|  
                
                 Prima di tutto vorrei farti 
                  la domanda più ovvia: raccontami come sei diventato anarchico. 
                   
                Provengo da una famiglia di laburisti della periferia orientale 
                  di Londra, e dellesistenza di un movimento anarchico ho 
                  saputo ai tempi della guerra di Spagna.  
                  (
). Come qualsiasi ragazzo che lavorava nel centro di 
                  Londra per la prima volta, passavo un sacco di tempo a esplorare 
                  la City. Mi ricordo di avere scoperto il Socialist Book Centre 
                  di Essex Street, ai margini dello Strand, che era gestito da 
                  un amico di Orwell, Jon Kimche. È lì che ho scoperto 
                  le opere di Orwell, che non era facile trovare in altre librerie, 
                  e riviste come Tribune e New Leader. 
                   
                  Alla pari di tutti i miei coetanei (non conoscevo ancora nessun 
                  obiettore), a diciotto anni fui arruolato nellesercito 
                  (era il 1942) e, dato che lavoravo in uno studio di architettura, 
                  fui immediatamente destinato al corpo dei genieri. Mi insegnarono 
                  a costruire ponti e a farli saltare, ma ci deve essere stata 
                  unimprovvisa carenza di disegnatori, perché, secondo 
                  quel sistema fantastico con cui funziona la strategia militare, 
                  fui destinato alla Army School of Hygiene, per fare disegni 
                  su disegni di latrine e insetti velenosi come guida per chi 
                  costruiva accampamenti e impianti igienici.  
                  Poi, nellautunno del 1943, la stessa insondabile strategia 
                  militare mi fece trasferire in Scozia, a Glasgow, per lavorare 
                  in una tenuta requisita in Park Terrace, con una splendida vista 
                  sulla città fumosa sotto di noi, dove, per la prima volta 
                  dalla fine della prima guerra mondiale, lindustria pesante 
                  era in piena espansione. La domenica avevo un permesso e lo 
                  utilizzavo girando per la città o passando ore alla Mitchell 
                  Library, la bellissima biblioteca pubblica aperta la domenica, 
                  fino al momento in cui potevo andare ad ascoltare i comizi politici 
                  in piazza. A Glasgow cera una lunga tradizione in questo 
                  campo e, allepoca, lanarchismo era rappresentato 
                  da due oratori particolarmente brillanti e spiritosi, Eddie 
                  Shaw e Jimmie Dick. In quelle occasioni si distribuivano volantini 
                  che invitavano nella libreria anarchica di George Street e nella 
                  adiacente sala riunioni sopra il pub Al Riposo dellImpiccato 
                  di Wilson Street.  
                  
                  Versioni in apparenza incompatibili  
                Suppongo fossero operai che riuscivano a coniugare ideologicamente 
                  lindividualismo alla Stirner con il sindacalismo?  
                Sì, hai ragione. Tutti e due i personaggi che ho citato 
                  riunivano in sé le versioni dellanarchismo in apparenza 
                  più incompatibili. Lanarchico di Glasgow che più 
                  mi colpiva era, però Frank Leech. Era un irlandese, ma 
                  non veniva dallIrlanda, bensì dal Lancashire, ed 
                  era stato campione di pugilato della Marina nella prima guerra 
                  mondiale. Aveva una posteria in uno di quei quartieri residenziali 
                  ai margini della città. Lì ospitava profughi dalla 
                  Germania e dalla Spagna e lavorava con un tornio a stampa. Quando 
                  gli parlai delle pubblicazioni ufficiali americane che avevo 
                  letto alla Mitchell Library e che descrivevano i piani per lEuropa 
                  del dopoguerra, mi sollecitò a condensarli in articoli 
                  per la rivista londinese War Commentary  for Anarchism 
                  e a spedirli alla signora M. L. Richards. Gli diedi retta e 
                  il materiale fu pubblicato, mi pare, nel dicembre del 1943. 
                   
                  In quel periodo Leech ebbe guai con la legge e decise unazione 
                  di propaganda inscenando uno sciopero della fame nel carcere 
                  di Barlinnie. Era un personaggio assai popolare e i suoi amici, 
                  preoccupati per la sua salute, mi spinsero a fargli visita in 
                  prigione per cercare di convincerlo a desistere (pensando che 
                  un soldato in uniforme, con un accento londinese e non scozzese, 
                  avesse più probabilità di avere un permesso dal 
                  direttore del carcere). La mia visita fu evidentemente notata, 
                  perché subito dopo lesercito mi trasferì 
                  in ununità addetta alla manutenzione sulle isole 
                  Orcadi e Shetland, nella zona remota allestremo nord-est 
                  della Scozia.  
                  In questa vicenda cè un aspetto ironico: la mia 
                  sospetta inaffidabilità mi ha tenuto lontano dai guai 
                  per il resto della guerra, mentre molti altri coscritti della 
                  mia generazione sono caduti in battaglie dimenticate e senza 
                  senso nel Sudest asiatico.  
                  Ma quegli anarchici impegnati e autodidatti di Glasgow mi avevano 
                  ormai conquistato alla causa anarchica, facendomi conoscere 
                  la loro libreria, vendendomi tutta la stampa anarchica che avevano 
                  a disposizione e mettendomi in contatto (postale, per il momento) 
                  con Freedom Press a Londra.  
                Che cosa ti attraeva dellidea anarchica, in unepoca 
                  in cui lentusiasmo per il comunismo sovietico era allapice? 
                 
                Non sono del tutto sicuro di come io sia riuscito a non essere 
                  infettato dallidolatria per Stalin che affliggeva la sinistra 
                  britannica. Ma tra le pubblicazioni in vendita nella libreria 
                  anarchica di Glasgow cerano gli scritti di Emma Goldman 
                  e di Alexander Berkman. Frank Leech stesso aveva stampato e 
                  pubblicato il pamphlet di Emma Goldman Trotsky Protests Too 
                  Much. Mi avevano colpito, molto presto, anche le opere di 
                  Arthur Koestler e di George Orwell. Lilian Wolfe, una veterana 
                  dei primi anni di Freedom Press, aveva messo il mio nome nellelenco 
                  dei destinatari di vari giornali del dissenso, per esempio di 
                  politics, che Dwight Macdonald pubblicava dal 1944: 
                  tutte quelle pubblicazioni avevano come tratto comune lavversità 
                  nei confronti dello stalinismo onnipresente sulla stampa della 
                  sinistra regolare. Sempre nel 1944 Freedom Press 
                  aveva pubblicato il libro di Maria Luisa Berneri, Workers 
                  in Stalins Russia, che avrebbe visto più ristampe 
                  negli anni del dopoguerra e in cui si sosteneva che il criterio 
                  fondamentale per giudicare qualsiasi regime politico era: In 
                  che condizioni si trovano gli operai?, e che, secondo 
                  questo criterio, il regime sovietico era un disastro, con gli 
                  stessi estremi di ricchezza e di povertà del mondo capitalista. 
                  Il libro era uscito in un momento in cui, per tacito accordo, 
                  la stampa britannica non criticava lUnione Sovietica. 
                  Sono sicuro che le generazioni a venire non riusciranno mai 
                  a capire fino a che punto le idee marxiste e staliniste abbiano 
                  condizionato le teorie degli intellettuali inglesi ed europei. 
                 
