Rivista Anarchica Online
Il matrimonio chimico
a cura della Redazione
S.I.R.-Montedison. Come si è giunti all'accordo tra i due colossi del settore chimico, tradizionalmente ostili - I
probabili risultati: calo dell'occupazione ed aumento del costo della vita.
Mentre è in pieno svolgimento la corsa alla poltrona presidenziale della Montedison, Eugenio Cefis
(attuale presidente in attesa di sostituzione) ha siglato un accordo con Rovelli, presidente della S.I.R.
(il terzo colosso della chimica italiana). Il comunicato emesso dopo l'accordo, nella sua sinteticità è
sufficientemente esplicito: in esso si afferma che "i due gruppi si consulteranno reciprocamente per
definire i loro programmi di sviluppo secondo le linee e i tempi ritenuti più validi per assicurare
efficienza e validità economica alla chimica italiana".
In pratica è stato creato un "cartello della chimica" aperto anche agli altri gruppi minori. Un invito,
questo, già raccolto dall'A.N.I.C. (gruppo ENI) e dalla Liquigas che si sono dichiarate disponibili. Ma
perché questo accordo?
In via teorica il cartello dovrebbe eliminare alcuni aspetti concorrenziali all'interno della chimica, aspetti
che hanno portato alla creazione di impianti paralleli non giustificati da esigenze di mercato ma dettati
da una logica concorrenziale, e quindi porre fine ad una guerra commerciale che contribuiva ad
accentuare il dissesto dei due gruppi. Il vantaggio per i due "potenti della chimica" è reciproco. Da un
lato Rovelli si assicura un posto nel sindacato di controllo della Montedison ottenendo lo
"scongelamento" delle azioni Montedison da lui acquistate negli anni precedenti e bloccate presso un
consorzio bancario guidato dalla Mediobanca su richiesta dello stesso Cefis nella primavera del 1975.
Allora il presidente della Montedison riuscì a neutralizzare la scalata al sindacato di controllo che Rovelli
aveva tentato tramite due sue finanziarie: l'Euramerica e la Nicofico. Cefis convinse il potere politico che
era inaccettabile l'ingresso nel sancta-sanctorum della Montedison ad un concorrente diretto della
società. Rovelli incassò la sconfitta e preparò la sua rivincita, realizzata oggi, cioè nel momento di
maggiore debolezza del suo rivale.
Cefis, dal canto suo, ha tutto l'interesse ad ingraziarsi le simpatie dei potenti della DC (favorevoli
all'ascesa di Rovelli) oggi che le sue relazioni sono un po' appannate. Inoltre è probabile che come
contropartita chiederà di scorporare dalla Montedison le banche e le società di assicurazione (il boccone
più prelibato e più redditizio della Montedison) per riuscire, attraverso operazioni finanziarie (aumenti
di capitale, concessioni di crediti a lunga scadenza, ecc.), a mantenere il controllo di questo settore.
Un progetto ambizioso, che permetterà a Cefis di "non uscire dal giro" e di lasciare in acque meno
agitate la Montedison grazie ad un mutuo dell'Istituto S. Paolo di Torino di circa 400 miliardi, che
l'Istituto concederebbe per poter acquistare il 51% del Banco Lariano attualmente controllato dalla
Montedison. Tutti contenti, dunque. Il sindacato di controllo della Montedison subirebbe un rimpasto
per mantenere l'equilibrio paritetico tra capitale privato e capitale pubblico, dimenticando, volutamente,
che la S.I.R. non può considerarsi, a onor del vero, un'impresa privata perché strettamente controllata
dal suo maggiore finanziatore: l'IMI, cioè un ente pubblico.
Tra tutte queste operazioni, spesso di non facile comprensione, un dato appare oltremodo chiaro.
Quando si costituiscono dei cartelli tra grossi oligopoli il risultato è immancabilmente lo stesso:
razionalizzazione della produzione mediante l'eliminazione delle produzioni che avevano ragion d'essere
in un regime concorrenziale e aumento dei prezzi dei prodotti venduti. Detto in altri termini, quindi,
riduzione dei posti di lavoro e aumento del costo della vita.
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