Rivista Anarchica Online
Viva la confusione!
di L. L.
Contro la lottizzazione continua. Fra i molti elementi emersi al convegno anti-repressione di Bologna, un posto di rilievo merita
la grande confusione che ha caratterizzato le tre giornate di dibattiti e di manifestazioni - Dopo
anni di "certezze", di verità marxianamente rivelate, di "strategie vincenti" che non hanno mai
portato alla vittoria, la confusione assume il significato della diversità e dello scambio d'opinioni,
della discussione generalizzata, della libertà di pensiero - Rompere la falsa unità della classe
operaia sul terreno riformista per ricreare l'unità di tutti coloro che vogliono rovesciare il sistema.
Gli spalti del Palasport cominciano ad ondeggiare, in su in giù, da destra a sinistra, autonomi e lottatori
continui si stanno menando vigorosamente; "contro i militanti dei comitati comunisti rivoluzionari che
continueranno gli scontri verranno prese sanzioni disciplinari" grida istericamente Oreste Scalzone
dell'autonomia organizzata di Milano. "Ammazzalo... che autonomia" esclama divertito qualcuno, ma
il bello è che gli scontri si esauriscono rapidamente. Il leader ha richiamato all'ordine i suoi seguaci. Un
fatto marginale, certo, ma emblematico di una delle numerose realtà presenti a convegno di Bologna.
E di realtà a Bologna ce n'erano veramente tante, diversificate, spesso contraddittorie, ma la più parte
unite nel rifiuto dell'autorità, dello stato, del modo tradizionale di fare politica, dei canoni di vita attuali,
del neo-riformismo sinistrese. Il tutto aleggiante in una grande confusione. Finalmente. Viva la
confusione, quando per anni idee chiare hanno significato soltanto la ripetizione dottrinale della liturgia
marx-leninista, quando ogni nuova realtà doveva essere ingabbiata dentro schemi analitici vecchi e
ammuffiti, quando veniva continuamente riproposta la separazione tra chi pensa e chi esegue.
Molti hanno incominciato a capire che è meglio pensare con la propria testa, anche se più faticoso. Non
basta riappropriarsi del proprio corpo, se poi si lascia il proprio cervello in uso ai vecchi o ai nuovi
dirigenti. Ci sono idee che a prima vista paiono strampalate? C'è confusione? Bene! La confusione (che
vuole anche dire tante, tante idee diverse) fa paura solo a chi vuole dirigere, inquadrare, definire, perché
è molto più facile imporre "strategie unificanti" sulle greggi che controllare tanti "diversi".
Se da un lato il convegno di Bologna ha espresso questi lati positivi, dall'altro ha presentato lo show dei
leaders che riproponevano i temi di sempre: avanguardie, partito rivoluzionario, ricomposizione della
classe, potere operaio, ecc. Che noia! Ma lasciarsi prendere dagli sbadigli non sarebbe produttivo,
soprattutto se la vuota retorica dei leaders non nascondesse il solito intento di prendere le redini del
nuovo dissenso, del sempre vivo progetto leninista di guidare le masse in nome della rivoluzione e delle
masse stesse. A Bologna c'è stato anche questo. Al Palasport si è tenuto un grande psicodramma
collettivo recitato di volta in volta dal capetto di turno applaudito e osannato dai suoi gregari e fischiato
dai gregari delle fazioni opposte.
In quell'enorme arena la psicologia di massa ha ricreato quel rapporto gregaristico-autoritario che nelle
strade, nelle piazze, nelle piccole assemblee, veniva criticato, demistificato, indicato come uno degli
ostacoli della nostra liberazione. Fortunatamente le contrapposizioni tra le organizzazioni che hanno la
pretesa di egemonizzare il movimento (Autonomia organizzata, Lotta continua, ecc.) hanno impedito
che il convegno ratificasse linee politiche e strategie comuni. Così ognuno di questi gruppi si è dovuto
accontentare di porre la propria candidatura a fantino del movimento senza che nessuno riuscisse a
montare in sella.
È stato uno spettacolo veramente penoso vedere gli autoritari vecchi e nuovi inneggiare al nuovo
dissenso antiautoritario per farsi accettare e quindi per fare accettare la loro funzione dirigente. Divisi
ideologicamente, ma tutti uniti sotto le insegne della Lottizzazione Continua, hanno mostrato ancora una
volta, al di là degli slogans, la loro volontà prevaricatrice. Molti l'hanno capito. Quello che invece non
vogliono capire i desiderosi di potere è questo nuovo movimento fatto in gran parte di ex, nella sua
maggioranza non ne vuole sapere più di strateghi della "linea vincente" e che la ribellione oggi non si
nutre più di dogmi e che vuole essere soggetto autonomo, svincolato dagli schemi precostituiti da altri.
Purtroppo anche alcuni gruppi anarchici si sono lasciati prendere dalla prurigine dirigenziale ricalcando
modalità di intervento e analisi che hanno del patetico, soprattutto nel movimento anarchico. Questi
gruppi si sono posti come organizzazione staccata nei confronti del movimento in genere e nei confronti
dei libertari convenuti a Bologna, convinti che la loro "dirigenza libertaria" fosse l'unica garanzia per la
qualificazione della presenza anarchica a Bologna.
Per una sorta di processo imitativo questi compagni, vista la lottizzazione tentata dalle altre
organizzazioni, hanno pensato di intraprendere un processo di lottizzazione anche loro, accettando una
logica che, in quanto anarchici, non ci appartiene e che può portare a scelte che, oltre ad insterilire il
nuovo movimento di ribellione, ci porta alla nostra autonegazione come propugnatori di una rivoluzione
autenticamente libertaria.
Sarà bene intendersi. Non auspichiamo lo scioglimento del movimento anarchico nel movement, anzi,
proprio perché rivendichiamo la nostra specificità di anarchici crediamo che determinate scelte siano
sbagliate e fuorvianti.
La ventata libertaria del '68 fu in larga misura affossata dalla lottizzazione dei neo-dirigenti marxisti, i
pochissimi anarchici allora esistenti non poterono impedire la svolta autoritaria, oggi che le carte si
stanno rimescolando e che gli anarchici non sono più uno sparuto drappello, alcuni compagni pensano
che la cosa migliore sia quella di prendere posto al banchetto delle spoglie del movimento piuttosto che
combattere il ricrearsi di nuove dirigenze. Visto che ne abbiamo la forza prendiamoci la nostra fetta. Il
ridicolo è che questi compagni mentre spartiscono, inneggiano all'unità della classe operaia o della classe
tout-court. Ma basta con questi miti. Dobbiamo spaccare la falsa unità della classe operaia, funzionale
solo al potere dei vertici sindacali, per ricreare l'unità di tutti coloro che vogliono buttare a mare questo
sistema. Perché nelle attuali condizioni sociali, determinate dall'assetto delle istituzioni tardo-capitalistiche, l'unità della classe operaia viene gestita solo dalle potenti centrali sindacali
socialdemocratiche e cogestrici del potere che nessuno spazio lasciano alle istanze rivoluzionarie.
Credere oggi in illusorie unità può farci commettere errori tragici, la non comprensione della realtà in
cui ci muoviamo è un lusso che i rivoluzionari non possono permettersi.
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