|  Le spedizioni Quattro sono i punti cardinali e quattro i personaggi importanti 
                  che si addentrarono in Patagonia alla fine del secolo passato. 
                  Dal nord giunse il Generale Julio Argentino Roca, a capo di 
                  un esercito; dal sud lanarchico Errico Malatesta, insieme 
                  ad altri due compagni di idee; dallest, duecento emigranti 
                  gallesi che, in cerca di una nuova vita, giunsero a bordo di 
                  una nave chiamata Mimosa, una sorta di Mayflower per la regione 
                  del Chubut; infine dallovest, attraverso terre araucane, 
                  il francese Orllie Antoine de Tounens, nobiluomo di provincia 
                  caduto in rovina, in cerca di uno scettro e di una corona.
 La Patagonia fu dunque invasa, rispettivamente, da un militare, 
                  futuro Presidente dellArgentina; da un re da operetta; 
                  da un anarchico in fuga dal governo italiano; e, infine, da 
                  coloni, il cui capo, Lewis Jones, seguiva una vaga ideologia 
                  socialista di tendenza fabiana. Ciascuno di essi aveva in mente 
                  un certo modello di organizzazione collettiva: ai coloni corrispondeva 
                  lidea di Comunità; allautoproclamatosi Re 
                  di Araucania e di Patagonia lidea di Impero; al Generale 
                  Roca lidea di uno Stato-nazione e, infine, agli anarchici 
                  la Rivoluzione Mondiale.
 Ciascuna di queste spedizioni patagoniche si lasciò dietro 
                  tracce storiche, emblematiche, spirituali e, addirittura, gastronomiche; 
                  tracce che, a eccezione dellincursione statal-militare, 
                  svanirono progressivamente nelloblio e che, per gli argentini 
                  di oggi, risultano del tutto inconsistenti, costituendo, al 
                  massimo, qualche curioso aneddoto. Queste vestigia storiche 
                  si trovano sepolte appena sotto la superficie: sopravvivono 
                  debolmente nelle leggende popolari della regione o nelle strane 
                  dicerie che, a volte, qualcuno richiama alla memoria. Ma questo 
                  è esattamente ciò che deve essere: lo Stato si 
                  occupa di promuovere il ricordo delle gesta compiute in nome 
                  dellunificazione del territorio e di imprimerle nei programmi 
                  istituzionali diffusi nelle scuole e nelle università. 
                  Gli altri possono affidarsi soltanto alla pietà storica 
                  che si trasmette di bocca in bocca, a queste terrene concavità 
                  che proteggono la storia sociale di un popolo. In qualche caso, 
                  una sola persona al mondo è in grado di ricordare ciò 
                  che è accaduto.
 A metà del XIX secolo, la Patagonia era sinonimo di territori 
                  sconosciuti, venti furiosi, spazi giganteschi, semi-popolati 
                  e mai misurati nella loro vastità; sinonimo di terra 
                  degli indios, Toltechi e Araucani. Circolavano ancora le improbabili 
                  leggende sullesistenza di El Dorado, la città doro 
                  che affannosamente cercarono i conquistadores spagnoli, questa 
                  volta in uno degli ultimi territori inesplorati del Sud America. 
                  Distante dalla lunghissima costa, dove, di volta in volta, si 
                  erano insediati esploratori, balenieri o fornitori di quei pochi 
                  porti lì situati, linterno della Patagonia era 
                  terra di nessuno, ovvero: di indigeni; era La Terra, 
                  così come la chiamavano gli Araucani, suoi primi abitanti. 
                  Soltanto alcuni pionieri e i sempiterni straccivendoli che commerciavano 
                  con gli indios, conoscevano alcuni dei suoi sentieri interni.
 Nel XIX secolo, chi davvero governava la Patagonia era il vento, 
                  le cui veementi burrasche raggiungevano, nei momenti di splendore, 
                  i centoventi chilometri orari. Terminata la giornata, il silenzio 
                  trasparente e la notte australe, come specchi simmetrici, si 
                  fondevano soavemente. Patagonia era una parola scritta in una 
                  mappa vuota, che i governanti argentini, sollevati recentemente 
                  dallimpegno di una lunga guerra civile, sorvegliavano 
                  da Buenos Aires con ansia e ingordigia, preoccupati di eventuali 
                  recriminazioni da parte cilena o europea.
 
  Coloni e soldati 
 Alcuni gallesi fuggivano dallintolleranza religiosa; 
                  tutti, senza eccezione, dagli inglesi. Nel 1865, i coloni sbarcarono 
                  nel Golfo Nuovo e si addentrarono lungo la valle del Río 
                  Chubut. Lottarono contro gli elementi, ambientali e atmosferici, 
                  e fondarono villaggi lungo il fiume: Madryn, Rawson, Gayman, 
                  Trevelyn. Per anni, i loro vicini abituali non furono dunque 
                  gli argentini, ma gli indios toltechi, che, scrocconi di natura, 
                  chiedevano loro continuamente da mangiare e qualsiasi tipo di 
                  oggetto. Lo scambio avveniva in linguaggi intraducibili a Buenos 
                  Aires: gallese e tolteco. Poco dopo essere arrivati, morì il primo dei coloni, 
                  che fu sepolto in un cimitero consacrato dietro la cappella 
                  protestante. Questo cimitero, ormai colmo, fu chiuso verso il 
                  1930. Ciononostante, lultimo a morire degli emigranti 
                  originari fu seppellito ugualmente nel primo cimitero, riaperto 
                  esclusivamente per questultimo, tra i primi. Poco a poco, 
                  i gallesi si americanizzarono e, col tempo, la valle del Río 
                  Chubut cominciò ad essere condivisa anche da altre correnti 
                  migratorie, inclusi gli stessi argentini.
 Anni dopo, nel 1878, il governo argentino diede inizio alloccupazione 
                  finale della Patagonia, attraverso una subdola operazione militare, 
                  chiamata ufficialmente la conquista del deserto, 
                  ovvero la subordinazione allo Stato argentino degli originari 
                  possessori della terra. Per farla finita con il problema 
                  degli indios, fu inviato un esercito, a capo del quale 
                  vi era lallora Ministro di Guerra Julio A. Roca, il cui 
                  mandato consisteva nelloltrepassare la linea di frontiera 
                  con gli indios, stabilita decine di anni prima attraverso una 
                  serie di fortini, e sconfiggere quindi definitivamente le varie 
                  tribù ranqueles, pehuenches, pampas, mapuches e huiliches. 
                  Si trattava di 6000 soldati organizzati in 5 divisioni, contro 
                  2.000 combattenti indigeni dispersi per il territorio. Ovvero, 
                  fucili e telegrafi contro lance e boleadoras. (1)
 Il 25 di maggio del 1879, quando limpulso bellico di questesercito 
                  aveva già lasciato terra bruciata dietro di sé 
                  e posto ormai fine al potere dellultimo comando 
                  indigeno, il Generale Roca decretò, presso le rive del 
                  Río Negro, la conclusione della spedizione. Erano morti 
                  1.300 indios, ne erano stati catturati 10.500, e 55 milioni 
                  di ettari erano stati annessi al territorio dello stato argentino. 
