Rivista Anarchica Online
La Germania è vicina
a cura della Redazione
Intervista all'avv. Giuliano Spazzali. Le ambigue e presuntuose accuse dello Stato contro gli avvocati difensori dei militanti
rivoluzionari - "Sotto la forma costituzionale può passare un cambio di regime ed è proprio quello
che si sta avverando"
L'arresto di tuo fratello Sergio, di Cappelli e di Senese apre un'era nuova nella lotta del potere contro
le minoranze rivoluzionarie. Questo attacco contro alcuni avvocati che mettono le loro conoscenze
tecnico-giuridiche a disposizione di coloro che vengono colpiti dalla repressione statale evidenzia un
"processo di germanizzazione" che mira a criminalizzare non solo i dissidenti, N.A.P., B.R., ma anche
i loro difensori legali.
È opportuno premettere che il soccorso rosso non è mai stato un organismo nazionale stabile e l'attacco
che ad esso è stato portato recentemente affonda le sue origini molto lontano nel tempo, in definitiva
nella requisitoria di Caccia-Caselli. Nel processone alle Brigate Rosse è dedicato un largo spazio a questa
attività di difesa è già lì si vede chiaramente come prima ancora che i difensori dei brigatisti rossi e dei
nappisti venissero revocati dai loro assistiti, c'è stato un tentativo di estraniare dalla difesa i legali di
fiducia. Quindi non sono stati solo i brigatisti e i nappisti a rifiutare di essere difesi per un loro preciso
disegno, condivisibile o no; in realtà c'era questo tentativo di togliere di mezzo qualsiasi strumento di
difesa che non sia completamente ossequiente alle direttrici fondamentali dell'accusa. E quindi il desiderio
di trasformare il ruolo degli avvocati (oggi per i brigatisti rossi, domani per altri detenuti politici, infine
per tutti coloro che debbono rispondere di un qualsiasi reato per decisione dell'esecutivo) cioè di privare
i detenuti di una difesa razionale che sia, in qualche misura, l'altra faccia della giustizia. Ci sono pagine
della requisitoria di Caccia molto precise che si occupano proprio del Soccorso Rosso come servizio e
non come organismo specifico in cui si critica e si giudica il comportamento di alcuni avvocati che si
erano occupati di questa inchiesta. Poi sulla scorta di questa prima uscita pubblica di stampo politico ci
sono state numerose indagini, dei carabinieri in particolare, che sono esplose all'epoca di quel falso
contrasto tra il Procuratore generale di Roma e il Ministro degli Interni in cui il primo si lamentava nei
confronti del secondo che in definitiva la polizia e i carabinieri non lo dotavano di rapporti
particolarmente precisi su tutte le trame cosiddette "eversive". Da quel momento c'è stato un susseguirsi
di rapporti inventati che colpivano le idee, l'attività pubblica legale ufficiale, niente affatto clandestina,
le dichiarazioni di opinioni.
È quindi cominciata questa operazione, che ha un'origine politica unica, e che si dirama in iniziative
diversificate. Catalanotti, il giudice istruttore di Bologna, comincia con le perquisizioni e le indagini sulle
radio libere, sui punti alternativi di diffusione della stampa rivoluzionaria, lo segue la Magistratura
romana con un'iniziativa contro Saverio Senese di Napoli e Enzo Lo Giudice, avvocato di Paola (che
è anche nel collegio dei N.A.P.), a sua volta preceduta e seguita da iniziative della Magistratura milanese,
del Pubblico Ministero De Liguori, contro Sergio Spazzali e Giovanni Cappelli. Evidentemente il disegno
è unico anche se le iniziative sono apparentemente frammentate e io sono assolutamente convinto che,
ad esempio, De Liguori ha agito come ha agito sulla base di un dossier che gli è stato predisposto sui
sistemi di difesa e di promozione politica della difesa da parte del Capitano dei carabinieri attuale del
Nucleo investigativo di Milano, capitano Delfino, noto a tutti per aver ampiamente orientato e sviato
le indagini sui fatti di Brescia. Quindi c'è questo precedente, c'è questo collegamento dei carabinieri che
fanno capo al generale Della Chiesa.
