|  l'intervista 
                   
                    | Noi matti contro le mineIntervista di Laura Di 
                        Martino a Sergio Bonelli, di Emergency
   L'embargo? Una buffonata. I rapporti con 
                        la gente? Ottimi. La cooperazione internazionale? C'é 
                        di tutto.   |  |   
 Va detto innanzitutto che 
                  per un'intervistatrice alle prime armi come la sottoscritta, 
                  Sergio Bonelli di Emergency è (con buona pace degli anticlericali) 
                  una vera "manna dal cielo": disponibile e loquace. Sergio é 
                  un medico anestesista (ex-sessantottino e sindacalista CGIL) 
                  che ha partecipato alla costruzione di un ospedale di Emergency 
                  nel nord dell'Afganistan.Quello che segue è il risultato di una lunga chiacchierata in 
                  redazione.
  Com'è la situazione della cooperazione internazionale? 
                  Gli sviluppi della missione Arcobaleno hanno gettato più di 
                  un'ombra, se mai ce ne fosse stato bisogno, sulle missioni umanitarie 
                  che spesso sono un business per gli stessi governi che hanno 
                  in precedenza contribuito allo sfascio di un paese con le guerre 
                  "umanitarie"...  Va detto che la cooperazione internazionale italiana non è 
                  più quella di Ilaria Alpi, cioè non è più quella del periodo 
                  in cui hanno ammazzato Ilaria Alpi perché aveva indagato sul 
                  traffico di armi... adesso le cose sono migliorate anche perché 
                  gli italiani hanno bisogno di rifarsi un po' la faccia in ambito 
                  internazionale, di essere più presentabili.Ciò non toglie che di danni ne facciano ancora parecchi, in 
                  Kurdistan, ad esempio, c'era un progetto dell'Unione Europea 
                  gestito da un'organizzazione italiana che riceveva un sacco 
                  di soldi per insegnare ai Kurdi a fare il formaggio: peccato 
                  che ai Kurdi del formaggio non gliene è mai fregato un bel niente!
 Per quanto riguarda Emergency ultimamente siamo stati contattati 
                  dalla cooperazione internazionale italiana per partecipare alla 
                  riorganizzazione di alcuni ospedali in Kosovo: va da sé che 
                  abbiamo rifiutato, perché innanzitutto non ci interessano le 
                  guerre sotto i riflettori e poi perché il Kosovo è ad un'ora 
                  d'aereo o poco più da qualsiasi capitale europea: chiunque ci 
                  può andare; l'unica cosa che abbiamo fatto è stato supportare 
                  un asilo per orfani in Serbia, con l'invio di materiale etc.
 Anche se ora siamo non poco perplessi di fronte alla situazione 
                  dei lavoratori delle industrie e delle strutture sanitarie serbe, 
                  che si trovano allo sbando a causa del blocco della produzione 
                  e dell'utilizzo di materiale sanitario imposto dalla cooperazione 
                  internazionale che hanno di fatto distrutto la produzione serba.
 Fa decisamente impressione pensare che a 150 km da casa tua 
                  la gente deve comprarsi siringhe, flebo e tutto il resto per 
                  farsi curare...
 