                  Poco dopo, in quei territori fu fondata una città che 
                  mantiene ancora oggi il suo originale toponimo militare: Fuerte 
                  General Roca. Il successivo destino del Comandante fu quindi 
                  la politica, attraverso la quale, nei decenni seguenti, acquisì 
                  la fama di grande arbitro: militare o politico, 
                  Julio A. Roca rimase sempre un Uomo di Stato.
 Ad ogni modo, loccupazione definitiva della Patagonia 
                  comportò altri dieci anni di scontri con gli indigeni 
                  stanziati più a sud.
  Il Re 
 Ventanni prima, venendo dal Cile, un uomo solitario che 
                  sogna un impero tutto suo, attraversa dallest la Cordigliera 
                  delle Ande. Ha trentacinque anni. È stato procuratore 
                  a Périgueux e, avido lettore di libri di geografia e 
                  di viaggi di esploratori, decide di andare in Sud America per 
                  tentare la sorte e per conquistare nuove terre. Nel 1858 sbarca 
                  nel porto di Coquimbo, in Cile. Nei due anni seguenti, prima 
                  ancora di metter piede nei territori dove vivevano allora gli 
                  Araucani  ignari delle intenzioni stataliste del governo 
                  cileno , si dota già di una bandiera, di un blasone 
                  e di una costituzione per il suo futuro regno. Nel 1860, si 
                  addentra quindi nei territori araucani, insieme a due commercianti 
                  francesi, che solevano trafficare perline e coltivare cattive 
                  abitudini con gli indios, e ai quali promette la carica di futuri 
                  ministri del suo regno. Lentamente, in groppa a un mulo, giunge 
                  infine alla terra che egli stesso si era promesso. Il 17 di novembre del 1860, dopo aver ottenuto un timido, quanto 
                  ambiguo appoggio da parte dei capi indigeni, Orllie Antoine 
                  emette un decreto dichiarandosi Re dellAraucania. Subito 
                  dopo, invia una comunicazione postale diretta al Presidente 
                  del Cile, Manuel Montt, annunciandogli la buona nuova; notizia 
                  che il governo cileno decide di ignorare totalmente. Un re senza 
                  esercito, infatti, non costituisce un problema, per quanto egli 
                  sostituisca il suo cognome, Tounens, col primo numero romano. 
                  Tre giorni dopo, con un altro decreto, annette al suo regno 
                  lintera Patagonia argentina, che battezza con il nome 
                  di Nuova Francia. La prima avventura araucana di 
                  Orllie Antoine termina quindi brutalmente nel gennaio del 1862, 
                  quando, tradito da due delle sue irrispettose guide cilene, 
                  viene catturato da un distaccamento militare. A quei tempi, 
                  infatti, il governo del nuovo presidente José Joaquín 
                  Pérez considerava con una certa preoccupazione la possibilità 
                  di una sommossa tra gli indigeni, alimentata e guidata da un 
                  fissato francese. Due anni di patetico regno e di arringhe agli 
                  indios si disfano quindi lentamente in una prigione cilena, 
                  dove Orllie rimane rinchiuso per nove mesi. Viene quindi giudicato 
                  e condannato alla reclusione nel Manicomio di Santiago di Cile, 
                  umiliazione da cui è risparmiato grazie allopportuno 
                  intervento del Console di Francia a Valparaíso, che ottiene 
                  il suo rimpatrio in Francia.
 Antoine I era stato detronizzato. Durante il suo esilio 
                  francese, dal 1862 al 1869, viene quindi fatto oggetto di scherzi 
                  o di curiosità; ma egli è davvero tenace nelle 
                  sue intenzioni: costretto in Francia, pubblica un giornale, 
                  divulga un manifesto, esaspera il senato francese con una petizione 
                  dopo laltra.
 Nel 1869, sbarca infine nella costa argentina della Patagonia, 
                  a San Antonio, e, dopo aver attraversato la pampa, sbuca nuovamente 
                  tra le tribù araucane cilene. Uno dei suoi accompagnatori 
                  si chiamava Eleuterio Mendoza, che meriterebbe certo essere 
                  il nome di un anarchico. Ricercato però dallesercito 
                  cileno, attraversa nuovamente la cordigliera, ma nel senso opposto, 
                  e giunge quindi al porto di Bahía Blanca, quasi nello 
                  stesso luogo dove aveva intrapreso la riconquista dei suoi territori. 
                  Si era nel luglio del 1871.
 Da Bahía Blanca, si dirige dunque a Buenos Aires, dove 
                  viene intervistato da diversi giornali. Tra questi, La 
                  Tribuna, organo politico del roquismo, che 
                  si sorprende ironicamente del fatto che il governo argentino 
                  non gli abbia riservato la dovuta accoglienza dato il 
                  suo alto rango. Nellaprile del 1874, tenta per la 
                  terza volta di raggiungere i suoi sudditi. Da Buenos Aires viaggia, 
                  nella nave Pampita, fino a Bahía Blanca, dove 
                  viene riconosciuto, arrestato ed espulso rapidamente in Francia.
 A partire da qui, Orllie visse in una corte di menzogne, attorniato 
                  da ministri senza potere e da avventurieri vari, che inauguravano 
                  le sedute della corte cantando a piene voci linno dellImpero. 
                  Concedeva titoli nobiliari e vendeva monete coniate di un regno 
                  inesistente, di valore esclusivamente numismatico, non essendo 
                  accettate neppure allinterno della sua falsa corte come 
                  moneta di scambio. Curioso: quando si trovava tra i sentieri 
                  degli araucani, soltanto lantico metodo del baratto gli 
                  permise sopravvivere.
 Infine, perseguitato dai suoi creditori, si rifugiò nella 
                  regione di Dordogna, dove riuscì a guadagnarsi il pane 
                  quotidiano lavorando come venditore pubblico di lampade nel 
                  Municipio di Tourtoirac. Così, fino al 19 di settembre 
                  del 1878, quando il Re di Araucania e di Patagonia fu chiamato 
                  a visitare un regno superiore.
