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                  ricordando Pier Carlo Masini Pietro e le pietredi Pier Carlo Masini
   Cagliari, 1970. Solita visita del Papa, tanta gente, entusiasmo alle stelle. 
Tutto fila liscio, ma un gruppetto di anarchici tira sassi contro il corteo papale. La polizia li arresta, i mass-media li insultano. Sulla rivista del socialismo riformista, il socialista democratico Masini difende gli anarchici. 
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                    Paolo VI ha avuto in Sardegna un’accoglienza trionfale. Mezzo milione di fedeli si sono radunati per vederlo, acclamarlo, baciargli le mani. Un solo incidente ha turbato l’incontro del Papa col popolo sardo. Ad un certo punto del programma sono volati alcuni sassi contro il corteo papale (questa prima versione data alla TV la sera del 24 aprile è stata corretta il giorno seguente dall’ineffabile Paolo Fraiese che ha precisato — in sede di perizia balistica — che i sassi erano diretti non contro l’auto del Papa, e neppure contro il corteo papale ma contro l’ultima vettura appartenente alla polizia). Così l’intangibilità e la sacralità della persona del Papa erano salve e il Ministro Restivo, sassata più sassata meno, doveva solo spiegare ai suoi agenti, finiti all’ospedale, che non per accidente o per errore erano stati bersagliati, ma per un oscuro fatto personale fra gli anarchici sardi e lo Stato italiano.I ventisei giovani anarchici — tutti sui vent’anni, e fra essi molti sardi — sono i soli che potranno darci la versione esatta dei fatti e soprattutto la ragione del loro gesto, cui i giornali cattolici intendono togliere qualsiasi significato politico e sociale, liquidandolo come teppistico. Ma le pietre non volano a caso. La pietra di Nicola Cordigliani a Montecitorio non volò a caso, la pietra di Emilio Caporali contro Crispi non volò a caso.
 Bastino queste considerazioni.
 
                  II Papa è il capo della Chiesa cattolica ma è anche il capo di uno Stato sovrano. Come vescovo di Roma e per lo status di extraterritorialità di alcuni luoghi sacri della città egli può andare e venire per la Capitale, ma per le sue visite ufficiali nel territorio dello Stato italiano occorreranno pure intese preventive circa tempi, modi (e misura!), per la cui valutazione il governo italiano non può prescindere dalla situazione politica del momento.
  II Papa si è recato in Sardegna alla vigilia della campagna elettorale amministrativa (nell’isola solo per le province e i comuni). Non diremo che egli ha aperto in anticipo la campagna elettorale amministrativa, ma sicuramente ha dato la possibilità di aprirla in anticipo ai notabili democristiani che l’hanno ossequiato e festeggiato, ai candidati trasformatisi per l’occasione in organizzatori di gite parrocchiali, ai loro agenti, alla stampa cattolica. È stato un atto di scorrettezza e di inopportunità da parte dei promotori.
  Chi si espone al pubblico si espone alla critica. Chi va incontro gli applausi, rischia di andare incontro anche ai fischi. Chi riceve mazzi di fiori può ricevere anche prodotti ortofrutticoli. A questa legge neppure il Papa può sottrarsi, salvo che non intraprenda viaggi nei paesi fascisti e comunisti dove troverà garanzie di assoluta sicurezza. È vero che a Cagliari anziché pomodori sono volati sassi, un genere di proiettili che noi decisamente disapproviamo per la loro pericolosità, come ci ricorda l’episodio biblico di David contro il gigante Golia.
  A proposito di adunate bisogna che anche il Papa ci vada cauto. L’adunata è un episodio di esaltazione collettiva. Il Papa non è andato verso il popolo, la miseria del popolo, i bisogni del popolo, ma solo verso la sua ignoranza, la sua superstizione (che non poteva trovare appagamento più pittoresco e più stupefacente del mito mariologico rievocato per l’occasione), il suo bisogno di applaudire, di adorare, di servire. E le stesse parole del Papa, la sua polemica contro il materialismo e l’edonismo, il retorico complimentarsi per categorie – coi pastori, coi minatori, coi pescatori, perfino coi calciatori del «Cagliari» – hanno contribuito non a moderare, ma ad esaltare questo stato d’animo.
  Qualcuno ha protestato. Qualcuno è andato in carcere per aver protestato. Qualcuno ha rischiato di farsi linciare. Qualcuno sarà processato e probabilmente condannato. Da una parte c’erano cinquecentomila persone pie, timorate di Dio, ossequienti alla legge, che dicevano di sì. Dall’altra c’erano venti o trenta anarchici che dicevano di no. 
                  Storicamente – perché qui registriamo il fatto storico «inaudito» di una sassaiola antipapale – il no degli anarchici all’unica superstite monarchia di diritto divino, è più duro delle pietre su cui esso è stato inviato in messaggio al Pontefice, mentre gli evviva dei pellegrini sono storicamente più labili delle orme da essi lasciate sulla spiaggia di Bonaria.                   
                    Pier Carlo Masini Critica sociale, anno 62, numero 10 (20 maggio 1970), pagina 292
 
                  
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                    | Pisa, 30 ottobre-1 novembre 1955, Quintaconferenza nazionale dei GAAP (Gruppi
 anarchici di azione proletaria).
 Nell'occasione Masini conosce Giulio
 Seniga, che nella foto si trova al suo fianco
 (primo a sinistra) insieme ad altre
 due persone non identificate
 (foto Archivio famiglia Masini,
 Cerbaia Val di Pesa)
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                    | Pier Carlo MasiniImpegno civile e ricerca 
  storica
 tra anarchismo, 
  socialismo e democrazia
 A cura di F. Bertolucci e G. Mangini
                         pp. 190, BFS edizioni, 2008 "Quaderni RSA", 3ISBN 9788889413326
 euro 20,00
   Indice:Note per una biografia masiniana
 a cura di Franco Bertolucci e Giorgio Mangini
 Gli anni della formazioneRoberto Giulianelli
 La biblioteca Max NettlauLuigi Balsamini
 La Borsa di studio “Pier Carlo Masini” (1998-2008)Giorgio Mangini
   Bibliografia degli scritti di P.C. MasiniFranco Bertolucci
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