| Olanda 
 Il ritorno della xenofobia 
 di Mira Oklobdzija / foto AFA - Archivi Fotografici Autogestiti 
 
 In Olanda l'estrema destra e il fondamentalismo islamico si alimentano a vicenda. E così anche una terra come quella dei Paesi Bassi (e delle dighe foranee), tradizionalmente intrisa di tolleranza e con una ricca storia di accoglienza degli “stranieri”, si ritrova a fare i conti con razzismo e intolleranza. 
 
                   
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                    | Olanda, l'interno di un ristorante turco |  
  I Paesi Bassi rappresentano uno 
                  dei primi paesi da cui, una cinquantina di anni or sono, ebbe 
                  inizio l'ondata libertaria che ancora vive nella memoria collettiva 
                  e che ha fortemente influenzato e reso possibile il '68: l'ultima 
                  grande ventata di energie utopistiche che ha scosso l'Europa 
                  e non solo.Il movimento nato in quel periodo – movimento di controcultura 
                  più che strettamente politico – ha lasciato molte 
                  tracce visibili ancora oggi nella vita quotidiana di questo 
                  piccolo paese.
 Oggi, nello stesso luogo, siamo testimoni di una nuova tendenza 
                  xenofoba e intollerante che diventa ogni giorno più forte 
                  e sta guadagnando spazio e influenza trasformando quello che 
                  una volta era un “paradiso” liberale in un luogo 
                  in cui la vita è molto meno piacevole. Il clima politico 
                  del paese che sosteneva di essere uno dei luoghi più 
                  tolleranti del vecchio continente, non è più quello 
                  di una volta.
 Dall'esterno, gli olandesi hanno sempre trasmesso un'immagine 
                  di estrema tolleranza nei confronti di una grande varietà 
                  di culture e religioni.
 Storicamente, la svolta più importante si è avuta 
                  nel periodo in cui nei Paesi Bassi si è ristabilita la 
                  pace, durante – ma soprattutto dopo – la dominazione 
                  spagnola e la cessazione dello spargimento di sangue causato 
                  dai conflitti religiosi all'interno del paese nel tardo Medioevo. 
                  Questa rappacificazione fu portata a compimento da re Guglielmo 
                  I di Orange (soprannominato “Padre della patria” 
                  o “il Taciturno”), entrato nei libri di storia anche 
                  come vittima del primo omicidio politico nei Paesi Bassi, avvenuto 
                  a Delft nel 1584.1
 Le radici dell'intolleranza  È risaputo che gli olandesi hanno offerto rifugio agli 
                  ebrei sin dal Medioevo. Baruch Spinoza ed Erasmo da Rotterdam, 
                  primi strenui difensori della libertà di religione, hanno 
                  gettato le basi umanistiche del processo di pacificazione e 
                  secolarizzazione. È importante sottolineare che lo stesso 
                  Spinoza non sottovalutava affatto il concetto di tolleranza. 
                  Secondo lui la tolleranza serve a mettere alla prova la resistenza 
                  dell'intollerante che si trova a confrontarsi direttamente con 
                  l'intolleranza. Diversamente, gli intolleranti, approfittando 
                  del clima di tolleranza, si approprierebbero indebitamente delle 
                  posizioni di potere, segnando così la fine della tolleranza 
                  stessa. Vedremo come molti punti di vista e abitudini contrastanti 
                  che rientrano in questo discorso siano parte integrante della 
                  società olandese contemporanea.Va sottolineato anche un altro aspetto, significativo non solo 
                  sotto il profilo religioso ma anche culturale, che ci porta 
                  ad affrontare il tema del modello di mentalità dominante 
                  che ha fortemente segnato (e segna tuttora) la società 
                  olandese. Nello stesso periodo in cui Guglielmo I sfidava la 
                  dominazione spagnola e cattolica, il teologo e riformatore religioso 
                  francese Calvino sviluppava le sue idee: il sistema teologico 
                  protestante, in seguito chiamato Calvinismo.