 
 Orllie 
                  Antoine de Tounens (re di Araucania)  Lanarchico 
 Errico Malatesta nasce il 14 di dicembre del 1853, a Santa 
                  Maria Capua Vetere, una città di presidio. I suoi genitori 
                  erano modesti proprietari terrieri, di idee liberali. Alletà 
                  di quattordici anni, scrive una lettera, insolente e minacciosa, 
                  diretta al Re Vittorio Emanuele II. La polizia prende molto 
                  sul serio tale corrispondenza: Malatesta viene arrestato e riesce 
                  a stento a mettersi in salvo. Il presagio di suo padre, in quelloccasione, 
                  non è certo dei più incoraggianti: Povero 
                  figlio mio, mi spiace dovertelo dire, ma di questo passo finirai 
                  per essere impiccato. Non appena saputo dellinsurrezione a Parigi del 1871, 
                  aderisce alle idee dellInternazionale e, diciassettenne, 
                  si reca in Svizzera per conoscere Michail Bakunin. Da quel momento 
                  diventa uno dei rivoluzionari più conosciuti del suo 
                  tempo. Pubblica il giornale La Questione Sociale, 
                  prima a Firenze, tra il 1883 e il 1884, quindi a Buenos Aires 
                  (1885-1886) e, infine, a New York, dal 1899 al 1900. Durante 
                  la sua vita, costituisce gruppi di compagni, sindacati e gestisce 
                  varie pubblicazioni, è a capo di insurrezioni, scrive 
                  alcuni brevi libri e, soprattutto, riesce a mantenere unita 
                  la famiglia anarchica, salvandola dalle sue tendenze 
                  centrifughe. Nel tempo, pubblica anche i giornali LAssociazione, 
                  LAgitazione, Volontà, Umanità 
                  Nova e Pensiero e Volontà.
 Malatesta passò trentacinque anni della sua vita in esilio, 
                  diffondendo lidea in Spagna, Francia, Svizzera, 
                  Inghilterra, Portogallo, Egitto, Romania, Austria-Ungheria, 
                  Belgio, Olanda, Stati Uniti, Cuba e Argentina. Nel 1874 finì 
                  in carcere per la prima volta, per avere guidato uninsurrezione 
                  in Puglia. Tre anni dopo, a capo di una banda di anarchici, 
                  Malatesta occupò il comune di Letino, dove, in presenza 
                  dei contadini, destituì il Re Vittorio Emanuele e ordinò 
                  di bruciare i registri fiscali della regione. Insieme alla stessa 
                  banda, si diresse quindi verso il paese di Gallo, dove fecero 
                  abolire la misura attraverso cui si stimava limposta sul 
                  macinato. Per questo Malatesta fu nuovamente processato e condannato 
                  a tre anni di prigione, dei quali ne scontò soltanto 
                  uno. Ma ebbe poi occasione di rifarsi, passando 
                  diverse volte per le carceri.
 Nel 1885, grazie al nome che si era ormai fatto negli ambienti 
                  anarchici, riuscì a evitare un ordine di arresto impartitogli 
                  da Firenze introducendosi in una nave, nascosto in una cassa 
                  che conteneva anche una macchina per cucire. Giunse così 
                  in Argentina, munito di un comune passaporto da clandestino. 
                  Una volta arrivato a Buenos Aires, si mise in contatto con gli 
                  anarchici italiani, riuniti nel Círculo Comunista Anárquico 
                  e, quasi immediatamente, riprese la pubblicazione de La 
                  Questione Sociale, distribuita gratuitamente e della quale 
                  uscirono quattordici numeri. In questa città lavorò 
                  inizialmente, insieme al compagno Natta, come meccanico elettricista, 
                  in unofficina di sua proprietà che poi fallì; 
                  quindi si occupò della produzione di vino. Rimase in 
                  Argentina fino al 1889.
 Durante tutta la sua vita, per metà passata tra carcere, 
                  esilio e arresti domiciliari, Malatesta si distinse per il suo 
                  senso pratico e per le sue capacità organizzative e propagandistiche. 
                  Non fu mai un sognatore: rimase sempre convinto che la volontà 
                  umana era più importante della inevitabilità 
                  storica della rivoluzione e che nessuna formula utopistica 
                  poteva sostituirsi allanalisi precisa delle congiunture 
                  storiche. E, tuttavia, anche lui finì per addentrarsi 
                  in Patagonia.
 
 Errico 
                  Malatesta   Geografia spirituale 
 Bussole, teodoliti e astrolabi sono oggetti indispensabili 
                  a cartografi ed esploratori; e, pure, a proprietari terreni 
                  e governanti. Ciononostante, la terra è stata anche luogo 
                  di carovane nomadi, di spedizioni perdute, di vagabondaggi, 
                  diaspore, odissee ed esodi. Lo spazio fisico non costituisce 
                  un dato materiale costante: al contrario, è una sorta 
                  di argilla costantemente attraversata e modificata dalle diverse 
                  leggi che regolano gli spostamenti delluomo nello spazio; 
                  leggi, la cui giurisdizione è determinata tanto dallo 
                  sforzo e dallimmaginazione, quanto dalla sorte e dalle 
                  resistenze della natura. Allinterno di queste quattro 
                  condizioni, si fanno strada sia le spedizioni di uomini solitari, 
                  sia quelle di truppe organizzate. Così come alcuni prevedono il proprio destino su un portolano 
                  o scrutando la rosa dei venti, altri avvistano la propria rotta 
                  tra i manifesti o nelle voci diffuse nelle città. Tra 
                  gli uomini e lo spazio esistono segrete corrispondenze, che 
                  il cartografo farebbe bene a tener presente: paralleli insospettati 
                  e capricciosi meridiani. Dove potrebbe mai essere ubicata la 
                  sezione aurea, il numero doro dei pittori 
                  rinascimentali, che possa aiutare a determinare le proporzioni 
                  di un atlante spirituale? Laria di famiglia che spira 
                  tra uomini e territori appartiene allordine degli elementi 
                  la cui corrispondenza può essere elevata al rango di 
                  principio cosmogonico. Potremmo definire questa corrispondenza 
                  cartografica con il nome di geografia spirituale. 
                  Si tratta di una scienza che, senza rinunciare alla storia e 
                  alleconomia, permette di scorgere e ritrovare i passi 
                  perduti, i sentieri dimenticati, le rotte ormai inutilizzate 
                  e, soprattutto, di una scienza che intreccia gli atlanti immaginari 
                  (letterari, utopici, leggendari) ai drammi biografici.
 Limmaginazione si sovrappone alla materia e la condiziona; 
                  sia di esempio la toponimia in Patagonia, che manifesta da sé 
                  la straripante creatività linguistica di esploratori 
                  e pionieri: la vena umoristica e il delirio si uniscono allelemento 
                  agiografico e alla simbologia statale.
 Nelle mappe di geografia spirituale non ricerchiamo energie 
                  cosmiche, né nuovi orizzonti turistici; piuttosto, la 
                  materia emozionale che un attento storiografo dovrebbe sempre 
                  riscattare dalle macerie, dai documenti e dai racconti orali. 
                  Un bravo cartografo deve imparare a diffidare delle misurazioni 
                  precise, poiché a ogni spazio fisico corrisponde un atlante 
                  simbolico. Questa geografia parallela potrebbe costituire la 
                  psiche della cartografia, così come lelemento 
                  spirituale di ogni nazione. A ciascun paese corrispondono 
                  territori leggendari, dei quali sarebbe totalmente inutile determinare 
                  in maniera positivista i meridiani e i paralleli. Il Brasile 
                  dispone dellAmazzonia; lAfrica del Nord, del suo 
                  Sahara; la Russia, della Siberia; lIndia, dellHimalaya; 
                  il Canada, dello Yukon. LArgentina possiede la sua Patagonia. 