  La penuria e la parallela vendita sottobanco di materiale 
                  medico e sanitario è un problema ancora più difficile in zone 
                  sottoposte ad embargo come il Kurdistan, dove la popolazione 
                  è sottoposta ad un doppio giro di vite: quello della comunità 
                  internazionale verso l'Iraq e quello dell'Iraq verso il Kurdistan: 
                  come avete affrontato questa situazione?  Va detto innanzitutto che l'embargo è una grossa buffonata: 
                  ci sono chilometri di camion con il doppio fondo alla frontiera 
                  tra l'Iraq e la Turchia che contrabbandano petrolio mentre i 
                  medici con le loro attrezzature vengono costantemente bloccati 
                  o costretti ad aspettare per ore il passaggio di queste file 
                  interminabili di automezzi! A questo si deve aggiungere che vi era stata un'attenuazione 
                  dell'embargo (risoluzione oil for food, petrolio contro 
                  cibo) che ha rivelato ancora una volta gli effetti distruttivi 
                  del business degli aiuti umanitari sull'economia di un paese: 
                  il Kurdistan ha sempre avuto un'economia agricola fiorente e 
                  questa risoluzione è stata un vero disastro innanzitutto perché 
                  per spese amministrative gli organismi internazionali si trattenevano 
                  qualcosa come il 70% del denaro, infatti si vedevano funzionari 
                  ONU sulle loro belle jeep bianche che scorrazzavano per la zona; 
                  inoltre l'unica cosa che è arrivata in Kurdistan da mangiare 
                  è stato un riso schifoso, ma economico, che ha distrutto la 
                  produzione di riso locale, che risultava, rispetto a quello 
                  degli aiuti, troppo costoso.
 È inevitabile che anche i costi sui civili e sulle strutture 
                  sanitarie siano stati tremendi e infatti vorremmo realizzare 
                  un intervento anche nel sud dell'Iraq: ci sembra giusto anche 
                  nello spirito di Emergency che non fa scelte politiche e non 
                  privilegia un governo o l'altro... questo ci permetterebbe anche 
                  di entrare in Kurdistan da una frontiera reale: fino ad ora 
                  siamo sempre entrati nella provincie del nord dell'Iraq clandestinamente, 
                  passando la frontiera con la Siria con permessi siriani, esponendoci 
                  alle sanzioni, severissime, del governo Saddam Hussein che considera 
                  spie o infiltrati della CIA tutti i tipi di cooperazione non 
                  autorizzata sul territorio iracheno.
 
     I governi ci amano
  Come gestite i rapporti con le autorità?  In un paese in guerra è sempre difficile parlare di autorità: 
                  non sai mai quali siano, di chi, come , dove siano...Ad esempio in Afganistan c'è un'autorità formale, legale, che 
                  è il "governo" di Rabbani, nei territori del nord del paese, 
                  poi ci sono i Talebani, che hanno conquistato Kabul, cacciando 
                  il governo legale. Va detto che il governo legale a sua volta 
                  era composto da una quindicina di fazioni costantemente in lotta 
                  tra loro, che sono state successivamente riorganizzate da Massud 
                  che ora si pone come unico antagonista dei Talebani.
 Inevitabilmente i governi ci amano... per una serie di motivi: 
                  innanzitutto perché offriamo un servizio alla popolazione che 
                  loro non si possono permettere di garantire e poi perché Emergency 
                  fa sempre quello che dice: a marzo Gino (Strada) è andato a 
                  fare una ricognizione nella zona del nord dell'Afganistan e 
                  ha detto che l'ospedale era realizzabile entro sei mesi e così 
                  è stato... sembra una pazzia paragonato, che so, al passante 
                  ferroviario di Milano la cui costruzione sta durando una vita 
                  e che è costato un'enormità!
 Siccome non ci piace essere considerati come quelli che stanno 
                  "dalla parte di ..." vorremmo intrattenere rapporti anche con 
                  i Talebani, anche se ci fanno schifo quanto a crudeltà, tuttavia 
                  per il momento abbiamo scelto la zona di Massud, che non si 
                  distingue molto dai suoi nemici quanto ad integralismo e misoginia, 
                  perché è la zona del paese più isolata. C'è solo un aeroporto 
                  molto a nord e vecchi elicotteri disponibili solo quando non 
                  trasportano muyaheddin e le loro armi.
 
  Come si mantengono le parti in conflitto?  Beh, i Talebani sono in una posizione privilegiata per via 
                  della frontiera col Pakistan e degli aiuti che provengono dai 
                  pakistani e dagli americani che li hanno sempre finanziati inviando 
                  armi costantemente. C'è stato addirittura un momento in cui 
                  il congresso americano si è rifiutato di inviare armi ai Talebani, 
                  allora il governo americano le spediva attraverso le sue fabbriche 
                  in Egitto... Per quanto li riguarda una voce consistente della loro bilancia 
                  produttiva è costituita dalla droga, nella fattispecie oppio, 
                  la cui produzione a partire dal 98/99 è raddoppiata.
 Massud da parte sua si mantiene vendendo smeraldi... infatti 
                  il paese confinate, il Tagikistan, è zeppo di trafficanti di 
                  smeraldi e di poliziotti che ti taglieggiano in continuazione.
 
