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                  "Raccattacanzoni " nella cinquecento
  Comincio col farvi una domanda: avete mai trovato, a casa 
                  della nonna, per caso, una vecchia foto di chissà quale vostro 
                  lontano parente sulla faccia del quale riconoscete i vostri 
                  stessi occhi, o il vostro stesso sorriso? Come vi siete sentiti, 
                  nel riconoscere una parte di voi addosso ad un estraneo? Questa 
                  domanda, e soprattutto la vostra risposta, potrebbe tornar buona 
                  tra poche righe. Dunque, stavolta racconterò, anche se piuttosto brevemente, 
                  di Caterina Bueno: di una persona che da sempre ha deciso di 
                  muoversi dentro l'espressione musicale popolare con un atteggiamento 
                  al tempo stesso appassionato e rigoroso, scegliendo itinerari 
                  tracciati attraverso territori lontani dall'equazione "musica 
                  uguale commercio" di così normale soluzione di questi tempi. 
                  In particolare, ha scelto di ricercare, studiare e diffondere 
                  quella che è un'espressione semplice e rara della musica: quella 
                  cantata dalla gente per celebrare sé stessa, non quindi quella 
                  inventata e suonata per far divertire i padroni.
 Caterina Bueno di questa bandiera ha avvolto la propria vita: 
                  quarant'anni di viaggio lungo strade secondarie e sterrati per 
                  arrivare nelle piazze di paesi troppo piccoli per essere nominati 
                  sulle carte del Touring Club. Un viaggio mai interrotto di paese 
                  in paese, a raccogliere nelle osterie e nelle case di campagna 
                  e nei posti di lavoro i frammenti del canto direttamente da 
                  quelle stesse bocche occupate a bere e a sfamarsi, a bestemmiare 
                  e a piangere e a contare le ore che mancano per arrivare a sera.
 Negli anni Settanta l'avevano chiamata la "raccattacanzoni": 
                  la si sentiva arrivare per il rumore della sua vecchia cinquecento, 
                  armata solo di un registratore, d'un blocco per gli appunti 
                  e di un inesauribile amore per la Toscana e la sua gente.
 Tante volte una canzone Caterina l'ha saputa ricostruire con 
                  fatica e a frammenti, come un mosaico prezioso: una strofa -o 
                  un mucchietto di parole- così come la ricordavano in una frazione, 
                  un'altra è come la cantavano in un'osteria del paese vicino, 
                  il ritornello magari veniva fuori a tavola, dopo una battaglia 
                  a colpi di ricordi.
 Riflettevo, oggi, ascoltando un suo vecchio disco. Mi veniva 
                  da pensare che, come per certi vestiti fuori moda o certi oggetti 
                  ereditati senza volerli, nella fretta delle nostre giornate 
                  "normali" di oggi per canzoni come queste non sappiamo proprio 
                  trovare posto. Dalla musica, dalle canzoni adesso siamo abituati 
                  a cercare soprattutto un aiuto per far passare senza dolore 
                  il tempo, per "andare via" con il pensiero. Canzoni come fuga.
 Caterina invece ci riporta violentemente alla riflessione e 
                  all'impegno: la sua voce è ruvida e bruciante come uno schiaffo 
                  meritato, e le sue canzoni raccontano di situazioni sociali 
                  drammatiche, di guerra e di soprusi, di oppressione e miseria.
 Non sono cose lontane. Non sono cose vecchie. E, soprattutto, 
                  sono le storie che ci hanno portato qui, dove siamo adesso e 
                  come siamo adesso. Sono storie che, se smetteremo per un momento 
                  di guardare la nostra immagine riflessa nel televisore, scopriremo 
                  terribilmente vicine. E, tornando alla domanda che ho fatto 
                  proprio all'inizio...
 Non sto qui a contare i dischi pubblicati da Caterina: più che 
                  altro sono tutti introvabili, e temo rimarranno tali perchè, 
                  a differenza di quanto avveniva negli anni '70, i mutamenti 
                  del clima politico/culturale hanno fatto estinguere quelle poche 
                  etichette discografiche indipendenti interessate ad avventure 
                  in questi territori (meglio: in questa esile fetta di mercato, 
                  tanto per essere espliciti... La world music è quella degli 
                  altri popoli, mica quella di casa nostra!).
 Mettamoci alla ricerca: ecco qualche spunto, qualche suggerimento.
