Rivista Anarchica Online


Olanda

Il ritorno della xenofobia

di Mira Oklobdzija / foto AFA - Archivi Fotografici Autogestiti


In Olanda l'estrema destra e il fondamentalismo islamico si alimentano a vicenda. E così anche una terra come quella dei Paesi Bassi (e delle dighe foranee), tradizionalmente intrisa di tolleranza e con una ricca storia di accoglienza degli “stranieri”, si ritrova a fare i conti con razzismo e intolleranza.

Olanda, l'interno di un ristorante turco

I Paesi Bassi rappresentano uno dei primi paesi da cui, una cinquantina di anni or sono, ebbe inizio l'ondata libertaria che ancora vive nella memoria collettiva e che ha fortemente influenzato e reso possibile il '68: l'ultima grande ventata di energie utopistiche che ha scosso l'Europa e non solo.
Il movimento nato in quel periodo – movimento di controcultura più che strettamente politico – ha lasciato molte tracce visibili ancora oggi nella vita quotidiana di questo piccolo paese.
Oggi, nello stesso luogo, siamo testimoni di una nuova tendenza xenofoba e intollerante che diventa ogni giorno più forte e sta guadagnando spazio e influenza trasformando quello che una volta era un “paradiso” liberale in un luogo in cui la vita è molto meno piacevole. Il clima politico del paese che sosteneva di essere uno dei luoghi più tolleranti del vecchio continente, non è più quello di una volta.
Dall'esterno, gli olandesi hanno sempre trasmesso un'immagine di estrema tolleranza nei confronti di una grande varietà di culture e religioni.
Storicamente, la svolta più importante si è avuta nel periodo in cui nei Paesi Bassi si è ristabilita la pace, durante – ma soprattutto dopo – la dominazione spagnola e la cessazione dello spargimento di sangue causato dai conflitti religiosi all'interno del paese nel tardo Medioevo. Questa rappacificazione fu portata a compimento da re Guglielmo I di Orange (soprannominato “Padre della patria” o “il Taciturno”), entrato nei libri di storia anche come vittima del primo omicidio politico nei Paesi Bassi, avvenuto a Delft nel 1584.1

Le radici dell'intolleranza

È risaputo che gli olandesi hanno offerto rifugio agli ebrei sin dal Medioevo. Baruch Spinoza ed Erasmo da Rotterdam, primi strenui difensori della libertà di religione, hanno gettato le basi umanistiche del processo di pacificazione e secolarizzazione. È importante sottolineare che lo stesso Spinoza non sottovalutava affatto il concetto di tolleranza. Secondo lui la tolleranza serve a mettere alla prova la resistenza dell'intollerante che si trova a confrontarsi direttamente con l'intolleranza. Diversamente, gli intolleranti, approfittando del clima di tolleranza, si approprierebbero indebitamente delle posizioni di potere, segnando così la fine della tolleranza stessa. Vedremo come molti punti di vista e abitudini contrastanti che rientrano in questo discorso siano parte integrante della società olandese contemporanea.
Va sottolineato anche un altro aspetto, significativo non solo sotto il profilo religioso ma anche culturale, che ci porta ad affrontare il tema del modello di mentalità dominante che ha fortemente segnato (e segna tuttora) la società olandese. Nello stesso periodo in cui Guglielmo I sfidava la dominazione spagnola e cattolica, il teologo e riformatore religioso francese Calvino sviluppava le sue idee: il sistema teologico protestante, in seguito chiamato Calvinismo.
Calvino esortava i cristiani a ritornare alla Bibbia e a stabilire una relazione personale con Dio. Il calvinismo non prevedeva autorità bensì predicatori e conoscitori, non capi ma organizzatori. I fedeli godevano di maggiore indipendenza e potevano organizzarsi autonomamente. Fu un movimento dal basso che pose le basi della democrazia. Il calvinismo, prontamente assimilato dalla società olandese, insegnò alla gente a pensare con la propria testa. Modellò le persone trasformandole in lavoratori instancabili, modesti e diffidenti delle comodità e del lusso. Allo stesso tempo creò un terreno fertile per individui tenaci, risoluti ma anche pronti a discutere, disposti a condividere le decisioni e a scendere a compromessi. In breve, la cultura olandese si aprì a un approccio più sobrio alla vita ove apertura mentale di stampo liberale e tolleranza coesistevano con l'esigenza di controllo sociale e/o politico.