 Calvino esortava i cristiani a ritornare alla Bibbia e a stabilire 
                  una relazione personale con Dio. Il calvinismo non prevedeva 
                  autorità bensì predicatori e conoscitori, non 
                  capi ma organizzatori. I fedeli godevano di maggiore indipendenza 
                  e potevano organizzarsi autonomamente. Fu un movimento dal basso 
                  che pose le basi della democrazia. Il calvinismo, prontamente 
                  assimilato dalla società olandese, insegnò alla 
                  gente a pensare con la propria testa. Modellò le persone 
                  trasformandole in lavoratori instancabili, modesti e diffidenti 
                  delle comodità e del lusso. Allo stesso tempo creò 
                  un terreno fertile per individui tenaci, risoluti ma anche pronti 
                  a discutere, disposti a condividere le decisioni e a scendere 
                  a compromessi. In breve, la cultura olandese si aprì 
                  a un approccio più sobrio alla vita ove apertura mentale 
                  di stampo liberale e tolleranza coesistevano con l'esigenza 
                  di controllo sociale e/o politico.
 L'arrivo degli “stranieri”  La prima ondata di immigrati, tra il 1590 e il 1800, fu composta 
                  principalmente da ugonotti (protestanti francesi) e da ebrei 
                  provenienti dai paesi dell'Europa meridionale e orientale. Questa 
                  tendenza andò diminuendo nel XIX secolo. Dal 1870 alla 
                  fine della seconda guerra mondiale, infatti, si registrarono 
                  più partenze che arrivi.Dopo la guerra ci fu una nuova ondata di immigrati dalle ex 
                  colonie. Dall'Indonesia arrivarono due gruppi: rimpatriati olandesi-indonesiani 
                  e molucchesi. Nel 1975 il governo di sinistra di Den Uyl concesse 
                  l'indipendenza a un'altra delle colonie olandesi: il Suriname. 
                  Conseguentemente, anche gli abitanti del Suriname arrivarono 
                  nella “madre patria” col desiderio di mantenere 
                  lo stile di vita di relativa ricchezza e stabilità cui 
                  erano abituati. Seguirono poi gli immigrati dalle Antille olandesi 
                  e da Aruba, gli ultimi “territori d'oltremare”.
 Come molti altri stati dell'Europa occidentale, negli anni '60 
                  anche i Paesi Bassi cominciarono a importare manodopera straniera, 
                  inizialmente dai paesi dell'Europa meridionale e in seguito 
                  da Jugoslavia, Turchia e Marocco. Nel 1974 cessò il reclutamento 
                  della manodopera straniera e molti lavoratori decisero di prolungare 
                  la loro permanenza nei Paesi Bassi, facendosi raggiungere dalle 
                  famiglie. Il processo di ricongiungimento familiare raggiunse 
                  il picco attorno al 1980 con il risultato che la popolazione 
                  di origine marocchina e turca aumentò di ben dieci volte. 
                  In tempi recenti, invece, l'immigrazione nel suo complesso è 
                  significativamente diminuita.
 I gruppi non occidentali sono in genere in una posizione socio-economica 
                  svantaggiata, i turchi e i marocchini più degli altri: 
                  mostrano scarsa presenza sul mercato del lavoro, un elevato 
                  tasso di disoccupazione, una significativa dipendenza dall'assistenza 
                  sociale e profitti scolastici relativamente bassi, anche tra 
                  gli immigrati di seconda generazione. Nel dibattito politico 
                  attuale, marocchini e antillani vengono visti dalla società 
                  olandese come fonte di problemi. (Per esempio, le statistiche 
                  della polizia mostrano che oltre il 10 per cento dei ragazzi 
                  antillani e marocchini nella fascia d'età dai 12 ai 17 
                  anni sono stati sospettati di aver commesso un crimine.) Nel 
                  1985 i Paesi Bassi hanno introdotto una legge che facilita l'ottenimento 
                  della cittadinanza per gli immigrati di seconda generazione. 