 Nella prima metà degli anni '70 la Fonit Cetra ha pubblicato 
                  una lunga e stupenda serie di album, la cosiddetta "serie folk": 
                  tra questi alcuni lavori di Rosa Balistreri, Luisa Ronchini, 
                  Roberto Balocco, Canzoniere Internazionale (fra cui spicca una 
                  bella antologia della canzone libertaria), Dodi Moscati, Maria 
                  Monti, Canzoniere Popolare Veneto. Tra le prime cinquanta uscite, 
                  ben tre sono i titoli curati da Caterina Bueno: cercateli, anche 
                  se sarete costretti a navigare tra le bancarelle delle fiere 
                  del vinile e ad adeguarvi alle quotazioni dei collezionisti, 
                  ma forse sarete fortunati e ne troverete qualche copia nel retrobottega 
                  di qualche negozio di dischi di paese convertito per forza ai 
                  cd.
 O magari, assieme ad altri dischi dimenticati, potete farveli 
                  registrare dal solito compagno archivista, ma non scordate di 
                  farvi fotocopiare le note di copertina.
 C'è qualche traccia di Caterina Bueno -registrazioni sul campo 
                  risalenti agli anni '60- nei cd della serie "Avanti popolo" 
                  (editi a cura dell'Istituto E. De Martino), distribuiti nelle 
                  edicole nel corso degli ultimi due anni: in particolare trovate 
                  la voce di Caterina nei cd "Addio Lugano bella" e "Se otto ore 
                  son troppo poche".
 I cd di questa serie mi sembrano ben curati e altrettanto ben 
                  realizzati, e costano poco. Se rompete le palle al vostro edicolante, 
                  magari... E ancora, provate a cercare i due volumi antologici 
                  "Folk festival" dei Dischi del Sole con le voci, oltre che della 
                  Bueno, di Fausto Amodei, Milly, Juan Capra (cileno, allievo 
                  di Violeta Parra, scomparve dopo il golpe), Peggy Seeger ed 
                  Ewan MacColl: sono stati ristampati un paio d'anni fa su di 
                  un unico cd a basso prezzo dall'Ala Bianca di Modena (unico 
                  esemplare sopravvissuto, mi sa, ...non a caso è l'etichetta 
                  del club Tenco).
 Ho a casa, ed è stato un regalo della gentilissima Caterina, 
                  un cd edito a cura dell'assessorato alla cultura del comune 
                  di Siena, purtroppo solo in tiratura limitata e non distribuito 
                  commercialmente. Esso contiene alcune registrazioni dal vivo 
                  del periodo 1996-97 ed è intitolato "Caterina Bueno in spettacolo: 
                  canzoni paradossali e storie popolari toscane di dolente attualità".
 È un album eclettico: ci sono guancia a guancia versioni del 
                  "Maschio di Volterra" ed una ninna nanna arcaica, una manciata 
                  di strofe dagli "Stornelli d'esilio" di Pietro Gori e persino 
                  la filastrocca del grillo e della formica che all'asilo ha fatto 
                  impazzire di gioia mia figlia. Al cd è allegato un libretto 
                  con i testi e molte note informative e storiche, che si intrecciano 
                  alle presentazioni dei vari pezzi fatte dalla viva voce di Caterina, 
                  catturate dal vivo in concerto e intrappolate nel cd. Non ho 
                  onestamente idea di come quest'opera sia circolata, magari provate 
                  a telefonare in comune lì a Siena, forse qualcuno vi saprà dire 
                  qualcosa. Infine, un'indicazione che è anche ...un invito! Nel 
                  cd "Canti di Maremma e d'anarchia" (a cura di Folkstudio/Avvenimenti, 
                  1997) sono raccolte undici canzoni di provenienza mista: l'edizione, 
                  estremamente economica, è abbastanza buona sotto il profilo 
                  tecnico acustico ma purtroppo manca qualsiasi nota informativa 
                  e storica. Alcune copie di questo cd sono disponibili nella 
                  lista di Musica per A: cosa aspettate?
    L'osteria della storia buffa
  Ancora canzoni, e soprattutto ...ancora osterie! Sì, perchè 
                  sembra sia proprio in un'osteria, davanti a un bicchiere di 
                  quello buono, che è cominciata la storia dell'Estorio Drolo. 