Tu poi mi dicevi che adesso ci tolgono anche gli strumenti della difesa più formale, addirittura legalistica.
Per certi versi questo è vero perché naturalmente se uno dietro l'altro si finisce tutti in carcere questo
potrebbe sembrare la fine, però non è così. Perché? Perché a mio modo di vedere questa è una pietra che
si alza per farsela cadere sui piedi, perché proprio in relazione a questi eventi si sono manifestate energie
anche sul piano propriamente legale della difesa che prima non sembravano esistere e non solo a Milano
ma in molte altre città abbiamo trovato tutta una serie di compagni che sono disposti a ricostruire una
struttura di questo tipo perché ne hanno capito l'importanza. Tu capisci che non si tratta soltanto di
difendere il detenuto politico, ma è il sistema della difesa che va garantito.
Ma su quali elementi si basano le accuse contro questi avvocati?
Cominciamo con Lo Giudice e Senese. Come prove al capo d'imputazione abbiamo una serie di
documenti non molto chiari, non sappiamo neppure se autentici (tra l'altro alcuni pare siano scritti in cifra
e tradotti, ma non sappiamo neppure da chi siano stati tradotti) che pare siano intercorsi tra elementi dei
N.A.P. in cui si danno giudizi sugli avvocati e si dice in sostanza che per quanto riguarda
l'organizzazione della difesa ci si può fidare più di questo che di quest'altro. Quindi attraverso una
interpretazione dell'attività svolta da alcuni piuttosto che da altri si è arrivati all'arresto. È chiaro che di
fronte a queste accuse la risposta è una sola: io non so come giudicassero la mia opera e le mie
prestazioni costoro, fatto sta che la mia attività è sempre stata pubblica: ho fatto interviste, comizi,
assemblee, ho denunciato il surplus dell'autorità, ho fatti processi. Questa è la mia attività. E questa
attività mai può essere sottoposta a un giudizio di tipo penale. Questo per quanto riguarda Senese e Lo
Giudice. Per quanto concerne Cappelli e Spazzali la cosa, se possibile, è ancora più ambigua perché in
questo caso esiste solo un vaghissimo punto di riferimento che è dato da una testimonianza di un certo
Piccariello, detenuto comune, che ha passato molti anni in carcere, che è stato sottoposto anche a varie
cure mediche per quanto riguarda la sua salute mentale, per certi versi una persona distrutta. Ebbene
questo individuo quando era in carcere ha preso contatto con il Soccorso Rosso, ha chiesto aiuto, l'ha
avuto e, improvvisamente diventa testimone a carico degli avvocati rilasciando una serie di lunghe e
complesse dichiarazioni di cui noi conosciamo soltanto una parte, in cui sembra accusi di una serie di
reati specifici parecchi compagni.
Per esempio dice che è stato esortato a non tornare in carcere da Sergio Spazzali, dice che alcuni altri
compagni inquisiti in questo stesso procedimento lo hanno aiutato nella sua latitanza quando invece tutti
lo hanno cacciato di casa, e via di seguito.
In definitiva l'opinione che noi ci siamo fatti in proposito è che la giustificazione dell'arresto di Cappelli
e di Sergio Spazzali, come per Senese e Lo Giudice, è priva di consistenza sul piano dei fatti ma la cosa
più importante non sono le prove, assolutamente inconsistenti, bensì l'accusa principale che viene loro
mossa e cioè quella di far parte di organizzazioni criminali (Soccorso Rosso, Autonomia, N.A.P.) per
cui il Soccorso Rosso è diventato un'organizzazione criminale che si prefigge di instaurare con la
violenza la dittatura del proletariato perché ha fatto evadere un numero indeterminato di persone (e non
si dice né chi né quando né come). È evidente quindi che l'accusa è proprio sulla funzione che tu hai
svolto, poiché la tua attività è pubblica e nota e si tratta di colpire questa attività pubblica.