                  E a ciascuna di queste regioni leggendarie, corrispondono tipologie 
                  caratteriali ben definite: la figura dellesiliato, 
                  alla Siberia; il tuareg, al deserto; lalpinista, allHimalaya; 
                  il garimpeiro allAmazzonia; il cercatore doro, 
                  allo Yukon e, infine, il pioniere, alla Patagonia. La città 
                  non concede questo genere di visti alla vocazione dei suoi abitanti; 
                  offre giusto quei tesserini necessari al buon funzionamento 
                  della circolazione urbana. Di più: la globalizzazione 
                  mediatica, finanziaria e tecnologica, ha fatto sì che 
                  tutte le grandi città del mondo si ricalchino oggi reciprocamente.
 Uomini come Malatesta, Orllie Antoine o come i coloni gallesi, 
                  cercavano conferma allidea secondo cui nelle grandi distese 
                  territoriali vi si trova la libertà. Ma non una libertà 
                  di tipo metafisico. Qui è necessario creare dal nulla 
                  linventario di una geometria imperfetta: mancano catasti, 
                  frontiere, pietre miliari, piazzeforti, segnaletica. La natura 
                  non è però propizia alla libertà geografica 
                  perfetta, che è gelida. Incoraggiare il lirismo 
                  della libertà nelle spedizioni, piuttosto che l 
                  idea nostalgica dei pionieri e di altri uomini di 
                  frontiera, risulta infatti sterile, poiché, se questi 
                  esempi servono davvero a qualcosa, è soltanto per indurci 
                  a riflettere sullimpulso centripeto degli ultimi centanni, 
                  ovvero sulla progressiva incapacità delluomo di 
                  anelare e immaginare libertà. Al contrario, la preferenza 
                  per luoghi leggendari dindole acefala  ovvero, privi 
                  di un ordine gerarchico a presidiarne i territori , libera 
                  il nostro sguardo affinché questo possa scorgere la crepa 
                  in ogni armatura, la sbavatura nellelmo, la smorfia grottesca 
                  che qualsiasi testa incoronata infine possiede.
 Certe superfici del pianeta sono legate intimamente tra loro, 
                  per quel conservare meandri, accessi e paesaggi in cui nessun 
                  uomo ancora ha messo piede. Tuttavia, i veri nemici delle terre 
                  vergini non sono tanto i primi uomini che vi accedono, quanto 
                  piuttosto lo Stato. Lesploratore è sempre stato 
                  un Anticipatore del Verbo: nomina i fiumi, classifica la flora 
                  e battezza i confini; è però poi lagrimensore, 
                  notaio statale, a misurare, calcolare e diagrammare il terreno. 
                  Ma gli esploratori, i misantropi, i reprobi, arrivano comunque 
                  prima.
 La Patagonia, anche attualmente, manca di una storia; dispone 
                  solamente di storie, che il sistema pedagogico nazionale 
                  evita accuratamente di evocare e che possono essere riscattate 
                  soltanto dai mormorii che il vento porta via con sé. 
                  La storia di Malatesta è solo una tra le tante. Le dimensioni 
                  di una cartografia popolata da storie devono essere stabilite 
                  a misura duomo, prendendo in considerazione il modo in 
                  cui la geografia di un luogo determinato esercita una certa 
                  influenza sul destino di coloro che vi si addentrano; ma non 
                  tanto come condizione topografica o economica, quanto piuttosto 
                  come agente stimolante per lattivazione di 
                  certe mansioni, o come impulso risolutivo nei confronti 
                  di forze spirituali in tensione.
 Il dramma personale e lambiente naturale in cui esso si 
                  svolge, formano i due bracci del compasso attraverso cui è 
                  tracciato larco spirituale di questa geografia parallela.
  
 Il 
                  generale Julio A. Roca  Oro e anarchia 
 I recinti di filo spinato e i decreti per la creazione di governatorati 
                  costituiscono linevitabile conseguenza dellanteriore, 
                  caotico, popolamento pioniere di un territorio. Dopo, molto 
                  più tardi, si cominciano a sfruttare le ricchezze naturali 
                  della regione. Questi luoghi ameni, infatti, prima di apparire 
                  nei rilevamenti statistici e negli atlanti fiscali di un paese, 
                  offrono una sola ricchezza, che, sin dallantichità, 
                  attrae a sé veri e propri sciami di uomini sfavoriti 
                  dalla ruota della fortuna. Ancor più della fame o della 
                  ricerca di nuove opportunità, ancor più 
                  dellesodo obbligato, per una guerra civile, o a causa 
                  di persecuzione religiosa, ciò che sin dai tempi antichi 
                  ha davvero determinato le migrazioni umane, sono i metalli. 
                  Una storia del nomadismo ci potrebbe mostrare la mappa degli 
                  spostamenti di fabbri e metallurgici, dallEtà del 
                  Ferro in poi. A nord del Canada, e così nel sud dellArgentina, 
                  loro rimase per secoli nascosto, come in letargo, ma chi 
                  ricerca la Città dei Cesari prima o poi ne incontra inevitabilmente 
                  le detritiche rovine. A ogni modo, la storia delle grandi città 
                  sviluppatesi grazie allo sfruttamento di ununica risorsa, 
                  è la stessa storia delleffimera febbre delloro. 
                  Queste città vengono costruite, vanno in decadenza, sono 
                  abbandonate e, infine, dimenticate. Samarcanda, Petra, Timbuctù, 
                  Potosì, Nantuckett, Iquique, Manaos. Villaggi-accampamenti, 
                  villaggi di passaggio, villaggi fattorie, villaggi fantasma.
 Nel 1882, alcuni coloni gallesi avevano scoperto loro 
                  presso le rive del Chubut, nella Valle del Tecka. La notizia 
                  giunse mesi dopo a Buenos Aires. Ma, in realtà, presso 
                  il Chubut si era trovata soltanto pirite, un metallo splendente 
                  ma di nessun valore, il cosiddetto oro dei tonti. 
                  Non si ebbe il tempo di organizzare una vera e propria fuga 
                  di avventurieri verso la Patagonia, ma vi fu lo stesso molta 
                  gente che prestò ascolto a tali storie.