L'arrivo degli “stranieri”

La prima ondata di immigrati, tra il 1590 e il 1800, fu composta principalmente da ugonotti (protestanti francesi) e da ebrei provenienti dai paesi dell'Europa meridionale e orientale. Questa tendenza andò diminuendo nel XIX secolo. Dal 1870 alla fine della seconda guerra mondiale, infatti, si registrarono più partenze che arrivi.
Dopo la guerra ci fu una nuova ondata di immigrati dalle ex colonie. Dall'Indonesia arrivarono due gruppi: rimpatriati olandesi-indonesiani e molucchesi. Nel 1975 il governo di sinistra di Den Uyl concesse l'indipendenza a un'altra delle colonie olandesi: il Suriname. Conseguentemente, anche gli abitanti del Suriname arrivarono nella “madre patria” col desiderio di mantenere lo stile di vita di relativa ricchezza e stabilità cui erano abituati. Seguirono poi gli immigrati dalle Antille olandesi e da Aruba, gli ultimi “territori d'oltremare”.
Come molti altri stati dell'Europa occidentale, negli anni '60 anche i Paesi Bassi cominciarono a importare manodopera straniera, inizialmente dai paesi dell'Europa meridionale e in seguito da Jugoslavia, Turchia e Marocco. Nel 1974 cessò il reclutamento della manodopera straniera e molti lavoratori decisero di prolungare la loro permanenza nei Paesi Bassi, facendosi raggiungere dalle famiglie. Il processo di ricongiungimento familiare raggiunse il picco attorno al 1980 con il risultato che la popolazione di origine marocchina e turca aumentò di ben dieci volte. In tempi recenti, invece, l'immigrazione nel suo complesso è significativamente diminuita.
I gruppi non occidentali sono in genere in una posizione socio-economica svantaggiata, i turchi e i marocchini più degli altri: mostrano scarsa presenza sul mercato del lavoro, un elevato tasso di disoccupazione, una significativa dipendenza dall'assistenza sociale e profitti scolastici relativamente bassi, anche tra gli immigrati di seconda generazione. Nel dibattito politico attuale, marocchini e antillani vengono visti dalla società olandese come fonte di problemi. (Per esempio, le statistiche della polizia mostrano che oltre il 10 per cento dei ragazzi antillani e marocchini nella fascia d'età dai 12 ai 17 anni sono stati sospettati di aver commesso un crimine.) Nel 1985 i Paesi Bassi hanno introdotto una legge che facilita l'ottenimento della cittadinanza per gli immigrati di seconda generazione. I figli nati in Olanda possono optare per la cittadinanza olandese tra i 18 e i 25 anni. La terza generazione (la seconda nata nei Paesi Bassi) riceve automaticamente la cittadinanza olandese alla nascita.
In base alle statistiche del 2008 la composizione etnica del paese è la seguente: olandesi 80.7 per cento, cittadini dell'Unione Europea 5 per cento, indonesiani 2.4 per cento, turchi 2.2 per cento, abitanti del Suriname 2 per cento, marocchini 2 per cento, caraibici 0.8 per cento, altri 4.8 per cento. La città più multietnica è Amsterdam con il 50.1 per cento di olandesi autoctoni, il 14.9 per cento di immigrati europei e il 34.9 per cento di immigrati non europei (i più numerosi in questa categoria provengono da Suriname, Marocco e Turchia). Nel 2011 tali cifre sono cambiate: 49.7 per cento di olandesi e 51.3 per cento di stranieri.
Amsterdam è la città che ospita in assoluto la più grande varietà di nazionalità al mondo: ben 176. Sebbene il detto “leef en laat leven” (“vivi e lascia vivere”) rispecchi le caratteristiche della società aperta e tollerante olandese, e soprattutto della città di Amsterdam, dopo la seconda guerra mondiale l'afflusso di tante razze, religioni e culture diverse in costante aumento, ha generato in più occasioni situazioni di forte tensione sociale2.