                  
                 
                David 
                  Goodway 
                  
                  Ricerca di certezze estreme  
                Come spiegheresti questa infatuazione quasi religiosa?  
                È stata una specie di conversione per molti: la ricerca 
                  di certezze estreme. Forse è stato Orwell che lha 
                  definita patriottismo dislocato, riferendosi con 
                  questo a quanti, avendo abiurato a una lealtà incondizionata 
                  per il Paese di nascita, lapplicano, come un cerotto, 
                  a un altro Paese. Lo abbiamo visto bene nei decenni del dopoguerra 
                  in cui i marxisti inglesi, delusi dallo stalinismo, hanno offerto 
                  la loro lealtà prima alla Jugoslavia di Tito e, delusi 
                  ancora una volta, sono poi passati immediatamente alla Cuba 
                  di Castro. Non conosco armi capaci di sconfiggere questa tendenza, 
                  se non quella del ridicolo.  
                Come definisci lanarchismo? Sei socialista? Il tuo 
                  essere anarchico include quello dei sindacalisti, degli individualisti, 
                  dei pacifisti...?  
                Per dare una definizione dellanarchismo ricorro sempre 
                  alle parole di apertura di un articolo scritto da Kropotkin 
                  per lundicesima edizione dellEncyclopedia Britannica 
                  nel 1905, in cui spiega che è  
                il nome dato a un principio, o a una teoria della vita e 
                  del comportamento in base alla quale la società è 
                  concepita senza governo: larmonia al suo interno si ottiene 
                  non per sottomissione alla legge o per obbedienza a una qualsivoglia 
                  autorità, ma per libero accordo stipulato tra i vari 
                  gruppi, territoriali e professionali, liberamente costituiti 
                  per fini di produzione e consumo, come pure per la soddisfazione 
                  dellinfinita varietà di bisogni e di aspirazioni 
                  di un essere civile.  
                Io sono completamente daccordo con questa definizione, 
                  che poi Kropotkin estende. Ciò significa che io sono, 
                  per definizione, un socialista o quello che Kropotkin avrebbe 
                  definito un anarco-comunista. Ma allo stesso modo sottolineo 
                  sempre che esiste un terreno comune per persone che sono arrivate 
                  a un approccio anarchico attraverso percorsi differenti. Credo 
                  che il gruppo di Freedom Press degli anni della guerra riunisse 
                  persone che esprimevano tutte le tendenze che citavi e che questa 
                  sia stata una caratteristica di quelli legati a Freedom 
                  per tutto il periodo della sua storia.  
                  In realtà non mi fido di quegli anarchici che passano 
                  il tempo a demolire le posizioni di unaltra frazione anarchica. 
                 
                Capisco ciò che vuoi dire, ma devo insistere su un 
                  aspetto. Io non vedo alcun riferimento al socialismo (la proprietà 
                  comune dei mezzi di produzione, di distribuzione e di scambio) 
                  nella definizione che hai preso da Kropotkin.  
                Perché la maggior parte delle versioni del socialismo 
                  che conosciamo implicano lattività di un governo 
                  centrale o locale. Ma il movimento cooperativo mette in campo 
                  in tutto il mondo una molteplicità di forme di proprietà 
                  comune dei mezzi di produzione, di distribuzione e di scambio, 
                  senza dipendere dallo Stato.  
                Certo, ma ritengo che la definizione di Kropotkin attenga 
                  allo specifico campo dellanarchismo e non del socialismo, 
                  anche se ha forse implicazioni socialiste. In che rapporto ti 
                  metti, personalmente, con il sindacalismo?  
                Mi sembra che il controllo operaio della produzione industriale 
                  sia lunico approccio compatibile con lanarchismo, 
                  per questo sono automaticamente un sostenitore degli obiettivi 
                  del sindacalismo. Tuttavia, ho visto spesso come una minoranza 
                  militante tentasse di alimentare conflitti di importanza secondaria 
                  fino a farli diventare lotte estreme, perdendo inevitabilmente 
                  lappoggio della maggioranza e facendo sì che i 
                  normali operai temessero la militanza. I sindacalisti, come 
                  i romanzieri e i sociologi, tendono a sopravvalutare la presenza 
                  delle grandi fabbriche fordiste, organizzate con precisione 
                  militare, nel settore manifatturiero, quando, come Kropotkin 
                  rilevava un secolo fa, il posto di lavoro tipico è in 
                  una piccola officina. Forse, quando i sindacalisti riusciranno 
                  a fare a meno di un certo romanticismo storico, sapranno sfruttare 
                  appieno le nuove tecnologie della comunicazione per combattere 
                  il capitalismo internazionale su scala globale.  
                E lindividualismo?  
                Non cè bisogno che ti dica che le persone più 
                  individualiste che ho conosciuto erano tra quelle che respingevano 
                  lideologia dellindividualismo e credevano fermamente 
                  nel comunismo anarchico. Non è una battuta, ma unosservazione 
                  che faccio quasi ogni giorno.  
                  
