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 Il Brasile nel pallone 
 testo di Nildo Avelino / foto AFA - Archivi Fotografici Autogestitiricerca iconografica a cura di Roberto Gimmi
 
 
 I prossimi appuntamenti sportivi dei Mondiali di calcio (2014) e delle Olimpiadi (2016) hanno funzionato da detonatore per una situazione sociale percepita sempre più come insostenibile, anche a fronte delle spese faraoniche per i due eventi sportivi.Questo dossier prevalentemente fotografico ne documenta alcuni aspetti.
 
 
                   
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                    | Rio de Janeiro, spiaggia di Copacabana,22 luglio 2013
 |  Per gli antichi le città 
                  avevano un compito etico: il bene del singolo era idealmente 
                  il bene della città; la virtù di uno era l'ispirazione 
                  dell'altro. Associazione etica, la città esisteva non 
                  solo per vivere insieme, ma per vivere bene insieme 
                  – diceva Aristotele.
 È significativo che la modernità abbia abbandonato 
                  il problema etico della città antica per un modello urbano 
                  che ha istituito la circolazione come paradigma. Ostinato nel 
                  regolare la circolazione a partire dello spazio aperto del mercato, 
                  il mercantilismo ha messo in funzione, nelle città commerciali 
                  del secolo XVII, infiniti controlli sociali sui flussi di migranti, 
                  mendicanti, vagabondi, criminali eccetera. Il vivere 
                  diventa oggetto della polizia e da quel momento in poi l'espansione 
                  del commercio produce la dissoluzione dello spazio urbano come 
                  luogo del viver bene: i rapporti personali danno luogo 
                  a transazioni monetarie, i fiumi sono trasformati in fogne, 
                  la vegetazione è distrutta, gli edifici storici sono 
                  demoliti per l'apertura di grandi viali, il traffico diventa 
                  strisciante, l'aria pestilenziale e velenosa, le abitazioni 
                  sovraffollate e “favelizzate”, la vita sociale permeata 
                  dalla violenza. Queste sono state le conseguenze della trasformazione 
                  della città da parte dell'avventura commerciale moderna, 
                  che ha privilegiato la circolazione sacrificando altre funzioni 
                  urbane essenziali per la convivenza sociale.
 Le rivolte verificatesi di recente in Brasile possono essere 
                  viste come risposte dirette all'intensificazione della violenza 
                  prodotta dall'assalto privato ai luoghi pubblici. Risposte alla 
                  capitalizzazione dei luoghi e allo strapotere della polizia 
                  sullo spazio urbano. Esse sono il risultato di una situazione 
                  intollerabile, che ha raggiunto un punto di saturazione. Molte 
                  analisi delle rivolte brasiliane parlano di “crisi di 
                  rappresentanza”. Ma crisi è un termine inadeguato: 
                  induce a considerare come fallimento ciò che in fondo 
                  dovrebbe essere considerato il culmine e l'emergenza di una 
                  dominazione politica.
 Le manifestazioni che hanno avuto luogo in Brasile non sono 
                  il sintomo della crisi della democrazia, quanto piuttosto un 
                  suo eccesso. Supporre che in demokatia il kratos, 
                  cioè il potere del demos, disarmerebbe la sua 
                  violenza solo per essere al servizio del popolo è una 
                  chimera che le ultime manifestazioni di piazza hanno dolorosamente 
                  smentito.
 La Coppa del mondo 2014, che coinvolgerà ben 14 città 
                  brasiliane, così come le Olimpiadi del 2016 nella città 
                  di Rio de Janeiro, hanno prodotto negli ultimi anni un processo 
                  di rapida e violenta capitalizzazione degli spazi. Secondo le 
                  informazioni fornite del Portal Popular da Copa e das Olímpiadas 
                  (portalpopulardacopa.org.br), un numero di persone, che si aggira 
                  tra i 150.000 e i 170.000 circa, subirà lo sfratto dalla 
                  propria abitazione per far posto alla costruzione di opere concernenti 
                  i mega eventi sportivi. Le scene di violenza sono brutali: alloggi 
                  popolari ridotti in polvere per fare spazio a strade e viali, 
                  polizia che reprime con la forza comunità inermi di poveri, 
                  vecchi, donne e bambini.
 Questi sgomberi però sono solo un aspetto della violenza 
                  democratica brasiliana. Durante i primi cinque mesi dell'anno 
                  sono scomparse, nel solo stato di Rio de Janeiro, ben 2.655 
                  persone; 17 persone al giorno. Il caso più recente è 
                  stato quello dell'assistente muratore Amarildo de Souza, scomparso 
                  dopo essere stato portato via dalla polizia il 14 luglio per 
                  essere condotto alla sede della Polizia di Pacificazione (Upp).
 Ancora peggio, la violenza democratica non è solo fisica. 
                  Oltre a produrre un ordine economico che trattiene i lavoratori 
                  in condizioni di povertà impone anche una sorta di “miseria 
                  della soggettività”. In Brasile si sta assistendo 
                  a una degradazione della soggettività senza precedenti 
                  attraverso le “violenze semiotiche” televisive e 
                  giornalistiche. Non a caso uno dei bersagli preferiti delle 
                  manifestazioni sono stati proprio i media corporativi e la loro 
                  tirannia simbolica. Oggi l'intollerabile non è soltanto 
                  l'economia materiale di produzione della miseria, ma la pauperizzazione 
                  della soggettività.
  Nildo AvelinoUniversità dello Stato della Paraíba (Brasile)
 
