|   Lo spazio di questo mese è ancora dedicato a stella*nera, la non-etichetta discografica che pubblica cd che poi non mette in vendita ma offre in cambio di una sottoscrizione a sostegno di A. Vi segnalo due uscite recenti, ciascuna frutto della sperimentazione di una diversa maniera di collaborare.
  Omaggio a Francisco Ferrer
 Nel cd sono raccolte tre canzoni dedicate a Francisco Ferrer, pedagogo laico e libertario fucilato a Barcellona nell’ottobre 1909 perché ritenuto tra i fomentatori della rivolta popolare del luglio di quell’anno. Per informazioni tecniche e storiche più approfondite vi rimando senz’altro al dossier incluso nel numero 349 di dicembre 2009 di questa stessa rivista, nonché a “Barcellona 1909: fucilate il maestro Ferrer!”,  inserto speciale di Umanità Nova dell’ottobre 2009. Io non ho grosse pretese e mi fermo presto coi discorsi, vorrei solo raccontarvi di queste tre canzoni, e per farlo mi sono messo a ragionare sui nomi. Su quelli che ci sono, quelli che ci dovrebbero essere, e quelli che non ci sono. Le canzoni le canta Paola Sabbatani, le ha arrangiate Roberto Bartoli, le suona l’Inafferrabile Banda Durruti, le ha registrate Vanni Bendi: tutti nomi e persone che già conoscete se frequentate queste pagine, sebbene i componenti della Banda abbiano scelto per sé nomi d’altri, è un segreto che non sta a me scoprire. I nomi a volte non importano. Vorrei soffermarmi su un particolare secondo me importante e magari commovente: due canzoni sono di “autore anonimo”, nella terza le parole sono state inventate apposta sull’aria di una melodia preesistente, com’era frequente uso popolare d’allora (e, se non mi lasciassi prendere troppo dagli scrupoli e dai dubbi, ci si potrebbe spingere a spiegare allo stesso modo le pratiche del taglia-e-incolla così diffuse nella musica pop/olare attuale). Ecco una riflessione che vorrei condividere: c’è stato qualcuno –non importa se sono il frutto della creatività d’una sola persona o due, o di un’assemblea di dieci o cento teste- che s’è inventato queste canzoni intrecciando parole e melodia e le ha poi mandate avanti nel futuro da sole. Avanti a piedi verso non si sa dove, avanti piano a galleggiare sull’acqua ad avvicinare l’orizzonte, senza un qualche nome e cognome (e quindi qualche accordo, qualche contratto, qualche commercio) che le spingesse e sorreggesse, che le tenesse per mano. Leggo questo mettersi da parte come un pendere strano della bilancia delle esperienze, come una graduatoria curva e ritorta delle cose importanti della vita, una filosofia forse costretta in questa forma dal destino. Un analfabeta o un’analfabeta? Un poeta che non voleva essere tale? Una ragazza che lavorava nei campi o nelle risaie, o un pastore con la musica come sola compagnia? Uno studente intimorito dalla propria giovinezza? Chissà.
 