                  Posizioni diverse  
                E il pacifismo?  
                Anche qui ho potuto osservare varie generazioni di anarchici 
                  che hanno avuto posizioni diverse riguardo alla violenza e alla 
                  non-violenza. Mi ricordo di un simpaticissimo vecchio irlandese, 
                  un anarchico dei tempi andati, Matt Kavanagh, che ripeteva spesso 
                  (parlando di persone che tu e io conosciamo bene): Il 
                  guaio dei pacifisti è che ti tirerebbero un bel pugno 
                  sul naso senza starci a pensare due volte!. Ma a chi considera 
                  ingenuo o semplicistico il pacifismo contemporaneo, io consiglierei 
                  di leggere il libro del mio amico Michael Randle, Civil Resistance, 
                  che discute le potenzialità e i limiti dellazione 
                  pacifista.  
                  Sono sicuro che George Orwell  il quale durante la seconda 
                  guerra mondiale ha dedicato tantissimo tempo ad attaccare la 
                  posizione pacifista di suoi amici come Alex Comfort e George 
                  Woodcock  osserverebbe, nonostante tutto, che coloro che 
                  sono più proni a criticare lideologia della nonviolenza 
                  sono anche quelli che hanno meno dimenticanze con la natura 
                  orribile, squallida e arbitraria della violenza.  
                Per tutta la tua vita di adulto sei sempre stato legato 
                  alla stessa casa editrice di Londra, Freedom Press. Mi vuoi 
                  dire qualcosa della sua storia?  
                Il primo numero di Freedom era uscito nel 1886, 
                  curato da una donna straordinaria, Charlotte Wilson, che era 
                  in corrispondenza con Kropotkin e con sua moglie Sophie, sollecitandoli 
                  a trasferirsi in Inghilterra dopo che Kropotkin era uscito dal 
                  carcere in Francia, nel gennaio 1886. La notorietà di 
                  lui e la capacità organizzativa di lei produssero una 
                  rivista che prendeva le mosse dallesperienza ginevrina 
                  di Kropotkin con Le Révolté, nel 1878, 
                  da quella parigina de La Révolte, nel 1885. 
                   
                  Il periodico da loro fondato riuscì a sopravvivere, nonostante 
                  le irruzioni della polizia e le incarcerazioni nel corso della 
                  prima guerra mondiale, fino al 1928. In quellanno Tom 
                  Keell, che ne era stato lo schivo direttore editoriale dal 1907, 
                  lasciò Londra con la sua compagna Lilian Wolfe alla volta 
                  della Whiteway Colony, una comune tolstoiana dellInghilterra 
                  occidentale che, fin dalla sua fondazione nel 1898, era diventata 
                  lospitale rifugio di molti anarchici.  
                  Keell continuava a pubblicare un Freedom Bulletin 
                  per gli abbonati rimasti e intanto cercava di scorgere i segnali 
                  di una ripresa della attività anarchica. Questi si presentarono 
                  nel 1936, quando fu interpellato da Vernon Richards, figlio 
                  di un vecchio anarchico italiano trasferitosi a Londra, Emidio 
                  Recchioni (1864-1934), il quale aveva un noto negozio di alimentari, 
                  King Bomba, al 37 di Old Compton Street, a Soho. Vero, come 
                  si chiamava in realtà e come lo chiamavano gli amici, 
                  aveva fondato una rivista, Free Italy, che dopo 
                  gli eventi del 1936 fu rimpiazzata da Spain and the World. 
                  E Tom Keell si rallegrò del fatto che ci fosse un nuovo 
                  spazio per ospitare le idee e i vecchi opuscoli che aveva tenuto 
                  da parte. Quando la guerra di Spagna si avviò ormai alla 
                  sua triste conclusione, nel 1939, la rivista cambiò ancora 
                  nome, prima con Revolt! e poi con War Commentary 
                   for Anarchism, per poi ritornare alla testata originale, 
                  Freedom, nel 1945. Nel 1943 Lilian Wolfe, che aveva 
                  gestito un negozio di alimentari a Stroud, nel Gloucestershire, 
                  lo lasciò alletà di sessantasette anni, 
                  per gestire lufficio di Freedom Press a Londra. È 
                  morta nel 1974, a novantotto anni, e Nicolas Walter racconta: 
                  Per oltre venticinque anni Lilian Wolfe è stata 
                  la colonna dellamministrazione di Freedom Press nelle 
                  varie sedi che la casa editrice ha avuto a Londra. Era lei la 
                  persona da cui dipendeva tutta lorganizzazione: la persona 
                  di assoluta fiducia che fa andare avanti lufficio, apre 
                  e chiude il negozio, risponde al telefono e alle lettere, tiene 
                  la contabilità e mantiene i contatti. Era in rapporto 
                  personale con migliaia di lettori della rivista.... Il 
                  che è senzaltro vero anche nel mio caso. Quando 
                  le scrivevo in modo vago da un indirizzo militare, mi rispondeva 
                  sempre e mi mandava copie di riviste straniere, come La 
                  Protesta di Buenos Aires e LAdunata dei Refrattari 
                  di New York.  
                Ho ragione di pensare, però, che tu abbia incontrato 
                  il gruppo di Freedom Press una prima volta sul banco degli imputati 
                  della Central Criminal Court di Londra, mentre stavi tra i testimoni 
                  daccusa?  
                Sì, è vero. Di tutti i Paesi europei coinvolti 
                  nel conflitto mondiale, lInghilterra era quello dove era 
                  meno difficoltoso sopravvivere per chi si opponeva alla guerra. 
                  Più tardi, nel dopoguerra, gli anarchici francesi, olandesi 
                  e italiani che ho conosciuto si meravigliavano della tolleranza 
                  nei confronti di chi dissentiva che cera qui da noi. Come 
                  chiunque sia stato costretto alla coscrizione obbligatoria, 
                  io avevo ben poche informazioni al riguardo, anche se poi ho 
                  conosciuto renitenti alla leva che per questo erano soggetti 
                  a continue incriminazioni e arresti. I giornali che si opponevano 
                  recisamente alle finalità belliche del Paese in guerra 
                  erano pochissimi, perciò War Commentary era 
                  loggetto scontato delle attenzioni della Special Branch 
                  (la polizia segreta del governo inglese), ma le incriminazioni 
                  più serie cominciarono solo nellultimo anno di 
                  guerra. Nel novembre 1944 fu arrestato John Olday, il vignettista 
                  del giornale, e dopo un lungo processo fu condannato a dodici 
                  mesi di prigione per essersi appropriato di una carta 
                  didentità smarrita (ed essendosi rifiutato 
                  di rispondere agli inquirenti era stato di conseguenza condannato). 
                  Uno dei lettori, tale T. W. Brown, era stato arrestato in precedenza 
                  per avere distribuito volantini sediziosi. Al momento 
                  della sentenza del tribunale penale, il pubblico ministero aveva 
                  messo in evidenza il fatto che in base alla legge in vigore 
                  avrebbe potuto essere condannato a quattordici anni di carcere. 
                   