Amsterdam, marzo 2008. Un dimostrante esibisce un cartello
contro Geert Wilders durante una manifestazione

Origini dell'estrema destra nei Paesi Bassi

La xenofobia è un problema comune a ogni società multiculturale. Xenofobia non significa solo pura e semplice “paura dello straniero”, ma anche diffidenza verso tutto ciò che è nuovo e provocatorio rispetto al modo di vivere che “noi” conosciamo e accettiamo. In quanto tale la xenofobia è ben lontana dal concetto di tolleranza. Allora, cosa è andato storto nella tollerante società olandese? Come vedremo, la risposta non viene dai gruppi che ammettono apertamente di essere di destra, spesso di chiara ispirazione nazista e fascista.
In una ricerca3 condotta nel 2011 dall'Aivd (i servizi di sicurezza olandesi, l'equivalente dell'MI5 inglese), si fa una sottile distinzione tra i termini “estremo” ed “estremismo”. Secondo l'Aivd si definiscono “estreme” persone, gruppi o organizzazioni che agiscono ai limiti del rispetto dello stato di diritto, ma pur sempre nella legalità. Mentre gli estremisti ricercano l'estremizzazione o la considerano comunque accettabile, violando i confini dello stato di diritto. Le restrizioni imposte dalla legge e/o dallo stato di diritto sono considerate non vincolanti e sono ignorate intenzionalmente. Ne sono esempio l'approvazione o perfino l'uso della violenza nonché il fomentare sistematicamente l'odio.
Tra i gruppi, partiti e movimenti della prima categoria possiamo citare i Central Democrats, il Central Party, il CP'86, la National Alliance, il New National Party e il New Right. La loro ideologia era basata su nazionalismo e xenofobia e raggiunsero il massimo successo nel 1994, quando si aggiudicarono tre seggi in parlamento. Ma questa tendenza (tipica dei gruppi di destra operanti nella legalità) non è durata a lungo e oggi è solo il debole National People's Movement a essere attivo seppure in maniera sporadica.
Prendendo in esame quelli etichettati come “estremisti di destra” il rapporto dell'Aivd cita: Dutch People's Union (gruppo neonazista che sta dietro a quasi tutte le dimostrazioni di destra in Olanda e aspira a creare uno stato a partito unico); National Socialist Action (che si ispira nello stesso tempo al “socialismo” e alla visione del mondo hitleriana); e Radical Volunteer Force (piccola emanazione dell'omonimo partito inglese, che insegue il sogno del Quarto Reich Ariano di cui dovrebbero far parte anche i Paesi Bassi).
Due movimenti legati invece alla musica sono Blood and Honore Combat 18, entrambi emersi negli anni '80 (allora contavano circa 200-250 seguaci) che si rifanno ai principi di “superiorità della razza bianca”, “potere bianco” e “orgoglio bianco”. Oggi sono quasi inesistenti. L'ultimo gruppo, anch'esso di piccole dimensioni e finalizzato alla creazione dei cosiddetti “Paesi Bassi bianchi”, liberi da elementi multiculturali è il Netherlands National Youth. Essi affermano di rispettare la diversità razziale: “Non abbiamo alcun problema con l'Islam... finché agisce all'interno del mondo islamico e non qui da noi”.
Non tutti questi gruppi percepiscono i musulmani nel “loro” paese come “il Problema”; alcuni credono ancora che siano gli ebrei il nemico principale, mentre altri stanno cominciando a considerare che è il sistema l'elemento prioritario su cui agire. Tutti intrattengono rapporti con gruppi similari in Europa, limitandosi allo scambio di idee e dichiarazioni d'intento durante le discussioni, cui non fanno seguito azioni dirette. Secondo l'Aivd, il numero dei loro seguaci è limitato e non rappresenta un reale pericolo per la società.4 Non dobbiamo tuttavia escludere l'eventualità di cani sciolti che usino la violenza ispirandosi ai principi e alle idee dell'estrema destra. Fino a ora questo non è mai successo, almeno non su larga scala.
Una delle ragioni principali per cui il potere di attrarre nuovi adepti da parte dei suddetti gruppi è diminuito va individuata nel fatto che alcune delle loro idee sono state incluse nei programmi di governo5, e sono diventate del tutto accettabili dal punto di vista politico, smettendo di essere dei tabù. Questo soprattutto per ciò che riguarda il dibattito su immigrazione, integrazione e Islam. Ma sarebbe sbagliato attribuire ai questi gruppi di destra il merito di aver ispirato tale evoluzione politica. Ragioni e motivazioni vanno ricercate nella struttura della società olandese nel suo complesso, condizionata dal crescente numero di immigrati. I nuovi arrivati hanno cambiato il panorama culturale del paese e hanno iniziato a mettere alla prova, non intenzionalmente, il livello di tolleranza dei nativi. Questo processo è andato di pari passo con il deterioramento della situazione economica in Europa che rappresenta una minaccia per i Paesi Bassi dal punto di vista del welfare state.