 Tre anni dopo, venne dichiarata la presenza di oro, in quantità 
                  accettabili, nel Capo Virgenes del Territorio di Santa Cruz, 
                  molto più a sud rispetto al Chubut. Malatesta, profugo 
                  anarchico, si entusiasma per la notizia e, insieme a due compagni, 
                  inizia a costruire castelli in aria. Loro: Errico Malatesta 
                  viaggiò verso lestremo sud della Patagonia, dietro 
                  a un tale palindromo. Che cosa mai ci facevano tre anarchici 
                  a setacciare la Patagonia in cerca di oro? Malatesta aveva capeggiato 
                  un paio di insurrezioni, poi fallite, in Italia, a causa delle 
                  quali fu obbligato, per la distruzione di nomine fiscali e di 
                  simboli municipali, a fuggire in esilio. Giunto a Buenos Aires, 
                  aveva tentato, inizialmente, di incoraggiare allazione 
                  sindacale, ma con scarsi risultati. Era ancora giovane, parlava 
                  a malapena il castigliano, si trovava confinato in un porto 
                  lontano ed essendo ancora sconsigliabile un suo ritorno in Europa, 
                  probabilmente pensò che non aveva nulla da perdere nellandare 
                  in Patagonia alla ricerca del suo peculiare El Dorado, per lonesto 
                  scopo di finanziare, con i lingotti patagonici, unimponente 
                  rivoluzione mondiale.
 Limmaginazione dei rivoluzionari è solita spingerli 
                  verso splendide aurore, così come a progetti spropositati 
                  e persino alla catastrofe. Le avventure aurifere del XIX secolo 
                  attirarono numerosi utopisti e carbonari: non pochi di coloro 
                  che fuggivano in seguito alla fallita rivoluzione francese del 
                  1848, accorsero in California attratti dalla febbre delloro.
 Ma la febbre dei tre anarchici durò un soffio: la spedizione 
                  terminò, infatti, in un vicolo cieco. I giacimenti auriferi 
                  erano per la maggior parte sotto il controllo di una compagnia 
                  sfruttatrice, di notte la temperatura si abbassava fino ai 14 
                  gradi sotto zero, vi erano poche speranze di trovare unaltra 
                  zona altrettanto ricca, e giunse quindi il momento in cui i 
                  tre anarchici si stancarono infine di sopravvivere dando caccia 
                  alle nutrie marine. Sette mesi dopo essere arrivati, nel bel 
                  mezzo dellinverno, gli anarchici decisero di abbandonare 
                  la zona in seguito ad avventure per nulla promettenti: morirono 
                  quasi di fame e dovettero essere messi in salvo da una nave, 
                  come naufraghi, e fatti sbarcare infine nel villaggio di Carmen 
                  de Patagones, in provincia di Buenos Aires.
 Una volta arrivato a Buenos Aires, Malatesta si dedicò 
                  ad attività propagandistiche, mentre uno degli altri 
                  due falliti aspiranti minatori si occupò della falsificazione 
                  di denaro. Questi mesi passati nel sud della Patagonia costituirono, 
                  in realtà, un eccentrico episodio nella vita di un rivoluzionario 
                  che, per lo più, si comportò in maniera sempre 
                  piuttosto sensata.
 Quando Malatesta, mezzo morto di fame, tornò a Buenos 
                  Aires, tenne subito conferenze in italiano nella Libreria Internazionale 
                  di E. Piette, nel Circolo di studi Sociali e nella sala congressi 
                  del Club Vorwärts. Nel 1886 collaborò a organizzare 
                  il primo sindacato argentino moderno, quello dei fornai (2), 
                  preparando loro lo statuto. Nel 1888, partecipò al primo 
                  sciopero di fornai del paese, che durò dieci giorni e 
                  finì in un trionfo. Un anno dopo, infine, ritornò 
                  in Europa dove più avanti, dopo aver passato innumerevoli 
                  giorni di carcere in molti paesi, sarà a capo del movimento 
                  anarchico italiano. Quando morì, nel 1932, erano già 
                  diversi anni che si trovava agli arresti domiciliari impostigli 
                  da Mussolini.
 
  La febbre 
 A volte, la geografia tira dei brutti scherzi agli statisti: 
                  loro delle Yukon si trova a pochi chilometri dallAlaska, 
                  territorio nordamericano. Ma i ricchi, in un modo o nellaltro, 
                  vengono poi sempre ricompensati: decenni dopo si scoprì 
                  la presenza in Alaska di oro nero. E prima ancora i russi 
                  si erano arricchiti con la carne di balena e con le pelli di 
                  grandi roditori e di cervidi. In cambio, alla plebaglia, ai 
                  pezzenti, ai paria e al proletariato, non rimane altro che ricorrere 
                  alla scommessa e allillusione. Non di rado, ciò 
                  conduce al vaneggiamento: loro e la febbre sono difatti 
                  siamesi inscindibili. La febbre delloro, pellicola 
                  del comunista Charlie Chaplin sulla corsa alloro nello 
                  Yukon, e il libro dellanarchico B. Traven (Rett Marut), 
                  Il tesoro della Sierra Madre, dal quale è tratto 
                  il film di John Houston, costituiscono due desolanti analisi 
                  delle conseguenze che comporta questa droga di polvere. Molti 
                  di quelli che peregrinarono in direzione dello Yukon, morirono 
                  di fame già durante la traversata verso il gelido nord 
                  e quelli che invece vi ci arrivarono, dovettero infine ritornare 
                  alle antiche attività di caccia e di commercio di pelli. 
                  In Patagonia, loro raccolto era appena sufficiente per 
                  sopravvivere ed estrarlo comportava un lavoro estenuante. In 
                  fondo, anche loro trovato nelle zone aurifere può 
                  essere considerato un oro dei tonti: nella storia 
                  centenaria della febbre delloro, infatti, soltanto pochi 
                  riuscirono davvero ad arricchirsi. La maggior parte trovava 
                  solo quelle pepite sufficienti a vivere oziosamente qualche 
                  giorno, per poi dover tornare a setacciare le acque del fiume. 
                  Lunico posto in Patagonia dove si trovò oro in 
                  abbondanza, fu lisola della Terra del Fuoco. Lì, 
                  tra il 1880 e il 1890, lo stravagante rumeno Julius Popper estrasse 
                  una buona quantità di oro, si dotò di un esercito, 
                  coniò moneta e francobolli, fino a che una morte prematura 
                  gli evitò linevitabile scontro con il governo argentino.
 A Santa Cruz, lunico filone davvero valido è in 
                  realtà costituito dal bestiame ovino. Ma il vello non 
                  è doro.
 E poi, alla fine dei conti, nei forni anche limpasto di 
                  farina sindora nel farsi pane.
  In carattere tipografico 
 Ciascuna spedizione ebbe il suo cronista personale. Al generale 
                  Roca si dedica tutta la storia ufficiale, in particolare i bollettini 
                  di guerra della campagna militare inviati a Buenos Aires. Il 
                  suo partito politico disponeva di un proprio giornale, La 
                  Tribuna. Al giorno doggi, il nome del generale Roca 
                  si ripete in tutti gli accessi a una delle strade più 
                  importanti di Buenos Aires e il suo volto illumina il biglietto 
                  da 100 pesos, la più alta valuta argentina. Ciò 
                  non dovrebbe sorprendere: la toponimia del territorio, così 
                  come larte statuaria urbana e leffigie grafica ufficiale, 
                  sono privilegi riservati allo stato. Tuttavia, limmagine 
                  monetaria costituisce, perlomeno, una gloria effimera: in Argentina, 
                  infatti, linflazione è solita consumare assai celermente 
                  il valore della moneta. Malatesta lasciò una breve testimonianza (3) e, più 
                  tardi, il suo biografo, Luigi Fabbri, ne racconterà lavventura 
                  aurifera in un capitolo della biografia dedicata al rivoluzionario 
                  italiano. (4)
 Il Re Orllie Antoine I, invece, si vide obbligato a essere il 
                  redattore delle proprie stesse gesta: in un libro in francese 
                  intitolato Orllie Antoine I, roi dAraucanie et de Patagonie. 