                  I figli nati in Olanda possono optare per la cittadinanza olandese 
                  tra i 18 e i 25 anni. La terza generazione (la seconda nata 
                  nei Paesi Bassi) riceve automaticamente la cittadinanza olandese 
                  alla nascita.
 In base alle statistiche del 2008 la composizione etnica del 
                  paese è la seguente: olandesi 80.7 per cento, cittadini 
                  dell'Unione Europea 5 per cento, indonesiani 2.4 per cento, 
                  turchi 2.2 per cento, abitanti del Suriname 2 per cento, marocchini 
                  2 per cento, caraibici 0.8 per cento, altri 4.8 per cento. La 
                  città più multietnica è Amsterdam con il 
                  50.1 per cento di olandesi autoctoni, il 14.9 per cento di immigrati 
                  europei e il 34.9 per cento di immigrati non europei (i più 
                  numerosi in questa categoria provengono da Suriname, Marocco 
                  e Turchia). Nel 2011 tali cifre sono cambiate: 49.7 per cento 
                  di olandesi e 51.3 per cento di stranieri.
 Amsterdam è la città che ospita in assoluto la 
                  più grande varietà di nazionalità al mondo: 
                  ben 176. Sebbene il detto “leef en laat leven” (“vivi 
                  e lascia vivere”) rispecchi le caratteristiche della società 
                  aperta e tollerante olandese, e soprattutto della città 
                  di Amsterdam, dopo la seconda guerra mondiale l'afflusso di 
                  tante razze, religioni e culture diverse in costante aumento, 
                  ha generato in più occasioni situazioni di forte tensione 
                  sociale2.
 
                   
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                    | Amsterdam, marzo 2008. Un dimostrante esibisce un cartello contro Geert Wilders durante una manifestazione
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 Origini dell'estrema destra nei Paesi Bassi  La xenofobia è un problema comune a ogni società 
                  multiculturale. Xenofobia non significa solo pura e semplice 
                  “paura dello straniero”, ma anche diffidenza verso 
                  tutto ciò che è nuovo e provocatorio rispetto 
                  al modo di vivere che “noi” conosciamo e accettiamo. 
                  In quanto tale la xenofobia è ben lontana dal concetto 
                  di tolleranza. Allora, cosa è andato storto nella tollerante 
                  società olandese? Come vedremo, la risposta non viene 
                  dai gruppi che ammettono apertamente di essere di destra, spesso 
                  di chiara ispirazione nazista e fascista.In una ricerca3 condotta nel 
                  2011 dall'Aivd (i servizi di sicurezza olandesi, l'equivalente 
                  dell'MI5 inglese), si fa una sottile distinzione tra i termini 
                  “estremo” ed “estremismo”. Secondo l'Aivd 
                  si definiscono “estreme” persone, gruppi o organizzazioni 
                  che agiscono ai limiti del rispetto dello stato di diritto, 
                  ma pur sempre nella legalità. Mentre gli estremisti ricercano 
                  l'estremizzazione o la considerano comunque accettabile, violando 
                  i confini dello stato di diritto. Le restrizioni imposte dalla 
                  legge e/o dallo stato di diritto sono considerate non vincolanti 
                  e sono ignorate intenzionalmente. Ne sono esempio l'approvazione 
                  o perfino l'uso della violenza nonché il fomentare sistematicamente 
                  l'odio.
 Tra i gruppi, partiti e movimenti della prima categoria possiamo 
                  citare i Central Democrats, il Central Party, 
                  il CP'86, la National Alliance, il New National 
                  Party e il New Right. La loro ideologia era basata 
                  su nazionalismo e xenofobia e raggiunsero il massimo successo 
                  nel 1994, quando si aggiudicarono tre seggi in parlamento. Ma 
                  questa tendenza (tipica dei gruppi di destra operanti nella 
                  legalità) non è durata a lungo e oggi è 
                  solo il debole National People's Movement a essere attivo 
                  seppure in maniera sporadica.
