rivista anarchica
anno 48 n. 423
marzo 2018


Leggere Sacco e Vanzetti

Nel corso dello scorso anno, 90° anniversario dell'esecuzione di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, sono usciti in Italia varie edizioni o riedizioni di libri sull'argomento. A Giuseppe Galzerano, appassionato cultore di tante pagine di storia anarchica, autore e/o editore di alcuni di questi libri, abbiamo chiesto di presentarne alcuni. Per ricordare i due anarchici italiani divenuti simbolo dell'ingiustizia e della crudeltà dello Stato. E per approfondire la conoscenza di una vicenda emblematica che ha segnato lo scorso secolo. E si ripercuote anche nell'attuale.


Ronald Creagh
Sacco & Vanzetti, un delitto di Stato
Prefazione di Roberto D'Attilio
Editrice Zero in Condotta, Milano, 2017
pp. 232 con foto, € 18,00

Senza voler dimostrare né l'innocenza né la colpevolezza dei due anarchici, lo storico francese e militante anarchico, basandosi su un'abbondante documentazione e su fonti inedite, ricostruisce l'ambiente sociale e culturale nel quale vivevano e agivano Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, utilizzando – per la prima volta – le fonti anarchiche insieme agli archivi dell'FBI, che recentemente hanno reso disponibili oltre duemila (esattamente 2189) documenti, dei quali l'autore tiene conto rispetto all'edizione francese pubblicata nel 2004. Vengono riferite anche le posizioni e le direttive staliniane impartite ai partiti comunisti europei su come comportarsi nella campagna di solidarietà e di protesta.
Creagh documenta che nel 1920 il procuratore Frederick Gunn Katzmann – ricorrendo all'agenzia di un detective privato, Feri Felix Weiss – aveva pensato di introdurre un informatore, un certo John Ruzzamenti, nella cella con Sacco e profittando dello smarrimento di Rosa Zambelli, la moglie di Sacco, progettò anche di far affittare una camera della sua casa ad una spia. Pare che l'idea non andò in porto, anche se riuscì a piazzare un delatore, Antony Carbone, in una cella vicino a quella di Sacco, ma non riuscì a strappargli alcuna confessione, in quanto – essendo innocente – non aveva nulla da rivelargli.
L'opinione pubblica liberale si indignò per questi infami metodi di spionaggio, ai quali non si poteva accordare nessun credito morale e giuridico.
Anche al Comitato di difesa fu dedicata molta attenzione e un agente statale camuffato sotto mentite spoglie assisteva alle riunioni. Ne fece parte anche un informatore armeno, Harold Zorian, che si occupò della raccolta di fondi e intascò una buona parte dei soldi destinati ai due detenuti. Altri agenti seguivano il processo e almeno dodici agenti dei servizi segreti erano stati mobilitati nella città di Boston.
Creagh documenta le prime agitazioni francesi per strappare i due anarchici italiani all'ingiustizia americana. Per primo il settimanale anarchico “Le Libertaire” se ne occupa nel numero del 19-25 agosto 1921 pubblicando le informazioni che provengono dagli anarchici italo americani. Nel mese di settembre l'Unione Anarchica organizza i primi incontri e distribuisce ottomila volantini. Il 6 ottobre l'Unione Anarchica e il Partito Comunista Francese organizzano insieme una prima manifestazione e un'altra l'organizzano per il 21 ottobre, alla quale partecipano oltre ottomila persone.
Intanto il 19 ottobre una giovane anarchica francese ventitreenne, May Picqueray, come racconterà nelle sue memorie, per richiamare l'attenzione sul caso, decide di fare un regalo all'ambasciatore americano a Parigi e gli spedisce «un pacco di profumeria molto bella», con all'interno una granata che doveva esplodere all'apertura. Il pacco viene aperto dal cameriere, che – avendo fatto la guerra – riconobbe immediatamente la granata ed ebbe il tempo di lanciarla all'altro capo del salone, danneggiandolo gravemente. Qualche giorno dopo l'ambasciata statunitense viene protetta da diecimila poliziotti e diciottomila soldati.
Il quotidiano comunista “L'Humanité” nell'ottobre del 1921 apre una sottoscrizione a favore dei due anarchici arrestati. Del 31 ottobre 1921 è il solenne e profetico appello al popolo americano del vecchio e famoso scrittore Anatole France, che scrive che la loro morte «farebbe di loro dei martiri e vi coprirebbe tutti di vergogna».
Creagh ricorda che “Le Libertaire” del 23 agosto 1927 è stampato e disponibile venti minuti dopo l'esecuzione avvenuta negli Stati Uniti e l'edizione speciale de “L'Humanité” dello stesso giorno vendette centonovantaduemila copie in più delle abituali duecentonovantamila.
Le manifestazioni francesi causano duecentocinquanta arresti, centinaia di feriti tra donne e bambini e nelle file della polizia francese si ebbero 124 feriti.
Conclude Creagh: «Senza la loro fede nell'individuo, senza la loro voglia di libertà, né Sacco né Vanzetti avrebbero potuto reggere, né i loro compagni mobilitare l'opinione pubblica», sottolineando che l'ispirazione libertaria continua ad essere una speranza per il mondo di oggi.



