Rivista Anarchica Online
Siamo tutti delle cavie
di G. A.
La lezione dei fatti dell'ICMESA va ben al di là del singolo pur grave episodio che coinvolge
l'intera struttura produttiva e sociale - Le responsabilità delle multinazionali e quelle della sinistra
riformista - Che cos'è in realtà il "controllo operaio".
Quasi un anno fa la popolazione di Seveso veniva investita dalla nube di diossina fuoriuscita dal reattore
dell'Icmesa. In questi lunghi mesi un susseguirsi di incertezze, incapacità, di criminale complicità, ha reso
ancora più allarmante una situazione già di per sé pericolosissima. Oggi, dopo tutti i danni resi noti dalla
cronaca e dopo quelli occultati, cominciano a manifestarsi le conseguenze più drammatiche della
contaminazione. È infatti di questi giorni la notizia dei primi parti (per quante non hanno potuto abortire)
delle donne che si trovavano nella zona inquinata.
A Seveso, in febbraio, una donna da alla luce un bambino con gravi malformazioni all'apparato
genitourinario. Il 2 maggio nasce a Meda un bambino malformato. Questa volta si tratta di
malformazioni all'apparato digerente (le pareti dell'addome non sono saldate e si ha la fuoriuscita dei
visceri). Due giorni dopo, sempre a Meda, un terzo bambino nasce malformato. Si tratta delle stesse
malformazioni riportate dal bambino nato a Seveso in febbraio: difetti genitourinari.
Da notare che la contaminazione da diossina si può avere (oltre alle malformazioni congenite procurate
negli embrioni) anche attraverso l'allattamento. Circa tre mesi fa nel corpo di una donna di Seveso morta
di tumore al pancreas, si è trovata la presenza di TCDD.
Inoltre, quella che era la manifestazione più evidente della contaminazione da TCDD, la cloracne, è stata
riscontrata in più di 600 ragazzi delle scuole site nelle zone contaminate. Va sottolineato il fatto che nel
quartiere "Polo" di Meda, dove è nato il secondo bambino malformato, si sono avuti 58 casi di cloracne
su 233 alunni visitati, e che le recenti analisi compiute sul terreno di Polo hanno rivelato la presenza di
TCDD in quantità uguali a quelle della zona A. Esistono inoltre altre aspetti della contaminazione da
diossina che però non vengono resi pubblici perché "non si devono creare inutili allarmismi".
Gravi sono anche le mancanze dell'assistenza sanitaria per i controlli non effettuati sulla popolazione;
vengono inoltre spesso a mancare le normali misure precauzionali.
Siamo di fronte quindi a quanto era stato presupposto. Gli effetti a lunga scadenza cominciano a farsi
sentire. Il ritrovamento di TCDD in dosi elevate nelle zone poste al di fuori della zona A, mostra come
si sia sparsa su una vasta area, e come non ci sia ancora un quadro generale della sua presenza.
Per quanto riguarda la bonifica, praticamente non è stato fatto nulla. Il progetto di costruzione
dell'inceneritore (un anno per la costruzione, un anno per la completa eliminazione, senza contare il
pericolo di ulteriore contaminazione per la possibile dispersione della diossina), il "progetto di
fotosintesi" sono solo portati avanti senza convinzione e servono più al gioco dei politici che a rendere
attuale il progetto di bonifica del territorio. Intanto a Seveso, ma anche nei paesi vicini: Meda (per cui
si sta pensando ad uno sgombero), Desio, Cesano Maderno, ecc. la diossina c'è ancora. Tracce di essa
si sono ritrovate anche alla periferia di Milano.
Perché Seveso
L'Icmesa è posta in una zona tra le più servite da strade e ferrovie: superstrade che uniscono i vari
comuni della zona, ferrovie statali, "ferrovie Nord", e, particolare da non trascurare, facilità di
comunicazioni con la Svizzera. Si vede quindi il primo motivo del perché sia stata scelta questa zona;
bisogna inoltre tener conto del grosso incremento demografico che questa zona ha avuto, inferiore solo
a quello dei centri urbani. Incremento demografico significa bisogno di lavoro ed è proprio per questa
necessità che, nonostante reclami e denunce, l'Icmesa è stata accettata benché il tipo di lavoro fosse
pericoloso e nocivo. Ma vediamo un po' più da vicino questi fattori.