 Prendendo in esame quelli etichettati come “estremisti 
                  di destra” il rapporto dell'Aivd cita: Dutch People's 
                  Union (gruppo neonazista che sta dietro a quasi tutte le 
                  dimostrazioni di destra in Olanda e aspira a creare uno stato 
                  a partito unico); National Socialist Action (che si ispira 
                  nello stesso tempo al “socialismo” e alla visione 
                  del mondo hitleriana); e Radical Volunteer Force (piccola 
                  emanazione dell'omonimo partito inglese, che insegue il sogno 
                  del Quarto Reich Ariano di cui dovrebbero far parte anche i 
                  Paesi Bassi).
 Due movimenti legati invece alla musica sono Blood and Honore 
                  Combat 18, entrambi emersi negli anni '80 (allora contavano 
                  circa 200-250 seguaci) che si rifanno ai principi di “superiorità 
                  della razza bianca”, “potere bianco” e “orgoglio 
                  bianco”. Oggi sono quasi inesistenti. L'ultimo gruppo, 
                  anch'esso di piccole dimensioni e finalizzato alla creazione 
                  dei cosiddetti “Paesi Bassi bianchi”, liberi da 
                  elementi multiculturali è il Netherlands National 
                  Youth. Essi affermano di rispettare la diversità 
                  razziale: “Non abbiamo alcun problema con l'Islam... finché 
                  agisce all'interno del mondo islamico e non qui da noi”.
 Non tutti questi gruppi percepiscono i musulmani nel “loro” 
                  paese come “il Problema”; alcuni credono ancora 
                  che siano gli ebrei il nemico principale, mentre altri stanno 
                  cominciando a considerare che è il sistema l'elemento 
                  prioritario su cui agire. Tutti intrattengono rapporti con gruppi 
                  similari in Europa, limitandosi allo scambio di idee e dichiarazioni 
                  d'intento durante le discussioni, cui non fanno seguito azioni 
                  dirette. Secondo l'Aivd, il numero dei loro seguaci è 
                  limitato e non rappresenta un reale pericolo per la società.4 
                  Non dobbiamo tuttavia escludere l'eventualità di cani 
                  sciolti che usino la violenza ispirandosi ai principi e alle 
                  idee dell'estrema destra. Fino a ora questo non è mai 
                  successo, almeno non su larga scala.
 Una delle ragioni principali per cui il potere di attrarre nuovi 
                  adepti da parte dei suddetti gruppi è diminuito va individuata 
                  nel fatto che alcune delle loro idee sono state incluse nei 
                  programmi di governo5, e sono 
                  diventate del tutto accettabili dal punto di vista politico, 
                  smettendo di essere dei tabù. Questo soprattutto per 
                  ciò che riguarda il dibattito su immigrazione, integrazione 
                  e Islam. Ma sarebbe sbagliato attribuire ai questi gruppi di 
                  destra il merito di aver ispirato tale evoluzione politica. 
                  Ragioni e motivazioni vanno ricercate nella struttura della 
                  società olandese nel suo complesso, condizionata dal 
                  crescente numero di immigrati. I nuovi arrivati hanno cambiato 
                  il panorama culturale del paese e hanno iniziato a mettere alla 
                  prova, non intenzionalmente, il livello di tolleranza dei nativi. 
                  Questo processo è andato di pari passo con il deterioramento 
                  della situazione economica in Europa che rappresenta una minaccia 
                  per i Paesi Bassi dal punto di vista del welfare state.
