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                 Premessa: la convulsa serata dell'Offfest tenutasi al Centro 
                  sociale Leoncavallo il 21 ottobre 2000 ha comunque dimostrato 
                  una certa vitalità della cosiddetta scena indipendente. 
                  Ma soprattutto ha parlato chiaro in termini di eterogeneità: 
                  le varie realtà coinvolte spesso esprimono esigenze e 
                  contenuti ben diversi l'una dall'altra. Ho deciso di cominciare 
                  a parlarne chiacchierando un po' con quanto mi circonda, quaggiù 
                  nella palude milanese. 
                Ho cominciato con Bar la Muerte, che nacque come Tijuana nel 
                  1999, e dopo due uscite cambiò nome a causa di una omonimia. 
                  Il suo "mentore" è il buon Bruno Dorella, che 
                  in realtà è una sorta di one man label-band
 
                  La sua storia musicale comincia come batterista nei Wolfango: 
                  "Avevamo un'agenzia che ci curava i concerti, ed incidevamo 
                  per una grossa etichetta indipendente (Consorzio Produttori 
                  Indipendenti), e quindi sono riuscito a mettere da parte qualche 
                  soldo
 Finita quell'esperienza ho voluto fare subito quello 
                  che prima non mi era possibile: cioè incidere con altri 
                  gruppi ed andare a suonare in giro con altra gente. Sono partito 
                  a produrre dischi con quei soldi con l'intenzione di sfogare 
                  ogni mia libido musicale possibile immaginabile: improvvisazione, 
                  punk, elettronica
". 
                  Confermo. Definire la Bar la Muerte un'etichetta eterogenea 
                  è quantomeno eufemistico, basta soffermarsi un attimo 
                  sulle "incarnazioni" artistiche di Bruno: "Comincerei 
                  dagli Ovo dove io e Stefania siamo gli unici elementi fissi, 
                  e suoniamo con altri musicisti che cambiano in base alle circostanze. 
                  Improvvisiamo sempre. Per quanto mi riguarda, il mio progetto 
                  principale si chiama Ronin, di cui per la prima volta sono autore 
                  di tutte le musiche ed in cui suono cose molto tradizionali, 
                  molto melodiche. Poi suono la batteria con Daniele Brusachetto 
                  (chi tiene d'occhio la lista musica per A lo conosce bene), 
                  ed ho allestito un duo ambient noise con A034 (musicista che 
                  ha già inciso un disco "solista" per la Tijuana): 
                  lui compone l'elettronica digitale, io quella "analogica"
Poi 
                  ci sono i Sick Dogs, il mio gruppo punk. Ultimamente ho un progetto 
                  powernoise (nel senso, vi giuro, di rumore mooolto potente
NdA) 
                  che si chiama Ventolin Orchestra, in collaborazione con Hermit, 
                  un mio amico canadese ". Cacchio, mi gira la testa
 
                  Ma, dulcis in fundo, aggiunge: "Ah! Dimenticavo: quando 
                  mi capita suono anche con Bugo (grande popster noise arrapato 
                  del novarese
) ed ho fatto anche un sette pollici con Mr. 
                  Bread...". 
                  Già, ma l'etichetta non produce solo i dischi a cui lui 
                  partecipa personalmente: Stefania suona nelle Allun, gruppo 
                  di improvvisazione esclusivamente composto da femminucce che 
                  hanno già stampato un 7" ed un cd live sulla lunga 
                  distanza, Bugo ha anche lui all'attivo un 7" ed un cd (in 
                  coproduzione con Snowdonia), ed i geniali R.U.N.I. hanno anche 
                  loro pubblicato uno split 7" con Bugo ed un cd (in coproduzione 
                  con Beware e Wallace), contribuendo ad alcune registrazioni 
                  sia come session men sia come tecnici del suono.  
                 