In cento anni la popolazione si è sestuplicata, raggiungendo i valori di maggior incremento negli anni
'50-'60. Possiamo individuare in questo processo tre fasce geografiche di sviluppo: quella a nord a debole
incremento se pur costante, quella al centro, con un vivace sviluppo sin dall'inizio del secolo e infine
quella a sud che ha risentito del processo di inurbamento dell'hinterland milanese degli anni '60.
L'Icmesa si trova al centro di questa zona dove la piccola attività industriale è iniziata nei primi anni del
secolo e la cui fisionomia non è stata stravolta completamente dalle recenti trasformazioni della grande
industria. Molti sono proprietari di case, fenomeno questo non trascurabile perché rende esplicito il
processo di integrazione della popolazione con il territorio, nonostante i notevoli flussi migratori. Altri
dati rilevanti sono la presenza di moltissime famiglie costituite da numerosi membri e lo sviluppo di
strutture economiche artigianali e di piccola-media industria.
Famiglie numerose, case di proprietà, insediamenti di vecchia data creano maestranze tranquille disposte,
se remunerate a sufficienza, ad accettare la "logica dell'azienda", quindi scarsa conflittualità e quasi
inesistente l'azione di controllo operaio sulla nocività.
Guardando sempre i dati relativi alla popolazione, si vede come vi sia fino al 1970 un aumento continuo
e regolare dei valori a dimostrazione che il flusso immigratorio è avvenuto senza interruzioni né bruschi
incrementi.
Ultimo appunto rilevante (dell'inchiesta sulla popolazione) è l'elevato tasso di mortalità, che esiste nella
zona, superiore alla media nazionale, a cui si contrappone una natalità inferiore al previsto.
Anche l'analisi dal punto di vista economico mostra come questa zona sia un'area di punta. In senso
territoriale i comuni di questa zona sono collocati ai confini dell'area metropolitana con tassi di sviluppo
dell'attività produttiva molto elevati. I 3/4 della popolazione attiva sono impiegati nell'industria, ma la
sua incidenza sul totale dell'occupazione va diminuendo nel tempo e passa negli anni dal 1960 al 1970
dal 78,9% al 75,5%; anche l'agricoltura subisce una flessione del 5,8%, mentre aumenta del 9,2% la
popolazione occupata nel settore terziario. Questa flessione dell'industria si nota maggiormente nei centri
condizionati dalla presenza di grossi complessi (Desio: Autobianchi; Cesano e Varedo: Snia). Questo
andamento dell'occupazione starebbe a significare che le grandi industrie hanno attinto manodopera dalle
campagne, sviluppando per i residenti nei comuni opportunità di lavoro nel terziario.
Nel complesso il 25% della popolazione attiva lavora in un comune che non è quello di residenza, solo
poco più del 10% lavora fuori zona, e un 5% di lavoratori proviene dall'esterno dell'area.
I settori merceologici, che, con le dovute differenze da comune a comune, caratterizzano la struttura
produttiva sono: l'industria del legno (30% dell'intera occupazione, con punte fino al 50% in Meda,
Seveso, Bovisio); l'industria metalmeccanica (25% dell'occupazione, localizzata soprattutto a Seregno,
Desio, Barlassina) il settore chimico (Snia e Acna a Cesano e Varedo).
Questa realtà produttiva è caratterizzata dalle ridotte dimensioni delle imprese industriali. La diossina
colpisce 193 di queste piccole aziende per un totale di 760 lavoratori. 48 di queste aziende (con 435
dipendenti) sono situate nella zona A; di queste solo 2 hanno dimensioni medie, Icmesa compresa,
mentre il resto del tessuto produttivo è composto da unità con meno di 15 dipendenti. E proprio in
queste aziende che la nocività assume proporzioni notevoli, senza che venga fatto nulla per limitarne la
portata.
La Hoffmann - La Roche
La Hoffmann - La Roche, multinazionale direttamente coinvolta nella faccenda Icmesa, fa parte del
grosso blocco delle multinazionali farmaceutiche. Ad essa fanno capo due grandi società distinte in base
alla loro competenza territoriale:
- La Hoffmann - La Roche & Cie. S.A.
- La Sapac Corporation (Société anonyme de produits alimentaires et de cellulose)
Contrariamente a quanto succede per altre multinazionali, nella Hoffmann - La Roche un'unica famiglia
detiene la maggioranza del pacchetto azionario. Tre sono i personaggi principali tra i quali spicca la
personalità del Dr. Lucas Hoffmann, il quale è anche uno dei maggiori azionisti dell'impero bancario
creato dai tre colossi dell'industria farmaceutica (Ciba Geigy, Sandoz, Hoffmann - La Roche).