                   
                    |  |   
                    | San Paolo (Brasile), con i suoi 11.253.503 abitanti, è 
                  la città più popolosa dell'emisfero australe
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                    |  |   
                    | Rio de Janeiro, lo stadio 
                  Maracanã |  
                   
                    |  |   
                    | San 
                        Paolo, favela Novo Mundo |  
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                    | San Paolo, favela Paraisópolis. Una pattuglia militare 
                  a cavallo
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                    | Rio de Janeiro, favela Rocinha |  
 
                   
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                    | San Paolo. Nello stabile occupato Prestes Maia, 
                  in periferia |  
 
                   
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                    | Rio de Janeiro, favela Maré |  
 
                   
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                    | Golania. 
                        Il calciatore Neymar inallenamento
 | Rio 
                        de Janeiro, favela Alemão 
                  Complex
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                    | San 
                        Paolo, periferia di Brás |  
 
                   
                    |  |   
                    | San Paolo, centro città. Tifosi della Nazionale in 
                  festa |  
 
                   
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                    | Rio de Janeiro, stadio Maracanã. Un tifoso |  
 
                   
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                    | Villaggio di Karl-Oga, 17 giugno 2012. Indiani Kanapodurante 
                  una loro esibizione di giochi tradizionali nell'ambito
 della 20a Conferenza dell'Onu sullo sviluppo sostenibile,
 svoltasi 
                  a Rio de Janeiro
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                    | Rio de Janeiro, Sambadrome, 21 febbraio 2012. Una danzatrice 
                  della Scuola di danza Mangueira
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                    |  |   
                    | “Questa protesta non è contro 
                  la Nazionale di calcio, ma contro la corruzione. Il grande gigante 
                  si è svegliato”
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                    |  |   
                    | “Mondiali 5-sanità 
                  0. Non vogliamodottori stranieri, vogliamo risorse”
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                    |  |   
                    | “Chiediamo sanità e 
                  istruzione,non la Coppa”
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                    |  |   
                    | “Vergogna! 
                        4.000 poliziotti per reprimere i manifestanti.La Coppa a chi? Abbasso la repressione”
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                    | Fortaleza, 23 giugno 2013. Poliziotti in assetto anti-sommossa bloccano la strada ai manifestanti diretti allo stadio Castelão
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                    |  |   
                    | Rio de Janeiro, 25 giugno 2013. “Tanti stadi e nessun ospedale” si legge nel cartello durante la dimostrazione
 partita dalla favela Rocinha e diretta alla Casa del
 Governatore 
                  dello stato di Rio de Janeiro, Sergio Cabral
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                    | San 
                        Paolo, 21 giugno 2013. Manifestazione dopo la vittoria 
                        popolare che ha portato all'annullamento
 degli aumenti 
                        del trasporto pubblico
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                    | Belo Horizonte (Minas Gerais), 26 giugno 2013. Manifestazione 
                  nella centrale piazza 7 Settembre
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                    | Rio de Janeiro, spiaggia di Copacabana, 31 luglio 2011.La 
                  gente si raccoglie tra croci, fiori e foto di cittadini uccisi
 dalle forze di polizia. Secondo un'analisi dell'Associated
 Press, 
                  basata sui dati forniti dalla stessa polizia locale,
 il tasso 
                  medio quotidiano di persone uccise (3,5)
 dalla polizi è 
                  a Rio uno dei più alti del mondo.
 E Rio l'anno prossimo 
                  ospiterà i Mondiali di calcio...
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