                    
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                      | Paola Sabbatani |  Cent’anni dopo queste canzoni prendono a prestito la voce di Paola Sabbatani, bella come l’estate sopra un campo di grano. Ascoltandole scopriamo quanto siano ancora vive, vivissime e forti pur senza un sostegno, come se avessero saputo miracolosamente raccogliere energia ad ogni passaggio di bocca in bocca. Leggete le parole dei testi (vedi riquadri qui di seguito): alcune sembrano roba d’altri tempi se confrontate al vocabolario imbecille delle cronache abituali dei telegiornali nazionali. Sono parole semplici, sincere, intrecciate in rima ed accostate senza pretesa e forse senza altro progetto che esprimere il dolore per tentare di cacciarlo via o trasformarlo in un peso sopportabile, ma che rivestono un significato profondo ed intangibile dal tempo, dalle correnti, dalle mode: sono parole che rispondono al tatto. Sono parole che illuminano. Non gli si è posata addosso la polvere del tempo a renderle opache: sembra invece che abbiano saputo caricarsi di una luce fatta di minuscole singole speranze, dei desideri e delle illusioni anche di ciascuno che ascolta, capisce, impara e a sua volta trasmette. Anonimo allora non è una parola banale, non è solo un’altra etichetta comoda per nascondere quello che non si sa: dentro a questo “anonimo” lungo cento anni ci sta sciolto il nome di mille persone e certo d’altre mille ancora, e quindi un po’anche il mio nome, anche il tuo, anche la nostra voce in mezzo a tutte. Com’è bello fermarsi a riflettere ed accorgersi che si è parte viva di una memoria. Com’è bello fermarsi a pensare a chissà chi canterà queste canzoni domani o tra venti, tra cent’anni. Chissà come sembrerà oscura e lontana la storia di un maestro morto ammazzato. Come una scritta sul muro sotto casa fatta al buio da non si sa chi, un messaggio che sorprende la mattina e che cambia quel muro per sempre, scritta che riaffiora nonostante la buona volontà di ripulire, rimettere ordine e tranquillità. Domani come oggi e come ieri quella del maestro morto sarà storia da cancellare, da sciacquare via dalla coscienza, da chiudere a chiave sotto silenzio. Storia che domani come oggi e come ieri non troverà posto nelle vetrine e nelle televisioni ma che avrà trovato ancora altri nomi, altre facce, altre voci, altre strade impreviste per gridare forte dai muri, scavalcare ogni strato di bugie e complicità ed arrivare al cuore. 
                    
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                      | Roberto Bartoli |                      Il cd contiene un libretto in lingua spagnola e italiana, con i testi e una nota storica di Alfredo Gonzalez, è pubblicato da Bruno Alpini Edizioni di Imola in collaborazione con stella*nera.Per informazioni e contatti: bruno.alpini@libero.it.
 