Philip V. Cannistraro, Lorenzo Tibaldo
Mussolini e il caso Sacco-Vanzetti
Editrice Claudiana, Torino, 2017
pp. 144 con foto, € 14,90

Tenendo presenti i trascorsi e i rapporti del duce, quando era giovane e socialista, con alcuni anarchici, il libro cerca di dimostrare un presunto (ma superficiale) interessamento di Benito Mussolini a favore dei due anarchici italiani.
Questo interessamento gli autori lo rintracciano nelle risposte che un controverso Mussolini darà alle interrogazioni parlamentari all'inizio del caso; ma anche in una lettera del 23 luglio 1927 al console italiano di Boston, nella quale gli chiede di perorare presso il Governatore Fuller la commutazione della pena capitale nella grazia, allo scopo di impedire «una vasta e continua agitazione sovversiva in tutto il mondo» e in una lettera – «assolutamente confidenziale» e «strettamente personale» del giorno dopo all'ambasciatore americano a Roma, al quale si rivolge non con l'autorità del capo del governo ma come «amico» dell'ambasciatore e del popolo americano per esprimere le sue opinioni sul caso, chiedendogli di farle pervenire al Governatore Fuller.
Tra gli anarchici è diffusa, invece, l'opinione che Mussolini non aveva nessuno interesse a salvare i nostri compagni. Raffaele Schiavina, già nel 1928, in Sacco e Vanzetti. Cause e fini di un delitto di Stato scrive che le posizioni espresse pubblicamente venivano contraddette negli atteggiamenti privati, tanto che per Mussolini l'esecuzione era pienamente giustificata.
Mussolini continua l'atteggiamento scelto dai governi liberali, che – persistendo nella loro radicata ostilità nei confronti del movimento anarchico italiano – prima della conquista del potere da parte fascista nel 1922, nessun ministro dei governi liberali si interessò concretamente della sorte di Nicola Sacco e di Bartolomeo Vanzetti, abbandonandoli alle persecuzioni, tanto maggiori in quanto emigranti ed anarchici.
Non si può dimenticare che il fascismo, in Italia, dove c'erano state tante manifestazioni, aveva messo tutto a tacere e gli squadristi fascisti impedivano violentemente agli anarchici e ai lavoratori di manifestare la loro solidarietà. Anche il re tace, e allora, per salvare la faccia di fronte all'opinione pubblica mondiale, Mussolini – che ha riempito le prigioni e il confino di anarchici – senza alcuna convinzione fa furbescamente un superficiale e debole intervento a loro favore. Nel caso in cui dovessero essere salvati, Mussolini, così facendo, può ascrivere a se stesso e al regime fascista il merito di aver contribuito a sottrarli all'esecuzione e apparire addirittura umano nei confronti di due avversari politici.
Inoltre gli autori non fanno alcun cenno al fatto che il Tribunale speciale fascista nel 1927 condanna pesantemente degli operai di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) e di Borgomanero (Novara) che avevano protestato per la condanna capitale. A Trapani, il 23 settembre 1927, è arrestato e trattenuto in galera per alcuni mesi, Salvatore Bilardello, detto Lilibeo, socialista-anarchico, con l'accusa di correità con il sovversivo Giuseppe Sturiano per affissione di manifesti sovversivi e iscrizioni murali di protesta per la condanna a morte. Erano entrambi innocenti: l'affissione dei manifesti e le iscrizioni murali – come svelerà prima di morire – era stata opera del pittore marsalese, Gino Cavarretta.
Nei documenti è riprodotta la foto della lettera del 4 dicembre 1922 che Luisa Vanzetti, a nome della famiglia, invia al Duce, nella quale scrive: «La colpevolezza degli accusati apparve subito un po' dubbia, i fatti poi ne dimostrarono l'assoluta innocenza» e, riferendosi alla condanna, ricorda: «suscitò la generale indignazione, perché apparve evidente lo spirito di vendetta e di odio contro i due accusati perché sovversivi e Italiani». La sorella, pur consapevole che ci possono essere ragioni di rappresaglia politica e che il fratello e Sacco non potranno mai avere le simpatie e l'appoggio di Mussolini, nel suo dolore, senza condannare o rinnegare le idee del fratello, sfida il Duce con dignità e coraggio scrivendogli: «È vero, che essendo gli accusati sovversivi, non possono avere le simpatie dell'E. V. ma riteniamo che la giustizia dev'essere praticata al di sopra di tutte le idee e di tutti i partiti».
È infine da segnalare che l'opera riproduce l'anastatica dell'interessante e introvabile opuscolo Le ragioni di una congiura, pubblicato dal Sacco Vanzetti Defense Committee di Boston nel 1927, che in Italia è posseduto solo dalla Biblioteca «Fabrizio Trisi» di Lugo e fa parte di un lascito bibliografico dell'anarchico toscano Pietro Cavallini.
Lorenzo Tibaldo è autore anche del volume Sotto un cielo stellato. Vita e morte di Sacco e Vanzetti, pubblicato nel 2008 e nel 2012 ha curato il volume Nicola Sacco–Bartolomeo Vanzetti, Lettere e scritti dal carcere, entrambi editi dalla casa editrice valdese Claudiana.



