 
                  alla sessualità, a causa dei codici di genere imperanti,16 
                  la sua difesa della maternità consapevole andava necessariamente 
                  di pari passo con l'esercizio del controllo della natalità. 
                  In ogni caso, sappiamo che Amparo Poch fu una delle fondatrici 
                  del gruppo Ogino, che si occupava della diffusione di questo 
                  metodo di contraccezione,17 il 
                  che ci consente di stabilire un legame con il movimento neomalthusiano.
 Da un punto di vista moderno, la maternità consapevole 
                  è un'idea certamente ambivalente, dato che, benché 
                  implichi il riconoscimento dei diritti di riproduzione delle 
                  donne e la separazione tra attività sessuale e procreazione, 
                  presuppone anche la maternità come autentica funzione 
                  sociale, ruolo che trova le proprie radici in una base ideologica 
                  di carattere essenziale.18
 La maternità consapevole sembra ergersi come un pilastro fondamentale della nuova società libertaria, poiché significa la liberazione delle donne mediante la limitazione delle nascite e l'esercizio di un importante lavoro di socializzazione dei figli, ai quali la madre consapevole, educata razionalmente, trasmette un'educazione razionale e una morale rivoluzionaria.
 D'altra parte, le donne devono contribuire attivamente al processo 
                  teso a creare la nuova società libertaria, poiché 
                  in essa devono convergere i punti di vista maschile e femminile, 
                  di fronte all'unilateralità che ha caratterizzato le 
                  società del passato e del presente. Secondo Lucía 
                  Sánchez Saornil, tale unilateralità o androcentrismo 
                  ha indotto una mancanza di equilibrio essenziale per il buon 
                  funzionamento della società.19 
                  Il discorso di Mujeres Libres è dunque un discorso sulla 
                  differenza sessuale e la sua tesi si basa sull'uguaglianza all'interno 
                  della differenza, uguaglianza di due sessi differenti e complementari 
                  tra loro, i cui contributi specifici devono confluire nella 
                  costruzione della nuova società.
 Tutto ciò serve per esprimere il fatto che la rivoluzione cui pensano gli anarchici non è concepita esclusivamente come una trasformazione sul piano socioeconomico, bensì come una profonda trasformazione ideologica e culturale, che riguardi tutti gli aspetti della vita umana, incluso l'ambito sessuale e quello delle relazioni di genere. Il problema sessuale riveste un'importanza fondamentale nel processo di rivoluzione sociale. Non può essere ovviato né negato da quest'ultima dato che costituisce un monolite insieme al problema politico ed economico.
 Il problema sessuale è talmente connesso con quello politico 
                  ed economico che soltanto la rivoluzione sociale può 
                  risolverlo.20 Da questo punto 
                  di vista è logico che il femminismo rivoluzionario propugnato 
                  da Mujeres Libres rifiutasse apertamente il femminismo suffragista.
 Benché Mujeres Libres nasca con un obiettivo specifico di emancipazione femminile, si tratta di un'organizzazione anarchica che si identifica totalmente con gli obiettivi generali della CNT e della FAI e impegnata in un lavoro di coinvolgimento delle donne in una lotta anarcosindacalista. In tal modo, viene rifiutato il femminismo ugualitario di segno politico, in ragione del suo carattere riformista e puramente rivendicativo, che considera non compatibile con le vaste aspirazioni di trasformazione sociale dell'anarchismo.
 In questo senso, risulta molto significativo un testo di Lucía Sánchez Saornil pubblicato sul quotidiano “CNT” nel 1933 durante i giorni che precedettero le elezioni di novembre, nelle quali le donne avrebbero esercitato il diritto di voto, dopo che il governo repubblicano aveva concesso loro la piena cittadinanza politica nel 1933:
 
 Non votare, donna. Non sprecare il tuo tesoro di energie intatte nel voler dar vita a un cadavere, l'umanità ha diritto di sperare qualcosa di più da te. L'ho detto anche in un'altra occasione: la tua missione è quella di superare la storia, è quella di andare oltre il panorama di dolori e torture rappresentato dalla società attuale. Il tuo gesto deve essere quello di spezzare tutte le norme.