Il regista Theo van Gogh
in un'immagine del 2001

Perché gli olandesi si sono avvicinati alla destra xenofoba?

Gli olandesi in genere non amano l'ideologia fascista, teste rasate e svastiche in marcia. I ricordi dell'ultima guerra e la vergogna per il comportamento della gente riguardo al destino degli ebrei olandesi sono ancora fortemente sentiti. Molti cittadini non ebrei chiusero un occhio (o divennero perfino collaborazionisti) quando i loro vicini di casa venivano chiusi dai nazisti nei carri bestiame e deportati nei campi di concentramento.6 Molti di loro non fecero mai ritorno.
Ora ci sono nuovi vicini di casa. “Lentamente, quasi senza che nessuno se ne sia accorto, i vecchi quartieri olandesi della classe operaia hanno perso la loro popolazione bianca e si sono trasformati in 'città satellite' collegate con il Marocco, la Turchia e il Medio Oriente attraverso la tv satellitare e internet. Grigie strade olandesi si sono riempite di... panetterie marocchine, kebab turchi... e di caffè pieni di uomini dagli occhi tristi nei loro djellaba la cui salute è spesso minata da anni di lavoro sporco e pericoloso...”7 Alcuni aspetti delle loro culture sono difficili da accettare per i nativi: la concezione musulmana riguardo al ruolo dei due sessi, il predominio maschile, la violenza contro le donne, l'onore tribale o il loro rispetto per le leggi divine. Gli olandesi europei che sono riusciti a liberarsi dalle rigide regole della loro religione non vogliono finire nelle grinfie di una nuova religione straniera, peraltro ancor meno invitante.
A livello di vita quotidiana, può essere esemplificativo citare una donna olandese di uno dei quartieri “bianchi” di un tempo, ora popolati da famiglie marocchine e turche: “Non hanno idea di come comportarsi nella nostra società. Getterebbero i sacchi dell'immondizia sulla strada dal secondo piano. Sgozzerebbero le pecore sul balcone... La cosa peggiore è che non parliamo la stessa lingua... e quando gocciola acqua dal tuo soffitto, non puoi dire agli inquilini del piano di sopra di chiudere il rubinetto. La gente si irrita.” E alcuni di loro, come vedremo, si sono irritati oltremodo diventando pericolosi.
Gli olandesi credono nell'individualismo e nella libertà di criticare senza dover temere reazioni violente. Inoltre adorano l'ironia, a volte esagerando. Quando l'ironia colpisce “i forestieri” che non hanno familiarità con i giochi di parole, gli effetti possono essere potenzialmente disastrosi e innescare reazioni violente. È infatti realmente accaduto che gli interventi provocatori di alcuni noti esponenti politici in cerca di voti (o di visibilità) abbiano provocato dei violenti moti di reazione.
Tra di essi, il primo politico da menzionare è Pim Fortuyn, “l'outsider populista che divenne quasi primo ministro”. Si dichiarava contrario alla burocrazia, alla sinistra e agli immigrati, primi tra tutti i musulmani. Non voleva essere paragonato ad altri esponenti della destra populista europea (Le Pen, Haider), ma certamente apparteneva al loro schieramento. Il suo programma aveva fatto infuriare gli “stranieri”, anche se poi, il 6 maggio del 2002, non è stato ucciso da un musulmano, bensì da un attivista animalista olandese. La sua tragica fine ha risvegliato una forma locale di “nostalgia tribale”, una diffidenza ancor più accentuata nei confronti degli stranieri e una sorta di culto dell'eroe.8 Come dice Buruma, è stato un populista che faceva leva sulla paura dei musulmani, un reazionario che accusava l'Islam di essere un pericolo per la libertà olandese, che prometteva un ritorno a tempi migliori, quando tutti erano bianchi. Il suo funerale fu come l'addio a un re molto amato o a un grande eroe nazionale.9