Bartolomeo Vanzetti
Una vita proletaria. Retroscena del processo di Plymouth
A cura di Luigi Botta e Giuseppe Galzerano
Galzerano Editore, Casalvelino Scalo, 2017
3ª ed., pp. 208, con foto, € 13.00

Nell'autobiografia, controllata su un dattiloscritto rivisto e corretto dallo stesso Vanzetti, donato da Aldino Felicani nel 1927 alla sorella Luigina, scritta nella cella di un carcere americano, Vanzetti racconta la sua vita di proletario e di emigrante anarchico, senza trovarvi nulla che giustifichi l'ingiustizia che sta patendo insieme a Nicola Sacco. È uno straordinario e coinvolgente documento umano, culturale e politico.
La nuova edizione è arricchita da un raro, sconosciuto e appassionante testo inedito di Vanzetti, di grande interesse politico e giuridico – uscito in inglese nel 1926 e tradotto per la prima volta in italiano – nel quale Vanzetti esamina attentamente le contraddizioni e i retroscena del processo di Plymouth, insieme al comportamento del suo avvocato, socio e amico del giudice che lo condanna.
Alle due opere – annotate minuziosamente da Luigi Botta, attento studioso di Sacco e Vanzetti – seguono delle lettere riprese dalla stampa anarchica del tempo: il quotidiano «Umanità Nova» di Roma, i settimanali «L'Adunata dei Refrattari» di New York e «Il Monito» di Parigi. Nelle lettere ai familiari e ai compagni i due martiri continuano a parlare – come in tutte le azioni della loro onesta vita – il linguaggio dell'amore, della solidarietà, della speranza, dell'anarchia e della libertà.



Luigi Botta
Sacco & Vanzetti. Cronologia e strumenti di ricerca
Coedizione Associazione «Cristoforo Beggiami»-Galzerano Editore, Casalvelino Scalo, 2017
pp. 190 con foto, € 14,00

Il volume di Luigi Botta, studioso attento, appassionato e meticoloso di Sacco e Vanzetti, autore di diverse pubblicazioni, ripercorre in sintesi, sistematicamente e cronologicamente, attraverso gli avvenimenti principali, la storia dei due anarchici italiani, delle loro famiglie, e di altri emigrati come loro, dall'origine della vicenda fino ai nostri giorni, cercando di riassumere l'universalità del caso (negli aspetti più significativi che hanno coinvolto il genere umano) ed offrendo lo spunto per eventuali ed ulteriori approfondimenti storico–critici. L'opera è una cronologia ragionata, strutturata nel dettaglio e costruita sulla base di molte notizie d'archivio, per lo più sconosciute ed inedite. Per chi intende avvicinarsi alla vicenda è un utile, importante, innovativo e rapido strumento di lavoro e di ricerca arricchito da molte foto.
Il volume è diviso in due sezioni: la «Cronologia» va dal 1849 ai nostri giorni e la seconda sezione offre una interessante bibliografia che elenca cronologicamente libri e studi introvabili sulla vicenda, pubblicati in ogni parte del mondo dal 1920 al 2017.