                  Andando a spanne, il nome significa "la storia buffa" nel dialetto 
                  parlato nelle valli attorno a Cuneo.Nella lettera che mi hanno inviato assieme al loro cd (bellissimo, 
                  diciamolo forte e subito!) i componenti del gruppo confessano 
                  candidamente la mancanza di un progetto ordito a tavolino per 
                  questa attività di ricerca musicale. È stato un po' per caso, 
                  e un po' per fortuna. Forse certe cose così belle, semplicemente, 
                  "devono" succedere: e infatti è successo che un pugno di amici 
                  e compagni si siano ritrovati, forse complice il vino come s'è 
                  detto, ad innamorarsi di quell'aria di fratellanza e solidarietà 
                  che c'è attorno al rito della musica fatta in compagnia, dove 
                  tutti, assieme alla propria voce, non possono fare a meno di 
                  portare anche un po' del proprio cuore e delle proprie storie 
                  personali.
 Il gruppo spiega così la ragione intima del suo esistere: "Parte 
                  dei canti qui contenuti li abbiamo imparati seduti attorno ad 
                  un tavolo o appoggiati al bancone, li abbiamo poi armonizzati 
                  -il meno possibile- aggiungendovi gli strumenti, coscienti che 
                  tutto ciò potesse solo servire da cornice ad un qualcosa che 
                  di per sè è già essenzialmente completo. Per questi motivi preferiamo 
                  continuare ad ascoltarli, cantarli e sentirli vivi vicino al 
                  bancone di un'osteria o a tavola con gli amici: l'Estorio Drolo 
                  vuole infatti essere il più possibile una realtà spontanea, 
                  perchè spontanea è la cultura popolare dalla quale attinge la 
                  sua musica ed il suo senso di essere...".
 Nel 1995 il gruppo realizzò "Che anno era...", uno spettacolo 
                  di canzoni, parole ed immagini in celebrazione del cinquantesimo 
                  anniversario della Liberazione, spettacolo che venne rappresentato 
                  e replicato per tre anni in piccoli teatri di paese, cortili 
                  e scuole con l'intento principale di ricostruire la Resistenza 
                  nel Cuneese vista con gli occhi della gente semplice, lontano 
                  dalla retorica ufficiale.
 Un esempio della prospettiva offerta dall'Estorio Drolo è racchiuso 
                  in "La chanson de Nadu", dove si racconta di un fatto realmente 
                  accaduto in valle Maira nell'inverno del '44, quando una sparuta 
                  pattuglia partigiana riuscì con uno stratagemma e senza spargimento 
                  di sangue a catturare una ventina di soldati. L'entusiasmo iniziale 
                  dei partigiani venne meno di fronte alla difficoltà di sfamare 
                  i prigionieri, di qui la decisione di liberarli. Ma... la maggior 
                  parte dei militi non volle tornare con i fascisti e decise di 
                  fermarsi con i ribelli sulle montagne.
 Lo scorso anno, finalmente, la decisione: mettiamo insieme una 
                  fotografia sonora. Ecco nascere "Pa mai de regret", il primo 
                  cd dell'Estorio Drolo, ovviamente autoprodotto. Altrettanto 
                  ovviamente, il gruppo ne ha festeggiato l'uscita con una serie 
                  di concerti in osteria!
 Mi sono innamorato di questo lavoro sin dal primo ascolto, sorprendendomi 
                  ogni volta nei tanti ascolti successivi a cadere -felicemente- 
                  nelle stesse trappole tese dal gruppo. Le armonizzazioni vocali, 
                  innanzitutto: sono sorprendenti, e vestono spesso i bei colori 
                  d'altri tempi.
 Gli strumenti usati dall'Estorio Drolo sono tanti: chitarra, 
                  violino, bouzuki, ghironda, fisarmonica, flauto, cornamusa e 
                  percussioni. Gli arrangiamenti hanno il gusto dolce della sobrietà 
                  e dell'equilibrio, e le canzoni hanno un suono delicato, genuino 
                  e per nulla forzato: fortunatamente non siamo di fronte ai funambolismi 
                  di qualche virtuoso dalla tecnica glaciale.