Poi è la volta di Theo van Gogh, regista, produttore, opinionista, autore e attore, un uomo con “l'istinto per il colpo basso”, provocatore dalla brutale ironia, maestro di polemiche velenose che miravano a “scuotere” le coscienze, che pensava che la libertà di espressione includesse quella di insultare. Persino per molti nativi olandesi le sue esternazioni erano difficili da digerire. Per lui Gesù Cristo era “quel pesce marcio di Nazareth”, i mussulmani, “quinta colonna”, “scopatori di capre” e molto altro ancora. Fu assassinato in modo estremamente brutale il 2 novembre 2004 da Mohammed Bouyeri, estremista musulmano. In seguito, anche per effetto della paura e dello sdegno suscitati dall'11 settembre, furono incendiate moschee e scuole islamiche in varie località. Di lì a poco, la stessa cosa accadde anche a un certo numero di chiese cristiane. L'uso di parole aspre e dure portò a un epilogo violento aprendo la strada al dibattito, tuttora in corso, sull'incitamento all'odio e sulla libertà d'espressione.
Ayaan Hirsi Ali, di origine somala, attiva politicamente al momento dell'assassinio di Van Gogh, è ricordata principalmente per la sua critica all'Islam. Trattandosi di una ex musulmana che spiegava al pubblico olandese i pericoli dell'Islam, il suo ruolo in questo contesto fu eccezionale. Parlava dei problemi del mondo islamico, con particolare attenzione al terrorismo e alla visione distorta della sessualità. A suo avviso, non era concepibile tollerare chi si rifiutava di accettare le regole del paese che gli aveva offerto un posto dove rifarsi una vita. Riteneva che “la tolleranza dell'intolleranza fosse vigliaccheria.” Nel suo film Submission, diretto da Van Gogh, denuncia gli abusi compiuti dagli islamici sulle donne. Le citazioni dal Corano sono vergate su corpi femminili nudi.
La lettera del killer di Van Gogh, infilzata con un pugnale nel petto della vittima, era indirizzata a Hirsi Ali. Dopo molti mesi vissuti sotto la protezione della polizia, fu costretta a lasciare il paese e ora risiede negli Stati Uniti.
Esponente politico olandese conservatore, Rita Verdonk divenne famosa come ministro per 'integrazione e le minoranze. A causa della sua rigidezza e della sua politica priva di compromessi sui temi dell'immigrazione, venne soprannominata “Rita di ferro”. Sebbene molte delle sue proposte fossero ragionevoli (ad esempio il fatto che tutti gli immigrati dovessero imparare la lingua olandese prima di richiedere la cittadinanza), il suo stile lasciava molto a desiderare e suscitava disagio tra gli immigrati. Fu un “incidente diplomatico” a portarla con prepotenza alla ribalta della cronaca. In un'occasione ufficiale, un imam locale si rifiutò di stringerle la mano in quanto donna, facendola così finire sulle prime pagine di tutti i principali quotidiani. La fotografia con la sua mano tesa nel vuoto è diventata “il simbolo principale della crisi olandese, del collasso del multiculturalismo, della fine di un dolce sogno di tolleranza...”
L'ultimo esempio da citare (ma non per questo meno importante) è Geert Wilders, politico tuttora attivo e molto discusso. Leader del Pvv (Partito della libertà di destra), costantemente in conflitto con il parlamento, la sinistra e gli immigrati, soprattutto con i musulmani. Nel 2010, il suo programma elettorale che vietava il Corano e la costruzione di moschee portò il suo partito da 9 a 23 seggi alle elezioni nazionali. In quell'occasione, un raggiante Wilders disse ai telespettatori olandesi che “I Paesi Bassi hanno scelto più sicurezza, meno crimine, meno immigrazione e meno Islam”. Ebbe anche modo di affermare che “l'Islam è l'ideologia di una cultura ritardata”, che “il Corano è un libro fascista... esattamente come il 'Mein Kampf'”, e concetti del genere. Wilders ha rischiato un anno di prigione per cinque capi d'imputazione relativi all'incitamento all'odio e alla discriminazione contro i musulmani. Tuttavia, nel 2011, fu assolto da una corte di Amsterdam, la quale sostenne che i suoi commenti provocatori sui musulmani erano protetti dalle norme sulla libertà di espressione in una società libera.10 E dopo la sentenza Wilders non ha certo attenuato le sue posizioni, tanto che a maggio di quest'anno, durante la presentazione del suo libro Marked for death a New York, ha affermato: “La nostra civiltà giudaico-cristiana e umanistica è superiore alla barbara civiltà dell'Islam”.

