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                  & compromessi
 La storia di questi cd e di questi musicisti assomiglia a una 
                  storia già sentita tante volte nei nostri giri.E' la storia di un pugno di ragazze e ragazzi che, spinti dalla 
                  passione e da una qualche consapevolezza, si chiudono in una 
                  stanza a fare della musica. Suonano e, invece di correre dietro 
                  ai miti del rock'n'roll nella grande corsa dei tacchini propagandata 
                  dai media, decidono di intraprendere una diversa strada.
 Una strada che va obbligatoriamente in salita, piena di buche, 
                  di sassi e di svolte improvvise e che - diversamente dalla virtualità 
                  televisiva, che offre l'illusione del raggiungimento di orizzonti 
                  lontani - spesso non porta a panorami nuovi.
 Certe volte è più facile mettersi a guardare il 
                  mondo dal di qua di una finestra elettronica, e chiudendo sé 
                  stessi in una stanza e il mondo fuori della porta. Questi musicisti, 
                  invece, decidono di spalancare porta e finestre e testa e cuore 
                  all'energia del suono della propria terra e della propria gente.
 Quel che ne viene fuori, e che è offerto in questi cd 
                  (tutti rigorosamente autoprodotti ed autodistribuiti: nei negozi 
                  di dischi cosiddetti "normali" non li trovate), suona 
                  in maniera maledettamente diversa dal rumore della propaganda 
                  rockitaliana televisiva. Sembra quasi che questa musica arrivi 
                  da un posto così lontano da sembrare inventato. Non è 
                  così. Non è una musica nuova, sia chiaro: qui 
                  nessuno ha la pretesa di "inventare" il suono nuovo. 
                  Piuttosto, il lavoro è una ricerca amorevole tra suoni 
                  che già esistono, l'esperimento è l'intreccio 
                  in trame delle diverse voci, la fatica è nel costruire 
                  un mosaico in cui le piccole tessere di sempre compongano, alla 
                  fine, un disegno inedito.
    Casbah
 Il primo dei cd di questo mese è il debutto omonimo 
                  dei ragusani Casbah. Offrono musica per ballare e per divertire 
                  ma in questo bell'invito al ballo la parola festa fa rima con 
                  testa: il gruppo sa dar fuoco all'allegria senza passare per 
                  forza per le strade grigie del disimpegno e dell'idiozia.Raccontare questi suoni è come descrivere il gusto di 
                  una miscela di spezie, quindi non è cosa facile: si riconoscono 
                  a prima vista delle grandi passioni ska (alla maniera delle 
                  bande miste inglesi di vent'anni fa, più che sull'onda 
                  ballabile cavalcata in tempi più recenti da tanti gruppetti 
                  da centrosociale), ma ai ritmi in levare la Casbah sa abilmente 
                  intrecciare mandolini balcanici e sinuose melodie arabeggianti. 
                  Non mi sembra di aver sentito nulla di simile: volendo fare 
                  per forza dei collegamenti a cose già note, provate a 
                  immaginare qualcosa che suoni come se i Dissidenten avessero 
                  firmato per la Two Tone (è un paragone catastrofico, 
                  ma può rendere l'idea).
 Di questa musica, soprattutto, mi piace la struttura essenziale 
                  degli arrangiamenti: la Casbah offre un bilanciamento assai 
                  apprezzabile fra sonorità acustiche ed elettriche, nel 
                  corso dell'ascolto del cd non si inciampa in trucchi vistosi 
                  in studio, e si respira ovunque una buona padronanza tecnica 
                  degli strumenti. Tanti testi delle canzoni sono scritti e cantati 
                  in siciliano, quelli in italiano francamente ogni tanto scivolano 
                  su banali bucce di banana (ma voi vi siete mai messi lì 
                  a leggere i testi dei gruppi "alternativi" e "militanti" 
                  in classifica?).
 Il risultato nel complesso è, a dispetto di tutti i possibili 
                  pregiudizi e gusti musicali personali, piacevolmente godibile.
 Dal vivo il gruppo propone uno spettacolo "multimediale": 
                  oltre al piatto forte che è la musica, c'è un 
                  ricco contorno di giocolieri, sputafuoco, trampolieri e La Casbah 
                  ha offerto generosamente la propria musica anche a feste organizzate 
                  da circoli anarchici e libertari: quella strada in salita di 
                  cui parlavo all'inizio evidentemente passa anche in certi posti...
 Un loro spettacolo ha inaugurato la prima Pagoda della Pace 
                  in Italia a Comiso: ve li immaginate duemila monaci provenienti 
                  dalle comunità buddiste di mezzo mondo, scatenati a ritmo 
                  di ska?
 Contatti: Casbah c/o Vincent Migliorisi, via Giuseppine 38, 
                  97100 Ragusa.
    Ziringaglia
 Per certi versi più "impegnativo" all'ascolto 
                  rispetto ai Casbah (anche se altrettanto ballabile e festoso) 
                  il gruppo pugliese Ziringaglia offre altri intrecci sonori: 
                  la loro musica non affonda le radici in un luogo particolare, 
                  ma cattura il rumore del viaggio, della strada, del movimento.Il cd d'esordio del gruppo per titolo ha, più che un 
                  titolo, un manifesto ad alta voce: Meglio saltimbanco che 
                  un rango da curar...