1927-2017 Sacco e Vanzetti
A cura di Luigi Botta
Il Presente e la Storia, Rivista dell'Istituto Storico della Resistenza di Cuneo, n. 91, 2017
pp. 356, con foto

L'Istituto Storico della Resistenza di Cuneo, che è depositario del materiale (lettere, foto, giornali, libri, ecc.) della famiglia di Bartolomeo Vanzetti, in occasione della ricorrenza del novantesimo anniversario dell'esecuzione di Nicola Sacco e di Bartolomeo Vanzetti, ha promosso la benemerita iniziativa di dedicare un numero speciale – curato con particolare attenzione da Luigi Botta – della propria rivista con trenta interessanti saggi di ventitre autori italiani e stranieri, che alternano saggi di approfondimento a testimonianze dirette. Negli articoli compaiono tanti personaggi, anarchici e non, insieme alle famiglie di Sacco e di Vanzetti, agli avvocati che li difesero, ai giudici che li condannarono, ai testimoni, alle donne e agli uomini che, nel passato e nel presente, in Italia, in America e nel mondo, gridarono la loro indignazione e si batterono e si battono per la verità e la giustizia. Un grande mosaico, ricco di pathos e di umanità.
Ecco l'elenco dei saggi – che affrontano svariate e interessanti tematiche legate alla storia della vicenda, al processo, alle manifestazioni di protesta e di solidarietà, al cinema, ai ritratti, ai manifesti – pubblicati in questo corposo numero della rivista dell'Istituto per la Resistenza di Cuneo:

• Editoriale Gigi Garelli, Non vogliamo morire inutilmente;
• Antonio Zuccarello, Ritratti;
• Luigi Botta, Guardando ad aspetti ancora inesplorati.

La storia
• Antonio Senta, Ut redeat miseris, abeat fortuna superbis. I primi anni del settimanale «Cronaca Sovversiva»;
• Michele Marinelli, L'anarchia come agonia e come riscatto. Questo è per voi, Nicola e Bart;
• Luigi Botta, «Noi non abbiamo conosciuto te da quel della barba». La scelta anarchica di Bartolomeo Vanzetti;
• Ernesto R. Milani, I testimoni italiani del processo di Plymouth;
• Luigi Botta-Lale Gursel, «Salimmo verso Court Street a consegnare alcune anguille». La testimonianza processuale di Beltrandro Brini;
• Michele Presutto, Tra il riscatto e il perdono;
• Giuseppe Galzerano, Bruno Misefari e la Campania contro la condanna a morte;
• Giuseppe Galzerano, Solidarietà fascista a favore dei due anarchici;
• Susan Tejada, Le donne del caso Sacco e Vanzetti;
• Andrea Comincini, Alcune lettere di Bartolomeo Vanzetti per Elizabeth G. Evans;
• Osvaldo Bayer, Severino Di Giovanni, un idealista violento a Buenos Aires;
• Marta Ivasic, Trieste, 1927: «Resimo Sacca in Vanzetti–ja!»;
• Tobia Imperato, La solidarietà degli anarchici torinesi;
• Ronald Creagh, Una mobilitazione mondiale (1921-1927);
• Giuseppe Galzerano, Due condanne del Tribunale Speciale.

Le testimonianze
• Robert Knox, L'indifferenza di Plymout alla causa internazionale;
• Giuseppe Codispoti, Vincenzina Vanzetti detta anche «Cenzina»;
• Tobia Imperato, A Villafalletto: «Non vogliamo riabilitazioni, né chiesa né Stato, né servi né padroni»;
• Michele Marinelli, A Torremaggiore con Sacco, Vanzetti e Terracini nel settembre 1977;
• Antonio Lombardo, In nome di Sacco e Vanzetti, ci si vede a Villafalletto. Gli anarchici cuneesi dal 1982 si ritrovano al paese di Tumlìn. Ricordando chi c'era...;
• Peter Miller, Il cinema documentario e l'imperitura memoria di Sacco e Vanzetti.

I documenti
• Marta Ivasic, Sui due ritratti di Sacco e Vanzetti dell'«Enotnost»;
• Jerry Kaplan, Il funerale di Sacco e Vanzetti;
• Andrea Comincini, Un inno per Sacco e Vanzetti;
• Leonard Lehrman, Portare a termine Sacco e Vanzetti di Marc Blitzstein;
• Marco Filippa, Manifesti per Sacco e Vanzetti;
• David Routhauser, Il diario di Sacco e Vanzetti

Al numero della rivista è allegato il dvd con il filmato Il diario di Sacco e Vanzetti di David Routhauser, a cura di Fabiana Antonioli di Filmika di Torino.