 
                   
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                    | Il regista Theo van Goghin un'immagine del 2001
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 Perché gli olandesi si sono avvicinati alla destra xenofoba?  Gli olandesi in genere non amano l'ideologia fascista, teste 
                  rasate e svastiche in marcia. I ricordi dell'ultima guerra e 
                  la vergogna per il comportamento della gente riguardo al destino 
                  degli ebrei olandesi sono ancora fortemente sentiti. Molti cittadini 
                  non ebrei chiusero un occhio (o divennero perfino collaborazionisti) 
                  quando i loro vicini di casa venivano chiusi dai nazisti nei 
                  carri bestiame e deportati nei campi di concentramento.6 
                  Molti di loro non fecero mai ritorno.Ora ci sono nuovi vicini di casa. “Lentamente, quasi senza 
                  che nessuno se ne sia accorto, i vecchi quartieri olandesi della 
                  classe operaia hanno perso la loro popolazione bianca e si sono 
                  trasformati in 'città satellite' collegate con il Marocco, 
                  la Turchia e il Medio Oriente attraverso la tv satellitare e 
                  internet. Grigie strade olandesi si sono riempite di... panetterie 
                  marocchine, kebab turchi... e di caffè pieni di uomini 
                  dagli occhi tristi nei loro djellaba la cui salute è 
                  spesso minata da anni di lavoro sporco e pericoloso...”7 
                  Alcuni aspetti delle loro culture sono difficili da accettare 
                  per i nativi: la concezione musulmana riguardo al ruolo dei 
                  due sessi, il predominio maschile, la violenza contro le donne, 
                  l'onore tribale o il loro rispetto per le leggi divine. Gli 
                  olandesi europei che sono riusciti a liberarsi dalle rigide 
                  regole della loro religione non vogliono finire nelle grinfie 
                  di una nuova religione straniera, peraltro ancor meno invitante.
 A livello di vita quotidiana, può essere esemplificativo 
                  citare una donna olandese di uno dei quartieri “bianchi” 
                  di un tempo, ora popolati da famiglie marocchine e turche: “Non 
                  hanno idea di come comportarsi nella nostra società. 
                  Getterebbero i sacchi dell'immondizia sulla strada dal secondo 
                  piano. Sgozzerebbero le pecore sul balcone... La cosa peggiore 
                  è che non parliamo la stessa lingua... e quando 
                  gocciola acqua dal tuo soffitto, non puoi dire agli inquilini 
                  del piano di sopra di chiudere il rubinetto. La gente si irrita.” 
                  E alcuni di loro, come vedremo, si sono irritati oltremodo diventando 
                  pericolosi.
 Gli olandesi credono nell'individualismo e nella libertà 
                  di criticare senza dover temere reazioni violente. Inoltre adorano 
                  l'ironia, a volte esagerando. Quando l'ironia colpisce “i 
                  forestieri” che non hanno familiarità con i giochi 
                  di parole, gli effetti possono essere potenzialmente disastrosi 
                  e innescare reazioni violente. È infatti realmente accaduto 
                  che gli interventi provocatori di alcuni noti esponenti politici 
                  in cerca di voti (o di visibilità) abbiano provocato 
                  dei violenti moti di reazione.
 Tra di essi, il primo politico da menzionare è Pim Fortuyn, 
                  “l'outsider populista che divenne quasi primo ministro”. 
                  Si dichiarava contrario alla burocrazia, alla sinistra e agli 
                  immigrati, primi tra tutti i musulmani. Non voleva essere paragonato 
                  ad altri esponenti della destra populista europea (Le Pen, Haider), 
                  ma certamente apparteneva al loro schieramento. Il suo programma 
                  aveva fatto infuriare gli “stranieri”, anche se 
                  poi, il 6 maggio del 2002, non è stato ucciso da un musulmano, 
                  bensì da un attivista animalista olandese. La sua tragica 
                  fine ha risvegliato una forma locale di “nostalgia tribale”, 
                  una diffidenza ancor più accentuata nei confronti degli 
                  stranieri e una sorta di culto dell'eroe.8 
                  Come dice Buruma, è stato un populista che faceva leva 
                  sulla paura dei musulmani, un reazionario che accusava l'Islam 
                  di essere un pericolo per la libertà olandese, che prometteva 
                  un ritorno a tempi migliori, quando tutti erano bianchi. Il 
                  suo funerale fu come l'addio a un re molto amato o a un grande 
                  eroe nazionale.9
 Poi è la volta di Theo van Gogh, regista, produttore, 
                  opinionista, autore e attore, un uomo con “l'istinto per 
                  il colpo basso”, provocatore dalla brutale ironia, maestro 
                  di polemiche velenose che miravano a “scuotere” 
                  le coscienze, che pensava che la libertà di espressione 
                  includesse quella di insultare. Persino per molti nativi olandesi 
                  le sue esternazioni erano difficili da digerire. Per lui Gesù 
                  Cristo era “quel pesce marcio di Nazareth”, i mussulmani, 
                  “quinta colonna”, “scopatori di capre” 
                  e molto altro ancora. Fu assassinato in modo estremamente brutale 
                  il 2 novembre 2004 da Mohammed Bouyeri, estremista musulmano. 