  Com'è il rapporto con la popolazione locale?  Buono, anche perché facciamo delle cose per noi normali, ma 
                  che per queste persone sono straordinarie: tenere aperto l'ospedale 
                  anche di notte, fornire assistenza gratuita e di buona qualità, 
                  non far dormire la gente per terra, lasciando gli unici letti 
                  merdosi e sfasciati di cui si dispone solo ai militari o guerriglieri 
                  che siano, creare anche possibilità di integrazione e di lavoro...In Kurdistan, ad esempio, abbiamo costruito due ospedali, un 
                  centro di riabilitazione e una decina di posti di primo soccorso 
                  nelle campagne circostanti che ora sono completamente autonomi, 
                  cioè vi lavorano 600 dipendenti curdi, credo che vi siamo, siamo 
                  al momento, solo tre nostri espatriati europei...
 Potremmo andarcene anche domani, il problema è che se lo facciamo 
                  è probabile che gli ospedali chiudano il giorno dopo per le 
                  pressioni delle autorità locali, da una parte, che pretendono 
                  di imporre l'assunzione di familiari e amici; dall'altra, per 
                  gli interessi dei medici degli ospedali circostanti, che sono 
                  tutti a pagamento. Quindi è bene mantenere una presenza straniera 
                  come garanzia, anche minima, di non rimanere isolati.
 In Afganistan e in Cambogia, però, c'è del personale curdo, 
                  ottimo, che si è formato nei nostri ospedali nel nord dell'Iraq.
 
     Pagati 
                  perché  Un aspetto che ci ha colpito da subito in Emergency è la 
                  sua struttura "leggera", con poca burocrazia e poche spese destinate 
                  alla stessa. Come nasce e come si realizza questa scelta nell'amministrazione 
                  delle spese e nelle scelte operative?  Beh, nasce dal mio amico Gino Strada che ha lavorato a lungo 
                  con la Croce Rossa Internazionale (d'ora in poi ICRC 
                  ) e conosce a fondo il business della cooperazione internazionale, 
                  che è troppo spesso vicina al potere: ad esempio in Afganistan 
                  la ICRC, che ha anche interventi nel nord del paese, è stata 
                  accusata di aver collaborato con i Talebani... a parte questo, 
                  poi, fa comunque un certo effetto vedere questi signori della 
                  ICRC che girano sulla jeep n. 10.281...Questo sicuramente non ci piace, infatti spendiamo solo il 6% 
                  del nostro budget in spese amministrative, che è veramente poco. 
                  Personalmente credo che un po' di soldi in più su questo versante 
                  sarebbe meglio spenderli, se non altro perché, da sindacalista 
                  della CGIL, mi sono sempre posto in maniera problematica di 
                  fronte al volontariato: sfruttamento di lavoro gratis o grande 
                  "sfogo" umanitario? Insomma, penso sia giusto pagare delle persone 
                  che lavorano in questo settore e lo fanno in maniera spettacolare 
                  e si occupano di tutte le mene amministrative, se non altro 
                  perché se non lo fai rischi di perderle.
 
  I vostri operatori sul posto sono comunque pagati...  Si certo, i medici e coloro che li seguono nelle trasferte 
                  sono pagati con un contratto da liberi professionisti e assicurati, 
                  cosa che costa tantissimo: non sono pagati tanto quanto i medici 
                  della ICRC, che è la struttura di riferimento più seria che 
                  ci sia in quest'ambito, né tanto quanto la cooperazione internazionale 
                  italiana che pagava tre volte tanto quello che pagava la ICRC 
                  spesso senza fare interventi attivi. Roba che ti beccavi 15 
                  milioni al mese al primo impiego... adesso le cose sono state 
                  ridimensionate, nel senso che queste cifre sono ormai un ricordo.Noi paghiamo dai 2.000 ai 4.000 dollari lordi e forniamo tutte 
                  le spese di viaggio e mantenimento. Siamo diventati una ONG 
                  e questo permetterà ai nostri operatori di mantenere le contribuzioni 
                  durante il periodo lavorativo all'estero, nelle missioni in 
                  collaborazione con le istituzioni ufficiali, ma più spesso bisogna 
                  prendersi le ferie, andare in aspettativa senza assegni e via 
                  di seguito. Alcune organizzazioni umanitarie pagano poco i loro 
                  operatori, secondo me la cosa non è corretta nel senso che donatori 
                  istituzionali per queste persone pagano tanto, ma le associazioni 
                  di riferimento non conferiscono loro uno stipendio adeguato 
                  e si trattengono la differenza per costi organizzativi.
 Noi preferiamo raccogliere soldi diversamente, anche attraverso 
                  le cene al Rotary, che tra l'altro sono uno spasso... perché 
                  no, in ogni caso documentiamo e rendiamo tutti i nostri finanziamenti 
                  privati accessibili e consultabili; otteniamo anche soldi pubblici, 
                  dalle istituzioni, ma è una situazione spesso penosa, perché 
                  i ritardi nell'erogazione sono enormi. La cooperazione internazionale 
                  italiana ha fatto si che il governo italiano versasse all'organizzazione 
                  mondiale della sanità un miliardo e mezzo per due progetti di 
                  Emergency (Cambogia e Afganistan)... però l'OMS si è tenuta 
                  il 30% del denaro per spese amministrative! Ci facciamo sei 
                  mesi di vita di un ospedale con 400/500 milioni ! Fatto sta 
                  che noi 'sti soldi ancora non li abbiamo ancora visti...
  