AA.VV
La condanna di Vanzetti
Ruolo e testimonianza degli emigrati emiliani al processo di Plymouth

Comune di Cento (Fe), 2016,
pp. 160 con foto

Il volume, a cura di Anelita Tassinari, è stato promosso e pubblicato dal Comune di Cento (Fe) ed è senz'altro espressione di una non comune sensibilità istituzionale nei confronti della vicenda di Vanzetti e in particolare del processo di Plymouth, che si svolse dal 22 giugno al 1 luglio 1920. La condanna tra i dodici e i quindici di reclusione venne pronunziata il 16 agosto.
Ernesto R. Milani, che nel suo archivio conserva la serie completa degli otto volumi sul processo pubblicati a New York nel 1928, analizza che cosa non funzionò durante il processo, a cominciare dall'avvocato John Vahey, sospettato di essere d'accordo con Katzmann, entrato poi addirittura nel suo studio. Anche la scelta dell'interprete, il chiacchierato Doviglio Govoni, pone dei dubbi e porta delle ombre. Il principale testimone fu Beltrando Brini, un ragazzino tredicenne, che – nonostante le minacce di Katzmann – parlando in inglese, testimoniò con coraggio, dignità e precisione, che il 24 dicembre 1919, il giorno della rapina, l'aveva trascorso in compagnia di Vanzetti nella consegna delle anguille alle famiglie degli emigrati italiani per il cenone della vigilia di Natale. A casa di Vincenzo Brini (anarchico, emigrato nel 1903 da San Giovanni in Persiceto - Bo), Vanzetti aveva alloggiato e Beltrando lo ricorderà sempre con affetto e con amicizia, testimoniando le discussioni tra Bartolomeo e il padre, l'amore di Vanzetti per la natura, le passeggiate nei boschi e sulla spiaggia.
I Brini riuscirono a portare in tribunale altri testimoni non anarchici a favore di Vanzetti, proprio perché Bartolomeo era ben voluto da tutti. Oltre ai componenti della famiglia Brini, un altro testimone fu Angelo Guidobono che – sbeffeggiato da Katzmann – riferì d'aver incontrato Vanzetti al rientro dal lavoro e di aver preso il merluzzo che gli aveva ordinato. Anche gli altri testimoni bolognesi e ferraresi – ricordiamo Angelo Cristofori e la figlia diciasettenne Esther, Maria Fortini, Enrico Bastoni, Teresa Malaguti, Carlo Balboni e la sorella Rosa, Emma Borsari, Rose Forni, Vincent Longhi, Margaret Fiocchi, Adelaide Scagliarini, John Di Carlo, Matteo Sassi e Giovanni Vernazzaro – testimoniarono con assoluta sicurezza l'estraneità di Bartolomeo Vanzetti alla rapina di Bridgewater, avvenuta il 24 dicembre 1919 e non furono creduti. Su decisione dell'avvocato Vahey, che temeva che l'imputato venisse identificato come anarchico, Vanzetti – che si era dichiarato non colpevole – non si fece interrogare. Queste persone il 9 agosto 1927 tentarono invano di farsi ricevere dal governato Fuller per perorare ancora una volta l'innocenza di Nicola Sacco e di Bartolomeo Vanzetti.
Giustamente il sindaco di Cento, Piero Lodi, scrive: «Siamo grati a quelle persone, partite da Renazzo, da San Matteo della Decima, da San Giovanni Persiceto e da altri luoghi limitrofi, che in terra americana hanno portato, oltre alla nostra cultura e la nostra tradizione, anche il cuore della nostra gente. A loro abbiamo voluto dedicare questo volume, per far conoscere i loro nomi, i loro volti e, per quanto possibile, parte della loro storia».



E infine il film e una via...
Infine è doveroso riferire che il 4 novembre 2017, alla dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, è stata presentata al pubblico la pellicola retsaurata dello straordinario film di Giuliano Montaldo, Sacco e Vanzetti, prodotto nel 1971, della durata di 120'. Il restauro è avvenuto con la collaborazione di Unidis Jolly Film, Istituto Luce, Cineteca di Bologna e Rai Cinema.
All'ultimo momento apprendiamo che a Napoli, nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, sarà intitolata una strada a Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, cancellando quella intitolata all'ammiraglio della flotta piemontese Aubry.

Per le richieste rivolgersi a:
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Giuseppe Galzerano