 Questa musica riflette e si riflette, quindi, in una scelta 
                  di vita e di cultura ben precisa: un'attenzione alle storie 
                  e alla poesia popolare, ai racconti ed ai canti della tradizione 
                  orale, all'espressione culturale vista dal basso insomma, che 
                  assume quasi i contorni della venerazione propria degli appassionati 
                  più sinceri ed entusiasti.
 E questa cura per la dimensione umana e terrena del pensiero 
                  non chiude il gruppo nelle stanze senza finestre della rivisitazione 
                  virtuosistica: Ziringaglia fa volare la sua musica alta e libera 
                  nei grandi spazi della fantasia, del sogno, dell'immaginazione. 
                  Nessuna gabbia di genere che possa costringere questo suono, 
                  nessun ripensamento che rallenti il proseguire del cammino, 
                  nessun panorama immobile che si fissi negli occhi e nella mente.
 Possiamo immaginare questo disco come un diario di viaggio, 
                  ma sarebbe come intrappolarne lo spirito in una fotografia, 
                  o in una descrizione statica.
 Più verosimile potrebbe essere il paragone con un mazzo 
                  di carte, di tarocchi meglio ancora, in cui le figure compaiono 
                  in successione sempre diversa e in sempre diversa relazione 
                  tra loro.
 E i tarocchi hanno la faccia del poeta Pablo Neruda e quella 
                  del vecchio zingaro Vlad, possono essere femmina o gatto o asino 
                  volante, il segno scritto mille e mille anni or sono nel libro 
                  sacro di Davide o quello mai fermato tra le pagine del libro 
                  mai scritto di chi non fa la Storia perché troppo occupato 
                  a non farsi ammazzare da chi la Storia - quella ufficiale, quella 
                  dentro ai libri della scuola obbligatoria, quella nelle videocassette 
                  in edicola - la scrive.
 Contatti: Ziringaglia c/o Kino Fiore, via Arc. Giovanni 25, 
                  70124 Bari.
 
    Paolo 
                  Angeli
 A differenza di quanto ho scritto nelle prime righe, Paolo 
                  Angeli è riuscito a inventare una nuova voce del suono. 
                  O meglio, più che d'invenzione si potrebbe parlare di 
                  scoperta: questo secondo termine si presta più facilmente 
                  ad essere circondato da un'aura di casualità, d'imprevisto.Non so di preciso come abbia fatto (ho solo visto qualche foto, 
                  e non sono riuscito a farmi un'idea precisa delle "propaggini 
                  meccaniche" - così le chiama - applicate allo strumento), 
                  né come gli sia potuta venire in mente un'idea simile, 
                  ma Paolo Angeli è riuscito a tirar fuori da una chitarra 
                  sarda dei
 suoni davvero incredibili.
 Tre quarti d'ora di registrazioni di questi suoi esperimenti 
                  sonori sono raccolti nel cd Linee di fuga, pubblicato 
                  qualche tempo fa dall'indipendente bolognese Erosha (ma voi 
                  non fate caso al ritardo: dischi come questo non invecchiano 
                  nel giro d'una stagione).
 Prima d'ora non mi è capitato mai nulla di simile tra 
                  le orecchie: questo è un suono curioso ed affascinante 
                  che "somiglia" a tratti a quel rumore alieno che Fred 
                  Frith lasciava gocciolare strizzando la sua chitarra nel suo 
                  primo album solo, oppure certi colori bizzarri propri dell'arte 
                  di Tom Cora (cui è dedicata una sezione molto emozionante 
                  del cd), o ricorda vagamente la voce stralunata che Hans Reichel 
                  sa tirar fuori dal suo daxophone (ma questo è uno strumento 
                  inventato).
 Vorrei anche scrivere che questo disco mi ha profondamente colpito 
                  e che, nonostante la innegabile difficoltà della proposta, 
                  l'ho ascoltato più volte senza soddisfare la mia voglia 
                  di investigare tra i suoni. Ma senza dubbio tra di voi c'è 
                  qualcuno che è andato ad ascoltarsi il didjeridoo ad 
                  Ayers Rock e ha aperto la mente al suono delle registrazioni 
                  sul campo di Brion Gysin.
 Qui siamo su altre strade: non credo ci siano risvolti documentaristici 
                  né celebrativi. Paolo Angeli ha "semplicemente" 
                  inventato dei suoni nuovi suonando in maniera diversa -"non 
                  ortodossa", si dice - uno strumento tradizionale. Scusate 
                  se è poco.
 Linee di fuga è un lavoro che richiede apertura 
                  mentale, ma che ripaga l'attenzione con brividi sonori inediti.
 Bello, questo cd. Proprio bello. Bello e sorprendente.
 Complimenti (soprattutto per il coraggio) e ringraziamenti all'autore 
                  ed all'etichetta per aver percorso un pezzo di strada assolutamente 
                  nuova ed averci mostrato un panorama sonoro così stupefacente.
 Non mi sembra che i cd pubblicati da Erosha siano distribuiti 
                  commercialmente nei negozi. Li hanno in catalogo due distributori 
                  storici di musiche "contro", cioè il Megatalogo 
                  (tel./fax 0187 627893) e NuovADieNne (tel./fax 02 55195174).
 L'indirizzo di Erosha è presso il Link, via Fioravanti 
                  14, Bologna, tel./fax 051 352330.
  Marco Pandin
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