     Organizzazione 
                  "leggera"
  Perché, secondo te, voi non diventerete come le altre organizzazioni 
                  di cooperazione internazionale, qual è il vostro antidoto?  Boh, forse lo diventeremo anche noi... chi lo sa, per il momento 
                  stiamo così... ci siamo sorbiti i professori della Bocconi che 
                  ci mandano i loro stagisti a dirci che tutte le organizzazioni 
                  no-profit come Emergency, dopo un primo momento di espansione, 
                  che di solito dura un paio d'anni con una gestione "familiare" 
                  che si basa molto sulle motivazioni, si ristrutturano o muoiono. 
                  Lo capisco benissimo da ex manager di struttura sanitaria nazionale... 
                  quando vuoi una famiglia e dei figli, una casa e via discorrendo... 
                  devi avere un minimo di sicurezza economica in più perché anche 
                  le motivazioni più nobili, mica ti danno da mangiare! La Bocconi è un po' stupita anche perché per Emergency i due 
                  anni sono passati e ancora non si è verificato un crollo o una 
                  ristrutturazione... io credo che prima o poi però le cose cambieranno 
                  anche per noi, perché non puoi pagare poco della gente che è 
                  bravissima e che se lavorasse, che so, in una struttura pubblica 
                  non solo guadagnerebbe di più, ma si vedrebbe pagati pure i 
                  contributi e tutto il resto.
 La nostra scommessa è trovare un equilibrio tenendo presente 
                  sempre e comunque che Emergency è nata contro lo spreco di risorse 
                  del mercato camuffato da interventi e aiuti umanitari. Di certo 
                  ci aiuta anche il controllo che viene effettuato dai soci di 
                  Emergency sul bilancio, che viene costantemente reso pubblico 
                  grazie anche al nostro bollettino...
 In ogni caso è necessaria una maggiore articolazione di una 
                  struttura come la nostra che gestisce 5 ospedali nel mondo, 
                  che tra poco diventeranno 6... con la costruzione di un centro 
                  chirurgico in Sierra Leone.
 
  In ogni caso la struttura di una organizzazione come la 
                  vostra dipende anche dall'espansione della stessa...  Quello si! Noi non vogliamo essere dappertutto e fare tutto, 
                  ci siamo occupati, e continueremo a farlo, di interventi mirati 
                  per le vittime di guerra, prevalentemente civili, nella fattispecie 
                  mutilazioni di mine etc., con alcuni interventi mirati alla 
                  riabilitazione: non vogliamo diventare dei professionisti del 
                  volontariato, ma essere dei professionisti di cose che funzionano. 
                  Cerchiamo di limitarci alle situazioni di emergenza e alle nostre 
                  specificità: non possiamo occuparci di cardiopatici, né vogliamo 
                  fare l'ospedale generale.Il problema è che ci sono davvero poche organizzazioni che fanno 
                  questo tipo di attività con gestione diretta delle strutture: 
                  la ICRC, ad esempio, ha oramai solo alcuni ospedali nel mondo 
                  e ha deciso di non aumentare gli interventi diretti di questo 
                  tipo perché sono troppo pericolosi, troppa gente che lavorava 
                  per loro è stata ammazzata.
  Laura Di Martino
    
    Le foto di queste pagine si riferisconoall'ospedale che Emergency ha realizzato
 ad Anabah nel nord dell'Afganistan
 (ne abbiamo parlato sul penultimo numero).
 Si ringrazia per la collaborazione Ketty di Emergency.
   
                   
                    | 
 EMERGENCY 
                        Associazione umanitaria italiana per la cura e
 la riabilitazione delle vittime delle guerre e delle mine 
                        antiuomo
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