 Sempre per nostra fortuna, non siamo neanche di fronte a un 
                  gruppo "militante per mestiere", alla Modena City Ramblers per 
                  intenderci. La forza e il coraggio dell'Estorio Drolo non sono 
                  nel volume della voce, o nel ghigno serrato dipinto a forza 
                  sul viso: l'intento del gruppo non è accendere dei gran fuochi 
                  su di un palco, quanto piuttosto restare ben attento a non far 
                  spegnere le piccole fiamme portate da chi suona e canta, e da 
                  chi li va a sentire.
 Un lavoro emozionante e, mi ripeto, irto di trappole (non riuscirete 
                  a togliervi dalla testa quella mazurka... quel ritornello... 
                  quel giro di violino...) e di sorprese: su tutte una versione 
                  occitana -da brivido- de "Il suonatore Jones", sospesa tra la 
                  primavera e la malinconia, che sarebbe senza dubbio alcuno piaciuta 
                  sia a Fabrizio De Andrè che a Edgar Lee Masters.
 Contatti: Luca Fenoglio tel. 0175-343761, Roberto Tomasini 
                  tel. 0171-917111 oppure Vittorio Fino tel. 0175-977913.
   
                  
                    | 
 Franti non classificato 1978 1987 1999
  "...Nel suo "Diario minimo" Umberto Eco ridisegna il 
                        Franti di De Amicis e gli fa vestire i panni di Gaetano 
                        Bresci, l'anarchico che nel 1900 assassinò re Umberto 
                        I. La voglia di riscatto di quel Franti la si ritrovò 
                        alla metà degli anni ë80 nell'omonima band torinese, una 
                        formazione atipica, a suo agio nel circuito dei centri 
                        sociali così come nel panorama della canzone d'autore. 
                        Quell'esperienza non è andata perduta, ed ora un box di 
                        tre cd la celebra..." (Alberto Campo, La Repubblica/Kataweb)"...Se qualcuno vuol fare esercizio di memoria recente, 
                        può rammentare che nel a 64 al festival di Spoleto, quando 
                        il Nuovo Canzoniere Italiano intonò "Gorizia" scattò una 
                        denuncia di due solerti ufficiali per essere, quella canzone, 
                        "Lesiva dell'onore italiano". Chissà quante occasioni 
                        di lesione dell'onore italiano troverebbero i due militari 
                        oggi ad ascoltare questo cofanetto rosso fuoco di elegante 
                        povertà che fascia tre cd e reca la scritta "Franti, Non 
                        classificato"... " (Guido Festinese, Il Manifesto).
 Dopo molto tempo è nuovamente disponibile "Non classificato" 
                        dei Franti, storica hardcore/folk open-band torinese. 
                        I vecchi componenti del gruppo hanno acconsentito a che 
                        la ristampa fosse curata da Marco Pandin per conto di 
                        A/Rivista Anarchica: il ricavato della diffusione di questa 
                        iniziativa contribuirà ad arricchire i fondi neri del 
                        giornale.
 La "nostra" versione di "Non classificato" differisce 
                        dall'originale: ai due cd pubblicati a suo tempo dal gruppo 
                        e dall'indie Blu Bus è stato adesso aggiunto un terzo 
                        cd intitolato "Il lungo addio", contenente registrazioni 
                        rimaste sinora assolutamente inedite di canzoni risalenti 
                        all'ultimo periodo di attività del gruppo.
 La confezione comprende, oltre ai 3 cd, un libretto con 
                        i testi e le note tecniche ed informative relative a ciascun 
                        brano, più alcuni contributi scritti.
 Questa edizione di "Non classificato" non viene distribuita 
                        commercialmente nei negozi, ma si può ottenere solo rivolgendosi 
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 Musica per A/Rivista Anarchica (attn. Marco Pandin) casella 
                        postale 86 35036 Montegrotto PD e-mail: marcpan@tin.it
 |     Ai nuovi punks: ditelo a papà
  Ai nuovi punks: ditelo a papà. Qui dentro ci sono due terzi 
                  dei Kina... È il messaggio stampato in bella evidenza sulla 
                  copertina del debut cd dei Frontiera, il gruppo dove adesso 
                  suonano/cantano Sergio ed Alberto (rispettivamente batterista 
                  e chitarrista dei mai dimenticati Kina). Non si tratta però 
                  un debutto vero e proprio, quanto piuttosto della ristampa su 
                  cd del demo uscito lo scorso anno: "...Eravamo stufi di duplicarci 
                  le cassette e di masterizzarci i cd in casa... Perdonate la 
                  franchezza...".È bello accorgersi che le belle storie vanno avanti: i Frontiera 
                  per forza di cose "somigliano" molto ai Kina, eppure c'è un 
                  qualchecosa di diverso che non so capire... I tre hanno molto 
                  da offrire: una rinnovata energia innanzitutto, mista ad una 
                  voglia di suonare che non è mai mancata.
