Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 7 nr. 59
estate 1977


Rivista Anarchica Online

Chi detiene la verità?

Care compagne dell'O.D.L.,

Desideravo chiedervi se in concreto non vi è mai venuto qualche ragionevole dubbio fra le vostre certezze. Se sì, come lo sfruttate? Lo mettete a tacere, come non conforme alle vostre precedenti verità, quindi eretico, oppure lo usate per mettere in crisi tutte le vostre convinzioni precedenti?

Insomma, io leggo la vostra affermazione "ci rafforzano nella convinzione che il nostro modo di porci davanti alla problematica femminile sia quello veramente giusto, cioè quello anarchico". E mi viene da domandarvi un sacco di cose:

1) esiste un modo di porsi "veramente giusto" di fronte alla problematica femminile?

2) quello che voi intendete parlando di problematica femminile è la stessa cosa di quello che intendono le compagne di Venezia?

3) se rispondete di sì alla domanda 2, potete anche rispondermi come fate a saperlo?

4) se rispondete di sì alla domanda 1, potete anche rispondermi se il termine "giusto" si riferisce a:

a) i "militanti" anarchici di tutto il mondo e di tutte le epoche

b) coloro che si riconoscono oggi nel movimento anarchico in Italia

c) le donne italiane oggi

d) tutta l'umanità oggi

e) gli uomini e le donne di tutto il mondo e di tutte le epoche?

5) voi dite "giusto, cioè anarchico". Perché dite cioè?

6) che cosa intendono gli anarchici di tutto il mondo per problematica femminile?

7) e la pensano tutte allo stesso modo?

8) se rispondete sì, oppure no, alla domanda 7, mi spiegate come avete fatto a trovare questo sì o questo no?

9) se non la penso come voi, sbaglio?

10) se sbaglio, resto un'anarchica con le idee sbagliate? o non sono più anarchica?

11) e se io mi dico anarchica lo stesso, che cosa sono? Una che conta storie in buona fede o una presenza pericolosa per il movimento perché diffonde idee sbagliate?

12) ragionare sugli undici problemi di prima vi sembra utile oppure ozioso, superfluo? E perché?

Voi dite che "potrebbe essere... una provocazione... paragonare i compagni ai padroni" e io mi chiedo:

1) che cosa intendete per provocazione?

2) perché fare un paragone che secondo voi non è fondato è una provocazione?

3) ritenete che le compagne (non le conosco, badate), quando hanno fatto questo paragone parlassero in base alle loro teorie e alla loro pratica?

4) siete sicure di aver capito il loro paragone nel senso "giusto" cioè per quello che loro volevano far capire?

5) siete sicure che la vostra esperienza e la loro coincidano, così da poter liquidare il loro dissenso come "errore in buona fede" oppure "provocazione"? La loro esperienza, diversa dalla vostra, non potrebbe portare elementi nuovi alla vostra analisi? Magari mutarla, in tutto o in pratica? Perché non rivolgete loro una o molte domande sulla loro esperienza e le loro motivazioni?

Scusate la lunga lettera. Non pensate che passi il tempo a scrivere lettere o, in genere, a scrivere. Di solito lavoro molto (sempre ponendomi molte domande). Lavoro come sfruttata (cioè dipendendo da un padrone esterno) come donna sfruttata (cioè ho compagno e figli) e come rivoluzionaria (cioè cerco di cambiare le cose, di eliminare il potere con tante azioni concrete, non so se giuste, ma tante e ponderate).

Saluti affettuosi da

Stefania