                  La scena punk 
                Ma passiamo al punto dolente di ogni etichetta indipendente: 
                  la distribuzione. I contatti con il C.P.I. sono completamente 
                  recisi: "Non sono rimasto in contatto con loro, ed è 
                  stata anche un po' colpa mia visto che alcune cose mi avrebbero 
                  fatto comodo. Ma quando suonavo per loro cadeva tutto dal cielo 
                  e sinceramente non avrei mai immaginato che sarebbe stato così 
                  difficile ricostruire una rete di contatti. Quanto alla distribuzione 
                  io ho scelto la strada del 'do it yourself': non ho un distributore 
                  perché è stupido affidare un centinaio di dischi 
                  a qualcuno che ti vende sei copie su cento e ti restituisce 
                  le restanti 94 un anno dopo, quando ormai il disco ha fatto 
                  la sua storia. Vogliono soltanto avere dei dischi in conto vendita 
                  su cui non hanno spese, che poi finiscono nello stesso catalogo 
                  calderone assieme alla nuova sensazione americana o ad altri 
                  nomi conosciutissimi: ovviamente nessun negozio te lo ordinerà... 
                  Per cui preferisco non essere distribuito che essere servito 
                  in questo modo".  
                  Bruno ha una parola d'ordine: scambi. Scambiare i propri dischi 
                  con quelli di altre etichette: " La scena punk è 
                  proprio il cardine di questo modo di agire, non troverai mai 
                  un disco di crust o anarco punk nei negozi, però ci sono 
                  quelli come i Cripple Bastards che vendono migliaia di copie 
                  dei propri dischi e sono comunque distribuiti in tutto il mondo. 
                  Li diffondono tutti attraverso i canali del circuito. La stessa 
                  cosa vale per altri generi come il Power Electronics o il Power 
                  Noise, che a parte l'eccezione Merzbow non è distribuito 
                  nei negozi, e comunque quei dischi girano. È successa 
                  la stessa cosa in passato con l'industrial, oppure tantissimo 
                  con l'elettronica. Insomma: i circuiti alternativi si chiamano 
                  così mica per niente
" 
                  Parole sante
 Ma quanti contatti? "Centinaia. In Italia 
                  ne ho almeno un centinaio, ed all'estero ne ho molti di più. 
                  Spedisco molto di più all'estero che in Italia. Soprattutto 
                  riesco a scambiare molte più copie per ogni disco." 
                   
                  Concerti: anche qui Bruno si appoggia al circuito alternativo. 
                  "Non ne esiste uno specifico per la scena cosiddetta sperimentale. 
                  Noi abbiamo come riferimento quello di matrice punk anarchica, 
                  che gradualmente si sta aprendo ad altre realtà. Solo 
                  Cox 18 a Milano segue assiduamente la scena sperimentale. 
                  Il vantaggio è che tu puoi andare e suonare quasi dappertutto, 
                  noi andremo a suonare in Grecia, in Bulgaria, Macedonia
 
                  Certo, suoni in condizioni da squatter, perciò ceni quando 
                  capita, dormi al freddo e spesso prendi quattro soldi di rimborso 
                  spese: la maggior parte dei posti in cui suoniamo non godono 
                  di finanziamenti esterni a quelli dell'incasso della serata. 
                  A volte è un po' come mettersi alla prova: guidi nella 
                  neve, arrivi e bestemmi per cercare il posto, non mangi, dormi 
                  al freddo e ti pagano 70000 lire. Insomma: ci devi credere
 
                  In questo momento comunque stiamo sfruttando la rete creata 
                  dall'anarco-punk, costituita da posti occupati. Adesso che vivo 
                  la mia realtà in maniera più autogestita è 
                  diventato più difficile andare a suonare nei locali in 
                  cui suonavo ai tempi dei Wolfango, è un territorio riservato 
                  alle agenzie che difficilmente riesci a penetrare. 
                  Le poche volte che siamo riusciti a suonarci abbiamo chiesto 
                  compensi sicuramente molto inferiori rispetto a quelli delle 
                  agenzie, e loro erano ben felici di questo. Però è 
                  capitato anche che si lamentassero della non eccessiva professionalità 
                  da parte nostra, magari perché gli abbiamo inviato il 
                  promo senza la rassegna stampa, senza la foto
 