                  Il 12 dicembre 1944, alcuni agenti della Special Branch fecero 
                  irruzione negli uffici della redazione di Freedom Press e nelle 
                  case di redattori e simpatizzanti. Agivano ai sensi di una norma 
                  della legge marziale, la Defence Regulation 38b, la quale stabiliva 
                  che è proibito a chiunque distogliere i membri 
                  delle forze armate dal proprio dovere. Alla fine di dicembre, 
                  altri agenti della polizia segreta, guidati dallispettore 
                  Whitehead, perquisirono gli effetti personali di un certo numero 
                  di soldati in varie zone del Paese. Solo per caso in quel momento 
                  mi trovavo in un carcere militare (il mio crimine era di non 
                  avere ubbidito a un ordine, ma in realtà si trattava 
                  di un conflitto di competenze, come lo definirebbe 
                  oggi un sindacalista. Mi avevano chiesto di fare un lavoro che 
                  in genere veniva svolto da una persona qualificata, cosa che 
                  io non ero, e quindi mi ero rifiutato. Solo per dar fastidio 
                  al mio comandante, avevo spinto la cosa fino alla corte marziale!). 
                   
                  Ma non avevo fatto bene i miei calcoli e infatti venni portato, 
                  sotto scorta di due guardie armate della polizia militare, dal 
                  campo di prigionia sullisola di South Ronaldsay alla mia 
                  compagnia di stanza nelle Orcadi, a Stromness. Pareva la storia 
                  del Buon Soldato Schweik. In mia presenza il comandante frugò 
                  tra le mie cose e la mia posta, sequestrando vari libri e parecchie 
                  carte.  
                  Quando fui rilasciato, inoltrai subito una richiesta formale 
                  per riavere indietro quanto mi avevano portato via. Il mio comandante 
                  dichiarò di non essere autorizzato a restituirmi niente 
                  e pochi giorni dopo fui mandato dallispettore Whitehead 
                  per essere interrogato. Scrissi a Lilian Wolfe raccontandole 
                  quanto mi era successo, ma la posta dalle Orcadi era censurata 
                  e (come seppi poi) gran parte di quello che avevo scritto era 
                  stato cancellato dalla censura. Avevo allora scritto unaltra 
                  lettera, convincendo un civile a impostarla dalla terraferma 
                  in Scozia. Questa lettera mi fu poi presentata quando testimoniai 
                  al processo contro Freedom Press. Anni dopo la stessa lettera 
                  e altri oggetti che mi erano stati sottratti, compresi i numeri 
                  incriminati della rivista, mi furono restituiti, e mi resi conto 
                  che a Lilian avevo scritto così:  
                Whitehead mi ha messo davanti larticolo All Power 
                  to the Soviets del numero di novembre di War Commentary 
                  e una copia della Lettera alle Forze Armate di Freedom 
                  Press della stessa data, chiedendomi se li avevo letti. Ho detto 
                  di sì. Mi ha indicato un capoverso dellarticolo, 
                  che parlava delleffetto rivoluzionario dei Consigli dei 
                  soldati nella Russia del 1917, e un paragrafo della Lettera 
                  che domandava ai destinatari, in termini generici, dellesistenza 
                  e dellattività di Consigli dei soldati. Mi ha chiesto 
                  che idea mi ero fatto dalla lettura dei due articoli insieme 
                  e se li considerassi unistigazione allammutinamento. 
                  Ho risposto quanto più vagamente possibile...  
                (
).  
                  
                Colin 
                  Ward 
                  
                  Non mollate i fucili!  
                Erano davvero colpevoli di qualche reato?  
                Tutto il processo si basava sullipotesi accusatoria dellispettore 
                  Whitehead, che metteva in collegamento la Lettera inviata a 
                  un centinaio di militari abbonati a War Commentary 
                  con vari articoli sulla storia dei Consigli dei soldati, sorti 
                  in Russia e in Germania tra il 1917 e il 1918, e sulla situazione 
                  dei movimenti di resistenza europei ai quali, con lavanzare 
                  delle forze alleate nel 1944, veniva detto di deporre le armi 
                  consegnandole ai governi imposti dalla forza degli eserciti. 
                  Uno dei titoli di testa su War Commentary diceva 
                  per esempio: Non mollate i fucili! Laccusa 
                  lo utilizzò per dimostrare che la rivista incitava i 
                  militari a non restituire le armi e a utilizzarle per uneventuale 
                  azione rivoluzionaria. In realtà larticolo (come 
                  si evinceva chiaramente dal contesto) era rivolto alla resistenza 
                  belga, dopo che lesercito tedesco si era ritirato e prima 
                  che simponesse un nuovo regime. Tutte le prove 
                  presentate dallaccusa erano altrettanto inconsistenti. 
                  I quattro soldati (me compreso) convocati dallaccusa per 
                  provare di avere ricevuto il materiale illegale, testimoniarono 
                  per la difesa affermando di non essere stati influenzati negativamente. 
                   
