rivista anarchica
anno 48 n. 423
marzo 2018






In un mondo ridotto a un gigantesco mercato

Ecco la prima di tre puntate dedicate interamente al concetto di libertarianesimo. In questa parte cercheremo di comprenderne i tratti più generali e il suo rapporto con le tecnologie digitali. Nella seconda puntata (sul prossimo numero) vedremo come i temi dell'autoregolazione e del governo interagiscono con l'idea di moneta. Nella terza e ultima parte (su “A” 424, maggio 2018) parleremo di come i libertariani immaginano lo spazio pubblico, il bene comune e il diritto d'autore.

Libertarianesimo, una definizione

Dottrina economica, filosofica e politica che sostiene la possibilità di una società capitalista in cui lo Stato sarebbe inesistente (anarco-capitalismo) o ridotto a una forma minimale, talvolta indicata come Stato «carabiniere» (tutela dell'ordine pubblico), e a funzioni estremamente limitate (minarchismo). I sostenitori di simili teorie ritengono che conducano a sistemi di organizzazione sociale più efficaci economicamente e anzi maggiormente conformi alla natura umana, concepita come essenziale e invariante, e quindi più desiderabili.

Anarco-capitalismo, una definizione

Declinazione anti-statalista del libertarianesimo. Per l'anarco-capitalismo l'unica libertà che conta è quella del mercato capitalista, in quanto frutto della libera azione di soggetti individuali assolutamente liberi mossi dal proprio interesse privato di accumulo e fruizione. Poiché l'anarchismo individualista (forzosamente limitato alla sfera dello scambio mercantile) è considerato massima espressione della libertà individuale, e il libero mercato è la realizzazione di tale libertà, ne deriva, nelle parole stesse del filosofo Murray N. Rothbard, che anarchismo e capitalismo sono sinonimi:
Noi anarco-capitalisti crediamo che il capitalismo sia la piena espressione dell'anarchismo e l'anarchismo sia la piena espressione del capitalismo. Non solo sono compatibili, ma non è possibile ottenere l'uno senza l'altro. Il vero anarchismo sarà capitalista e il vero capitalismo sarà anarchico1.

Estremismo liberale

Il libertarianesimo è una variante estremista del liberalismo. Il libertarianesimo porta alle estreme conseguenze l'idea di una libertà concepita come assenza di restrizioni rispetto all'esercizio del diritto di proprietà di ciascun individuo su se stesso e sugli oggetti che ha legittimamente acquisito. Tale rivendicazione conduce il libertarianesimo a una critica dello Stato in quanto istituzione che limita la libertà individuale. «Liberal» (Liberale), negli Stati Uniti ha una connotazione progressista dal punto di vista dei diritti e delle libertà civili, che «libertarian» invece non ha.
Per quanto ciò possa sfociare in forme di anti-statalismo, come è il caso della variante estrema dell'anarco-capitalismo, non è in alcun modo possibile confondere il libertarianesimo con altre teorie politiche libertarie o anarchiche - almeno non nel senso in cui intendiamo questi termini in Europa - poiché queste procedono di pari passo con una critica della proprietà privata e del modo di produzione capitalista.

Cinquanta sfumature di libertarianesimo

Negli USA l'ansia di categorizzare e mettere un'etichetta su qualsiasi cosa ha prodotto un'eccezionale quantità di sfumature libertariane. Tra le principali correnti, vi sono gli agoristi (per un «anarchismo di mercato rivoluzionario», qualsiasi cosa significhi), che si ispirano al teorico anarco-capitalista Murray N. Rothbard; i tecno-libertariani o cyber-libertariani, come i fondatori della EFF (Electronic Frountier Foundation); gli oggettivisti, seguaci della pensatrice Ayn Rand; i libertariani transumanisti, preoccupati dal fatto che prima o poi toccherà morire; gli anarco-capitalisti in senso stretto; i cripto-anarchici che propugnano l'uso dalla crittografia come arma per difendersi dallo Stato e da qualsiasi intrusione nella proprietà privata individuale.
La confusione viene moltiplicata dal fatto che in inglese «libertarians» viene utilizzato per definire sia i «right libertarians», che noi definiamo libertariani; sia i «left libertarians», ovvero i libertari di matrice socialista e anarchica. In questo modo si suggerisce che siano varianti dello stesso pensiero, il grande albero delle libertà. Ma non è così.
Il libertarianesimo è profondamente filo-capitalista e non mette in discussione in alcun modo il principio dell'autorità e del dominio, se non in maniera strumentale. Invece le idee libertarie, pur nella loro notevole varietà, sono tutte profondamente anti-capitaliste e mettono in discussione il principio dell'autorità e del dominio in maniera strutturale.