                  Son avènement au trône. Relation ècrite 
                  par lui même, (5) possiamo ritrovare, ingigantita, 
                  la storia dei fatti riguardanti il suo fiasco imperiale. Cinquantanni 
                  dopo, il possidente Armando Braun Menéndez sarà 
                  il primo a occuparsi di recuperare e correggere in un libro 
                  la grottesca storia del Re e, più tardi, qualcuno ne 
                  farà invece un film. (6) Inoltre, nel tempo trascorso 
                  tra il suo primo ritorno in Francia e il suo secondo viaggio 
                  in Patagonia, Orllie Antoine pubblicò a intermittenza 
                  un giornale a Marsiglia, La Corona di Acciaio, destinato 
                  a difendere la sua causa e che costituiva una specie di bollettino 
                  ufficiale di un regno inesistente.
 Lewis Jones, in gallese, scrisse invece la storia dei coloni, 
                  Una Nueva Gales en América del Sud, tradotta in 
                  castigliano verso gli anni 60. Ma, prima ancora, fondò 
                  il giornale I Dravod (La Verità), pubblicato 
                  nel Chubut in gallese, cronaca giornaliera dellesperienza 
                  dei coloni.
 Pur anche dimenticate le biografie, i giornali faziosi e le 
                  testimonianze, tuttavia queste leggende continuano a persistere 
                  in altre forme, secondo altri stili. È risaputo, infatti, 
                  che tra i tavoli nei bar circolano sempre una serie di aneddoti 
                  curiosi su personaggi ed eventi a malapena conosciuti. Tutto 
                  ciò finisce di norma col costituire semplicemente una 
                  condivisione sociale delle dicerie, anche se, a 
                  volte, si trasforma pure in sostanza letteraria, materia prima 
                  di certi scrittori. Roberto Arlt, per esempio, deve aver ascoltato 
                  la storia della spedizione fallita di Malatesta, in uno dei 
                  tanti bar della capitale. È rinomata, del resto, la sua 
                  simpatia per lanarchismo.
 Malatesta, che, ormai anziano, era conosciuto come il Lenin 
                  dItalia, non seppe dunque mai, né avrebbe 
                  certo potuto sapere, che il suo aneddoto biografico sarebbe 
                  stato più tardi inserito in un romanzo intitolato Los 
                  Siete Locos, trasfigurato nella forma di un personaggio 
                  che si propone di finanziare la rivoluzione mondiale attraverso 
                  una catena di postriboli.
  Tragedia 
 Nel 1921, la Patagonia costituirà lo scenario di uno 
                  dei più noti drammi della storia anarchica. Questepisodio 
                  tragico garantì laccesso alla regione nellatlante 
                  storico della rivoluzione. Negli scioperi e nelle insurrezioni 
                  che avvennero allora nel Territorio di Santa Cruz, morirono 
                  infatti più di mille lavoratori. Ad ogni modo, ancor 
                  oggi la Patagonia attrae limmaginazione anarchica. Osvaldo 
                  Bayer, cronista delle gesta anarchiche del 1920 e del 1921, 
                  (7) reclamò nel 1996 lindipendenza della Patagonia, 
                  (8) proposta che gli assicurò lavversione da parte 
                  del Senato Nazionale, dove fu minacciato e dichiarato persona 
                  non gradita. A ben pensarci, è però del tutto logico che si 
                  riscontrino anarchici in tutte le audacie febbrili della storia. 
                  In quella della Febbre dellOro essi sono presenti. La 
                  terra promessa è sempre Terra Nova, ma i precursori che 
                  vi giungono, presto scoprono che il loro cammino si è 
                  svolto troppo rapidamente, che si sono spinti eccessivamente 
                  in là e che già è tardi per tornare indietro 
                  sui propri passi. Ironicamente, gli anarchici, quando ancora 
                  costituivano un pericolo, incappavano generalmente nel carcere 
                  di Usuahia, istituzione che procurò alla Terra del Fuoco 
                  linfamante nomea di Siberia Argentina, lIsola 
                  fredda del Diavolo. (9)
  Effetti
 Il 2 aprile del 1982 lesercito argentino diede inizio 
                  improvvisamente alla conquista dellunica porzione di territorio 
                  patagonico che, centanni prima, era rimasto al di fuori 
                  delle sue possibilità. Appena cominciata la Guerra delle 
                  Malvinas, la collettività gallese del Chubut prese immediatamente 
                  le parti della causa argentina. Ciò che motivò 
                  questa preferenza politica e soggettiva, non furono solamente 
                  le tre generazioni ormai nate in terra di Patagonia. I gallesi, 
                  infatti, ancora ben ricordavano lantica oppressione che 
                  il Galles dovette subire da parte degli inglesi, i quali arrivarono 
                  addirittura a proibire luso pubblico dei nomi propri scritti 
                  in gallese; condizione di cui essi si poterono riappropriare 
                  solo una volta giunti in Argentina. A loro volta, i modesti gruppi anarchici locali costituirono 
                  insieme uno dei pochissimi gruppi allinterno della sinistra 
                  a manifestare contro la guerra.
 In quel tempo, nello stesso momento in cui la flotta inglese 
                  navigava verso lAtlantico del sud, una piccola nave attraversò 
                  La Manica in direzione delle Isole del Canale, che si trovavano 
                  sotto la sovranità inglese. Allalba, lerede 
                  del Regno di Araucania e di Patagonia, insieme al suo scarso 
                  seguito, piantò la bandiera del Regno nella spiaggia 
                  della Isola di Guernsey. Il re francese in esilio aveva deciso 
                  di protestare contro lintenzione inglese di appropriarsi 
                  delle sue Illes Malouinas, che considerava appendice 
                  insulare del suo enorme, sebbene proibito, regno.
 Molto tempo prima, il 10 maggio del 1886, il Presidente Julio 
                  Argentino Roca si diresse camminando, insieme a tutti i suoi 
                  ministri e seguito dalla scorta militare, verso il Congresso 
                  della Nazione. Poco prima di affidare il comando al suo cognato 
                  Miguel Juàrez Celman, si apprestava a inaugurare il XXVI 
                  periodo di sessioni del Parlamento Argentino. Da lì, 
                  avrebbe quindi rivolto al paese il ricorrente e tradizionale 
                  messaggio. Allora, il Congresso operava in un edificio che era 
                  stato di proprietà della famiglia Balcarce e che, dopo, 
                  diverrà sede del Banco Hipotecario Nacional. Erano le 
                  tre di pomeriggio. In quel momento un anarchico chiamato, paradossalmente, 
                  (10) Ignacio Monjes, emerse dalla folla e si avventò 
                  su Roca, colpendolo al volto con una pietra. Mentre Roca cadeva 
                  a terra, Carlos Pellegrini, suo ministro di guerra e futuro 
                  presidente, colpì e immobilizzò laggressore. 