                  I redattori imputati (che fra laltro riuscirono a dimostrare 
                  di non essere, per ragioni di stile, gli autori delle circolari 
                  inviate ai soldati) non erano contenti della linea di difesa 
                  adottata. Ma se lo scopo del processo era di mettere a tacere 
                  Freedom Press, non sarebbe stato saggio assumere un atteggiamento 
                  intransigente e di conseguenza subire condanne molto più 
                  pesanti. Il reato di fomentare il malcontento tra i militari 
                  prevedeva infatti una pena fino a quattordici anni. Per come 
                  andarono le cose, i redattori furono condannati a pene più 
                  lievi rispetto a T. W. Brown e a John Olday, i cui reati 
                  erano più insignificanti. In effetti Maria Luisa e George 
                  Woodcock riuscirono a non interrompere le pubblicazioni della 
                  rivista mentre i compagni restavano in prigione.  
                  In Inghilterra esisteva unorganizzazione, il National 
                  Council for Civil Liberties, che fungeva da gruppo di pressione 
                  in casi analoghi al processo contro Freedom Press, ma in quel 
                  particolare periodo della sua storia era finito sotto il controllo 
                  dei comunisti ed era soprattutto impegnato a chiedere che fosse 
                  nuovamente arrestato sir Oswald Mosley, il capo dei fascisti 
                  inglesi, che era rimasto per quasi tutta la guerra in prigione. 
                  Così si organizzò un Freedom Press Defence Committee, 
                  su iniziativa dellartista surrealista Simon Watson Taylor, 
                  che ottenne il sostegno di personalità pubbliche, fra 
                  le quali Bertrand Russell, George Orwell e Benjamin Britten. 
                  Poi il comitato non si sciolse, ma prese il nome di Freedom 
                  Defence Committee, occupandosi per esempio della difesa dei 
                  disertori e dellinternamento dei fuorusciti spagnoli trattati 
                  come prigionieri di guerra. Grazie al comitato, gli spagnoli 
                  furono rilasciati.  
                Sei stato congedato in ritardo dallesercito, solo 
                  nel 1947, e ti hanno chiesto immediatamente di entrare nella 
                  redazione di Freedom Press. Quali erano le personalità 
                  più importanti di quel gruppo straordinario e come ti 
                  hanno influenzato?   
                Indubbiamente era un gruppo dotato di grande talento: mi avevano 
                  colpito profondamente e sono diventati miei amici per tutta 
                  la vita. Ho avuto la possibilità di incontrarli tutti 
                  insieme in occasione dei festeggiamenti per il rilascio dei 
                  redattori condannati. Già nel 1946 ero stato trasferito 
                  dalle Orcadi (non costituendo più un pericolo per la 
                  sicurezza nazionale) a unaltra unità del genio 
                  insediata in un campo di polo nellarea sudorientale di 
                  Londra. Le nostre mansioni consistevano nello scavo di latrine 
                  per i fanti, i marinai e gli avieri che dovevano partecipare 
                  alla parata per la vittoria in Hyde Park (il parco reale, in 
                  pieno centro di Londra, che era stato trasformato in un pascolo 
                  per le pecore durante la guerra). Fu per me loccasione 
                  per scrivere una serie di articoli sul nascente movimento delle 
                  famiglie di senzatetto che occupavano gli accampamenti militari 
                  ormai vuoti, ma anche per prendere parte alle riunioni organizzate 
                  dal London Anarchist Group e dal Freedom Defence Committee per 
                  richiamare lattenzione sullo stato in cui versavano almeno 
                  un centinaio di fuorusciti, reduci della guerra di Spagna, che 
                  in Francia erano stati costretti ai lavori forzati durante loccupazione 
                  tedesca e che ora erano trattati dagli inglesi come prigionieri 
                  di guerra e rinchiusi in un campo di concentramento nel Lancashire. 
                   
                  Le personalità centrali erano senza dubbio Vero e Maria 
                  Luisa, anche per il semplice fatto che partecipavano da tempo 
                  alla redazione della rivista: Vero fin dal 1936, quando aveva 
                  ventun anni, e Maria Luisa dal suo arrivo in Inghilterra nel 
                  1937, quando era diciottenne, dopo che suo padre Camillo Berneri 
                  era stato ucciso a Barcellona. La conoscenza che avevano del 
                  movimento anarchico internazionale, delle tendenze e dei principali 
                  esponenti, e la capacità di utilizzare più lingue 
                  facevano sì che le loro opinioni fossero le più 
                  ascoltate.  
                  Vero era dotato di grande fascino e si dedicava con diletto 
                  allarte culinaria, preparando piatti deliziosi con semplici 
                  ingredienti. Aveva studiato ingegneria civile e fino al suo 
                  arresto aveva lavorato nelle costruzioni ferroviarie. Era avvincente 
                  ascoltarlo quando parlava di treni e stazioni, ma non ha scritto 
                  mai niente sullargomento. Purtroppo è morto, a 
                  ottantasei anni, proprio nel corso di queste nostre conversazioni. 
                  Mi è sempre dispiaciuto di non essere riuscito a convincerlo 
                  a scrivere dei vari aspetti della vita, magari dal punto di 
                  vista dei bambini urbani, delle strade ferrate o di orticoltura, 
                  tutti argomenti di cui aveva unesperienza diretta e cose 
                  importanti da dire.  
                  Poi, inutile dirlo, tutti quanti erano innamorati di Maria Luisa. 
                  Un famoso giornalista inglese, Frances Partridge, la descrive 
                  così raccontando di una visita fatta, il 22 gennaio 1941, 
                  allo scrittore Gerald Brenan e a sua moglie: Avevano come 
                  ospite in casa una loro amica, lanarchica italiana Maria 
                  Luisa, che aveva sposato il figlio di King Bomba, il droghiere 
                  di Soho. Credo che sia la ragazza più bella che io abbia 
                  mai visto, e la sua bellezza si accompagna a unestrema 
                  dolcezza, a una voce bassa e roca e a unevidente intelligenza. 
                  E quando Lewis Mumford, anchegli autore di uno studio 
                  sulle utopie, scrisse la recensione del libro di Maria Luisa, 
                  Journey Through Utopia (1), trovò che fosse un 
                  libro che solo unintelligenza audace e uno spirito ardente 
                  sono in grado di produrre.  
                  Ho pochissimi ricordi personali di Maria Luisa. Uno riguarda 
                  loccasione in cui abbiamo pranzato insieme in una modestissima 
                  trattoria greca, mangiando un piatto di moussaka e discutendo 
                  dellimportanza di William Morris. Si comportava come se 
                  quel normalissimo pasto fosse unoccasione speciale, come 
                  in effetti lo era per me. La conoscevo solo da due anni e spesso 
                  mi sono chiesto quali e quanti libri avrebbe potuto scrivere, 
                  se non fosse tragicamente morta a soli trentun anni, nel 1949. 
                   