Conclusione

Da un lato, si può indubbiamente affermare che gli olandesi sono “diversi”: i ministri vanno al lavoro in bicicletta, la principessa porta le figlie al cinema come qualsiasi altro genitore, le coppie omosessuali o i personaggi pubblici non interessano nessuno, le droghe leggere si possono acquistare legalmente nel coffee-shop vicino alla panetteria del quartiere (persino pagando con carta di credito), l'eutanasia è legale, la pornografia e la prostituzione sono tollerate. Dall'altro, l'apertura della società olandese all'immigrazione ha comportato evidenti effetti collaterali. Oggi “l'olandese medio” è stanco degli stranieri, ad eccezione di quelli (i cosiddetti “integrati”) che non interferiscono con il suo modo di vivere, e percepisce il multiculturalismo come “scontro di culture” o semplicemente come un fardello troppo pesante da portare.
Il processo a Wilders e il dibattito innescatosi dopo la sua assoluzione illustrano perfettamente l'atteggiamento della “classe dirigente” olandese, politici, legislatori e intellettuali, di sinistra come di destra. L'analisi comune verte su ciò che può o non può essere permesso in una società democratica alla ricerca di un equilibrio tra la tolleranza e la punizione di chi fomenta l'odio. I politici sono alla ricerca di un “approccio ragionevole” che possa piacere a tutti. Vorrebbero essere visti come democratici pronti a discutere qualsiasi argomento di carattere sociale con gli avversari, disponibili ad accettare le differenze e a proteggere “la libertà di espressione”, a volte a qualsiasi costo. Sono intenzionati a continuare a seguire la “via olandese” per la risoluzione dei conflitti attraverso il compromesso e la negoziazione, persino di fronte a idee che si rifanno chiaramente al fascismo.11
Tuttavia le domande cruciali non hanno ancora ottenuto risposta. Quand'è che troppo è davvero troppo? Oppure: cosa fare quando la libertà di uno offende quella di molti? E mentre il dibattito prosegue, la destra olandese contribuisce alla crescita del fondamentalismo islamico e viceversa. Il modello di tolleranza olandese costituisce terreno fertile che alimenta un circolo vizioso di attacchi offensivi, contrattacchi e, purtroppo, reazioni violente. Un progetto quasi utopistico, inizialmente, un dolce sogno di tolleranza multiculturale, oggi assomiglia a un pericoloso dramma xenofobo che sta sfuggendo di mano.