 Rinnovare è impossibile. È necessario distruggere per poi creare in allegria.
 Il futuro del mondo sta nella rivoluzione libertaria.
 Medita, donna, non votare.21
 
 Le donne dovranno dunque liberarsi della tirannide della religione 
                  e della morale borghese, ma anche evitare di cadere nella “tirannide 
                  della politica”. Mujeres Libres esprimerà il proprio 
                  rifiuto della democrazia in quanto regime politico che mantiene 
                  una struttura sociale basata sulle classi. Lo sfruttamento capitalista, 
                  il privilegio e l'oppressione non sono scomparsi con la fine 
                  della monarchia, ma permangono nel sistema di governo repubblicano.22
 Mujeres Libres fu un'organizzazione anarchica e, dato il suo carattere antiparlamentare, non poteva legare il progresso ai diritti politici. Il rifiuto dell'aggettivo “femminista” è dovuto al fatto che identificava femminismo e suffragismo. Mujeres Libres disprezza questo femminismo borghese in ragione del suo carattere riformista, mentre propone un anarcofemminismo rivoluzionario che si articola in una duplice lotta: la lotta contro lo Stato e il sistema capitalista e la lotta contro il sistema patriarcale.
 
 Conosciamo ciò che sta dietro le organizzazioni femministe 
                  e ciò che sta loro vicino, cioè i partiti politici. 
                  Una volta capite queste esperienze e tenendo conto della nostra 
                  dottrina libertaria, non possiamo lavorare con nessuno dei due. 
                  Non possiamo separare il problema femminile dal problema sociale, 
                  né potremmo disinteressarci del primo e del secondo per 
                  trasformare la donna in un semplice strumento di qualsiasi organizzazione, 
                  anche se questa fosse la nostra, l'organizzazione libertaria. 
                  L'aspirazione delle sue promotrici era più ampia, molto 
                  più ampia: servire una dottrina, non un partito, rendere 
                  la donna un individuo capace di contribuire alla strutturazione 
                  della società futura, un individuo che imparerà 
                  ad autodeterminarsi, non a seguire ciecamente le indicazioni 
                  di una organizzazione.23
 
 Come ha osservato Mary Nash, nei movimenti femministi che hanno 
                  preceduto il femminismo di seconda generazione, il fattore “classe” 
                  possiede un maggior potere di coesione del fattore “genere”. 
                  Così, nonostante gli obiettivi specifici di emancipazione 
                  femminile e nonostante sia la coscienza di genere il fattore 
                  che spiega l'esistenza stessa dell'organizzazione, la coscienza 
                  di classe e il senso di appartenenza a una determinata corrente 
                  ideologica - l'anarchismo - avranno un peso maggiore e impediranno 
                  lo sviluppo di un movimento femminile transpolitico durante 
                  la contesa bellica. Per questo Mujeres Libres respingerà 
                  la proposta della Agrupación de Mujeres (AMA) di aderire 
                  alla Alianza Nacional de Mujeres, intendendola come un proposito 
                  di acquisizione e assimilazione, che avrebbe condotto a un maggior 
                  dominio del Partito Comunista.24
 Per questo, in accordo con Mary Nash, sosteniamo che “è 
                  assolutamente necessario, nel trattare storicamente il femminismo, 
                  affrontare un'analisi di classe”. Dobbiamo distinguere 
                  il femminismo borghese dal femminismo operaio, giacché 
                  non possiamo parlare di femminismo interclassista fino agli 
                  anni sessanta, con lo sviluppo della cosiddetta seconda generazione 
                  del femminismo.25 Mujeres Libres 
                  avrebbe proposto un femminismo proletario e di classe, che avrebbe 
                  lottato per la trasformazione delle strutture sociali stesse.