                  La ferita era lieve e già durante il Congresso furono 
                  somministrate al Presidente le prime cure da parte del ministro 
                  della salute, Eduardo Wilde. Tralasciando i cerimoniali, Roca 
                  diresse ugualmente il suo messaggio al paese. La scena fu immortalata 
                  in un quadro che ancor oggi può essere contemplato nel 
                  Salón de los Pasos Perdidos del Congresso. Ignacio Monjes 
                  passerà dieci anni della sua vita in carcere.
 Sessantanni dopo, Laureano Riera Díaz, ultimo dirigente 
                  anarchico del sindacato dei fornai, parte, dopo aver perso la 
                  carica di dirigente, insieme con altri compagni di idee alla 
                  volta di Barcellona. Era il 1936 e in Catalogna non erano solo 
                  i fornai ad essere anarchici: lintera città era 
                  disseminata di bandiere rossonere.
  Gastronomia
 Coloro che saddentrano in un territorio sconosciuto devono 
                  sottostare a una prova ulteriore, una delle più fondamentali: 
                  la prova della fame. Troppe volte mangiare e sopravvivere diventano 
                  verbi omonimi. Il cibo, a eccezione dellesercito organizzato 
                  di Roca, non era infatti garantito né ai pionieri, né 
                  al re senza corona, né, infine, ai tre anarchici. Di 
                  ognuna delle quattro spedizioni in Patagonia, è opportuno 
                  distinguere la specifica prassi gastronomica, che, in fin dei 
                  conti, costituirà lunica forma di alimentazione 
                  durevole. Di imperi antichi e di linguaggi un tempo diffusi in aree estese, 
                  oggi perdurano soltanto rovine e incomprensibili scritture. 
                  E, tuttavia, le consuetudini culinarie di queste civiltà 
                  sopravvissero senzaltro nelle successive riorganizzazioni 
                  geopolitiche e nella popolazione, pur avendo questa nel frattempo 
                  cambiato le proprie divinità, la propria tecnologia e 
                  il proprio alfabeto.
 La relazione tra la cultura gastronomica e il territorio in 
                  cui essa si produce, è determinata dalla quantità 
                  di specie animali e vegetali che, al momento della creazione, 
                  gli è toccata in sorte. Dipende anche dal clima, favorevole 
                  o meno, e dalla volontà di apprendistato e di adattamento 
                  di un popolo. Ma per coloro che si mettono in cammino la sopravvivenza 
                  dipende certo più dalle provviste a disposizione, dalla 
                  bontà degli estranei e dalla sorte.
 Indubbiamente, i coloni gallesi vissero di ciò che seminarono 
                  e raccolsero nella regione del Chubut, così come Orllie 
                  Antoine e i tre anarchici, durante il tragitto, si videro sicuramente 
                  obbligati in qualche occasione a ricorrere alla caccia e alla 
                  pesca, saziandosi quindi con bistecche di guanaco e porzioni 
                  di picana di struzzo. (11) Tuttavia, senzaltro 
                  ognuno di essi diede anche un impulso innovativo in materia 
                  gastronomica.
 Artemio Gramajo, aiutante di campo del Generale Roca durante 
                  lincursione in Patagonia, inventò per il suo comandante 
                  lunico piatto attualmente riconosciuto come autenticamente 
                  argentino nei più raffinati ristoranti parigini: il Revuelto 
                  Gramajo, così chiamato in onore del suo ideatore. 
                  Mentre i soldati erano costretti a masticare la propria razione 
                  giornaliera di charqui, carne secca con cui si nutriva 
                  la truppa, Roca si leccava i baffi, entro i dovuti limiti, di 
                  fronte a un piatto sopraffino. Il revuelto gramajo, miscuglio 
                  di patate fritte, uovo, cipolla, aglio, prosciutto, piselli 
                  e spezie, è, a tuttoggi, un piatto assai gradito 
                  da bambini e adolescenti argentini.
 La colonia gallese del Chubut tramanda ancora alle generazioni 
                  successive la ricetta della Torta Gallese. Originalmente riservata 
                  alla festa di matrimonio, la torta gallese, di consistenza dura 
                  e ripiena di frutta secca, è una delle tipiche offerte 
                  turistiche della regione. Quando una coppia gallese si sposava, 
                  mangiava solamente una piccola porzione di torta, per conservarne 
                  il resto in una confezione ermeticamente chiusa che veniva riaperta 
                  in occasione dei seguenti anniversari, come prova della forza 
                  e della persistenza del vincolo amoroso. È una dieta 
                  possibile per innamorati, ma decisamente insufficiente per un 
                  re. Gustave Laviarde DAlsena era uno dei luogotenenti 
                  di Orllie Antoine I, ed era anche suo cugino di secondo grado. 
                  Designato come successore, alla morte del fondatore della dinastia 
                  impugnò lo scettro col nome di Aquiles I. Già 
                  da prima, si attribuiva altri titoli nobiliari conferitigli 
                  dal Re di Patagonia, come, per esempio, quelli di Principe degli 
                  Araucani e Duca di Kialeú. Nonostante si arrogasse numerosi 
                  titoli nobiliari di un impossibile regno doltremare, Aquiles 
                  I non mise mai piede fuori da Parigi. Nel suo esilio 
                  parigino, distante dalle sfruttabili ricchezze del suo regno, 
                  e mentre si ostinava a denunciare lusurpazione da parte 
                  del governo cileno dei suoi territori, il nuovo monarca si vide 
                  costretto a terminare i suoi giorni come ospite stipendiato 
                  da Le Chat Noir, un cabaret di moda a Parigi verso la 
                  fine dell800, dove svolgeva la funzione di numero sensazionale 
                  per i clienti. Quando mori, nel 1902, aveva regnato per ben 
                  un quarto di secolo su un territorio la cui mappa veniva consultata 
                  soltanto da una setta e al cui centro era segnalata unicamente 
                  Mapú, la frazione indigena scelta dal suo 
                  predecessore come città capitale del regno.
 Nel 1889, Errico Malatesta abbandona lArgentina, lasciandosi 
                  dietro il combattivo Sindacato dei Fornai che egli stesso aveva 
                  contribuito a organizzare. Oltre al pane, nelle panetterie argentine 
                  si vendono anche quei prodotti di pasticceria con cui usualmente 
                  fanno colazione gli abitanti di Buenos Aires: le brioche, 
                  di gusto dolce, cotte in forno, e composte di farina, lievito 
                  e burro. Alcune di esse sono di origine europea, ma prodotte 
                  in Argentina hanno assunto forme peculiari e soprannomi allusivamente 
                  blasfemi. Forse, la storia dellinvenzione di una delle 
                  più note tra queste brioche, la mezza luna, 
                  può illuminare sul significato sarcastico dei nomi scelti.