                  Comunque non si può generalizzare su queste cose: ci 
                  sono locali dove mi sono trovato benissimo, e squat dove avrei 
                  volentieri fatto a botte
" 
                  Ma che ne è dei punks anarchici a Milano dopo la chiusura 
                  del De Amicis? "È rimasta Cascina Occupata in zona 
                  Ripamonti, Villa Occupata e lo Sqottiti in viale Bligny che 
                  è un piccolo paradiso
 Ma i problemi sono tanti: 
                  Cascina ha un ruolo un po' defilato e può organizzare 
                  concerti solo all'aperto, e quindi in inverno o quando piove 
                  non possono fare nulla, e poi molti di loro sono impegnati nel 
                  circuito rave. Lo Sqott invece sta' in piedi grazie a due o 
                  tre persone, che peraltro devono pure lavorare, ed ha il problema 
                  dello sgombero per il 31 maggio, perché la Bocconi ha 
                  comprato tutto lo stabile! (al momento ancora non si sa nulla, 
                  perché questo articolo è stato redatto prima dello 
                  sgombero: stiamo in campana)". 
                 
                  Ma il vinile gira ancora 
                Un vinilofilo come il sottoscritto non poteva esimersi dal 
                  chiedere il suo parere riguardo le sorti di quel vecchio pezzo 
                  di plastica nera in via di estinzione: "Ho recentemente 
                  stampato su vinile una compilation sperimentale di area esoterico-industriale. 
                  Contiene Brusachetto, i Lava al loro esordio discografico, ed 
                  un po' di amici di quell'area. Fino ad oggi non avevo ancora 
                  dato spazio all'aspetto più oscuro della mia anima, che 
                  comunque esiste. Il vinile comunque costa un macello di soldi 
                  in più del cd, ed in Italia lo vendi a fatica. Anche 
                  un 7" ormai costa quasi più di un cd! 
                  Dei bulgari ci hanno detto: 'Non portatelo! Qui il giradischi 
                  non ce l'ha più nessuno!', un avvertimento per la nostra 
                  futura tournée
 È davvero strano: il cd è 
                  un monopolio creato ed imposto dall'occidente, che ora ha sfondato 
                  nel terzo mondo e nei paesi dell'est. Gente con cui sono in 
                  contatto a Singapore vuole solo cd o cassette. Lo stesso in 
                  Russia. Paradossalmente ora solo gli occidentali possono permettersi 
                  un vinile
  