                  In seguito, anche per effetto della paura e dello sdegno suscitati 
                  dall'11 settembre, furono incendiate moschee e scuole islamiche 
                  in varie località. Di lì a poco, la stessa cosa 
                  accadde anche a un certo numero di chiese cristiane. L'uso di 
                  parole aspre e dure portò a un epilogo violento aprendo 
                  la strada al dibattito, tuttora in corso, sull'incitamento all'odio 
                  e sulla libertà d'espressione.
 Ayaan Hirsi Ali, di origine somala, attiva politicamente al 
                  momento dell'assassinio di Van Gogh, è ricordata principalmente 
                  per la sua critica all'Islam. Trattandosi di una ex musulmana 
                  che spiegava al pubblico olandese i pericoli dell'Islam, il 
                  suo ruolo in questo contesto fu eccezionale. Parlava dei problemi 
                  del mondo islamico, con particolare attenzione al terrorismo 
                  e alla visione distorta della sessualità. A suo avviso, 
                  non era concepibile tollerare chi si rifiutava di accettare 
                  le regole del paese che gli aveva offerto un posto dove rifarsi 
                  una vita. Riteneva che “la tolleranza dell'intolleranza 
                  fosse vigliaccheria.” Nel suo film Submission, 
                  diretto da Van Gogh, denuncia gli abusi compiuti dagli islamici 
                  sulle donne. Le citazioni dal Corano sono vergate su corpi femminili 
                  nudi.
 La lettera del killer di Van Gogh, infilzata con un pugnale 
                  nel petto della vittima, era indirizzata a Hirsi Ali. Dopo molti 
                  mesi vissuti sotto la protezione della polizia, fu costretta 
                  a lasciare il paese e ora risiede negli Stati Uniti.
 Esponente politico olandese conservatore, Rita Verdonk divenne 
                  famosa come ministro per 'integrazione e le minoranze. A causa 
                  della sua rigidezza e della sua politica priva di compromessi 
                  sui temi dell'immigrazione, venne soprannominata “Rita 
                  di ferro”. Sebbene molte delle sue proposte fossero ragionevoli 
                  (ad esempio il fatto che tutti gli immigrati dovessero imparare 
                  la lingua olandese prima di richiedere la cittadinanza), il 
                  suo stile lasciava molto a desiderare e suscitava disagio tra 
                  gli immigrati. Fu un “incidente diplomatico” a portarla 
                  con prepotenza alla ribalta della cronaca. In un'occasione ufficiale, 
                  un imam locale si rifiutò di stringerle la mano in quanto 
                  donna, facendola così finire sulle prime pagine di tutti 
                  i principali quotidiani. La fotografia con la sua mano tesa 
                  nel vuoto è diventata “il simbolo principale della 
                  crisi olandese, del collasso del multiculturalismo, della fine 
                  di un dolce sogno di tolleranza...”
 L'ultimo esempio da citare (ma non per questo meno importante) 
                  è Geert Wilders, politico tuttora attivo e molto discusso. 