 Federica Montseny condivideva il rifiuto del femminismo borghese 
                  riformista, che riteneva ambisse a privilegi all'interno della 
                  società capitalista, ma non la convinceva nemmeno il 
                  femminismo libertario di Mujeres Libres. Non riconosceva l'esistenza 
                  di una problematica femminile specifica e, anzi, faceva riferimento 
                  a un'emancipazione umana globale che si sarebbe raggiunta mediante 
                  un processo rivoluzionario che non operava alcuna distinzione 
                  tra i sessi.26
 Se il sistema patriarcale è difficile da abbattere La ragion d'essere di Mujeres Libres affonda le proprie radici 
                  nella decisa convinzione della necessità di un femminismo, 
                  non interclassista, bensì autonomo, non ritenendo che 
                  la rivoluzione sociale avrebbe risolto in modo automatico il 
                  problema della subordinazione femminile. “Dopo la rivoluzione 
                  sociale, noi donne dovremmo fare la “nostra rivoluzione”. 
                  [...] In Spagna, dove si sta già realizzando e vivendo 
                  la rivoluzione sociale, le donne si ritrovano ancora sottoposte 
                  all'uomo come in qualsiasi paese borghese,” scrive Nina 
                  Nahuel.27Certo, i cambiamenti rivoluzionari favoriti dagli anarchici non comportarono un sovvertimento delle tradizionali relazioni di genere. La collettivizzazione di terre nelle aree rurali (soprattutto in Aragona orientale e Valencia), e la collettivizzazione di fabbriche e di centri di lavoro in città (principalmente in Catalogna) da parte delle organizzazioni sindacali, comportarono il controllo operaio sulla produzione, ma non alterarono in assoluto i rapporti di genere né significarono un'effettiva uguaglianza tra uomini e donne.
 Il lavoro domestico continuò a ricadere esclusivamente 
                  sulle donne, continuarono a esistere le differenze salariali 
                  in funzione del sesso, la divisione sessuale del lavoro, e la 
                  leadership, salvo eccezioni, fu monopolizzata da uomini.28
 Lo sviluppo di un processo rivoluzionario durante il periodo bellico, che trasformò le strutture socioeconomiche senza alterare le tradizionali relazioni di genere, dimostrò che il sistema patriarcale è in un certo modo indipendente dal modo di produzione e che, pertanto, combatterlo richiede specifiche forme di lotta. Mujeres Libres, nell'affermare la necessità di una lotta femminile autonoma, fu pienamente conseguente con l'ideologia anarchica, secondo la quale la pura e semplice abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione non era sufficiente per eliminare le relazioni umane di dominio e subordinazione.
 Con la piena consapevolezza che l'emancipazione femminile è 
                  parte fondamentale del progetto rivoluzionario, “Tierra 
                  y Libertad” denunciava il fatto che, in piena rivoluzione 
                  sociale, continuasse a esistere la prostituzione: “La 
                  nostra rivoluzione ha fatto piazza pulita dei preti che volevano 
                  spazzare via noi. Ha espropriato i fascisti, li ha giustiziati; 
                  ha socializzato e collettivizzato. Ma la prostituzione esiste 
                  ancora”. La sua abolizione era un dovere della Rivoluzione.29
 La stessa Emma Goldman sollecitò le donne spagnole a 
                  fare la loro rivoluzione all'interno della rivoluzione comunista 
                  libertaria: “Non può esistere una vera emancipazione 
                  se sussiste il predominio di un individuo sull'altro e di una 
                  classe sull'altra. E l'emancipazione della razza umana sarà 
                  assai meno reale se un sesso continuerà a dominare l'altro. 