Fino ad ora abbiamo parlato delle iniziative a livello giudiziario. Ma sia Cappelli che tuo fratello non
sono solo avvocati, sono anche militanti politici. A livello di iniziative politiche cosa si sta facendo?
In effetti la cosa va considerata sotto due aspetti: essi sono avvocati ed hanno svolto una loro attività
all'interno dell'ordinamento giuridico attuale, ma sono anche militanti politici. Ora qual è la difficoltà
attuale? Naturalmente si sono prese iniziative, si sono fatte assemblee, ci si è mossi, ma fino ad ora è
mancato un centro (non di direzione, ma di attenzione politica) che promuova e coordini tutte queste
iniziative in modo da renderle più incisive. Io credo che non sia più il tempo di fare campagne di
mobilitazione sul singolo individuo, sul singolo compagno (anche perché sono diventati così tanti e colgo
anche l'occasione per ricordare che il caso Marini è tutt'altro che concluso) e questo centro stiamo
cercando di costruirlo tra tutte quelle organizzazioni politiche che si assumono la responsabilità di
rappresentare una alternativa a questo regime. Qui non ci si trova davanti soltanto a un caso di
repressione selettiva, qui ci si trova davanti a un cambio di regime dal punto di vista istituzionale. Voglio
dire che non è vero che è indifferente il tipo di regime a cui siamo sottoposti. Allora proprio di fronte
a questo blocco di forze con Partito Comunista e Democrazia Cristiana che si sta creando, dobbiamo
riconoscere che non è soltanto una espressione politica dello stesso modo istituzionale di governare, no,
qui ci troviamo di fronte a un golpe, un colpo di stato istituzionale che si sta verificando. In definitiva
Mussolini ha governato per venti anni con lo statuto albertino, che non era certo tagliato su misura per
il fascismo. Questo cosa significa? Molto semplicemente che sotto la forma costituzionale può passare
un cambio di regime ed è quello che si sta verificando.
Tu hai accennato a un aspetto molto interessante e decisamente drammatico del momento che stiamo
vivendo e cioè il cambio di regime istituzionale che, a mio avviso, viene attuato di pari passo col
procedere del compromesso storico. Oggi assistiamo a un ruolo repressivo nei confronti delle
minoranze dissidenti svolto in prima persona dal Partito Comunista e lo dimostra anche il fatto che
De Liguori, Catalanotti, sono uomini di Magistratura Democratica, simpatizzanti del PCI. Questo ha
creato un certo disorientamento tra gli avvocati progressisti e ha posto numerosi problemi. Su questo
atteggiamento a livello giudiziario a livello del Partito Comunista cosa puoi dirci?
Tu hai ragione, questo è proprio il fulcro del problema. In poche parole qui non sono mandate avanti
le vecchie cariatidi della reazione, ormai troppo sputtanate; il compromesso storico va avanti non perché
si è consolidata una forma di governo con il tal ministro del PCI ma va avanti come forza di controllo,
di dissuasione politica. Noi riscontriamo questo fatto che tu dicevi anche a livello della libertà di
espressione di cui fa parte anche l'attività giudiziaria, però questa "nuova repressione" è stata riscontrata
prima nelle fabbriche, nelle scuole, nei quartieri in cui si ha una milizia repressiva organizzata dal
sindacato e dal PCI.
Il Partito Comunista non solo fa opera di delazione, chiama i carabinieri per fermare i picchetti, non solo
fa opera di denuncia dei singoli compagni, ma combatte la nuova sinistra con un intervento personale
e fisico. Oggi questa nuova "destra" si organizza in maniera attiva per combattere la sinistra
rivoluzionaria, agisce nella maniera più violenta e incredibile, con tutti i mezzi possibili, legali e illegali.
Tutto questo evidentemente avviene anche ad altri livelli, nelle istituzioni dello Stato. I reazionari
vecchio stile non si fanno neanche più vedere, tutto sommato.
Per concludere direi di vedere quali sono gli strumenti che le forze rivoluzionarie possono darsi per
contrastare questa "evoluzione totalitaria" del regime italiano.