Mira Oklobdzija
traduzione di Adriana Giacchetti – revisione a cura di Smile Service

Note

  1. Agli occhi del suo killer, Balthasar Gerard, sostenitore di Filippo II, Guglielmo aveva tradito il re di Spagna e la religione cattolica. Dopo che Filippo II dichiarò Guglielmo un fuorilegge e promise una ricompensa di 25.000 corone per il suo assassinio, Gerard fu pronto ad agire, nel nome di Dio o per soldi, nessuno potrà mai saperlo.
  2. Uno dei più influenti lavori sull'argomento integrazione e immigrazione nei Paesi Bassi è The Multicultural Drama di Paul Scheffer (2000). Nel 2007, ha pubblicato anche il libro The Immigrants: The Open Society and Its Limits.
  3. Per i risultati completi della ricerca https://www.aivd.nl/english/publications-press/@2798/right-wing-extremism/
  4. Nel 2007 Aivd ha stimato tale numero attorno alle 600 unità, di cui 400 considerati estremisti di destra. Come risultato di fratture o gruppi che si sono sciolti, il numero stimato di seguaci attivi è ora addirittura sceso sotto i 300, di cui circa 150-180 estremisti di destra.
  5. I grandi partiti più aperti ad abbracciare questo tipo di discorso politico sono Pvv (Partito della libertà) e Vvd (Partito liberale per la libertà). Maggiori informazioni possono essere trovate sul seguente sito web: http://limpingmessenger.wordpress.com/2012/02/09/moe-landers-statistical-category-as-a-basis-for-discrimination-by-dutch-pvv-vvd-parties/
  6. Anche se tutti conoscono la storia di Anna Frank, non è altrettanto risaputo che il 71 per cento degli ebrei dei Paesi Bassi finì nei campi di sterminio nazisti.
  7. Per questa parte ho prevalentemente usato quello che secondo me è il miglior libro pubblicato su questo argomento: Ian Buruma Murder in Amsterdam – The Death of Theo van Gogh and the Limits of Tolerance, London, 2006. Edizione italiana: Assassinio a Amsterdam. I limiti della tolleranza e il caso di Theo Van Gogh, Einaudi, 2007.
  8. In una trasmissione televisiva (Television pool) del 2004, dopo l'assassinio di Van Gogh, Fortuyn fu proclamato la più grande figura della storia olandese (lasciandosi alle spalle Guglielmo il Taciturno, Rembrandt e Erasmo da Rotterdam. Spinoza non venne nemmeno nominato).
  9. http://www.socialistworld.net/doc/218. Il 6 maggio di quest'anno solo 300 persone si sono riunite a Rotterdam per commemorare, molto pacificamente, la sua vita e la sua morte. Per ulteriori informazioni su Fortuyn, ma anche sulle contraddizioni della società olandese, http://limpingmessenger.wordpress.com/200205-the-sorrow-of-the-netherlands-the-murder-of-pim-fortuyn/.
  10. http://topics.nytimes.com/top/reference/timestopics/people/w/geert_wilders/index.html.
  11. Rob Riemen De eeuwige terugkeer van het Fascisme (The eternal return of the fascism), Amsterdam, 2010.