 Solo sei pezzi in "Meno di zero" -questo il titolo del cd- tra 
                  cui una bella versione di "Mondo mai visto" tratta da "Parlami 
                  ancora" dei Kina, il cui repertorio spero sia dai Frontiera 
                  ampiamente saccheggiato nella scaletta dei concerti. Ce ne sono 
                  un po' di copie a vostra disposizione nella lista di Musica 
                  per A.
 All'indirizzo che segue, oltre a informazioni, contatti per 
                  concerti etc., potete chiedere che vi venga inviata una copia 
                  della lunga lista di materiali disponibili: Sergio Milani 
                  - via Mont Gelé, 20 - 11100 Aosta - tel./fax 0165-41557, e-mail: 
                  serwic@libero.it
     Lame 
                  di luna
  "...Non rivendichiamo niente, perchè nulla ci appartiene. 
                  Nemmeno i pezzi che scriviamo: è roba povera che non può e non 
                  deve avere padroni. Quello che ascolti appartiene a noi e nella 
                  stessa misura a chi guarda i colori del cielo, a chi tende una 
                  mano, a chi sta piangendo, a chi scrive poesie o dipinge quadri. 
                  A chi sa stare in silenzio e chi sa ascoltare il fracasso del 
                  silenzio...".Dopo il cd "Labile", autoprodotto un anno e mezzo fa, i torinesi 
                  Lame di Luna hanno realizzato da poco un demotape, purtroppo 
                  breve (solo cinque nuove canzoni) ma comunque ben rappresentativo 
                  sia delle loro intenzioni che delle loro reali capacità.
 Lame di Luna a dire il vero non è un nome nuovo nuovo, anche 
                  se non è più di tanto girato sui giornali che contano perchè 
                  il gruppo si è sempre tenuto bene al largo dalle rotte dei pescherecci 
                  di ricognizione rockitaliani: suonano già da cinque-sei anni 
                  e hanno bazzicato, senza dimostrare amore per palchi e riflettori, 
                  il giro dei centri sociali e più in generale il "controcircuito" 
                  nazionale.
 La musica è un rock di sapore buono, è intensa, suggestiva, 
                  e sa "trasmettere" molto proprio perchè è suonata con passione 
                  e intimo convincimento, al punto che è grande la presa emotiva 
                  di cui il gruppo è capace. Immagino che dal vivo siano un gruppo 
                  di grande impatto, e che i loro concerti riescano a non farsi 
                  dimenticare facilmente. Lame di Luna sa ben bilanciare il respiro 
                  introspettivo ed oscuro dei testi con la tendenza generale a 
                  strutture sonore più "tradizionali" (a me molto care).
 C'è però qualcosa che non va: penso che alla fine tutto il lavoro 
                  del gruppo sia come schiacciato da un'ingiustificato (ed incomprensibile 
                  per me) senso di vacuità, di sconfitta. Ecco: non montarsi la 
                  testa è buona cosa, ma attenti a non cadere nell'estremo opposto. 
                  Non buttatevi via, Lame di Luna: non vi siete accorti di saper 
                  fare grandi cose?
 Contatti: Ale Malaffo c/o G. Veglio - via Genova, 170 - 10127 
                  Torino.
     Lemming Attiva a Pavia dal 1996, l'associazione culturale Lemming organizza 
                  incontri internazionali di poesia, musica, danza ed altre espressioni 
                  artistiche, spesso in collaborazione con altri collettivi di 
                  altri paesi. In particolare, è responsabile delle edizioni degli 
                  incontri "PX3 - Percorsi Poesia Performance" tenuti negli ultimi 
                  tre anni, a cui hanno partecipato artisti da tutto il mondo.L'edizione di quest'anno (al momento in cui scriviamo il programma 
                  è ancora in evoluzione) è caratterizzata da riflessioni attorno 
                  al tema della corporeità e alla proliferazione dei linguaggi 
                  e prevede, tra gli eventi, una sezione dedicata allo scomparso 
                  William Burroughs, lo spettacolo "Braindance" di Gilles Jobin 
                  e spazi aperti per l'interazione libera tra poesia ed immagine, 
                  poesia ed azione, poesia e musica. Lemming ha iniziato anche 
                  una propria produzione editoriale: una raccolta del poeta ed 
                  artista visivo John Gian.