Tecnologie del dominio e libertarianesimo

Non è questo il luogo per dilungarci su una descrizione esaustiva del libertarianesimo e delle sue varie correnti. Ci interessa invece comprendere il suo rapporto con le tecnologie e mostrare le relazioni di alcuni volti noti dell'informatica del dominio con questo pensiero politico.
Le tecnologie sono imbevute e compenetrate dalle idee di chi le ha concepite, senza per questo ridursi alla concretizzazione di quelle idee, le quali dipendono dal contesto sociale, economico, politico e persino tecnico nel quale emergono. Tecnologie, ideologie e credenze si trovano in un rapporto d'influenza reciproca. La genesi di una tecnologia dipende da un complesso d'idee che possono emergere grazie a una particolare situazione tecnica e sociale.
Gli oggetti tecnici non sono mai semplici applicazioni di teorie. Esistono però scansioni storiche accertate, per cui possiamo affermare che il libertarianesimo ha visto la luce prima delle tecnologie del dominio di cui ci occupiamo qui. Le loro storie sono intimamente legate ma non sono in un rapporto di causa-effetto.
Certo, alcuni libertariani hanno fatto dell'imprenditoria un modello di militanza politica. Parliamo ad esempio di Peter Thiel che è un sostenitore di Donald Trump, fondatore di PayPal (con i colleghi della sedicente “PayPal Mafia”), finanziatore di altri progetti di successo tra cui Facebook, il quale ha sempre espresso le proprie intenzioni con la massima chiarezza: PayPal mira a farla finita con la sovranità monetaria in mano alle banche centrali; Facebook offre una maniera di creare delle «comunità», affrancandosi infine dai limiti storici degli Stati-nazione2.
Allo stesso modo, anche se l'identità anagrafica di Satoshi Nakamoto (l'inventore del bitcoin) rimane avvolta nel mistero, il Satoshi Nakamoto Institute mette a disposizione un insieme di risorse teoriche e tecniche su cui non c'è possibilità d'equivoco: la cripto-valuta più diffusa e alla moda in questi anni Dieci è solamente la «Killer application della libertà»3... Una libertà automatica, naturalmente, quella «libertà» a cui si ha diritto in un mondo ridotto a un gigantesco mercato.
Al di là di questi esempi, è opportuno ricordare il lavoro non nuovo, ma per nulla datato, di Richard Barbrook e Andy Cameron che ha il merito di indicare la matrice libertariana di una certa contro-cultura californiana, la quale ha alimentato le aspirazioni tecno-entusiaste della Silicon Valley4.
Ma il legame fra tecnologie del dominio e libertarianesimo non è di mera filiazione. Tali tecnologie hanno conferito una maggiore consistenza pratica alle considerazioni libertariane. Le hanno anche nutrite, aprendo loro prospettive insospettate o apportando risposte inedite ad alcune difficoltà teoriche precedenti.

Ippolita
www.ippolita.net


  1. Da “Exclusive interview with Murray Rothbard” disponibile su www.lewrockwell.com
  2. Si veda “The Education of a  Libertarian” di Peter Thiel su www.cato-unbound.org
  3. “Crypto-Anarchy and Libertarian Entrepreneurship - Chapter 3: The Killer App of Liberty” di Daniel Krawisz, sul sito nakamotoinstitute.org
  4. Si veda il saggio “The Californian Ideology” di Richard Barbrook and Andy Cameron disponibile sul sito www.imaginaryfutures.net