Ironia della sorte egli è addirittura vicepresidente del WWF (Word Wildlife Fund) associazione per la
difesa della natura che gestisce centinaia di milioni di dollari in attività a carattere ecologico.
La Hoffmann - La Roche ha un volume d'affari di quasi 1.700 miliardi di lire di cui l'80% realizzato
attraverso investimenti all'estero; dispone di 61 stabilimenti (32.000 dipendenti) in 37 paesi del mondo,
di questi 16 si trovano in paesi in via di sviluppo (America Latina, Asia etc.) dove realizza uno
sfruttamento più intenso e redditizio per il minor costo della manodopera e delle materie prime presenti
in loco, senza contare l'appoggio politico da parte di regimi parafascisti. In Italia il gruppo La Roche ha
quattro stabilimenti.
Il 10 maggio 1975 la Commissione di Controllo Europea ha condannato la multinazionale La Roche a
pagare una forte ammenda per "abuso di posizione dominante sul mercato delle vitamine" avendo
stipulato con la clientela contratti illegali atti ad eliminare i principali concorrenti con pratiche
monopolistiche. In quell'occasione una sola personalità di governo dei 10 paesi interessati si prese la
responsabilità di sostenere la difesa degli interessi della Hoffmann - La Roche: Giulio Andreotti.
Questo non ci deve far credere che solo la DC sia responsabile nel "caso Icmesa". Anche PSI e PCI
hanno fatto la loro parte. Quali cogestori dell'informazione e del potere politico essi erano al corrente
che l'Icmesa era un'impresa con un alto tasso di nocività ed inoltre sono corresponsabili della
informazione mistificatoria fornita per ridurre, presso l'opinione pubblica, la portata del disastro
ecologico causato dagli investimenti del gruppo La Roche.
Nell'elenco dei danni e delle conseguenze apportate alle popolazioni dalla multinazionale La Roche, non
va dimenticato il caso del talco in Francia nel 1972 che causò la morte di 42 bambini, caso ancora
irrisolto.
I potenti della scienza e il controllo operaio
L'Icmesa è, al di là dell'aspetto drammatico, un caso emblematico che ha reso palese quale sia il divario
di conoscenze tra gli sfruttati e i detentori del sapere scientifico. L'informazione di regime ha potuto
"graduare" la portata degli effetti della diossina secondo tempi e modalità decisi dal potere, in modo da
non creare situazioni di instabilità. Tutto questo ha dato l'esatta misura di come gli sfruttati non abbiano
le conoscenze per contrapporsi fattivamente alle "verità ufficiali".
Altro elemento particolarmente inquietante è la situazione di cavie nella quale ci veniamo a trovare: il
potere organizza su ampia scala i suoi esperimenti scientifici che vengono pagati dai lavoratori in termini
di salute, contaminazione radioattiva, inquinamento, ecc. Non trattandosi solo di un fenomeno legato
alla realtà italiana, ma generalizzato su scala mondiale, risulta evidente che le cause risiedono non tanto
in legislazioni più o meno permissive, quanto nel rapporto che si instaura tra chi detiene il potere e le
conoscenze scientifiche e coloro che da queste conoscenze sono esclusi.
In questa luce assumono un aspetto quasi unicamente demagogico le richieste delle centrali sindacali (ma
anche dei neoriformisti: D.P., P.R., L.C., ecc.) per un controllo operaio sulla nocività della produzione.
È fin troppo evidente che di effettivo controllo si può parlare solo nel caso in cui gli operai abbiano le
conoscenze necessarie per valutare appieno gli effetti pericolosi della produzione. Pertanto il controllo
operaio diviene, in realtà, solo un mezzo per attenuare i fenomeni più vistosi e più manifestamente nocivi
non arrivando mai a colpire alla radice quei processi produttivi pericolosi per la salute dei lavoratori ma
indispensabili all'economia dei padroni.
Da queste considerazioni discende una constatazione abbastanza scontata (purtroppo non per tutti i
compagni): la soppressione delle produzioni nocive potrà essere attuata solo quando l'operaio avrà quelle
conoscenze tecnico-scientifiche che gli permetteranno di operare un reale controllo della produzione,
il che equivale a dire quando verrà eliminata la ragion d'essere della sua funzione subalterna.
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Gli effetti della diossina
Gli studi fatti sulla diossina non sono molti, il che mostra ancora una volta la scarsa conoscenza sui
materiali impiegati nelle industrie chimiche. Ciò nonostante dal materiale disponibile è facile individuare
nella diossina una sostanza altamente tossica.