                  [...] Adesso tocca a voi, donne spagnole. Rompete le vostre 
                  catene. È il vostro turno di elevare la vostra dignità 
                  e la vostra personalità, di pretendere con decisione 
                  i vostri diritti di donne, come individualità libere, 
                  come membri della società, come compagne nella lotta 
                  contro il fascismo e per la Rivoluzione Sociale”.30
 Per la formazione morale e politica della donna A differenza delle altre organizzazioni femminili del periodo, AMA (Agrupación de mujeres antifascistas) e SEFPOUM (Secretariado Femenino del POUM), che dipendevano strettamente dai partiti che le avevano fondate, (Partito Comunista e POUM), Mujeres Libres fu creata grazie all'iniziativa indipendente di tre donne anarchiche e basò la propria ragione di esistere su rivendicazioni specificamente femministe e difese gelosamente la sua autonomia organica.Autonomia e integrazione sono concetti che definiscono il posto 
                  che l'organizzazione volle occupare all'interno del movimento 
                  libertario spagnolo, quando domandò di essere riconosciuta 
                  come un settore autonomo di quest'ultimo, come la CNT, la FAI 
                  e le Juventudes Libertarias. L'organizzazione femminile manifestò 
                  insistentemente il proprio legame con l'anarchismo allo scopo 
                  di ottenere riconoscimento e accettazione, esprimendo altresì 
                  la propria delusione di fronte all'indifferenza e persino all'ostilità 
                  del resto dell'organizzazione del movimento libertario, soprattutto 
                  a livello nazionale.31
 In definitiva l'aspirazione ultima di Mujeres Libres era la totale integrazione delle donne, a parità di condizioni, nel movimento rivoluzionario, il loro pieno contributo a una lotta congiunta per la globale emancipazione umana. Perché emancipazione femminile ed emancipazione umana sono due processi che devono essere concepiti in modo parallelo e non escludente, dato che l'una non esiste senza l'altra.
 La lotta contro lo Stato e il sistema capitalista non era sufficiente a superare la subordinazione delle donne, ma l'emancipazione femminile era realmente possibile soltanto nell'ambito di un movimento rivoluzionario globale, teso a trasformare completamente la società e i rapporti umani.
 Se il dibattito si incentra sulla lotta femminista specifica o sulla lotta per una emancipazione umana globale che non deve fare distinzioni tra i sessi, possiamo affermare che per Mujeres Libres tale dicotomia non esistette. Esisteva un'oppressione specificamente femminile, con la quale l'anarchismo doveva confrontarsi in modo peculiare, mediante strategie di lotta specifiche, vale a dire femministe, che si sarebbero inserite e avrebbero fatto parte di una lotta congiunta di carattere umanista. Crediamo che questa posizione fosse pienamente coerente con l'ideologia anarchica, come dimostra la sua preoccupazione particolare a livello teorico per la subordinazione delle donne, anche se la pratica sindacale, incentrata sulla lotta economica, accantonasse la lotta contro il patriarcato.
 Possiamo affermare che il fatto che all'interno del movimento libertario spagnolo sorgesse un movimento organizzato di carattere specificamente femminista, e, cosa ancor più importante, autonomo, è qualcosa che si può spiegare a partire dalla stessa ideologia anarchica.
 Gli anarchici, molto più di una banale ristrutturazione economica, sostengono una trasformazione sociale così profonda e radicale che riguardi tutti gli ambiti della vita (economico, sociale, culturale e sessuale), abolendo i rapporti di potere. Perciò anarchismo significa il rifiuto di ogni forma di autorità e di potere coercitivo che limiti l'iniziativa individuale e lo sviluppo della personalità umana. L'essere umano, uomo o donna che sia, è un essere libero per natura e per essenza e pertanto deve lottare per emanciparsi da qualsiasi autorità e coercizione, sia che provenga dalla legge, dalla religione o dalla morale, come strumento fondamentale per il proprio pieno sviluppo. Per questo dunque il rifiuto dei rapporti asimmetrici di genere, la gerarchia e l'autorità maschile, si inserisce in un rifiuto totale e assoluto della gerarchia e dell'autorità.
 L'emarginazione delle donne nella lotta libertaria Mujeres Libres preconizza la costruzione di “una società 
                  dove la reciproca coercizione tra individui sia ridotta al minimo 
                  e che quindi vengano bandite le istituzioni coercitive e autoritarie. 
                  Tuttavia, non faremo nemmeno un passo in direzione dell'ottenimento 
                  di tali obiettivi se non si accelera la formazione morale e 
                  politica della donna”.32L'individuo consapevole, autonomo e libero sarà alla base della nuova società libertaria, organizzata sulla base del libero accordo e cooperazione tra individui liberi che costituiscano federazioni di municipi liberi. In accordo con questo principio, Mujeres Libres pretenderà di favorire un cambiamento fondamentale nei rapporti di genere e nella stessa concezione della donna: padrona del proprio corpo e della propria vita, capace di prendere decisioni per volontà propria riguardo alla maternità e, in definitiva, individuo consapevole, autonomo e libero, responsabile della propria gestione, in modo del tutto coerente con l'ideologia anarchica.