                    
                      | Francisco Ferrer(testo e musica di autore anonimo)
 Là nel carcere di Barcellonahan fucilato Francisco Ferrer,
 han fucilato quel buon pastore
 con tanto onore,
 con tanta umanità.
 Bacia la moglie, lasciando i figli,con le parole che il padre
 non torna più
 “oh! mantenete le mie scuole,
 con tanto onore,
 con tanta umanità!”.
 Anche la Francia ha protestatocontro la Spagna, la sua malvagità
 Ferrer è morto senza peccato:
 vigliacchi quelli che l’han fucilà!
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                      | A Ferrer(testo e musica di autore anonimo)
 Il tredici ottobreal grido della gente
 un povero innocente
 fu fatto assassinar.
 Di Spagna era il campionegentil era di cuore
 insegnò la professione
 a tutta l’umanità.
 Era contro a preti e fratiera contro l’impostura
 combattendo addirittura
 che la morte gli costò.
 Il popolo moderno con lui fece partito
 e forte si era unito
 giurando fedeltà.
 Ma i barbari di allorain questo spaventati
 si sono vendicati
 facendolo ammazzar.
 Di Spagna era il campionegentil era di cuore
 insegnò la professione
 a tutta l’umanità.
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  Il giardino dell’ossigeno
 Stefano Giaccone va e viene, spirito inquieto e problematico in quest’ultima dozzina d’anni in viaggio altalenante perenne tra Torino e il Galles. E non è solo il casino personale sempre arruffato e abbottonato storto nelle piogge battenti della vita o un’indecisione geografica, la sua, che lasciano il segno, un segno profondo sulle cose che scrive e che canta. È un sentirsi con le radici ficcate nel posto sbagliato “come se il mio copione fosse tutto da rifare” – come a poche frasi dall’inizio della prima canzone canta lui proprio qui dentro – oppure no, è un sentirsi fondamentalmente a posto quando il mondo tutt’attorno ha qualcosa di strano che non va. Qualche mese di fuga forse, o una pausa dagli affetti, o un’avventura corsara in Sardegna andata com’è andata e finita quando doveva finire ed ecco che è nata una manciata di canzoni. Stefano lo conoscete: raccoglie parole come pietre e mette insieme mosaici, e in questo suo mosaico di inizio 2010 mischia pensieri affilati e pozzi di stanchezza, ragionamenti lucidi e sogni deliranti e psichedelici, amori persi e sperduti, inservibili come un ombrello rotto ed altri così belli da schiacciare il respiro e accendere l’invidia, flash da viaggi veri e da altri solo immaginati ma dategli tempo e fortuna che verranno, tracce di rabbia a grana grossa anche, ma soprattutto voglia di sfidare il tempo e la sorte e la folla, e rimettersi in gioco. È il tempo di fissare in forma di strofa e suono ricordi e cose di ieri e forse e soprattutto di raccontare lo stupore di fronte all’allontanamento di ieri da oggi, due rive sempre più lontane sì, ma assolutamente nessun rimorso, ché qua davanti c’è un domani nuovo tutto da aggredire. Una ventina di pezzi registrati in maniera economica, cito dalle note tecniche: “con due programmi craccati sul pc, senza microfoni né niente”, in questi ultimi tempi sui giornali di settore si dice una raccolta lo-fi, vent’anni fa si sarebbe chiamato un demo casalingo. Di questi, Stefano ne ha scelti dodici a comporre il cd “Il giardino dell’ossigeno”, con dentro anni tormentati, vissuti e guardati penzolare come fossero pesci d’argento e azzurro presi all’amo, e un assaggio della vita che verrà, bellissima e stupefacente. Ci trovate dentro lo Stefano Giaccone cantante di strada e giocoliere, un po’illusionista e un po’fanfarone, quello che racconta con distacco gli incontri di ieri mentre ne porta le schegge ancora calde conficcate in fondo al cuore, quello che lavora di fino con la fantasia e riesce a trasformare l’immaginazione in ricordi quasi veri da condividere, quello che a starlo a sentire – complice il vino, magari, e sotto l’assalto serrato della tristezza – convince che la sua vita sembra adatta per ricalcarci un film, o un libro, o tutt’e due. Non sono tutte canzoni originali: qui dentro tra gli altri stavolta tocca al cubano Silvio Rodrigues e all’americano Eddie Vedder essere rivisti, perché da sempre Stefano offre anche riletture personali di cose scritte da altri cercandoci dentro il buco giusto per far passare il suo lunghissimo filo rosso, filo rosso che tiene saldamente in mano da quando i Franti erano i Franti.  
                    
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                      | Stefano Giaccone |  Il cd è un’iniziativa a sostegno della nostra rivista: per ogni copia viene richiesta un’offerta libera, che sia ragionevolmente comprensiva delle spese di spedizione. Per informazioni e contatti: franti2000@hotmail.com.    Marco 
                    Pandin stella_nera@tin.it
 
 
                    
                      |  | Duemila papaveri rossi2 cd con libretto
 I due cd contengono 37 canzoni di Fabrizio de Andréinterpretate da musicisti e gruppi indipendenti.
 Una iniziativa a sostegno di "A" delle Edizioni stella*nera.
 Una copia  15 euro Per saperne di più e per acquistarlo online clicca qui  |  
                    
                      |  | Paola Sabbatani e Roberto BartoliNon posso riposare
 cd+dvd
 Un cd e un dvd, dodici canzoni da ascoltare e un documentario realizzato daMario Bartoli e Giangiacomo De Stefano (Va.C.A. Vari Cervelli Associati).
 Una co-produzione Editrice Bruno Alpini, Aparte e stella*nera.
 Una copia cd+dvd 15 euro Per saperne di più e per acquistarlo online clicca qui  |  |