Negli animali da esperimento, le diverse specie rispondono in maniera diversa alla TCDD. Nelle cavie
per esempio sono sufficienti 0.6 milionesimi di grammo per uccidere metà degli animali "trattati", mentre
occorrono 100 milionesimi di grammo per avere gli stessi effetti sui cani. In questi esperimenti si è visto
che gli effetti erano gli stessi qualunque fosse la via di somministrazione (per bocca, cutanea o per
iniezione) e che la morte degli animali avveniva parecchi giorni dopo la esposizione, a differenza di altre
sostanze tossiche che uccidono l'animale in poco tempo.
Uno degli aspetti più evidenti della contaminazione da diossina e la cloracne, che si presenta sotto forma
di brufoli in grandi quantità e di varia grandezza, che possono aumentare fino a formare vere e proprie
cisti. La cloracne produce alla fine reazioni cicatriziali che possono sfigurare una persona (in un operaio
esposto alla diossina la cloracne è durata 15 anni!).
Inoltre nelle pubblicazioni reperibili vi è un frequente riferimento a sintomi soggettivi espressione di un
possibile coinvolgimento delle strutture nervose sia centrali sia periferiche. Questi sintomi sono astenia
degli arti inferiori, andatura incerta, vertigini, stati di esaurimento, disturbi psicomotori. Altro dato
allarmante: le manifestazioni a carico del sistema nervoso periferico in circa il 50% dei soggetti affetti,
si rendevano evidenti non prima di due anni dall'esposizione.
Danni epatici. Numerosi sono i casi reperibili di lesioni epatiche. Particolarmente evidente è l'epatite
grave riscontrata in persone evacuate dalle regioni infestate dai defoglianti. Si hanno alterazioni di tutti
gli enzimi del fegato. Si può arrivare a morte per atrofia giallo acuta del fegato.
Danni renali. Si è rilevata frequentemente un'alterazione transitoria degli esami urinari, con risultati che
suggeriscono un possibile interessamento sia dei glomeruli che dei tubuli. In un'inchiesta effettuata sugli
abitanti della zona A si è riscontrata con una certa frequenza la presenza di sangue nelle urine. In un caso
descritto una bambina esposta ad alte dosi di TCDD ha avuto dopo un certo tempo una cistite
emorragica.
Effetti della TCDD sul patrimonio genetico. Diversi esperimenti sono stati effettuati al fine di stabilire
la mutagenicità (mutazione del programma genetico che altera la costituzione genetica di ciascun
individuo) della TCDD sugli animali. In questi esperimenti fatti su microrganismi è stata evidenziata una
capacità mutagena. Questi risultati sono stati ripetutamente confermati rendendo sempre più evidente
la mutagenicità della diossina. Per quello che riguarda l'uomo non si hanno dati. Tuttavia, sulla base di
esperimenti fatti su altri farmaci, la diossina deve essere considerata potenzialmente teratogena anche
per l'uomo.
Effetti cancerogeni. Per quello che riguarda la possibile cancerogenicità della TCDD, non esistono
sufficienti dati sugli animali. Per l'uomo esiste un rapporto fatto da un professore vietnamita che pone
la diossina come fattore potenzialmente responsabile dell'incremento dei tumori al fegato. Lo stesso
autore, però, non ritiene conclusivi i suoi dati che risultano incompleti.
Per quanto riguarda la reattività immunitaria, la somministrazione acuta di TCDD nelle specie animali
ha notevolmente attenuato le capacità immunitarie. La TCDD provoca danni accertabili sul timo.
Inoltre altri effetti, riscontrabili a lunga scadenza descritti nel campo della patologia umana evidenziano
spossatezza, debolezza e dolori alle estremità inferiori, sonnolenza, insonnia, inappetenza, calo di peso,
disturbi respiratori, disturbi della attività sessuale, cefalea.
Inoltre la diossina produce lesioni oculari che, nel caso di lesioni acute, si presentano con arrossamento
della congiuntiva e chemosi. Le lesioni persistenti consistono in astenia visiva (sfuocamento delle
immagini con fatica per la rimessa a fuoco). Questa astenia oculare può associarsi con un astenia
generalizzata durevole.
Tutti questi danni prodotti dalla diossina non danno ancora un quadro completo della tossicità della
TCDD. Molte cose si sapranno man mano che passerà il tempo e si amplierà sempre più il quadro
tossicologico di questa sostanza straordinariamente tossica.
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