Rivista Anarchica Online
LETTURE
a cura di M. A.
Storia delle Borse del Lavoro, alle origini del sindacalismo, di Fernand Pelloutier, Jaka Book, Milano,
1976, pp. 234, L. 2.800.
Fernand Pelloutier, scriveva Georges Yvetet in "La vie Ouvrière" del 5 giugno 1911, è uno di quei
morti che gli avversari sentono ancora il bisogno di uccidere, a distanza di anni. Nessun epitaffio di
maniera avrebbe potuto sintetizzare meglio il valore e l'importanza di Pelloutier nel movimento
operaio francese. O meglio, nel movimento operaio internazionale.
Morto nel 1901, a poco più di trentatre anni, dopo una intensa anche se breve (era stato eletto
segretario della Federazione Nazionale delle Borse del Lavoro nel 1895) vicenda sindacale, Pelloutier
diventò nel giro di pochi anni uno dei militanti leggendari del sindacalismo rivoluzionario. Anzi, il
militante leggendario. Nessun altro meglio di lui sembrava infatti incarnare, agli occhi dei compagni
di strada e dei successori, la tensione proletaria verso quella che egli stesso aveva chiamata "una
società di uomini liberi e fieri". Il suo tenace lavoro organizzativo, la sua chiarezza politica, la sua
fedeltà ai principi di un'etica di classe ("quel gran servitore del popolo", aveva scritto di lui Sorel) non
potevano non trasformarlo in simbolo dell'emancipazione operaia.
A più riprese il movimento sindacale francese trovò occasione di richiamarsi a Pelloutier come al
detentore di un patrimonio "ideale" irrinunciabile, e non solo nel periodo di egemonia del
sindacalismo rivoluzionario, prima della guerra '14-'18. Perfino la C.G.T. del primo dopoguerra e
Force Ouvrière e una minoranza nella C.F.T.C. (poi diventata maggioranza della C.F.D.T.) in questo
secondo cercarono, in un ritorno alle origini, di recuperare quella dimensione di organizzazione e di
lotta in cui la "coscienza operaia" si legava intimamente all'autonomia della classe.
A ragione Jacques Julliard, autore di una notevole biografia di Pelloutier, ha potuto scrivere: "nella
storia anonima del proletariato, egli è una tappa essenziale, un momento di coscienza operaia. Se altri
furono dei portavoce, egli fu coscienza, espresse cioè le aspirazioni fondamentali della classe operaia;
le tradusse senza esaltarle, cioè senza tradirle...".
Malgrado ciò, non si può dire che Pelloutier sia molto noto in Italia. Unico "omaggio" (è infatti
piuttosto inconsistente sul piano delle fonti) rimane un opuscolo di Armando Borghi del 1913, un
pamphlet più propagandistico che altro e rivolto a sollecitare il sindacalismo rivoluzionario italiano
a porsi sulla linea di quello francese. Per il resto, in nome di Pelloutier è semplicemente ricordato,
anche se con insistenza, come il primo, autentico anarcosindacalista e come il più coerente erede di
Bakunin. Indubbiamente la carenza è dovuta più a ragioni oggettive che soggettive. Quasi tutta l'opera
scritta di Pelloutier è dispersa in periodici difficilmente reperibili e, tranne il caso di "Les Temps
Nouveaux", poco noti. Quanto agli scritti di maggior respiro, La vie ouvrière en France, scritta in
collaborazione con il fratello Maurice ed editato nel 1900, e l'Histoire des Boures du travail, origine,
institutions, avenir, pubblicata postuma nel 1902 (Schleicher Frères Editeurs, Paris), sono sempre
risultati introvabili.
Ora, sulla scia della quarta edizione francese (Gordon & Breach, Paris-London-New York) - le altre
si erano avute nel 1921 e nel 1946 -, la Storia delle Borse del Lavoro appare anche in italiano, nella
collana "di fronte e attraverso" della Jaca Book. Ed è un peccato. Non tanto, e non solo, perché si è
dovuto attendere che Pelloutier venisse finalmente "riscoperto" dalla casa editrice di Comunione e
Liberazione, quanto per la consueta trascuratezza (nella presentazione e nella traduzione) dei prodotti
editoriali della Jaca.
Ma, al di là di tali considerazioni, si viene a riempire un vuoto che il movimento anarchico, che pure
si distingue per prolificità editoriale (ma quanti materiali scadenti, irrilevanti e privi di rigore storico),
non aveva evidentemente pensato a colmare.
Quanto alla Storia delle Borse del Lavoro è troppo "leggendaria" per discuterne analiticamente. Non
rimane che leggerla. È anche questo un mezzo per arrivare a comprendere, attraverso Pelloutier, il
"modo libertario di assumere la condizione operaia".
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