 Quando, nel 1529, Vienna fu assediata lungamente dallesercito 
                  turco, i pasticcieri locali, per animare lavvilito umore 
                  della popolazione, presero lemblema degli assedianti, 
                  la mezza luna che sventolava nelle bandiere dellaccampamento 
                  nemico, e, sotto forma di dolce, lo infornarono. Il popolo si 
                  riuniva quindi attorno alle mura della città e si esibiva, 
                  di fronte agli irritati soldati turchi, nellatto del masticare 
                  il loro sacro simbolo. Bestemmia e gastronomia.
 A loro volta, questi prodotti di pasticceria argentina possiedono 
                  nomi come cannoni, bombe, guardie, 
                  palle di frate, sospiri di monaca e 
                  sacramenti, per farsi beffe, rispettivamente, dellesercito, 
                  della polizia e della chiesa. Vi sarà forse stata una 
                  segreta cospirazione da parte dei panettieri anarchici per assegnare 
                  nomi blasfemi ai loro prodotti? In effetti, è il caso 
                  di pensarlo: il legame tra parola e cibo pare sempre stretto 
                  attorno a questioni ideologiche. Il sindacato dei fornai fu 
                  guidato, per vari decenni, da dirigenti anarchici.
 Le abitudini alimentari che ognuna delle quattro spedizioni 
                  si lasciò dietro, furono il risultato della nostalgia 
                  (la Torta Gallese), del fallimento (la vivanda settimanale ne 
                  Le Chat Noir), dellurgenza (il Revuelto Gramajo) 
                  e della volontà di protesta (le Brioche).
 Ma ormai è passato tanto tempo e gli abitanti attuali 
                  di Buenos Aires non riconoscono più nei nomi di prodotti 
                  che così spesso consumano nelle loro colazioni, quellinquietante 
                  richiamo: daltra parte, raramente riflettiamo sul vincolo 
                  tra nome e forma, tra parola e cosa, e ancor meno pensiamo alla 
                  relazione tra lorigine politico-linguistica e le abitudini 
                  alimentari. Le parole tendono a ossidarsi nelluso quotidiano 
                  e ciò che un tempo poteva costituire scandalo, oggi è 
                  pura consuetudine.
 Da parte sua, lanarchismo argentino è rimasto stretto 
                  nei limiti di una minima presenza politica e la sua udibilità 
                  è davvero scarsa. E, tuttavia, ogni volta che mangiamo 
                  una brioche, il suono di ciò che in altri tempi fu sedizioso 
                  sarcasmo popolare, riecheggia ancora tra i denti.
  Christian Ferrer (Traduzione dal castigliano di Susanna Fresko)
 
                   
                    |  
                        Note: 
                          1. Laccio con palle di cuoio per atterrare il bestiame 
                          (NdT).
 2. In realtà, esisteva già un sindacato 
                          dei tipografi a partire dal decennio attorno al 1870, 
                          sebbene fosse ordinato secondo modalità più 
                          classiche, alla maniera delle organizzazioni corporative 
                          che offrivano mutua assistenza e formazioni professionali.
 3. Il documento fu pubblicato come prologo al libro 
                          di Max Nettlau, Errico Malatesta. La vida de un anarquista, 
                          Buenos Aires, Ed. La Protesta, 1923.
 4. Malatesta, Buenos Aires, 1954.
 5. Pubblicato a Parigi nel 1863. Prima di morire, Orllie 
                          tornerà nuovamente a redigere un documento a 
                          favore del suo regno, Araucanie, pubblicato a 
                          Burdeos nel 1878.
 6. El reino de Auracanía y Patagonia, 
                          EMECE Editores, colección Buen Aire, 
                          Buenos Aires, 1936. È davvero curioso che Braun 
                          Menéndez, membro di una delle tre famiglie più 
                          ricche della Patagonia, abbia raccontato la storia del 
                          re povero. Per quanto riguarda la pellicola, intitolata 
                          Il film del Re, essa esordi nel 1986 e fu diretta 
                          da Carlos Sorín, sulla base di una sceneggiatura 
                          da lui stesso scritta in collaborazione con Jorge Goldemberg.
 7. La Patagonia rebelde. 4 volúmenes. 
                          Edición revisada y aumentada, Ed. Planeta, Buenos 
                          Aires, 1982-2000. Ledizione originale si intitolava 
                          Los vengadores de la Patagonia tragica, sempre 
                          in quattro volumi, i primi tre dei quali furono pubblicati 
                          dalla casa editrice Galerna, a Buenos Aires, tra il 
                          1974 e il 1975, mentre il quarto, e ultimo, in Germania 
                          nel 1978, quando Bayer si trovava già in esilio. 
                          Da questo libro fu tratto nel 1974 un film, la cui visione, 
                          durante quegli anni, venne proibita: La Patagonia 
                          rebelde, diretta da Héctor Olivera, con sceneggiatura 
                          di Bayer e Olivera.
 8. In unintervista realizzata nelleffimera 
                          sezione Patagonia del quotidiano Pagina/12.
 9. Il carcere rimase attivo sino alla fine degli anni 
                          50. Lanarchico più famoso lì 
                          confinato fu Simón Radowitzky, che aveva ucciso 
                          il Capo di Polizia Colonello Ramón Falcón 
                          e che si rese protagonista di due fughe fallite. Molti 
                          altri rimasero rinchiusi per anni in quel luogo. Tra 
                          questi, vi era anche un prigioniero impazzito, conosciuto 
                          come Il Re delle Finanze, che realizzava 
                          rocambolesche e immaginarie speculazioni finanziarie 
                          che gli rendevano direttamente in cella migliaia di 
                          dollari ogni giorno, per il divertimento dei turisti 
                          occasionali.
 La storia della via crucis dellanarchico Radowitzky 
                          fu narrata da Osvaldo Bayer nel suo libro Los anarquistas 
                          expropiadores, Ed. Galerna, Buenos Aires, 1975. 
                          La storia della pianificazione delle due fughe di Radowitzky, 
                          raccontata da Juan Arcàngel Roscigna, è 
                          stata invece recentemente rappresentata in un filmato, 
                          in Uruguay, raccolto in un documentario intitolato Acratas.
 10. Lautore si riferisce al cognome dellanarchico, 
                          Monjes, che, in castigliano, significa monaco, 
                          frate (NdT).
 11. Si tratta di due piatti tradizionali della Patagonia, 
                          sebbene attualmente siano proibite sia la caccia al 
                          guanaco, camelide sudamericano, sia quella allo struzzo, 
                          con il petto del quale si prepara appunto la picana.
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