Ho già detto prima che non siamo più in tempi in cui è possibile fare delle campagne per la liberazione
di compagni intorno al fatto specifico che li riguarda. Oggi se un compagno finisce dentro, ci finisce per
un tempo illimitato. Noi dobbiamo riprendere in mano il discorso contro la repressione ma inserito in
un discorso più ampio di resistenza a questo regime che si va consolidando e aggiungo che in questo tipo
di attività non è possibile essere né schematici né settari.
Il nostro intervento deve essere indirizzato in tutte le direzioni possibili. Per quanto riguarda la
repressione dobbiamo impiantare un discorso sul colpo di stato istituzionale non cruento, o meglio
cruento soltanto per noi, che si sta attuando e su questo discorso cercare di coinvolgere l'attenzione di
tutte le forze rivoluzionarie.
I tempi che stiamo vivendo vedono l'accentuarsi della repressione non solo di tipo poliziesco, ma
ideologica portata avanti dal Partito Comunista la quale ha sortito degli effetti che possiamo verificare
tutti i giorni, per cui si sta creando una divisione tra veri e falsi rivoluzionari, al di là di quelle che
sono le etichette politiche. Abbiamo assistito al nascere di una nuova polizia che non è neanche la
nuova polizia dei sindacati e del PCI, ma che è costituita da gruppi sedicenti rivoluzionari (come
l'M.L.S., che io definisco neo-riformisti); quindi il tipo di progetto che tu hai esposto prima,
evidentemente, incontra delle grosse resistenze, poiché io credo che l'ambito del dissenso radicale si
sia notevolmente ristretto.
Questa è una questione molto complessa perché si affonda il coltello nella piaga dei nostri errori. Nel
passato le forze rivoluzionarie hanno approfittato, per certi versi, anche delle contraddizioni del nemico
di classe mentre ora sta succedendo il contrario e cioè che l'avversario di classe si serve degli errori della
sinistra rivoluzionaria. Non c'è nessun dubbio che errori gravi siano stati commessi. Uno di questi errori
è stato, per alcune forze, quello di credere di essere in un periodo insurrezionale e quindi di utilizzare
una tattica militare conseguente. Di fatto non siamo in una situazione insurrezionale e il potere si è
servito di questi errori da un lato per adottare delle misure che apparentemente dovrebbero colpire chi
attua questo tipo di scelta ma dall'altro ha avuto come conseguenza quella di coagulare intorno al Partito
Comunista tutta una serie di forze e di organizzazioni che apparentemente sono rivoluzionarie ma che
sostanzialmente si accodano alla linea del PCI.
Quindi non bisogna sottovalutare gli errori commessi per costruire una politica di alternativa con le forze
rivoluzionarie. Da questa porta stretta però bisogna passare, non possiamo farne a meno. Si tratta di
ricostruire tenacemente, decisamente e questa ricostruzione dipende da noi non certo dai riformisti. Tu
sei anarchico ed io sono marxista-leninista, ogni tanto ci scontriamo, ma ci sono dei periodi storici in cui
è necessario riqualificare la ragione della propria unità per poi dequalificarla o diversificarla. Ma questo
è uno di quelli in cui va qualificata la ragione della propria unità.
Quello che tu dici può essere vero. Ma io credo che sia impossibile creare un'unità (anche solo su
aspetti specifici, particolari, limitati) con organizzazioni che di rivoluzionario non hanno proprio nulla.
La "politica della chiave inglese" attuata oggi contro gli autonomi è la stessa che nel '68-'69 il
Movimento Studentesco attuava nei confronti degli anarchici. Non mi voglio piangere addosso,
tutt'altro. Credo però che sia necessario fare chiarezza, definire i ruoli. Per pigrizia mentale molti
continuano a considerare rivoluzionarie delle organizzazioni politiche che oggi (ma si poteva
comprendere anche ieri) hanno imboccato una strada decisamente neoriformista e che attuano lo
stesso tipo di politica liberticida del PCI.
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