                  Leader del Pvv (Partito della libertà di destra), costantemente 
                  in conflitto con il parlamento, la sinistra e gli immigrati, 
                  soprattutto con i musulmani. Nel 2010, il suo programma elettorale 
                  che vietava il Corano e la costruzione di moschee portò 
                  il suo partito da 9 a 23 seggi alle elezioni nazionali. In quell'occasione, 
                  un raggiante Wilders disse ai telespettatori olandesi che “I 
                  Paesi Bassi hanno scelto più sicurezza, meno crimine, 
                  meno immigrazione e meno Islam”. Ebbe anche modo di affermare 
                  che “l'Islam è l'ideologia di una cultura ritardata”, 
                  che “il Corano è un libro fascista... esattamente 
                  come il 'Mein Kampf'”, e concetti del genere. Wilders 
                  ha rischiato un anno di prigione per cinque capi d'imputazione 
                  relativi all'incitamento all'odio e alla discriminazione contro 
                  i musulmani. Tuttavia, nel 2011, fu assolto da una corte di 
                  Amsterdam, la quale sostenne che i suoi commenti provocatori 
                  sui musulmani erano protetti dalle norme sulla libertà 
                  di espressione in una società libera.10 
                  E dopo la sentenza Wilders non ha certo attenuato le sue posizioni, 
                  tanto che a maggio di quest'anno, durante la presentazione del 
                  suo libro Marked for death a New York, ha affermato: 
                  “La nostra civiltà giudaico-cristiana e umanistica 
                  è superiore alla barbara civiltà dell'Islam”.
 Conclusione  Da un lato, si può indubbiamente affermare che gli 
                  olandesi sono “diversi”: i ministri vanno al lavoro 
                  in bicicletta, la principessa porta le figlie al cinema come 
                  qualsiasi altro genitore, le coppie omosessuali o i personaggi 
                  pubblici non interessano nessuno, le droghe leggere si possono 
                  acquistare legalmente nel coffee-shop vicino alla panetteria 
                  del quartiere (persino pagando con carta di credito), l'eutanasia 
                  è legale, la pornografia e la prostituzione sono tollerate. 
                  Dall'altro, l'apertura della società olandese all'immigrazione 
                  ha comportato evidenti effetti collaterali. Oggi “l'olandese 
                  medio” è stanco degli stranieri, ad eccezione di 
                  quelli (i cosiddetti “integrati”) che non interferiscono 
                  con il suo modo di vivere, e percepisce il multiculturalismo 
                  come “scontro di culture” o semplicemente come un 
                  fardello troppo pesante da portare.Il processo a Wilders e il dibattito innescatosi dopo la sua 
                  assoluzione illustrano perfettamente l'atteggiamento della “classe 
                  dirigente” olandese, politici, legislatori e intellettuali, 
                  di sinistra come di destra. L'analisi comune verte su ciò 
                  che può o non può essere permesso in una società 
                  democratica alla ricerca di un equilibrio tra la tolleranza 
                  e la punizione di chi fomenta l'odio. I politici sono alla ricerca 
                  di un “approccio ragionevole” che possa piacere 
                  a tutti. Vorrebbero essere visti come democratici pronti a discutere 
                  qualsiasi argomento di carattere sociale con gli avversari, 
                  disponibili ad accettare le differenze e a proteggere “la 
                  libertà di espressione”, a volte a qualsiasi costo. 
                  Sono intenzionati a continuare a seguire la “via olandese” 
                  per la risoluzione dei conflitti attraverso il compromesso e 
                  la negoziazione, persino di fronte a idee che si rifanno chiaramente 
                  al fascismo.11
 Tuttavia le domande cruciali non hanno ancora ottenuto risposta. 
                  Quand'è che troppo è davvero troppo? Oppure: cosa 
                  fare quando la libertà di uno offende quella di molti? 
