rivista anarchica
anno 48 n. 424
aprile 2018


alle lettrici, ai lettori

Antifascismo

Dietro un editoriale come questo, ci sono ore di riflessioni, discussioni, messe a punto. Noi della redazione mandiamo il testo ad alcune compagne e compagni, non necessariamente le stesse e gli stessi, per chiedere un loro parere. E le divergenze, non sull'argomento di fondo espresso dal titolo, sono numerose.
Un'esigenza fortemente sentita è quella dell'attualità. Lo sappiamo, abbiamo una lunga e grande storia di impegno antifascista anarchico alle spalle, basta dare un'occhiata al nostro dossier “Gli anarchici contro il fascismo (1919-1945 e oltre)” ma qui stiamo scrivendo del nostro antifascismo oggi, nel 2018. Questo patrimonio di umanità e di lotta ci appartiene, certo, ma in linea di massima tutte/i ci ritroviamo d'accordo che oggi l'impegno deve essere innanzitutto quello di un approfondimento della comprensione della realtà odierna, caratterizzata da un'estesa condivisione di “valori” nazionalisti, anti-immigrati, razzisti, securitari. Come i risultati del recente voto politico confermano.
Una compagna propone di inserire nel testo in copertina un riferimento alle necessarie “lotte libertarie e nonviolente”. Ma il riferimento alla nonviolenza ci appare una “forzatura” che non corrisponde al nostro sentire. Non ci pare possibile escludere per principio un ricorso alla violenza in situazioni estreme.
Ma la necessità di evitare per quanto possibile il ricorso alle armi, alla violenza, all'eliminazione degli esseri umani, ci pare essenziale. Nell'ambito di “antifascist* sempre” bisogna, a nostro avviso, saper coniugare la lotta con la riflessione e l'ancoraggio ai nostri valori culturali che sono libertari, cioè per quanto possibile non tendenti a una guerra, ma a far valere le nostre ragioni, le nostre proposte di organizzazione sociale alternativa. Sottraendo consenso all'odio, alla violenza, alla sopraffazione. In tutti i campi del vivere sociale.
“Le sedi fasciste si chiudono con il fuoco, ma coi fascisti dentro se no è troppo poco” è uno slogan che abbiamo sentito echeggiare in cortei degli anni '70, ma non ci è mai appartenuto. Non ha senso opporsi al fascismo per riproporne le metodologie di violenza.
L'antifascismo, per noi, è un'altra cosa. È l'opposizione quotidiana a pratiche e posizioni autoritarie e razziste, da portare avanti senza rinunciare alla nostra umanità. E al nostro sogno di una società più libera e umana, da riaffermare ogni giorno con i nostri comportamenti.
Il nostro antifascismo non si è chiuso il 25 aprile 1945.

la redazione