                  Un altro membro della redazione di Freedom Press che ha dato 
                  un contributo immenso in quei giorni era George Woodcock. Era 
                  nato in Canada, nel 1912, ed era stato portato in Inghilterra 
                  da bambino. E in Canada ritornò nel 1949, affermandosi 
                  come uno dei più noti autori del Paese. Allo scoppio 
                  della seconda guerra mondiale aveva una posizione pacifista, 
                  nel 1940 aveva pubblicato una rivista di letteratura, Now, 
                  e nel 1942 era entrato nellindaffaratissima redazione 
                  di War Commentary.  
                  Era di gran lunga il più prolifico dei nostri polemisti, 
                  scrivendo una serie di pamphlet nel campo in cui la propaganda 
                  anarchica in inglese (e forse anche in altre lingue) era debolissima: 
                  quello dellapplicazione delle idee anarchiche ad aspetti 
                  specifici del sociale. Ero stato attratto dai suoi scritti perché 
                  tra questi cera il saggio Railways and Society 
                  e un suo panphlet sul problema degli alloggi, Homes or Hovels?. 
                  Ma per me ebbe soprattutto importanza il suo studio sul regionalismo, 
                  in una serie di articoli per Freedom (e più 
                  tardi inserito, mi pare, nella sua biografia di Kropotkin), 
                  dove metteva in collegamento i geografi regionalisti francesi 
                  come Réclus, per il tramite di Kropotkin e di Patrick 
                  Geddes, con le tesi sul decentramento di Ebenezer Howard, la 
                  Regional Planning Association of America e lopera di Lewis 
                  Mumford. George è morto nel 1995 a Vancouver.  
                  John Hewetson (1913-1990) era arrivato allanarchismo passando 
                  dal Forward Movement, nato dalla scissione di unassociazione 
                  pacifista, la Peace Pledge Union, e aveva cominciato a scrivere 
                  su War Commentary nel 1942. Faceva il medico e al 
                  momento del suo arresto era primario di traumatologia allospedale 
                  di Paddington. Uscito di prigione, per il resto della vita ha 
                  fatto il medico generico nei quartieri poveri di Londra. È 
                  stato tra i primi a battersi per la contraccezione gratuita 
                  e per laborto e ad avere un atteggiamento aperto nei confronti 
                  dei consumatori di droghe.  
                  Philip Sansom (1916-1999) proveniva dalla mia stessa zona di 
                  Londra e insegnava grafica pubblicitaria al West Ham Technical 
                  College. Lavorava i campi, da coscienzioso obiettore del servizio 
                  militare, quando, nel 1943, scoprì gli anarchici e i 
                  surrealisti di Londra. Su War Commentary e poi su 
                  Freedom si occupava del mondo sindacale ma disegnava 
                  anche vignette di grande forza satirica. Sono sue le copertine 
                  di molti titoli pubblicati da Freedom Press, da Ill-Health, 
                  Poverty and the State di John Hewetson in poi, e ritroviamo 
                  la sua grafica magistrale anche su vari opuscoli di Freedom 
                  Press. Nel dopoguerra lavorò nella tipografia che stampava 
                  la rivista e io ricordo bene due occasioni in cui mi telefonò 
                  al lavoro per chiedermi il permesso di tirare copie in più 
                  di miei articoli per distribuirli come volantini dal suo palco 
                  di oratore a Hyde Park. Io, inutile dirlo, mi sentivo enormemente 
                  lusingato dalla sua richiesta e lo fui ancora di più 
                  quando mi domandò di scrivere la prefazione del suo opuscolo 
                  Syndicalism: The Workers Next Step. Il tratto principale 
                  del suo carattere era una generosità senza riserve, e 
                  di lui mi restano nella memoria le franche risate e le canzoni 
                  improvvisate.  
                  Quando entrai nella redazione di Freedom Press, vi faceva parte 
                  anche John Olday (1904-1977), le cui illustrazioni per la rivista 
                  sono raccolte nel volume The March to Death, dove erano 
                  corredate da notizie e articoli del tempo di guerra scelti da 
                  Maria Luisa Berneri. La prima edizione di questo libro è 
                  del 1943, ma è stato ristampato di recente. Olday aveva 
                  trascorso linfanzia ad Amburgo  suo padre era inglese 
                  e sua madre tedesca (il suo vero nome era Arthur William Oldag) 
                   e nella Germania prima del nazismo aveva fatto parte 
                  di un movimento giovanile simile a quello dei Wandervogel, partecipando 
                  poi alle lotte contro il nazismo. Le autorità tedesche 
                  non ignoravano le sue attività ed egli sfruttò 
                  la doppia nazionalità per riparare in Inghilterra nel 
                  1938. Qui pubblicò la sua autobiografia, Kingdom of 
                  Rage e nel 1939 si arruolò volontario nellesercito 
                  inglese. Quando decise di disertare, altri compagni del gruppo 
                  di Freedom ebbero il compito ingrato di gettare 
                  il suo fucile (un Lee-Enfield a canna lunga) nel canale vicino 
                  senza farsi vedere. Erano gli stessi messi in prigione per aver 
                  incitato i soldati a tenersi le armi! Olday era un uomo di grande 
                  fascino, che mi raccontava aneddoti folcloristici sui rivoluzionari 
                  tedeschi, come Max Hölz, e che mi ha insegnato qualche 
                  accordo di chitarra. Conosceva uno splendido repertorio di canti 
                  popolari della Germania del nord, che non avrei più riascoltato 
                  per quarantanni, fino a quando ci sono state riproposte 
                  da Ruth, la compagna tedesca di mio figlio Tom. Allinizio 
                  degli anni Cinquanta John Olday emigrò in Australia, 
                  ma dopo ventanni tornò portando in giro sulla scena 
                  gay inglese e tedesca uno spettacolo di cabaret.  
                  (
). I colleghi della redazione di Freedom 
                  hanno avuto una forte influenza su di me, non solo nellinterpretazione 
                  dellanarchismo, ma in tanti altri aspetti. Non dimenticarti 
                  che dai diciotto ai ventitré anni ero stato nellesercito, 
                  per lo più in località remote, e di punto in bianco 
                  mi sono ritrovato in un ambiente che ai miei occhi appariva 
                  raffinato e cosmopolita. Fra le nuove gioie che potevo gustare 
                  cera quella del cibo, soprattutto la cucina italiana e 
                  francese. E ovviamente, lavorando nel centro di Londra avevo 
                  fatto conoscere ai miei colleghi dello studio di architettura 
                  il King Bomba, dove un sempre sorridente Eugenio Celoria forniva 
                  a tutti suggerimenti gastronomici mentre impacchettava le vivande. 
                   
                  (
). Forse, però, la traccia più profonda 
                  che mi ha lasciato il gruppo di Freedom Press viene dal suo 
                  atteggiamento di libertà e di apertura nei confronti 
                  del sesso. Non cè dubbio che nessun altro gruppo 
                  politico avesse nel suo programma qualcosa del genere, men che 
                  meno i marxisti. Larticolo di Maria Luisa Sexuality 
                  and Freedom uscito sulla rivista di George Woodcock Now 
                  (n. 5, 1945) è stato tra i primi ad aprire il dibattito 
                  sulla stampa inglese sulle teorie di Wilhelm Reich. E John Hewetson 
                  è stato un pioniere, tra i medici di sesso maschile, 
                  della contraccezione gratuita e dellaborto su richiesta. 
                  Anchegli, come Maria Luisa, era interessato alle implicazioni 
                  sociali delle tesi di Wilhelm Reich. Uno dei suoi colleghi nellambulatorio 
                  del Servizio sanitario nazionale a Londra era il dottor Robert 
                  Ollendorf, il cognato di Reich. (
).  
                  