                  Comunque nel circuito anarco-punk il vinile gira ancora. Ci 
                  sono ancora un sacco di 7" hard-core, il formato si presta 
                  perché i loro brani sono cortissimi. Ed in posti come 
                  in Cecoslovacchia e Stati Uniti c'è un risparmio effettivo 
                  a stamparli
 In Italia invece non conviene assolutamente". 
                  Quanto alla pubblicità, poca, se non quasi nulla: "Prima 
                  non la facevo, pubblicavo solo l'annuncino da 30000 lire su 
                  Blow-up (l'unico mensile italiano che tratta anche di musiche 
                  sperimentali). Mi dicono che più grande e appariscente 
                  è l'annuncio e migliore è la risposta del pubblico. 
                  Recentemente ho comunque provato a mettere un annuncio da un 
                  quarto di pagina (sempre su Blow-up) in condivisione con altre 
                  etichette
 Abbiamo speso 80000 lire a testa. Per me comunque 
                  spendere più di 200000 lire in pubblicità è 
                  impossibile
". E le altre riviste? "Sono fuori 
                  dalla mia portata. Fuori budget, diciamo così
 Ci 
                  sono un paio di buone fanzine su cui metto qualche inserzione: 
                  Equilibrio precario e Succo Acido. Promettono bene e mi piacciono 
                  ".  
                  Almeno per quanto mi riguarda, non è affatto semplice 
                  ascoltare via etere materiali indipendenti ed autoprodotti, 
                  ma Bruno non si lamenta, anzi: "I nostri rapporti con le 
                  radio sono soddisfacenti. Radio Black-out di Torino ci ha chiamato 
                  per un'intervista, loro mandano spesso il nostro materiale. 
                  Attenzioni sono venute da una radio Romana e di Trento, ed anche 
                  da Radio Sherwood di Padova. A Milano siamo stati chiamati tre 
                  volte da Radio Onda d'Urto, la prima per suonare dal vivo, poi 
                  per la trasmissione di Giampiero Fleba ("Espansuoni", 
                  spazio improntato alla psichedelia, NdA), e poi per un'altra 
                  trasmissione orientata verso il punk. Suonare dal vivo alla 
                  radio è una cosa che mi piace un casino: l'ho scoperto 
                  a Radio Popolare ai tempi dei Wolfango. Desidererei tanto organizzare 
                  una specie di tour per le radio
 Comunque ora Radio Popolare 
                  non ci caga manco di striscio
". Veniamo al punto 
                  dolente: i soldi.  
                  "Sono in passivo di milioni, sono fortunato per avere quei 
                  soldi di cui ti parlavo prima, che ho deciso di usare per fondare 
                  l'etichetta. Li sto finendo, e non ho mai avuto finalità 
                  di lucro... Se una parte dei soldi che ho investito mi tornerà 
                  indietro, andrò avanti. Ovviamente usciranno meno dischi, 
                  oppure ricomincerò ad aspettare che siano gli altri a 
                  produrmeli. Per fortuna che i miei contatti con etichette estere 
                  mi stanno dando dei frutti: l'americana Radon Studio sta per 
                  far uscire lo split Lava/Praying For Oblivion. I futuri cd di 
                  Allun e Ronin invece usciranno per la Manufracture, una label 
                  canadese. Se i gruppi Bar la Muerte un domani incideranno per 
                  altre etichette, potrei pensare di produrre altre realtà, 
                  che non mi vedono come protagonista". 
                  Già, sarebbe un'ottima cosa. Ma produrre un disco è 
                  un po' una dannazione. Se non hai molti soldi i mezzi a disposizione 
                  sono praticamente inesistenti, se non sale prova improvvisate, 
                  multitraccia del medioevo che continuano la loro gloriosa carriera, 
                  oppure qualche fortunato che è riuscito a dotarsi delle 
                  più recenti tecnologie digitali, piuttosto flessibili 
                  e caratterizzate da costi sempre più ridotti. Ma ipotizzare 
                  strutture in comune? Per registrare, distribuire, stampare
 
                  "Sì, in effetti la mia esperienza può essere 
                  vista come individualista
 Ho fatto i miei dischi, ho rischiato 
                  (e quasi esaurito...) i miei soldi, e morta lì. Istintivamente 
                  ti direi di sì, che sarebbe una cosa bellissima realizzare 
                  qualcosa del genere; ma da un altro punto di vista invece la 
                  mia esperienza con l'etichetta mi dice che proprio l'entusiasmo 
                  che all'inizio intercorre nei rapporti personali si stempera, 
                  e scopri che si fatica a concordare anche sulle questioni più 
                  semplici. Alla fine avere delle strutture in condivisione è 
                  un po' come avere una società, e quindi vuol dire che 
                  girano dei soldi, ed a questo punto la testa della gente non 
                  funziona più bene
 
                 
                  Autogestione o gestione societaria? 
                La stessa cosa succede nei centri sociali quando ti autogestisci, 
                  hai un posto in condivisione ma poi succedono disastri
 
                  Ad esempio la nostra esperienza con il CSA a Vigevano (La Sede, 
                  NdA) è durata tre anni, e gli scontri tra di noi erano 
                  quotidiani. Certo, il discorso era diverso, perché i 
                  soldi proprio non c'erano
  