 Il concetto di autonomia, fondamentale nel patrimonio di idee 
                  dell'anarchia, è la chiave per capire sia gli obiettivi 
                  sia il funzionamento di Mujeres Libres. Si trattava di far sì 
                  che le donne acquisissero una maggiore fiducia in se stesse, 
                  autostima e indipendenza, prendendo coscienza autonomamente 
                  delle proprie capacità attraverso l'educazione e la militanza. 
                  “Tale autonomia ci permetterebbe di mantenere il settore 
                  femminile sul puro terreno della formazione ideologica e professionale, 
                  coltivando nella donna, al tempo stesso, l'apprendimento della 
                  propria autodeterminazione”.33
 Come l'emancipazione dei lavoratori doveva essere opera dei 
                  lavoratori stessi ed essere conquistata mediante una lotta autonoma 
                  basata sull'azione diretta, così l'emancipazione femminile 
                  poteva essere raggiunta soltanto tramite un'azione autonoma, 
                  in modo coerente con i principi libertari. Emma Goldman stabilisce 
                  questa analogia tra emancipazione proletaria ed emancipazione 
                  femminile perché, secondo il suo pensiero, “coloro 
                  che vogliono essere liberi, devono fare il primo passo”.34
 La nascita e lo sviluppo di un'organizzazione come Mujeres Libres possono essere compresi soltanto a partire dall'anarchismo, corrente ideologica che intesserà tutto il suo discorso, la sua struttura organica, i suoi obiettivi e strategia di intervento.
 In un certo senso il discorso di Mujeres Libres costituisce la logica continuazione e il culmine di determinate posizioni femministe che troviamo nel discorso anarchico e, al tempo stesso, un precedente di certe proposte del femminismo di seconda generazione. Tuttavia, la sua importanza non sta tanto nel suo discorso a livello teorico, ma anche nella sua capacità di mettere in pratica queste proposte in una organizzazione autonoma di donne, disposte a rompere la dicotomia tra discorso e realtà, teoria e pratica, che si traduceva in una flagrante contraddizione: l'emarginazione delle donne nella lotta libertaria.
  Helena Andrés Granel 
originariamente apparso sulla rivista “Germinal. Revista de estudios libertarios” (n. 2, 2006) con il titolo Mujeres Libres: Emancipación femenina y revolución social  traduzione di Luisa CorteseNote 
Martha Ackelsberg, Free Women of Spain: Anarchism and the Struggle for the Emancipation of Women, Indiana University Press, Bloomington-Indianapolis 1991; tr.it. Mujeres libres: l'attualità della lotta delle donne anarchiche nella rivoluzione spagnola, Zero in condotta, Milano 2005 [tr. sp. Mujeres Libres. El anarquismo y la lucha por la emancipación de las mujeres, Virus, Barcelona 2000, pp. 39-47].
Lucía Sánchez Saornil, Resumen al margen de la cuestión femenina. Para el compañero M.R. Vázquez, in “Solidaridad Obrera”, 8 noviembre 1935, 2.
Martha Ackelsberg, op. cit., [tr. sp. cit., pp. 164-168].
Mary Nash, Mujer y movimiento obrero en España, Fontamara, Barcelona 1981, pp. 86-88.
Actas de la Conferencia Nacional de Mujeres Libres, Valencia, 20-22 agosto 1937 (AHNS, C 432).
Mary Nash, op. cit., pp. 93-97.
Estatutos de la Agrupación Mujeres Libres (AHNS, C432).
El problema sexual y la revolución, in “Mujeres Libres”, 9.
Martha Ackelsberg, op. cit. [tr. sp., cit., pp. 58-59].
Amparo Poch, Introduzione a Pedro Ribelles Pla, El matrimonio libre, in Antonina Rodrigo, Amparo Poch y Gascón. Textos de una médica libertaria, Diputación, Zaragoza 2002, pp. 92-101.
Liberatorios de prostitución, in “Mujeres Libres”, 4.