                  Malatesta Club  
                Raccontami qualcosa di più della cultura anarchica 
                  degli anni Quaranta e Cinquanta.  
                Negli anni Cinquanta si era pensato di costituire un circolo 
                  anarchico nel pieno centro di Londra: allinizio cera 
                  uno scantinato a Holborn, non lontano dalla libreria di Freedom. 
                  Nel 1954 il circolo si è trasferito, con il nome di Malatesta 
                  Club, in Percy Street, nei pressi di Tottenham Court Road, una 
                  zona in cui quasi cento anni prima si erano insediati molti 
                  anarchici tedeschi, russi e italiani. Lo stesso Errico Malatesta, 
                  il più noto anarchico italiano, aveva abitato qui lavorando 
                  come elettricista. Il club ospitava concerti di jazz tradizionale 
                  e una lunga serie di oratori interessanti. Ciò che ricordo 
                  con più piacere sono certe canzoni satiriche scritte 
                  e cantate da Philip, che si accompagnava con un tamburo fatto 
                  con una scatola di cartone. Dopo quattro anni il club fu costretto 
                  a chiudere a causa dellaumento degli affitti in centro 
                  città.  
                  Non cera ancora lusanza di occupare edifici vuoti 
                  per farne centri sociali (lunica eccezione era il Tenants 
                  Corner, un palazzo occupato nella zona sud di Londra, che per 
                  ventanni ha offerto consulenze agli inquilini delle case 
                  comunali sui metodi per realizzare cooperative locali).  
                Poi cerano le scuole anarchiche e le Summer Schools... 
                    
                Sì, cera la scuola progressista di Burgess Hill, 
                  nella zona nord di Londra, che tra il personale docente aveva 
                  molti anarchici: Tony Weaver, Tony Gibson, Marjorie Mitchell. 
                  Per quanto mi ricordi, lì si è tenuta la prima 
                  scuola estiva anarchica, nel 1947, seguita da unaltra 
                  a Liverpool nel 1948 e a Glasgow e sullisola di Arran 
                  (nellestuario del fiume Clyde, in Scozia) nel 1949. Vari 
                  anni dopo uno degli anarchici di Glasgow della mia generazione, 
                  Robert Lynn, ha organizzato una scuola estiva a scadenza annuale 
                  in quella città.  
                  Uno degli organizzatori della prima scuola estiva anarchica 
                  cui ho partecipato era lo psicologo Tony Gibson (1914-2001), 
                  che insegnava alla Burgess Hill School, il quale continuò 
                  a organizzare campi estivi per bambini e adulti dal 1946 al 
                  1957. A Londra, in effetti, tra gli anarchici cera una 
                  vita sociale piuttosto intensa, ma chi doveva utilizzare le 
                  domeniche per scrivere articoli non aveva la possibilità 
                  di partecipare a tutte le iniziative.  
                  Per me la persona più simpatica tra i superstiti della 
                  precedente generazione anarchica era Matt Kavanagh, un irlandese 
                  che, come Lilian Wolfe, era entrato nel gruppo di Freedom 
                  fin da prima della Grande Guerra e che, inutile dirlo, aveva 
                  parlato dallo stesso palco con Malatesta, Kropotkin, Emma Goldman 
                  e tutta una schiera di mitici oratori anarchici. Allo scoppio 
                  della seconda guerra mondiale, Matt viveva a Southend-on-Sea, 
                  nellEssex, dove faceva regolarmente comizi (ed era minacciato 
                  in continuazione della polizia per violazioni delle leggi di 
                  guerra che imponevano leliminazione di ogni attività 
                  sovversiva).  
                  Due ragazzini del posto, Norman Potter e suo fratello, che aveva 
                  assunto lo pseudonimo di Louis Adeane, si avvicinarono allanarchismo 
                  grazie a Matt. Louis diventò un poeta e un critico, collaborando 
                  alla rivista di George Woodcock, Now. Nellimmediato 
                  dopoguerra mi incontravo spesso con lui e con la sua compagna, 
                  Pat Cooper, ma nel 1951 si trasferirono in Cornovaglia e il 
                  povero Louis morì ancora giovane poco tempo dopo.  
                  Norman Potter si dedicò al design e alla produzione di 
                  mobili. È lautore del libro What is a Designer?, 
                  che è considerato un testo fondamentale in materia. Negli 
                  anni Quaranta mi ritrovavo spesso con Norman e Caroline nella 
                  ospitale casa degli Hewetson, ma in seguito lho visto 
                  solo a intervalli di dieci anni, quando cercava di blandirmi 
                  perché facessi il discorso inaugurale ai suoi studenti 
                  di Londra, di Bristol o di Plymouth. Quando è morto, 
                  nel 1995, i necrologi hanno messo in evidenza il debito che 
                  aveva, come me, nei confronti del gruppo di Freedom Press. Lautore 
                  di uno di questi articoli, Robin Kinross, ha scritto:  
                Dal movimento anarchico inglese egli attinse una serie di 
                  idee e convinzioni che avrebbe conservato per tutta la vita. 
                  Si trattava di quel movimento colto e internazionalista fatto 
                  di personalità del calibro di John Hewetson, Maria Luisa 
                  Berneri, Vernon Richards e George Woodcock.  
                Nel mio ruolo di divulgatore anarchico da molti anni minteresso 
                  della sociologia dei gruppi autonomi e quello di Freedom Press 
                  come lho conosciuto allinizio mi sembra un esempio 
                  interessante, in quanto aveva una solida rete interna, basata 
                  sullamicizia e sulla condivisione delle competenze, e 
                  una serie di reti esterne con contatti in diversi ambienti. 
                  Uno di questi, grazie a John Hewetson, era quello della sperimentazione 
                  nel campo della medicina sociale, con il centro sanitario di 
                  Peckham, nella zona sud di Londra; un altro riguardava la sperimentazione 
                  didattica, con la Summerhill School di A. S. Neill, dove Maria 
                  Luisa fece una serie di fotografie, e con la Burgess Hill School. 
                   