                  E mentre il dibattito prosegue, la destra olandese contribuisce 
                  alla crescita del fondamentalismo islamico e viceversa. Il modello 
                  di tolleranza olandese costituisce terreno fertile che alimenta 
                  un circolo vizioso di attacchi offensivi, contrattacchi e, purtroppo, 
                  reazioni violente. Un progetto quasi utopistico, inizialmente, 
                  un dolce sogno di tolleranza multiculturale, oggi assomiglia 
                  a un pericoloso dramma xenofobo che sta sfuggendo di mano.
  Mira Oklobdzijatraduzione di Adriana Giacchetti – revisione a cura 
                  di Smile Service
 Note 
                 
                  Agli occhi del suo killer, Balthasar Gerard, sostenitore 
                    di Filippo II, Guglielmo aveva tradito il re di Spagna e la 
                    religione cattolica. Dopo che Filippo II dichiarò Guglielmo 
                    un fuorilegge e promise una ricompensa di 25.000 corone per 
                    il suo assassinio, Gerard fu pronto ad agire, nel nome di 
                    Dio o per soldi, nessuno potrà mai saperlo. 
                  Uno dei più influenti lavori sull'argomento integrazione 
                    e immigrazione nei Paesi Bassi è The Multicultural 
                    Drama di Paul Scheffer (2000). Nel 2007, ha pubblicato 
                    anche il libro The Immigrants: The Open Society and Its 
                    Limits. 
                  Per i risultati completi della ricerca https://www.aivd.nl/english/publications-press/@2798/right-wing-extremism/ 
                  Nel 2007 Aivd ha stimato tale numero attorno alle 600 unità, 
                    di cui 400 considerati estremisti di destra. Come risultato 
                    di fratture o gruppi che si sono sciolti, il numero stimato 
                    di seguaci attivi è ora addirittura sceso sotto i 300, 
                    di cui circa 150-180 estremisti di destra. 
                  I grandi partiti più aperti ad abbracciare questo 
                    tipo di discorso politico sono Pvv (Partito della libertà) 
                    e Vvd (Partito liberale per la libertà). Maggiori informazioni 
                    possono essere trovate sul seguente sito web: 
                    http://limpingmessenger.wordpress.com/2012/02/09/moe-landers-statistical-category-as-a-basis-for-discrimination-by-dutch-pvv-vvd-parties/ 
                     
                  Anche se tutti conoscono la storia di Anna Frank, non è 
                    altrettanto risaputo che il 71 per cento degli ebrei dei Paesi 
                    Bassi finì nei campi di sterminio nazisti. 
                  Per questa parte ho prevalentemente usato quello che secondo 
                    me è il miglior libro pubblicato su questo argomento: 
                    Ian Buruma Murder in Amsterdam – The Death of Theo 
                    van Gogh and the Limits of Tolerance, London, 2006. Edizione 
                    italiana: Assassinio a Amsterdam. I limiti della tolleranza 
                    e il caso di Theo Van Gogh, Einaudi, 2007. 
                  In una trasmissione televisiva (Television pool) del 2004, 
                    dopo l'assassinio di Van Gogh, Fortuyn fu proclamato la più 
                    grande figura della storia olandese (lasciandosi alle spalle 
                    Guglielmo il Taciturno, Rembrandt e Erasmo da Rotterdam. Spinoza 
                    non venne nemmeno nominato). 
                  http://www.socialistworld.net/doc/218. 
                    Il 6 maggio di quest'anno solo 300 persone si sono riunite 
                    a Rotterdam per commemorare, molto pacificamente, la sua vita 
                    e la sua morte. Per ulteriori informazioni su Fortuyn, ma 
                    anche sulle contraddizioni della società olandese, 
                    http://limpingmessenger.wordpress.com/200205-the-sorrow-of-the-netherlands-the-murder-of-pim-fortuyn/. 
                  http://topics.nytimes.com/top/reference/timestopics/people/w/geert_wilders/index.html. 
                  Rob Riemen De eeuwige terugkeer van het Fascisme 
                    (The eternal return of the fascism), Amsterdam, 2010.  |