 Per richiedere una copia del libro, per informazioni su "PX3" 
                  e per prendere contatti: Lemming - via S. Zeno, 2 - 27100 
                  Pavia - tel. 0382-559541 - fax 0382-303365 - e-mail: Lemming999@email.com
     Ring 
                  Ring 2000
 Dopo l'edizione "Around the world", militante e alternativa, 
                  dello scorso anno, che ha visto decine di musicisti aderire 
                  virtualmente al festival di Radio Free B92 di Belgrado (la manifestazione 
                  non si è potuta tenere nella capitale serba ...per ovvi motivi), 
                  ci giunge sebbene ancora provvisorio il programma di Ring Ring 
                  2000. I concerti si terranno a Belgrado dal 10 al 15 maggio, 
                  e sono giunte sinora le adesioni di Palinckx, Lars Hollmer, 
                  Jablkon, Otomo Yoshihide, Metamorphosis, Iancu Dumitrescu con 
                  l'Hyperion Ensemble ed altri.Per informazioni aggiornate contattate il Ring Ring festival 
                  via e-mail all'indirizzo: ringring@ptt.yu.
 Chi ha un pc adeguatamente connesso a internet e dotato di lettore 
                  MP3 può seguire i programmi di Radio Free B92 in rete indicando: 
                  http://xs.freeb92.net:8000/live 
                  come "play location" nei programmi RealAudio o WinAmp.
    Circ.a
  La struttura autogestita Circ.a cura e promuove dal 1994 lo 
                  svolgimento di concerti, incontri e laboratori musicali su territorio 
                  locale e nazionale, incoraggiando le forme di contatto diretto 
                  e non episodico tra pubblico ed artisti al di fuori dei ruoli 
                  tradizionali o di contesti esclusivi.Attenzione ed interesse prioritari sono rivolti alle espressioni 
                  musicali originali ed eterodosse (improvvisazione, rock e jazz 
                  d'avanguardia, nuove sonorità etc.) che sfuggono alla logica 
                  del consumo culturale ed alle pi? scontate connotazioni di genere.
 Il calendario attualmente in allestimento prevede nei prossimi 
                  mesi degli incontri secondo questo calendario di massima:
 maggio: Maja Elliott e Marco Giaccaria, Domenico Sciajno, 
                  Haco, Pavel Fajt, Bob Ostertag (il progetto concerto+video "Yugoslavija 
                  Suite").
 giugno: K-Space (con Ken Hyder, Tim Hodgkinson e lo sciamano 
                  tuvano Gendos Chamzyryn), dal 27/6 al 30/6 workshop con Amy 
                  Denio a Spinea (Venezia).
 autunno: Eugene Chadbourne (solo e/o in duo con Paul 
                  Lovens), Lol Coxhill.
 Il notiziario aggiornato del Circ.a è presente su internet al 
                  sito http://www.ecn.org/circ.a 
                  e viene inviato per posta elettronica e/o tradizionale su richiesta 
                  (sottoscrizione di 25,000 lire annue).
 Contatti:
 Sergio Amadori - via Brigata Acqui, 8 - 38068 Rovereto TN, 
                  tel./fax 0464-431741, e-mail: sa@seldati.it
 Morena Andalò - viale Baccarini, 21/a -48018 Faenza RA tel./fax 
                  0546-681327
 Fabrizio Spera c/o Disfunzioni Musicali, tel. 06-4461984, fax 
                  06-4451704, e-mail: fabrispe@tin.it
  Marco Pandin
 
                   
                    |  Lalli in 
                        concerto  Lalli (ex-Franti, 
                        ex-Environs, ex-..., ma soprattutto Lalli) ha in programma 
                        un paio di concerti. Mercoledì 10 al Fabrik di Moncalieri. 
                        E venerdì 2 giugno al Teatro Calabresi di San Benedetto 
                        del Tronto (Ap) nell'ambito del VI Festival dedicato a 
                        Leo Ferré (www.sbt.it/news/index.htm). 
                        Per info: Alessandro 0349 62 20 383. dida |    |