                  Quindi o i tuoi compagni sono persone molto equilibrate, però 
                  lo scoprirai dopo un bel po' che le conosci, oppure devi avere 
                  la matematica certezza che ti puoi fidare di loro. Wallace e 
                  Freeland si sono fuse (due etichette indipendenti rispettivamente 
                  di Milano e Catania, NDA), ma c'è un'omogeneità 
                  artistica tra di loro, e tra di loro è sempre esistito 
                  un buon rapporto. Però si sono uniti come una società. 
                  Il limite è molto labile: è una struttura autogestita 
                  o una società? Spesso tra un bar e un centro sociale 
                  c'è poca differenza: qualunque bar è autogestito! 
                  Per poter dire che la tua struttura è autogestita, qual 
                  è il criterio ? Sono stati scritti addirittura dei libri 
                  sui centri sociali come entità che producono redditi. 
                  Certi centri sociali sono finanziati dalle banche
 Alla 
                  fine non sai più qual è la differenza tra un'autogestione 
                  e una gestione societaria.  
                  Strutture condivise? Qualcosa esiste. Penso che siano difficili 
                  da realizzare, ma bisogna continuare a provarci". 
                  Un po' di veleno per finire. È un periodo che certe sonorità 
                  sperimentali stanno tornando in auge in ambito underground, 
                  grazie anche al contributo fondamentale di una rivista come 
                  Blow-up, che ha cominciato ad affrontare la materia in maniera 
                  sostanzialmente inedita e coraggiosa nel bel paese. Ma quel 
                  che mi piace poco è che vedo nascere tra musicisti, critici 
                  e microdiscografici (cioè gli unici che producono questo 
                  genere di cose) una sorta di spocchiosa tendenza allo sputtanamento 
                  altrui nel nome della propria (presunta) grande originalità 
                  espressiva. Insomma: talvolta percepisco in giro una sorta di 
                  paura che un prodotto ritenuto da un po' di gente artisticamente 
                  non valido abbia comunque successo (laddove per successo si 
                  intendono vendute un bel 500 copie. Sigh
). Chiedo un parere 
                  a Bruno: "Mah, sai, io ci sguazzo in queste cose, perché 
                  coi Wolfango era successa la stessa cosa. Noi eravamo un gruppo 
                  di scassoni. Ma i dischi uscivano per il C.P.I. , ed era divertente 
                  leggere le recensioni di un sacco di giornalisti di cui capivi 
                  benissimo che non gli piaceva la nostra musica ma che comunque 
                  non potevano sputtanarci
 A parte quelli di Blow-up: Isidoro 
                  Bianchi ha giudicato con un bel due il primo disco ed il secondo
 
                  Ma con due recensioni ben fatte: mi sono piaciute di più 
                  quelle due stroncature che altre valutazioni compiacenti soltanto 
                  perché il disco piaceva a Ferretti.  
                  Quanto alla meritocrazia in ambito artistico penso sia scandalosa: 
                  finché una persona è creativa non la puoi fermare, 
                  puoi dire che non ti piace, però non puoi pretendere 
                  che non si esprima e che altre persone non gradiscano quello 
                  che fa. Se volessi incidere un disco di sole scorregge, perché 
                  non dovrei farlo?" 
                  Cacchio, Bruno
 Avvertici almeno con qualche nota di copertina
 
                  
                   Mario Bossi 
                  
                
                Discografia Bar la Muerte 
                tj1 - ALLUN 7" 
                  tj2 - A034 THE INSIDER " Lobotomatik " cd 
                  bar3 - BUGO " Questione D'Eternità " 7" 
                  bar4 - R.U.N.I. / BUGO " La Pianta Movente " split 
                  minicd 
                  bar5 - LARSEN / MR BREAD split 7" 
                  bar6 - ALLUN " Et Sise " cd 
                  bar7 - V/A " FIRE CRAWL WITH ME " 12" compilation 
                  bar8 - R.U.N.I. " Il Cucchiaio Infernale " cd 
                  bar9 - BUGO " La Prima Gratta " cd 
                  bar10 - OvO " Assassine " cd 
                Per contatti: 
                  Bar La Muerte c/o Bruno Dorella, via Gioia 82, 20125 Milano. 
                  Tel. 02/6693792, cell. 347/5936576, e-mail: bdorell@tin.it 
                  
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