La rivista “Estudios” e quella che l'aveva preceduta, “Generación consciente”, trattarono molto ampiamente il tema, poiché la libertà sessuale della donna era uno dei punti fondamentali del loro programma.
Eduard Masjuán, Procreación consciente y discurso ambientalista: anarquismo y neomalthusianismo en España e Italia, 1900-1936, in “Ayer”, 46 (2002), pp. 63-92.
Mary Nash, “El neomalthusianismo anarquista y los conocimientos populares sobre el control de natalidad en España, in Presencia y protagonismo. Aspectos de la historia de la mujer, Ediciones del Serbal, Barcelona 1994, p. 320.
Félix Martí Ibáñez, En torno a la reforma eugénica del aborto, in “Solidaridad obrera” (12 enero 1937), 10.
Mary Nash, Género, cambio social y la problemática del aborto, in “Historia Social”, 2 (1988), pp. 19-35.
Antonina Rodrigo, Una mujer libre. Amparo Poch y Gascón, médica y anarquista, Flor del Vento, Barcelona 2002, p. 67.
Anche le posizioni riguardo alla maternità furono varie. In aperta opposizione a Federica Montseny, nel cui pensiero la maternità occupa un posto preminente, Lucía Sánchez Saornil espresse la propria preoccupazione per il fatto che la donna fosse considerata esclusivamente come madre, annullando la sua individualità.
“Mujeres Libres”, 1.
El problema sexual y la revolución, in “Mujeres Libres”, 9.
Lucía Sánchez Saornil, ¡Medita, mujer, no votes!, in “CNT”, Madrid, 15 noviembre 1933, 1.
“Mujeres Libres”, 2.
Razones de existencia de Mujeres Libres, allegato al Rapporto che la Federación Mujeres Libres invia ai Comités superiores del Movimiento Libertario e al Plenum del medesimo (AHNS, C1532).
La AMA era un'organizzazione di donne, fondata già dal 1933. Benché insistesse nell'affermare il suo carattere transpolitico, era influenzata direttamente dal Partito comunista, poiché il suo Comité Nacional era presieduto da Dolores Ibárruri. In sintonia con la politica del Partito Comunista, difendeva la lotta antifascista e la Repubblica democratica, in opposizione al processo rivoluzionario. Cfr. Mary Nash, Defying Male Civilization, Arden Press, Denver 1995, pp. 65-73.
Mary Nash, “Nuevas dimensiones en la historia de la mujer”, in Mary Nash (a cura di), Presencia y protagonismo. Aspectos de la historia de la mujer, Ediciones del Serbal, Barcelona 1994, p. 47.
Mary Nash, Federica Montseny: dirigente anarquista, feminista y ministra, in “Arenal”, 1-2, Julio-diciembre 1994, pp. 259-271.
Nina Nahuel, Los que deshonran al anarquismo, in “Mujeres Libres”, 7.
Martha Ackelsberg, op. cit. [tr.sp. cit., pp. 123-138].
Una excelente idea sobre la prostitución, in “Tierra y Libertad”, 24 septiembre 1936, 7.
Emma Goldman, Situación social de la mujer, in “Mujeres Libres”, settimana 21 della Rivoluzione.
Il Pleno Nacional de Regionales del Movimiento Libertario, tenutosi nell'ottobre del 1938 a Barcellona, non approvò la richiesta di Mujeres Libres di essere riconosciuta come un settore autonomo all'interno del Movimiento Libertario Español, insieme alla CNT, la FAI e le Juventudes Libertarias (che avevano ricevuto tale riconoscimento al momento della loro fondazione nel 1932). Cfr. Martha Ackelsberg, op. cit.[tr. sp. cit., pp. 234-241].
Declaraciones de principio, Federación Nacional Mujeres Libres (AHNS, C 1532).
Razones de existencia de Mujeres Libres, allegato a Informe che la Federación Mujeres Libres invia ai Comités Superiores del Movimiento Libertario y al Pleno del mismo, Barcelona, octubre 1938 (AHNS, C1532).
Emma Goldman, Situación social de la mujer, in “Mujeres Libres” (settimana 21 della Rivoluzione).
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