                  Proprio alla Burgess Hill School ho conosciuto Herbert Read, 
                  che era uno dei direttori della scuola. I suoi Poetry and 
                  Anarchism, uscito in prima edizione per i tipi della Faber 
                  nel 1938, e The Philosophy of Anarchism, pubblicato dalla 
                  Freedom Press nel 1940, sono tra quei testi fondamentali la 
                  cui influenza ha spinto a definirsi anarchici tanti della mia 
                  generazione e qualcuno un po più anziano di me. 
                  Il che vale per svariati suoi lettori, compreso Murray Bookchin. 
                  Negli anni Trenta, quando Philip Sansom era ancora uno studente 
                  a West Ham, lui e i suoi compagni furono molto colpiti dalla 
                  lettura del libro di Read Art and Industry, uscito nel 
                  1934. Poco prima che Philip morisse gli avevo mandato la raccolta 
                  di saggi di Read da te curata, Herbert Read Reassessed, 
                  e mi telefonò per ribadirmi che quando, nel 1943, era 
                  entrato nel movimento anarchico era rimasto sorpreso scoprendo 
                  che anche il suo maestro di design era un sostenitore dellanarchia. 
                   
                  Alex Comfort lho conosciuto invece nel 1946, quandero 
                  ancora sotto le armi, anche se ormai libero di partecipare alle 
                  riunioni della domenica sera del London Anarchist Group. Lincontro 
                  con George Orwell è avvenuto mentre beveva un tè 
                  nellanticamera della Holborn Hall di Grays Inn Road, quando 
                  George Woodcock laveva convinto a intervenire a una riunione 
                  per chiedere la liberazione di quegli sfortunati fuorusciti 
                  spagnoli, prigionieri in Francia prima dei tedeschi e poi degli 
                  inglesi e ancora internati in un campo di concentramento nel 
                  Lancashire.  
                  
                  Soffocante clima sessuale  
                Read e Comfort erano gli anarchici inglesi più noti 
                  allepoca. Che impressione ti facevano come persone? E 
                  che giudizio dai delle loro opere?  
                Read era un tipo tranquillo e gentile, ma quando ci incrociavamo, 
                  esitavo a rivolgermi a lui perché sapevo che era importunato 
                  in continuazione da aspiranti poeti e romanzieri che sollecitavano 
                  il suo aiuto per far pubblicare i loro capolavori. A me interessava 
                  solo chiedergli il permesso di pubblicare il testo di una sua 
                  trasmissione su Freedom o su Anarchy. 
                   
                  Stimavo Read perché la sua attività di promozione 
                  dellanarchismo raggiungeva un pubblico molto più 
                  vasto di quello che la maggior parte di noi poteva sognarsi. 
                  Il suo Education through Art, insieme allopuscolo 
                  pubblicatogli da Freedom Press, The Education of Free Men, 
                  erano importanti non tanto per il contenuto ma perché 
                  davano un riferimento di tutto rispetto a quegli insegnanti 
                  che incontravo e che già da soli si battevano perché 
                  si riconoscesse il ruolo dellarte nelleducazione. 
                  Verso la fine degli anni Settanta ho avuto (tra le altre cose) 
                  il compito di diffondere il ricorso allespressione artistica 
                  nelleducazione ambientale e ho potuto riscontrare che 
                  gli scritti di Read godevano ancora di unalta considerazione 
                  in campo intellettuale.  
                  La cosa potrà farti sorridere, ma per me allepoca 
                  la cosa mi è stata daiuto.  
                  I rapporti con Alex Comfort erano più semplici, perché 
                  aveva un carattere allegro e scherzoso. Come sai, la sua prima 
                  presa di posizione pubblica a favore della libertà sessuale 
                  si trova nel libro che gli aveva pubblicato nel 1948 Freedom 
                  Press, Barbarism and Sexual Freedom, basato sulle conferenze 
                  che teneva al London Anarchist Group. Nessun lettore di oggi, 
                  dopo oltre mezzo secolo, è in grado di capire quanto 
                  fosse soffocante il clima sessuale in quei giorni, anche per 
                  chi conduceva una vita normale, e gli sarebbe difficile valutare 
                  appieno la sottile intelligenza di Comfort, che ricorreva al 
                  ridicolo per mettere a nudo e smontare gli atteggiamenti autoritari. 
                  Per me è stato importante il metodo aperto con cui illustrava 
                  a noi tutti i temi centrali della sociologia.  
                  Non ho detto niente di Read e di Comfort come romanzieri e poeti 
                  perché la loro importanza, secondo me, sta nei testi 
                  che hanno affrontato le tematiche sociali e non nelle opere 
                  di creazione.  
                  Ma se sono entrato a far parte della serie di reti di relazioni 
                  e di dibattito che comprendeva anche loro, questo lo devo, in 
                  fondo, alliniziativa che lallora ventunenne Vernon 
                  Richards aveva avviato alla fine del 1936 per far rinascere 
                  la stampa anarchica a Londra. Sul numero che celebrava i cento 
                  anni di Freedom, Philip Sansom ha scritto:  
                Se Richards non avesse dato il via a Spain and the 
                  World, tutta la storia del movimento anarchico inglese 
                  moderno sarebbe stata non dico diversa, ma inesistente, perché 
                  è da quel primo seme che è nata. E il movimento 
                  odierno, con tutte le sue diramazioni, si è sviluppato 
                  in gran parte grazie al gruppo ispirato da Freedom Press
 
                                     
                  David Goodway 
                nota:  
                  1. Trad. it.: Viaggio attraverso Utopia, coop. Tipolitografica, 
                  Carrara, 1981.  
                  
                
                   
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                      elèuthera 
                         
                      David 
                        Goddway  
                         
                      Conversazioni 
                        con Colin Ward 
                        lo sguardo anarchico 
                        128 pp. / € 9,00 
                      GLI 
                        AUTORI 
                         
                      David 
                        Goodway, nato a Rugby nel 1942, insegna nellUniversità 
                        di Leeds e si occupa di storia sociale e culturale moderna 
                        e contemporanea.  
                      Colin 
                        Ward, nato nel 1924 in un sobborgo di Londra, ha iniziato 
                        a lavorare in uno studio di architettura, per poi diventare 
                        insegnante, pubblicista, conferenziere, scrittore. Ha 
                        pubblicato una trentina di libri, di cui quattro tradotti 
                        in italiano: La pratica della libertà (Elèuthera, 
                        1996), Dopo lautomobile (Elèuthera, 
                        19972), La città dei ricchi e la città 
                        dei poveri (E/O, 1998), Il bambino e la città 
                        (Lancora del Mediterraneo, 2000). Nel 1984 ha ricevuto 
                        la laurea honoris causa dellUniversità del 
                        Middlesex e nel 2001 il dottorato onorario in filosofia 
                        dellAnglia Polytechnic University. Nel 1996 è 
                        stato visiting professor alla London School of Economic. 
                      
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